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mercoledì 12 luglio 2017

SANTI ERMACORA, VESCOVO, E FORTUNATO, DIACONO

12 LUGLIO

SANTI ERMACORA, VESCOVO, E FORTUNATO, DIACONO, MARTIRI
PATRONI DELL’ARCIDIOCESI

Liturgia della Parola


Prima lettura 
Come un pastore passa in rassegna il suo gregge, così io passerò in rassegna le mie pecore.

Dal libro del profeta Ezechiele (34, 11-16)

Così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine.
Le farò uscire dai popoli e le radunerò da tutte le regioni.
Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d'Israele, nelle valli e in tutti i luoghi abitati della regione. Le condurrò in ottime pasture e il loro pascolo sarà sui monti alti d'Israele; là si adageranno su fertili pascoli e pasceranno in abbondanza sui monti d'Israele.
Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia.

Salmo responsoriale (dal salmo 22)

Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l'anima mia, mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.

Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

Seconda lettura
Portiamo nel nostro corpo la morte di Gesù.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (4, 7-15)

Fratelli, noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi. In tutto, infatti, siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo.
Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo consegnati alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale. Cosicché in noi agisce la morte, in voi la vita.
Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perciò ho parlato , anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. Tutto infatti è per voi, perché la grazia, accresciuta a opera di molti, faccia abbondare l'inno di ringraziamento, per la gloria di Dio.

Sequenza
    
Plebs fidelis Hermachorae
gratuletur in honore
de quo Marci successore
gaudet Aquilegia.

Cuius consors Fortunatus
qui est vere fortunatus
nam cum illo coronatus
passione socia.

Gentem culpa veterem
reddens fide puberem
afflictus in carcerem
Hermachora mittitur.

Qui comptentis omnibus
paenis et tortoribus
non minis, non precibus
nec terrore frangitur.

Quo praecante Dominum
pro se et pro ceteris
fulget Pater luminum
in occulto carceris.

Poncianus igitur
lumen missus caelitus
videt et efficitur
templum sanctissimus.

Fama lucis nunciatur
caeca lumen contemplatur
fide patris liberatur
puer a demonio.

Unde multi baptizati
manu sancti Fortunati
dant honorem Trinitati
credunt Dei Filio.

Quem Sevastus nomine
seu se vastans crimine
pro Christi certamine
victum tradit carceri.

Ubi simul socias
sanctas reddunt gratias
illatas iniurias
ascribentes muneri.

Noctu quorum opera
die scit religio
decollantur in carcere
prefigurat gloriae.

Quorum qui capitibus
serta dat victoriae,
nos eorum precibus
configuret gloriae. Amen.

È in festa il nostro popolo,
esulta nella gioia: onora il grande Ermacora
la Chiesa aquileiese.

A Fortunato martire
uguale onor sia dato:
la stessa prova, vinsero,
uniti nella fede.

Guidato dallo Spirito,
Ermacora converte
i peccatori e i deboli,
li libera per Cristo.

Condotto poi nel carcere
resiste ad ogni pena;
la sua preghiera illumina
l’attesa dei credenti.

Or Fortunato predica:
e chiama a vita nuova
coloro che professano
la fede trinitaria.

Incarcerato, vittima,
per Cristo lotta e vince.
Insieme al santo vescovo
il diacono si immola.

Colui che a questi martiri
il vero premio ha dato,
a noi, per loro tramite,
conceda uguale gloria. Amen.

*Traduzione integrale del testo originale:

Il popolo fedele di Ermacora
giubili in onore
di colui che, successore di Marco,
fa gioire Aquileia.

Fortunato è il suo compagno,
davvero fortunato
con lui coronato,
nella medesima passione.

Una gente antica
è ringiovanita a causa della fede;
per ciò Ermacora, afflitto,
è mandato in carcere.

Egli disprezza pene e torturatori
e non si spezza né con le minacce,
né con le suppliche,
né con il terrore.

Grazie alla sua preghiera al Signore
per sé e per gli altri,
risplende il Padre della luce
nell’oscurità del carcere.

Ponziano, dunque,
vede una luce mandata dal cielo
e diventa, anch’egli,
un tempio santissimo.

La fama della luce viene annunciata
una cieca vede la luce,
un fanciullo viene liberato dal demonio
per la fede del padre.

Pertanto, molti sono stati battezzati
dalla mano di san Fortunato,
rendono onore alla Trinità
e credono al Figlio di Dio.

E un tale, Sevasto di nome
o devastato dal crimine,
dopo averlo vinto nella battaglia per Cristo
lo consegna al carcere.

Lì insieme
rendono grazie a Dio
per le offese subite
che loro reputano un dono.

Grazie alla loro notte
la fede conosce il giorno
in carcere vengono decapitati
e si anticipa la gloria.

Colui che cinge le loro fronti
delle corone di vittoria,
per le loro preghiere
ci trasfiguri nella gloria. Amen.

Canto al Vangelo (cfr. Mt 5,10)

Alleluia, alleluia, alleluia.

Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.

Alleluia, alleluia, alleluia.

Vangelo
Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi.
                  
Dal vangelo secondo Giovanni (15, 18-21)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia.
Ricordatevi della parola che io vi ho detto: "Un servo non è più grande del suo padrone". Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato».



Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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