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giovedì 30 settembre 2021

Agenzia Fides 30 settembre 2021

 


VATICANO - Si apre il Mese missionario: "Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato"
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Con la memoria liturgica di Santa Teresa di Lisieux, proclamata da Papa Pio XI Patrona delle missioni al pari di San Francesco Saverio, si apre il mese di Ottobre, Mese Missionario, che vedrà domenica 24 la celebrazione della 95ma Giornata Missionaria Mondiale. Il tema scelto da Papa Francesco nel messaggio diramato nella solennità dell’Epifania è tratto dagli Atti degli Apostoli: “Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato” (At 4,20). Scrive il Santo Padre: “Come gli Apostoli e i primi cristiani, anche noi diciamo con tutte le nostre forze: «Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato» (At 4,20). Tutto ciò che abbiamo ricevuto, tutto ciò che il Signore ci ha via via elargito, ce lo ha donato perché lo mettiamo in gioco e lo doniamo gratuitamente agli altri. Come gli Apostoli che hanno visto, ascoltato e toccato la salvezza di Gesù (cfr 1 Gv 1,1-4), così noi oggi possiamo toccare la carne sofferente e gloriosa di Cristo nella storia di ogni giorno e trovare il coraggio di condividere con tutti un destino di speranza, quella nota indubitabile che nasce dal saperci accompagnati dal Signore”.
Afferma una nota diffusa dai Segretariati internazionali delle Pontificie Opere Missionarie (POM) , anche tramite la Sala Stampa della Santa Sede: "È la testimonianza il filo conduttore del messaggio il cui tema è tratto da quello che Papa Francesco definisce “libro che i discepoli missionari tengono sempre a portata di mano”. “Celebrare ogni anno il Mese missionario e la Giornata Missionaria Mondiale significa fare memoria del fatto che la nostra fede è sempre missionaria. Non possiamo tacere quello che abbiamo udito, visto e vissuto nell’incontro con il Signore”, rimarca l’Arcivescovo Giampietro Dal Toso, Presidente delle Pontificie Opere Missionarie.
La testimonianza si accompagna alla memoria perché nella Giornata Missionaria Mondiale che si celebra ogni anno, nella penultima domenica di ottobre, sottolinea il Papa: “Ricordiamo con gratitudine tutte le persone che, con la loro testimonianza di vita, ci aiutano a rinnovare il nostro impegno battesimale di essere apostoli generosi e gioiosi del Vangelo. Ricordiamo specialmente quanti sono stati capaci di mettersi in cammino, lasciare terra e famiglia affinché il Vangelo possa raggiungere senza indugi e senza paure gli angoli di popoli e città dove tante vite si trovano assetate di benedizione”.
Nessuno è escluso dalla misericordia di Dio e i missionari, che condividono la loro vita con i fedeli a loro affidati, lo ricordano anche nel messaggio video nato dalla collaborazione tra alcune direzioni nazionali delle Pontificie Opere Missionarie nel mondo. Il video, in diverse lingue, dà voce a migliaia di donne e uomini in missione nel mondo: “Siamo ancora qui e non possiamo non parlare di quello che abbiamo visto e sentito”.
Intanto, nel mondo fervono le iniziative di formazione, preghiera, animazione per preparare e celebrare la Giornata Missionaria Mondiale, nonostante il perdurare della pandemia che in alcuni paesi colpisce ancora duramente.
Nelle Americhe il coordinamento continentale delle Pontificie Opere Missionarie ha prodotto materiale formativo, schemi di preghiera di animazione liturgica, temi di riflessione frutto del lavoro comune delle Direzioni Nazionali delle POM del continente.
In Africa, la Chiesa dell’Uganda fa ricorso sempre più attivamente ai nuovi media, che durante il lockdown hanno tenuta unita la comunità cristiana, sia in termini di animazione missionaria e di preghiera. In Tanzania sono state scelte alcune persone influenti e alcuni leader laici per trasmettere il messaggio della Giornata Missionaria in Radio e TV.
Passando all’Europa, in Svizzera il Mese missionario è occasione per avvicinarsi particolarmente alla Chiesa in Vietnam, mentre in Spagna la Giornata Missionaria Mondiale è conosciuta con l’acronimo Domund e ricorda ai fedeli che “siamo tutti missionari” [il link è
https://domund.es ]
In Asia, dove la situazione pandemica è ancora molto complessa, le POM in Vietnam sono impegnate ad aiutare concretamente la popolazione colpita dal virus si stanno preparando materiali di animazione, programmando diverse iniziative di preghiera on-line.
Nel continente oceanico, in Australia la Giornata verrà vissuta con una particolare attenzione e sensibilità verso l’opera pastorale e missionaria delle Suore del Buon Pastore in Thailandia, a sostegno dei bambini provenienti da ambienti vulnerabili e svantaggiati.
Accanto a tutte le attività dedicate al Mese missionario, sul sito web delle POM, [www.ppoomm.va], a partire dal 1° ottobre sarà pubblicato ogni giorno un approfondimento dedicato alla fondatrice della Pontificia Opera della Propagazione della Fede, la venerabile Pauline Jaricot, dal titolo: “Conoscere meglio Pauline Marie Jaricot e meditare sulla missione della Chiesa”.
(Agenzia Fides 30/9/2021)
LINK
Il video di animazione delle POM in diverse lingue -> https://youtube.com/playlist?list=PLvTQ_o7P68LP9HD12KDSiZmM1BhB9oHOg
Il sito web delle POM -> https://www.ppoomm.va/it.html
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AFRICA/KENYA - Sinodo 2021-2023: “Non rimanere fermi a guardare” dice il Vescovo Muhatia
 
Nairobi (Agenzia Fides) – “Un cammino ecclesiale che ha un'anima, che è lo Spirito Santo”: definisce così il Sinodo sulla sinodalità, che il Papa inaugurerà il prossimo 9 e 10 ottobre 2021, il Vicepresidente della Conferenza episcopale del Kenya (KCCB), Mons. Maurice Muhatia Makumba, Vescovo della diocesi di Nakuru. Rivolto agli oltre cento partecipanti al recente webinar sul tema, il Vescovo Muhatia ha ribadito l'appello di Papa Francesco affinché tutti i fedeli siano coinvolti nella prossima XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi che culminerà nel 2023.
Il Presule ha esortato ogni cristiano, indipendentemente dalla posizione nella Chiesa, a partecipare attivamente ai preparativi sinodali per un migliore esito dell’evento. “Incoraggio e invito ognuno di voi a non rimanere seduti a guardare, perché non c'è spazio per gli spettatori” si legge nella nota pervenuta all’Agenzia Fides.
“La Chiesa di Dio è per il popolo di Dio, siamo tutti chiamati a camminare insieme come popolo battezzato, e a partecipare pienamente alla missione profetica di Gesù Cristo”, ha spiegato il Vescovo di Nakuru, sottolineando l’importanza del ruolo dei fedeli laici per la crescita della Chiesa. L’auspicio del Presule è che l’evento sia un cammino comune per i laici, i pastori e il Vescovo di Roma, “una sorta di sinodo decentrato”.
All’inaugurazione ufficiale seguirà la fase diocesana, con l'avvio in tutte le Chiese locali. “I coordinatori diocesani sinodali nominati dai Vescovi saranno il punto di riferimento nella diocesi e il collegamento con la Conferenza episcopale”. Spiegando l’iter secondo il quale si svolgeranno le fasi sinodali, Mons. Muhatia ha spiegato che il materiale raccolto sarà inviato alle rispettive Conferenze Episcopali e sintetizzato “in ascolto di ciò che lo Spirito ha ispirato nelle Chiese loro affidate”, verrà poi trasmesso alla Segreteria Generale che redigerà il primo Instrumentum laboris, sulla base delle risposte delle Chiese locali. Una volta inviato alle Chiese particolari, seguirà un periodo di sei mesi, da settembre 2022 a marzo 2023, che porterà alla fase continentale. Ciascun gruppo continentale redigerà poi un documento finale che sarà inviato alla Segreteria Generale e, sulla base delle risposte continentali, verrà redatto un secondo Instrumentum laboris.
L’intero processo sinodale culminerà nell'ottobre 2023, segnato dalla fase universale con la celebrazione dell'Assemblea Generale dei Vescovi a Roma, e presieduta dal Vescovo di Roma.
(AP) (30/9/2021 Agenzia Fides)
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ASIA/INDIA - I Vescovi al governo: "No" alle leggi anti-conversione
 
New Delhi (Agenzia Fides) - Una delegazione dei Vescovi indiani, cattolici e di altre confessioni cristiane, ha incontrato i ministri federali per chiedere l'abrogazione delle leggi anti-conversione, approvate dai governi in alcuni stati della Federazione indiana. Come appreso da Fides, tra i presenti nella delegazione, Mons. Anil Joseph Thomas Couto, Arcivescovo di Delhi, Mons. Kuriakose Bharanikulangara, Arcivescovo di Faridabad, della Chiesa siro-malabarese di rito orientale, e Mons. Subodh C. Mondal, della Chiesa Metodista in India nell'area episcopale di Delhi, hanno avuto uno speciale incontro con Mukhtar Abbas Naqvi, Ministro federale per gli affari delle minoranze, e John Barla, sottosegretario. La delegazione, che ha incontrato le autorità il 28 settembre, era composta da 50 leader cristiani in rappresentanza di diverse denominazioni. A nome di tutti, Mons. Couto ha presentato un Memorandum contenente diverse questioni che toccano le minoranze cristiane nel Paese e il tema della libertà religiosa.
Le leggi anti-conversione, in vigore in diversi stati indiani, proibiscono la conversione religiosa con la forza o con l'inganno, e sono un reato punibile con diverse sanzioni. Alcuni degli stati che hanno promulgato leggi per vietare le conversioni religiose sono Odisha, Uttar Pradesh, Arunachal Pradesh, Chhattisgarh, Gujarat, Jharkhand, Himachal Pradesh, Madhya Pradesh e Uttrakhand.
Le leggi anti-conversione, secondo i Vescovi, violano la lettera e lo spirito della Costituzione indiana che prevede la libertà di praticare, promuovere e propagare la propria religione secondo coscienza e libertà.
In questa fase, un altro stato, il Karnataka nel sud dell'India, sta progettando di emanare una legge simile. Il 28 settembre, il Primo ministro dello Stato, Basavaraj Bommai, ha emesso un ordine per limitare la “conversione religiosa forzata”, sebbene i dieci Vescovi del Karnataka lo abbiano incontrato nei giorni precedenti, auspicando di non procedere con alcuna nuova normativa.
Il Karnataka è una vasto stato nel Sud dell'India governato dal partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party (BJP). Seguendo un'ideologia diffusa nel BJP (la cosiddetta "Hindutva"), i nazionalisti indù vorrebbero trasformare l'India da paese laico a stato teocratico indù. Attualmente, sono governati dal BJP gli stati di Himachal Pradesh, Uttar Pradesh e Madhya Pradesh, che hanno già emanato controverse leggi anti-conversione.
La delegazione dei Vescovi ha espresso ai ministri federali preoccupazione sulle nuove restrizioni legali che limitano o impediscono la possibilità di donazioni straniere per opere di beneficenza rivolte alle comunità povere e vulnerabili del Paese. Il ministro Naqvi ha sottolineato il patrimonio culturale condiviso e l'eredità della convivenza tra le varie comunità religiose. Ha anche detto che "qualsiasi tentativo di disturbare questo tessuto di unità e armonia danneggerà l'anima dell'India", ha aggiunto.
La delegazione ha inoltre informato il governo federale delle ripetute violenze contro i cristiani e di episodi di distruzione o saccheggio delle chiese in tutto il Paese. In un recente caso avvenuto il 17 settembre, cinque famiglie cristiane del distretto di Kandhamal, nello stato di Odisha, hanno subito abusi e violenze dagli indù e almeno una casa appartenente a un cristiano è stata bruciata. Nella maggior parte dei casi - hanno affermato i Vescovi - la polizia e i funzionari del governo non prestano molta attenzione alle lamentele dei cristiani. Anche in questo caso, i ministri hanno assicurato ai leader cristiani che esamineranno la questione.
La delegazione ha informato il governo sulla discriminazione (su base religiosa) a danno dei Dalit cristiani e musulmani, che non possono godere dei benefici concessi dal governo ai dalit, che toccano il lavoro, l'occupazione e altri provvedimenti di welfare.
Infine i leader delle Chiese hanno chiesto al governo federale, contributi per istituire un'università cristiana federale, con fondi pubblici e privati, pensandola come una grande polo di istruzione a beneficio di tutti i cittadini, di ogni cultura, etnia o religione.
Secondo il censimento indiano del 2011, gli indù sono 966 milioni, circa l'80% della popolazione indiana stimata in 1,3 miliardi. I musulmani sono 172 milioni (14%), mentre i cristiani sono 29 milioni (circa il 2,3%)
(SD-PA) (Agenzia Fides 30/9/2021)
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ASIA/PAKISTAN - Docenti di religione cristiana per le scuole statali: al via un Corso di formazione
 
Multan (Agenzia Fides) - “È nostra priorità formare docenti di religione e catechisti con gli insegnamenti autentici della Chiesa, e aiutarli ad apprendere e a proclamare l'annuncio della fede. In questo corso intensivo, organizzato appositamente per insegnanti di religione e catechisti cattolici, il nostro obiettivo è quello di formarli anche alla luce del nuovo Curriculum Nazionale Unico (Single National Curriculum, SNC), offrendo la giusta e completa formazione ai nostri insegnanti, al fine di soddisfare le esigenze delle scuole e dei college governativi e statali. Allo stesso tempo, questa iniziativa andrà anche a beneficio delle nostre scuole cattoliche, per far sì che i docenti ben formati possano insegnare il Catechismo della Chiesa Cattolica”: è quanto dice all'Agenzia Fides il domenicano p. Jamshed Albert OP, Direttore dell'Istituto Pastorale di Multan, che ha organizzato uno speciale Corso di formazione per catechisti e insegnanti di religione.
P. Jamshed Albert OP, afferma: “La Commissione episcopale per la catechesi sta lavorando per organizzare questo programma da quattro anni. Spesso agli studenti delle scuole medie e superiori manca l'insegnamento della fede cattolica per carenza di insegnanti. Per avere insegnanti qualificati, stiamo iniziando questo Corso intensivo per insegnanti di religione". Il corso prevede lezioni su: Catechismo della Chiesa Chiesa Cattolica, Sacra Scrittura, Sacramenti, Storia della Chiesa, Liturgia, Cristologia, Storia della Salvezza, Mariologia, Preghiera cristiana, Etica cristiana, Eresie e Apologetica, Metodologie didattiche per l'insegnamento della fede. Iniziato il 24 settembre, il Corso prevede otto mesi di formazione per 112 ore di studio, fino a maggio 2022, e si tiene presso l'Istituto Pastorale di Multan che lo organizza da ormai 20 anni. Sono iscritti 34 giovani docenti e catechisti provenienti da varie città del Pakistan, tra cui Karachi, Hyderabad e Rawalpindi.
In Pakistan gli esponenti della minoranze religiose hanno accolto con favore l'iniziativa del governo di approvare, a luglio 2020, il nuovo "Curriculum Nazionale Unico" (SNC), che mira a eliminare le pratiche discriminatorie nei contesti educativi e ha l'obiettivo di offrire "a tutti i bambini un'opportunità equa e paritaria di ricevere un'istruzione di alta qualità". Mentre è in corso l'implementazione del nuovo SNC nelle varie province della nazione, in tale cornice si inserisce l'opera delle associazioni e Chiese cristiane, per poter includere corsi di educazione religiosa specifica per gli studenti non musulmani che frequentano le scuole pubbliche, a seconda della loro fede, avviando così cicli di lezioni relative al cristianesimo nelle scuole statali.
Anjum James Paul, professore cattolico e presidente della "Associazione degli insegnanti delle minoranze religiose del Pakistan", parlando all'Agenzia Fides spiega: “Il nostro obiettivo è far introdurre, nell'arco di tre anni, un Curriculum di studi specifico sul cristianesimo nelle scuole di diverso ordine e grado. Il contenuto del corso di formazione, nato dalla collaborazione tra la Chiesa cattolica e protestante, si basa sui quattro aree principali: Fede e preghiera; vita di Gesù Cristo; Valori etici e morali; esempi e vite dei santi”. Aggiunge Anjum Paul: “Per formare i nostri giovani ad essere docenti di religione cristiana c'è bisogno di tempo. Il Curriculum Nazionale Unico prevede standard di apprendimento alti e verificabili. Nei prossimi anni vi saranno maggiori opportunità di lavoro per gli insegnanti cristiani nelle scuole statali: dobbiamo essere pronti”.
Emmanuel Neno, segretario esecutivo della Commissione catechetica nella Conferenza Episcopale Cattolica, ha dichiarato: “Vogliamo che i nostri insegnanti cattolici siano saldi nella loro fede, apprendano gli insegnamenti corretti della Chiesa e li insegnino correttamente nelle scuole cattoliche e nelle scuole statali. In questo Corso si affrontano varie questioni inerenti la fede cattolica nel rapporto con il mondo, per formare bene i nostri insegnanti e di conseguenza gli studenti".
(AG-PA) (Agenzia Fides 30/9/2021)
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ASIA/LIBANO - Crisi delle scuole cristiane, il Patriarca siro cattolico esonera le famiglie dal pagamento delle rette scolastiche
 
Beirut (Agenzia Fides) - Il Patriarca siro cattolico Ignace Youssef III Younan, ha dato disposizione di esentare dal pagamento delle rette scolastiche per l’anno 2021-2022, le famiglie degli studenti siro-cattolici che frequentano le scuole collegate al Patriarcato. Lo riferiscono gli organi di comunicazione del Patriarcato di Antiochia dei siro-cattolici, specificando che l’esenzione si applica agli studenti del Lycée Mathaf e della scuola Deir El-Shorfa School).
La disposizione patriarcale rappresenta un tentativo concreto di rispondere almeno in parte alla crisi strutturale affrontata dalle scuole libanesi non statali, che rappresentano la parte preponderante del sistema scolastico nazionale. Una crisi aggravata negli ultimi anni dallo stato di paralisi economica in cui è sprofondato il Paese dei Cedri.
La misura di esentare dal pagamento delle tasse scolastiche gli studenti siro-cattolici che frequentano le scuole del Patriarcato, era stata presa anche per il precedente anno scolastico 2020-2021, durante il quale la crisi pandemica ha costretto gli istituti scolastici a tenere chiuse le aule e a sperimentare – con risultati non sempre soddisfacenti – sistemi di didattica a distanza.
In Libano, la rete di scuole e istituti d’istruzione non statali appariva in affanno già prima della pandemia da Covid-19, e denunciava la progressiva erosione delle risorse necessarie per assicurare la continuità dell’opera educativa svolta al servizio dell’intero Paese (vedi Fides 2/9/2017 e 5/7/2018). All’inizio di settembre (vedi Fides 6/9/2021), il Presidente Michel Aoun aveva annunciato la convocazione di una Conferenza straordinaria per affrontare l’emergenza-scuola, divenuta ormai una allarmante questione nazionale. L’annuncio era stato diffuso dopo un incontro tra il Capo di Stato e i rappresentanti della Federazione degli Istituti Educativi, che avevano sottoposto ad Aoun un memorandum contenente dati e documenti che attestano la condizione e le difficoltà ormai insostenibili in cui gran parte degli istituti educativi continuano a portare avanti il proprio servizio, esposti ogni giorno al rischio di chiudere per sempre le porte dei propri edifici scolastici. (GV) (Agenzia Fides 30/9/2021)
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AMERICA/CILE - Valore della vita e dignità della persona umana sono un fondamento essenziale e inalienabile della vita in società
 
Santiago (Agenzia Fides) – “Il valore della vita e la dignità della persona umana sono un fondamento essenziale e inalienabile della vita in società” ribadiscono i Vescovi cileni dopo l’approvazione da parte della Camera dei Deputati, del disegno di legge che depenalizza l’aborto fino alla 14.ma settimana di gestazione.
Nella nota diffusa dal Comitato permanente della Conferenza Episcopale Cilena all’indomani dell’approvazione, i Vescovi “si rammaricano profondamente di questa decisione e ribadiscono, davanti all’opinione pubblica, i valori essenziali che sono in gioco su questo tema”. Citando Papa Francesco, ricordano che “la difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di tutti i diritti umani” (EG 213), quindi “il primo dei diritti umani è il diritto alla vita, che deve essere rispettata dal concepimento fino alla morte naturale”.
Sul tema dell’inizio della vita al momento della fecondazione, i Vescovi si erano già espressi nel 2015, e in questa occasione ribadiscono che “il rispetto incondizionato della vita umana è ciò che dovrebbe guidare ogni considerazione etica, legislativa, umana e sanitaria dinanzi alla realtà di una gravidanza indesiderata”. Certamente, riconoscono, a volte si verificano situazioni umane complesse e talvolta drammatiche che portano ad una gravidanza, tuttavia non si risolvono certo “con la deliberata eliminazione di un essere umano indifeso e innocente". La società è chiamata a prendersi cura dei più deboli, che devono essere sempre trattati in virtù della loro dignità, e non certo a trovare soluzioni ai problemi con la violenza.
I Vescovi cileni ricordano poi che le leggi a favore dell’aborto inizialmente vengono considerate un’eccezione, solo in casi particolari, ma “l’esperienza ci dice che si finisce per affermare ‘il diritto all’aborto’ e al primato dei diritti sessuali e riproduttivi della donna, ignorando completamente l’esistenza e i diritti dell’altro essere umano” e si arriva alla creazione di “una mentalità contraria alla vita della persona generata, come se il bambino fosse una cosa o un nemico, e non un essere umano, un dono meraviglioso di Dio”.
Nella conclusione i Vescovi ricordano ai cattolici che “l'immoralità dell'aborto è tra gli insegnamenti costanti della Chiesa”, e citano Papa Giovanni Paolo II, che definì l'aborto "un grave disordine morale, l'eliminazione deliberata di un essere umano innocente" (EV 62). Infine invocano il Signore perché illumini “la coscienza e il cuore di chi deve prendere decisioni a favore del bene comune, perchè difenda sempre i più deboli". (SL) (Agenzia Fides 30/09/2021)

mercoledì 26 maggio 2021

Agenzia Fides 26 maggio 2021

 

EUROPA/SPAGNA - Caritas Spagna: nonostante gli allarmismi, l’Europa è coinvolta in misura molto limitata dall’emigrazione africana
 

Madrid (Agenzia Fides) - La Giornata dell’Africa celebrata ieri ha dato occasione a Caritas Spagna,
dopo gli ultimi eventi riguardanti i migranti africani a Ceuta e Melilla, di riflettere sulla situazione migratoria di questo continente. La nota inviata a Fides da Caritas Spagna segnala che le radici dei gravi problemi di mobilità umana che l'intero continente africano deve affrontare, colpiscono l'Europa solo in misura molto limitata, nonostante l'allarmismo alle frontiere e nell'opinione pubblica.
Per avere un'idea completa della dimensione del fenomeno migratorio in Africa, si legge nella nota, è sufficiente sottolineare che la maggioranza degli africani che migrano lo fa tra i propri paesi del continente. Secondo i dati dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e dell'Unione Africana (UA), dei 258 milioni di migranti nel mondo, 36 milioni (14%) sono nati in Africa. Il 53% della migrazione africana avviene all'interno del continente, il 26% si muove verso l’Europa, l'11% verso l’Asia, un altro 8% in Nord America e l'1% in Oceania. Un'altra realtà è poco conosciuta: l'Africa è il continente che accoglie più rifugiati al mondo (7,3 milioni, 25% della quota mondiale), oltre ad avere 19,2 milioni di sfollati alla fine del 2019.
Come sottolinea Eva Cruz, direttrice della Cooperazione internazionale di Cáritas Spagna, "è necessario capire fino a che punto la realtà della migrazione dal Sud non è tanto una questione che riguarda la sicurezza quanto i diritti umani di persone molto vulnerabili, se teniamo conto delle radici di questi flussi migratori e della combinazione di cause diverse, come la disuguaglianza economica strutturale e l'interferenza di alcune politiche internazionali in Stati con enormi debolezze in termini di governance". "Questa è la parte sommersa dell'iceberg, la cui punta visibile è la violenza, i conflitti armati, la fame, le emergenze climatiche e la migrazione irregolare" aggiunge. Perciò come Caritas “non vediamo quello che l'Africa sta vivendo in questo momento come una crisi in termini di sicurezza, ma piuttosto una grave crisi dei diritti che vengono violati quando ci sono conflitti armati, che a sua volta viene alimentata dalla frustrazione e dalla mancanza di condizioni dignitose".
La nota analizza le situazioni che spingono molti migranti africani a spostarsi. L'insicurezza alimentare è una delle sfide più pressanti, che colpisce molti paesi del continente: nel 2020 più di 100 milioni di africani si trovavano in situazioni di crisi, emergenza o catastrofe alimentare, con un aumento del 60 per cento rispetto all'anno precedente. La situazione nel 2021 continua a peggiorare, almeno fino ad ora.
Alle cause strutturali (cambiamento climatico, crescita demografica, accesso all'acqua potabile, proprietà della terra, ecc.), dobbiamo ora aggiungere l'impatto delle misure anti-Covid e delle crisi dei consumi in Occidente derivate dalla pandemia. Un'altra grave difficoltà è l'accesso universale ai servizi socio sanitari e educativi, soprattutto nelle aree rurali e nelle periferie delle grandi città, dove si concentra in gran parte la povertà. A parte la notevole spesa sociale che questi servizi comportano per i paesi con risorse molto limitate, c'è la pressione esercitata dalla crescita della popolazione.
Un elemento positivo su come affrontare questa emergenza migratoria, conclude la nota, è costituito dalle buone pratiche insieme ad altre organizzazioni, con risposte basate sulla protezione dei diritti umani delle persone che migrano. Una di queste esperienze positive è svolta dal 2015 attraverso la RAEMH (Rete Europa-Africa per la Mobilità Umana), che raccoglie l’azione congiunta tra Caritas Rabat (Marocco), Secours Catholique (Francia) e Cáritas Española, per coordinare il lavoro tra i centri per migranti. In questi 6 anni si sono consolidati gli itinerari di accompagnamento per donne migranti e minori non accompagnati, sulla base dello scambio di informazioni ed esperienze di accoglienza tra i membri della Rete, che attualmente è composta da 3 Caritas europee, 3 del Nord Africa e 5 dell’ Africa occidentale.
(CE) (Agenzia Fides 26/05/2021)
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AFRICA/MALI - Un missionario: "Golpe nel golpe", vecchie pratiche che affamano i popoli africani
 
Bamako (Agenzia Fides) - Lo hanno definito un "golpe nel golpe" quello compiuto, ieri 25 maggio 2021, dai militari contro i vertici dell’esecutivo transitorio che non piace ai colonnelli autori del colpo di stato dell'agosto scorso (vedi Agenzia Fides 19/8/2020).
"Questo ennesimo colpo di stato in Mali getta ancora una volta il continente africano nella desolazione", scrive all’Agenzia Fides p. Donald Zagore, teologo ivoriano della Società per le Missioni Africane (SMA).
"Quando finiranno queste vecchie pratiche?" domanda p. Zagore. "Gli anni passano ma gli scenari rimangono gli stessi. Laddove i popoli africani si impegnano e lottano per lo sviluppo e per una vita migliore, si perpetuano colpi di stato, corruzione, violazione dei diritti, dittature e presidenze a vita. L'Africa, il vecchio continente, sta lottando per abbandonare queste vecchie pratiche, ma l'instabilità politica può solo portare alla miseria economica. Queste crisi politiche affamano i popoli africani."
Il missionario ribadisce che "l'Africa di ieri come quella di oggi continua tristemente a scrivere la sua storia su linee storte": "L’intera popolazione del continente aspira ad una vita in Europa. Infatti, mentre le élite africane hanno un lavoro in Africa, vivono in Europa, dove mandano i propri figli a studiare o in vacanza, i più poveri non hanno altra scelta che l'immigrazione clandestina, attraversano rischiosamente il deserto o trovano la morte in mare."
P. Zagore è convinto del fatto che il continente africano possa migliorare, ma a una condizione: che la mentalità dei popoli africani cambi. "Possano le coscienze africane risvegliarsi al buono, al giusto e al vero. Non possiamo in alcun modo sperare in nuove politiche, promesse di stabilità e pace se rimaniamo prigionieri di quelle vecchie. Cambiare mentalità per abbracciare una nuova politica, difendere i valori di giustizia, verità, sviluppo e pace sono la chiave per la salvezza e la prosperità. Abbiamo bisogno di ‘Vino nuovo, otri nuovi’ come dice l’apostolo Marco nella Scrittura", conclude padre Zagore.
(DZ/AP) (Agenzia Fides 26/5/2021)
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AFRICA/KENYA - “Subito un processo trasparente per il voto di ottobre 2022” chiedono i leader religiosi del Kenya
 
Nairobi (Agenzia Fides) – “La Commissione elettorale indipendente (IEBC) continua a soffrire di una grave crisi di leadership e di credibilità” afferma il gruppo di riferimento per il dialogo delle principali confessioni religiose del Kenya, in una dichiarazione inviata all’Agenzia Fides.
“La sentenza dell'Alta Corte ha posto seri dubbi sulla capacità della Commissione di organizzare e gestire le elezioni generali previste dalla Costituzione nell'agosto 2022” affermano i leader religiosi facendo riferimento alla Sentenza della Corte Costituzionale del 13 maggio che stabilisce che la IEBC non dispone del quorum per svolgere il suo mandato. Attualmente vi sono solo due commissari in carica più il presidente Wafula Chebukati, a seguito delle dimissioni di tre componenti nel 2018 e di uno nel 2017.
“La Corte Costituzionale ha scoperto che la mancanza di quorum, come stabilito dalla legge, ostacola in modo significativo la commissione dal condurre affari chiave, gettando IEBC nel limbo” afferma la dichiarazione.
I leader religiosi chiedono all'IEBC di iniziare a fare i preparativi necessari al voto e di comunicarli tempestivamente ai keniani per accrescere la fiducia e la sicurezza nelle istituzioni. “I preparativi dovrebbero includere la nomina trasparente dei funzionari elettorali a tutti i livelli, gli appalti per i materiali elettorali e la creazione di sistemi di gestione e trasmissione dei risultati delle elezioni”.
“Chiediamo al Parlamento di finalizzare con urgenza lo sviluppo e l'emanazione delle varie leggi che riguardano le elezioni, tra cui: un progetto di legge sulle elezioni primarie all’interno dei diversi partiti politici; una legge che regoli i referendum; il progetto di legge sul finanziamento della campagna; la legge sulla rappresentanza di gruppi di interesse speciale; la legge sulla parità di genere”.
“Occorre fare tutto il possibile per assicurare ai kenioti elezioni pacifiche, credibili, libere ed eque nell'agosto 2022” conclude la dichiarazione.
Il Gruppo di riferimento per il dialogo è stato costituito nel 2016 per far sì che il dialogo sia il mezzo per affrontare le cause alla base dei conflitti e della violenza in Kenya. “Vogliamo ricordare che i leader religiosi sono stati in prima linea nella difesa dell'unità nazionale e della pace nel Paese” sottolinea la dichiarione
Oltre alla Conferenza dei Vescovi Cattolici del Kenya (Kenya Conference of Catholic Bishops), fanno parte del gruppo: Evangelical Alliance of Kenya, Hindu Council of Kenya, National Council of Churches of Kenya, Organisation of African Instituted Churches, Seventh Day Adventist Church
Shia Asna Ashri Jamaat. (L.M.) (Agenzia Fides 26/5/2021)
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ASIA/MYANMAR - Appello del Cardinale Bo dopo le bombe alla chiesa: è tragedia umanitaria, fermate gli attacchi
 
Yangon (Agenzia Fides) - “Con immensa sofferenza esprimiamo angoscia per l'attacco a civili innocenti, che hanno cercato rifugio nella chiesa del Sacro Cuore, la notte del 23 maggio”: è quanto afferma il Cardinale Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon e Presidente della Conferenza episcopale birmana, in un nuovo accorato appello che condanna gli “atti violenti e i bombardamenti continui, con armi pesanti, su un gruppo spaventato di donne e bambini”. Il Cardinale si riferisce ai recenti attacchi di forze militari ai villaggi nell'area di Loikaw, nello stato birmano di Kayah, nel Myanmar orientale, al confine con la Tahilandia. Nel villaggio di Kayanthayar anche la chiesa cattolica del Sacro Cuore è stata sventrata da colpi di mortaio e, tra gli sfollati che vi si erano rifugiati, quattro persone sono morte e molti sono i feriti, tra donne e bambini. L’edificio della chiesa ha subito ingenti danni, “a testimonianza dell'intensità dell'attacco ad un luogo di culto”, che ha costretto gli sfollati a fuggire nella giungla. Ora migliaia di persone sono allo stremo, nota il Porporato, mancando di cibo, acqua, riparo, igiene, medicine. "Tra loro ci sono tanti bambini e anziani, costretti alla fame e senza assistenza medica", nota l'Arcivescovo, che afferma con amarezza: “E' una grande tragedia umanitaria”.
L'appello del Cardinale Bo ricorda tutte le convenzioni internazionali sulla tutela di chiese, templi, scuole, ospedali, e luoghi di valore storico-culturale anche durante i conflitti, ma si sofferma soprattutto su un aspetto, quello della guerra civile: “Ricordiamo che il sangue che viene versato non è il sangue di un nemico; quelli che sono morti e quelli che sono stati feriti sono i cittadini di questo paese. Non erano armati; erano dentro la chiesa per proteggere le loro famiglie. Ogni cuore in questo paese piange per la morte di persone innocenti”.
Il Cardinale Bo è anche rappresentante dell'organizzazione “Religions for peace”, che unisce leader religiosi di diverse comunità. Tutti costoro rinnovano l'appello per la pacificazione, in un paese che potrebbe ben presto affrontare una nuova ondata di Covid-19. “Il conflitto è un'anomalia crudele in questo momento. La pace è possibile; la pace è l'unica strada”, scrive ancora una volta l’arcivescovo Bo, indicando il criterio per garantire un futuro prospero alla vita sociale, civile e politica in Myanmar.
“Preghiamo per la pace in questa grande terra – conclude il messaggio del Cardinale – e speriamo che tutti noi possiamo vivere come fratelli e sorelle in questa grande nazione” I leader religiosi birmani (cristiani, buddisti e di altre religioni) si dicono disponibili a impegnarsi in un forum consultivo sulla pace e la riconciliazione come uno spazio aperto per il dialogo, partendo da “un desiderio di pacificazione e di rispetto per la sacralità della vita umana e dei diritti fondamentali di tutti i cittadini”.
(PA) (Agenzia Fides 26/5/2021)
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ASIA/MYANMAR - Preghiera interreligiosa nella Chiesa italiana per la pace e la fratellanza
 
Milano (Agenzia Fides) - Porre fine alla violenza, alla tensione e alla guerra in Myanmar, e pregare perché la popolazione birmana possa tornare a vivere in un clima di pace e di fratellanza: con questo spirito sabato 29 maggio alle ore 12.30, l’Arcivescovo di Milano, Mons. Mario Delpini, presiederà un incontro interreligioso di preghiera per il Myanmar, promosso in collaborazione con la Comunità birmana in Italia e il Pontificio Istituto Missioni Estere. Saranno presenti nel Duomo di Milano monaci buddisti e religiose cattoliche di tre istituti femminili birmani che hanno religiose in Italia: le Suore della Riparazione, le Suore di Maria Bambina e le Suore di San Francesco Saverio.
"Di fronte alla spirale di violenza che non risparmia nemmeno le chiese, i cristiani reagiscono con la forza della preghiera, della solidarietà e della testimonianza e accolgono come graditi ospiti una comunità di monaci buddisti", spiega in un comunicato inviato a Fides il Vicario episcopale, mons. Luca Bressan. "Cristiani e buddisti insieme - prosegue Bressan - vogliamo essere segno del destino di pace che Dio ha posto come meta del cammino dell’umanità. Con l’Arcivescovo, tutti pregheremo perché dal cuore di ogni uomo siano bandite queste parole: divisione, odio, guerra e perché la parola che ci fa incontrare sia sempre fratello, e lo stile della nostra vita diventi: shalom, pace, salam"
Durante l’incontro sono previsti canti in lingua birmana, l’intervento dell’Arcivescovo e la lettura delle parole di suor Ann Rose Na Tawng, la religiosa delle suore di San Francesco Saverio che in due occasioni (il 28 febbraio e l’8 marzo) ha avuto il coraggio di inginocchiarsi davanti ai soldati per chiedere di non sparare sui manifestanti pro democrazia durante le manifestazioni di protesta avviate dopo il colpo di Stato. Quell’immagine ha fatto il giro del mondo ed è diventata il simbolo del difficile momento che sta attraversando il Myanmar.
Commenta all'Agenzia Fides padre Maurice Moe Haung, dei Missionari della carità, prete birmano residente in Italia: "È un bellissimo evento, è molto prezioso per noi ed è solo un inizio. Vogliamo dire al mondo che il popolo del Myanmar è unito anche nelle diversità della fede. Con queste iniziative, che speriamo si moltiplicano in Europa e nel mondo, sosteniamo la gente che soffre, che subisce violenza, che vive l'incertezza del proprio domani. Le nostre armi sono le preghiere incessanti. Crediamo fermamente che solo l'amore fraterno è il rispetto reciproco porteranno un futuro migliore in Myanmar".
(PA) (Agenzia Fides 26/5/2021)
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ASIA/PALESTINA -Dopo i bombardamenti, il Patriarca Pizzaballa lancia una raccolta fondi per la comunità cristiana di Gaza
 
Gerusalemme (Agenzia Fides) – Una raccolta fondi per venire incontro alle necessità urgenti “dei nostri fratelli e sorelle in Cristo, specialmente a Gaza e nei luoghi gravemente colpiti” durante l’ultimo conflitto armato che per undici giorni ha di nuovo sparso sangue e rovine in Terra Santa. L’iniziativa è stata lanciata ieri, martedì 25 maggio, dall’Arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme del Latini. In un breve messaggio, diffuso dai canali ufficiali del Patriarcato, l’Arcivescovo si rivolge in primis ai parroci e ai fedeli di tutte le parrocchie patriarcali, invitandoli a destinare alla comunità cristiana di Gaza tutte le offerte raccolte durante le messe di domenica 30 maggio, solennità della Santissima Trinità. “Vi chiedo - si legge nel messaggio patriarcale - di condividere alcune delle vostre risorse per alleviare le sofferenze dei nostri fedeli cristiani a Gaza”, sofferenze “dopo la guerra di questi ultimi giorni”, mentre nella Striscia si combatte anche la battaglia contro la pandemia da Covid-19, “che continua a diffondersi nella loro zona”. Il Patriarca ringrazia i destinatari dell’appello per la generosità con cui risponderanno alla sua richiesta, ricordando “che nostro Signore ha promesso di restituire il centuplo a chi si sacrifica per gli altri”. Il sito web del Patriarcato latino pubblica anche i numeri di una serie di conti correnti bancari aperti presso banche di Palestina, Israele e Giordania, conti su cui possono essere versate donazioni in denaro destinate alla comunità cristiana di Gaza.
Alle ore due di venerdì 21 maggio, dopo 11 giorni di conflitto, Israele e le fazioni armate palestinesi di Hamas e della Jihad islamica hanno accettato il cessate il fuoco. La tregua ha comportato l’interruzione dei bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza e del lancio di razzi sul territorio israeliano da parte di Hamas. Secondo i dati ufficiali forniti da Hamas – la fazione islamista che controlla la Striscia di Gaza - i raid dell’aviazione israeliana sulla Striscia hanno provocato 227 vittime (di cui 65 bambini, 39 donne) e circa 1.900 feriti. Il lancio di più di 4mila razzi da parte di Hamas ha provocato 12 morti sul territorio israeliano.
Lo scorso 14 maggio, il Vescovo Giacinto-Boulos Marcuzzo, Vicario patriarcale del Patriarcato Latino di Gerusalemme per la Palestina e la Città Santa, aveva confermato all’Agenzia Fides che i bombardamenti della aviazione israeliana sulla Striscia di Gaza avevano colpito anche abitazioni di famiglie cristiane collocate nei pressi della parrocchia cattolica della Sacra Famiglia, provocando danni anche al converto e all’asilo delle Suore del Rosario. (GV) (Agenzia Fides 26/5/2021)
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ASIA/LIBANO - Addio a Krikor Bedros Ghabroyan, Patriarca degli armeni cattolici
 
Beirut (Agenzia Fides) – La mattina di martedì 25 maggio si è spento per malattia in una clinica di Beirut Krikor Bedros XX Ghabroyan, Patriarca di Cilicia degli armeni cattolici. Nato a Aleppo (allora sotto protettorato francese) il 14 novembre 1934, aveva compiuto gli studi primari presso il convento armeno cattolico di Bzommar (villaggio 36 km a nord-est di Beirut) prima di trasferirsi a Roma, presso il Pontificio Collegio Armeno, dove aveva completato i suoi studi di filosofia e teologia presso la Pontificia Università Gregoriana.
Ordinato sacerdote il 28 marzo 1959, era tornato in Libano dove fino al 1975 aveva ricoperto diversi incarichi presso le istituzioni del Patriarcato armeno cattolico, fino a diventare rettore del Seminario di Bzommar. Nel 1976 era stato nominato a capo dell’esarcato armeno cattolico della Santa Croce a Parigi (divenuto eparchia nel 1986). Aveva ricevuto l’ordinazione episcopale nel febbraio 1977. Dopo trentasei anni spesi nella cura pastorale degli armeni cattolici di Francia, si era ritirato nel febbraio 2013. Il 25 luglio 2015, quando aveva giù raggiunto l’età di 80 anni, il Sinodo della Chiesa armena cattolica lo aveva scelto come 20esimo Patriarca di Cilicia degli armeni cattolici. (Agenzia Fides 26/5/2021)
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AMERICA/PERU’ - I Vescovi: “La Chiesa è stata e sarà sempre al servizio del paese, come sta dimostrando in questo tempo di pandemia”
 
Lima (Agenzia Fides) – Seguendo la consuetudine, la Conferenza Episcopale Peruviana (CEP) ha invitato ad un “incontro fraterno” i due candidati al ballottaggio per la Presidenza della Repubblica, previsto per il 6 giugno. Lunedì 24 maggio, nella sede della CEP, si è svolto l’incontro con Keiko Fujimori, di Fuerza Popular, mentre l’Episcopato è in attesa di una risposta dall’altro candidato, Pedro Castillo, di Perú Libre, come informa la nota inviata all’Agenzia Fides.
Nel contesto della solennità di Pentecoste e in prossimità del secondo turno delle elezioni presidenziali, i Vescovi peruviani hanno inviato una “Lettera al Popolo di Dio” dal titolo “Una buona politica è al servizio della pace” in cui propongono alcune riflessioni per “accompagnare i difficili momenti” che il paese sta vivendo.
Articolata in 12 punti, la lettera porta la data del 25 maggio e ricorda innanzitutto che “é un dovere cittadino andare a votare ed esprimere un voto responsabile, pensando al presente e al futuro del paese”. Quindi i Vescovi invocano da Dio il dono della sapienza, per discernere ed eleggere il candidato migliore per la nazione, “per avviarci a superare la crisi sociale, politica, economica, educativa, sanitaria e la corruzione che colpisce tutti, in maniera particolare i più deboli e vulnerabili”.
La Chiesa invita a votare “in modo libero e ben informato”. Nel contesto del bicentenario dell’indipendenza nazionale, “queste elezioni devono essere occasione di rafforzare i valori fondamentali della nazione: democrazia, libertà, stato di diritto, indipendenza dei poteri, dignità umana, la vita, la famiglia, la proprietà, il rispetto dei trattati internazionali”. Inoltre attraverso queste elezioni “dobbiamo ribadire i grandi valori etici, morali e religiosi che sorreggono la nostra nazione dai suoi inizi e che costituiscono la grande riserva morale del paese”.
Nella Lettera si ricorda poi che la Chiesa ha sempre respinto e condannato il comunismo, in quanto riduce l’essere umano all’ambito economico e restringe le sue libertà fondamerntali, come anche il capitalismo selvaggio, inoltre “condanna il terrorismo, la violenza da qualsiasi parte venga, e ogni attentato contro la vita”. La Chiesa ha come fonte dei suoi insegnamenti il Vangelo, e lo annuncia in comunione con il Magistero pontificio e con il Magistero della Chiesa in America latina e nei Caraibi, “basato sulla dignità umana, il bene comune, l’opzione preferenziale per i poveri, promuovendo una società fraterna, solidale, e una economia inclusiva”.
Nel ribadire che “la Chiesa, fedele al Vangelo di Gesù Cristo, è stata e sarà sempre al servizio del paese, come sta dimostrando in questo duro tempo della pandemia”, i Vescovi sottollneano che “la buona politica deve anche occuparsi delle necessità più urgenti, soprattutto dei più poveri e vulnerabili, e seve essere capace di unirci, non di dividerci”.
Infine il testo evidenzia che “per rafforzare la democrazia è necessaria “una cittadinanza attiva e vigilante, che sia molto attenta a preservare l’ordine democratico da qualsiasi tentativo di infrangerlo” ed è necessario recuperare la fiducia tra noi, “perchè insieme e con generosità, costruiamo un Perù davvero fraterno, solidale, in pace”. (SL) (Agenzia Fides 26/05/2021)

lunedì 17 maggio 2021

Agenzia Fides 17 maggio 2021

 

EUROPA/POLONIA - La pandemia non ha fermato i piccoli missionari della Prima Comunione
 
Warszawa (Agenzia Fides) - Le feste per la Prima Comunione che caratterizzano il mese di maggio anche in Polonia, rappresentano una buona opportunità per sensibilizzare i bambini sulle necessità dei loro coetanei in tutto il mondo. “I Bambini della Prima Comunione per i Bambini delle Missioni” è una delle più importanti iniziative della Pontificia Opera della Santa Infanzia (POSI), attraverso cui si vuole suscitare la solidarietà di tutti i bambini. “Non possiamo dimenticare il profondo senso evangelizzatore di questo evento” sottolinea p. Maciej Będziński, Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Polonia, nella nota inviata a Fides. “È proprio nella famiglia che si svolge la preparazione, la celebrazione e il rendimento di grazie per l'Eucaristia ricevuta. Questa gioia ha una prospettiva ancora più ricca quando condividi la tua felicità con gli altri” aggiunge.
Espressioni di ringraziamento ai bambini polacchi sono state inviate da suor Roberta Tremarelli, Segretaria generale della POSI. “Grazie per le vostre preghiere quotidiane per i bambini di tutto il mondo. Questa è la prima attività missionaria che Papa Francesco ci ricorda. Dobbiamo pregare per loro ogni giorno. Vi ringrazio anche per tutto quello che fate durante gli incontri nei vostri gruppi missionari e per aver sostenuto i progetti della POSI nelle zone di missione” ha scritto suor Roberta.
“L'anno scorso ci ha sorpreso la pandemia e le relative restrizioni. Non c'erano molti ospiti durante le celebrazioni della Prima Comunione. Il Signore Gesù, tuttavia, era lo stesso di sempre. Aspettava tutti allo stesso modo di sempre e i ragazzi hanno potuto offrire le loro preghiere per i missionari” osserva suor Monika Juszka RMI, Segretaria nazionale della POSI in Polonia. La Segreteria nazionale ha preparato uno schema di catechesi per una preparazione missionaria alla Prima Comunione, oltre a un poster, immaginette, sussidi liturgici per l'animazione missionaria della Santa Messa, commenti e preghiere.
La POSI ha ricevuto offerte da parte dei bambini della Prima Comunione per un importo di 846.643,63 PLN (nel 2019) e 776.342,47 PLN (nel 2020). Ciò dimostra che nonostante le restrizioni, la pandemia non ha certo fermato i bambini missionari della Prima Comunione. La POSI della Polonia nell'ultimo anno finanziario (2019) ha sostenuto 91 progetti in 14 paesi di 3 continenti, per un importo di 2.668.902,23 PLN. L'aiuto ha riguardato la pastorale dei bambini nelle diocesi, l’educazione e la promozione della vita e della salute. (AS/SL) (Agenzia Fides 17/05/2021)
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AFRICA/NIGERIA - Nuovo grido di allarme dei Vescovi sulla grave insicurezza nel Paese
 
Abuja (Agenzia Fides) - “La violenza, l’insicurezza e la paura che si vivono in diverse parti del nostro Paese, è fonte di grande preoccupazione per noi Vescovi. La nostra nazione è in grave pericolo, a meno che non portiamo un nuovo spirito, un nuovo approccio” affermano i Vescovi della Provincia Ecclesiastica di Onitsha and Owerri in un videomessaggio nel quale riaffermano la preoccupazione più volte espressa dalla Conferenza Episcopale della Nigeria (Catholic Bishops Conference of Nigeria - CBCN) sull’insicurezza del Paese.
Un’insicurezza dovuta non solo all’azione di gruppi jihadisti nel Nord, a bande armate di pastori Fulani nel centro-nord, e al banditismo diffuso ovunque, ma soprattutto alla corruzione e all’inefficienza delle forze di polizia, statali e federali. Carenze così gravi che hanno favorito la nascita di gruppi di autodifesa, col rischio di aggravare l’instabilità nel Paese, come già denunciato in precedenza dalla CBCN (vedi Fides 24/2/2021).
Nel loro messaggio i Vescovi della Provincia Ecclesiastica di Onitsha and Owerri denunciano però un “preoccupante sbilanciamento dell'applicazione della giustizia", perché "il governo ha ritenuto necessario disarmare coloro che stanno lottando per l'autodifesa lasciando liberi pastori armati, banditi e altri che uccidono e distruggono, invece di affrontare l’origine dei problemi, dando risposta alle grida della gente".
I Vescovi chiedono dunque al governo guidato dal Presidente Muhammad Buhari di "esaminare le questioni di sicurezza e frenare coloro che utilizzano le armi per intimidire la gente e creare disordini".
Dal conto suo in occasione della 55ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, il Vescovo di Ekiti, Sua Ecc. Mons. Felix Ajakaye ha invitato i politici ad evitare quella che ha definito come "idolatria politica", ovvero la consuetudine di saltare da un partito politico all'altro, spesso per ragioni pecuniarie, anziché di curarsi dell’interesse nazionale.
Nel rivolgersi ai giornalisti presenti Mons. Ajakaye li ha invitati a praticare il giornalismo “come mezzo di integrità e credibilità; non deve esserci spazio per un giornalismo da poltrona in cui un giornalista si basa su mera speculazione senza fare sforzi per condurre una vera inchiesta”. Mons. Ajakaye ha chiesto quindi al mondo dei media di contribuire alla vita sociale del Paese esercitando al meglio la propria professione. “Il segno distintivo della professione di giornalista è il giornalismo investigativo che è tutto basato sulla ricerca e orientato al positivo, richiede pazienza, sacrificio, impegno e forza di volontà, che è incentrato su giustizia, pace, unità, armonia, crescita e sviluppo”. (L.M.) (Agenzia Fides 17/5/2021)

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AFRICA/KENYA - Il Nunzio apostolico ai cristiani: No al tribalismo, si scelga l’unità
 
Bungoma (Agenzia Fides) – I cristiani devono tenersi alla larga dal tribalismo che porta divisione tra il popolo di Dio e abbracciare l'unità per fare regnare la pace. Si è espresso così Mons. Bert van Megen, Nunzio apostolico in Kenya, rivolgendosi ai cristiani presenti alla consacrazione della Cattedrale di Cristo Re della Diocesi di Bungoma. “Siamo una nuova famiglia, la famiglia di Dio, che va oltre le differenze tribali che ci dividono” ha rimarcato il Nunzio nell’omelia. “Il mio augurio è che questo bellissimo edificio, a cui tanti di voi hanno contribuito, finanziariamente o attraverso il loro lavoro e impegno, possa contribuire a una maggiore unità nella diocesi, affinchè i cristiani di Bungoma diventino un'unica famiglia in Gesù Cristo. Tutti voi che avete collaborato siete le pietre, la muratura, i pilastri, le finestre, le tegole e, naturalmente, l'altare.”
“Questa è la Casa del Signore e nessun altro può rivendicare diritti. L'unica parola che deve essere pronunciata qui è la Parola di Dio, nessun dibattito politico, nessun battibecco e maldicenza” si legge nel documento pervenuto all’Agenzia Fides, dove il rappresentante del Santo Padre mette in guardia i fedeli dall'usare la Chiesa come piattaforma per le convenzioni politiche. “I seguaci di Cristo sono la dimora dello Spirito Santo chi ci chiama ad essere uniti.”
“Come dice San Paolo, c'è chi pianta, chi annaffia, chi diserba, e poi c'è chi raccoglie” ha detto Mons. Obanyi, Amministratore apostolico della Diocesi di Bungoma e Ordinario della diocesi di Kakamega, ringraziando i fedeli per il loro duro lavoro e dedizione fino al completamento della Cattedrale. “Sono uno di quelli che si sono trovati a raccogliere ciò che era stato piantato, e desidero esprimere tutta la mia gratitudine a coloro che hanno messo il cuore e la mente in questo lavoro”.
La Cattedrale è la più grande del Kenya, con una capacità fino a 4.000 persone, il progetto è nato su iniziativa dell'ex Ordinario di Bungoma, il Vescovo Norman King’oo Wambua, che ora presta servizio nella diocesi di Machakos. Anche lui era presente per l'occasione.
(AP) (Agenzia Fides 17/5/2021)
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AFRICA/BURKINA FASO - Comunione e dialogo islamo-cristiano per la festa di fine Ramadan
 
Ouagadougou (Agenzia Fides) - La comunione spirituale e la collaborazione tra cristiani e musulmani è molto importante per il futuro della società: con questo spirito l’Arcidiocesi di Ouagadougou ha aperto le sue porte ai membri della “Lega Islamica per la Pace in Faso” in occasione delle celebrazioni di fine Ramadan. Come si apprende da una nota inviata all’Agenzia Fides, il Cardinale Philippe Nakellentuba Ouédraogo, Arcivescovo Metropolita di Ouagadougou, ha acconsentito alla richiesta giunta dalla stessa associazione islamica, accogliendo nel complesso diocesano i fedeli islamici, salutati, in un atmosfera di amicizia e fraternità, dal Cardinale e dal Presidente della Lega Islamica.
Al termine della preghiera, il Card. Ouédraogo ha augurato ai presenti una felice festa di fine Ramadan, ricordando il “Documento sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune” firmato da Papa Francesco e Amed Al Tayeb durante il viaggio apostolico del Santo Padre negli Emirati Arabi. Il Presule ha sottolineato l'importanza di abbattere i muri dell'odio per costruire ponti nella nazione segnata da conflitti e violenze: “Vediamo questa iniziativa come un cammino verso la pace, come un vero e proprio ponte. Siete venuti a costruire un ponte che ci condurrà verso un nuovo Burkina Faso, un Paese riconciliato nella giustizia e nella pace vera e duratura”, ha detto il Cardinale.
Il presidente della Lega islamica per la pace in Burkina Faso, Ousséni Tapsoba, ha commentato così l’iniziativa: “Questo momento, primo nel suo genere, riflette la volontà di promuovere la coesione, la convivenza politica e sociale e la volontà di instaurare un dialogo fecondo tra le religioni e nella intera società burkinabè. La scelta del luogo in cui abbiamo celebrato la fine del digiuno è stata dettata dall’impegno dello stesso Card. Ouédraogo, che da sempre si impegna per la ricerca della pace e della fratellanza tra figli e figlie dello stesso paese”.
Al termine dell’iniziativa, i due leader si sono incontrati personalmente per un confronto fraterno, al fine di rafforzare il dialogo interreligioso in un Paese colpito da diversi anni da attacchi terroristici, spesso di natura jihadista.
(EZ-LF) (Agenzia Fides 17/5/2021)
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ASIA/MYANMAR - Arrestato dai militari un sacerdote della diocesi di Banmaw
 
Banmaw (Agenzia Fides) - L'esercito del Myanmar ha arrestato padre Colombano Labang Lar Di, sacerdote cattolico della diocesi di Banmaw. Secondo informazioni confermate all'Agenzia Fides dalla Chiesa locale, il prete è stato arrestato il 14 maggio mentre si recava nella città di Myitkyina dove avrebbe dovuto ritirare degli aiuti in denaro per sostenere famiglie povere che sono senza lavoro e che stanno partecipando al movimento di disobbedienza civile contro il colpo di stato militare avvenuto in Myanmar il 1° febbraio scorso. Secondo persone a lui vicine, il sacerdote in questo tempo ha aiutato numerosi civili, occupandosi di assistere e portare aiuti umanitari a quanti sono scesi in piazza o hanno aderito in qualche modo alla protesta pacifica, operando in spirito di solidarietà e carità cristiana.
La notizia dell'arresto del sacerdote, subito divenuta virale sui social media, ha generato reazioni della società civile e nella Chiesa birmana, segnando un altro passo avanti di violenza da parte dei militari che intimidiscono il personale cattolico e i leader religiosi. Secondo alcune notizie circolate, il prete avrebbe dovuto essere rilasciato ma la parrocchia di Banmaw dove il sacerdote lavora ha smentito le voci del rilascio.
Numerosi sacerdoti, religiosi e suore in tutto il paese continuano ad aiutare la popolazione civile, inerme e indifesa, indigente o senza lavoro, procurando per loro aiuti umanitari e scorte di cibo. Questo servizio oggi viene pesantemente minacciato.
Larghe fasce di professionisti e lavoratori in Myanmar, la cui opera è vitale per l'economia del paese, stanno guidando il Movimento per la disobbedienza civile (CDM) contro la giunta militare. Operatori sanitari e medici, banchieri, avvocati, insegnanti, ingegneri, funzionari pubblici di tutta la nazione, hanno chiesto ai militari di ripristinare le istituzioni democratiche, rifiutandosi di tornare al lavoro.
Zwe Min Aung, chirurgo di Naypyidaw, ha spiegato che "questo speciale boicottaggio non ha un leader ma è nato spontaneamente dal basso, per protestare in modo pacifico e non violento", e che procede e si diffonde soprattutto grazie ai social media
Per ritorsione, al 16 maggio, la giunta militare ha licenziato più di 150.000 insegnanti di scuole di ogni ordine e grado, dalle scuole primarie alle università, arrestando nel complesso diecimila membri del personale civile in tutto il paese. Dal 1° febbraio scorso l'esercito ha arrestato centinaia di membri della Lega nazionale per la democrazia, il partito che era uscito vincitore elle elezioni di novembre 2020, guidato dalla leader Aung San Suu Kyi, anch'essa agli arresti.
La diocesi cattolica di Banmaw, con 34 mila cattolici, si trova nello stato Kachin, nel Nordest del Myanmar.
(JM-PA) (Agenzia Fides 17/5/2021)
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ASIA/MYANMAR - Risuonano in Myanmar le parole del Papa: una benedizione per la nazione
 
Yangon (Agenzia Fides) - "Le parole di vicinanza così forti e chiare di Papa Francesco, quel messaggio 'Non perdete la speranza', sono un incoraggiamento speciale per tutto il popolo sofferente in Myanmar. Ci sentiamo chiamati a restare fedeli al Vangelo anche a rischio della vita. Ringraziamo di cuore il Santo Padre perché ha a cuore le sorti della nostra nazione": così dice all'Agenzia Fides Joseph Kung Za Hmung, leader laico cattolico, direttore di "Gloria News Journal", giornale cattolico birmano su web, esprimendo i sentimenti del popolo birmano che ha seguito grazie ai canali del web e dei social network la santa messa celebrata domenica 16 maggio in San Pietro da Papa Francesco, dedicata ai fedeli del Myanmar residenti in Italia.
Come appreso dall'Agenzia Fides, migliaia di fedeli cattolici si sono collegati e hanno seguito in diretta via web l'evento celebrato in San Pietro, collegandosi alle piattaforme Youtube e Facebook. "I fedeli birmani sono sorpresi e perfino commossi: non avremmo mai immaginato di poter ascoltare parole e suoni della nostra terra proclamati nella Basilica. Ci sentiamo davvero nel cuore della Chiesa universale. Grazie al Papa per la sua profonda umanità. Abbiamo avvertito la profonda comunione con la Chiesa universale" rileva Za Hmung a Fides.
In particolare una donna di Banmaw ha visto suo fratello, prete birmano che studia a Roma, leggere il Vangelo durante la celebrazione eucaristica. Esprimendo la sua grandissima gioia, ha detto. "Questa è una autentica benedizione di Dio sulla nostra famiglia e su tutto il nostro popolo".
Facendosi portavoce dei Vescovi, sacerdoti e religiosi e di tutti i cattolici birmani, il Cardinale Charles Maung Bo ha espresso profonda gratitudine, dicendo "grazie al Santo Padre per le sua preghiera e perché ha nel cuore il nostro amato popolo". La santa Messa è stata seguita anche da cittadini non cristiani che hanno apprezzato molto la speciale preghiera del Papa e la sua attenzione alla nazione, ancora sconvolta dalla repressione militare.
Il Papa ha chiesto ai fedeli, in Myanmar e all'estero, di custodire la fede, l’unità e la verità, rischiando anche la vita per il Vangelo. "Custodire la fede - ha sottolineato - è tenere lo sguardo alto verso il cielo mentre sulla terra si combatte e si sparge il sangue innocente. È non cedere alla logica dell’odio e della vendetta, ma restare con lo sguardo rivolto a quel Dio dell’amore che ci chiama ad essere fratelli tra di noi".
“Custodire la verità - ha proseguito il Pontefice - non significa difendere delle idee, diventare guardiani di un sistema di dottrine e di dogmi”, ma restare fedeli e legati a Cristo perché Lui è “la verità”. “Custodire la verità significa essere profeti in tutte le situazioni della vita” ed esserne testimoni: "Il Vangelo - ha detto Papa Francesco nella sua omelia - ci chiede di essere nella verità e per la verità, per la propria verità, donando la vita per gli altri. E dove c’è guerra, violenza, odio, essere fedeli al Vangelo e artigiani di pace significa impegnarsi, anche attraverso le scelte sociali e politiche, rischiando la vita. Solo così le cose possono cambiare. Il Signore non ha bisogno di gente tiepida: ci vuole consacrati nella verità e nella bellezza del Vangelo, perché possiamo testimoniare la gioia del Regno di Dio anche nella notte buia del dolore e quando il male sembra più forte".
Papa Francesco ha poi lanciato un appello alla fratellanza, contro ogni divisione: "Quanto bisogno c’è, soprattutto oggi, di fraternità. So che alcune situazioni politiche e sociali sono più grandi di voi, ma l’impegno per la pace e la fraternità nasce sempre dal basso: ciascuno, nel piccolo, può fare la sua parte. Ciascuno può impegnarsi a essere, nel piccolo, un costruttore di fraternità, a essere seminatore di fraternità, a lavorare per ricostruire ciò che si è spezzato invece che alimentare la violenza. Siamo chiamati a farlo, anche come Chiesa: promuoviamo il dialogo, il rispetto per l’altro, la custodia del fratello, la comunione".
Gesù Cristo, ha concluso, “prega il Padre e intercede per tutti noi, perché ci custodisca dal maligno e ci liberi dal potere del male”. E dunque, ha detto, non bisogna perdere la speranza.
(PA) (Agenzia Fides 17/5/2021)
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ASIA/LIBANO - Patriarca maronita Raï: il Libano non si faccia coinvolgere nel conflitto militare israelo-palestinese
 
Bkerké (Agenzia Fides) - Le violenze subite dai palestinesi “fanno stringere il cuore”, e solo una soluzione autentica e definitiva della questione palestinese può fermare violenze e omicidi, “dopo 73 anni di guerre, devastazioni e oppressione israeliana”. Ma il Libano deve trovare “modi pacifici” per manifestare la propria solidarietà con il popolo palestinese, mantenendo la propria neutralità rispetto al conflitto armato e evitando ogni tipo di coinvolgimento militare.
L’appello a salvaguardare la neutralità libanese davanti alla spirale di violenza che avvolge la Terra Santa è stato lanciato domenica 16 maggio dal Patriarca maronita Béchara Boutros Raï, nel corso dell’omelia della liturgia eucaristica da lui celebrata presso la Sede patriarcale di Bkerké. Entrando nel dettaglio, il Patriarca ha invitato le autorità libanesi a tenere sotto stretto controllo il confine israelo-libanese, evitando che il territorio libanese diventi una piattaforma per “lanciare missili” in territorio israeliano. “Alcuni - ha aggiunto il Primate della Chiesa maronita, alludendo al Partito sciita Hezbollah, senza citarlo esplicitamente – sono coinvolti direttamente o attraverso gruppi ausiliari in quello che sta accadendo, ed espongono il Libano a nuove guerre”, ma il popolo libanese “non ha alcuna intenzione di distruggere il proprio Paese più di quanto esso non sia già devastato”, visto anche che “i libanesi hanno già pagato abbastanza per questi conflitti fuori controllo”. Nel corso dell’omelia, il Patriarca Raï ha anche ribadito che l’unica possibilità di porre fine ai conflitti arabo-israeliani passa attraverso il reale riconoscimento dello Stato palestinese, indipendente e sovrano, da parte di Israele.
La fuga verso il Libano di rifugiati palestinesi è iniziata nel 1948, anno della nascita dello Stato d’Israele. Secondo i dati forniti dall’ONU, nel Paese dei Cedri risiedono 300mila rifugiati palestinesi, raccolti in 12 campi profughi, dove vivono spesso in condizioni di estrema povertà.
Giovedì scorso, fonti militari israeliane hanno dato notizia di tre missili lanciati dal Libano sul territorio israeliano. Diverse manifestazioni pro-palestinesi si sono tenute negli ultimi giorni nei pressi del confine israelo-libanese, con i dimostranti che hanno tentato di lanciare bombe molotov contro le postazioni militari israeliane. L’esercito israeliano ha risposto con lancio di lacrimogeni e proiettili, provocando venerdì 14 maggio la morte di un manifestante libanese di 21 anni. (GV) (Agenzia Fides 17/5/2021)
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AMERICA/MESSICO - "Non possiamo accettare la violenza come stile di vita": aumentano omicidi e violenze contro i candidati
 
Città del Messico (Agenzia Fides) - "Il Messico non può accettare la violenza come stile di vita" ha esortato l'Arcidiocesi di Mexico, invitando i cittadini a scegliere il 6 giugno la migliore proposta politica che contribuisca a ricostruire il tessuto sociale. Attraverso il settimanale cattolico “Desde la Fe”, l'Arcidiocesi ha denunciato che il Messico affronta il secondo anno elettorale più violento della sua storia, ricordando le precedenti consultazioni del 2018. Con l'avvicinarsi delle elezioni del 6 giugno, il numero di omicidi e minacce contro i candidati alle cariche elettive è in aumento, sia per mano del crimine organizzato che degli avversari politici.
L'editoriale del settimanale cattolico riprende i dati della Segreteria di sicurezza e protezione dei cittadini, secondo cui "dal 4 marzo al 30 aprile di quest'anno, sono stati segnalati 234 casi di minacce o aggressioni contro i candidati, 12 dei quali sono stati assassinati". Inoltre il quarto rapporto sulla violenza politica in Messico 2021, preparato dalla società di consulenza Etellekt, "da settembre 2020 a maggio 2021, 79 politici sono stati assassinati, 33 dei quali durante il periodo della campagna elettorale". Sulla base di questi dati, l'editoriale nota che "queste cifre collocano l'attuale processo elettorale come il secondo più violento della storia, al di sotto solo delle elezioni del 2018, in cui 152 politici hanno perso la vita, 48 dei quali candidati e candidate".
"Desde la Fe" riconosce che le situazioni di violenza estrema "sono molto concentrate”, tuttavia esse “costituiscono segnali di allarme" che meritano di essere presi in considerazione e richiedono un lavoro comune di tutti i protagonisti sociali per favorire la famiglia, l'educazione e le istituzioni. "Scegliere quelle opzioni che favoriscono la ricostruzione del tessuto sociale ci permetterà di fare un passo avanti per trovare la pace di cui il nostro amato Messico, che rifiuta di accettare la violenza come stile di vita, ha tanto bisogno" scrive il settimanale.
In Messico il legame tra politica e Chiesa "è stato molto delicato", poiché i rapporti Chiesa-Stato hanno provocato almeno due grandi guerre interne (vedi Fides 3/05/2021), ma la Chiesa insiste nel denunciare il modo sbagliato di fare politica, cercando solo gli interessi personali o, ancora più grave, essendo complici di azioni politiche molto discusse, come permettere l'infiltrazione del crimine organizzato (vedi Fides 22/03/2021).
Domenica 6 giugno più di 90 milioni di messicani rinnoveranno completamente la Camera dei Deputati e 30 parlamenti locali, oltre ad eleggere 15 governatorati e 1.900 consigli comunali, per questo sono state definite come le più grandi elezioni nella storia del Paese. Consapevoli dell'importanza di questo evento, i Vescovi invitano la comunità nazionale a fare l'opzione migliore e a partecipare al voto con responsabilità, impegnandosi a costruire il futuro del paese (vedi Fides 12/05/2021).
(CE) (Agenzia Fides 17/05/2021)
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martedì 27 aprile 2021

Vatican News 27 aprile 2021

 

Vatican News

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27/04/2021

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