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giovedì 21 dicembre 2023

Quando Pironio visitò Milano chiesadimilano.it

 

Quando Pironio visitò Milano

Beatificato il 16 dicembre a Luján, il futuro Cardinale argentino, nato da genitori friulani, visitò la città sotto l’episcopato del cardinale Schuster, lasciando in una lettera parole di ammirazione per il Duomo e per la liturgia ambrosiana

di Emilia FLOCCHINI

20 Dicembre 2023
Eduardo Francisco Pironio

Il cardinale Eduardo Francisco Pironio, per molti anni stretto collaboratore dei papi san Paolo VI e san Giovanni Paolo II, è stato beatificato sabato 16 dicembre a Luján, in Argentina.

Nato il 3 dicembre 1920 a Nueve de Julio da genitori friulani – il padre era di Percoto, frazione di Pavia di Udine, e la madre di Camino di Buttrio – ha vissuto le tensioni della Chiesa argentina e latinoamericana del suo tempo, cercando di testimoniare costantemente la speranza di Cristo, come del resto recitava il suo motto episcopale.

In visita ai parenti italiani

Prima ancora di essere ordinato vescovo, Pironio, da giovane sacerdote, visse in Europa per circa un anno, nel quale studiò presso i maggiori centri culturali e universitari. Colse però l’occasione non solo per rivedere la zia e i cugini che vivevano a Udine, ma anche per visitare alcune grandi città italiane e salutare altri parenti lungo il cammino.

Partì da Roma lunedì 7 giugno 1954, risalendo verso Siena e Firenze. Da lì si mosse per Bologna e, un giorno e mezzo dopo, arrivò a Milano. Così racconta la sua permanenza nella nostra città in una lettera alla madre, scritta quando ormai era giunto a Udine:

L’ammirazione per il Duomo, la liturgia ambrosiana e Schuster

«Da Bologna sono passato, il sabato 12, a Milano, la superba città delle industrie, agitata e moderna come Buenos Aires, però molto più piccola. Mi sono fermato lì fino al venerdì 18 approfittando dell’alloggio che mi hanno fornito due fratelli di padre Guirao – quel sacerdote di Junin che si ordinò con me a Luján – Milano mi ha impressionato, particolarmente il famoso Duomo; vera meraviglia dei secoli. Credo che sia il più bello che io abbia visto finora, almeno secondo il mio gusto. Ho potuto anche apprezzare la solennità della liturgia ambrosiana durante la tradizionale messa e processione presieduta dal santo e famoso cardinale Schuster».

Testimone di speranza in anni di rinnovamento

Negli anni seguenti, Pironio divenne vescovo e interpretò in Argentina le consegne della Dottrina Sociale della Chiesa e del Concilio Vaticano II, particolarmente come presidente della Conferenza Episcopale Latinoamericana (Celam). Dal 1975 fu alla guida della Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari; l’anno seguente fu creato cardinale.

Nel 1984 fu chiamato a dirigere il Pontificio Consiglio per i Laici, grazie alla sua esperienza con l’Azione cattolica quand’era ancora in Argentina. Frutto del suo operato in quel contesto è la nascita della Giornata mondiale della gioventù, di cui seguì undici edizioni a livello internazionale.

Morì a Roma il 5 febbraio 1998, dopo undici anni nei quali aveva sopportato un tumore alle ossa e senza mai smarrire la fiducia in Dio e nella Vergine Maria, presso il cui santuario di Luján fu ordinato sacerdote e vescovo e dove riposano le sue spoglie. Sorprende pensare che una personalità simile abbia avuto un passaggio, seppur breve, nelle terre ambrosiane.

sabato 16 dicembre 2023

Pironio e Romero, amici anche in Paradiso

 

AMERICA/ARGENTINA - Pironio e Romero, amici anche in Paradiso
 
di Gianni Valente
Campana (Agenzia Fides) – Nascono amicizie tra i Santi, riverbero della loro comune amicizia con Cristo. Amicizie che li aiutano anche a attraversare le sofferenze apostoliche che quasi sempre accompagnano il cammino e il dono della santità. Amicizie che poi rimangono per tutti come un segno potente e confortante di cosa è davvero la Chiesa di Cristo, e di cosa la tiene in piedi e la fa camminare anche in mezzo alle tempeste della Storia.


Una amicizia di questa tempra ha unito già su questa terra Oscar Arnulfo Romero, l’Arcivescovo martire salvadoregno ucciso sull’altare il 24 marzo 1980, e Eduardo Francisco Pironio (1920/1998), il Vescovo argentino Presidente del Celam (Consiglio episcopale latinoamericano), chiamato a Roma da Papa Paolo VI come Prefetto della Congregazione per i Religiosi e gli istituti di vita apostolica.
Romero è stato proclamato santo il 14 da Papa Francesco il 14 ottobre 2018, insieme a San Paolo VI. Eduardo Francisco Pironio viene proclamato Beato sabato 16 dicembre, nel Santuario argentino di Nostra Signora di Luiàn, dove riposano le sue spoglie mortali, durante una liturgia presieduta dal Cardinale Fernando Vérgez Álzaga, che per 23 anni è stato segretario dello stesso Pironio,



Con la Beatificazione del Cardinale Pironio, l’amicizia sacerdotale che lo unì al martire Romero si manifesta ancor di più come segno e testimonianza potente del tesoro di santità martiriale che negli ultimi decenni ha arricchito le vicende delle Chiesa dell’America Latina e dei loro pastori.


Gli incontri a Antigua

“Monsignor Romero non avrebbe sopportato tutte le sofferenze, che dovette sopportare nella sua difficile missione di pastore — ‘sembra che la mia vocazione sia quella di andar raccogliendo cadaveri’, disse in un’omelia — se non avesse avuto al suo fianco un altro uomo di Dio che sta andando verso gli altari, monsignor Eduardo Pironio”. Così ha scritto il Cardinale salvadoregno Gregorio Rosa Chávez, che del martire salvadoregno fu amico e collaboratore, nella postfazione al libro di Anselmo Palini Óscar Romero. «Ho udito il grido del mio popolo» (Roma, 2018).
In quella stessa prefazione-testimonianza, il Cardinale Rosa Chàvez fa risalire l’amicizia sacerdotale tra Romero e Pironio al ritiro che lo stesso Pironio predicò ai Vescovi cattolici del Centro America a Antigua (Guatemala) nell’agosto del 1972. Il ritiro spirituale che ci predicò dalla prima sera monsignor Pironio” scrive Romero in un successivo articolo di resoconto “ci pose precisamente in questa “ora” della nostra storia che, come l'“ora” di Gesù, è un’ora di croce pasquale, di dolorose speranze che reclama dai pastori attuali un grande silenzio di preghiera, aperto alla Parola di Dio, una grande povertà di spirito che è disponibilità di dialogo e di servizio”. In quell’articolo, così Romero parla di Pironio; : “La parola ispirata di questo grande vescovo moderno, segretario generale del Celam nominato da poco vescovo di Mar del Plata, ci fece riflettere sulla vera missione politica della Chiesa in America latina e sul vero senso della liberazione cristiana che, per essere impulso dello Spirito di Dio e per avere come meta la libertà piena e il trionfo sul peccato e le sue conseguenze, è più che una semplice urgenza della storia o un grido rivoluzionario e va molto al di là degli orizzonti della storia e molto più in profondità del semplice aspetto socioeconomico”. In quel ritiro- aggiunge Romero Pironio “Invitò a proclamare con semplicità e fervore il messaggio di salvezza, perché l’unico cammino della vera liberazione è vivere le beatitudini del Vangelo. Se le beatitudini non hanno la forza per realizzare i nostri necessari cambiamenti, si dovrebbe abbandonare il Vangelo come un’utopia e dire che Cristo non ebbe la capacità di offrire il vero fermento per la trasformazione umana e sociale”.

Nel 1974, Papa Paolo VI chiama il Vescovo Pironio a predicare gli Esercizi spirituali alla Curia Romana. Nel luglio 1975, sempre a Antigua, in Guatemala, Pironio predica gli stessi Esercizi ai Vescovi dell’America centrale. Negli appunti raccolti in quegli Esercizi, Romero richiama anche l’urgenza di “Sentire la Chiesa come la descrive Medellín: povera, missionaria, pasquale” richiamata dal predicatore argentino.
Da allora e negli anni successivi, mentre il Salvador precipita nella violenza, per il Vescovo Romero Pironio diventa amico e consigliere, a cui confidare anche le sofferenze più intime.


Gli incontri a Roma

Nel febbraio 1977, per volontà di Papa Paolo VI, Romero diventa Arcivescovo di San Salvador. Nel 1975, Pironio è stato chiamato a Roma come Prefetto della Congregazione per il Religiosi dallo stesso Papa Montini, che nel 1976 lo crea Cardinale. Da quel tempo, l’amicizia tra Pironio e Romero lascia tracce eloquenti anche nel Diario del Vescovo salvadoregno, che è «una chiave per capire la sua vita» (Gregorio Rosa Chávez). Romero annota nel suo diario il ruolo ricoperto da Pironio in occazione delle sue tre ultime visite a Roma, segnate da consolazioni, incomprensioni e tribolazioni.

La visita del giugno 1978 è tutta segnata dalla gioia del Vescovo salvadoregno per il conforto ricevuto visitando le memorie dei Santi Apostoli e ascoltando le parole e gli incoraggiamenti di Papa Paolo VI; “Sono state sempre le mie preghiere presso queste tombe degli apostoli a darmi ispirazione e forza. È così soprattutto questa sera: sento che la mia visita non è una semplice visita di pietà privata, ma che, nel compimento della visita ad limina, porto con me tutti gli interessi, le preoccupazioni, i problemi, le speranze, i progetti, le angosce di tutti i miei sacerdoti, delle comunità religiose, delle parrocchie, delle comunità di base, cioè di tutta un’arcidiocesi che viene con me a prostrarsi, ieri davanti alla tomba di san Pietro, oggi davanti alla tomba di san Paolo” scrive Romero ner resoconto della giornata di domenica 18 giugno.

Nel viaggio a Roma del maggio 1979, Romero cerca e trova con più insistenza il conforto di Pironio. Per lui le cose sono cambiate: le critiche di suoi detrattori sembrano aver trovato ascolto in Palazzi vaticani. La Santa Sede ha già inviato in Salvador il Vescovo argentino Antonio Quarracino come Visitatore apostolico. Romero prende atto delle “informazioni negative circa la mia pastorale” che circolano nei Palazzi vaticani, e e dell’ipotesi che lui stesso possa essere sostituito nella guida della Arcidiocesi di Buenos Aires con un Amministratore apostolico “sede plena”. Mercoledì 9 maggio, Romero va a visitare Pironio “che mi ha accolto - scrive nel suo diario - in modo così fraterno e cordiale che soltanto questo incontro sarebbe bastato a colmarmi di conforto e coraggio. Gli ho esposto con confidenza la mia situazione sia nella mia arcidiocesi che presso la Santa Sede. Mi ha aperto il suo cuore, dicendomi quello che anche lui è costretto a patire, come prova sofferenza profonda per i problemi dell’America Latina che non sono del tutto compresi dal ministero supremo della Chiesa. […] E ha soggiunto: «La cosa peggiore che puoi fare è scoraggiarti. Coraggio, Romero!» ripetendolo molte volte. L’ho ringraziato anche per le risposte ad altri interrogativi posti in questa conversazione lunga e fraterna, e poi me ne sono andato col cuore pieno di nuova fortezza acquisita dal mio viaggio a Roma”.

Anche nel gennaio 1980, nel suo ultimo viaggio a Roma, l’Arcivescovo Romero incontra il Cardinale Pironio. “Roma” scrive il 28 gennaio “per me significa il ritorno alla culla, alla casa, alla fonte, al cuore, al cervello della nostra Chiesa. Ho chiesto al Signore di conservarmi questa fede e questa adesione a quella Roma che Cristo ha scelto a sede del pastore universale, il Papa”. Gli incontri romani per Romero sono confortanti: tra questi soprattutto il colloquio con Pironio, il 30 gennaio: “Poi ho potuto parlare con il cardinal Pironio, in una visita per me molto breve, ma molto incoraggiante. Mi ha detto che lui stesso voleva vedermi per comunicarmi con gioia che la visita del cardinale Lorscheider era stata molto positiva e che lo stesso Papa aveva ricevuto una relazione molto buona sul mio conto. Il Cardinal Lorscheider” aggiunge Romero “aveva detto al Cardinale Pironio che nel Salvador ho ragione io, che la situazione è molto difficile, che io vedevo chiaramente le cose e il ruolo della Chiesa e che bisogna aiutarmi. Suppongo che questa sia una sintesi della relazione fatta dal cardinal Lorscheider sul suo viaggio in Salvador. Ho ringraziato molto il cardinal Pironio e gli ho fatto persino coraggio, quando mi ha detto che anche lui aveva sofferto molto, proprio a causa del suo sforzo in favore dei popoli dell’America Latina, e che mi capiva benissimo. Mi ha citato una frase del Vangelo a cui lui dà una spiegazione particolare:


‘Non temete quelli che uccidono il corpo, ma non possono fare nulla allo spirito’. Lui la interpreta nel senso che, se quelli che uccidono il corpo sono terribili, sono certo più terribili quelli che colpiscono lo spirito, calunniando, diffamando, distruggendo una persona, e che pensa sia proprio questo il mio martirio, persino dall’interno della stessa Chiesa, e che devo farmi animo”.

Romero torna da Roma a San Salvador col cuore confortato anche dalle parole di Pironio. Mancano meno di due mesi al suo martirio. (Agenzia Fides 15/12/2023)

mercoledì 13 luglio 2022

Vatican News 12 luglio 2022


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Le notizie del giorno

12/07/2022

Papa Francesco durante l'intervista a Televisa Univision
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Francesco parla delle sue condizioni di salute e dell’ipotesi della rinuncia in una intervista al canale streaming ViX della tv Televisa Univision che affronta anche temi di attualità come la pandemia, la guerra in Ucraina, l’aborto e la lotta agli abusi su minori. Se un giorno dovesse rinunciare, ... 

Migranti al confine tra Messico e Honduras
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In occasione della benedizione e inaugurazione oggi a Bogotá, Colombia, della nuova sede del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), il Papa scrive una ... 

La Commissione  per il dialogo internazionale cattolico-pentecostale
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In un messaggio ai membri della Commissione per il dialogo cattolico-pentecostale, il Papa ringrazia per il lavoro svolto in questi 50 anni, segnati dal ... 

lunedì 25 gennaio 2021

Vatican News Domenica 24 gennaio 2021

 


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Le notizie del giorno

24/01/2021

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All'Angelus, nella seconda domenica dedicata alla Parola di Dio, il Papa commenta l'inizio della predicazione di Gesù raccontata dal Vangelo odierno secondo Marco. La frase pronunciata da Cristo: "II tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo" è un invito, spiega ... 

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Nel saluto dopo l’Angelus, Francesco ha rivolto il suo pensiero all’uomo trovato morto a causa del freddo il 20 gennaio scorso a pochi metri da piazza san ... 

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Nessuna distanza da Dio e dagli altri: è il messaggio centrale dell'omelia del Papa pronunciata da monsignor Rino Fisichella. A causa della sciatalgia, ... 

Lettura di un testo in Braille
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In questa giornata una giovane non vedente, Simona Cassano, legge un brano biblico durante la Messa, non presieduta dal Papa a causa del riacutizzarsi della ... 

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“Siamo tutti discepoli missionari in uscita”: con questo motto viene presentata oggi la prima Assemblea ecclesiale dell’America Latina e Caribe, dalla Basilica ... 

martedì 10 marzo 2020

Agenzia Fides 10 marzo 2020


 

 
AFRICA/SOMALIA - Il Vescovo Bertin: "Locuste e altre calamità mettono in ginocchio la Somalia"
 
Mogadiscio (Agenzia Fides) - Prima la siccità, poi le inondazioni, ora le locuste. Per la Somalia non c’è pace. In sei mesi, il Paese è stato travolto da tre calamità che hanno messo in ginocchio l’economia locale e, in particolare, quella delle regioni meridionali. La popolazione è stremata: a lanciare l’allarme all'Agenzia Fides è Mons. Giorgio Bertin, Vescovo di Gibuti e Amministratore apostolico della Somalia.
Nello scorso autunno, le locuste sono nate e si sono riprodotte molto velocemente in Yemen. Favorite dall’assenza di un’autorità statale che potesse mettere in campo azioni per la distruzione delle larve, queste si sono sviluppate e hanno creato enormi sciami. Dalla penisola araba, gli sciami, favoriti dalle condizioni climatiche, si sono spostate in Africa orientale.
"Da quanto ho osservato e sentito nelle nostre quattro missioni - spiega mons. Bertin - a Gibuti le locuste sono passate in transito. Si sono posate 'per riprendere fiato'. Hanno fatto qualche danno ma, tutto sommato, non grave. Il problema è che hanno continuato la loro corsa verso Sud. Hanno investito il Sud dell’Etiopia e della Somalia e il nord del Kenya".
"La diffusione delle locuste è un fenomeno grave" nota il Vescovo. "Tutte le nazioni del Corno d’Africa hanno messo in campo misure per contrastarne l’espansione. In Somalia, però, tutto è più complicato. Qui le istituzioni statale e regionali esistono solo sulla carta. Le autorità non prendono decisioni o sono impossibilitate a farlo per l’instabilità causata dai combattimenti continui. A rimetterci sono soprattutto le popolazioni più povere che non possono nulla di fronte a siccità, inondazioni e locuste".
La Fao, l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di alimentazione e agricoltura, stima che gli insetti siano ora circa 200 miliardi e il loro numero possa aumentare fino a 500 miliardi entro giugno. "Si tratta della peggiore invasione degli ultimi 25 anni in Etiopia e Somalia, mentre per il Kenya l’ultimo episodio di tale entità risale a 70 anni fa", hanno spiegato gli esperti della Fao. "La gravità della piaga delle locuste - prosegue l'organizzazione - è amplificata dal fatto che sta colpendo colture e terreni da pastorizia in zone già in sofferenza alimentare, sottoposte a siccità, fenomeni alluvionali oltre che all’instabilità politica".
Nel 2018, in Somalia le scarse precipitazioni hanno causato una fortissima siccità che ha spazzato via i raccolti e sterminato il bestiame. Le comunità locali sono state costrette a vendere i propri beni e a prendere in prestito cibo e soldi per sopravvivere. Più di 6 milioni di persone hanno dovuto fare i conti con la carestia e la fame acuta.
Nell’autunno dello scorso anno poi, le precipitazioni portate dai monsoni hanno raggiunto una violenza inaudita. Le piogge intense di fine ottobre hanno causato gravi inondazioni provocando vittime, oltre 270mila sfollati e danni agli allevamenti di bestiame. La regione più colpita è quella dell’Hiiraan dove molte persone hanno dovuto lasciare le proprie case per cercare rifugio nelle aree più elevate. Si sono registrati decine di morti e centinaia di feriti. Ora sono arrivate le locuste. Secondo la Fao, in Somalia almeno un milione di persone sono già sotto una grave insicurezza alimentare e almeno 2,8 milioni sono a rischio. (EC) (Agenzia Fides 10/3/2020)
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ASIA/LIBANO - Libano in default. Patriarca maronita: il liberalismo economico senza giustizia è destinato a fallire
 
Beirut (Agenzia Fides) – Il liberalismo economico “è al centro della Costituzione libanese”, ma quel sistema può funzionare e portare benefici solo se non viene cancellata e dimenticata la sua “dimensione sociale che mira a preservare la giustizia e la dignità umana”. Non tenere conto di questo vuol dire “giocare con il destino del Libano” e mettere a repentaglio la stessa sopravvivenza dell’entità nazionale libanese. Lo ha detto il Patriarca maronita Béchara Boutros Raï, durante l’omelia della messa celebrata lunedì 9 marzo nella chiesa della sede patriarcale di Bkerké, facendo riferimento al default finanziario libanese annunciato due giorni prima dal Primo Ministro Hassan Diab.
Sabato 7 marzo, in una conferenza stampa, il premier libanese aveva reso nota la decisione governativa di sospendere il pagamento delle obbligazioni emesse in valuta estera per un valore di 1,2 miliardi di dollari, con data di scadenza fissata al 9 marzo 2020.
Nella sua omelia, il Patriarca Raï ha ricordato che il settore bancario è una parte essenziale del sistema economico libanese, un tempo fiorente, facendo riferimento anche al ruolo rilevante avuto in passato dalla Chiesa maronita nel sostenere lo sviluppo degli istituti di credito fondamentali per favorire l’imprenditorialità e lo sviluppo economico. Adesso il testa-coda del sistema finanziario libanese, schiacciato da un debito pubblico insostenibile, chiama in causa la responsabilità della leadership politica nazionale, che a giudizio del Patriarca maronita deve “affrontare senza indugio” le cause profonde della crisi e colpire “coloro che hanno provocato il crollo della valuta nazionale”. (GV) (Agenzia Fides 10/3/2020).
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Risultato immagini per Pachmarhi Suvarta Kendra

ASIA/INDIA - Il kerygma in India: l'opera del "Centro nazionale per la nuova evangelizzazione"
 
Pachmarhi (Agenzia Fides) - Si chiama "Suvarta Kendra" ("Centro della Buona Novella") ed è il "Centro nazionale per la nuova evangelizzazione", realtà avviata dalla Conferenza dei Vescovi cattolici di rito latino dell'India (CCBI), che da circa 20 anni opera per "formare sacerdoti, suore e laici per portare il Vangelo dell'amore, della misericordia nel cuore della gente", dice all'Agenzia Fides p. Panneer Selvam Selvaraj, Segretario esecutivo della Commissione per l'Annuncio in seno alla CCBI.
Tutti coloro che si sono formati al "Suvarta Kendra" diventano, a loro volta, "formatori di nuovi 'discepoli missionari' nelle loro comunità, associazioni, parrocchie", spiega p. Selvaraj, direttore del "Centro nazionale per la nuova evangelizzazione" che ha sede a Pachmarhi, nello stato di Madhya Pradesh, in India centrale.
"Suvarta Kendra" fu approvato e avviato nel 2001 dai Vescovi come strada per "animare la Chiesa in India per la nuova evangelizzazione" e luogo per promuovere specifici programmi di formazione o sensibilizzazione sulla missionarietà propria di ogni battezzato .
Oggi il Centro registra una fiorente attività e organizza un mese di formazione sulla nuova evangelizzazione per sacerdoti, religiosi, catechisti laici in inglese e un mese di formazione sulla nuova evangelizzazione per catechisti in hindi, la lingua nazionale dell'India.
"Tutti coloro che frequentano questi programmi diventano persone che promuovono l'evangelizzazione contribuendo all'opera missionaria e motivando gli altri fedeli nelle rispettive comunità", spiega don Selvaraj.
Citando le parole di Giovanni Paolo II, il direttore ricorda: "La nuova evangelizzazione è l'unica vera speranza per un mondo migliore e un futuro più luminoso" (Ecclesia in Asia n. 29). Per questo i corsi proposti si concentrano su nuovi metodi e nuove espressioni per l'annuncio del Vangelo.
“Cerchiamo di riscoprire la mentalità Kerygmatica che è essenziale per l'evangelizzazione. Il kerygma viene insegnato con tutta chiarezza, basato sulla Scrittura e sul Magistero. Kerygma è il primo, iniziale, annuncio che è la 'buona notizia', il Vangelo: l'amore di Dio per l'uomo e la promessa della vita eterna con tutto il contenuto della fede cristiana sintetizzato nel Credo", afferma don Selvaraj.
Il Centro, aggiunge il sacerdote, "promuove innovazioni che emergono dall'uso di esperienze, conoscenze, abilità e carismi per la crescita di una nuova spiritualità kerygmatica nella Chiesa", ha detto.
Tra i corsi e programmi organizzati, vi sono quelli intitolati: "Stella della nuova evangelizzazione", sulla spiritualità kerygmatica della Vergine Maria; il "Buon samaritano" sulla misericordia di Dio, cuore del Vangelo; "Cana" sulle famiglie missionarie; "Apocalisse" sul rinnovamento della Chiesa in ascolto dello Spirito Santo; "Kerygma" sulla chiarezza nella predicazione. I partecipanti sono formati perché possano presentare questi temi ad altri fedeli nelle rispettive diocesi o congregazioni religiose. (SD-PA) (Agenzia Fides 10/3/2020)
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ASIA/KIRGHIZSTAN - Crisi del coronavirus: “Ringraziare Dio in anticipo e ricordare che il male non avrà l’ultima parola”
 
Bishkek (Agenzia Fides) - “L’emergenza sanitaria legata alla diffusione del Coronavirus sembra aggravarsi sempre più in molte parti del mondo. Qui in Kirghizistan preghiamo per tutti coloro che si trovano nei luoghi colpiti dall’epidemia: Dio dia forza e vera pace a tutti i popoli colpiti. Nell'omelia di domenica ho cercato di ricordare a tutti la profondità della saggezza cattolica nei momenti di difficoltà. Non serve cancellare né negare tali avversità, è invece necessario guardare sia alla scienza sia alla spiritualità per prudenza e per saggezza”. E’ il messaggio di solidarietà per tutti i colpiti dal Coronavirus, inviato tramite l’Agenzia Fides dal Gesuita p. Anthony Corcoran, Amministratore apostolico del Kirghizistan.
“Uno dei passi delle Sacre Scritture a cui sono più legato - aggiunge p. Corcoran - è il quarto capitolo della Lettera ai Filippesi, in cui San Paolo invita a non essere ansiosi per le cose del mondo e a portare a Dio tutti i nostri bisogni con preghiere, suppliche e ringraziamenti. O, come si legge in qualche testo esegetico, ‘con cuore grato’, cioè con un animo che ringrazia Dio in anticipo per come risolverà i nostri problemi. In questo modo, continua San Paolo, ‘Dio darà una pace che supera ogni intelligenza’. Trovo questa pratica davvero incoraggiante: ringraziare Dio in anticipo e ricordare che la situazione di difficoltà in cui ci troviamo non avrà l'ultima parola. E’ Dio ad avere l'ultima parola e questo riempie di significato tutto ciò che accade, nel bene e nel male”.
Secondo l’ultimo aggiornamento fornito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, in Kirghizistan e negli altri paesi dell’Asia Centrale al momento non si registrano casi di contagio da Coronavirus. L’allerta, tuttavia, resta alta, vista la prossimità dell’area con la Cina, principale focolaio mondiale di Covid-19.
(LF) (Agenzia Fides 10/3/2020)
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AMERICA/BOLIVIA - Piano pastorale 2020-2024: “Sale e luce nel mondo: Santa Cruz in missione!”
 
Santa Cruz (Agenzia Fides) – “Sale e luce nel mondo: Santa Cruz in missione” “è il motto che indica la rotta e dà unità al Piano Pastorale, e che ci motiva a rinnovare e a dare energia al cammino sinodale della nostra Chiesa e ad attuare l'impegno del 5° Congresso Missionario Americano. Tutti noi, sacerdoti, vita consacrata e laici, possiamo essere ‘Sale della terra e luce del mondo’, missionari della gioia del Vangelo e fermento di comunione e riconciliazione, affinché la Parola di vita raggiunga il cuore di tutte le persone e trasformi la nostra vita e quello della nostra società”: sono le parole dell'Arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra, Mons. Sergio Gualberti, che ha presentato il Piano pastorale arcidiocesano 2020-2024 domenica 8 marzo.
Durante la celebrazione eucaristica che ha presieduto nella Basilica Cattedrale di San Lorenzo Martire, concelebrata dai Vescovi ausiliari e dai Vicari episcopali, l'Arcivescovo ha presentato il nuovo Piano pastorale alla comunità cattolica, che è frutto di un ampio processo partecipativo iniziato a dicembre 2018 e terminato alla fine del 2019, con la partecipazione di parrocchie, vicari, commissioni pastorali, consigli pastorali e presbiterali arcidiocesani.
Secondo le informazioni diffuse dall’arcidiocesi, pervenute a Fides, il Piano è strutturato secondo il metodo “vedere, giudicare, agire” e, dopo la presentazione, è suddiviso nei seguenti capitoli: 1) Discernimento evangelico dei segni dei tempi. 2) Diagnosi ecclesiale. 3) Illuminazione: “Sale e luce nel mondo: Santa Cruz in Missione”. 4) Quadro referenziale del Piano Pastorale 2020-2024.
L’obiettivo generale è quello di rafforzare la missione evangelizzatrice della Chiesa di essere sale e luce del mondo, incoraggiata dagli orientamenti del CAM5 e in risposta alle urgenti sfide dei segni dei tempi. Le priorità pastorali, le linee d'azione e gli obiettivi sono i seguenti: Famiglia e promozione della vita; Annuncio e celebrazione di Cristo vivo; Promozione umana e cura della casa somune; Laici, sale e luce del mondo; Vocazioni sacerdotali e religiose.
P. Fernando Cabrero, Vicario per la Pastorale, definisce il Piano Pastorale come “espressione di un sogno” e “il progetto fatto da una comunità consapevole della risposta che deve dare ai bisogni che si presentano nella Chiesa e nella sua comunità”.
“Ringraziamo Dio – ha detto p. Cabrero - per la nostra Chiesa, per i suoi vari ministeri svolti nella comunione ecclesiale e pastorale nel suo insieme, e per mettersi sulla strada dell'essere una Chiesa missionaria in uscita, impegnata verso gli ultimi, i più bisognosi". (SL) (Agenzia Fides 10/03/2020)
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AMERICA/COLOMBIA - La crisi migratoria della regione bolivariana: riunione dei Vescovi convocata dal CELAM
 
Bogotà (Agenzia Fides) – La crisi migratoria nella regione bolivariana sarà il tema che verrà affrontato dai partecipanti all'incontro delle Conferenze episcopali della regione bolivariana, previsto mercoledì 11 marzo a Bogotà, convocato dal CELAM (Consiglio Episcopale Latinoamericano). Secondo la nota inviata all’Agenzia Fides, questo incontro si pone in continuità con la precedente riunione di Cucuta sullo stesso tema (vedi Fides 27/06/2019): attraverso un dialogo aperto si rifletterà sulle prospettive regionali, allo scopo di dare una risposta pastorale e sinodale al fenomeno migratorio sperimentato dai paesi della regione bolivariana.
Il punto di riferimento sarà l'analisi della crisi sociopolitica venezuelana e della crisi migratoria a livello regionale che sarà presentata dal teologo ed esperto del CELAM Rafael Luciani, venezuelano. Allo stesso tempo si discuterà dell’opportunità di rafforzare la Red Clamor come meccanismo di articolazione ecclesiale che consenta la costruzione di una road map regionale sull'argomento. La Red Clamor riunisce le organizzazioni della Chiesa cattolica di America latina e Caraibi, che si occupano di migrazioni, rifugiati e tratta di persone, basandosi sui quattro verbi indicati da Papa Francesco: accogliere, proteggere, promuovere e integrare (vedi Fides 19/12/2019).
All'incontro delle Conferenze episcopali della regione bolivariana parteciperanno i rappresentanti degli Episcopati di Bolivia, Ecuador, Venezuela, Colombia. Il CELAM sarà rappresentato dal suo Presidente, Mons. Miguel Cabrejos Vidarte, OFM, dal Segretario generale, mons. Juan Carlos Cárdenas Toro, dal Segretario aggiunto per l’amministrazione padre Luis Carlos González Gómez e dal team dei Segretari esecutivi. Tra gli invitati speciali, Mons. Gustavo Rodríguez Vega, Arcivescovo di Yucatan (Messico) e presidente della REMAM; padre Francisco Hernández Rojas della Costa Rica, rappresentante del SELACC; il dottor Rafael Luciani Rivero del Venezuela e Humberto Ortiz Roca, Assistente della presidenza della Conferenza episcopale peruviana. (SL) (Agenzia Fides 10/03/2020)

venerdì 10 gennaio 2020

Agenzia Fides 10 gennaio 2020

AFRICA/NIGER - Assalto contro militari al confine con il Mali; secondo un Vescovo i jihadisti intendono occupare il Sahel
 
Niamey (Agenzia Fides) - È di 25 soldati morti e 6 feriti, e 63 jihadisti uccisi, il bilancio dell’assalto di ieri, 9 gennaio, al posto militare avanzato di Chinégodar, un villaggio del Niger a 10 km dalla frontiera con il Mali.
Secondo le autorità di Niamey, l’assalto è stato condotto da almeno un centinaio di jihadisti a cavallo di motociclette. I militari nigerini sono riusciti a respingerli grazie all’appoggio aereo fornito dall’aviazione locale e da quello degli alleati (probabilmente droni americani o francesi).
Questo attacco arriva un mese dopo quello del campo di Inates nello stesso settore, che ha causato 71 morti.
Chinégodar ha accolto i primi rifugiati maliani nel 2012 dopo l'offensiva ribelle tuareg nel nord del Mali. Nell’area è stato proclamato lo stato di emergenza teso a prevenire ricorrenti incursioni jihadiste. Le autorità di Tillaberi hanno anche deciso di "vietare la circolazione di motocicli, notte e giorno" in diverse località, compresa la capitale regionale di Tillaberi.
Niger, Mali e Burkina Faso sono i tre maggiori Stati del Sahel colpiti dalle violenze di diversi gruppi terroristici che si muovono da un Paese all’altro. L'8 gennaio Mohamed Ibn Chambas capo dell'Ufficio delle Nazioni Unite per l'Africa occidentale e il Sahel (UNOWAS), ha dichiarato davanti ai membri del Consiglio di sicurezza dell’ONU, che sono 4.000 le persone uccise in assalti jihadisti tra Niger, Burkina Faso e Mali nel 2019, rispetto ai 770 morti del 2016. Anche il numero di sfollati interni in questi tre Paesi è aumentato di dieci volte, arrivando a circa mezzo milione. Altre 25.000 persone hanno invece trovato rifugio nei Paesi vicini.
In Burkina Faso una delle diocesi maggiormente colpite dalle violenze dei jihadisti è quella di Fada'Ngourma, la più vasta del Paese. L’Ordinario del luogo, Sua Ecc. Mons. Pierre Claver Malgo, ha osservato che ci sono diversi gruppi islamisti che operano nella regione" e per lui "è chiaro che tutti hanno un piano: occupare l'intera regione del Sahel". Mons. Malgo ha denunciato che quando i fedeli cristiani vengono attaccati "viene sempre chiesto loro di convertirsi all'Islam e rinunciare alla loro fede. Per non parlare della distruzione e della profanazione dei simboli religiosi cristiani”.
In Burkina Faso nel 2019 sono stati uccisi tre sacerdoti, mentre è ancora nelle mani dei suoi sequestratori padre Pierluigi Maccalli, della Società delle Missioni Africane (SMA), rapito in Niger, nella missione di Bamoanga, nella notte tra il 17 e il 18 settembre 2018. (L.M.) (Agenzia Fides 10/1/2020)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Manipolazione delle Costituzioni in Africa: un freno alla democrazia
 
Abidjan (Agenzia Fides) - In vista delle prossime elezioni presidenziali, Guinea e Costa d'Avorio sono intenzionate a rivedere le rispettive Costituzioni nazionali al fine di assicurare ai vari poteri in uscita la possibilità costituzionale di ottenere un terzo mandato di governo. “Questo continuo desiderio di rivedere costantemente le Costituzioni dei nostri paesi, specialmente a fini elettorali, non aiuta a rendere i nostri stati stabili e democratici”, dichiara all’Agenzia Fides il teologo ivoriano p. Donald Zagore della Società per le Missioni Africane.
“La stabilità democratica dei nostri stati e delle nostre istituzioni – spiega - dipende essenzialmente dalla stabilità delle nostre Costituzioni nazionali. I nostri stati sono democraticamente instabili, perché le nostre Costituzioni sono instabili. Rimaneggiare continuamente i testi è solo fonte di ulteriori tensioni e violenze.”
“Per avere uno stato di diritto stabile bisogna garantire una democrazia costituzionale durevole nel tempo, vincolante per tutti i cittadini. Tutte le grandi nazioni e le democrazie del mondo sono state costruite grazie a questo processo. Se vogliamo diventare grandi, dobbiamo imparare a sacrificare gli interessi narcisistici in favore del bene comune e per l'interesse supremo delle nostre nazioni”.
“Attualmente – conclude p. Zagore - la democrazia in Africa fa un passo e il passo del gambero, uno avanti e due indietro. Quando crediamo di aver acquisito qualcosa, siamo immediatamente sopraffatti dall'illusione politica che poi viene smentita. Senza fondamenti reali di democrazia e stabilità non si può costruire nulla”.
(DZ/AP) (Agenzia Fides 10/1/2020)
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AFRICA/EGITTO - “Questionario anonimo” per monitorare impatto (e danni) dei social media sulla vita della Chiesa copta
 
Hamden (Agenzia Fides) – La Chiesa copta ortodossa da tempo si interroga sull’impatto provocato dall’espansione delle reti sociali e dei social media nel vissuto concreto delle comunità ecclesiali. Adesso, la Holy Sophia Coptic Orthodox Schools of Theology, organismo teologico-accademico copto con sede ad Hamden, nel Connecticut (USA), ha lanciato l’iniziativa di un “questionario anonimo” da diffondere su vasta scala per raccogliere dati e opinioni utili a misurare quanto, e in che modo, lo sviluppo nei nuovi media stia condizionando, nel bene e nel male, l’immagine e la missione della Chiesa copta nel tempo presente.
Padre Abraham Azmy, direttore dell’US International Relations and Database Operation Office della Chiesa copta, ha presentato l’iniziativa sui media egiziani, sottolineando che sarà possibile compilare il questionario online entro il prossimo 26 gennaio. Padre Amzy ha riferito che il questionario punta anche a documentare l’effetto di siti e blog che promuovono campagne polemiche e vere e proprie aggressioni ad personam nella rete, alimentando le contrapposizioni nella Chiesa e utilizzando in materia impropria formule e contenuti di carattere dottrinale e teologico.
L'abuso di internet per manipolare contenuti e dinamiche di carattere ecclesiale è un fenomeno che le Chiese devono affrontare in tutto il mondo, e che negli ultimi tempi sembra alimentare particolare preoccupazione tra le Chiese d'Oriente. In Egitto, la tragica vicenda dell'omicidio in monastero del Vescovo copto ortodosso Epiphanius - e dell'arresto di un monaco accusato di essere l' esecutore del crimine - ha accelerato negli ultimi anni il processo di discernimento intorno alla vita monastica già avviato da tempo in seno alla Chiesa copta ortodossa. Già pochi giorni dopo l'omicidio di Anba Epipanius (vedi Fides 6/8/2018), il comitato per i monasteri del Santo Sinodo copto ortodosso ha disposto 12 regole - ratificate dal Patriarca Tawadros II - rivolte a tutti coloro che vivono la condizione monastica nella Chiesa copta ortodossa. Tra le altre cose, ai monaci e alle monache copti è stato chiesto anche di chiudere i propri account personali e gli eventuali blog gestiti sui social media, considerati con sguardo critico come strumenti utilizzati soprattutto per diffondere “idee confuse” e alimentare personalismi. (GV) (Agenzia Fides 10/1/2020)
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ASIA/INDIA - La Corte Suprema dell'India esaminerà il ricorso in favore dei dalit cristiani  
 
New Delhi (Agenzia Fides) - La Corte Suprema dell'India esaminerà il ricorso presentato che chiede pari trattamento e opportunità per i dalit cristiani nella legislazione indiana, ritenuta "discriminatoria rispetto alla religione". Il ricorso contesta il paragrafo tre dell'Ordine Costituzionale del 1950 che esclude i dalit dallo status di "Caste riconosciute" (Scheduled castes), tagliandoli fuori, solo a causa della loro religione, da misure che ne promuovono l'istruzione e lo sviluppo economico, sociale e culturale. Il ricorso, presentato dal Consiglio nazionale dei cristiani Dalit (NCDC), chiede alla Corte Suprema, che le quote riservate ai dalit siano rese "neutrali rispetto alla religione". Circa 14 gruppi cristiani, tra i quali la Conferenza Episcopale cattolica dell'India, hanno appoggiato il ricorso, presentando alla Corte una petizione che chiede di includere i dalit cristiani nelle misure riservate ai dalit di altre fedi, per l'accesso all'occupazione nel governo e all'istruzione. La Corte Suprema ha accettato di esaminare i motivi alla base dl'appello.
I dalit sono membri del gruppo sociale più basso dell'antico sistema di caste indù. L'Ordine del 1950 garantisce loro alcuni diritti e "quote riservate" nel mondo del lavoro e dell'istruzione, per consentire loro di avere un migliore tenore di vita. Finora questi diritti sono stati concessi a indù, sikh e buddisti, ma negati a cristiani e musulmani.
Secondo il ricorso, "il terzo paragrafo dell'Ordine Costituzionale del 1950 viola il diritto fondamentale all'uguaglianza, alla libertà religiosa e alla non discriminazione". Il NCDC afferma che “la conversione religiosa non muta l'esclusione sociale. La gerarchia delle caste continua a rimanere forte anche per i dalit cristiani”. Il testo del ricorso, pervenuto a Fides, osserva: “Bisogna estendere lo status di Casta riconosciute ai dalit cristiani, offrendo loro borse di studio, opportunità di lavoro, misure di welfare, possibilità di essere eletti nei 'panchayat' (i Consigli dei villaggi), nelle assemblee legislative a livello statale, fino al Parlamento e di avvalersi della protezione legale garantita dal Casted Scheded e Scheduled Tribes (Prevention) of Atrocities Act, del 1989 modificato nell'anno 2018".
"Da decenni promuoviamo, a diversi livelli, la parità di diritti per i cristiani di dalit e ora speriamo che questa battaglia abbia risultato positivo", dice a Fides Raj Kumar, un attivista per i diritti dei dalit. I cristiani dalit sono circa 20 milioni e rappresentano il 75% del totale della popolazione cristiana dell'India. Nell'intera nazione dell'India circa il 16,6% della popolazione complessiva è formata da Dalit, delle diverse fedi religiose. (SD) (Agenzia Fides 10/1/2020)
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AMERICA - Messaggio del CELAM: “Camminiamo e preghiamo insieme per la pace nel mondo”
 
Bogotà (Agenzia Fides) – “Ci uniamo in preghiera con il Papa, rifiutiamo ogni forma di violenza e di frattura sociale, e chiediamo alle grandi nazioni del mondo, in particolare ai loro governanti, il rispetto reciproco, l'armonia e la buona comprensione, e a non risparmiare ogni sforzo per evitare uno scenario di maggiore tensione". Con queste parole la Presidenza del CELAM, Consiglio Episcopale Latinoamericano, si rivolge al popolo di Dio e alle Conferenze episcopali dell’America latina e dei Caraibi, con un messaggio intitolato “Camminiamo insieme per la pace nel mondo”.
Il messaggio invita a pregare per la pace nel mondo, perché abbiano fine i conflitti che fanno soffrire famiglie e popolazioni intere, e “in particolare, per la grave tensione che si vive in questi momenti tra vari paesi: la guerra porta solo morte e distruzione”. Unendosi all’appello del Papa, la Presidenza del CELAM invita tutte le parti coinvolte a “dare priorità alla via del dialogo, della soluzione pacifica delle controversie e del rispetto incondizionato del diritto internazionale”.
“Camminiamo e preghismo insieme – esortano - perché mai nella nostra storia abbiamo a vergognarci del modo in cui un essere umano ha eliminato l’altro perché non sono stati capaci di dialogare e trovare il consnso per camminare insieme”. La Presidenza del CELAM invita infine le Conferenze episcopali dell’America latina e dei Caraibi e di tutto il mondo, a promuovere giornate di preghiera per la pace, invocando “Maria Santissima, Regina della Pace” perchè “ci conceda questo dono”. (SL) (Agenzia Fides 10/1/2020)
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AMERICA/PERU’ - Conclusa l’Assemblea sinodale dell’arcidiocesi di Lima: sintonia con quanto vive il popolo e con Dio
 
Lima (Agenzia Fides) – Tre giorni di intenso lavoro, dal 6 all’8 gennaio, presso il Colegio San Agustin di Lima (Perù), hanno caratterizzato l'Assemblea Sinodale Arcidiocesana di Lima. Gli 800 partecipanti, tra laici delegati, religiosi, parroci e vicari dell'arcidiocesi, si sono incontrati in un evento storico per discutere e condividere le linee comuni che saranno oggetto della Lettera pastorale e del Piano pastorale arcidiocesano.
Secondo quanto riferito a Fides da padre Luis Sarmiento, portavoce dell'Assemblea arcidiocesana sinodale di Lima, ogni giorno è stato aperto dall’intervento di un Vescovo, che ha indicato la linea da seguire nei lavori in gruppo per riflettere sul documento di lavoro consegnato a tutti i delegati delle parrocchie. Ogni parrocchia è stata rappresentata dai sacerdoti e da quattro laici: due giovani e due adulti. Padre Sarmiento sottolinea che la presenza dei giovani delegati di ogni parrocchia è stata voluta per avere rappresentate opinioni diverse. “Papa Francesco ci invita a frequentare le periferie, che potrebbero essere anche dentro casa mia, nella stessa parrocchia” ha detto il portavoce.
Mons. Carlos Castillo, Arcivescovo di Lima, ha presieduto la celebrazione eucaristica di ringraziamento per questi tre giorni di riflessione e dibattito. Hanno concelebrato il Nunzio apostolico in Perù, Mons. Nicola Girasoli, i Vescovi ausiliari di Lima, Mons. Ricardo Rodríguez e Mons. Guillermo Elías, e tutti i sacerdoti dell'arcidiocesi.
"Tutti i nuovi problemi che vediamo e che avremo davanti a noi, hanno una possibilità di soluzione se abbiamo un cuore ampio e uno spirito aperto, che è lo Spirito di Dio. Con la sua forza e la sua ispirazione possiamo trovare soluzioni a tutte le cose" ha detto durante la sua omelia. Commentando il Vangelo proclamato (Mc. 6,34) l'Arcivescovo ha detto tra l’altro che la grande questione che ci si è posti in questi giorni è stata quella di “cercare di sintonizzarci con ciò che il nostro popolo vive, per dargli risposta, sempre in sintonia con Dio, che vive nel nostro popolo, nel popolo unto da Dio, che soffre, che domanda, che può aver commesso molti errori ma che però ha anche cose interessanti da dire".
(CE) (Agenzia Fides, 10/01/2020)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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