12 LUGLIO
SANTI ERMACORA, VESCOVO, E FORTUNATO, DIACONO, MARTIRI
PATRONI DELL’ARCIDIOCESI
Liturgia della Parola
Prima
lettura
Come un pastore passa in rassegna il suo gregge, così io passerò in
rassegna le mie pecore.
Dal libro del profeta Ezechiele (34,
11-16)
Così dice il
Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna.
Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle
sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore
e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di
caligine.
Le farò uscire
dai popoli e le radunerò da tutte le regioni.
Le ricondurrò
nella loro terra e le farò pascolare sui monti d'Israele, nelle valli e in
tutti i luoghi abitati della regione. Le condurrò in ottime pasture e il loro
pascolo sarà sui monti alti d'Israele; là si adageranno su fertili pascoli e
pasceranno in abbondanza sui monti d'Israele.
Io stesso
condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore
Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella
smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa
e della forte; le pascerò con giustizia.
Salmo
responsoriale (dal salmo 22)
Il
Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Su
pascoli erbosi mi fa riposare,
ad
acque tranquille mi conduce.
Rinfranca
l'anima mia, mi guida per il giusto cammino
a
motivo del suo nome.
Anche
se vado per una valle oscura,
non
temo alcun male, perché tu sei con me.
Il
tuo bastone e il tuo vincastro
mi
danno sicurezza.
Davanti
a me tu prepari una mensa
sotto
gli occhi dei miei nemici.
Ungi
di olio il mio capo;
il
mio calice trabocca.
Sì,
bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti
i giorni della mia vita,
abiterò
ancora nella casa del Signore
per
lunghi giorni.
Seconda
lettura
Portiamo nel nostro corpo la morte di Gesù.
Dalla seconda lettera di san Paolo
apostolo ai Corinzi (4, 7-15)
Fratelli, noi però abbiamo questo
tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza
appartiene a Dio, e non viene da noi. In tutto, infatti, siamo tribolati, ma
non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati;
colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di
Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo.
Sempre infatti, noi che siamo vivi,
veniamo consegnati alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù si
manifesti nella nostra carne mortale. Cosicché in noi agisce la morte, in voi
la vita.
Animati tuttavia da quello stesso
spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perciò ho parlato ,
anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il
Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme
con voi. Tutto infatti è per voi, perché la grazia, accresciuta a opera di
molti, faccia abbondare l'inno di ringraziamento, per la gloria di Dio.
Sequenza
Plebs fidelis Hermachorae
gratuletur in honore
de
quo Marci successore
gaudet
Aquilegia.
Cuius
consors Fortunatus
qui
est vere fortunatus
nam
cum illo coronatus
passione
socia.
Gentem
culpa veterem
reddens
fide puberem
afflictus
in carcerem
Hermachora
mittitur.
Qui
comptentis omnibus
paenis
et tortoribus
non
minis, non precibus
nec
terrore frangitur.
Quo
praecante Dominum
pro
se et pro ceteris
fulget
Pater luminum
in
occulto carceris.
Poncianus igitur
lumen missus caelitus
videt et efficitur
templum sanctissimus.
Fama
lucis nunciatur
caeca
lumen contemplatur
fide
patris liberatur
puer
a demonio.
Unde
multi baptizati
manu
sancti Fortunati
dant
honorem Trinitati
credunt
Dei Filio.
Quem
Sevastus nomine
seu
se vastans crimine
pro
Christi certamine
victum tradit carceri.
Ubi simul socias
sanctas reddunt gratias
illatas
iniurias
ascribentes
muneri.
Noctu
quorum opera
die
scit religio
decollantur
in carcere
prefigurat
gloriae.
Quorum
qui capitibus
serta
dat victoriae,
nos eorum precibus
configuret gloriae. Amen.
È in festa il nostro popolo,
esulta nella gioia: onora il grande
Ermacora
la Chiesa aquileiese.
A Fortunato martire
uguale onor sia dato:
la stessa prova, vinsero,
uniti nella fede.
Guidato dallo Spirito,
Ermacora converte
i peccatori e i deboli,
li libera per Cristo.
Condotto poi nel carcere
resiste ad ogni pena;
la sua preghiera illumina
l’attesa dei credenti.
Or Fortunato predica:
e chiama a vita nuova
coloro che professano
la fede trinitaria.
Incarcerato, vittima,
per Cristo lotta e vince.
Insieme al santo vescovo
il diacono si immola.
Colui che a questi martiri
il vero premio ha dato,
a noi, per loro tramite,
conceda uguale gloria. Amen.
*Traduzione integrale del
testo originale:
Il
popolo fedele di Ermacora
giubili
in onore
di
colui che, successore di Marco,
fa
gioire Aquileia.
Fortunato
è il suo compagno,
davvero
fortunato
con
lui coronato,
nella
medesima passione.
Una
gente antica
è
ringiovanita a causa della fede;
per
ciò Ermacora, afflitto,
è
mandato in carcere.
Egli
disprezza pene e torturatori
e
non si spezza né con le minacce,
né
con le suppliche,
né
con il terrore.
Grazie
alla sua preghiera al Signore
per
sé e per gli altri,
risplende
il Padre della luce
nell’oscurità
del carcere.
Ponziano,
dunque,
vede
una luce mandata dal cielo
e
diventa, anch’egli,
un
tempio santissimo.
La
fama della luce viene annunciata
una
cieca vede la luce,
un
fanciullo viene liberato dal demonio
per
la fede del padre.
Pertanto,
molti sono stati battezzati
dalla
mano di san Fortunato,
rendono
onore alla Trinità
e
credono al Figlio di Dio.
E
un tale, Sevasto di nome
o
devastato dal crimine,
dopo
averlo vinto nella battaglia per Cristo
lo
consegna al carcere.
Lì
insieme
rendono
grazie a Dio
per
le offese subite
che
loro reputano un dono.
Grazie
alla loro notte
la
fede conosce il giorno
in
carcere vengono decapitati
e
si anticipa la gloria.
Colui
che cinge le loro fronti
delle
corone di vittoria,
per
le loro preghiere
ci
trasfiguri nella gloria. Amen.
Canto
al Vangelo (cfr.
Mt 5,10)
Alleluia,
alleluia, alleluia.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Alleluia,
alleluia, alleluia.
Vangelo
Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi.
Dal vangelo secondo Giovanni (15,
18-21)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi
discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se
foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del
mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia.
Ricordatevi della parola che io
vi ho detto: "Un servo non è più grande del suo padrone". Se hanno
perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola,
osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio
nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato».