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venerdì 14 luglio 2023

Agenzia Fides 14 luglio 2023

 

AFRICA/SUD SUDAN - Suor Elena e il barcone sul Nilo che salva i profughi in fuga dalla guerra sudanese
 
Malakal (Agenzia Fides) - Il Sudan è sull’orlo del baratro. Da conflitto a bassa intensità, ormai a un passo dal terzo mese dallo scoppio, si sta rapidamente trasformando in guerra aperta. Dopo l’ennesima tregua concordata e non rispettata, si susseguono bombardamenti e combattimenti che coinvolgono principalmente la capitale Khartoum e la regione del Darfur, ma che si allargano di settimana in settimana interessando altre aree del Paese.
Secondo le Nazioni Unite il Sudan si sta pericolosamente avvicinando a una situazione di conflitto totale che "potrebbe destabilizzare l'intera regione". I morti sono già oltre 3 mila, tantissimi i feriti mentre si moltiplicano le voci di violenze ripetute sulle donne. Quasi tutti gli ospedali sono chiusi, mancano acqua, cibo ed elettricità.
Il terrore che vige in tutto il Paese ha fatto del Sudan - uno degli Stati con maggiore afflusso di profughi da tutti i Paesi limitrofi (circa 1,1 milioni) fino a prima della guerra – un luogo di esodo disperato. Le statistiche parlano di più di 2,8 milioni di persone sfollate a causa del conflitto, di cui oltre 2,2 milioni all'interno e oltre 700mila fuori dai confini.
Tra i Paesi maggiormente interessati dalla fuga oltre all’Egitto (255mila) e al Ciad (oltre 230mila) c’è il Sud Sudan il piccolo e giovane Paese (indipendente dal 2011) già gravato da crisi umanitarie e conflitti.
In Sud Sudan sono già arrivati 150mila profughi in fuga dal Sudan. “Nel giro di pochissimo tempo” riferisce all’Agenzia Fides Suor Elena Balatti, comboniana “si è creata un’emergenza enorme: La nostra area – spiega la religiosa, che è direttrice di Caritas Malakal, il capoluogo dello Stato dell’Alto Nilo – è la più interessata perché zona di confine e punto di accesso più immediato per chi proviene da Khartoum. Qui da noi arrivano soprattutto sudsudanesi che erano fuggiti a Khartoum a diverse riprese, prima dell’indipendenza, nel corso della guerra civile (2013-18, ndr) o a seguito di instabilità o emergenze ambientali recenti. Fanno ritorno nelle loro zone che continuano a essere devastate da problemi ambientali, alluvioni e scontri interetnici. L’afflusso, così massiccio e repentino, va ad aggravare una situazione già pesantissima. Purtroppo ci sono tensioni, sviluppatesi nella guerra civile, che ancora permangono e che creano esodi interni a cui, adesso, si aggiungono nuovi afflussi, solo qualche giorno fa sono arrivate circa 3000 persone dal Sudan in pochissimo tempo, è una situazione davvero complicata”.
Gli organismi internazionali preposti al sostegno dei profughi, le Ong e gli enti benefici presenti in Sud Sudan agivano già in condizioni critiche prima che scoppiasse la guerra in Sudan. Ora la situazione presenta gravi complicazioni di gestione anche perché nel piccolo Paese arrivano etnie diverse che avevano trovato rifugio in Sudan nel passato e ora si trovano nuovamente nell’impellenza di fuggire per salvarsi.
La gestione è difficilissima e necessita di grandi capacità logistiche e grosse quantità di beni di prima necessità. “L’Oim (Organizzane Internazionale per le Migrazioni) riferisce Suor Elena “sta facendo del suo meglio così come gli enti più piccoli come la nostra Caritas diocesana, ma diventa ogni giorno più complesso. Qui, oltre a sudsudanesi, arrivano sudanesi e anche tanti eritrei. A differenza di quelle nazionalità come quella egiziana o quelle europee, le cui ambasciate hanno facilitato l’esodo dei propri connazionali o hanno organizzato voli, per gli eritrei è diverso: nessuno vuole tornare in Eritrea né Asmara si è data da fare per aiutare. I sudsudanesi che tornano, invece, sono in gran parte persone che vivevano a Khartoum ormai da tempo e lì avevano trovato lavoro, casa, una propria stabilità dopo che erano partiti di corsa senza nulla, specie durante il conflitto, e avevano cominciato da zero. Ora rivivono la stessa esperienza a ritroso: hanno nuovamente lasciato tutto e devono ricostruirsi una vita dal nulla”.
Le tensioni in Sudan erano latenti da tempo (nell’ottobre 2021 c’è stato un colpo di Stato che ha interrotto la transizione democratica, ndr), ma nessuno si aspettava che si arrivasse a un conflitto in così breve tempo e che si trasformasse in una guerra aperta che mina la stabilità di un’intera area. “È stato tutto troppo rapido e violento, sapevamo che le tensioni erano presenti in Sudan da tempo ma non immaginavamo un’escalation di questo tipo. Il problema è quando in un Paese ci sono due eserciti (le forze armate regolari e le Rapid Support Forces - Rsf del generale Dagalo, ndr): l’equilibrio è precario, uno dei due tende inevitabilmente a pretendere supremazia e lo fa con le armi. Qui da noi è successo esattamente lo stesso (la guerra civile condotta dall’esercito fedele al Presidente Salva Kiir e le milizie armate sotto il comando di Rieck Machar, ndr). Infatti la gente qui dice ‘Hanno imparato da noi’”.
La presenza di gruppi armati diversi dall’esercito, come spiega Suor Elena, è senza dubbio un problema che crea grosse tensioni. Lo si è visto anche in Russia con il tentato golpe delle truppe Wagner di Evgenij Prigožin . La potente milizia mercenaria è notoriamente presente in Africa e, a detta di molti osservatori, è implicata anche nel conflitto sudanese: con molta probabilità sostiene con armi e uomini le Rsf. Ma c’è chi non esclude che possa aiutare anche l’esercito.
“Nel deserto del Darfur (una delle aree più colpite dal conflitto) non ci sono armi sofisticate, arrivano di certo da qualche altra fonte, qualcun altro le ha procurate. È già molto difficile mediare tra due parti in conflitto, figuriamoci se gli attori coinvolti sono di più”.
Se si riesce ancora a gestire un minimo di aiuto per le decine di migliaia di profughi in arrivo in Sud Sudan è grazie all’opera degli organismi internazionali così come di realtà più piccole come la Caritas diocesana o la Caritas Sud Sudan. “Per fortuna” racconta Suor Elena “riceviamo sostegno internazionale. Poco tempo fa sono venuti qui alcuni membri di Caritas Austria e hanno deciso di aiutare. Lo fanno con estrema generosità. Noi aiutiamo come possiamo in modo concreto, abbiamo messo a disposizione un barcone che trasporta la gente dal confine fino a qua viaggiando sul Nilo. Ne sono arrivati così circa 2000. Poi distribuiamo generi di prima necessità nei campi di transito. Purtroppo vediamo ogni giorno gente morire di fame o di stenti, alcuni anche durante il viaggio. È per questo che mi sento di rivolgere anche attraverso Fides un appello a aiutarci attraverso i canali di Caritas dedicati all’emergenza sfollati dal Sudan, Upper Nile Sud Sudan”. (LA) (Agenzia Fides 14/7/2023)
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AFRICA/NIGER - “Il Signore ci dona sacerdoti provenienti da comunità perseguitate”
 
Niamey (Agenzia Fides) - E' prete soltanto da una settimana, don Laurent. Lui è originario di Kankani, villaggio di frontiera col Burkina Faso, da dove la gente, minacciata dai gruppi armati, è dovuta fuggire a Makalondi. Malgrado l’insicurezza generalizzata nella regione i cristiani erano numerosi, sabato 8 luglio. Hanno lasciato i lori villaggi per arrivare in città, la capitale Niamey, per l’ordinazione presbiterale di uno dei loro figli, Laurent Woba.
Ordinato dal vescovo di Niamey, Mons. Laurent Lompo originario della stessa zona occupata dal popolo Gourmanché, transfrontaliero tra il Niger e il Burkina Faso.
Laurent si è dunque integrato nel presbiterio della diocesi di Niamey e sono degne di nota le parole a lui rivoltegli dall’attuale coordinatore della fraternità dei preti diocesani. Di seguito un lungo e significativo passaggio del discorso di benvenuto e accoglienza, proposto da padre François Azouma, originario del vicino Togo.
“La tua ordinazione è motivo di gioia e di speranza. Sei stato appena ordinato in un contesto difficile, data la situazione della sicurezza nel tuo villaggio. La tua nascita alla vita sacerdotale, nonostante il clima di paura, è per noi un segno di speranza che non delude. Sul muro all'ingresso dell'Abbazia di Keur Moussa nel Senegal, sta scritto: "E il deserto fiorirà". Visto il contesto in cui vivono le comunità del tuo Settore, possiamo lasciarci convincere che il deserto fiorirà, perché è in queste comunità dove i presbiteri non possono più avere accesso per esercitare il loro ministero, in queste parrocchie dove è impossibile per i fedeli riunirsi per la preghiera, in queste località svuotate dei loro abitanti, è in queste comunità disperse e martoriate che il Signore manifesta la sua gloria attraverso il dono del sacerdozio.
Dio non è serio, ma fa le cose seriamente. L'anno scorso, dopo l'ordinazione di padre Aimé Combari, della parrocchia di Saint Marc a Torodi, la Messa di ringraziamento a Torodi è stata rimandata alle calende greche. Se, nonostante la vicinanza di Torodi a Niamey, è difficile, se non impossibile, organizzare la prima Messa lì, ma il Signore ci dà Kankani, al confine con il Burkina, siamo tentati di dire Signore, "dov'è la serietà in tutto questo?". E non è tutto, come per prenderci in giro, se tutto va bene, Dio ci invita a celebrare il sacerdozio l'anno prossimo a Bomoanga, parrocchia dove era stato rapito il padre Pierluigi Maccalli.
Dio non è serio, ma fa le cose seriamente. Infatti, suscitando sacerdoti in comunità martoriate, perseguitate, martirizzate e terrorizzate, dove i fedeli hanno paura di incontrarsi e persino di pregare a casa, dà loro motivo di sperare. Se il Signore ci fa dono di sacerdoti provenienti da queste comunità deserte che condividono con noi la loro gioia, è anche un'opportunità per noi di condividere la loro sofferenza e la loro miseria attraverso le opere di misericordia compiute per loro.
Reverendo padre Laurent, sei consapevole più di chiunque altro del contesto in cui sei stato ordinato. Forse non sai dove stai andando, ma almeno sai da dove vieni...! Sii sensibile alla miseria del tuo popolo, seguendo l'esempio di Gesù Cristo, volto della misericordia del Padre. Tieni gli occhi fissi su Gesù, nostro modello. Qualsiasi cosa diciate, qualsiasi cosa facciate, sia nel nome di Gesù, non per piacere agli uomini, ma per piacere a Dio; lui è il padrone, noi siamo al suo servizio”. (M.A) (Agenzia Fides 14/7/2023)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Salute e istruzione per combattere la povertà: i missionari in un piccolo villaggio periferico
 
Daloa (Agenzia Fides) – “Migliorare la salute delle popolazioni è un modo per combattere la povertà”.
Partendo da questo principio padre Ysmael Herbin Gbagoué, missionario a Daloa, ha parlato della necessità di ristrutturare un dispensario che la Società per le Missioni Africane gestisce a Zakoua.
“Servono strumenti medicali di qualità – ha spiegato il sacerdote SMA. Tra gli obiettivi c’è anche quello di poter fare funzionare un reparto di maternità e una farmacia. Sono previsti dei corsi femminili che verranno impartiti dagli infermieri, affinché le donne collaborino nella prevenzione delle malattie dei loro bambini.”
Zakoua è un piccolo villaggio situato a pochi chilometri dalla città di Daloa, nel centro-ovest del Paese. In questo quartiere periferico, come pure in quelli limitrofi, la popolazione non dispone di Centri di salute statali, e deve percorrere molti chilometri per trovare un infermiere o un medico.
Tra le malattie più diffuse prevalgono la tubercolosi e l’Aids, tuttavia la malaria rimane ancora la principale causa di morbilità e mortalità a Daloa.
(AP) (Agenzia Fides 14/7/2023)
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ASIA/THAILANDIA - Il drammatico “limbo” dei rifugiati birmani
 
Bangkok (Agenzia Fides) - Oltre 90.000 rifugiati birmani vivono in nove campi profughi organizzati dal governo thailandese lungo il confine tra Thailandia e Myanmar e, secondo i dati dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), il numero continua a crescere, a causa del conflitto civile in corso in Myanmar. La Thailandia non ha aderito alla Convenzione sui rifugiati del 1951 e non dispone di un quadro giuridico nazionale specifico per la protezione dei rifugiati urbani e dei richiedenti asilo. Molti dei rifugiati birmani sono bloccati in Thailandia in un “limbo” giuridico e sociale, mentre il governo non rilascia loro il permesso di spostarsi verso paesi terzi. Secondo le Ong che assistono i rifugiati, circa 1.100 persone che hanno ottenuto dal UNHCR l'approvazione per il reinsediamento negli Stati Uniti e in altri paesi, ma nemmeno a costoro è stato permesso di lasciare la Thailandia.
Quanti hanno ottenuto lo status di "rifugiato" dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati in Thailandia, stanno ricevendo assistenza dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, in attesa di poter lasciare il paese. Ma né costoro, né tutti gli altri che non hanno ancora uno status ufficiale possono spostarsi dai campi, chiusi con recinzioni e sorveglianza: risiedono all'interno, in condizioni molto difficili, senza reddito, senza permesso lavorare in Thailandia, privi di assistenza sanitaria e di istruzione. L’area interessata è quella di Mae Tao Phae, nel distretto thailandese di Mae Sot, al confine con il Myanmar. L'ufficio dell'UNHCR in Thailandia ha confermato che solo il governo thailandese possiede l'autorità esclusiva per decidere chi è idoneo per le partenze internazionali e che ha la responsabilità della gestione dei campi profughi.
L’Ong "Border Consortium", che fornisce cibo, vestiti e sostegno a circa 87.000 rifugiati birmani in nove campi, stima che oltre 20.000 persone sono fuggite dal Myanmar in Thailandia per paura di persecuzioni politiche dopo il colpo di stato del 2021 e circa la metà di loro ha contattato l'UNHCR.
Tra le organizzazioni umanitarie impegnate in loco, la Caritas Thailandia fornisce aiuti di emergenza ai rifugiati birmani nel distretto di Mae Sariang. La Caritas ha segnalato la presenza di bambini malati che “hanno bisogno di cure ospedaliere” nei campi profughi. La diocesi tailandese di Chiang Mai ha consegnato, tramite la Caritas, 3,2 tonnellate di riso, duemila scatolette di pesce in scatola e 400 chili di pesce essiccato a diversi campi profughi. La Caritas attualmente sostiene anche oltre di 5.000 rifugiati ospiti nelle parrocchie vicino al confine tra Thailandia e Myanmar.
La Chiesa cattolica thailandese ha chiesto alle istituzioni politiche di farsi carico della situazione: mons. Francis Xavier Vira Arpondratana, Vescovo di Chiang Mai, ha incoraggiato a trovare soluzioni per i rifugiati e "farli sentire inclusi e accolti": “Siamo tutti consapevoli della difficile situazione dei nostri vicini, fratelli e sorelle che bussano alla nostra porta di casa, cercando rifugio”, ha detto.
Un appello è giunto anche dal Karen Peace Support Network e da altri gruppi della società civile che esortano a “rispondere ai bisogni dei rifugiati, sostenere i loro diritti umani e garantire la loro sicurezza”, mentre sono rigorosamente confinati dietro recinzioni, in situazione di crescente degrado.
Il 28 giugno, i parlamentari dell'ASEAN (la Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico, di cui fano parte sia la Thailandia, sia il Myanmar) hanno esortato il nuovo governo thailandese a dare ascolto agli appelli della società civile “perché si possano riformare le politiche sui rifugiati ed essere più compassionevoli”.
(PA) (Agenzia Fides 14/7/2023)

martedì 14 gennaio 2020

Agenzia Fides 14 gennaio 2020

VATICANO - Il congedo del Cardinale Filoni da “Propaganda Fide”: “E’ tempo della missione inter gentes”
 
Città del Vaticano (Agenzi Fides) - “Oggi in tutto il mondo c’è bisogno di un rinnovato annuncio del Vangelo, non solo nei tradizionali ‘territori di missione’ ma anche nei continenti di antica evangelizzazione. Dalla missione ad gentes, oggi è il tempo della missione inter gentes. Ogni battezzato è un missionario. E se in passato l’annuncio del Vangelo era appannaggio di sacerdoti e religiosi, oggi notiamo una straordinaria partecipazione dei laici, sia singolarmente, sia come membri di movimenti e gruppi ecclesiali: tra loro – novità suscitata dallo Spirito santo – vi sono anche coppie di coniugi e famiglie con bambini che partecipano con fervore all’opera di evangelizzazione: questo è un grande motivo di speranza”. Lo dice all’Agenzia Fides il Cardinale Fernando Filoni, che il 15 gennaio termina il suo mandato alla guida del Dicastero di “Propaganda Fide”, di cui resta “Prefetto emerito”, per iniziare il suo servizio come Gran maestro dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Il Cardinale, nel suo congedo, ha voluto ricordare “la grande responsabilità della Congregazione verso oltre 1.200 circoscrizioni ecclesiastiche in Africa, Asia, Oceania, America” spiegando che, proprio per “entrare in contatto con le giovani Chiese”, in quasi nove anni alla guida del Dicastero missionario, ha compiuto circa 50 viaggi, occasione propizia per incontrare e ascoltare le Chiese locali, al fine di “far conoscere loro l’attività della Congregazione e, nel contempo, capire le loro esigenze”. Questo ascolto è stato funzionale nell’opera precipua di “Propaganda Fide”, quella di nominare Vescovi e vicari apostolici nelle diocesi dei territori sotto la sua giurisdizione, per “intuire qual tipo di Pastore ogni comunità attende”.
Il Prefetto emerito ha voluto nuovamente rimarcare la preziosa opera di formazione portata avanti dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli che, grazie al sostegno delle Pontificie Opere Missionarie, eroga ogni anno oltre 600 di borse di studio a seminaristi, sacerdoti e religiose delle giovani Chiese, e cura il sostegno l’aggiornamento per i nuovi vescovi, i rettori e i docenti dei seminari dei territori di missione, organizzando apposito corsi a Roma.
Allora, di fronte al calo delle offerte raccolte in occasione della Giornata missionaria mondiale, che permettono alle Pontificie Opere Missionarie di sostenere migliaia di progetti in tutto il mondo, il cardinale Filoni ha lanciato un appello: “Se ogni battezzato donasse l’equivalente di un solo dollaro all’anno per le missioni, si potrebbe rispondere alle attese e ai bisogni di vaste popolazioni indigenti”.
A conclusione del mandato del Cardinale, l’Arcivescovo Giampietro Dal Toso, Segretario aggiunto della Congregazione per l’evangelizzazione dei Popoli e Presidente delle Pontificie Opere Missionarie, lo ha salutato con queste parole: “Nel lavoro lei ci ha dato sicurezza. Il lavoro di Prefetto di Propaganda Fide non è per niente facile, in particolare è affidato a questa Congregazione un compito delicatissimo, quello di provvedere alla successione apostolica. In questo compito ci sentivamo sicuri della sua esperienza, del suo discernimento, frutto di un attento ascolto, della sua sapienza, che ha guidato le sue scelte anche in situazioni estremamente complicate. Questa guida sicura ha il suo peculiare fondamento in un atteggiamento di vita che non posso sottacere: la sua abnegazione, cioè dire ‘no’ a se stesso per servire più liberamente la Chiesa”. Ha aggiunto mons. Dal Toso, con un tradizionale augurio altoatesino: “Vergelt’s Gott”, cioè “Che Dio la ricompensi”: “Dio le ripaghi in consolazione, benedizione, compagnia, tutto il bene che ha fatto e voluto per le missioni da questo suo ufficio”. (PA) (Agenzia Fides 14/01/2020)
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AFRICA/CENTRAFRICA - I Vescovi: “i 125 anni dell’Evangelizzazione siano uno sprone ad uscire dalla crisi”
 
Bangui (Agenzia) - “Dopo 125 anni di evangelizzazione, rendiamo grazie a Dio per la sua opera di salvezza nella vita del popolo centrafricano attraverso l'impegno di uomini e donne di fede. Rendiamo omaggio a tutti i missionari, religiosi e laici, la cui testimonianza di fede e dedizione è stata e rimane un modello nella costruzione di comunità ecclesiali. Inoltre, ci inchiniamo davanti al ricordo di coloro che seguirono Cristo al Calvario e portarono la sua sofferenza nei loro corpi, come martiri” scrivono i Vescovi della Repubblica Centrafricana nel messaggio pubblicato al termine della loro Assemblea Ordinaria, tenutasi presso la cattedrale di Bangui dal 6 al 12 gennaio.
Richiamando il Mese Missionario Straordinario dell’ottobre 2019, i Vescovi affermano di volere “apportare uno sguardo alla vita missionaria della Chiesa e trasmettere un messaggio di speranza, di pace e di risveglio della coscienza”.
“Benediciamo il Signore per il suo Spirito che guida la Chiesa nella Repubblica Centrafricana nei suoi impegni per la giustizia, i diritti umani, il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni e il regolamento non violento dei conflitti, specialmente nei momenti peggiori della nostra storia” continua il messaggio, il cui testo è pervenuto all’Agenzia Fides.
“Tuttavia, è risaputo che resta ancora molto da fare per un'efficace ripresa del nostro Paese” ammoniscono i Vescovi. “Il conflitto che imperversa con tutte le sue drammatiche conseguenze fa apparire delle forme di contro-testimonianza nella nostra vita. Alcuni cristiani separano la loro vita professionale dalla loro vita di fede. Altri mescolano pratiche di magia con celebrazioni sacramentali. Altri ancora si lasciano attrarre da sette e società segrete (massoneria, Rosacroce, ecc.). Infine, alcuni abbandonano i grandi valori di unità, dignità, lavoro, rispetto, solidarietà, onestà a favore di facili guadagni e del perseguimento dei propri interessi”.
Pur esprimendo apprezzamento per l’operato del governo nel potenziare le forze di sicurezza, i Vescovi sottolineano che “la soluzione al conflitto armato nella Repubblica centrafricana non è solo militare, ci chiediamo: a quando la formazione di qualità e l’assunzione di massa di insegnanti, professori, infermieri e medici?”
I Vescovi concludono con una serie di raccomandazioni alle diverse componenti della società centrafricana. In particolare chiedono al governo di impegnarsi a rispettare la Costituzione e di organizzare elezioni libere e trasparenti nei tempi stabiliti dalla legge. (L.M.) (Agenzia Fides 14/1/2020)
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ASIA/FILIPPINE - La Corte Suprema boccia il matrimonio omosessuale: la Chiesa filippina approva
 
Manila (Agenzia Fides) - I leader della Chiese filippina hanno accolto con favore la sentenza della Corte suprema che ha confermato la sua precedente decisione di rigettare la petizione che mirava a legalizzare il matrimonio omosessuale nel paese. La petizione, secondo la Corte, manca di "argomenti sostanziali" per giustificare l'inversione della sentenza già emessa.
Come appreso da Fides, il Vescovo Broderick Pabillo, ausiliare di Manila, ha elogiato la sentenza, esortando la politica e i legislatori "a occuparsi di questioni urgenti come la povertà, la disoccupazione e i cambiamenti climatici". Il Vescovo Honesto Ongtioco, alla guida della diocesi di Cubao, ha ricordato che "la Chiesa sosterrà sempre gli insegnamenti di Gesù riguardo al matrimonio, indipendentemente da ciò che lo stato potrà decidere con le sue leggi". Secondo padre Melvin Castro, per anni segretario della Commissione episcopale per la famiglia, "la sentenza della Corte resta incompleta perché non proibisce esplicitamente il matrimonio tra persone dello stesso sesso, e lascia la possibilità che il Congresso possa emanare tale legge". Per questo "i cristiani dovranno essere vigili e sempre in guardia", ha detto.
In reazione alla sentenza della Corte, Maria Sofia Robles, membro del gruppo ecclesiale "Couples for Christ", esprimendo i sentimenti di tutti i fedeli impegnati in difesa della famiglia, della vita e del sacramento del matrimonio, ha dichiarato a Fides: "Il matrimonio è solo quello tra un uomo e una donna, fecondo secondo la legge naturale. Siamo lieti che la Corte Suprema abbia riconosciuto questa verità che continueremo a promuovere come segno di amore nella società". (SD) (Agenzia Fides 14/1/2020)
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ASIA/THAILANDIA - La missione della “Casa degli angeli” per l’integrazione dei bambini disabili con le loro famiglie
 
Nonthaburi (Agenzia Fides) – Nella parrocchia di Nostra Signora della Misericordia, a Nonthaburi, nella diocesi di Bangkok, alla periferia nord della capitale, sorge la “Casa degli Angeli”. Qui sono accolti bambini disabili e le loro mamme in un contesto che giudica la disabilità come frutto di una colpa personale, fonte di emarginazione.
Nata da un’iniziativa della Caritas di Venezia in collaborazione con il Pontificio Istituto per le Missioni Estere e le Missionarie Saveriane, la Casa è stata gestita per anni dalla fondatrice suor Angela Bertelli (vedi Agenzia Fides 7/1/2010). “Bangkok significa ‘città degli angeli’ e la vera missione della Casa degli Angeli è l’incontro con Dio nei nostri ospiti angioletti”, ha dichiarato la missionaria saveriana nel recente passaggio di consegne della casa alla Comunità Papa Giovanni XXIII.
“Nella Casa degli angeli accogliamo piccoli indigenti che sono discriminati in un contesto culturale che tende ad emarginare le persone con handicap”, ha detto il Presidente della Comunità fondata da don Benzi, Giovanni Paolo Ramonda, nel suo incontro con l’Arcivescovo di Bangkok, il Cardinale Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij.
La casa cerca di accompagnare e reintegrare i disabili nelle loro famiglie. Attualmente ci sono 12 ragazzi, 7 dei quali dormono in casa, altri sono assistiti in vari contesti. Tra gli ospiti, oltre ad una madre indonesiana con il suo bimbo con grave handicap, anche una ragazza di 19 anni che frequenta la Casa tre volte la settimana e una bimba congolese immigrata di 6 anni. Sono tre le donne rimaste tra quelle che erano presenti al tempo di suor Angela.
La Comunità di don Benzi opera da 50 anni al fianco degli ultimi in tutti i campi della marginalità sociale. In Italia gestisce 201 case famiglia, che accolgono 1.283 persone di tutte le età e di tutte le provenienze. E' presente in 42 paesi del mondo.
(AdB/AP) (14/1/2020 Agenzia Fides)
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AMERICA/CILE - Migliaia di pellegrini alla grande festa de “El Niño Dios” a Sotaquí pregano per il Cile
 
Sotaquí (Agenzia Fides) - Il sole cocente non ha scoraggiato migliaia di pellegrini e devoti di “El Niño Dios” di Sotaquí, che domenica 12 gennaio hanno dato vita alla “Fiesta Grande 2020”, una delle feste religiose più importanti e sentite del Cile, il cui programma è stato guidato dal motto “Preghiamo tutti per il Cile”. Di fronte alla grave crisi sociale e religiosa che sta vivendo il paese, la festa e la novena che l’ha preceduta, dal 3 all’11 gennaio, hanno voluto invitare tutti ad una grande preghiera per il Paese.
Padre José Antonio López, Rettore del Santuario, ha sottolineato il significato della festa, che si è concentrata sulla preghiera per il Paese: “In questa occasione abbiamo voluto enfatizzare la preghiera per il Cile, perché le richieste espresse da gran parte della società siano ascoltate e risolte. Anche la novena è andata in quella direzione, tutti noi preghiamo il Signore e la sua santa Madre. Possa El Niño Dios de Sotaquí intercedere per noi e per la buona accoglienza delle richieste” ha affermato.
Secondo le informazioni diffuse dalla Conferenza episcopale del Cile, pervenute a Fides, la Messa solenne è stata presieduta dall'Arcivescovo di La Serena, Mons. René Rebolledo Salinas, concelebrata da numerosi sacerdoti e diaconi permanenti di tutta l'arcidiocesi. Nel pomeriggio è iniziata la tradizionale processione per le strade della città, accompagnata da canti e danze in onore del Bambino Gesù.
“El Niño Dios” di Sotaquí è una piccola statua il legno, considerata miracolosa, raffigurante Gesù Bambino. Si colloca tra le raffigurazioni di Gesù Bambino diffuse in Spagna, Italia, America latina e Filippine, tra gli altri luoghi, la cui devozione si tramanda di generazione in generazione. E’ alta circa 40 cm ed è custodita nella chiesa del Niño Dios nella piccola località cilena di Sotaquí, nel comune di Ovalle, dove fu ritrovata per caso da alcuni bambini. Per l’annuale “festa grande” di gennaio, che dura alcuni giorni, arrivano in questo luogo migliaia di persone, provenienti da tutto il paese e anche dall’estero. (SL) (Agenzia Fides 14/1/2020)
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AMERICA/ARGENTINA - Nonostante il massimo impegno della Caritas è sempre alto il numero delle persone in povertà
 
Buenos Aires (Agenzia Fides) – “Il nostro modello è Cristo, che è venuto a servire con semplicità e umiltà" ha affermato Monsignor Carlos Tissera, Vescovo di Quilmes, presidente di Caritas Argentina, ricordando all'inizio dell'anno che la realtà della fame e di coloro che soffrono è dura ma la Chiesa, attraverso la Caritas, dà speranza alle persone.
Secondo il rapporto diffuso da Caritas Argentina relativo all’attività svolta nel 2019, pervenuto all’Agenzia Fides, nel periodo compreso tra il 27 settembre e il 18 ottobre 2019, la Caritas ha distribuito in 54 diocesi di tutto il paese, 810 tonnellate di viveri fornite dal Ministero della saluto e dello sviluppo sociale, per un valore approssimativo di 77 milioni pesos, nel quadro dell'emergenza alimentare decretata. A sua volta, la Caritas ha lanciato una campagna di raccolta fondi, che tra maggio e dicembre ha raccolto 1.626.020 dollari destinati ad aiutare 755 bambini e 2.358 famiglie attraverso mense e distribuzione di merende, della diocesi di Añatuya (Santiago del Estero), Concepción de Tucumán (Tucumán), Esquel (Chubut), Jujuy (Jujuy), Oberá (Misiones), Paraná (Entre Ríos), Reconquista (Santa Fe) e Salta (Salta).
“La distribuzione logistica richiesta da questo lavoro di assistenza ci ha richiesto il massimo impegno, ma nonostante gli sforzi dei nostri volontari vediamo ancora un'alta percentuale di persone in condizioni di povertà. Riteniamo che ciò sia dovuto al fatto che ogni giorno ci sono più persone bisognose di alimenti di base: gli aumenti dei prezzi e la mancanza di lavoro rendono difficile l'accesso a una popolazione vulnerabile in crescita” afferma Sofía Terek, Coordinatrice dell'area di assistenza immediata ed emergenze.
Caritas Argentina lavora per rispondere ai problemi sociali delle comunità emarginate e delle persone in situazioni di povertà e di emergenza nel paese. Tra i suoi programmi offre un aiuto immediato con 180 mila pacchi alimentari al mese e 600 mila generi alimentari. Allo stesso tempo gestisce più di 760 mense e oltre 3.000 posti dove vengono forniti colazione, snack e "bicchieri di latte" a bambini piccoli, bambini in età scolare, adolescenti, donne in gravidanza e anziani.
Nel terzo trimestre del 2019 il 40.8% della popolazione argentina è stato classificato come povero dallo studio dell'Osservatorio del debito sociale dell'Università Cattolica Argentina (UCA), il quale ha precisato che anche l'indigenza è progredita, raggiungendo quota 8,9% (vedi Fides 6/12/2019). Secondo il quotidiano Ambito Financiero, giornale finanziario specializzano in materia, quattro argentini su dieci sono poveri, il che significa 16 milioni di persone. (SL) (Agenzia Fides 14/1/2020)
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AFRICA - Passaggio di Circoscrizioni Ecclesiastiche della Regione Nord dell’Africa
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Santo Padre Francesco ha deciso di far passare le Circoscrizioni Ecclesiastiche della Regione Nord dell’Africa - Alger, Constantine, Oran, Tunis - dalla Congregazione per i Vescovi alla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. (SL) (Agenzia Fides 14/1/2020)

lunedì 25 novembre 2019

Agenzia fides 25 novembre 2019

AFRICA/CONGO RD - Proteste nell’est della RDC dopo l’ennesima incursione dei ribelli ugandesi dell’ADF
 
Kinshasa (Agenzia Fides) - Forte tensione questa mattina a Beni e a Goma, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, dove la popolazione è scesa in piazza per protestare contro le continue violenze commesse dai ribelli ugandesi dell’ADF che nella notte tra domenica 24 e lunedì 25 novembre hanno assalito il distretto di Masiani nella città di Beni.
Secondo fonti locali, a Beni la folla inferocita ha assaltato la sede locale della MONUSCO, la Missione ONU nella RDC, i cui Caschi Blu sono accusati di non essere in grado di proteggere la popolazione. Molti ormai chiedono il ritiro della MONUSCO, ma altri, rispondono che l’esercito regolare congolese si è dimostrato non meno inefficace nel contrastare le incursioni dell’ADF.
Secondo l’ONG locale CEPADHO (Centro Studi per la Promozione della Pace, della Democrazia e dei Diritti Umani)), dal 30 ottobre a oggi alla seconda metà di novembre, sono 71 i civili uccisi dalle ADF nella città e nel territorio di Beni, senza contare le persone rapite, le case bruciate e i saccheggi.
“Il CEPADHO è profondamente rammaricato che nell'arco di 3 settimane dal lancio delle operazioni in corso contro i terroristi dell'ADF, il nemico riesca a massacrare almeno 71 civili e rapirne più di 30” afferma un comunicato inviato all’Agenzia Fides. Profeticamente l’ONG locale avvertiva però che “pur condividendo la rabbia dalla popolazione per le violenze continue dell'ADF, invita le persone a rimanere calme e ad esprimere con cautela i propri sentimenti per evitare di cadere nella trappola del nemico che trova piacere nelle uccisioni di civili indifesi, nella paralisi di attività che potrebbero causare proteste violente, distruzioni e persino morti e feriti sia tra i dimostranti che tra le forze dell'ordine”. (L.M.) (Agenzia Fides 25/11/2019)
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AFRICA/CAMERUN - Tensione e violenza nelle province del nord: la Chiesa invita a un dialogo inclusivo
 
Bamenda (Agenzia Fides) - Nelle province anglofone del Camerun le violenze continuano. Sebbene in alcune zone si sia assistito a una cessazione degli scontri, in altre località la tensione è altissima. Le forze dell’ordine di Yaoundé hanno messo in campo un sistema di repressione che sta colpendo duramente la popolazione. Le milizie indipendentiste rispondono con altrettanta durezza. Nei civili c’è paura. "Nei giorni scorsi a Bambui (una località non lontana da Bamenda, la città principale della provincia nord-occidentale) molte case sono state bruciate e scontri armati continuano ancora ogni giorno. Alcune persone sono rimaste uccise. Le pattuglie di polizia spaventano la popolazione, soprattutto gli anziani che non hanno mai vissuto una simile atmosfera di tensione", racconta a Fides un religioso camerunese, chiedendo l'anonimato per scongiurare ritorsioni nei suoi confronti e nei confronti di altri religiosi.
Nelle due province, il conflitto è in atto dal 2016. Allora il presidente Paul Biya aveva proclamato di voler spostare gli insegnanti francofoni nelle scuole anglofone. Questo provvedimento è stato la scintilla che ha portato a uno scontro durissimo tra le autorità e le milizie che chiedono l’indipendenza delle province anglofone. Finora il conflitto, secondo un rapporto della Ong Human Rights Watch, avrebbero causato 1.800 morti, oltre mezzo milione di sfollati e 35.000 rifugiati in Nigeria.
La popolazione non teme solo le forze dell’ordine, ma anche le milizie separatiste. "Nei loro confronti - continua il religioso - la popolazione ha un atteggiamento altalenante. Negli ultimi mesi ci sono stati molti rapimenti di sacerdoti. Ciò ha costretto Andrew Nkea Fuanya, il vescovo di Mamfe, a chiudere tre parrocchie nella sua diocesi. George Nkuo, vescovo di Kumbo, è stato rapito. Non solo le autorità religiose, ma anche i civili vengono rapiti quotidianamente per essere liberati dietro riscatto. Detto questo, va aggiunto che gran parte della popolazione preferisce i miliziani alla polizia".
La tensione blocca la vita sociale ed economica delle province. "I continui scontri - continua la fonte di Fides – rendono impossibili le attività della società civile. Anche in campo economico le difficoltà sono crescenti da quando la maggior parte delle imprese ha cessato di operare in loco. Le due province vivono di agricoltura, ma anche coltivare i campi è complicato. Molti contadini sono stati uccisi mentre lavoravano".
Le elezioni presidenziali e legislative del 2020 potranno cambiare la situazione? C’è scetticismo: "Alcuni partiti politici, come il Fronte socialdemocratico, la principale formazione di opposizione, si sono ritirati" , prosegue il religioso. "Si temono frodi durante il voto, si teme anche un’esplosione di violenza. La Chiesa cattolica continua a predicare che la violenza non può portare a soluzioni positive. I Vescovi chiedono che si apra un dialogo inclusivo attraverso il quale le parti si confrontino senza pregiudizi. Di fronte alle costanti minacce, soprattutto da parte dei separatisti, la Chiesa cattolica cerca di avvicinare i ragazzi per educarli ai valori della vita". (EC) (Agenzia Fides 25/11/2019)
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ASIA/GIAPPONE - Il Papa ai cattolici giapponesi: riconoscere i doni di Dio ci liberi dall’assillo del perfezionismo
 
Tokyo (Agenzia Fides) – Nella società giapponese, che soffre processi di disgregazione anche a causa del senso di competizione e del culto dell’efficientismo, la Chiesa cattolica può diventare “lievito profetico” per favorire una convivenza che “protegga e si prenda cura di ogni vita”, aiutando tutti a “riconoscere gioiosamente che la nostra realtà è frutto di un dono, e accettare anche la nostra libertà come grazia”. Lo ha detto Papa Francesco, nell’omelia della messa celebrata lunedì 25 novembre nello stadio del Tokyo Dome, nel corso della terza giornata della sua visita apostolica in terra giapponese.
Nell’omelia, prendendo spunto dalla lettura del passo del Vangelo in cui Gesù invita i suoi a non affannarsi per il domani, “perché a ogni giorno basta la sua pena”, il Papa ha abbracciato inquietudini e fragilità che attraversano la società giapponese: Anche per chi appartiene alla Chiesa – ha spiegato il Vescovo di Roma -, “lungo il cammino, questa libertà filiale potrebbe vedersi soffocata e indebolita quando restiamo prigionieri del circolo vizioso dell’ansietà e della competitività, o quando concentriamo tutta la nostra attenzione e le nostre migliori energie nella ricerca assillante e frenetica della produttività e del consumismo come unico criterio per misurare e convalidare le nostre scelte o definire chi siamo e quanto valiamo”. L’anima finisce oppressa e incatenata quando prevale “l’affanno di credere che tutto possa essere prodotto, conquistato e controllato”. Così accade che anche nella evoluta società giapponese “casa, scuola e comunità, destinate ad essere luoghi dove ognuno sostiene e aiuta gli altri, si stanno sempre più deteriorando a causa dell’eccessiva competizione nella ricerca del guadagno e dell’efficienza”. Le parole di Gesù che suggerisce ai suoi di non affannarsi – ha rimarcato il Papa – non vanno intese come “un invito a ignorare quanto succede intorno a noi o a diventare sconsiderati verso le nostre occupazioni e responsabilità quotidiane”. Il Signore - ha aggiunto il Pontefice - non ci dice che le necessità di base, come il cibo e i vestiti, non siano importanti; ci invita, piuttosto, a riconsiderare le nostre scelte quotidiane per non restare intrappolati o isolati nella ricerca del successo ad ogni costo, anche a costo della vita”, e affrancarsi da “atteggiamenti mondani” che si presentano come vie per raggiungere la felicità, e “in realtà ci rendono solo sottilmente infelici e schiavi, oltre ad ostacolare lo sviluppo di una società veramente armoniosa e umana”.Nel contesto giapponese, segnato da una corsa competitiva al perfezionismo che rischia di creare nuove, impressionati sacche di esclusione sociale, il Papa ha chiamato la comunità cattolica locale a “proteggere ogni vita e a testimoniare con sapienza e coraggio uno stile segnato dalla gratuità e dalla compassione, dalla generosità e dall’ascolto semplice, capace di abbracciare e di ricevere la vita così come si presenta con tutta la sua fragilità e piccolezza e molte volte persino con tutte le sue contraddizioni e mancanze di senso”. La comunità ecclesiale anche in Giappone è chiamata a “dare il benvenuto a tutto ciò che non è perfetto, a tutto quello che non è puro né distillato, ma non per questo è meno degno di amore”, seguendo i passi di Gesù, che “ha abbracciato il lebbroso, il cieco e il paralitico, ha abbracciato il fariseo e il peccatore. Ha abbracciato il ladro sulla croce e ha abbracciato e perdonato persino quelli che lo stavano mettendo in croce”. Per i cristiani, in Giappone come dovunque – ha rimarcato il Vescovo di Roma “ l’unica misura possibile con cui giudicare ogni persona e ogni situazione è quella della compassione del Padre per tutti i suoi figli”. (GV) (Agenzia Fides 25/11/2019)
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ASIA/THAILANDIA - La visita del Papa ha toccato il cuore di cattolici e buddisti
 
Chiang Mai (Agenzia Fides) – “È stata una esperienza straordinaria. La gente è stata motivata, preparata e cosciente dell’eccezionalità dell’evento. L’ultima visita di un Papa risaliva a 35 anni fa. Le parrocchie si sono prodigate a organizzare e a partecipare. Anche dai confini lontani del nord, magari con giorni di viaggio, si sono mossi, nonostante la stagione del raccolto del riso, fondamentale per la sussistenza delle popolazioni rurali”: così Don Attilio de Battisti, missionario fidei donum a Chiang Mai, traccia all’Agenzia Fides un bilancio della straordinaria visita di Papa Francesco in Thailandia, che ha avuto il privilegio di seguire da vicino.
“La visita del Papa ha smosso un po’ tutti. Il mondo cattolico si è sforzato di mostrare con orgoglio la sua fede, i suoi simboli, i suoi riti, i suoi riferimenti. Il mondo buddista si è cimentato a commentare, presentare, spiegare alla popolazione i contenuti della religione cattolica e la sua storia. Tutti sono rimasti incantati dai gesti profetici di Papa Francesco in diverse occasioni. Sono gesti non usuali nella cultura thailandese, molto solenne e rigida circa il protocollo. I canali televisivi di stato, le radio, i social si sono riempiti di foto, dirette, gesti ed espressioni del Santo Padre nei vari incontri ufficiali”.
Spiega don Attilio: “La Thailandia intera ha mostrato il meglio del suo stile e della sua cultura. Si potrebbe studiare l’animo thailandese a partire da uno qualsiasi degli eventi vissuti: ordine per le strade, sicurezza, disciplina, raffinatezza, costumi, musiche, espressioni di gioia. Sono in Thailandia da quasi 12 anni e ho ripassato l’essenza della cultura thailandese, la stessa che a tratti ci mette in difficoltà quando cerchiamo di ‘inculturare’ il messaggio cristiano nella pastorale. Vista da fuori emerge una figura di Thailandia patinata e formale. Nella realtà la spiritualità e lo stile di vita del thailandese ordinario è sobrio e ben radicato nelle tradizioni. Il Papa ha dimostrato di conoscere bene i tasti sensibili della gente, anche altolocata, ha messo in evidenza valori e pregi senza tralasciare esortazioni e indicazioni pastorali che saranno da riprendere con calma. La stessa barriera linguistica (il Papa ha sempre parlato in spagnolo) obbligherà e rileggere e riprendere molti passaggi cruciali. Sono stati due giorni intensissimi, non adatti a un ultraottantenne carico di responsabilità, ma tutti memorizzati con cura e affetto”.
Il missionario scrive a Fides: “Va riconosciuto che la Chiesa locale ha saputo non solo organizzare egregiamente un evento complicato di suo e ulteriormente articolato dai protocolli ufficiali, ma ha anche saputo vivere al meglio il valore missionario della visita. Ha preparato ricchissimi materiali distribuiti gratuitamente a profusione a tutti, ha gestito la comunicazione con grande competenza e precisione, ha coinvolto la base, le scuole, i gruppi, le imprese. Anche la gente semplice ha voluto mettere in campo quello che aveva: i motorini per trasportare gratuitamente i pellegrini lungo le strade blindate al traffico, nelle case si dava da bere e cibo a chiunque passasse, tutti hanno decorato strade e angoli, gli alunni hanno vivacizzare piazzette e parcheggi, le strutture scolastiche di Bangkok sono rimaste chiuse per far posto a viaggiatori stanchi e gruppi arrivati da lontano.”
Il missionario conclude dicendosi “contento e fortunato di aver partecipato a questa visita. Nonostante l’esiguità della comunità cattolica in questo paese, ancora una volta è emerso lo spirito di collaborazione e l’amore per il bene dell’intera nazione, nonché per gli ‘ospiti’. Sono arrivati in migliaia dal Vietnam, dalla Cambogia, dalla Malesia, dal Laos, paesi che difficilmente potranno ospitare il Santo Padre per ragioni politiche. Anche la gente dal Myanmar, che ha già accolto di recente il Pontefice, ha voluto partecipare. Moltissimi Vescovi della Federazione delle Conferenze Episcopali dell’Asia sono convenuti per un incontro con il Papa. Non ultimo, Dio ci ha benedetti anche con un clima decisamente moderato e tollerabile”.
(AdB/AP) (25/11/2019 Agenzia Fides)
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ASIA/INDIA - Violenze sui cristiani: si conferma il trend in aumento
 
New Delhi (Agenzia Fides) - Sono 275 gli episodi di violenza contro i cristiani indiani segnalati (dal 1° gennaio al 31 ottobre 2019) al numero verde gratuito attivato dallo "United Christian Forum (UCF) e dalla "Alliance for Defending Freedom" (ADF), organizzazioni impegnate a difendere la vita e i diritti delle comunità cristiane in India. Come comunicato all'Agenzia Fides, dei 275 episodi di violenza denunciati al numero verde, 192 sono state intimidazioni e minacce da parte di una folla di militanti. In media, si tratta di 27 incidenti al mese, rispetto alla media di 20 incidenti nel 2018. Secondo i dati ricevuti da Fides, 145 donne e 106 bambini sono rimasti feriti in casi i violenza di massa.
Tra gli episodi più recenti registrati nell'ottobre 2019, il 24 ottobre 2019, in un villaggio dello stato di Orissa, un gruppo di militanti ha fatto irruzione nelle case di nove famiglie cristiane, bruciando Bibbie e altra letteratura cristiana davanti alla statua di una divinità indù.
In Gujarat, il 22 ottobre una folla di 35-40 persone ha interrotto una pacifica riunione di preghiera a Fatehpur Tehsil, sollevando false accuse di conversione religiosa, aggredendo e ferendo gravemente il Pastore cristiano protestante che guidava la liturgia. Il 20 ottobre, un gruppo di 4-5 estremisti ha minacciato e chiesto di chiudere una chiesa cristiana a Coimbatore, in Tamil Nadu.
Il 18 ottobre 2019, una folla di membri del "Bajrang Dal" (forum di gruppi estremisti indù) ha interrotto una liturgia e ha profanato la Santa Comunione, le Bibbie e altri articoli religiosi a Nehru Nagar in Madhya Pradesh
In una denuncia presentata il 13 ottobre 2019 all'ADF, si riferisce che le famiglie cristiane residenti a Raghunathpur, nello stato di Jharkhand, sono socialmente ostracizzate e private dei servizi di base del villaggio.
In questi e altri episodi, "la tendenza a non presentare una denuncia (First Information report) contro gli autori di violenza continua, poiché su questi 275 incidenti solo 32 denunce sono state registrate contro gli aggressori", nota UCF. "Ciò dimostra la tacita comprensione tra gli autori di violenza e la polizia, che ovviamente gode del patrocinio di leader o funzionari politici locali. A volte la mancata presentazione di denunce è anche dovuta al timore di rappresaglie" rileva a Fides A. C. Michael, attivista cattolico, ex membro della Commissione per le minoranze dello stato di Delhi.
Secondo i dati registrati da "United Christian Forum (UCF) e "Alliance for Defending Freedom" (ADF) dal 2014, gli attacchi ai cristiani sono aumentati costantemente: erano 147 nel 2014; 177 nel 2015; 208 nel 2016; 240 nel 2017; 292 nel 2018.
Tehmina Arora, direttore di ADF India, dichiara a Fides: “Nessuno dovrebbe essere perseguitato a causa della sua fede. È preoccupante vedere questi atti di violenza illegale di massa continuare ancora anche dopo una serie di indicazioni al governo dalla Corte Suprema. Le forze politiche devono smettere di incoraggiare la violenza e la polizia deve agire per garantire protezione alle minoranze religiose". (SD) (Agenzia Fides 25/11/2019)
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AMERICA/BOLIVIA - Presentati gli accordi per il dialogo di pace, approvata la legge per nuove elezioni nel 2020
 
La Paz (Agenzia Fides) – I rappresentanti della Conferenza Episcopale Boliviana, dell'Organizzazione delle Nazioni Unite e dell'Unione Europea, hanno presentato sabato 23 novembre i punti dell’accordo raggiunto al termine del dialogo svoltosi nelle ultime settimane (vedi Fides 19;22/11/2019). Il documento, pervenuto a Fides, vuole contribuire attraverso il dialogo al processo di costruzione della pace concentrandosi su alcune questioni cruciali.
In primo luogo si ribadisce l’impegno a lavorare attraverso il tavolo di dialogo, sostenendo “gli sforzi per prevenire e superare i conflitti attraverso il dialogo, in particolare nelle aree del paese più colpite dalla violenza”. Si intende poi fornire assistenza tecnica al Tribunale Supremo Elettorale e ai Tribunali Elettorali Dipartimentali, in modo che “il processo elettorale soddisfi i più elevati standard nazionali e internazionali”.
Un altro punto dell’accordo prevede di “stabilire una presenza nei dipartimenti per promuovere il pieno esercizio dei diritti politici dei cittadini, su base paritaria e senza intimidazioni, durante la campagna elettorale, le elezioni e il periodo post-elettorale” e di “prestare particolare attenzione alla piena, libera e sicura partecipazione delle donne e delle popolazioni indigene al processo elettorale”. Dopo i tragici eventi verificatisi in occasione delle elezioni del 20 ottobre (vedi Fides 22/10/2019), è necessario arrivare alla verità e alla giustizia, operare affinchè non si ripetano, garantendo “indagini trasparenti, imparziali ed efficaci e che i responsabili siano puniti secondo le norme di legge e dei diritti umani internazionali”.
Per dare maggiore certezza al processo di dialogo, è necessario “monitorare l'attuazione degli accordi raggiunti al tavolo di dialogo”. Inoltre è stato deciso di aumentare le attività dell’organizzazione delle Nazioni Unite in Bolivia, in particolare verso la popolazione più vulnerabile. L’ultimo punto dell’accordo riguarda la comunità internazionale, chiamata ad assicurare il suo sostegno “per una soluzione pacifica della crisi e lo svolgimento di un processo elettorale trasparente, credibile e inclusivo”.
Domenica 24 novembre, la Presidente ad interim della Bolivia, Jeanine Añez, ha firmato la “Legge di regime eccezionale e transitorio”, approvata dal Parlamento, che prevede elezioni generali nel 2020. Le elezioni si terranno entro un periodo massimo di 120 giorni, una volta approvato il calendario elettorale. Secondo gli accordi tra le forze politiche al potere e l'opposizione, la nuova legge prevede che Evo Morales e il suo vice Alvaro García Linera, non potranno partecipare alle elezioni del 2020; i nuovi membri del Supremo Tribunale elettorale saranno eletti per 6 anni; i partiti politici presenteranno nuove alleanze e candidati. (S.L.) (Agenzia Fides 25/11/2019)
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AMERICA/NICARAGUA - Migliora la salute del parroco di Masaya, ricoverato in ospedale
 
Managua (Agenzia Fides) – Ieri, domenica 24 novembre, padre Edwing Román, parroco della parrocchia di San Miguel a Masaya ha informato attraverso il suo account Twitter, che la sua salute è migliorata e che presto tornerà nella sua parrocchia di Masaya. Dopo aver trascorso otto giorni senz’acqua, senza elettricità, senza niente da mangiare e perfino senza le sue medicine, padre Edwin e i parenti dei prigionieri politici, venerdì 22 novembre sono stati portati via dalla chiesa di San Miguel a Masaya, mentre ringraziavano coloro che li avevano sostenuti con le preghiere e in altro modo (vedi Fides 18/11/2019). All'Ospedale Vivian Pellas dove sono stati ricoverati, qualche giornalista è riuscito a scambiare poche parole con padre Edwin e con Diana Lacayo, presidente dell'Associazione dei parenti dei prigionieri politici.
Il sacerdote e le altre persone del gruppo sono state portate all'ospedale con aiuto della Croce Rossa nicaraguense, che ha confermato l'urgente bisogno di un intervento medico per loro, che non avevano cibo da una settimana. Attualmente padre Roman continua ad essere ricoverato in quanto, essendo diabetico, è tra i più provati dal divieto della polizia di ricevere cibo, acqua e medicine, secondo quanto informa l'arcidiocesi di Managua e lo stesso Cardinale Leopoldo Brenes, che è andato a visitarlo ieri.
Padre Edwing faceva parte di un gruppo di 14 persone che sono rimastate dentro la Parrocchia di San Miguel Arcángel, nella città di Masaya, per otto giorni. Tra di loro almeno 10 donne avevano iniziato uno sciopero della fame per chiedere la liberazione di oltre 160 prigionieri politici. La polizia ha arrestato 16 persone per aver cercato di portare acqua alle persone che si trovavano all'interno della parrocchia, dopo che era stata interrotta la fornitura di acqua e di elettricità all’edificio. I sostenitori della polizia e del governo hanno mpedito l'accesso ai media attorno al tempio.
Questa azione dei familiari dei prigionieri politici non è isolata, ma è una delle tante proteste contro la crisi politico-sociale che dall’aprile 2018 ha lasciato almeno 328 morti, secondo la Commissione interamericana per i diritti umani (IACHR), anche se le organizzazioni locali aumentano il numero a 651 e il governo ne riconosce 200 (vedi Fides 29/10/2019).

mercoledì 17 febbraio 2016

Bollettino Fides News del 17 febbraio 2016

 
News
 
EUROPA/UNGHERIA - Il Card. Filoni alla conferenza sugli aspetti religiosi delle migrazioni in Europa
 
Budapest (Agenzia Fides) – “Credo che la conoscenza della storia del cristianesimo in Medio-Oriente – oggi Iraq - non sia una stravaganza culturale, ma piuttosto un approccio che permette di comprendere le ragioni e gli eventi drammatici di questa regione, di apprezzare la sua vita e la sua cultura, così come le testimonianze di fede e le motivazioni che stanno dietro all'attaccamento dei cristiani a questa terra”. Così si è espresso il Card. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, nel suo intervento alla Conferenza accademica sugli impatti religiosi dell’immigrazione nelle società europee, che si svolge oggi presso l’Università nazionale di Budapest.
Il Prefetto del Dicastero Missionario è intervenuto sul tema “La Chiesa in Iraq: storia, sviluppo e missione dagli inizi ai nostri giorni” dal momento che è autore di un libro sull’argomento, in fase di traduzione in inglese, spagnolo e arabo, “al fine di portare l'attenzione sulla bella storia di questa antica Chiesa orientale, conosciuta anche come Chiesa caldea”, di cui non esisteva una storia completa.
La Chiesa in Iraq ha le sue radici in una “piccola, antica comunità cristiana, che da duemila anni vive nella regione della Mesopotamia” ha spiegato il Card. Filoni. “In questa regione cento anni fa i cristiani raggiungevano il 15% della popolazione totale. Oggi sono dall’1 al 2%! Dal tempo del genocidio armeno (1,2 milioni di vittime) e l'uccisione di 250.000 caldei, armeni e siriani, sia cattolici che ortodossi, è iniziato un esodo dei popoli dalla regione, e queste migrazioni di massa hanno accelerato fino ai giorni nostri, provocate da guerre, discriminazioni, mancanza di coesistenza pacifica e di lavoro”.
Il Card. Filoni, che ha vissuto per molti anni in Medio Oriente e nel 2014 è stato inviato in Iraq da Papa Francesco come suo rappresentante personale, si è soffermato sul fenomeno migratorio sottolineando che “le società europee non sono mai state un ‘unicum’. Non lo erano ieri, non lo sono oggi e non lo saranno domani. L'Europa è più simile a un contenitore…”. Nonostante le diversità, tre elementi hanno svolto un ruolo unificante in Europa: la religione, il concetto di diritto legato alla persona, la bellezza e l'arte. “Il motivo profondo che ha portato ad un esodo di dimensioni bibliche delle popolazioni del Medio Oriente verso l’Europa è l’assenza della pace” ha evidenziato il Cardinale, ribadendo che “ognuno ha diritto a vivere in pace, che rappresenta la più alta delle aspirazioni. Tutte le grandi emigrazioni hanno avuto inizio con la guerra”.
(SL) (Agenzia Fides 17/2/2016)

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AFRICA/EGITTO - Il Grande Imam al Tayyeb invitato in Vaticano per rilanciare il dialogo tra l'Università di al Azhar e la Santa Sede
 
Il Cairo (Agenzia Fides) – Lo Sheikh Ahmed al Tayyeb, Grande Imam dell'Università al- Azhar, ha ricevuto un invito a visitare il Vaticano per sancire in maniera ufficiale la ripresa del dialogo bilaterale tra la Santa Sede e la più autorevole istituzione religiosa e accademica dell'islam sunnita. A portare di persona l'invito presso le autorità dell'Università è stato l'Arcivescovo Miguel Angel Ayuso Guixot MCCJ, Segretario del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso.
“Al- Azhar e la Santa Sede” si legge in un comunicato diffuso dall'istituzione islamica “hanno concordato sulla necessità di tenere una riunione congiunta per uscire dalla fase di sospensione del dialogo bilaterale”. Nell'incontro con i responsabili di al Azhar, l'Arcivescovo Ayuso Guixot ha confermato la piena disponibilità della Santa Sede a ricevere a Roma una delegazione dell’istituzione accademica e religiosa sunnita, allo scopo di riprendere anche in forme nuove il dialogo a servizio della pace.
“Siamo venuti al Cairo” riferisce all'Agenzia Fides l'Arcivescovo Ayuso Guixot “per esprimere il cordiale desiderio di riprendere i rapporti di collaborazione, che noi da parte nostra non avevamo mai interrotto, e per richiamare l'importanza della nostra collaborazione per il bene comune dell'intera famiglia umana. Abbiamo portato anche l'invito al Grande Imam a venire a Roma a incontrare il Cardinale Jean Louis Tauran, Presidente del Pontificio Cnsiglio per il dialogo interreligioso, che poi accompagnerà il Grande Imam a un'udienza ufficiale con Papa Francesco. Pur senza precipitazioni, speriamo che questo possa avvenire presto”.
Per il Segretario del Dicastero vaticano responsabile del dialogo con le religioni, la ripresa della collaborazione fattiva tra Santa Sede e al Azhar assume rilevanza anche alla luce della congiuntura internazinale, segnata da conflitti e convulsioni che fanno soffrire popoli interi. La ripresa delle relazioni – sottolinea l'Arcivescovo Ayuso Guixot - rappresenta certo “una buona notizia, che nella situazione attuale aiuterà a guidare i nostri passi sui sentieri della giustizia e della pace, per un mondo migliore. I leader religiosi, con la loro collaborazione, vogliono dare un contributo importante: nel momento di buio che stiamo vivendo, è importante che ci sia questo far convergere le forze, le intenzioni e anche le azioni in favore dell'umanità ferita, che ha tanto bisogno di guarigione. Tante persone di buona volontà stanno già dando il proprio contributo per diffondere questo balsamo, di cui tutti abbiamo bisogno”.
L'incontro con i responsabili di al Azhar – fa sapere l'Arcivescovo Ayuso Guixot - è stato “cordiale”, e la ripresa della collaborazione rappresenta “un desiderio cndiviso da Papa Francesco e del Grande Imam al Tayyeb”. Anche l'Univerità di al Azhar ha dichiarato nel comunicato ufficiale la propria costante disponibilità a collaborare al servizio di tutto ciò che favorisce “la stabilità e la pace”, suggerendo anche di riconsiderare l'impostazione del dialogo bilaterale alla luce dei mutati scenari globali del tempo presente, segnati anche dal fenomeno del terrorismo che pretende di giustificarsi con motivazioni religiose. (GV) (Agenzia Fides 17/2/2016).
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AFRICA/KENYA - “Il suono dei ‘tamburi di guerra’ si intensifica in attesa delle elezioni” avverte un Vescovo
 
Nairobi (Agenzia Fides) - “I discorsi d’incitamento all’odio da parte dei politici sono un fenomeno ricorrente che accade prima che scoppino gli scontri tribali, dobbiamo fermare tutto questo” ha affermato Sua Ecc. Mons. Cornelius Korir, Vescovo di Eldoret e Presidente della Commissione Episcopale Giustizia e Pace del Kenya, durante un incontro pubblico del Gruppo di Osservazione Elettorale (ECLOG) del quale fa parte la Chiesa cattolica, insieme ad altre confessioni religiose e a gruppi della società civile.
Mons. Korir ha dato voce a tutte le componenti di ECLOG che avvertono che il suono dei “tamburi di guerra” si sta intensificando mentre il Kenya si sta avviando alle elezioni generali previste il prossimo anno.
Il Presidente di “Giustizia e Pace” ha sottolineato di essere stato testimone delle violenze a sfondo tribale fin dagli anni ’90, la maggior parte delle quali istigate dai politici. Il Vescovo ha invitato i giovani a non accettare favori da parte dei politici in cambio del loro voto ed ha sottolineato che i mass media hanno la responsabilità di riportare notizie corrispondenti alla verità per non alimentare la spirale violenta. Nelle violenze seguite alle elezioni presidenziali di fine 2007, decine di migliaia di persone persero la vita e milioni furono costrette alla fuga. (L.M.) (Agenzia Fides 17/2/2016)
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AFRICA/SUD SUDAN - “Ci vorrà del tempo e molta buona volontà per riportare la pace”
 

Juba (Agenzia Fides) - “I sud-sudanesi dicono che siamo tornati al capolinea, al punto zero, ma in realtà siamo a meno di zero, perché quello che è distrutto è irrecuperabile” dicono all’Agenzia Fides fonti locali da Juba, capitale del Sud Sudan, dove si è in attesa dell’arrivo dell’ex capo della ribellione, Riek Machar, in qualità di Primo Vice Presidente (vedi Fides 13/2/2016).
“Machar non è ancora rientrato a Juba perché non sono state ancora attuate quelle parti dell’accordo di pace che riguardano le condizioni di sicurezza di tutte la parti che lo hanno sottoscritto. In altre parole di deve far sì che le truppe che Machar si porterà con sé per la propria sicurezza non si scontrino con quelle fedeli al Presidente Kiir” dicono le fonti di Fides.
“Machar quindi è stato nominato Primo Vice Presidente del Sud Sudan in sua assenza, nel frattempo il Presidente Kiir continua a governare a suon di decreti e uno di questi ha sconvolto il Paese. Si tratta del decreto che suddivide il Sud Sudan in 28 Stati, un provvedimento che sta sollevando forti critiche e perplessità” aggiungono le nostre fonti.
“Ora stiamo vivendo nell’attesa della scadenza dell’ultimatum lanciato da Kiir a Machar perché si presenti a Juba entro il 19 febbraio. Dopo quella data il Presidente inizierà la formazione del governo di unità nazionale, previsto dagli accordi di pace, che ci sia o meno Machar. Non sembra però che quest’ultimo possa essere entro dopodomani a Juba”.
L’accordo di compromesso che dovrebbe spianare la strada alla pace è stato mediato dall’IGAD, dalla cosiddetta “Troika delle nazioni” (Norvegia, Gran Bretagna e Stati Uniti) e dall’Unione Africana, che hanno esercitato forti pressioni perché venisse firmato ad agosto.
“L’accordo prevede dunque che Riek Machar ridiventi Primo Vice Presidente, una cosa molto complessa perché tornare dove si era dopo una guerra che ha profondamente separato le persone, che non erano comunque mai state unite, non favorisce di certo l’unificazione nazionale” dicono le fonti di Fides. “Speriamo e vediamo. Ci vorrà molta buona volontà e un continuo spirito di compromesso per far sì che la pace possa tornare nel Paese” concludono le fonti. (L.M.) (Agenzia Fides 17/2/2016)
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AFRICA/ANGOLA - Campagna di vaccinazioni contro la febbre gialla nella capitale
 
Luanda (Agenzia Fides) – In seguito ad una epidemia di febbre gialla che si sta propagando a Luanda, il vescovo rappresentante della Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo nel Mondo (Tocoista), ha esortato tutte le famiglie angolane ad aderire alla campagna di vaccinazione, attualmente in corso nel Paese, contro la pandemia. Nel comunicato ricevuto dall’Agenzia Fides si legge che, secondo il leader religioso, tutte le famiglie devono attenersi agli orientamenti e alle indicazioni delle equipe mediche impegnate nei diversi municipi, dando priorità ai bambini e ai cittadini che non sono mai stati vaccinati. Inoltre, facendo riferimento all’appello del Ministero della Sanità angolano, si legge ancora che nel Paese c’è bisogno di rafforzare le informazioni e dare maggiore responsabilità ad ognuno per evitare il proliferare di mosquitos e prevenire non solo la febbre gialla ma anche malaria, dengue, chikungunya e zica portate dallo stesso vettore.
(AP) (17/2/2016 Agenzia Fides)
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ASIA/PAKISTAN - Bambini cristiani e musulmani “ambasciatori di pace”
 
Lahore (Agenzia Fides) – I bambini sono la speranza della società e sono i primi messaggeri di pace e armonia, a partire dalle famiglie e dalle scuole: con questo spirito il “Consiglio per il dialogo interreligioso”, organismo con sede a Lahore, ha costituito un team interreligioso di bambini nelle scuole chiamandoli “Ambasciatori di Pace”. Il team è composto da bambini musulmani e cristiani di diverse scuole e madrase (scuole islamiche) ed è aperto a bambini appartenenti ad altre religioni. L’iniziativa è stata caldeggiata e realizzata grazie all’impegno di Francis Nadeem, OFM Cap, che è anche direttore di una scuola avviata dai frati francescani Cappuccini a Lahore e tra i fondatori del “Consiglio per il dialogo interreligioso”.
Il Consiglio ha organizzato una cerimonia in cui i piccoli “Ambasciatori di Pace” hanno formulato un giuramento e preso un impegno in cui si fanno “promotori di pace”. “Essere un ambasciatore non è solo un titolo, ma una grande responsabilità” ha rimarcato Miss Sumera, insegnante alla St. Mary High School. “I bambini sono selezionati come speciali messaggeri perché sono senza paura, e fanno ciò che pensano. I bambini studiano e giocano insieme, senza alcun tipo di discriminazione. I bambini non nutrono rancore nei loro cuori”.
Parlando degli obiettivi di questo programma, la docente ha spiegato a Fides: “Abbiamo suggerito ai bambini: ogni volta che vedete un conflitto tra i vostri fratelli e sorelle o tra i genitori, provate a farvi avanti e giocare il vostro ruolo per la riconciliazione”. La pace è “il disperato bisogno del momento attuale, non solo nel nostro paese, ma nel mondo intero sconvolto dal terrorismo” ha aggiunto.
Il leader musulmano Mufi Syed Ashiq Hussain, membro del Consiglio Interreligioso e direttore dell’ “Istituto del Corano per il nuovo secolo” a Lahore, ha detto ai bambini che “nessuna delle religioni insegna a diffondere l'odio, la discriminazione o la guerra”, e che “tutte le religioni insegnano la pace, la tolleranza, il perdono e l'accettazione”. “Quanto si impara durante l’infanzia si ricorda per tutta la vita” ha soggiunto, rimarcando l’importanza del lavoro educativo con i piccoli, invitandoli a “seminare sempre la pace, per tutta la vita”. (PY-PA) (Agenzia Fides 17/2/2016)
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ASIA/THAILANDIA - “Stop all’ingerenza nell’amministrazione buddista”
 
Chiang Mai (Agenzia Fides) – “Sta crescendo e prendendo toni inaspettati la pressione di un gruppo numeroso di monaci buddisti impegnati affinchè il buddismo venga incluso come religione di Stato nella bozza della nuova Costituzione”. Lo racconta all’Agenzia Fides una fonte locale ben informata che per motivi di sicurezza non citiamo. “In questi giorni - continua -, in occasione di un corso di aggiornamento presso la grande spianata di Phutthamonthon, fuori Bangkok, i monaci provenienti da varie province hanno rotto il cordone militare dispiegato attorno all’area sacra per impedire l’evento e, soprattutto, il seminario previsto dal titolo significativo: ‘Stop all’ingerenza nell’amministrazione buddista’.”
La nostra fonte dichiara ancora che ciò che ha fatto scattare la molla è stato l’ultimo stop del Governo all’appena nominato ventesimo Supremo Patriarca del Buddhismo thailandese. “La sua elezione non verrà ufficializzata finchè non saranno chiariti alcuni aspetti che vedono l’ultra novantenne Somdet Chuang implicato in scandali economici del potente movimento Dhammakaya, guidato dalla controversa figura carismatica di Phra Dhammachayo. I monaci hanno anche sollecitato il Governo, attualmente guidato da una giunta militare, a proteggere esplicitamente i valori del buddismo messo in crisi da critiche e scandali. Il Re, che avrà l’ultima parola circa la Costituzione e la nomina del Patriarca Supremo, da sempre ha sostenuto e garantito la libertà di religione nel regno siamese”.
(AP) (17/2/2016 Agenzia Fides)
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ASIA/INDIA - Donare il sangue è un’opera di misericordia
 
Secunderabad (Agenzia Fides) – Donare il sangue come opera di misericordia e di compassione, da riscoprire nell’Anno giubilare: con questo intento la “Catholic Health Association of India” (CHAI) organizza sessioni di “donazione di sangue” nei diversi stati della nazione. Nell’ultima campagna, condotta nell’area di Secunderabad, sono stati coinvolti donatori in quattro villaggi. Ai donatori viene assicurato un check up generale sulle proprie condizioni di salute, con screening diabetico e altri test, nonché un kit che fornisce informazioni su temi come nutrizione e igiene.
Come appreso da Fides, i campi sono organizzati in collaborazione con la “Christian Medical Association of India” (CMAI), e con il “Consiglio Nazionale delle Chiese in India”.
P. Tomi Thomas, direttore generale della CHAI, ha affermato che “nel 2016 si rafforza l’impegno nel ministero di guarigione esercitato dalla Chiesa cattolica, con le sue strutture e con il personale, nell’ottica della compassione”, elogiando il bene compiuto dalla rete sanitaria cattolica, soprattutto in favore dei poveri, dei meno abbienti e degli emarginati che non possono permettersi cure mediche costose. (PA) (Agenzia Fides 17/2/2016)
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AMERICA/VENEZUELA - “Difendere la vita di tutte le persone, promuovere il bene comune”: il Card. Urosa chiama alla conversione
 
Caracas (Agenzia Fides) – Il Cardinale Jorge Urosa Savino, Arcivescovo di Caracas, ha esortato "nel nome di Dio", a "lottare per la difesa della vita di tutte le persone, a promuovere il bene comune, lasciando da parte gli interessi personali o di partito, e a lavorare per la promozione di una vita migliore, soprattutto per i più poveri".
Così si legge nel messaggio del Cardinale dal titolo "Misericordia e conversione", pubblicato in occasione della Quaresima, che è stato letto domenica 14 febbraio in tutte le chiese, rivolto a tutti i fedeli cattolici dell'arcidiocesi e a tutta la comunità civile.
Nel testo, pervenuto a Fides, il Card. Urosa chiede alle autorità con "saggezza, forza e coraggio” di “applicare le nostre leggi” e mettere definitivamente fine “ai crimini senza criminali". Riferendosi al fatto che in Venezuela molti atti vandalici e tanti crimini, per le autorità non hanno un autore o non si riesce mai a catturare il criminale. Allo stesso tempo incoraggia i funzionari della sicurezza a "non desistere nella lotta alla criminalità, sempre con il rispetto dei diritti umani; e senza mai abusare del potere e delle armi loro consegnate dallo Stato".
Nel suo messaggio quaresimale, l’Arcivescovo di Caracas evidenzia che i venezuelani "soffrono la debolezza dei tribunali nel punire il crimine e i reati, e l'incapacità delle autorità nel risolvere l'orrore del sovraffollamento delle carceri". Ritiene poi “urgente” la conversione della vita delle persone, "data l'avanzata del secolarismo, cioè la freddezza e l'indifferenza religiosa e l'oblio e il rifiuto di Dio", e il respingere vizi e difetti "come la violenza e l'odio, la corruzione, gli sprechi e la pigrizia". "Conversione significa cambio di vita, pentimento, trasformazione e rinnovamento morale", conclude l'arcivescovo di Caracas.
(CE) (Agenzia Fides, 17/02/2016)
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AMERICA/BOLIVIA - Boliviani al voto per il referendum che modifica la durata del mandato presidenziale
 
La Paz (Agenzia Fides) – La prossima domenica, 21 febbraio, i boliviani andranno a votare per il referendum sulla riforma dell'articolo 168 della Costituzione dello Stato Plurinazionale della Bolivia, che tratta del periodo del mandato presidenziale e vice-presidenziale (cinque anni ) e della possibilità di rielezione (una sola volta, in seguito a un mandato precedente). Se il risultato del referendum sarà a favore, la rielezione potrà avvenire due volte, in seguito al mandato. Così, il presidente Evo Morales potrebbe avere un nuovo mandato dal 2020 al 2025.
Secondo l'Ufficio Elettorale, possono partecipare al referendum i boliviani con più di 18 anni che vivono nel paese e i boliviani che vivono in 73 città di 33 paesi esteri in cui lo stato boliviano ha un ufficio consolare.
Dopo le elezioni comunali e regionali del 29 marzo 2015, il “Movimiento al Socialismo” (MAS) del presidente Evo Morales è riuscito a mantenersi come prima forza politica del Paese, ma ha perso diversi suoi bastioni tradizionali, in particolare El Alto, dove aveva vinto dal 2002 (vedi Fides 1/04/2015).
"Come Chiesa Cattolica, affermiamo che l'alternanza è sempre una espressione di democrazia" aveva affermato il Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie, nonché Segretario della Conferenza Episcopale della Bolivia, Sua Ecc. Mons. Eugenio Scarpellini, Vescovo di El Alto, subito dopo che il partito di governo aveva annunciato di ricandidare Evo Morales per la quarta volta alla Presidenza della Repubblica (vedi Fides 17/09/2015).
(CE) (Agenzia Fides, 17/02/2016)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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