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lunedì 28 dicembre 2020

Agenzia Fides 28 dicembre 2020

 

AFRICA/SUD SUDAN - Appelli del Papa e di altri leader religiosi: “Attuate gli accordi di pace e date un governo funzionante al Sud Sudan”
 
Juba (Agenzia Fides) – “A nome della diocesi cattolica di Tombura-Yambio, vorrei rivolgere un appello speciale alle nostre istituzioni: abbiamo trascorso un anno intero senza un governo completo, questo ha causato al Paese molte sofferenze: sfiducia, estrema povertà e sofferenza e ha accresciuto le violenze”, ha detto Sua Ecc. Mons. Barani Eduardo Hiiboro Kussala, Vescovo di Tombura-Yambio, nel suo messaggio di Natale. Le forze politiche in Sud Sudan devono ancora attuare pienamente l’accordo di pace del settembre 2018.
Secondo David Shearer, capo della Missione delle Nazioni Unite in Sud Sudan (UNMISS), “il Sud Sudan ha cinque vicepresidenti che dirigono gruppi di ministeri che stanno lavorando bene”. "Altrove, tuttavia, i progressi sono stati dolorosamente lenti" ha riferito. "Le riunioni di gabinetto si verificano in modo irregolare e i sud sudanesi vogliono vedere il presidente e i vicepresidenti riunirsi e lavorare insieme”.
“Per favore, chiedo, esorto e supplico di non ritardare ulteriormente il processo di completamento della struttura dell’esecutivo in modo che noi, popolo del Sud Sudan, possiamo sentirci orgogliosi del nostro governo e lo Stato possa erogare i servizi essenziali alla popolazione” continua il Vescovo di Tombura-Yambio. Mons. Hiiboro, che chiede inoltre alla “comunità internazionale di sostenere il processo di attuazione dell’accordo di pace. Per favore, non stancatevi di sostenere i bisognosi, gli operatori umanitari e anche il lavoro di sviluppo perché così facendo, in un modo o nell'altro, impedirete qualsiasi escalation di violenza e criminalità”.
Anche Papa Francesco, insieme all'Arcivescovo di Canterbury Justin Welby e al moderatore della Chiesa di Scozia Martin Fair, ha lanciato un messaggio al Presidente Salva Kiir e al vicepresidente Riek Machar ricordando loro gli impegni presi in Vaticano nell'aprile 2019 per attuare l'accordo di pace rivitalizzato e lavorare insieme per la pace in Sud Sudan. Inoltre hanno ribadito il loro impegno a fare una visita congiunta in Sud Sudan.
"Rimaniamo devotamente consapevoli degli impegni presi da voi in Vaticano nell'aprile 2019 per l’attuazione dell'Accordo di pace, e nostro per visitare il Sud Sudan a tempo debito, quando le cose tornano alla normalità” afferma il comunicato congiunto.
"Quando verremo in visita, desideriamo ardentemente vedere una nazione cambiata, governata da leader che, nelle parole del Santo Padre l'anno scorso, 'si tengono per mano, uniti ... come semplici cittadini' per 'diventare Padri (e Madri) della Nazione”. (L.M.) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Oltre 2.500 pacchi alimentari per le famiglie più povere distribuite da una parrocchia ivoriana
 
Abidjan (Agenzia Fides) - "È Natale e gli uomini hanno fame, è Natale e molte famiglie rifuggono dagli occhi dei loro figli affamati, è Natale e le decorazioni delle finestre fanno paura ai meno fortunati, è Natale e si ride senza fissare lo sguardo di chi ci circonda che non può festeggiare. Fratelli, sorelle, non vorremmo mostrarci qui in tali pensieri, il nostro Natale deve essere un Natale per gli altri” ha detto p. Hyppolite Agnigori, parroco di San Giovanni di Cocody alla vigilia della solennità della Natività del Signore, il 24 dicembre, durante la consegna dei pacchi di cibo alle famiglie povere del comune di Cocody.
Più di 2.500 famiglie che vivono in situazioni di estrema precarietà hanno ricevuto pacchi alimentari comprendenti riso, olio, pasta, carne… per offrire un pasto ai propri figli a Natale. Un'iniziativa della comunità parrocchiale di Saint Jean de Cocody nell'arcidiocesi di Abidjan sostenuta dal sindaco, Jean Marc Yacé e da persone di buona volontà per offrire a queste famiglie la gioia della nascita del figlio di Dio.
“Il comune di Cocody può avere sofferto quest'anno, con la pandemia di Covid e le manifestazioni della crisi post-elettorale, ma ciò nonostante il poco che possiamo dare alla popolazione è un gesto di solidarietà; non c’è un calcolo politico, no, dobbiamo venire in aiuto di questi fratelli e sorelle affinché tutti possano avere cibo per queste celebrazioni” ha augurato il sindaco di Cocody.
La distribuzione è avvenuta senza alcuna distinzione di razze e religioni. "Sono musulmana e nonostante questo i cattolici mi hanno offerto un pacco dono alimentare, questo vuol dire che preghiamo lo stesso Signore" ci ha confidato una signora mentre ritirava il suo kit alimentare. (S.S.) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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ASIA/PAKISTAN - I Vescovi ai fedeli, nella seconda ondata di Covid-19: "Non abbiate paura"
 
Islamabad (Agenzia Fides) - “Non abbiate paura: questo messaggio, dato dall'angelo Gabriele ai pastori, ci dà una buona notizia, cioè che Dio ama il suo popolo soprattutto quanti sono nella sofferenza, nella paura, sono impotenti o emarginati": è questo il messaggio che caratterizza il Natale 2020 in Pakistan, attraversato dalla seconda ondata della pandemia di Covid-19, come ha riferito all'Agenzia Fides l'Arcivescovo Joseph Arshad, alla guida della diocesi di Islamabad-Rawalpindi e Presidente della Conferenza episcopale cattolica del Pakistan.
"A causa della pandemia di Covid-19 - scrive l'Arcivescovo in un messaggio rivolto ai fedeli e pervenuto a Fides - vediamo che le persone nel nostro ambiente stanno vivendo una vita piena di paure, difficoltà e sfide. Il coronavirus non ha solo colpito la salute delle persone, ma ha anche colpito in pieno la loro vita a causa della crisi economica e finanziaria. Le persone hanno perso il lavoro, o lavorano con salari bassi, c'è disperazione, ci si sente impotenti, i prezzi del cibo. degli oggetti e di altri beni di prima necessità salgono, e molti hanno perso i propri cari”. Di fronte a questa sofferenza, "guardiamo al presepe di Gesù Cristo come un simbolo di speranza. Siate messaggeri di speranza, pace e felicità per gli altri fedeli, specialmente i poveri e i bisognosi. Possiamo essere fonte di gioia e felicità per gli altri" ha scritto mons. Arshad.
Il Pakistan sta attraversando la seconda ondata di Covid-19 e fino a ieri, 27 dicembre, ha registrato 471mila casi di contagio, con circa 9.800 morti. In tale situazione, le celebrazioni natalizie si sono comunque svolte nelle chiese, con il rigoroso rispetto delle misure anti-Covid, come il distanziamento, l'igienizzazione e l'uso di mascherine facciali. Come appreso da Fides, le chiese - data la capienza limitata di fedeli - hanno moltiplicato le celebrazioni eucaristiche nel giorno di Natale, consentendo così a un più ampio numero di fedeli di poter essere presenti e celebrare la Nascita del Redentore.
Il Vescovo di Faisalabad, Indrias Rehmat, nel suo messaggio di Natale ha detto: "Concentriamoci sul messaggio dell'angelo: Non abbiate paura. Questa era la buona notizia data 2000 anni fa. Oggi in Pakistan le scuole e le università sono chiuse, i ristoranti e il parco giochi sono vuoti, gli orari per uffici e attività sono limitati. Non possiamo visitare i nostri parenti, abbiamo paura di andare ai matrimoni e ai funerali, andiamo in chiesa con la paura di contrarre il coronavirus. In questo Natale, manteniamo la nostra fede nel Signore, viviamo con speranza in Cristo e preghiamo che il Bambino Gesù, redentore del mondo, guarisca completamente il mondo ferito".
Mons. Samson Shukardin OFM, Vescovo di Hyderabad, parlando a Fides, rileva: “Crediamo fermamente che questo Natale ci porterà una nuova speranza. In mezzo alla pandemia Covid-19, milioni di persone stanno ancora soffrendo e sono disperate dopo aver perso il lavoro, il normale stile di vita e soprattutto i loro cari. Siamo uniti nelle preghiera come un'unica famiglia universale: che questo Natale e il nuovo anno ci riempiano dell'amore di Dio e scaccino le paure della pandemia".
L'Arcivescovo Evarist Pinto, Arcivescovo emerito di Karachi, nel suo messaggio di Natale ha detto: "Viviamo un tempo segnato dalla solitudine, durante questo periodo di pandemia. Ma crediamo che Dio non abbandona mai il suo popolo ed è con noi. Restiamo in contatto gli uni con gli altri attraverso la nostra fede e le nostre preghiere e diffondiamo il messaggio di pace e speranza del Natale".
(AG-PA) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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ASIA/INDONESIA - Il presidente Widodo ricorda il messaggio-chiave del Natale: la speranza
 
Giacarta (Agenzia Fides) - Per la comunità cattolica in Indonesia è stato un Natale che, a causa della pandemia, è stato celebrato sia in maniera virtuale - grazie alle nuove tecnologie - sia in gesti concreti di vicinanza e condivisione con i più poveri, compiuti dai cristiani ma anche da leader della comunità civile.
Come appreso dall'Agenzia Fides, alla celebrazione del Natale ha preso parte il presidente indonesiano Joko Widodo, ricordando il messaggio-chiave del Natale durante la pandemia globale: la speranza. “Durante questo periodo difficile a causa della pandemia, in genere può mancare la speranza. Nel periodo natalizio, vedremo dappertutto piccole candele che rappresentano che c'è sempre speranza: la presenza di Dio, l'Emmanuele, che sarà sempre con noi" ha detto, invitando tutti i cittadini indonesiani a coltivare la speranza.
"La presenza di Dio che si prende cura di noi, la sua misericordia ci consentiranno di gettare via le nostre preoccupazioni per affrontare il nostro momento difficile" ha detto il presidente nel suo messaggio in occasione del Natale.
Parlando dalla Cattedrale di Jakarta, dove ha celebrato la messa di Natale trasmessa online e seguita da migliaia di fedeli, il Cardinale Ignazio Suharyo, Arcivescovo di Jakarta e presidente della Conferenza episcopale cattolica dell'Indonesia, ha rimarcato: “La pandemia ha colpito fortemente la nostra vita quotidiana. La nostra vita è stata ampiamente influenzata anche da discorsi di odio e fake news, legate al Covid-19. Tutti questi atteggiamenti illeciti hanno mostrato chiaramente quanti hanno una fede superficiale o esercitano il loro credo religioso in modo non serio".
Il Cardinale ha criticato "lo scarso rispetto della nostra nobile etica nazionale" e ha esortato: "Durante questo periodo difficile, siamo chiamati a cercare ispirazione nella forza della fede", ricordando il tema nazionale dell'anno pastorale: "E lo chiameranno Emmanuele - Dio è con noi".
L'evento del Natale in Indonesia è segnato anche dalla distribuzione di 10mila pacchi di generi alimentari di base agli orfanotrofi cristiani, alle case per anziani e ai centri di assistenza per disabili. La donazione pubblica di questi alimenti è stata simbolicamente avviata dal Ministro indonesiano per l'Informazione e la Comunicazione, Johnny G. Plate, che ha visitato l'orfanotrofio St. Vincentius nel centro di Jakarta.
Plate ha anche donato molti dispositivi utili per la didattica a distanza all'Associazione Radioamatori Indonesiani (Orari), che si occuperà di avviare uno specifico programma di apprendimento a distanza in alcuni luoghi remoti nella provincia di Papua. Il ministro ha reso noto che il governo istituirà oltre 3.100 antenne di ricezione e trasmissione in tutte le aree remote di Papua entro l'anno 2021-2022, in modo che "83 mila villaggi in tutto il territorio della Papua avranno pieno accesso al segnali 4G", a beneficio degli studenti delle scuole, ha spiegato il Ministro.
(MH-PA) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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ASIA/INDONESIA - Seminarista cattolico ucciso nella provincia indonesiana di Papua
 
Jayapura (Agenzia Fides) - Il Natale 2020 è stato funestato da un grave episodio per i cattolici in Papua: la sera del 24 dicembre 2020, il corpo senza vita di Zhage Sil, seminarista cattolico, è stato trovato in un fossato a Jayapura, città della Papua indonesiana. Secondo la polizia locale, sono tuttora ignoti gli autori del delitto.
La notizia della morte di Sil ha sconvolto i cattolici della Papua e di tutta l'Indonesia, che auspicano sia fatta luce sul tragico episodio. Beka Ulung Hapsara, Commissario nazionale per i diritti umani in Indonesia ha chiesto che "la polizia indaghi rapidamente e trovi gli autori dell'omicidio. Urge applicare la legge in modo equo e trasparente".
Alla comunità di Sorong-Manokwari, diocesi cui Sil apparteneva, sono giunti numerosi messaggi di condoglianze di leader religiosi e laici che condannano fermamente l'atroce atto. “Sono scioccato dalla sua morte improvvisa e tragica. Sarebbe divenuto diacono l'anno prossimo e sacerdote diocesano subito dopo”, ha detto p. Johan, parroco nella diocesi di Jayapura, Papua. P. Johan, che conosceva personalmente Sil, ha aggiunto: “Era una persona coraggiosa che si interessava dei bisogni delle persone, e non aveva paura di alzare la voce, soprattutto quando si trattava di giustizia. Speriamo di ricevere presto notizie chiare sulla sua morte".
Sil era tra i giovani spesso impegnati a chiedere giustizia per la provincia di Papua, stigmatizzando "il razzismo contro il popolo papuano". La notizia dell'omicidio è diventata virale sui social media e ha attirato nuovamente l'attenzione sulla travagliata situazione della Papua indonesiana, dove nell'ottobre 2020 è stato ucciso anche il laico cattolico Rufinus Tigau, catechista del distretto di Intan Jaya, freddato senza ragione dalle forze di sicurezza nazionali (vedi Fides 11/11/2020).
All'inizio di dicembre, un forte appello al dialogo e alla riconciliazione per risolvere il conflitto nella regione indonesiana di Papua, è stato lanciato da 147 preti cattolici indonesiani, operanti in Papua (vedi Fides 12/12/2020) . L’appello stigmatizzava i ripetuti episodi di violenza e le continue violazioni dei diritti umani perpetrate dalle forze di sicurezza indonesiane, che hanno ucciso e ferito civili e anche operatori pastorali delle Chiese cattoliche e protestanti in questa zona del paese, a forte presenza cristiana.
In Papua, si registrano da anni incomprensioni e dissidi tra la popolazione locale e il governo centrale di Giacarta: ai fermenti separatisti il governo centrale ha risposto con una capillare presenza militare che ha aumentato la tensione.
La diocesi di Manokwari-Sorong si trova nella provincia di Papua occidentale. Copre un'area di 111mila chilometri quadrati, con una popolazione totale di 761mila abitanti, tra i quali circa 79mila cattolici.
(ES-PA) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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ASIA/IRAQ - Il Patriarca caldeo Sako: non appare saggio il progetto di creare una “provincia cristiana” nella Piana di Ninive
 
Baghdad (Agenzia Fides) – La soluzione dei problemi affrontati dai cristiani in Iraq non passa attraverso la creazione di una “enclave cristiana” con base nella Piana di Ninive, che finirebbe per diventare “il capro espiatorio” nelle lotte tra le diverse fazioni settarie. Lo ha ribadito il Cardinale Louis Raphael Sako, Patriarca di Babilonia dei caldei, in un’ampia intervista rilasciata a Rudaw TV, emittente del gruppo editoriale con base nel Kurdistan iracheno. I cristiani – ha spiegato il Patriarca – rappresentano nella società irachena una componente “senza milizie”, senza apparati tribali di protezione, e in questo tempo in cui il Paese è continuamente lacerato da tensioni e conflitti “non è saggio chiedere per noi l’autonomia in seno a una provincia. In quel modo diventeremmo il capro espiatorio tra i contendenti. Adesso è meglio per noi vivere insieme ai nostri vicini. Chiediamo a tutti di rispettare i nostri diritti, di non provare a modificare gli equilibri nelle regioni in cui viviamo. Ma se proviamo a chiedere una provincia o un’area con statuto speciale per i cristiani, finiremo per pagare un prezzo più alto”.
Il Patriarca caldeo Sako ha più volte espresso le sue riserve davanti alle ipotesi di istituire nella Piana di Ninive un'area “protetta” per i cristiani (vedi Fides 30/8/2020).
La Provincia di Ninive, storicamente disseminata di cittadine e villaggi a maggioranza cristiana, è da lungo tempo al centro di progetti ideali volti creare un'area indipendente dal punto di vista politico- amministrativo, progetti fortemente caldeggiati da gruppi organizzati in alcune comunità della diaspora caldea e assira. Tale prospettiva era stata in qualche modo rilanciata anche alla Convention nazionale promossa a Washington nel settembre 2016 dalla organizzazione no profit Usa In Defense of Christians (IDC).
Nella recente, ampia intervista rilasciata al gruppo editoriale Rudaw, il Patriarca caldeo ha ribadito che gran parte dei cristiani fuggiti dalla Piana di Ninive nel 2014 davanti all’avanzare delle milizie dello Stato Islamico (Daesh) non sta facendo ritorno alle proprie terre d’origine perché “hanno perso la fiducia nei propri vicini”, i quali in molte situazioni locali si sono impossessati dei loro beni e delle loro case. “Non è stato solo Daesh a bruciare tutte le case. Ci sono state anche altre mani che hanno acceso il fuoco, e nell’area ci sono milizie di diversa matrice che impongono pedaggi, incutono timore e minacciano le proprietà delle persone, in un modo o nell’altro”.
Il Cardinale iracheno ha anche fatto riferimento ai processi che proprio nella Piana di Ninive, tradizionale area di insediamento delle comunità cristiane autoctone, stanno alterando i precedenti equilibri demografici, alimentando paure e incertezza tra la popolazione. Il Patriarca caldeo ha ribadito che la condizione di violenza e conflittualità permanente in cui l’Iraq versa dal 2003 – anno delle campagne militari a guida USA che posero fine al regime di Saddam Hussein – potrà essere superata solo quando si archivieranno i sistemi di gestione e spartizione del potere su base settaria etnico-religiosa, per fare posto a uno “Stato civile moderno” basato sul principio di cittadinanza, in grado di garantire uguaglianza di diritti e doveri per tutti i cittadini, a prescindere dalla loro appartenenza etnica o religiosa.
Nell’intervista, il Patriarca si è anche soffermato sull’annunciato viaggio di Papa Francesco in Iraq, in programma dal 5 all’8 marzo 2021. “Il Papa è una persona di pace, e non penso che ci saranno attacchi contro di lui. Il governo sta lavorando alla protezione del viaggio”, ha assicurato il Cardinale Sako, che si è anche soffermato su alcuni dettagli del programma, confermando il momento di condivisione spirituale con letture dalla Bibbia e dal Corano che vedrà ebrei, cristiani e musulmani riuniti insieme nel nome di Abramo, padre di tutti i credenti, per l'invio di messaggi di pace “in Libano, in Yemen, in Iran e in Libia”. Oltre alle annunciate tappe della visita papale a Erbil Mosul e Qaraqosh, il Patriarca caldeo ha espresso la speranza che il Papa possa recarsi anche a Najaf, città santa dell’islam sciita, dove risiede l’Ayatollah Ali al Sistani. (GV) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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AMERICA/BOLIVIA - Mons. Gualberti: durante la pandemia molti hanno trovato nella famiglia “conforto, aiuto e incoraggiamento per non perdere la speranza"
 
Santa Cruz (Agenzia Fides) – Nella celebrazione della festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, l'Arcivescovo di Santa Cruz, Mons. Sergio Gualberti, ha riflettuto sull'importanza di questa cellula fondamentale della società e della Chiesa, soprattutto in questa epoca contrassegnata dalla diffusione del Covid-19. “Penso di non sbagliare quando dico che molte persone, di fronte a questa pandemia, hanno toccato l'importanza e il valore di avere l'aiuto della famiglia. In essa hanno trovato conforto, aiuto e incoraggiamento per non perdere la speranza e hanno avuto la forza di alzarsi e andare avanti. Per molte persone contagiate, la famiglia è stata l'unico ospedale e l'unico luogo di riposo e guarigione”.
L'Arcivescovo ha affermato che “per tanti fratelli che hanno perso una persona cara, e per altri che hanno vissuto in prima persona la malattia, questa dolorosa esperienza ha cambiato la loro vita, ha insegnato a valorizzare i piccoli gesti quotidiani in famiglia e a stabilire nuove relazioni di rispetto, attenzione e affetto”.
Mons. Gualberti ha ricordato che il Creatore vuole che ogni essere umano venga a questo mondo in seno a una famiglia, costruita sulle fondamenta dell'amore reciproco tra un uomo e una donna. Ogni famiglia cristiana, ha sottolineato, è chiamata ad essere una piccola comunità di fede, la Chiesa domestica, dove i genitori sono i primi educatori dei propri figli a livello umano e cristiano. "È un compito impegnativo, quindi è importante che non siano soli, e che siano guidati e accompagnati dalla famiglia più numerosa, dalla comunità ecclesiale".
L'istituzione della famiglia è una grande risorsa per le persone, per la società e per l'umanità nel suo insieme, una ricchezza che deve essere salvaguardata da tutta la società, perché la famiglia è la sua prima e vitale cellula, come afferma la Dichiarazione Universale dai diritti umani. In una famiglia stabile e ben costituita, i suoi membri sperimentano gli elementi essenziali per il loro sviluppo integrale e imparano a stabilire relazioni armoniose e pacifiche. In essa si impara a praticare la giustizia e il rispetto per gli altri, a riconoscere il ruolo di autorità responsabile dei genitori, a praticare un servizio affettuoso verso i più deboli, i piccoli, gli anziani o gli ammalati, a aiutarsi a vicenda nelle necessità della vita ed essere disponibili ad accogliere l'altro e, se necessario, a perdonarlo.
"Per questo la società non può fare a meno dei servizi forniti dalla famiglia legalmente costituita. Nessuno, nemmeno lo Stato, può togliergli questo potere perché violerebbe gravemente la libertà e i diritti originari e innati. La debolezza della famiglia è la debolezza di una società. A questo proposito, dovremmo chiederci sinceramente se molti problemi che viviamo nel nostro Paese, come la mancanza di valori etici e morali, la crescente violenza, la corruzione, il traffico di droga e la debolezza della democrazia, non dipendono principalmente della fragilità e disgregazione di tante nostre famiglie".
Di fronte a questa situazione, ha affermato che le autorità hanno l'obbligo di dare priorità alla politica familiare con misure concrete che rispondano ai bisogni reali della famiglia: alloggio, lavoro, istruzione e assistenza sanitaria per tutti, tra gli altri. Le istituzioni civili, sociali, religiose ed educative e i mezzi di comunicazione sociale sono chiamati a collaborare in questo compito. Abbiamo tutti la responsabilità di difendere la famiglia, i suoi desideri e diritti, affinché adempia al suo ruolo insostituibile per la vita e il benessere delle persone e della società.
"In questa festa – ha concluso l’Arcivescovo -, la testimonianza della Santa Famiglia ci esorta a rafforzare la famiglia come anello fondamentale dell'unica grande famiglia umana, dove tutti noi, camminando insieme come fratelli e sorelle, raggiungiamo la piena realizzazione a livello personale, comunitario e sociale in un clima di fraternità e di pace duratura".
(CE) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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AMERICA/ECUADOR - Fratellanza e solidarietà nel racconto di un missionario prossimo al rientro dalla missione
 
Duràn (Agenzia Fides) - “Ho trascorso nove Natali sull’Equatore, tutti strani e diversi ma intriganti per i nuovi cammini che si sono aperti nella vita della missione e personale”, scrive all’Agenzia Fides don Saverio Turato, sacerdote fidei donum della diocesi di Padova a Duràn, provincia del Guayas.
Il sacerdote, che a gennaio rientrerà definitivamente in Italia dalla missione di Duràn, ha ricordato quando nove anni fa rivolse i primi auguri natalizi dall’Ecuador intitolando la lettera ‘Che strano questo Natale’. “Erano i miei primi giorni dall’altra parte del pianeta, lontano dalle ghiacciate notturne – racconta don Saverio -. Il Natale di quest’anno è molto più strano (o diverso) e non solo per me ma per tutti. Le dita non basterebbero per contare le tante privazioni a cui ci obbliga la pandemia: senza le persone che hai amato nella vita, senza salute, senza lavoro, senza libertà di spostamento, senza amici, senza riti, senza la Messa di mezzanotte, senza abbracci… Siamo ridotti come la vite d’inverno, che spogliata della sua vegetazione, mostra solo quattro vecchi tralci ingarbugliati o forse la carcassa del grappolo dimenticato dalla vendemmia. Tutti ci sentiamo un po’ spogliati, chi più, chi meno.”
Il missionario ha ricordato le parole che Papa Francesco ha rivolto ai suoi collaboratori per il tradizionale scambio degli auguri il 21 dicembre 2020: ‘Chi non guarda la crisi alla luce del Vangelo si limita a fare l’autopsia di un cadavere’. Molto eloquente questa immagine perché in essa vedo la chiave per tentare di guardare il tempo presente con uno sguardo diverso, non preoccupandoci dei ‘senza’ ma costruendo nuovi inizi e percorsi a partire dalla preposizione semplice ‘con’... Anche la nascita di Gesù è avvenuta senza sicurezze e riti, eppure nella sua totale fragilità ci regala quanto di più è importante e ci consola: la sua prossimità all’umanità. Gesù è chiamato anche l’Emmanuele ovvero il Dio-con-noi che nella sorprendente e fragile manifestazione della tenera pelle decide di farsi uno di noi. Estremamente solidale.”
“Provo una profonda commozione contemplare i gesti di solidarietà dei miei parrocchiani verso i fratelli più bisognosi. Già durante il lockdown avevamo visto nobili gesti di carità, ma mai come in questi giorni ho visto tante borse della spesa e viveri passare per le porte della chiesa: riso, latte, olio, sale, panettoni, cacao, lenticchie…un’impensabile generosità che ha strappato le lacrime ad alcuni volontari della Caritas. Ho l’impressione che la tempesta che stiamo affrontando abbia dirottato le scelte di molti verso nuovi orizzonti come la fratellanza e la solidarietà. Ed è proprio questo il Natale che vi voglio raccontare. Non quello piagnucoloso dei senza ma quello evangelico dei con.
Con la fine di gennaio termina la cooperazione della diocesi di Padova con quella di san Jacinto ma si concludono soprattutto i 63 anni di presenza dei missionari/e fidei donum di Padova in questo Paese. Quindi il prossimo Natale sarà di nuovo strano, almeno per me!” conclude don Saverio.
(ST/AP) (28/12/2020 Agenzia Fides)
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AMERICA/PARAGUAY - Anno dell’Eucaristia: rispondere alla “fame e sete” di vita decente, di integrazione, di inculturazione, di formazione, di partecipazione
 
Asuncion (Agenzia Fides) - I Vescovi del Paraguay hanno annunciato con una lettera pastorale pubblicata il 23 dicembre, l’Anno dell’Eucaristia: “Il brano evangelico di Emmaus (Lc 24,13-35) accompagna il cammino della nostra Chiesa in un nuovo triennio che abbiamo iniziato con l'Anno della Parola e proseguiamo con l'Anno dell’Eucaristia”. Il motto di questo anno, "lo riconobbero allo spezzare del pane", deve essere meditato nella stessa esperienza dell’anno precedente, "i nostri cuori ardevano quando ci spiegava le Scritture”. “La strada di Emmaus è un'icona della celebrazione eucaristica, in cui il Risorto diventa compagno del nostro cammino, ci spiega le Scritture e rinnova la frazione del Pane… Vogliamo vivere quest'anno nella fede e nell’approfondimento della conoscenza, nella celebrazione, nel culto e nell'esperienza della presenza viva e reale del Signore, che ci dona il sacramento dell'Eucaristia”. I Vescovi rilevano: si potrebbe pensare che oggi “non ci siano le migliori condizioni per celebrare un anno con un tema così centrale, ma non è così. La celebrazione eucaristica accompagna tutti i momenti della nostra vita, quelli buoni e quelli cattivi, e ci dona la grazia di approfondire il mistero di Cristo e della Chiesa”.
La lettera pastorale propone quindi alcuni temi di riflessione: il mistero di Gesù Cristo, il mistero del “Corpo di Cristo”, il mistero della comunità, il mistero dei ministri, il mistero dell’amore, il mistero della creazione. Indicando poi nella seconda parte alcune “piste pastorali”, i Vescovi scrivono: “Celebrare, adorare e contemplare il grande mistero dell'Eucaristia è l'impegno da non dimenticare, fare della Santa Messa il centro della vita cristiana, che ogni comunità celebri decorosamente, ricercando la bellezza della celebrazione nel suo significato, nelle sue forme semplici, nella sua ricca tradizione. La partecipazione armoniosa di tutti fa risplendere il mistero e mette in luce il senso sacro di tutti i momenti dell'Eucaristia”. I Vescovi si augurano che nonostante le misure sanitarie in atto, si ricordi e si viva il giorno del Signore, “e le nostre assemblee, anche se il loro numero è ridotto, mettano in risalto e facciano brillare la celebrazione”.
Vengono quindi segnalati alcuni obiettivi dell’animazione pastorale durante l'Anno dell'Eucaristia, che “corrispondono alla ‘fame e sete’ che sentiamo in mezzo alla nostra gente”. Proseguono: “C'è fame e sete di una vita decente. Molte famiglie devono dedicare gran parte del loro tempo e delle energie a guadagnarsi una alimentazione povera e insufficiente. La nostra Chiesa deve approfondire il suo impegno per sradicare la povertà”. C'è anche fame e sete di integrazione: “La nostra società divisa aspira a una riunione e ad una grande riconciliazione, fondata sulla misericordia e sulla verità. La celebrazione dell'Anno dell'Eucaristia deve abbracciare tutti i gruppi sociali e integrare tutte le dimensioni della vita cristiana”. C'è fame e sete di inculturazione: “Dobbiamo fare uno sforzo affinché la celebrazione eucaristica, senza perdere significato e tradizione, parli oggi al nostro popolo, nella sua lingua, nella sua realtà, nella sua cultura. Qui si evidenzia e si valorizza l'intenso lavoro per l'elaborazione del messale e dei lezionari in guaraní. Dobbiamo continuare a lavorare in questo senso.”
Gli altri obiettivi pastorali che i Vescovi presentano per questo Anno riguardano “la fame e sete” di formazione permanente, in quanto “molti smettono di formarsi dopo la prima comunione celebrata da bambini o adolescenti”; di partecipazione, perché “dobbiamo tutti scuoterci ed essere una Chiesa viva e attiva, dove tutti i doni sono importanti, tutti i membri, anche i più umili, sono preziosi”; di riunione: anche se “non sappiamo cosa ci riserverà il futuro, soprattutto in questo periodo di pandemia”, i Vescovi propongono il Congresso eucaristico nazionale a Caacupé il 24 ottobre 2021, preceduto da Congressi diocesani; di presenza: in molte devozioni eucaristiche come l'adorazione e le processioni, “ci lasciamo toccare dalla presenza di Cristo in mezzo a noi davanti al quale rimaniamo in atteggiamento di silenziosa fiducia e ci sentiamo anche inviati ad accompagnare in questo modo i nostri fratelli e sorelle”. Infine “c'è fame e sete di una vita cristiana più significativa, e questo non ha altro nome che la santità. Chiediamo al Signore di animare la santità della sua Chiesa. I santi hanno trovato nell'Eucaristia il cibo per la via della perfezione. Oggi vogliamo anche essere santi”. (SL) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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AFRICA/KENYA - Nomina del Vescovo di Malindi
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il Santo Padre Francesco ha nominato Vescovo della Diocesi di Malindi (Kenya) Mons. Wilybard Lagho, del clero di Mombasa, finora Vicario Generale della medesima Arcidiocesi Metropolitana.
S.E. Mons. Wilybard Lagho è nato il 23 marzo 1958 a Taita-Taveta, nell’Arcidiocesi Metropolitana di Mombasa. Negli anni 1980-1982 ha studiato Filosofia al St. Augustine’s Senior Seminary di Mabanga, Diocesi di Bungoma e dal 1982 al 1986 Teologia al St. Thomas Aquinas Major Seminary di Nairobi. È stato ordinato sacerdote il 25 aprile 1997, incardinandosi nell’Arcidiocesi Metropolitana di Mombasa.
Successivamente ha ricoperto i seguenti incarichi e ha svolto ulteriori studi: Vicario Parrocchiale (1987-1988), Parroco della St. Michael’s Parish a Giriama, alla Christ the King Parish a Miritini e Direttore Diocesano della pastorale giovanile e vocazionale (1988-1990); Rettore e insegnante al Seminario minore St. Mary’s di Kwale (1990-1992); Master’s Degree in Religious Studies presso la Catholic University of Eastern Africa (CUEA) a Nairobi (1992-1994); Licenza in Studi arabi e Islamistica a Il Cairo e al PISAI di Roma (1994-1998); Vicario Parrocchiale (1998-1999); docente e formatore al St. Matthias Mulumba Senior Seminary di Tindinyo (2000-2002); docente e Rettore del Augustine’s Senior Seminary di Mabanga (2002-2006); Direttore dell’Ufficio Diocesano per l’Educazione Cattolica e Parroco di Our Lady of Fatima a Kongowea (2006-2008); dal 2008 finora Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Mombasa. Dal 2011 S.E. Mons. Lagho è stato Presidente dell’Associazione Coast Interfaith Council of Clerics (CICC) e Responsabile Diocesano della Commissione per il Dialogo Interreligioso. È stato inoltre Consultore del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso (2008-2014) e Consulente di DANMISSION – Associazione Missionaria della Chiesa evangelica luterana della Danimarca (2015-2016). (SL) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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ASIA/INDIA - Nomina dell’Arcivescovo di Shillong
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il Santo Padre Francesco ha nominato Arcivescovo Metropolita dell’Arcidiocesi di Shillong (India) S.E. Mons.Victor Lyngdoh, finora Vescovo della Diocesi di Jowai. (SL) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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AMERICA/BARBADOS - Nomina del Vescovo di Bridgetown
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il Santo Padre Francesco ha nominato Vescovo della Diocesi di Bridgetown (Barbados), il Rev. do Neil Sebastian Scantlebury, del clero di St. Thomas nelle Isole Vergini (U.S.A.), finora Cancelliere della medesima Diocesi e Parroco della St. Ann Parish, nell’isola di St. Croix.
S.E. Mons. Neil Sebastian Scantlebury è nato il 1° ottobre 1965 nelle Barbados. Dopo aver conseguito la Laurea in Ingegneria meccanica alla University of the West Indies at St. Augustine, Trinidad e Tobago, si è trasferito nelle Isole Vergini Americane. Si è formato presso la Mount St. Mary’s University di Emmitsburg, Maryland (U.S.A.), dove nel 1999 ha conseguito anche il Master of Arts in Sacra Scrittura. Oltre all’inglese e alla lingua creola, conosce il latino, lo spagnolo e il francese. È stato ordinato presbitero il 18 maggio 1995 per il clero di Saint Thomas nelle Isole Vergini (U.S.A.).
Dopo l’ordinazione ha svolto i seguenti incarichi: Vicario Parrocchiale della Holy Family Church, St. Thomas (1995-1997); Amministratore e Parroco di Our Lady of Mount Carmel, St. John (1997-2003); Cancelliere della Diocesi (2000-2003); Rettore della Cattedrale (2003-2009); Parroco della Holy Family Church, St. Thomas (2009-2020). Dal 2009 finora è stato Cancelliere della Diocesi e dal 2020 Parroco della St. Ann Parish, nell’isola di St. Croix. Inoltre, ha fatto parte di diversi Consigli: della Caritas, per la Protezione dei minori e del gruppo docenti della Scuola Superiore Saints Peter and Paul, dove ha insegnato Matematica e Teologia. (SL) (Agenzia Fides 28/12/2020)

mercoledì 11 novembre 2020

Agenzia Fides 11 novembre 2020

 

VATICANO - Famiglia: Chiesa domestica, Chiesa missionaria
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – E’ dedicato alla famiglia cristiana oggi nel mondo l’ultimo numero del Bollettino della Pontificia Opera della Santa Infanzia (POSI) appena pubblicato. Citando vari documenti del magistero della Chiesa al riguardo, Suor Roberta Tremarelli, Segretaria Generale della POSI, rileva nell’editoriale: ”Anche oggi molte famiglie vivono nell’amore, nella fede e realizzano la propria vocazione di chiesa domestica, di chiesa missionaria, e di questo ringraziamo il Signore e lo Spirito Santo che continuamente aiuta e sostiene le famiglie nel ‘trovare nuove risorse e inventare nuovi metodi’.”
P. Dieu Béni Nicaise Yassigao, di Bangui (Repubblica Centroafricana) propone una riflessione su Gesù ragazzo e la sua esperienza nella famiglia umana: “Gesù bambino, il Figlio di Dio incarnato, ha avuto bisogno di un ambiente favorevole per sviluppare pienamente la sua missione sulla terra. Come ogni altro bambino la cui crescita richiede un ambiente familiare (per alcuni può essere la famiglia naturale, per altri un collegio, un orfanotrofio o altre strutture familiari), Egli aveva trovato nella casa di Nazareth un focolare favorevole per il suo pieno sviluppo”.
L’articolo centrale, dedicato alla “Formazione della fede dei bambini nelle famiglie cattoliche”, è di P. Linson K. Aradan, della diocesi indiana di Quilon. “In Asia, la famiglia occupa un posto centrale nella rete di relazioni e i bambini nella loro prima infanzia imparano il valore della famiglia e delle strutture familiari. Le esigenze dei bambini sono soddisfatte nella famiglia che fornisce loro sicurezza e senso di appartenenza. Imparano nella famiglia i valori dell'unità, della fratellanza, della cooperazione, della collaborazione e della simpatia.1 In famiglia, anche se i membri sono strettamente legati l'uno all'altro dal rapporto di sangue, lo sono ancor più profondamente per l'amore e la preoccupazione l'uno per l'altro”.
Anche questo numero del Bollettino riserva ampio spazio alle esperienze di impegno missionario dei ragazzi che non si arresta, ma assume forme e modalità diverse, durante la pandemia di Covid-19. Dalle Direzioni nazionali di Filippine, Libano, Messico, Kenya, Colombia, Malawi, Zambia, Angola vengono quindi le notizie su come i piccoli missionari mettano a frutto anche il tempo del confinamento continuando ad essere attivi e solidali. Viene quindi descritta la diffusione dell’Infanzia Missionaria nella parrocchia di sant’Ildefonso, diocesi di Lwena, in Angola, e altre notizie dalla diocesi di Pangkalpinang, in Indonesia, e delle attività in Benin e in Burkina Faso.
Dopo aver ripercorso la storia delle Pontificie Opere Missionarie in Guatemala, dalla fondazione nel 1973 fino ai giorni nostri, il Bollettino presenta alcuni progetti sostenuti dalla POSI: l’aiuto ai bambini con disabilità a Shimoga, in India; il sostegno ai bambini e alle loro famiglie nella diocesi di Paramaribo, in Suriname; l’organizzazione della pastorale dei bambini e dei giovani nella diocesi di Tshumbe, nella RDC Congo; la scuola materna per bambini diversamente abili nel nord-est del Kenya. Infine all’attenzione dei lettori viene proposta una pubblicazione realizzata dalle POM dell’Argentina che riunisce testi, racconti, riflessioni, giochi… sul tema della santità, con le testimonianze di bambini e adolescenti americani Santi ufficialmente riconosciuti dalla Chiesa. (SL) (Agenzia Fides 11/11/2020)
LINK
Il Bollettino si può scaricare dal sito delle POM -> https://www.ppoomm.va
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AFRICA/CONGO RD - I Vescovi: “Il bene della popolazione deve essere al centro di ogni azione politica”
 
Kinshasa (Agenzia Fides) – “Il benessere della popolazione deve prevalere su ogni altra considerazione politica. Nessun compromesso politico può essere al di sopra dell’esigenza, per il potere politico, di fare di tutto per assicurare il bene della popolazione”. È il cuore del messaggio che i Vescovi membri della Conferenza episcopale nazionale del Congo (CENCO) hanno consegnato al Presidente Félix Tshisekedi nel loro incontro con il Capo dello Stato il 9 novembre 2020, in occasione delle consultazioni con gli esponenti politici, sociali e religiosi, al fine di trovare una soluzione alla crisi politica e istituzionale del Paese.
La coalizione governativa al potere dal gennaio 2019 comprendente esponenti legati al precedente Capo dello Stato, Joseph Kabila, è bloccata da spinte contrapposte dei suoi membri e sta frenando le ambizioni dichiarate di Tshisekedi di riformare un Paese segnato dalla corruzione e dalle violazioni dei diritti umani.
Per superare la crisi, il Presidente Tshisekedi il 23 ottobre ha promesso di avviare consultazioni con i leader politici e sociali per la creazione di un'unione della nazione. “Considerando che la salvezza del popolo è la legge suprema, ho deciso di avviare dalla prossima settimana una serie di contatti volti a consultare i leader politici e sociali più rappresentativi al fine di raccogliere le loro opinioni in merito creare un'unione sacra della nazione attorno agli obiettivi suddetti” aveva annunciato Tshisekedi, in un messaggio al popolo congolese.
Nel loro messaggio i Vescovi suggeriscono di affrontare la questione dal lato politico e da quello elettorale. Nel primo caso suggeriscono un chiarimento tra le componenti della coalizione governativa. “Una cosa ci appare certa” affermano. “La dinamica attuale della coalizione non permette la ricostruzione del Paese. Occorre una soluzione politica che rispetti il popolo congolese”.
Per quanto riguarda il percorso elettorale, la CENCO propone una riforma dell'apparato elettorale, insistendo soprattutto sulla "depoliticizzazione e rafforzamento dell'indipendenza dei membri della carica della Commissione Elettorale Indipendente (CENI)" e raccomanda "realistiche riforme consensuali della legge elettorale”.
La CENCO conclude riaffermando la sua disponibilità ad apportare il suo contributo ad ogni iniziativa che il Presidente prenderà per il bene della nazione. (L.M.) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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AFRICA/TANZANIA - I missionari: riconoscenza ma anche timore verso il Presidente rieletto la scorsa settimana
 
Dar es Salaam (Agenzia Fides) - Riconoscenza, ma anche timore. Sono le reazioni dei missionari quando parlano del nuovo presidente tanzaniano John Magufuli, entrato in carica per un secondo mandato la scorsa settimana. «Nel primo mandato - spiegano a Fides alcuni missionari che chiedono l’anonimato -, il presidente si è distinto per il suo impegno nel realizzare le infrastrutture. Grazie all’aiuto della Cina, storico alleato della Tanzania, sono state costruiti strade, ferrovie. I collegamenti interni e internazionali sono migliorati. Non c’è paragone nei confronti del passato».
Magufuli si è impegnato molto anche sul fronte dell’educazione. «Su questo punto – continuano i missionari – non possiamo che lodare l’impegno del governo. Ha riorganizzato il corpo docente scegliendo gli insegnanti più qualificati e offrendo formazione a quelli meno preparati. Ha inoltre insistito affinché tutti i ragazzi avessero almeno un’istruzione di base. L’azione è stata capillare e ha interessato tutto il territorio. È un passo avanti importantissimo»
Un altro elemento giudicato positivamente è la lotta serrata alla corruzione. «Magufuli - continuano - è stato implacabile con i corrotti e con i concussi. Ha varato politiche severe che hanno ridotto drasticamente il fenomeno in tutto il Paese e a tutti i livelli». Questi investimenti hanno favorito l’espandersi dell’economia. Una crescita che è continuata anche nel 2020, nonostante l’epidemia di coronavirus. Il bilancio statale per l’anno fiscale 2020-21 prevede infatti una crescita del 5,5%, sebbene la Banca Mondiale ritenga che, pur essendo positiva, si attesterà intorno al 2,5%.
Sull’azione di governo di Magufuli si allungano, però, ombre non rassicuranti. «Ciò che ci spaventa – continuano i missionari – è lo stile con il quale agisce il presidente. Uno stile duro, deciso, a tratti dittatoriale». Secondo Freedom House, organizzazione che monitora il rispetto dei diritti umani e dei valori democratici nel mondo, «negli ultimi anni le autorità hanno intensificato gli sforzi per limitare i partiti di opposizione. Nel 2016, il governo ha vietato tutte le dimostrazioni e le manifestazioni politiche al di fuori del periodo elettorale, riducendo drasticamente la capacità dei partiti di mobilitare il sostegno pubblico. Nel gennaio 2019, il Chama Cha Mapinduzi [Ccm, partito al potere da 50 anni, ndr] ha utilizzato la sua maggioranza parlamentare per approvare emendamenti alla legge sui partiti politici che hanno ulteriormente eroso i diritti dei gruppi di opposizione».
Il governo ha arrestato diverse figure di alto profilo dell'opposizione nel 2019 e nel 2020, continuando una campagna di repressione. «Chiunque critichi il presidente - osservano i missionari – rischia di essere fermato dalla polizia e di finire in carcere. Durante le elezioni sono spariti politici dell’opposizione, giornalisti, membri delle organizzazioni non governative. I principi democratici sono in forse. Lo stesso presidente ha sta cercando di superare il limite dei due mandati per potersi candidare per la terza volta».
Oltre alla repressione preoccupa anche il carattere paternalistico del governo. «Nel Paese – concludono i missionari – non si parla né dell’emergenza Covid-19 né delle minacce dei jihadisti nei distretti meridionali. Il presidente assicura che stanno affrontando questi pericoli, ma non esiste alcun dibattito nazionale su di essi. I tanzaniani sono costretti a fidarsi e molti lo fanno. Affidandosi completamente a Magufuli e alle sue politiche». (E:C.) (Agenzia Fides 11/11/2020)

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AFRICA/EGITTO - Il Ministro (musulmano) delle dotazioni religiose: proteggere insieme da ogni attacco chiese e moschee
 
Il Cairo (Agenzia Fides) – Non c’è nessuna differenza tra chi muore per proteggere dagli attacchi una chiesa e chi condivide la stessa sorte per proteggere una moschea. Lo ha ripetuto con tono determinato il dottor Mohammed Mukhtar Juma, Ministro egiziano delle dotazioni religiose, durante il forum di iniziativa per la convivenza e il rispetto reciproco promossa al Cairo dalla Fondazione culturale Dar al Hilal. La tavola rotonda ha visto la partecipazione di membri del governo, intellettuali e rappresentanti di comunità ecclesiali e religiose. Durante il suo intervento, il Ministro Mukhtar Juma ha esposto argomenti volti ad attestare che l’Egitto, sotto la presidenza di Abdel Fattah al Sisi, sta diventando “un modello di coesistenza religiosa”, in grado di cancellare progressivamente ogni discriminazione di matrice settaria e affermare la piena uguaglianza tra i cittadini appartenenti a diversa comunità di fede. Il Ministro ha anche ribadito che le diverse tradizioni religiose rappresentano in se stesse un fattore di liberazione e di guarigione da ogni fanatismo, mentre ogni forma di violenza e intolleranza esercitata chiamando in causa parole e contenuti religiosi rappresenta in realtà una mistificazione e un rinnegamento delle identità e degli accenti spirituali di misericordia custoditi e spesso condivisi dalle diverse tradizioni religiose. “Abbiamo il dovere di proteggere insieme le nostre moschee e le nostre chiese” ha aggiunto il ministro, “perché in questo modo proteggiamo la nostra Patria”. (GV) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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ASIA/INDONESIA - Organizzazioni cattoliche: giustizia per i catechisti uccisi in Papua
 
Jayapura (Agenzia Fides) - “Si fermino immediatamente le violazioni dei diritti umani in Papua, in particolare da parte dei membri delle forze di sicurezza indonesiane, e sia condotta senza indugio un'indagine indipendente e credibile sui casi dell’omicidio del catechista cattolico Rufinus Tigau e di Meinus Bagubau, coinvolgendo la Commissione nazionale per i diritti umani e i leader della Chiesa per portare i responsabili davanti alla giustizia”. Lo chiedono in un documento pervenuto all’Agenzia Fides, quattro organizzazioni della Chiesa cattolica nella Papua indonesiana: la Commissione “Giustizia e pace” della diocesi di Timika (SKP Timika); la Commissione “Giustizia e pace” dell’arcidiocesi di Merauke (SKP Kame); la Commissione “Giustizia e pace e salvaguardia del Creato” dei Francescani in Papua (SKPKC Fransiskan Papua); la Commissione “Giustizia e pace e salvaguardia del Creato” degli Agostiniani, nel Vicariato Cristus Totus in Papua (SKPKC OSA Papua); accanto a loro, inoltre, si è schierata e ha offerto il suo contributo l’Ong internazionale, accreditata all’Onu, “Franciscans International” (FI).
Si tratta di un rapporto molto dettagliato e documentato, frutto del lavoro di ricerca delle organizzazioni cattoliche, su un caso di omicidio avvenuto nella regione più orientale dell’Indonesia e sul caso del ferimento di un minorenne, avvenuto lo stesso giorno. Come riferito all'Agenzia Fides, la vicenda è ancora in attesa di un epilogo che renda giustizia alle vittime e alle famiglie. Nel rapporto “Extrajudicial killing of Mr Rufinus Tigau” si ricostruiscono i due casi di Rufinus Tigau e Meinus Bagubau, avvenuti il 26 ottobre 2020. Rufinus Tigau (28 anni), nativo papuano e catechista cattolico della diocesi di Timika (nella provincia di Papua), è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco da membri di un'operazione congiunta di esercito e polizia indonesiani a Kampung Jibaguge (nel distretto Sugapa, della Reggenza Intan Jaya a Papua). Anche Meinus Bagubau (12 anni), è stato colpito da colpi d'arma da fuoco e ha riportato diverse ferite nella stessa giornata.
Il rapporto ricostruisce le fasi dell’incidente del 26 ottobre di cui viene fornito un ampio background: “Dal dicembre 2019, nell'area di Intan Jaya Regency, si è svolta un'operazione congiunta tra esercito indonesiano (Tni) e polizia (Polri), nell'ambito degli sforzi per combattere un movimento indipendentista papuano denominato Tentara Pembebasan Nasional Papua Barat (Esercito di liberazione nazionale della Papua occidentale – TPN-PB). Vi sono stati diversi scambi di colpi di arma da fuoco – spiega il dossier – che hanno provocato vittime da entrambe le parti, così come nei civili che vivono nella zona”.
Già dopo l'uccisione del presbitero protestante Yeremia Zarambani, il 19 settembre 2020, spiega ancora il rapporto, “la Commissione nazionale indonesiana per i diritti umani (Komnas Ham) aveva rilasciato una dichiarazione pubblica sulle violenze nella Reggenza di Intan Jaya”, documentando almeno 18 casi di violenza che hanno coinvolto vittime civili e personale di sicurezza. Inoltre il rapporto ricorda che, oltre a episodi largamente noti, “quest'anno si sono verificati anche diversi incidenti nell'area delle attività minerarie di PT Freeport Indonesia”, in particolare nella miniera di Grasberg, nella regione di Timika, in Papua, e che “in due occasioni, i papuani indigeni sono stati erroneamente identificati come membri del TPN-PB e fucilati da membri delle forze militari e di sicurezza indonesiane” mentre la guerriglia ha giustiziato un lavoratore.
Si arriva così a ricostruire il tragico caso del 26 ottobre quando Rufinus Tigau si avvicina alle forze di sicurezza che hanno circondato la zona dove abita, e continuano a sparare. Rufinus vuole solo spiegazioni e cercare un gesto di conciliazione. Nota il rapporto: “Tigau si è avvicinato ai membri della sicurezza e ha detto: 'Per favore, smettete di sparare. Dobbiamo parlare con calma. Qual è il problema?' Un membro dell'operativo ha puntato una pistola contro di lui che ha immediatamente alzato le mani, in segno di sottomissione. Tuttavia, è stato ucciso sul posto”, a sangue freddo.
Nelle sparatorie che intanto vanno avanti, viene colpito anche Meinus. L’esercito nega l’incidente accusando Tigau di essere un membro del Gruppo armato separatista criminale (Kelompok Kriminal Separatis Bersenjata - Kksb), termine usato per indicare appartenerti al TPN-PB. “Tuttavia – scrive ancora il dossier – l'affermazione secondo cui Tigau era un membro del TPN-PB è stata respinta da padre Martin Kuayo, Amministratore della diocesi cattolica di Timika, Papua, che ha confermato che Rufinus Tigaus era un pacifico catechista della diocesi stessa”.
Le organizzazioni cattoliche denunciano un secondo omicidio avvenuto nei giorni precedenti: quello di Agustinus Duwitau, catechista cattolico nel villaggio di Emondi, distretto di Sugapa, fucilato il 7 ottobre 2020 mentre stava tornando o casa. Anch'egli, secondo fonti locali, sarebbe stato freddato perché sospettato di essere membro del TPN-PB.
La Intan Jaya Regency è la regione in cui si trova il Wabu Block, parte della concessione mineraria a Papua tra il governo indonesiano e l’azienda PT Freeport (che poi diventa PT Freeport Indonesia, poiché il governo indonesiano ha aumentato le proprie quote nella società). Nel luglio 2015, c'è stato un accordo tra il governo indonesiano e PT Freeport Indonesia per restituire il blocco Wabu – ricco di oro – al governo. Le organizzazioni per i diritti umani e le Chiese hanno più volte allertato il governo sulle violazioni dei diritti umani a Intan Jaya Regency. Diversi anni fa, il piano per estrarre le riserve auree della zona è stato rifiutato dagli abitanti che vivono nell'area per timore di gravi danni ambientali per le comunità indigene che vi risiedono.
La Papua (o Irian Jaya) è la provincia indonesiana che occupa la parte occidentale dell'isola della Nuova Guinea. Da decenni la popolazione locale lamenta discriminazione e abusi condotti dalle autorità e dalle forze di polizia indonesiane. La provincia, antica colonia olandese, è stata annessa dall’Indonesia nel 1969 in seguito a un controverso referendum. I papuani indigeni costituiscono circa la metà della popolazione, che rivendica un’indipendenza politica e chiede da anni un nuovo referendum, anche se nel 2002 il governo di Giacarta ha concesso alla regione un'autonomia speciale.
(MG-PA) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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ASIA/COREA DEL SUD - La fede nella pandemia: confessionali anti-Covid nella Cattedrale cattolica di Seoul
 
Seoul (Agenzia Fides) - Il Covid-19 non deve avere l'effetto di privare i fedeli dell'accesso ai Sacramenti: come appreso dall'Agenzia Fides, con questa convinzione la Cattedrale cattolica di Seoul ha attrezzato dei confessionali appositamente adattati per permettere di celebrare il Sacramento della Riconciliazione in massima sicurezza, nel rispetto delle misure anti-Covid, sia per il sacerdote che per il penitente.
Nel complesso della Cattedrale di Myeongdong, nel cuore di Seul, i confessionali erano stati chiusi a febbraio del 2020, a causa della pandemia poiché il virus si diffonde facilmente via aerosol in spazi chiusi. Come riferisce una nota inviata a Fides dall'Ufficio Comunicazioni dell' Arcidiocesi, la Chiesa di Seoul ha riorganizzato le procedure operative e le strutture relative alle confessioni, aderendo alle linee guida di sanità pubblica emanate per la prevenzione della diffusione del coronavirus, rispettando i protocolli igienico-sanitari.
Nel nuovo assetto, lo spazio per il sacerdote e quello per il penitente nel confessionale sono ora completamente separati, mentre un apposito sistema di ventilazione è stato installato per impedire la trasmissione del virus tramite vie aeree. Inoltre, in ogni cabina è stata installata una protezione in plexiglas come barriera fisica tra il sacerdote e il penitente, per evitare l'esposizione alle goccioline respiratorie. Infine, dopo la celebrazione del Sacramento, l'intera cabina viene sanificata prima che il penitente successivo proceda alla confessione.
P. Matthias Young-yup Hur, portavoce dell'Arcidiocesi di Seoul e vicepresidente della Commissione diocesana per le Comunicazioni, commenta nella nota inviata a Fides: “La nostra comunità di fede ha dovuto affrontare tempi molto difficili, dato il prolungarsi della crisi pandemica. La riapertura dei confessionali completamente attrezzati è parte dei nostri sforzi per fornire assistenza pastorale ai fedeli. Per trasformare la crisi in un'opportunità, speriamo vi saranno altre iniziative efficaci nel campo del ministero pastorale anche nell'era post-Covid".
Secondo la Chiesa locale, afferma il sacerdote, la riapertura dei confessionali rappresenta un deciso segno di speranza che permette di guardare oltre la crisi, offrendo ai battezzati un messaggio essenziale: curare la vita spirituale, coltivare il contatto diretto con Dio, alimentare la fede attraverso i Sacramenti, sono la via maestra per superare, con la grazia di Dio, le difficoltà e le prove dell'esistenza. (PA) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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AMERICA/PERU’ - Destituito dal parlamento il Presidente Vizcarra, il paese è politicamente destabilizzato
 
Lima (Agenzia Fides) – L'Arcivescovo di Lima, Mons. Carlos Castillo, ha affermato che al Congresso è mancato “il senso della misura" quando ha rimosso il Presidente Vizcarra, ciò è "qualcosa di molto serio". Questo commento dell'Arcivescovo segue la notizia che lunedì sera, 9 novembre, il Congresso peruviano ha destituito il Presidente Martín Vizcarra dopo che l'intero Parlamento lo ha dichiarato "moralmente incapace" nel processo politico aperto contro di lui per corruzione, per presunte tangenti ricevute nel 2014 quando era governatore. Il Presidente del Parlamento, del partito di Azione Popolare (AP), Manuel Merino, oppositore di Vizcarra, ha prestato giuramento ieri, martedì 10, come nuovo Presidente del Perù dinanzi al Congresso peruviano con tutti i membri presenti.
Le dimissioni del popolare Presidente sono state approvate con 105 voti favorevoli, 19 contrari e 4 astensioni, superando di gran lunga gli 87 voti richiesti, al termine di una maratona plenaria durata quasi otto ore.
Vizcarra ha dichiarato alla stampa che lascia il potere "a testa alta" e ha escluso di intraprendere un'azione legale per opporsi alla decisione del Congresso. "Lascio il palazzo del governo come sono entrato due anni e otto mesi fa: a testa alta" ha detto Vizcarra, circondato dei suoi ministri, nel cortile della sede del governo, annunciando che sarebbe andato immediatamente nella sua residenza privata.
"Me ne vado con la coscienza pulita e il mio dovere adempiuto" ha aggiunto Vizcarra, che ha goduto di livelli record di popolarità nei suoi 32 mesi di governo, tanto che ci sono state subito reazioni da parte della popolazione, come marce e “cacerolazos” a suo sostegno, nella capitale Lima e in altre città.
Questo processo di impeachment è stato una sorta di "remake" - ma con una conclusione diversa - di un altro processo di impeachment nel quale Vizcarra era uscito vincitore, il 18 settembre scorso. Vizcarra ha avuto un destino simile a quello del suo predecessore, Pedro Pablo Kuczysnki (2016-2018), che non è stato in grado di portare a termine il suo mandato poiché costretto a dimettersi a causa delle pressioni del parlamento.
Nel suo discorso di chiusura del mandato, Vizcarra, che si è caratterizzato per la lotta alla corruzione durante tutto il suo incarico, ha sottolineato che ci sono 68 parlamentari con processi in corso, senza che per questo motivo siano stati licenziati.
Il commento generale che circola è che l'unico a perdere in questa vicenda è proprio il Paese, perché ci sarà solo un Perù destabilizzato politicamente con un nuovo Presidente che è praticamente sconosciuto.
(CE) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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venerdì 19 giugno 2020

Agenzia Fides 19 giugno 2020

  EUROPA/ITALIA - Missionari Comboniani: contempliamo il Cuore di Gesù aprendo i nostri cuori al mistero del suo amore
 
  AFRICA/MOZAMBICO - “Si ponga fine alla atrocità e alle violenze a Cabo Delgado”: l’appello dei Vescovi
 
  AFRICA/SUDAFRICA - Covid-19: dopo la morte della quinta religiosa, un convento trasformato in struttura di quarantena
 
  AFRICA/EGITTO - La pandemia non ferma le iniziative per promuovere pellegrinaggi lungo il “Cammino della Sacra Famiglia”
 
  ASIA/PAKISTAN - Obbligatoria l'istruzione coranica nelle università del Punjab: i cristiani disapprovano
 
  ASIA - La violenta contesa tra India e Cina mette a rischio la "pax asiatica"
 
  AMERICA/BRASILE - "Catastrofe umanitaria" in Brasile per la pandemia: denuncia dell'ambasciatore venezuelano all'ONU e del CIMI
 
  AMERICA/VENEZUELA - Più di 80 detenuti ricevono assistenza alimentare grazie alla solidarietà della Chiesa
 
  OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - "Ciascun salesiano deve sentirsi 'uno' con il popolo": 40 anni di presenza dei religiosi
 
  AMERICA/GIAMAICA - Nomina del Vescovo di Mandeville
 
  OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - Dimissioni dell’Arcivescovo di Rabaul e nomina del nuovo Arcivescovo

venerdì 29 maggio 2020

Agenzia fides 29 maggio 2020

AFRICA/KENYA - “Il Vangelo è attualizzato attraverso la carità” dice il Direttore Nazionale delle POM nel Kenya a rischio fame per il blocco da COVID-19
 


Nairobi (Agenzia Fides) – “La pandemia da COVID 19 ha influenzato negativamente la vita sociale, economica e religiosa, a causa della chiusura dei movimenti in entrata e in uscita da Nairobi, Mombasa, e dalla contee di Kwale e Kilifi, e del coprifuoco dall'alba al tramonto che è stato imposto il 27 marzo come misure di contenimento per frenare la diffusione del Coronavirus in Kenya” dice all’Agenzia Fides p. Bonaventure Luchidio, Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Kenya.
“Questa situazione ha messo la maggioranza dei keniani che vive nei settori informali a rischio fame e malnutrizione. Questo perché il 48% della popolazione keniana vive di guadagni giornalieri nel settore informale. Quelli che hanno un impiego fisso hanno dovuto sopportare la riduzione dei salari fino al 50%, mentre ad altri è stato concesso un congedo non retribuito indeterminato. Queste circostanze hanno come conseguenza due problemi principali: la fame e lo stress nelle famiglie.” afferma p. Luchidio.
“Anche la Chiesa- dice il Direttore Nazionale delle POM- risente della situazione perché dipende interamente dalle offerte della domenica per realizzare le proprie attività e mantenere i sacerdoti. Coloro che vivono nelle aree rurali sopportano il peso maggiore perché, a parte la mancanza dei beni di base, la comunità in quelle aree guarda ai sacerdoti e ai religiosi per il sostegno spirituale e il sostentamento materiale. I sacerdoti devono interagire in modo creativo con i parrocchiani condividendo il poco che ricevono dalle persone di buona volontà”.
Il Fondo speciale di emergenza delle POM è quindi un’iniziativa più che benvenuta in Kenya. P. Luchidio dice che “il Fondo in primo luogo serve a sostenere le diocesi e i sacerdoti e i religiosi che sono rinchiusi in case e che stanno sperimentando la fame, dando loro l'opportunità di contattare i fedeli in difficoltà nelle loro parrocchie in cerca di cibo”.
“In secondo luogo, il Fondo aiuta le diocesi a pagare il personale che è stato mandato a casa in congedo non retribuito perché le diocesi non possono sostenere con i loro stipendi ogni mese. È diventato difficile per i Vescovi gestire i loro segretariati a causa di fondi insufficienti per pagare il personale” dice p. Luchidio.
“In terzo luogo, i fondi aiuteranno a rendere le chiese conformi ai protocolli governativi in modo che, quando verrà annunciata la loro riapertura saranno in grado di tenere le celebrazioni secondo le linee guida del Ministero di Salute”.
P Luchidio dice che “la Conferenza Episcopale ha lanciato un programma di raccolta chiamato “adotta un programma familiare” in cui una famiglia mantiene un'altra famiglia che ha bisogno di cibo. A seguito dell'appello dei Vescovi, le persone di buona volontà si sono organizzate. Siamo toccati dalle diverse forme di coesione sociale e solidarietà; le persone hanno aperto le loro case per accogliere i vicini bisognosi che non sono stati in grado di pagare l'affitto, altri hanno raccolto razioni alimentari per famiglie affamate. Alcuni hanno persino fatto di tutto per sostenere i sacerdoti in aree remote in modo che questi possano raggiungere le famiglie bisognose”. “Questi atti di carità e solidarietà hanno toccato il cuore di così tante persone e fatto capire loro che il Vangelo è attualizzato attraverso la carità” sottolinea p. Luchidio.
“Questa esperienza ci ha insegnato che in effetti è possibile nutrire 5000 persone con 5 pagnotte di pane e due pesci” conclude il Direttore Nazionale delle POM in Kenya. (L.M.) (Agenzia Fides 29/5/2020)
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AFRICA/MOZAMBICO - “Cabo Delgado è diventato il palcoscenico di una guerra misteriosa e incomprensibile” denunciano i Vescovi
 


Maputo (Agenzia Fides) - “Siamo profondamente preoccupati per il peggioramento della situazione a Cabo Delgado che è diventato il palcoscenico di una guerra misteriosa e incomprensibile” affermano in un comunicato giunto all’Agenzia Fides, i Vescovi della Provincia Ecclesiastica di Nampula, nel nord del Mozambico, regione sconvolta dalle violenze di gruppi jihadisti (vedi Fides 31/3/2020 e 16/4/2020).
“La guerra iniziata dall'ottobre 2017, si sta diffondendo in tutta la Provincia e con essa molte altre forme di violenza e violazione dei diritti umani, deteriorando le condizioni di vita già precarie e causando grandi sofferenze alle popolazioni” denunciano i Vescovi.
“Le drammatiche conseguenze di questa crisi sono evidenti: incendi di villaggi, distruzione di infrastrutture economiche e sociali, popolazioni spaventate e affamate, famiglie in fuga, confuse e disorientate senza sapere dove cercare riparo e protezione” afferma la dichiarazione. “E come se ciò non bastasse, la stessa provincia di Cabo Delgado, già così duramente colpita, è purtroppo diventata, in Mozambico, l'epicentro dello scoppio della pandemia globale causato dal Covid-19”.
“Come pastori, vogliamo esprimere la nostra vicinanza e solidarietà con tutti i nostri fratelli e concittadini a Cabo Delgado e, allo stesso tempo, incoraggiarli a non perdere mai il coraggio e la speranza in tempi migliori. Gesù Cristo risorto e vincitore delle forze del peccato e della morte, ci assicura che l'odio, la distruzione e la morte non hanno l'ultima parola, ma la vittoria della vita, della giustizia e dell'amore” dicono i Vescovi che esprimono apprezzamento e riconoscimento “a tutti coloro che, dentro o fuori, prendono e moltiplicano le iniziative per mitigare la sofferenza delle persone.
I Vescovi raccomandano infine i fedeli della provincia di Cabo Delgado a non allentare le precauzioni necessarie per prevenire l'ulteriore diffusione del Coronavirus. “Per amore della vita, nostra e altrui, tutti dobbiamo osservare rigorosamente le misure di contenimento indicate dalle autorità sanitarie e dal nostro governo”. (L.M.) (Agenzia Fides 29/5/2020)
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AFRICA/ERITREA - I Lazzaristi accanto ai piccoli di ogni religione, sulle orme di san Giustino
 
Hebo (Agenzia Fides) - Sono vicini ai bambini da 73 anni. Li nutrono, li vestono, li aiutano a crescere e poi li inseriscono nella comunità di origine. Dal 1947, in Eritrea, i padri vincenziani (missionari Lazzaristi), insieme alla suore Figlie della Carità, non hanno mai smesso di stare vicino ai più piccoli, in particolare quelli più poveri e dimenticati. Senza chiedere nulla in cambio, anzi, rispettando le loro culture e le loro tradizioni.
Il progetto, che fin dall’inizio si chiama «Salvavita», affonda le radici nella storia. I padri Lzzaristi arrivano in quella che allora si chiama Abissinia nel 1839 sulle orme della predicazione di San Giustino de Jacobis. Creano strutture, aiutano la povera gente. Finché alla guida della congregazione non viene nominato un religioso francese. Le autorità coloniali italiane temono che i religiosi possano lavorare a favore della Francia, allora potenza nemica. I lazzaristi vengono così costretti a lasciare l’Eritrea, ma il loro ricordo non svanisce. E non si allenta neppure il legame tra la congregazione e il piccolo Paese. Negli anni Trenta, quando scoppia la guerra contro l’Etiopia, numerosi lazzaristi sono chiamati a servire come cappellani nell’esercito italiano. Si stringe nuovamente un rapporto con l’Eritrea.
Alla fine della Seconda guerra mondiale, una parte di essi decide di non tornare in Italia. «La situazione nel Paese è delicata - spiega a Fides Joseph Zeracristos, Lazzarista eritreo - la gente è poverissima. Molte mamme muoiono durante il parto e i bambini rimangono soli. Nel 1947 decidono, insieme alle suore Figlie della carità, di prendersi cura di questi piccoli. I primi quattro neonati vengono ospitati al primo piano della loro comunità».
Parte così il progetto «Salvavita» che, da allora, non si è mai fermato. «L’Eritrea è una nazione piccola e orgogliosa, ma anche molto povera – continua padre Zeracristos -. Nel tempo, purtroppo, la situazione sanitaria non è migliorata. Fatta eccezione per un breve periodo negli anni Novanta, dopo la fine della guerra civile, nel quale il governo ha creato molte strutture sanitarie, la condizione delle mamme è sempre stata molto precaria».
I religiosi e le religiose hanno così continuato a ospitare nella loro struttura di Hebo (la città nella quale sorge il santuario intitolato a San Giustino de Jacobis) ospitano ogni anno tra i 38 e i 45 bambini. Inizialmente li accudivano fino al 18° anno di vita, poi la decisione di curarli fino ai 6 anni e reintrodurli nelle loro comunità. «Arrivano bambini di famiglie ortodosse, musulmane, cattoliche – continua il padre Lazzarista -, noi li ospitiamo tutti, ma abbiamo sempre rispettato la loro cultura e la la loro fede. Se sono musulmani non li battezziamo, se sono ortodossi rispettiamo e accompagniamo la loro confessione di fede. Una volta reinseriti nelle loro comunità ci penseranno i parenti a formarli alla loro fede. Noi, una volta in famiglia, li seguiamo e li aiutiamo comunque».
Ogni anno, nel corso della festa di San Giustino de Jacobis (30 luglio), molti padri e figli tornano a Hebo sobbarcandosi anche viaggi lunghi per ringraziare i padri Lazzaristi per il sostegno dato loro. Ma qual è il segreto di questo progetto così longevo? «Ci sono tanti elementi - conclude padre Zeracristos -. Intanto direi che non è il progetto di un singolo missionario, ma della nostra intera comunità Lazzarista eritrea. Dal 1947 è la comunità a farsene carico e a portarlo avanti. In secondo luogo, direi che è importante la generosità di molti italiani che, attraverso il sostegno a distanza, ci aiutano ad accudire i piccoli. Noi non abbandoneremo mai i piccoli. Staremo loro vicino aiutandoli a crescere e a diventare buoni cittadini».
(EC) (Agenzia Fides 29/5/2020)
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ASIA/INDIA - Preghiera, empatia solidarietà della Chiesa verso le vittime del ciclone Amphan
 
New Delhi (Agenzia Fides) - Preghiera, empatia, vicinanza e solidarietà concreta: così la Chiesa cattolica in India mostra la sua vicinanza alle popolazioni vittime del ciclone Amphan che negli ultimi giorni ha colpito parti degli stati indiani di Odisha e Bengala Occidentale, e del Bangladesh.
"Nelle nostre preghiere, ricordiamo tutte le persone colpite da questo ciclone, dal Covid- 19 e tutti quei migranti che stanno ancora tornando a casa", ha dichiarato in una nota, pervenuta a Fides, il Cardinale Oswald Gracias, Arcivescovo di Bombay e presidente della Conferenza episcopale dell'India (Cbci). Esprimendo vicinanza e solidarietà, il messaggio invita le autorità civili, le organizzazioni umanitarie le comunità religiose a portare sollievo a tutte le persone colpite dal ciclone.
L'Arcivescovo Thomas D'Souza, alal guida della comunità cattolica di Calcutta, ha lanciato un appello tutte le parrocchie e le istituzioni ecclesiali a mobilitarsi per aiutare le persone colpite con materiale di soccorso (cibo e alloggio), in collaborazione di Caritas India e Seva Kendra, l'ente benefico dell'arcidiocesi.
Le strade sono state allagate a Calcutta, la capitale del Bengala occidentale, dove vivono 15 milioni di persone, mentre le linee elettriche sono state abbattute e gli alberi caduti hanno bloccato le strade. Circa 200 soldati dell'esercito indiano si sono uniti a oltre 4.000 agenti di soccorso e volontari locali che lavorano per le strade con la polizia dopo che la tempesta ha devastato la città.
L'intervento tempestivo da parte del governo del Bengala occidentale a l'evacuazione di milioni di persone dalle zone colpite ha evitato la strage ma almeno 112 persone nell'India orientale e in Bangladesh sono morte durante la tempesta, la più forte che ha colpito la regione dal 1999.
Oltre il 60% della popolazione è stata interessata dalle conseguenze del ciclone nel Bengala Occidentale con interi villaggi devastati. Le strade e l'elettricità rimangono tagliate in gran parte del Bengala Occidentale e oltre 5000 alberi sono caduti a causa di venti e forti piogge.
Una team delle Nazioni Unite in India ha definito il ciclone Amphan ancora più distruttivo del ciclone Aila, che nel 2009 ha causato danni diffusi nella stessa regione dell'India orientale e del Bangladesh meridionale.
(SD-PA) (Agenzia Fides 29/5/2020)

 
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ASIA/UZBEKISTAN - La pandemia rallenta la registrazione di una nuova parrocchia, ma la vita della Chiesa continua grazie alla tecnologia
 
Tashkent (Agenzia Fides) - “Il lockdown ha avuto l’effetto di bloccare la procedura di costruzione e registrazione di una nuova parrocchia nella città di Angren. All'inizio dell’anno avevamo iniziato a raccogliere i documenti necessari per l’apertura ufficiale di un nuova chiesa e di una nuova unità pastorale, ma tutto si è fermato a causa della pandemia, perché gli uffici amministrativi sono chiusi. Ci rimetteremo a lavoro non appena sarà possibile. In Uzbekistan, la quarantena durerà almeno fino al 1° giugno. I luoghi di culto sono chiusi e per ora non si hanno notizie sulla riapertura, perché, nonostante il numero di contagi da coronavirus non sia altissimo, ogni giorno continua a registrarsi qualche nuovo caso. Certamente tutto ciò comporta delle difficoltà, ma cerchiamo di avere pazienza. In questo tempo intensifichiamo la preghiera affinché Dio possa aiutarci a fermare l’epidemia in tutto il mondo”. Lo riferisce all’Agenzia Fides l’Amministratore Apostolico dell’Uzbekistan, il francescano p. Jerzy Maculewicz.
Il distanziamento sociale non ha frenato, comunque, il fervente dialogo interreligioso che caratterizza il paese dell’Asia centrale: “Tramite la chat di Telegram che tiene in contatto noi leader religiosi, lo scorso 14 maggio ho chiesto a tutti di unirsi alla giornata di preghiera interreligiosa promossa dall’Alto Comitato per la Fratellanza Umana. Noi cattolici abbiamo organizzato l’esposizione del Santissimo, a cui molti hanno preso parte da casa grazie a internet”. All’inizio della pandemia, infatti, p. Maculewicz ha chiesto ai sacerdoti più giovani di cercare dei mezzi tecnologici per rimanere in contatto con i fedeli durante il tempo di isolamento: “Abbiamo acquistato una videocamera per poter garantire una buona qualità delle riprese. Trasmettiamo messe, momenti di preghiera e incontri biblici su piattaforme online. Le celebrazioni si tengono a porte chiuse a Tashkent, ma siamo felici di sapere che, grazie alla tecnologia, vi partecipano anche i fedeli delle altre città”.
Il missionario racconta che nel paese dell’Asia centrale il numero di contagi si aggira intorno al numero complessivo di 3mila unità, mentre la riapertura sta seguendo passi graduali: da alcuni giorni, alcune fabbriche e imprese di costruzione hanno ripreso le attività, mentre scuole, università, trasporti pubblici, bar e ristoranti restano ancora chiusi. Il diritto all’istruzione viene garantito a distanza, grazie alla rete Internet. Coloro che non sono dotati di computer, usano lo smartphone o possono seguire le lezioni trasmesse da un’emittente televisiva nazionale.
Attualmente la piccola comunità cattolica uzbeka, composta da circa 3.000 battezzati ha, nel complesso, in tutto il paese, 5 parrocchie: ai circa 700 fedeli di Tashkent, se ne aggiungono altri presenti tra Samarcanda, Bukhara, Urgench e Fergana. Ad Angren, dove si vuole costruire la nuova chiesa, vi sono 25 fedeli.
Su 30 milioni di abitanti, la popolazione uzbeka è al 90% musulmana. Circa il 3,5% è di fede cristiana ortodossa russa, mentre un altro 3% comprende piccole comunità cristiane di altre confessioni, inclusi i cattolici.
(LF) (Agenzia Fides 29/5/2020)
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AMERICA/CILE - I candidati al diaconato permanente in formazione attraverso la connessione virtuale
 
La Serena (Agenzia Fides) - Nel bel mezzo delle difficoltà che affronta la nazione, tra tensioni sociali e pandemia, la scuola di diaconi di San Lorenzo de La Serena, entità responsabile della formazione dei candidati per il diaconato permanente non ha interrotto la su attività e ha continuato il loro percorso di formazione online.
Le riunioni si svolgono regolarmente dal lunedì al giovedì, utilizzando una piattaforma virtuale.
Padre José Luis Flores, direttore della Scuola Diaconale arcidiocesana, parlando a Fides, ha fatto riferimento alla sfida di iniziare le attività nel mezzo di una pandemia: "All'inizio - racconta - abbiamo ascoltato le notizie sull'invito a lavorare dalle nostre case, tramite telelavoro, e anche a insegnanti e studenti per tenere lezioni online. Questa situazione sanitaria non solo ha reso difficile la relazione personale, ma anche la vita di fede, attraverso la partecipazione e l'accesso all'Eucaristia domenicale. La sfera digitale ci offerto nuove possibilità. Il virtuale non toglie lo reale, lo completa. Alla fine dell'anno scorso è stato difficile tenere lezioni o incontri nel bel mezzo della crisi sociale".
Nella Chiesa si sono affrontate le sfide poste dal Covid-19: "Pertanto - prosegue p. Flores - abbiamo deciso di iniziare a lavorare online. La grande preoccupazione era come farlo, se non usiamo mai quei mezzi. Eravamo scettici e dubbiosi di questo strumento di apprendimento a distanza. Tuttavia, col tempo, abbiamo scoperto che non è un problema acquisire conoscenze attraverso l'ambiente online . Ci siamo resi conto che questa opzione di utilizzo della tecnologia è possibile, che non ci sono barriere all'apprendimento, alla comunicazione e che tutto viene realizzato con un po' di adattamento, impegno, costanza e coerenza".
Il sacerdote ha aggiunto che “stare insieme è il sogno di Gesù di costruire un mondo in cui tutto può essere migliore. È importante essere presenti per ascoltarci, pregare, condividere i nostri bisogni e seminare speranza", ha concluso".
In Cile, varie difficoltà sono sorte dallo scorso ottobre. Manifestazioni e protesti sociali, movimenti di studenti e operai. Negli ultimi mesi l'incertezza causata dall'epidemia sociale e le conseguenze della pandemia di Coronavirus ha cambiato il normale funzionamento di molte attività di diverso tipo, nella soceità, nel mondo del lavoro, nella Chiesa.
(CE) (Agenzia Fides 29/05/2020)
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AMERICA/GUATEMALA - La tecnologia, "buon alleato" per portare la Parola di Dio nelle case
 
Città di Guatemala (Agenzia Fides) - La tecnologia è diventata "un buon alleato" perfetto per le Chiese guatemalteche, nel raggiungere migliaia di fedeli a cui è proibito incontrarsi per le liturgia, causa il blocco imposto aella assemblee per fermare la diffusione del Covid-19. Sia la Chiesa cattolica che la Chiesa evangelica in Guatemala invitano i fedeli a "non perdere la fiducia in Dio e a non disperarsi" nel bel mezzo della pandemia. "Questa passerà presto, a Dio piacendo ma, come popolo santo di Dio, manteniamo la speranza, proteggiamo la vita", dice in un messaggio ai fedeli padre Donaldo Rodríguez parroco della parrocchia di San Pedro nella capitale di Guatemala.
La tecnologia, spiega a Fides il parrco, è diventata uno strumento utile per portare la Parola di Dio nelle case dei guatemaltechi, ma è anche una sfida: “Questa realtà e la nuova modalità ha rappresentato per noi una vera sfida,. Non sapevamo usare i media come Internet, Facebook, questi media attuali ", racconta. E ora, rileva, "anche il lavoro del prete è aumentato: a volte devo predicare otto volte, la domenica".
"Il fatto che la comunità non venga fisicamente in chiesa - spiega - e il fatto che non possiamo recarci noi nelle comunità, non significa che il bisogno di Dio sia stato sospeso: al contrario, oggi rimane forte nel cuore dei fedeli, soprattutto in questo tempo di difficoltà. La Parola di Dio ha la forza di portare, allora, consolazione e speranza tra la gente", afferma padre Rodríguez. E i fedeli, rileva, cercano la vicinanza e l'annuncio della Parola di Dio attraverso Internet, che si rivela un mezzo utile in questa precaria situazione di impedimento di ogni relazione umana.
Guatemala, El Salvador, Honduras e Costa Rica tengono tuttora chiusi i loro templi religiosi. In Nicaragua rimangono aperte solo le chiese evangeliche. (CE) (Agenzia Fides 29/05/2020)
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OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - I giovani: confidare in Dio per superare ogni difficoltà
 
Port Moresby (Agenzia Fides) - Positività, fiducia, condivisione, speranza sono alcuni punti cardine sui quali un gli studenti della "Don Bosco Technical School" (DBTS), a Gabutu, si sono confrontati sulle onde radio del programma “Chat Room”, della stazione radiofonica cattolica Tribe 92 FM, dedicata e incentrata sui giovani in Papua Nuova Guinea. In tempo di Covid-19, tra tanta disperazione e negatività i giovani papuani hanno esortato i coetanei a mantenere uno stato d’animo fiducioso nonostante le difficoltà, a confidare in Dio per superare ogni ostacolo.
Focus dell’incontro sono stati l'importanza della positività in tutte le sue forme nei giovani e la solidarietà. Tra gli intervenuti c’è stato chi ha definito una mentalità positiva come " trampolino di lancio verso il successo nella vita per grazia di Dio".
Nella nota pervenuta all’Agenzia Fides i ragazzi definiscono il processo di crescita "una fonte di confusione e distrazione": “Dobbiamo quindi rimanere sempre positivi ed impegnarci ad essere la migliore versione di noi stessi per ispirare gli altri verso obiettivi sempre più alti, nella consapevolezza della vocazione e della missione che Dio ci ha dato”, ha detto. “Per sviluppare una struttura mentale positiva in un giovane - ha detto un altro studente - la strada inizia da noi stessi e da cosa ci viene insegnato nelle nostre case. Se siamo costantemente incoraggiati, verrà fuori una mente positiva che si rifletterà nella nostra persona”.
“In passato non ero fiducioso come lo sono oggi – aggiunge un altro studente intervenuto alla trasmissione. Stavo seguendo un percorso negativo fino a quando non mi sono iscritto alla DBTS, dove mi sono stati ricordati i miei valori personali.”
“Alla DBTS abbiamo anche i Family Days ai quali mio padre è sempre stato presente per darmi il suo sostegno. Mi ha incoraggiato a partecipare alle attività della scuola e sapere che è lì per me è una grande motivazione”.
A concludere il dibattito uno studente ha messo in luce le tre caratteristiche essenziali necessarie per far prevalere una mente positiva. “La presenza di Dio nella nostra vita ha la precedenza in tutto ciò che facciamo; in secondo luogo dobbiamo poterci affidare a persone con le quali relazionarci, e infine bisogna lasciarsi guidare da una forte pratica di autodisciplina”, ha detto. Facebook e i social media hanno l'effetto di isolanre le persone, c’è bisogno di "disconnettersi e riconnettersi alle persone che ci circondano", hanno detto i giovani.
“Continuate ad essere l'ispirazione per molti giovani”, ha detto p. Ambrose Pereira sdb, Segretario per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, ringraziando i ragazzi per aver condiviso il loro ottimismo, la loro genuinità e le loro convinzioni.
(AP) (29/5/2020 Agenzia Fides)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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