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sabato 24 giugno 2023

Vatican News 23 Giugno 2023

 

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Vatican News

Le notizie del giorno

23/06/2023

La giovane Edna
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Papa Francesco ha inviato un toccante videomessaggio a una giovane portoghese di 17 anni colpita da una grave malattia. La ragazza gli aveva scritto una lettera esprimendogli il suo affetto e anche la sua tristezza per non poter partecipare alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona 

In Cappella Sistina, l'udienza di Papa Francesco agli artisti partecipanti all'incontro promosso in occasione del 50° anniversario dell'inaugurazione della Collezione d'Arte Moderna dei Musei Vaticani
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Nell’incontro in Cappella Sistina con gli artisti che partecipano alla celebrazione del 50° anniversario dell’inaugurazione della Collezione d’Arte Moderna dei ... 

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Videomessaggio di Francesco a tutti i ragazzi e le ragazze impegnati da mesi per rendere possibile il grande evento della gioventù di Lisbona: “La generosità ... 

Rifugiati venezuelani in Colombia
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In un messaggio rivolto ai partecipanti all’incontro con le istituzioni e gli organismi di aiuto alla Chiesa sudamericana Francesco ha ricordato che al centro ... 


martedì 21 agosto 2018

Vatican News 20 agosto

Vatican News
Le notizie del giorno
20/08/2018
Papa Francesco per la tutela dei minori
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Nuovo tweet del Papa, dopo la pubblicazione della Lettera al Popolo di Dio sulle conseguenze degli “abusi sessuali” commessi su minori da “chierici e persone consacrate”. “Lo Spirito Santo – si legge – ci dia la grazia della conversione e l’unzione interiore per poter esprimere, davanti ai crimini ... 
Greg Burke e il Papa
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Dichiarazione del direttore della Sala Stampa della Santa Sede, sulla Lettera del Papa al popolo di Dio 
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Intervista a padre Alexandre Awi Mello, segretario del Dicastero Laici Famiglia Vita, sull'Incontro mondiale delle Famiglie a Dublino. 
SANTA SEDE E CHIESA NEL MONDO
Alluvione in Kerala
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Sale il bilancio delle vittime e degli sfollati dopo la peggiore alluvione degli ultimi cento anni. Il card. Gracias, arcivescovo di Mumbai, ha lanciato un ... 
Un momento dell'incontro tra familiari separati della Corea del Sud e del Nord
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Sospesi dal 2015, sono ripresi oggi gli incontri tra familiari separati dal 1953, alla fine della guerra tra Corea del Sud e del Nord. Monsignor Lazzaro, ... 
Madonna, Vergine Maria
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Domenica, 19 agosto 2018, la Chiesa in Benin si è radunata per celebrare solennemente il suo 64° pellegrinaggio mariano nel santuario di Nostra Signora di ... 
PRIMO PIANO
Medici nella Repubblica Democratica del Congo
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Un passo avanti contro l’epidemia di Ebola in corso in Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo (RDC). Medici Senza Frontiere ha aperto un Centro di ... 
 Meeting Rimini Santa Messa in fiera
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Entra nel vivo la kermesse di Comunione e liberazione con spettacoli e dibattiti su temi d'attualità, di politica internazionale e di spiritualità. Radio ... 
Ecologia
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Cento scienziati, provenienti da quaranta Nazioni, da oggi partecipano alla 51.esima sessione dei Seminari internazionali di Erice sulle emergenze planetarie, ... 
Grecia manifestazioni
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La fine del piano di aiuti internazionali ha evitato la bancarotta e l'uscita dall'euro a costo di pesanti riforme. L’economista Stefano Zamagni analizza la ... 
 Alexander Dubcek, il primo segretario del partito comunista cecoslovacco
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Era la notte tra il 20 e il 21 agosto del 1968 quando le truppe russe invasero la Cecoslovacchia e posero fine al sogno riformista della “Primavera di Praga”. ... 

lunedì 13 novembre 2017

Bollettino Agenzia Fides 13/11/2017

AFRICA/CENTRAFRICA - Un attentato al concerto della pace nel quartiere musulmano riaccende le tensioni a Bangui
 
Bangui (Agenzia Fides) - Quattro morti ed una ventina di feriti è il bilancio dell’attacco esplosivo ad un caffè avvenuto la sera dell’11 novembre a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana.
Alcuni sconosciuti hanno scagliato un ordigno esplosivo (probabilmente una bomba a mano) contro gli avventori del locale “Au carrefour de la paix”, mentre si stava esibendo il cantante Ozaguin, che è una celebrità in Centrafrica.
Il caffè si trova nel quartiere PK5, abitato in maggioranza da musulmani, ma al concerto stavano assistendo musulmani e cristiani. La manifestazione era stata infatti organizzata da giovani cristiani e musulmani con lo scopo di riavvicinare le due comunità divise da odio e risentimento a causa delle guerra civile scoppiata nel 2012, quando i ribelli Seleka, in gran parte musulmani, si impossessarono di Bangui, cacciando l’ex Presidente François Bozizé.
Dopo l’attentato è scattata la rappresaglia della popolazione del PK5 che ha fatto almeno tre vittime, tra i cristiani che si erano recati nel quartiere musulmano per fare i loro acquisti. A loro volta alcuni giovani cristiani hanno assalito i conducenti musulmani di moto-taxi che si recano nei loro quartieri.
“Non si capisce ancora chi ha commesso questo attacco e perché” dicono all’Agenzia Fides fonti della Chiesa locale. “Se volevano riaccendere gli animi ci sono riusciti, perché sono partite delle rappresaglie alla cieca su gente innocente. La situazione rimane molto tesa. I quartieri nell’area del PK5 si sono svuotati di nuovo, come ai tempi della guerra civile, e chi è rimasto ha eretto barricate a protezione delle proprie case e dei propri negozi” dicono le fonti di Fides, confermando che “alcuni giovani cristiani che si erano recati al KM5 per acquistare merci per i loro negozi sono stati accoltellati e uccisi”.
Il Primo Ministro Simpli-Mathieu Sarandji, ha condannato fortemente “questo atto criminale”, che ha colpito sia le famiglie musulmane che cristiane, ed ha riacceso le tensioni intercomunitarie a Bangui, che finora era stata risparmiata dalle violenze che sconvolgono altre parti del Paese. (L.M.) (Agenzia Fides 13/11/2017)
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ASIA/TIMOR EST - La priorità per Timor Est è lo sviluppo sociale ed economico
 
Dili (Agenzia Fides) – “Il popolo di Timor Est ha bisogno di un reale sviluppo. La gente del mio paese ha bisogno di istruzione e di un sistema sanitario di qualità, di sicurezza alimentare che si genera grazie a competenze tecniche sull'agricoltura, di infrastrutture come mezzi di trasporto e strade, elettricità e acqua potabile sicura, progetti immobiliari": lo rileva, in un colloquio con l'Agenzia Fides, il laico cattolico Jenito Santana, condirettore del “Kdadalak Sulimutuk Institute” (KSI, "Istituto di istruzione sociale") a Dili. Negli ultimi tempi, l'instabilità politica a Timor Est rende difficile concentrarsi sullo sviluppo della popolazione: l'urgenza, allora, è la stabilità politica, in modo che “un governo possa affrontare le reali esigenze della gente”, nota Santana.
Un potenziamento dell'agricoltura, dei mezzi di comunicazione, delle scuole e della sanità “farebbe aumentare il benessere di tutti, contribuendo a creare una società pacifica e armoniosa, in cui vi è una feconda cooperazione della Chiesa cattolica e del governo”, aggiunge.
Timor Est, che oggi ha 1,2 milioni di abitanti, è divenuta indipendente nel 2002, dopo un periodo di amministrazione transitoria gestito dall'Onu. La popolazione ha affrontato una lunga lotta per l'autodeterminazione e l'indipendenza dall'Indonesia, che aveva annesso l'isola quando i coloni portoghesi si ritirarono nel 1975. Circa l'85% della popolazione si affida all'agricoltura per il sostentamento. Il riso è la coltivazione più diffusa. Il tasso di disoccupazione nel settore agricolo è alto, nonostante circa 15.000 giovani entrano ogni anno come forza di lavoro.
Il KSI è un'organizzazione della società civile che opera con le associazioni degli agricoltori e promuove lo sviluppo sostenibile, in partnership con istituzioni pubbliche e con la Chiesa cattolica. L’Istituto si concentra su tre dimensioni: la sostenibilità ecologica, economica e sociale, con l’'obiettivo generale di costruire una società in cui tutti vivano nell'uguaglianza sociale, nella pace, nella solidarietà e nel rispetto dell'ambiente. A livello di strumenti, l'Istituto promuove il commercio equo, i piccoli prestiti, i gruppi di risparmio, l'organizzazione collettiva, le cooperative e le reti, regionali e nazionali, per influenzare i responsabili politici.
Tra le sfide più importanti oggi, vi sono le controversie sulla proprietà e lo sfruttamento dei terreni. Ad esempio, il governo ha in mente di dare terreni nel distretto di Ermera - noto per la coltivazione di caffè - in concessioni al multinazionali, minacciando il sostentamento di piccoli contadini.
Da tempo si parla di una riforma agraria, per beneficiare i piccoli agricoltori, che non è mai arrivata. In tale cornice, "la Chiesa cattolica, in cui si riconosce la maggioranza dei timoresi, si è impegnata accanto alla popolazione per promuovere giustizia, solidarietà, pace e promozione dei diritti umani” conclude Santana. (SD-PA) (Agenzia Fides 13/11/2017)
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ASIA/PALESTINA - Il “Premio Arafat” al Patriarca latino emerito di Gerusalemme Michel Sabbah
 
Ramallah (Agenzia Fides) – Il Primo Ministro Rami Hamdallah ha consegnato il “Premio Arafat” a Michel Sabbah, Patriarca emerito di Gerusalemme dei Latini, per il ruolo eccezionale da lui ricoperto nel servire “la causa della Palestina e di Gerusalemme”. La cerimonia di consegna del premio si è tenuta venerdì 10 novembre presso il Palazzo della Cultura di Ramallah. La stessa onorificenza è stata conferita anche a Muhammad Ahmad Hussein, Gran Mufti di Gerusalemme.
Nel discorso pronunciato in occasione della premiazione, organizzata dalla Fondazione Arafat a tredici anni dalla scomparsa del leader palestinese, il Patriarca emerito Sabbah ha invitato i leader palestinesi a chiedere a Dio la saggezza di preparare la pace e di renderla possibile. “Continuiamo a soffrire per un uragano globale che minaccia noi e l'intera regione” ha detto il Patriarca emerito, invitando tutti a porre la propria fiducia nell'Onnipotente: “Dio Onnipotente parla di pace” ha detto tra l'altro Sabbah “e i padroni di questo mondo parlano di guerra”. "Il premio ricevuto - ha aggiunto il Patriarca emerito di Gerusalemme dei Latini - ci ricorda che il Presidente Arafat ha inaugurato il sogno di uno Stato palestinese. Vediamo quel sogno da lontano. Ma crediamo che quel sogno si realizzerà davvero”. (GV) (Agenzia Fides 13/11/2017).
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ASIA/KAZAKHSTAN - Con la Caritas nasce il “volontariato” in Asia centrale
 
Almaty (Agenzia Fides) - “Una delle sfide della Caritas di Almaty è creare nella gente uno spirito e una sensibilità verso le azioni caritative. Il Kazakistan non vuole essere considerato un paese ‘in via di sviluppo’: al contrario, ci si sente quasi gli Emirati Arabi, visti gli immensi giacimenti di petrolio a disposizione. Molti non riescono a capire per quale motivo incentivare un’organizzazione assistenziale, quindi spesso troviamo resistenza nella realizzazione di progetti, anche se piccoli. Queste situazioni rendono il decollo delle nostre opere un po’ lento”: a raccontarlo all’Agenzia Fides è p. Guido Trezzani, responsabile della Caritas della Diocesi di Almaty. “Siamo una realtà ancora molto piccola perché siamo operativi da soli tre anni: la Caritas è stata fondata nel 2001, ma le attività hanno preso corpo solo a partire dal 2015, in uno spazio geografico enorme”. L’amministrazione apostolica di Almaty, istituita da Giovanni Paolo II nel 1999 ed elevata a diocesi nel 2003, abbraccia infatti un territorio di circa 712.000 kmq, con una popolazione di quasi 6 milioni e mezzo di abitanti.
P. Trezzani spiega: “Uno dei problemi da affrontare è la mancanza di risorse umane. Qui il volontariato quasi non esisteva, complice il retaggio sovietico: la gente, durante il regime, era abituata a pensare che i problemi sociali fossero di pertinenza dello Stato. Questo ha creato un atteggiamento di generale disinteresse; ma ora lentamente si sta sviluppando il senso di responsabilità personale e l'idea di contribuuire, come cittadini e come società civile, per rispondere alle sfide e ai problemi sociali”. Per questo in cima alla lista delle priorità della Caritas di Almaty c’è “la formazione di potenziali volontari all’interno delle comunità cattoliche della zona”.
I progetti realizzati dalla Caritas toccano i settori della salute e della protezione sociale: a maggio scorso è stato avviato un centro di riabilitazione e di attività prescolastiche per bambini affetti da sindrome di Down, mentre dall’inizio del 2017 si offre un servizio di assistenza agli anziani. Si tratta di due focus fondamentali in un paese in forte crescita e con un tasso di povertà inferiore al 5%, in cui permangono fasce di popolazione indigente, soprattutto nelle periferie, prive di servizi essenziali come l’acqua o l’elettricità.
Come spiega p. Guido, la carità rappresenta anche un’importante opportunità di dialogo interreligioso all’interno di una popolazione al 67,8% di fede islamica: “In molte situazioni riusciamo a collaborare con musulmani e ortodossi. Si tratta quasi sempre di un sostegno che parte da singoli individui, perché, soprattutto nel caso dell’islam, non c’è una vera e propria istituzione paragonabile alla Caritas, che promuova opere sociali anche con il volontariato”. (LF-PA) (Agenzia Fides 13/11/2017)
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ASIA/LIBANO - Il Patriarca maronita atteso a Ryiad nel pomeriggio. In agenda anche l'incontro con Hariri
 
Beirut (Agenzia Fides) – Il Patriarca maronita Bechara Boutros Rai si appresta a realizzare l'annunciato viaggio in Arabia Saudita: la partenza del Patriarca da Beirut per Riyad è prevista per il pomeriggio di oggi, lunedì 13 novembre. Questa sera stessa – riferiscono fonti libanesi contattate dall'Agenzia Fides – il Patriarca avrà un incontro con gli immigrati libanesi che lavorano in Arabia Saudita, e che dopo gli ultimi, concitati sviluppi dei rapporti tra Beirut e Ryiad temono di perdere i propri posti di lavoro. Nel programma di domani, tra gli altri impegni del Patriarca è stato inserito anche l'incontro con il Primo Ministro dimissionario libanese Saad Hariri, che ha comunicato dall'Arabia Saudita in diretta tv la sua intenzione di dimettersi dall'incarico di premier.
Il Primate della Chiesa maronita è stato invitato all'inizio di novembre dalle autorità saudite, e erano già stati annunciati in precedenza i colloqui del Patriarca con Re Salman e con il Principe ereditario Mohammad Bin Salman.
L'invito saudita era giunto al Patriarca prima della complessa fase politica aperta dalle dimissioni di Hariri, che ha confermato come sui fragili politici libanesi si scarichino le tensioni regionali scatenate dal confronto-scontro tra Iran e Arabia Saudita.
Il Patriarcato maronita ha sempre sostenuto l'opportunità di non coinvolgere il Libano nei conflitti e nei giochi di forza regionali che stravolgono il Medio Oriente.
Secondo le fonti del Patriarcato maronita, la visita del Patriarca si concentrerà sui temi del dialogo, del rifiuto del terrorismo e dell'estremismo, e toccherà anche la condizione dei lavoratori libanesi residenti in Arabia Saudita, che secondo i dati del ministero degli Esteri libanese sarebbero circa 300mila, e che ora temono di essere espulsi dal Paese.
L'invito ufficiale a visitare l'Arabia Saudita era stato consegnato al Patriarca Rai da Walid Bukhari, incaricato d'affari dell'ambasciata saudita in Libano, mercoledì 1° novembre scorso (vedi Fides 3/11/2017). “La visita come tale” aveva dichiarato in merito all'Agenzia Fides il Vescovo Camillo Ballin MCCJ, Vicario apostolico per l'Arabia Settentrionale, “potrebbe essere l'inizio di un atteggiamento nuovo dell'Arabia Saudita verso le altre religioni”. In passato, tra i Patriarchi d'Oriente, solo il Patriarca greco ortodosso di Antiochia Elias IV visitò ufficialmente l'Arabia Saudita nel 1975. Il Patriarca maronita Rai è anche membro del Collegio cardinalizio, e in tale veste potrebbe diventare il primo Cardinale a visitare ufficialmente l'Arabia Saudita per incontrare le autorità del Paese. Nel frattempo, le dimissioni del Premier libanese hanno accentuato anche la valenza politica e geopolitica della visita patriarcale. (GV) (Agenzia Fides 13/11/2017).
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AMERICA/GUATEMALA - Hogar del niño minusvalido: una mano tesa verso i piccoli disabili
 
Quetzaltenango (Agenzia Fides) - L’Hogar del niño minusvalido (Casa del fanciullo portatore di handicap), inaugurato nel 1989 nella città di Quetzaltenango, ospita bambini non vedenti, sordi, con gravi forme di ritardo mentale e altre disabilità. “Attualmente sono 71 i piccoli che seguiamo” racconta a Fides padre Gian Luigi Lazzaro, missionario francescano, da 30 anni in Guatemala. “Non si tratta di un ospedale, ma di una vera e propria comunità dove, oltre a cibo, alloggio, cure e terapie di recupero, i piccoli ricevono anche tanto affetto, si sentono al sicuro e possono comportarsi con gioia spontanea”, continua il missionario.
“Sono sempre di più i bimbi che arrivano da diversi dipartimenti del Guatemala, anche in condizioni di grave denutrizione, vengono portati nella struttura dalle rispettive famiglie, spesso poverissime che non sono in grado di occuparsi di loro. Le malattie riscontrate in questi piccoli sono una più grave dell’altra. Alcuni ci vengono mandati dal Tribunale dei Minori perché abbandonati dai genitori”, dice padre Lazzaro.
“Non tutti riescono ad avere miglioramenti, dipende dal problema neurologico che hanno. Nell’Hogar ricevono, tra le altre, cure e attenzioni di ogni genere, dal linguaggio all’insegnamento di braille e abaco, terapia fisica, comunicazione alternativa, attività per favorire la loro autonomia. Alcuni possono frequentare la scuola per i bambini ‘normali’, sempre a seconda della loro situazione. Tutti i nostri piccoli, all’atto dell’ammissione, sono valutati dal neurologo e da altri specialisti in base al problema che presentano. Spesso vengono sottoposti a interventi medici e chirurgici. Per poter garantire una assistenza più completa a questi piccoli nel centro abbiamo circa una cinquantina di persone tra personale di cucina, pulizie, lavanderia, più sette suore francescane che seguono direttamente i bambini e la vita dell’ Hogar. Questa opera vive di carità”, continua padre Lazzaro. “Proveniendo da famiglie molto povere, nessun bambino paga niente. Non abbiamo alcun aiuto dal governo nè da istituzioni private guatemalteche o internazionali. Alcune scuole collaborano con noi con vari tipi di contributi. Le cose che ci servono costantemente sono pannolini monouso per adulti e bambini, vestiti, lenzuola, scarpe, giocattoli, materiale didattico, forniture scolastiche, disinfettanti per pavimenti, cloro, sapone in polvere, sapone, detersivi, mais, verdure, avena, altri cereali, etc.”.
Secondo i dati della ENDIS 2005, il primo Studio Nazionale sulla Disabilità, in Guatemala circa il 4% (3,74%) delle persone è affetto da una qualche forma di disabilità ed il 77% di queste ha più di 19 anni. Nonostante il Guatemala abbia ratificato la convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, queste hanno scarse opportunità di integrarsi e partecipare nella società guatemalteca. Secondo la ENDIS, il 52% delle famiglie con persone con disabilità sono povere, il 50,3% delle persone con disabilità è analfabeta, quelle inserite nel mondo del lavoro sono solo lo 0,4% del totale della popolazione guatemalteca. Ciò significa che la maggioranza delle persone con disabilità dipende da altre persone per il suo sostentamento e la maggior parte sono le donne. Sempre la ENDIS rivela che solo il 2% di persone con disabilità ha partecipato a programmi di formazione lavorativa. Un ulteriore fattore che dimostra le scarse possibilità di integrazione delle persone con disabilità è la difficoltà di accesso ai servizi di assistenza medica a causa dei costi degli stessi piuttosto che della non conoscenza dei servizi o proprio dell’inesistenza degli stessi. Per quanto riguarda l’assistenza specializzata che comprende tra gli altri servizi di diagnostica, trattamento, riabilitazione, consultazione mediche e integrali, questa arriva solamente al 25% delle persone con disabilità. Ciò rende evidente che i ¾ del totale di questa popolazione non ha accesso a questo tipo di servizio e non c’è differenza tra uomini e donne. Il 52% ricevono assistenza da servizi sanitari del settore pubblico (ospedali o Instituto Guatemalteco de Seguridad Social), il 25% da un medico privato, il 25% da realtà benefiche private.
La città di di Quetzaltenango fa parte dell’arcidiocesi di Los Altos Quetzaltenango-Totonicapán che su una popolazione di 1.401.273 abitanti conta 1.121.000 cattolici e 9.543 battezzati.
(GLL/AP) (13/11/2017 Agenzia Fides)
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AMERICA/ECUADOR - Per costruire il “volto amazzonico” della Chiesa cattolica
 
Quito (Ecuador) - La chiamata a dar vita ad una "Chiesa con un volto amazzonico" è una grande sfida che si apre dopo l'invito di Papa Francesco a "esplorare percorsi, espressioni e processi che aiutino a costruire e a strutturare un modello di Chiesa pienamente cattolica e pienamente amazzonica”: lo afferma Mauricio López, laico ignaziano, Segretario esecutivo della Red Eclesial Panamazónica (REPAM) e di Caritas Ecuador, in una intervista diffusa da “Iglesia viva”, giunta a Fides. Per la costruzione di questa Chiesa dal volto amazzonico, López ritiene necessario che “i membri della società amazzonica possano essere formati secondo la propria realtà, l'identità culturale, le loro pratiche…che possano inserire, ad esempio, all'interno delle liturgie segni coerenti e vicini alla loro realtà".
Il 15 ottobre, all’Angelus, Papa Francesco ha annunciato la convocazione di un’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la regione Panamazzonica, che avrà luogo a Roma nel mese di ottobre 2019, per “individuare nuove strade per l’evangelizzazione di quella porzione del Popolo di Dio, specialmente degli indigeni, spesso dimenticati e senza la prospettiva di un avvenire sereno, anche a causa della crisi della foresta Amazzonica, polmone di capitale importanza per il nostro pianeta”.
López ricorda che “già il Concilio Vaticano II ci ha chiesto di cercare i semi del Vangelo presenti in tutte queste culture precedenti all'arrivo del cristianesimo. Lì c'è il seme della Parola”. Per esempio nel Chiapas, in Messico, viene rispettato l’insieme degli usi e dei costumi della comunità, e i diaconi permanenti ricevono la formazione in coppia, l'uomo infatti riceve il ministero e la moglie accompagna l'esercizio del ministero del marito. E’ stata inoltre tradotta la Bibbia nella lingua tzeltal e tzotzil (vedi Fides 16/1/2015; 8/10/2015;14/10/2015), non in modo letterale, ma con gli adattamenti alla cultura locale, il testo è stato approvato e consegnato al Santo Padre.
Come ha evidenziato lo stesso Papa Francesco, l’Amazzonia ha una importanza capitale per l’intero pianeta, e López sottolinea che “uno ogni cinque bicchieri d'acqua bevuti da chiunque sul pianeta, si deve all'Amazzonia, il 20% dell'acqua non congelata destinata al consumo umano è prodotto in Amazzonia, il 25% dell'ossigeno viene prodotto in questo polmone verde, uno o due dei cinque respiri che facciamo lo dobbiamo all'Amazzonia”.
Le nostre decisioni sui consumi stanno producendo la devastazione delle foreste - prosegue -, si cancellano i territori ancestrali indigeni per il desiderio dell’estrazione mineraria, si impone la monocultura per soddisfare le esigenze del consumo mondiale. Se non modifichiamo il modello di sviluppo, l'Amazzonia finirà per diventare uno spazio semi-desertico e l'impatto sul pianeta sarà terribile.
“Rispondere a una crisi sociale e ambientale, la questione della cura del creato o dell'Amazzonia, o di qualsiasi spazio vitale, hanno a che fare con le generazioni future" ribadisce Mauricio Lopez, e indipendentemente dall'ideologia politica e dal credo religioso, ognuno ha la responsabilità delle generazioni successive. Infine il Segretario esecutivo della REPAM invita ad approfondire l'Enciclica “Laudato Si”, a cercare di influire sulle politiche pubbliche, a difendere e proteggere gli spazi naturali, le terre indigene e ad essere consapevoli che "ciò che non facciamo ora, avrà un impatto su coloro che vengono dopo di noi". (SL) (Agenzia Fides 13/11/2017)
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AMERICA/PANAMA - Più spazio e diritti alle donne nella società
 
Panama (Agenzia Fides) - Condividere esperienze di lavoro, incoraggiare l'incidenza delle donne in diversi settori della società, promuovere la presenza e i diritti delle donne a livello politico, economico, sociale: questo l'obiettivo dell'incontro tenutosi nei giorni scorsi nella città di Panama tra donne rappresentanti di quattro aree pastorali dell'America Latina e dei Caraibi (Bolivariana, Cono Sud, Camex e Caraibi), impegnate nel sociale. Alla riunione, titolata “Donne, sicurezza alimentare, sradicamento della povertà e incidenza”, si è rilevato che, negli ultimi tempi, i paesi dell'America Latina e dei Caraibi hanno preso importanti impegni nei confronti dei diritti delle donne. Tutti hanno ratificato la Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne e 14 di loro hanno anche ratificato il protocollo facoltativo.
Ma nonostante ciò, secondo l'ultimo rapporto delle Nazioni Unite su “Progresso delle donne in America Latina e nei Caraibi 2017”, consultato dall'Agenzia Fides, esiste ancora una disuguaglianza strutturale, ad esempio nei salari o nel lavoro non retribuito.
La disoccupazione tra le donne nella regione è del 50% superiore rispetto al tasso degli uomini e le disparità salariali sono di circa il 20%. Inoltre, il 90% delle donne a basso reddito partecipa al lavoro in condizioni di informalità e instabilità. Secondo il rapporto, discriminazione, molestie sessuali e violenze, continuano ad essere un flagello per le donne. La violenza contro le donne - denuncia l'Onu - è l'abuso più diffuso dei diritti umani e “il femminicidio è la sua espressione estrema”. Purtroppo, l'America Latina è la regione in cui ci sono più omicidi di questo tipo: 14 dei 25 paesi al mondo con tassi più alti di femminicidio si trovano in questo continente.
Con l'intenzione di affrontare tutti questi problemi che interessano le donne, il Segretariato Latinoamericano e dei Caraibi della Caritas (SELACC), insieme con il Dipartimento di Giustizia e Solidarietà (DEJUSOL) hanno esaminato la condizione delle donne e come queste ultime possono partecipare nelle questioni rilevanti nella regione (migrazione, sicurezza alimentare, violenza, salute e incidenza politica) allo scopo di trovare soluzioni e condividere esperienze. Inoltre uno spazio è stato dedicato a discutere gli obiettivi di sviluppo sostenibile, indicandoli come un'opportunità per iniziare a sradicare questi mali dalla società. Come riferisce all'Agenzia Fides la Caritas dell'America Latina, le partecipanti si sono impegnate a fare diventare realtà i diritti che accompagnano ciascuno degli Obiettivi, basandosi sull'etica nel servizio pubblico e sulla gestione dei beni globali”. Intervenendo all’incontro “Donne, sicurezza alimentare, sradicamento della povertà e incidenza” il Card. José Luis Lacunza, Vescovo di David, e Mons. José Domingo Ulloa, Arcivescovo di Panama, hanno espresso l’auspicio che la prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che si terrà a Panama nel 2019, possa includere una speciale attenzione alle donne. (L.G) (Agenzia Fides 13/11/2017)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...