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lunedì 14 marzo 2022

Agenzia Fides 14 marzo2022

 

VATICANO - Papa Francesco: “In nome di Dio, vi chiedo: fermate questo massacro!”
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – “Fratelli e sorelle, abbiamo appena pregato la Vergine Maria. Questa settimana la città che ne porta il nome, Mariupol, è diventata una città martire della guerra straziante che sta devastando l’Ucraina. Davanti alla barbarie dell’uccisione di bambini, di innocenti e di civili inermi non ci sono ragioni strategiche che tengano: c’è solo da cessare l’inaccettabile aggressione armata, prima che riduca le città a cimiteri. Col dolore nel cuore unisco la mia voce a quella della gente comune, che implora la fine della guerra. In nome di Dio, si ascolti il grido di chi soffre e si ponga fine ai bombardamenti e agli attacchi! Si punti veramente e decisamente sul negoziato, e i corridoi umanitari siano effettivi e sicuri. In nome di Dio, vi chiedo: fermate questo massacro!
Vorrei ancora una volta esortare all’accoglienza dei tanti rifugiati, nei quali è presente Cristo, e ringraziare per la grande rete di solidarietà che si è formata. Chiedo a tutte le comunità diocesane e religiose di aumentare i momenti di preghiera per la pace. Dio è solo Dio della pace, non è Dio della guerra, e chi appoggia la violenza ne profana il nome. Ora preghiamo in silenzio per chi soffre e perché Dio converta i cuori a una ferma volontà di pace”. (Papa Francesco, Angelus, 13 marzo 2022)
(SL) (Agenzia Fides 14/3/2022)
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EUROPA/SPAGNA - Da Pamplona e Madrid partono camion di aiuti per l’Ucraina
 
Madrid (Agenzia Fides) - Insieme alla Ong “Olvidados”, l’associazione “Acoger y Compartir”, sta collaborando per portare diversi camion al confine rumeno-ucraino con il materiale ricevuto da vari comuni e piccole Ong che non hanno i mezzi per trasportare ciò che hanno raccolto, spiega il redentorista Jose Miguel de Haro, CSsR.
La settimana scorsa diversi camion sono partiti da Pamplona e Madrid. Al confine con la Romania c’è un grande magazzino dove scaricano gli aiuti, per la distribuzione ci sono ucraini che lo portano alle diverse destinazioni. Uno dei punti di distribuzione è una comunità redentorista situata in Ucraina vicino al confine. Da Madrid, giovedì 10 marzo, due rimorchi sono stati caricati con cibo, forniture mediche, medicinali, prodotti per l’igiene, coperte, forniture di emergenza, ecc. La società SESE di Saragozza effettua il trasporto a un prezzo accessibile.
Per questa settimana è già stato raccolto materiale per altri due camion, che stanno decidendo il giorno della partenza. Non vogliamo restare solo alle parole, ma condividere con chi ha un grande bisogno. Siamo lieti di sapere che le Comunità Autonome stanno già programmando l’accoglienza dei rifugiati.
(SL) (Agenzia Fides 14/3/2022)
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AFRICA/CONGO RD - Allarme per centinaia di sfollati interni nell’altopiano di Ruzizi
 
Kinshasa (Agenzia Fides) – Sono diverse centinaia gli sfollati interni bisognosi di tutto nell’altopiano di Ruzizi, nel Sud Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, secondo quanto comunicato all’Agenzia Fides da ACMEJ, un’associazione della società civile locale.
Nei siti d’accoglienza di Bulaga e Langala, negli altipiani medi, nel gruppo di Lemera, vi sono più di 400 famiglie in sofferenza, mentre nelle strutture di Katogota-centre e Kamonyi, nella piana di Ruzizi, nel raggruppamento Itara-Luvungi, 149 famiglie sono state recensite dalla ONG NRC (Norwegian Refugee Council) prima del secondo afflusso; altre 200 famiglie sono state recensite da AVSI.
Gli sfollati interni, accolti in strutture provvisorie nei pressi di villaggi i cui abitanti sono già in difficoltà, abbisognano di assistenza umanitaria in cibo, generi di prima necessità, medicine e tende.
Il ritorno nei loro villaggi di origine è molto difficile, perché gli scontri militari continuano, con gravi violazioni dei diritti umani: incendi di case, uccisioni di civili, saccheggio di beni, minacce di morte contro leader locali e difensori dei diritti umani.
“Gli sfollati continuano a sperare nei governi nazionali e provinciali e negli operatori umanitari internazionali che lavorano nel Sud Kivu perché accorrano in loro aiuto, soprattutto perché nella pianura di Ruzizi non è stato possibile effettuare il raccolto” afferma ACMEJ, che lancia un appello sia alle organizzazioni umanitarie sia alle forze di sicurezza perché proteggano la popolazione dalle violenze dei diversi gruppi armati che imperversano nell’area.
(L.M.) (Agenzia Fides 14/3/2022)
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AFRICA/ZAMBIA - I Vescovi esortano le diocesi affinché il paese garantisca sicurezza e tutela dei minori e delle persone vulnerabili
 
Lusaka (Agenzia Fides) – “Tutte le diocesi cattoliche del Paese dovrebbero assicurarsi che i bambini comprendano il percorso del processo sinodale per poter assicurare loro una partecipazione significativa” ha affermato Fidelis Hamweemba, responsabile per la tutela dei minori della Conferenza dei Vescovi dello Zambia (ZCCB), in suo appello in merito al coinvolgimento dei bambini nel processo sinodale in corso.
“E’ importante che la collettività si concentri sulla creazione di strutture efficienti per la tutela dell'infanzia nelle nostre diocesi cattoliche” ha ribadito p. Francis Mukosa, Segretario generale della ZCCB, che ha esortato tutti a collaborare con il governo per garantire che lo Zambia sia sicuro per i bambini e per le persone vulnerabili.
P. Mukosa si è espresso a nome dei Vescovi in occasione della chiusura di un seminario di 4 giorni sulla salvaguardia dei minori, rivolto ai responsabili diocesani della protezione dei bambini.
La Conferenza episcopale dello Zambia (ZCCB) ha ribadito l'impegno a salvaguardare i diritti dei bambini e degli adulti vulnerabili attraverso la politica lanciata nel 2017 (vedi Agenzia Fides 7/10/2021) e ha incoraggiato un percorso legale statale efficace nell'affrontare i diritti umani.
(AP) (14/3/2022 Agenzia Fides)
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ASIA/IRAQ - Razzi iraniani contro base USA a Erbil. Il Patriarcato caldeo: lo stallo nella formazione del governo mette a rischio il Paese
 
Erbil (Agenzia Fides) - Il Patriarcato caldeo deplora il lancio di missili che domenica 13 marzo ha sparso terrore tra la popolazione di Erbil, e alla luce del grave episodio richiama le forze politiche a superare lo stallo e i veti incrociati che in Iraq impediscono da mesi la formazione di un nuovo governo, indebolendo il Paese e esponendolo a operazioni destabilizzanti promosse da forze esterne. Le preoccupazioni del Patriarcato caldeo sull’attuale, incerta fase politica attraversata dall’Iraq, sono state espresse in un comunicato firmato dal Patriarca Louis Raphael Sako, e diffuso dai canali ufficiali del Patriarcato caldeo dopo il lancio di missili caduti sulla capitale della Regione autonoma del Kurdistan iracheno.
All’una del mattino di domenica 13 marzo, 12 missili balistici Fatih – 110, di fabbricazione iraniana, sono stati lanciati contro la base USA localizzata presso l’aeroporto di Erbil. Nelle vicinanze dell’area colpita si trova anche l’edificio di recente costruzione che ospita il Consolato USA nel Kurdistan iracheno. Il lancio di missili – come ha confermato ai media anche Omid Khoshnaw, attuale governatore di Erbil – non ha provocato vittime o feriti, ma soltanto danni materiali. Anche La sede della TV locale Kurdistan24 è stata danneggiata. L’attacco missilistico è stato rivendicato dal Corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane. Nel messaggio di rivendicazione, i Pasdaran hanno fatto riferimento alla presenza di una “delegazione militare israeliana segreta” presso la base Usa colpita. Dopo la rivendicazione, le autorità di Baghdad hanno convocato l’Ambasciatore iraniano per esprimere la loro formale protesta in merito all’attacco, mentre due tra più rilevanti Partiti iracheni, l’alleanza elettorale “Saeroun” (che fa capo al leader sciita Muqtada al Sadr) e il partito Democratico del Kurdistan, hanno chiesto la formazione di una commissione d’inchiesta per confermare o smentire la presunta presenza di squadre israeliane a Erbil.
Anche l’attacco di Erbil conferma a suo modo la ormai cronica debolezza politico-istituzionale del Paese dei due Fiumi, sempre permeabile ad azioni terroristiche o incursioni organizzate o compiute in territorio iracheno da apparati militari e d’intelligence legati a forze straniere. Davanti a tale situazione, il Patriarcato caldeo ribadisce che i problemi del Paese possono essere affrontati solo attraverso il dialogo tra le forse politiche e sociali, “per garantire un futuro migliore per tutti, e non attraverso armi distruttive”. Nelle attuali circostanze critiche, il Patriarcato caldeo esorta tutti gli iracheni a “stringere i ranghi e unire le forze per giungere alla formazione di un governo nazionale in grado di assumersi tutte le sue responsabilità, al fine di preservare la sicurezza del Paese da qualsiasi ricaduta negativa, soprattutto ora che le relazioni dell'Iraq con molti Paesi, in particolare i Paesi confinanti, hanno iniziato a migliorare e c'è speranza che nuovi passi possano essere fatti in questa direzione”.
In Iraq, la spartizione su base etnico-confessionale delle cariche istituzionali prevede che il Capo dello Stato sia scelto tra i rappresentanti politici curdi, mentre il Presidente del Parlamento deve essere un sunnita e il Premier deve essere sciita. Le elezioni parlamentari tenutesi il 10 ottobre 2021 hanno visto una netta affermazione della alleanza elettorale guidata dal leader sciita Muqtada al Sadr, che in Parlamento ora occupa 73 dei 329 seggi disponibili. Dalle elezioni è uscito invece ridimensionato il peso parlamentare dei Partiti sciiti filo-iraniani, che hanno duramente contestato i risultati. Finora non è stato possibile procedere alla formazione di un nuovo governo, né all’elezione di un nuovo Presidente.
(GV) (Agenzia Fides 14/3/2022)
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AMERICA/CILE - Il Card. Aós: “Non dobbiamo aspettarci tutto da chi ci governa”, ognuno sia parte attiva nel soccorrere la società ferita
 
Santiago (Agenzia Fides) – “Affrontiamo ogni giorno la scelta di essere buoni samaritani o viaggiatori indifferenti, che passano a lato. Ogni giorno ci viene offerta una nuova opportunità, una nuova tappa. Non dobbiamo aspettarci tutto da chi ci governa, sarebbe infantile. Godiamo di uno spazio di corresponsabilità capace di avviare e generare nuovi processi e trasformazioni. Cerchiamo di essere parte attiva nella riabilitazione e nel soccorso della nostra società ferita". E’ un passo dell’omelia del Presidente della Conferenza episcopale del Cile, il Cardinale Celestino Aós, Arcivescovo di Santiago, durante il tradizione incontro di preghiera a carattere ecumenico e interreligioso, che si è svolto sabato 12 marzo, nella Cattedrale di Santiago, all’indomani dell’insediamento ufficiale del nuovo Presidente, Gabriel Boric (vedi Fides 11/03/2022). Oltre allo stesso Presidente, erano presenti le principali autorità del paese, i rappresentanti di
diverse confessioni religiose e i membri del Comitato Permanente della Conferenza Episcopale.
Assicurando la preghiera per il Presidente e per le Autorità, perché Dio illumini le loro menti “in modo che sappiano cosa è bene e cosa è male, cosa è giusto e cosa è ingiusto”, nell’omelia il Cardinale ha detto: "Vogliamo e cerchiamo un Cile in cui viviamo tutti insieme rispettandoci l'un l'altro, ascoltandoci a vicenda, dialogando, collaborando, prendendoci cura dei più poveri e trattando responsabilmente la natura". Quindi il Cardinale Arcivescovo di Santiago ha chiesto a quanti assumono delle responsabilità in ambito politico, a promuovere la fraternità e, allo stesso tempo, un'organizzazione sociale più efficiente, in quanto "i politici sono chiamati a preoccuparsi della fragilità, della fragilità dei popoli e delle persone”.
Sulle sfide che il Cile deve affrontare oggi, il Cardinale ha sottolineato che "Dio ha creato tutti gli esseri umani a Sua immagine e somiglianza. Siamo di Dio e non apparteniamo allo Stato. Dio ci ha dato diritti che lo Stato deve riconoscere e rispettare. Uomini e donne uguali in diritti, doveri e dignità; Dio ci ha chiamati e ci chiama oggi a convivere come fratelli tra noi". Quindi si è soffermato sulle difficoltà vissute dal paese negli ultimi anni, a causa della pandemia, della violenza politica e sociale, degli attacchi nella zona dell’Araucanía e della criminalità, "ci fa male, ci preoccupa. Seminare violenza non è vita ma morte, non è progresso ma regressione".
Superare le conseguenze di queste situazioni non è solo compito di coloro che esercitano responsabilità pubbliche, ma di tutti i cileni, ha sottolineato l'Arcivescovo di Santiago, citando le misure sanitarie per contenere la pandemia: "Siamo qui a rinnovare la nostra convinzione che non possiamo aspettarci tutto dai governanti, ma che ognuno di noi è responsabile del bene di tutti”.
Un appello particolare è stato lanciato infine dal Cardinale per la pace, minacciata oggi in tutto il mondo: "Il Cile ha bisogno di noi come artigiani di pace, come esempi di dialogo, pronti a generare processi di guarigione e ricongiungimento con ingegno e audacia”.
(SL) (Agenzia Fides 14/3/2022)
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AMERICA/NICARAGUA - Il Nunzio apostolico lascia il paese, “sorpresa e rammarico”
 
Città del Vaticano – La Sala stampa della Santa Sede ha pubblicato il 12 marzo il comunicato che segue: “La Santa Sede ha ricevuto con grande sorpresa e rammarico la comunicazione che il Governo del Nicaragua ha deciso di ritirare il gradimento (agrément) a S.E. Mons. Waldemar Stanislaw Sommertag, Nunzio Apostolico a Managua dal 2018, imponendogli di lasciare immediatamente il Paese dopo la notifica del provvedimento. Tale misura appare incomprensibile perché nel corso della sua missione S.E. Mons. Sommertag ha lavorato con profonda dedizione per il bene della Chiesa e del popolo nicaraguense, specialmente delle persone più vulnerabili, cercando sempre di favorire i buoni rapporti tra la Sede Apostolica e le Autorità del Nicaragua. Va ricordata, in particolare, la sua partecipazione come testimone e accompagnatore del Tavolo di Dialogo Nazionale tra il Governo e l’Opposizione politica, in vista della riconciliazione del Paese e della liberazione dei detenuti politici. Mentre è convinta che tale grave e ingiustificata misura unilaterale non rispecchia i sentimenti del popolo del Nicaragua, profondamente cristiano, la Santa Sede desidera riaffermare la sua piena fiducia nel Rappresentante Pontificio”.
La Conferenza Episcopale del Nicaragua, in una nota del 9 marzo, aveva reso noto di essere stata informata dall’incaricato di affari ad interim della Nunziatura, che Mons. Waldemar Stanislaw Sommertag aveva lasciato il Nicaragua per Roma il 6 marzo. “Come Conferenza Episcopale del Nicaragua ribadiamo la nostra adesione e vicinanza a Papa Francesco, come anche ringraziamo il Signor Nunzio Mons. Waldemar, che ci ha sempre accompagnato nel nostro lavoro pastorale, rendendo presente il Magistero e la persona del Papa” hanno affermato i Vescovi. Riguardo all’accreditamento del Nunzio presso il Governo, la nota evidenzia che “si tratta di esclusiva competenza bilaterale della Santa Sede e del Governo del Nicaragua” per cui rispettando le competenze, la Conferenza episcopale “si astiene dal pronunciarsi su questo tema”. Infine i Vescovi si affidando all’intercessione della Vergine di Fatima, che sarà pellegrina di pace nell’arcidiocesi di Managua nel prossimo mese di maggio.
(SL) (Agenzia Fides 14/3/2022)

venerdì 14 luglio 2017

Agenzia Fides 14 luglio 2017

EUROPA/SPAGNA - Missionari madrileni: 602 all’opera in 84 nazioni di tutti i continenti
 
Madrid (Agenzia Fides) – I missionari dell’arcidiocesi di Madrid che operano in 84 nazioni dei cinque continenti, sono attualmente 602 e appartengono a 122 istituti e congregazioni religiose, oltre che al clero dell’arcidiocesi di Madrid. Secondo le cifre rese note di recente dal “Consejo Diocesano de Misiones”, pervenute a Fides, le religiose missionarie madrilene sono 180 ed appartengono a 73 congregazioni, le religiose di clausura sono 6 di 5 congregazioni, i religiosi sono 124 di 29 istituti, i membri del clero diocesano sono 76 e del clero religioso 216, di 15 congregazioni o istituti.
Riguardo alla distribuzione geografica, il numero più alto di missionari madrileni, 338, svolge la propria opera in America, dove sono presenti in 25 paesi: al primo posto in Perù, dove operano 52 missionari, seguito da Messico, Venezuela, Stati Uniti. Segue per ripartizione continentale l’Africa, dove 68 missionari lavorano in 21 paesi: Repubblica democratica del Congo, Angola, Benin, Camerun, Etiopia tra i primi per numero di missionari presenti. In Europa i missionari madrileni sono 123, distribuiti in 21 paesi: al primo posto in Francia, quindi in Italia, Portogallo, Germania. In Asia 61 missionari operano in 15 paesi: in Giappone sono 16, seguono Filippine r Cina. Infine in Oceania sono presenti 12 missionari dell’arcidiocesi di Madrid: 10 in Australia e 2 a Guam (Micronesia). (SL) (Agenzia Fides 14/07/2017)
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AFRICA/CAMERUN - Rimpatri forzati e violenze spingono i profughi nigeriani a tornare in patria
 
Yaoundé (Agenzia Fides) - Sono 91 mila le persone che hanno lasciato la Nigeria per rifugiarsi in Camerun, tuttavia le ostilità incontrate stanno spingendo molti a tornare al loro paese di origine, a costo di esporsi alle violenze del gruppo armato Boko Haram. “Anche se le autorità camerunensi smentiscono ogni accusa di rimpatrio forzato, molti testimoni parlano di villaggi completamente militarizzati. Arresti, assassini, rinvii verso la Nigeria” informa Radio France International. Diverse testimonianze hanno parlato all’emittente di rimpatri forzati, ma numerosi sono anche i rifugiati che decidono di tornare a casa autonomamente, pagando 2.500 franchi Cfa (circa 4 euro) per tornare verso la frontiera nigeriana. Il fenomeno dei rimpatri volontari è alimentato anche dalla mancanza di informazioni sullo stato del conflitto in Nigeria. Dei 91 mila profughi presenti in Camerun, un terzo si trova nei villaggi vicini alla frontiera, mentre gli altri sono ospitati dal cam po di Minawao, nato per contenerne al massimo 30 mila.
(AP) (14/7/2017 Agenzia Fides)
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AFRICA/EGITTO - Il figlio di un copto ucciso dai jihadisti dona a una moschea e a una chiesa la somma riservata alle famiglie delle vittime
 
Minya (Agenzia Fides) – Il giovane copto Michael Atef Munir, figlio di una delle vittime della strage dei pellegrini copti uccisi lo scorso 26 maggio in un agguato jihadista, ha annunciato di voler devolvere in beneficenza a una moschea e a una chiesa della provincia di Minya la cifra in denaro che il governo egiziano riserva ai parenti delle vittime del terrorismo. La somma, pari a 100mila sterline egiziane (equivalenti a circa 5mila euro) verrà donata per metà alla chiesa di San Michele, nel villaggio di al Fikriya, e per l'altra metà alla moschea del villaggio di Saft al-Labban. Il figlio di Atef Munir, trucidato dai jihadisti insieme ad altri 27 copti, ha dato l'annuncio ai primi di luglio, nel corso di una messa di suffragio per le vittime celebrata nel monastero di San Samuele dal Vescovo copto ortodosso Basilios, Abate del monastero. Alla fine della messa – riferisce Watani.net – il governatore di Minya, Essam al Bedeiwi, ha consegnato alle famiglie delle vittime presenti alla liturgia, le somme messe a loro disposizione dal ministero della solidarietà sociale. In quella cornice, Michel ha annunciato l'intenzione della famiglia di voler donare la somma alla chiesa e alla moschea. Tale gesto – ha spiegato Michel – mira a rendere evidente che il tentativo jihadista di scatenare lotte e divisioni tra copti e musulmani egiziani ha sortito un effetto contrario rispetto a quello cercato dai terroristi.
La comitiva di copti massacrati lo scorso 26 maggio era diretta in pullman verso il monastero di San Samuele, quando ha subito nell'ultimo tratto di strada sterrata l'assalto di uomini mascherati sopraggiunti su degli autoveicoli. I terroristi hanno ucciso almeno 28 persone, compresi dieci bambini.
Intanto, da giovedì 12 luglio, le Chiese e le comunità cristiane presenti in Egitto hanno sospeso pellegrinaggi, conferenze e vacanze collettive per motivi di sicurezza, su indicazione delle autorità militari e politiche del Paese. La sospensione si protrarrà almeno fino alla fine di agosto. Secondo i media egiziani, la decisione è stata presa sulla base dei suggerimenti venuti dalle forze di polizia, che hanno alzato l'allerta intorno a possibili ulteriori attacchi jihadisti e hanno anche garantito un aumento delle misure di sicurezza per consentire lo svolgimento di alcuni importanti tradizionali raduni estivi ospitati da monasteri e santuari egiziani. (GV) (Agenzia Fides 14/7/2017).
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AFRICA/GABON - Festival delle Culture, ripreso l’evento culturale più popolare del Paese
 
Libreville (Agenzia Fides) – Si è appena conclusa l’edizione 2017 del Festival delle Culture in Gabon nei comuni di Libreville, Akanda e Owendo. Il tema di quest’anno è stato ‘Diversità Culturale e Coesione Nazionale’. Sospeso per qualche anno a causa di motivi organizzativi, il Festival è l’evento culturale più popolare del Paese che quest’anno, nella sua nuova versione, ha aperto le sue porte alle comunità straniere. Il Gabon vuole coinvolgere ulteriormente i gabonesi, gli africani e gli europei per un’espressione culturale ricca e diversificata e rendere Libreville un centro culturale.
Ospite speciale di questa 13a edizione, una delegazione di decine di artisti venuti direttamente dal Marocco. Fanno parte della competizione diversi giochi come il SONGO, un gioco tradizionale basato su calcoli matematici e strategie. Giochi e gare spesso accompagnati dalle melodie di strumenti tradizionali come la “mvet”, una specie di chitarra che racconta attraverso le sue corde: poesia, filosofia e talvolta la conoscenza scientifica del mondo.
Il Festival della Cultura è stato lanciato nel 1997 da padre Mba Abessolo, allora sindaco di Libreville prima di essere istituito come celebrazione nazionale da parte dell’ultimo Omar Bongo Ondimba.
(AP) (14/7/2017 Agenzia Fides)
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ASIA/FILIPPINE - A Marawi si combatte ancora, ma “non è guerra di religione”
 
Marawi (Agenzia Fides) - “Siamo in attesa trepidante per la sorte dei nostri 15 parrocchiani cristiani, ostaggi nelle mani del gruppo terrorista Maute a Marawi. La crisi continua e l’esercito profonde il massimo sforzo. Ma non si tratta di guerra di religione: lo abbiamo rimarcato con chiarezza come vescovi delle Filippine nei giorni scorsi”: lo dice all’Agenzia Fides il Vescovo Edwin de la Pena, alla guida della Prelatura di Marawi, che segue le vicende dell’assedio della città, dove i jihadisti del gruppo “Maute”, che ha giurato fedeltà allo Stato Islamico, continuano a restare asserragliati in un’area del territorio cittadino. Dal giorno dell’attacco terroristico, lanciato il 23 maggio, il numero di morti negli scontri di Marawi ha superato quota 500: 392 morti sono militanti jihadisti, 93 sono soldati e almeno 45 vittime civili.
I vertici militari hanno informato che la crisi di Marawi non finirà, come auspicato, entro il 24 luglio, e giorno in cui il presidente Duterte pronuncerà il suo secondo discorso sullo stato della nazione. Il 22 luglio, inoltre, è il giorno in cui scade il periodo di due mesi di “legge marziale” che, prevedibilmente, potrà essere prolungato dal presidente, se i combattimenti saranno ancora in corso.
Le forze armate delle Filippine hanno infatti annunciato di avere bisogno di altri 10-15 giorni per riconquistare gli edifici occupati dai terroristi a Marawi. Come reso noto, circa 600 edifici devono ancora essere liberati dai cecchini e l’esercito riesce, in media, a riconquistare circa 40-50 edifici al giorno. (PA) (Agenzia Fides 14/7/2017)
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ASIA/SIRIA - Offensiva “autonomista” dei curdi a Hassaké. L'Arcivescovo Hindo: si sentono protetti dagli americani
 
Hassaké (Agenzia Fides) - I militanti e i miliziani che fanno capo al Partito Democratico Curdo (PYD), braccio siriano del Partiya Karkeren Kurdistan (PKK), hanno iniziato a realizzare nei fatti il loro intento – coltivato da anni - di creare una regione autonoma curda nella regione siriana di Jazira, che nei media curdi già viene indicata col nome curdo di Rojava. Nella provincia siriana nord-orientale di Hassaké, l'auto-proclamata amministrazione autonoma di Rojava ha iniziato a implementare un sistema di tassazione locale per sovvenzionare i pubblici servizi della regione. Secondo quanto affermano i responsabili del progetto, le tasse saranno utilizzate per sostenere i servizi sanitari e educativi locali, per migliorare il sistema di sicurezza e anche per affermare con più forza nelle istituzioni e nella vita sociale i diritti delle donne. Il programma di tassazione prevede imposte per tutti i cittadini che hanno entrate mensili pari o superiori a 100mila lire siriane (circa 200 dollari), e quindi dovrebbe coinvolgere circa il 75 per cento della popolazione locale. “Oltre a cercare di imporre questo nuovo sistema di tasse” riferisce all'Agenzia Fides l'Arcivescovo siro cattolico Jacques Behnan Hindo "quelli del PYD hanno anche requisito e chiuso le scuole. Metà le hanno trasformate in caserme, e nelle altre hanno detto di voler introdurre nuovi programmi scolastici, che verranno realizzati in lingua curda. Tempo fa hanno provato anche a espropriare un terreno appartenente alla nostra Chiesa, ma lo hanno subito restituito, dopo che io avevo inviato lettere di denuncia sia alla Nunziatura che ad alcuni dei loro responsabili”. Secondo l'Arcivescovo Hindo, che guida l'Arcieparchia siro cattolica di Hassaké-Nisibi, anche la regione di Jazira è coinvolta nella delicata e complicata partita geopolitica che si sta giocando in tutta la regione, e che ruota anche intorno alla 'questione curda': “ I militanti curdi del PYD” riferisce a Fides l'Arcivescovo Hindo “si sentono forti perché credono di avere l'appoggio degli USA. Io li ho messi in guardia: guardate, gli americani prima o poi se ne andranno, e voi vi troverete peggio di prima. Questi militanti sono collegati al PKK, che opera in Turchia, e dicono di aspirare soltanto a una maggiore autonomia locale, senza perseguire mire indipendentiste. Inoltre, sono nemici dei curdi di Masud Barzani, che in Iraq stanno invece marciando verso il referendum per proclamare la piena indipendenza del Kurdistan iracheno. Qui da noi, il progetto di una amministrazione autonoma sostenuto del PYD sembra andare avanti perché loro hanno le armi, ma in realtà non riscuote consensi neanche da parte degli altri curdi. Tanto meno da parte delle tribù musulmane e di noi cristiani. E non credo che sarà mai accettato dal governo di Damasco”. (GV) (Agenzia Fides 14/7/2017).
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AMERICA/REPUBBLICA DOMINICANA - Mons. de la Rosa y Carpio: combattere i gruppi mafiosi dell'immigrazione illegale
 
Santiago (Agenzia Fides) – L'Arcivescovo emerito di Santiago de los Caballeros, Mons. Ramón Benito de la Rosa y Carpio, ha dichiarato in un breve colloquio con la stampa locale che fino a quando non si combatteranno i gruppi mafiosi composti da dominicani e stranieri che fanno affari con le necessità degli haitiani, il problema dell'immigrazione clandestina nella Repubblica Dominicana continuerà.
Per l'Arcivescovo i gruppi mafiosi esistono e gestiscono operazioni di traffico illegale di persone da Haiti alla Repubblica Dominicana. Il loro giro d'affari illegale muove ogni anno milioni di pesos e riescono ad agire in diverse parti del confine tra Repubblica Dominicana e Haiti. A tale proposito, nel testo pervenuto a Fides, l’Arcivescovo si è rammaricato del fatto che le grandi nazioni hanno completamente abbandonato Haiti e hanno lasciato il pesante fardello alla Repubblica Dominicana, che sta ricevendo una pacifica invasione di immigrati clandestini che arrivano in cerca di migliori condizioni di vita.
La Chiesa cattolica dominicana si è sempre mostrata solidale con Haiti, e tale sostegno è stato ribadito durante l'ultima riunione dei Vescovi dominicani, dove si è deciso di continuare il sostegno pastorale ad Haiti.
“Tra la Chiesa cattolica dominicana e la pastorale haitiana c'è un grande rapporto, nel cui ambito vengono trattati temi come il rispetto e la sovranità dei popoli” ha sottolineato Mons. de la Rosa e Carpio. "Dobbiamo anche ricordare - ha concluso l'Arcivescovo -, che la Repubblica Dominicana non è come le grandi potenze che hanno promesso e poi sono sparite, comunque noi non possiamo assumere l'intero peso degli haitiani, perché il nostro paese è piccolo e il governo ha le sue esigenze e anche gli impegni con la popolazione dominicana".
Solo pochi giorni fa, il governo della Repubblica Dominicana si è visto costretto a ribadire sulla stampa nazionale che le forze dell’ordine vigilano alle frontiere e a smentire ingressi in massa degli haitiani, come appare in alcuni video diffusi dalle reti sociali. Comunque la presenza di haitiani per le strade di alcuni città dominicane è in aumento, come la mano d’opera clandestina.
(CE) (Agenzia Fides, 14/07/2017)
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AMERICA/PERU’ - La salute della popolazione in pericolo per l’attività mineraria, denuncia dell’Arcivescovo
 
La Oroya (Agenzia Fides) – Dopo che il governo ha ridotto gli standard di qualità ambientale (ECA) per facilitare la vendita del complesso metallurgico di La Oroya, l’Arcivescovo di Huancayo, Mons. Pedro Barreto Jimeno, SJ, ha parlato con la stampa per denunciare che questa misura è dannosa per la salute della popolazione.
Mons. Barreto Jimeno ha osservato che dal 1928 lo Stato si è arricchito a spese della popolazione di questa zona, mineraria per tradizione, e non permetterà che si ripeta questa situazione: "Lo Stato dal 1928 ha riscosso le tasse e si è arricchito a spese della vita e della salute della popolazione, e ancora una volta lo Stato vuole tornare ai suoi vecchi metodi di corruzione, ma in questa occasione va contro la vita della popolazione" ha detto.
Dalla nota inviata a Fides da una fonte locale, si apprende che il governo ha permesso le emissioni di biossido di zolfo fino a 250 microgrammi, mentre in precedenza il massimo era di 20. Il decano del Collegio degli Ingegneri, Fredy Matos, ha espresso il suo disaccordo con questa flessibilità perché le conseguenze principali saranno a carico della salute della popolazione. La vicenda dell'attività mineraria nella zona si trascina da molto tempo. La Chiesa si era espressa positivamente circa la riattivazione del complesso metallurgico La Oroya ma solo dopo aver garantito la vita, la salute e un lavoro degno per gli operai (vedi Fides 1/03/2012).

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...