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mercoledì 1 dicembre 2021

Agenzia Fides 1 dicembre 2021 ASIA/MYANMAR - Attacchi alle chiese(bruciate 80 case), il Vescovo di Pekhon: significa "colpire al cuore i fedeli"

 

ASIA/MYANMAR - Attacchi alle chiese, il Vescovo di Pekhon: significa "colpire al cuore i fedeli"
 
Pekhon (Agenzia Fides) - La Chiesa cattolica di San Nicola nella città di Thantlang della diocesi di Hakha, è stata data alle fiamme. Come appreso da fonti locali di Fides, il 28 novembre l'esercito del Myanmar ha bruciato oltre 80 case nella città di Thantlang, nello stato birmano di Chin, nel Myanmar occidentale, imputando ai residenti una collaborazione con i ribelli. Come riferiscono i residenti, le violenze dei militari sono iniziate il 25 novembre e si sono protratte per almeno 4 giorni nella città dove vivono fedeli cattolici e protestanti. La chiesa di San Nicola, ora distrutta, era stata costruita 28 anni fa; sebbene la comunità cattolica locale sia piccola, già due sacerdoti sono nati in seno a quella comunità, colpita già nei mesi scorsi da violenze militari. A causa degli intensi combattimenti tra l'esercito regolare birmano (Tatmadaw) e le milizie giovanili della Chinland Defence Force (CDF), tutti gli abitanti della città di Thantlang (circa 10.000 persone) sono fuggiti, mentre i militari continuano a fare terra bruciata, dando alle fiamme le abitazioni vuote.
"Mentre l'esercito del Myanmar brucia le case dei civili, arresta e uccide la popolazione locale, in diverse aree del paese i civili stanno fuggendo nelle foreste: avviene nello stato di Chin, nello stato Shan, nello stato Kayah" (nei territori delle diocesi rispettivamente di Hakha, Pekhon e Loikaw), riferisce preoccupata una fonte locale di Fides. In quelle tre regioni si registra una resistenza più forte e organizzata delle milizie giovanili contro l'esercito del Myanmar, che mette in opera ritorsioni a danno della popolazione locale.
In uno scenario in cui il si continuano a segnalare luoghi di culto cristiani colpiti, il Vescovo Peter Hla, alla guida della diocesi di Pekhon, nello stato di Shan, ha inviato una accorata lettera al capo dell'esercito locale del Myanmar. Nella missiva, pervenuta all'Agenzia Fides, il Vescovo ricorda con dolore il bombardamento della Cattedrale del Sacro Cuore nella città di Pekhon da parte dei militari, colpita da razzi tre volte in cinque mesi.
“Attaccare la Cattedrale è come attaccare il cuore di ogni fedele, tutti i fedeli si sentono tristi a causa degli attacchi” scrive il Vescovo Hla. La diocesi di Pekhon - rileva il testo giunto a Fides - ha sempre instaurato rapporti cordiali con i rappresentanti dell'esercito locale ed è disposta a preservare un rapporto di rispetto. "Ma se le chiese e gli edifici cattolici saranno attaccati di nuovo, ogni rapporto cordiale verrà interrotto e questo causerà conseguenze dolorose per tutti", in quanto si creerà ulteriore tensione e ostilità nella società già travagliata a causa del conflitto civile.
Gli atti di violenza gratuita contro i civili e i luoghi di culto aumentano la frustrazione e la protesta giovanile contro l'esercito, rileva a Fides un sacerdote locale, notando che le chiese stanno diventando sempre di più gli obiettivi di attacchi militari, mentre questo non accade per pagode e templi buddisti. I fedeli cattolici e delle altre confessioni sono impauriti, temendo una rappresaglia mirata contro le comunità cristiane.
La popolazione nella diocesi di Pekhon è di circa 340mila abitanti (molti appartenenti a minoranze etniche come Shan, Pa-Oh, Intha, Kayan, Kayah) e i cattolici sono circa 55mila.
I cristiani in Myanmar sono circa il 6% della popolazione, al 90% buddista e, secondo l'ultimo censimento del 2016, sono concentrati soprattutto negli stati Chin, Kayah e Kachin.
Appartenendo principalmente alle minoranze etniche - storicamente in lotta per l'autonomia dal governo centrale - subiscono, per ragioni legate sia all'etnia che alla religione, una antica ostilità da parte dell'esercito birmano, che è in prevalenza composto da membri di etnia bamar e di credo buddista.
(JZ-PA) (Agenzia Fides 1/12/2021)

venerdì 14 luglio 2017

Agenzia Fides 14 luglio 2017

EUROPA/SPAGNA - Missionari madrileni: 602 all’opera in 84 nazioni di tutti i continenti
 
Madrid (Agenzia Fides) – I missionari dell’arcidiocesi di Madrid che operano in 84 nazioni dei cinque continenti, sono attualmente 602 e appartengono a 122 istituti e congregazioni religiose, oltre che al clero dell’arcidiocesi di Madrid. Secondo le cifre rese note di recente dal “Consejo Diocesano de Misiones”, pervenute a Fides, le religiose missionarie madrilene sono 180 ed appartengono a 73 congregazioni, le religiose di clausura sono 6 di 5 congregazioni, i religiosi sono 124 di 29 istituti, i membri del clero diocesano sono 76 e del clero religioso 216, di 15 congregazioni o istituti.
Riguardo alla distribuzione geografica, il numero più alto di missionari madrileni, 338, svolge la propria opera in America, dove sono presenti in 25 paesi: al primo posto in Perù, dove operano 52 missionari, seguito da Messico, Venezuela, Stati Uniti. Segue per ripartizione continentale l’Africa, dove 68 missionari lavorano in 21 paesi: Repubblica democratica del Congo, Angola, Benin, Camerun, Etiopia tra i primi per numero di missionari presenti. In Europa i missionari madrileni sono 123, distribuiti in 21 paesi: al primo posto in Francia, quindi in Italia, Portogallo, Germania. In Asia 61 missionari operano in 15 paesi: in Giappone sono 16, seguono Filippine r Cina. Infine in Oceania sono presenti 12 missionari dell’arcidiocesi di Madrid: 10 in Australia e 2 a Guam (Micronesia). (SL) (Agenzia Fides 14/07/2017)
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AFRICA/CAMERUN - Rimpatri forzati e violenze spingono i profughi nigeriani a tornare in patria
 
Yaoundé (Agenzia Fides) - Sono 91 mila le persone che hanno lasciato la Nigeria per rifugiarsi in Camerun, tuttavia le ostilità incontrate stanno spingendo molti a tornare al loro paese di origine, a costo di esporsi alle violenze del gruppo armato Boko Haram. “Anche se le autorità camerunensi smentiscono ogni accusa di rimpatrio forzato, molti testimoni parlano di villaggi completamente militarizzati. Arresti, assassini, rinvii verso la Nigeria” informa Radio France International. Diverse testimonianze hanno parlato all’emittente di rimpatri forzati, ma numerosi sono anche i rifugiati che decidono di tornare a casa autonomamente, pagando 2.500 franchi Cfa (circa 4 euro) per tornare verso la frontiera nigeriana. Il fenomeno dei rimpatri volontari è alimentato anche dalla mancanza di informazioni sullo stato del conflitto in Nigeria. Dei 91 mila profughi presenti in Camerun, un terzo si trova nei villaggi vicini alla frontiera, mentre gli altri sono ospitati dal cam po di Minawao, nato per contenerne al massimo 30 mila.
(AP) (14/7/2017 Agenzia Fides)
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AFRICA/EGITTO - Il figlio di un copto ucciso dai jihadisti dona a una moschea e a una chiesa la somma riservata alle famiglie delle vittime
 
Minya (Agenzia Fides) – Il giovane copto Michael Atef Munir, figlio di una delle vittime della strage dei pellegrini copti uccisi lo scorso 26 maggio in un agguato jihadista, ha annunciato di voler devolvere in beneficenza a una moschea e a una chiesa della provincia di Minya la cifra in denaro che il governo egiziano riserva ai parenti delle vittime del terrorismo. La somma, pari a 100mila sterline egiziane (equivalenti a circa 5mila euro) verrà donata per metà alla chiesa di San Michele, nel villaggio di al Fikriya, e per l'altra metà alla moschea del villaggio di Saft al-Labban. Il figlio di Atef Munir, trucidato dai jihadisti insieme ad altri 27 copti, ha dato l'annuncio ai primi di luglio, nel corso di una messa di suffragio per le vittime celebrata nel monastero di San Samuele dal Vescovo copto ortodosso Basilios, Abate del monastero. Alla fine della messa – riferisce Watani.net – il governatore di Minya, Essam al Bedeiwi, ha consegnato alle famiglie delle vittime presenti alla liturgia, le somme messe a loro disposizione dal ministero della solidarietà sociale. In quella cornice, Michel ha annunciato l'intenzione della famiglia di voler donare la somma alla chiesa e alla moschea. Tale gesto – ha spiegato Michel – mira a rendere evidente che il tentativo jihadista di scatenare lotte e divisioni tra copti e musulmani egiziani ha sortito un effetto contrario rispetto a quello cercato dai terroristi.
La comitiva di copti massacrati lo scorso 26 maggio era diretta in pullman verso il monastero di San Samuele, quando ha subito nell'ultimo tratto di strada sterrata l'assalto di uomini mascherati sopraggiunti su degli autoveicoli. I terroristi hanno ucciso almeno 28 persone, compresi dieci bambini.
Intanto, da giovedì 12 luglio, le Chiese e le comunità cristiane presenti in Egitto hanno sospeso pellegrinaggi, conferenze e vacanze collettive per motivi di sicurezza, su indicazione delle autorità militari e politiche del Paese. La sospensione si protrarrà almeno fino alla fine di agosto. Secondo i media egiziani, la decisione è stata presa sulla base dei suggerimenti venuti dalle forze di polizia, che hanno alzato l'allerta intorno a possibili ulteriori attacchi jihadisti e hanno anche garantito un aumento delle misure di sicurezza per consentire lo svolgimento di alcuni importanti tradizionali raduni estivi ospitati da monasteri e santuari egiziani. (GV) (Agenzia Fides 14/7/2017).
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AFRICA/GABON - Festival delle Culture, ripreso l’evento culturale più popolare del Paese
 
Libreville (Agenzia Fides) – Si è appena conclusa l’edizione 2017 del Festival delle Culture in Gabon nei comuni di Libreville, Akanda e Owendo. Il tema di quest’anno è stato ‘Diversità Culturale e Coesione Nazionale’. Sospeso per qualche anno a causa di motivi organizzativi, il Festival è l’evento culturale più popolare del Paese che quest’anno, nella sua nuova versione, ha aperto le sue porte alle comunità straniere. Il Gabon vuole coinvolgere ulteriormente i gabonesi, gli africani e gli europei per un’espressione culturale ricca e diversificata e rendere Libreville un centro culturale.
Ospite speciale di questa 13a edizione, una delegazione di decine di artisti venuti direttamente dal Marocco. Fanno parte della competizione diversi giochi come il SONGO, un gioco tradizionale basato su calcoli matematici e strategie. Giochi e gare spesso accompagnati dalle melodie di strumenti tradizionali come la “mvet”, una specie di chitarra che racconta attraverso le sue corde: poesia, filosofia e talvolta la conoscenza scientifica del mondo.
Il Festival della Cultura è stato lanciato nel 1997 da padre Mba Abessolo, allora sindaco di Libreville prima di essere istituito come celebrazione nazionale da parte dell’ultimo Omar Bongo Ondimba.
(AP) (14/7/2017 Agenzia Fides)
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ASIA/FILIPPINE - A Marawi si combatte ancora, ma “non è guerra di religione”
 
Marawi (Agenzia Fides) - “Siamo in attesa trepidante per la sorte dei nostri 15 parrocchiani cristiani, ostaggi nelle mani del gruppo terrorista Maute a Marawi. La crisi continua e l’esercito profonde il massimo sforzo. Ma non si tratta di guerra di religione: lo abbiamo rimarcato con chiarezza come vescovi delle Filippine nei giorni scorsi”: lo dice all’Agenzia Fides il Vescovo Edwin de la Pena, alla guida della Prelatura di Marawi, che segue le vicende dell’assedio della città, dove i jihadisti del gruppo “Maute”, che ha giurato fedeltà allo Stato Islamico, continuano a restare asserragliati in un’area del territorio cittadino. Dal giorno dell’attacco terroristico, lanciato il 23 maggio, il numero di morti negli scontri di Marawi ha superato quota 500: 392 morti sono militanti jihadisti, 93 sono soldati e almeno 45 vittime civili.
I vertici militari hanno informato che la crisi di Marawi non finirà, come auspicato, entro il 24 luglio, e giorno in cui il presidente Duterte pronuncerà il suo secondo discorso sullo stato della nazione. Il 22 luglio, inoltre, è il giorno in cui scade il periodo di due mesi di “legge marziale” che, prevedibilmente, potrà essere prolungato dal presidente, se i combattimenti saranno ancora in corso.
Le forze armate delle Filippine hanno infatti annunciato di avere bisogno di altri 10-15 giorni per riconquistare gli edifici occupati dai terroristi a Marawi. Come reso noto, circa 600 edifici devono ancora essere liberati dai cecchini e l’esercito riesce, in media, a riconquistare circa 40-50 edifici al giorno. (PA) (Agenzia Fides 14/7/2017)
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ASIA/SIRIA - Offensiva “autonomista” dei curdi a Hassaké. L'Arcivescovo Hindo: si sentono protetti dagli americani
 
Hassaké (Agenzia Fides) - I militanti e i miliziani che fanno capo al Partito Democratico Curdo (PYD), braccio siriano del Partiya Karkeren Kurdistan (PKK), hanno iniziato a realizzare nei fatti il loro intento – coltivato da anni - di creare una regione autonoma curda nella regione siriana di Jazira, che nei media curdi già viene indicata col nome curdo di Rojava. Nella provincia siriana nord-orientale di Hassaké, l'auto-proclamata amministrazione autonoma di Rojava ha iniziato a implementare un sistema di tassazione locale per sovvenzionare i pubblici servizi della regione. Secondo quanto affermano i responsabili del progetto, le tasse saranno utilizzate per sostenere i servizi sanitari e educativi locali, per migliorare il sistema di sicurezza e anche per affermare con più forza nelle istituzioni e nella vita sociale i diritti delle donne. Il programma di tassazione prevede imposte per tutti i cittadini che hanno entrate mensili pari o superiori a 100mila lire siriane (circa 200 dollari), e quindi dovrebbe coinvolgere circa il 75 per cento della popolazione locale. “Oltre a cercare di imporre questo nuovo sistema di tasse” riferisce all'Agenzia Fides l'Arcivescovo siro cattolico Jacques Behnan Hindo "quelli del PYD hanno anche requisito e chiuso le scuole. Metà le hanno trasformate in caserme, e nelle altre hanno detto di voler introdurre nuovi programmi scolastici, che verranno realizzati in lingua curda. Tempo fa hanno provato anche a espropriare un terreno appartenente alla nostra Chiesa, ma lo hanno subito restituito, dopo che io avevo inviato lettere di denuncia sia alla Nunziatura che ad alcuni dei loro responsabili”. Secondo l'Arcivescovo Hindo, che guida l'Arcieparchia siro cattolica di Hassaké-Nisibi, anche la regione di Jazira è coinvolta nella delicata e complicata partita geopolitica che si sta giocando in tutta la regione, e che ruota anche intorno alla 'questione curda': “ I militanti curdi del PYD” riferisce a Fides l'Arcivescovo Hindo “si sentono forti perché credono di avere l'appoggio degli USA. Io li ho messi in guardia: guardate, gli americani prima o poi se ne andranno, e voi vi troverete peggio di prima. Questi militanti sono collegati al PKK, che opera in Turchia, e dicono di aspirare soltanto a una maggiore autonomia locale, senza perseguire mire indipendentiste. Inoltre, sono nemici dei curdi di Masud Barzani, che in Iraq stanno invece marciando verso il referendum per proclamare la piena indipendenza del Kurdistan iracheno. Qui da noi, il progetto di una amministrazione autonoma sostenuto del PYD sembra andare avanti perché loro hanno le armi, ma in realtà non riscuote consensi neanche da parte degli altri curdi. Tanto meno da parte delle tribù musulmane e di noi cristiani. E non credo che sarà mai accettato dal governo di Damasco”. (GV) (Agenzia Fides 14/7/2017).
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AMERICA/REPUBBLICA DOMINICANA - Mons. de la Rosa y Carpio: combattere i gruppi mafiosi dell'immigrazione illegale
 
Santiago (Agenzia Fides) – L'Arcivescovo emerito di Santiago de los Caballeros, Mons. Ramón Benito de la Rosa y Carpio, ha dichiarato in un breve colloquio con la stampa locale che fino a quando non si combatteranno i gruppi mafiosi composti da dominicani e stranieri che fanno affari con le necessità degli haitiani, il problema dell'immigrazione clandestina nella Repubblica Dominicana continuerà.
Per l'Arcivescovo i gruppi mafiosi esistono e gestiscono operazioni di traffico illegale di persone da Haiti alla Repubblica Dominicana. Il loro giro d'affari illegale muove ogni anno milioni di pesos e riescono ad agire in diverse parti del confine tra Repubblica Dominicana e Haiti. A tale proposito, nel testo pervenuto a Fides, l’Arcivescovo si è rammaricato del fatto che le grandi nazioni hanno completamente abbandonato Haiti e hanno lasciato il pesante fardello alla Repubblica Dominicana, che sta ricevendo una pacifica invasione di immigrati clandestini che arrivano in cerca di migliori condizioni di vita.
La Chiesa cattolica dominicana si è sempre mostrata solidale con Haiti, e tale sostegno è stato ribadito durante l'ultima riunione dei Vescovi dominicani, dove si è deciso di continuare il sostegno pastorale ad Haiti.
“Tra la Chiesa cattolica dominicana e la pastorale haitiana c'è un grande rapporto, nel cui ambito vengono trattati temi come il rispetto e la sovranità dei popoli” ha sottolineato Mons. de la Rosa e Carpio. "Dobbiamo anche ricordare - ha concluso l'Arcivescovo -, che la Repubblica Dominicana non è come le grandi potenze che hanno promesso e poi sono sparite, comunque noi non possiamo assumere l'intero peso degli haitiani, perché il nostro paese è piccolo e il governo ha le sue esigenze e anche gli impegni con la popolazione dominicana".
Solo pochi giorni fa, il governo della Repubblica Dominicana si è visto costretto a ribadire sulla stampa nazionale che le forze dell’ordine vigilano alle frontiere e a smentire ingressi in massa degli haitiani, come appare in alcuni video diffusi dalle reti sociali. Comunque la presenza di haitiani per le strade di alcuni città dominicane è in aumento, come la mano d’opera clandestina.
(CE) (Agenzia Fides, 14/07/2017)
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AMERICA/PERU’ - La salute della popolazione in pericolo per l’attività mineraria, denuncia dell’Arcivescovo
 
La Oroya (Agenzia Fides) – Dopo che il governo ha ridotto gli standard di qualità ambientale (ECA) per facilitare la vendita del complesso metallurgico di La Oroya, l’Arcivescovo di Huancayo, Mons. Pedro Barreto Jimeno, SJ, ha parlato con la stampa per denunciare che questa misura è dannosa per la salute della popolazione.
Mons. Barreto Jimeno ha osservato che dal 1928 lo Stato si è arricchito a spese della popolazione di questa zona, mineraria per tradizione, e non permetterà che si ripeta questa situazione: "Lo Stato dal 1928 ha riscosso le tasse e si è arricchito a spese della vita e della salute della popolazione, e ancora una volta lo Stato vuole tornare ai suoi vecchi metodi di corruzione, ma in questa occasione va contro la vita della popolazione" ha detto.
Dalla nota inviata a Fides da una fonte locale, si apprende che il governo ha permesso le emissioni di biossido di zolfo fino a 250 microgrammi, mentre in precedenza il massimo era di 20. Il decano del Collegio degli Ingegneri, Fredy Matos, ha espresso il suo disaccordo con questa flessibilità perché le conseguenze principali saranno a carico della salute della popolazione. La vicenda dell'attività mineraria nella zona si trascina da molto tempo. La Chiesa si era espressa positivamente circa la riattivazione del complesso metallurgico La Oroya ma solo dopo aver garantito la vita, la salute e un lavoro degno per gli operai (vedi Fides 1/03/2012).

venerdì 22 maggio 2015

Bollettino Fides News del 22 maggio 2015

AFRICA/MALAWI - “Il bilancio statale dia priorità alle vittime delle alluvioni” chiede “Giustizia e Pace”
Lilongwe (Agenzia Fides) - “Vi esortiamo, onorevoli parlamentari, a prendere in considerazione la grave situazione di coloro che sono stati colpiti dalle inondazioni e dalla siccità. Attraverso l’elaborazione del budget attualmente in corso, potrete aiutare le persone colpite in modo da restaurare le loro condizioni di vita. Si può inoltre rafforzare la capacità di produrre cibo fornendo loro le risorse per supportare il raccolto invernale” ha affermato p. Emmanuel Chimombo, Segretario Generale facente funzioni della Commissione Episcopale “Giustizia e Pace” del Malawi durante un incontro con i parlamentari cattolici.
Secondo le informazioni pervenute all’Agenzia Fides, il meeting si è tenuto nel momento in cui il Parlamento del Malawi sta discutendo il bilancio dello Stato per l’anno fiscale 2015-2016. “Giustizia e Pace” ha colto l’occasione per ricordare che una delle priorità dello Stato deve essere l’aiuto alle popolazioni colpite dalle alluvioni di gennaio, quando due settimane di piogge intense hanno provocato 275 morti e costretto allo sfollamento più di 230.000 persone in 15 dei 28 distretti del Paese (vedi Fides 17/3/2015). A causa delle inondazioni oltre 64.000 ettari di terra coltivabile sono stati devastati in un Paese dove l’agricoltura rappresenta il 30% del Prodotto Interno Lordo. Nei mesi seguenti è stata invece la siccità a distruggere i raccolti al punto che manca il 30% del cibo occorrente (vedi Fides 1/4/2015).
La Commissione Episcopale “Giustizia e Pace” ha elaborato un’analisi che sottolinea come il budget statale deve essere finalizzato a mettere in atto piani di recupero a medio e lungo termine, che vadano quindi oltre la fase di risposta immediata all’emergenza. (L.M.) (Agenzia Fides 22/5/2015)
AFRICA/CONGO RD - La società civile denuncia il ruolo ambiguo dell’esercito nei massacri nel territorio di Beni
Kinshasa (Agenzia Fides) - “Nel territorio di Beni, nel Nord Kivu (est della Repubblica Democratica del Congo) la popolazione continua ad essere vittima di massacri e furti” afferma una nota inviata all’Agenzia Fides dalle Rete Pace per il Congo. Dall’8 al 13 maggio, in soli 5 giorni, sono state assassinate ben 35 persone. Generalmente, le vittime sono uccise all’arma bianca: nel tardo pomeriggio, quando rientrano dal lavoro nei campi, o di notte, sorprese in pieno sonno. Intensificatisi nelle ultime settimane, gli attacchi sono attribuiti a un gruppo armato d’origine ugandese, le Forze Democratiche Alleate (ADF).
Spesso però, questi massacri avvengono in zone "controllate" dall’esercito nazionale e in prossimità di basi militari. Un ribelle ADF arrestato e interrogato ha rivelato l’esistenza di una rete di appoggio alle ADF guidata da un ufficiale superiore delle FARDC (le forze armate congolesi). L’ultimo massacro, quello di Mapiki e Sabu, avvenuto il 13 maggio, è stato compiuto meno di 24 ore dopo la visita del Vice Primo Ministro e Ministro degli Interni, Evariste Boshab, a Beni, per una missione di valutazione della situazione di insicurezza nella regione (vedi Fides 18/5/2015).
In seguito a queste constatazioni, la popolazione locale si sente abbandonata dall’autorità centrale dello Stato, mette in dubbio l’efficacia dell’esercito che dimostra di essere incapace di assicurare la sua sicurezza e sospetta alcuni vertici militari di complicità con le ADF.
Per questo la popolazione chiede: la sostituzione del comando militare dell’operazione Sokola 1 condotta contro le ADF; l’intensificazione delle operazioni militari contro le ADF; il rafforzamento della presenza della polizia sul territorio; il rafforzamento dei servizi di intelligence; l’apertura di inchieste su eventuali complicità militari e civili con le ADF; la ripresa della collaborazione militare con le forze della MONUSCO (Missione ONU nella RDC). (L.M.) (Agenzia Fides 22/5/2015)
AFRICA/EGITTO - Il Patriarca Tawadros interviene alla conferenza sulla “diaspora copta”
Il Cairo (Agenzia Fides) - “Dobbiamo farci carico di tutte le domande e le richieste che vengono dal nostro popolo”. E' questo il messaggio che il Patriarca copto ortodosso Tawadros II ha voluto lanciare intervenendo giovedì 21 maggio alla prima Conferenza da lui convocata per affrontare tutti i problemi connessi allo sviluppo delle comunità copte in diaspora, che raccolgono il crescente numero di cristiani copti emigrati dall'Egitto per vivere stabilmente in altri Paesi.
Il programma della conferenza – che si tiene nel Monastero di San Paolo eremita, non lontano dal Mar Rosso - intende delineare alcuni criteri-guida per lo sviluppo delle comunità copte sparse nel mondo per i prossimi 25 anni. Nel suo intervento, Papa Tawadros ha sottolineato la necessità di operare in modo che le strutture ecclesiastiche e canoniche siano sempre poste al servizio delle dinamiche vitali in atto nella compagine ecclesiale, dovunque essa sia presente. (GV) (Agenzia Fides 22/5/2015).
AFRICA/MALAWI - Il Villaggio del sole: centro di assistenza e accompagnamento per i bambini più bisognosi
Dedza (Agenzia Fides) – Il Malawi è una striscia di terra dell’Africa orientale abitata da circa 15 milioni di persone dove mancano cibo, acqua, strutture medico sanitarie e dove dilaga l’Aids tra grandi e piccoli. Tra le tante associazioni umanitarie impegnate a portare aiuti a questa martoriata popolazione, c’è il gruppo di volontariato “S.O.S. Infanzia Negata”, nato nel 2004 e dal 2008 coinvolto in progetti di sviluppo nel Paese africano, in particolare nella diocesi di Dedza. Don Alfonso Raimo, presidente dell’associazione, racconta all’Agenzia Fides come decisero di intervenire in Malawi. “Ad attirare la nostra attenzione fu la condizione deplorevole dei bambini di quello che è considerato uno dei più poveri Paesi del mondo. Decidemmo così di dar vita al ‘Progetto Malawi’ che a Dedza tendeva a far fronte ad una emergenza, sanitaria e scolastica. La situazione del piccolo Stato africano è drammatica, la percentuale dei bambini colpiti dall’AIDS per trasmissione ver ticale e degli orfani a causa del virus è terrificante” aggiunge padre Raimo.
“Il Progetto - continua il sacerdote - fu concepito come collaborazione alla Commissione Diocesana per la Salute della diocesi di Dedza, e prevedeva il sostegno alle diverse iniziative a favore dei bambini poveri e ammalati assistiti nei centri medici diocesani. A causa della rapida diffusione del virus, molti genitori muoiono lasciando bambini soli, senza nessuno che si prenda cura di loro, e la cui fragile esistenza deve fare, inoltre, i conti con la mancanza di cibo, acqua potabile, con malaria, colera e con altre malattie endemiche. La diocesi di Dedza garantisce l’assistenza sanitaria attraverso alcuni presidi sanitari dislocati su un vasto territorio. Strutture anguste, scarsi mezzi e materiale obsoleto rendono vani gli sforzi del ridotto personale” racconta don Raimo. “Per l’anno in corso abbiamo un progetto che prevede la costruzione del ‘Villaggio del sole’ che ospiterà e curerà i bambini più bisognosi dai 2 ai 5/6 anni. E’ pensato come un centro di assistenza e acco mpagnamento diurno, con possibilità di residenza, nel quale offrire a bambini particolarmente bisognosi, assistenza sanitaria, nutrimento e stimoli didattici, senza sradicarli dai contesti di origine.” “E’ necessario muoversi in fretta perché le urgenze sono tante e le devastanti alluvioni che colpiscono periodicamente il Paese continuano a fare numerose vittime, soprattutto tra i bambini” conclude il sacerdote. (AP/AR) (22/5/2015 Agenzia Fides)
ASIA/SIRIA - Rapito padre Jacques Murad, della stessa comunità di padre Paolo Dall'Oglio
Homs (Agenzia Fides) – Il sacerdote Jacques Murad, Priore del Monastero di Mar Elian, è stato rapito da alcuni sequestratori che lo hanno prelevato dal Monastero sotto la minaccia delle armi. Secondo alcune fonti locali, contattate dall’Agenzia Fides, il sequestro sarebbe avvenuto lunedì 18 maggio, mentre altre fonti sostengono che il sacerdote è stato rapito nella giornata di giovedì 21 maggio. La notizia è stata confermata oggi dall’arcidiocesi siro cattolica di Homs, che ha chiesto a tutti i fedeli di invocare il Signore nella preghiera affinchè padre Jacques sia liberato e possa tornare alla sua vita di preghiera, al servizio dei fratelli e di tutti i siriani. Secondo alcune fonti locali, insieme a padre Jacques sarebbe stato prelevato dai rapitori anche il diacono Boutros Hanna. Ma tale indiscrezione non è stata al momento confermata dall’arcidiocesi siro-cattolica di Homs.
Secondo le prime ricostruzioni, il rapimento è stato realizzato da uomini armati giunti in moto al Monastero di Mar Elian. I sequestratori hanno costretto padre Jacques a mettersi alla guida della propria auto e, sotto la minaccia delle armi, gli hanno imposto di dirigersi verso una destinazione sconosciuta.
Fonti locali consultate da Fides ipotizzano che dietro il rapimento ci siano gruppi salafiti presenti nella zona, che si sono sentiti rafforzati dai recenti successi dei jihadisti di al-Nusra e dello Stato Islamico in territorio siriano.
Padre Jacques Murad è Priore del Monastero di Mar Elian e parroco della comunità di Qaryatayn, 60 chilometri a sud est di Homs. L'insediamento monastico, collocato alla periferia di Quaryatayn, rappresenta una filiazione del Monastero di Deir Mar Musa al Habashi, rifondato dal gesuita italiano p. Paolo Dall'Oglio, rapito anche lui il 29 luglio 2013 mentre si trovava a Raqqa, capoluogo siriano da anni sotto il controllo dei jihadisti dello Stato Islamico.
Negli anni del conflitto, la città di Qaryatayn era stata più volte conquistata da miliziani anti-Assad e bombardata dall'esercito siriano. Proprio padre Jacques, insieme a un avvocato sunnita, avevano assunto la funzione di mediatori per garantire che il centro urbano di 35mila abitanti fosse risparmiato per lunghi periodi dagli scontri armati.
Nel Monastero sono stati ospitati centinaia di rifugiati, compresi più di cento bambini sotto i dieci anni. Padre Jacques e i suoi amici hanno provveduto a trovare il necessario per la loro sopravvivenza anche ricorrendo all'aiuto di donatori musulmani.
Bastano questi pochi cenni a far intuire quale oasi di carità rappresenti il Monastero di Mar Elian per tutto il popolo siriano, massacrato da una guerra assurda, alimentata dall'esterno. (GV) (Agenzia Fides 22/5/2015).
ASIA/PAKISTAN - 106 incriminati per l’omicidio dei due cristiani arsi vivi: “Un passo verso la giustizia”
Faisalabad (Agenzia Fides) – “E’ un passo avanti verso la giustizia. Speriamo e auspichiamo che sia fatta giustizia in un caso che ha sconvolto la comunità cristiana in Pakistan”: così padre Waseem Walter, Direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Pakistan, commenta all’Agenzia Fides la notizia che un tribunale antiterrorismo ha incriminato ufficialmente 106 persone per l'omicidio di una coppia cristiana, Shahzad e Shama Masih, linciati e bruciati vivi dopo essere stati accusati di blasfemia a novembre del 2014 nella città di Kot Radha Kishan, in Punjab.
I due avevano quattro figli e Shama era incinta. Sono stati segregati, percossi e bruciati in un forno di mattoni da un folla di musulmani che li accusavano di aver bruciato pagine del Corano. L'incidente suscitò l'indignazione internazionale.
Secondo la ricostruzione basata su alcune testimonianze acquisite dal tribunale, tre capi religiosi delle moschee locali sono accusati di aver istigato una folla di circa 400 musulmani a linciare i due coniugi, dopo aver rinvenuto alcune pagine del Corano bruciate nei pressi della loro abitazione. La folla avrebbe chiesto a Masih e alla moglie di convertirsi all'islam o di affrontare le conseguenze di un’azione di blasfemia. I due si sono rifiutati. Sono stati rinchiusi e sequestrati per una notte, poi dati in pasto alla folla che li ha uccisi.
Le 106 persone accusate ieri sono state condotte dinanzi al giudice di Lahore fra rigorose misure di sicurezza. Si ritiene che altri 32 sospetti siano ancora a piede libero. Il tribunale ha confermato l’incriminazione per l'omicidio. Non tutti si sono dichiarati colpevoli. Secondo la polizia, oltre ai tre imam Mohammad Hussain, Arshad Baloch e Noorul Hassan, anche Yousaf Gujjar, il padrone della fornace di mattoni, ha incitato la folla.
Come appreso da Fides, gli avvocati cristiani ritengono questo processo un passo fondamentale per mostrare che la giustizia in Pakistan è uguale per tutti e non fa discriminazioni quando le vittime appartengono alle minoranze religiose. (PA) (Agenzia Fides 22/5/2015)
ASIA/INDONESIA - Non è più obbligatorio indicare la religione sulla carte di identità
Giacarta (Agenzia Fides) – Non è più obbligatorio in Indonesia indicare la religione sulla carta di identità. I cittadini indonesiani, alla voce “religione” del documento, potranno lasciare uno spazio in bianco oppure indicare una fede anche al di fuori delle sei riconosciute ufficialmente dallo stato. Lo ha annunciato il ministro dell'Interno Tjahjo Kumolo, affermando che la disposizione è stata inoltrata a tutti i capi distretto. Secondo la Costituzione indonesiana, sono solo sei le religioni ufficialmente riconosciute dal governo: Islam, Protestantesimo, Cattolicesimo, Induismo, Buddismo e Confucianesimo. Finora i cittadini indonesiani hanno dovuto obbligatoriamente indicare sulla propria carta di identità uno di questi sei culti, indipendentemente dalle loro effettive convinzioni (come per gli atei, gli animisti, etc).
Tjahjo, membro dell’esecutivo del Presidente Joko Widodo, ha riferito che uno dei motivi principali per il cambio della regola è avere la precisa informazione dei riti funerari da osservare in caso di morte di una persona.
“Non bisogna forzare le persone, ad esempio, a scegliere l'Islam se la loro fede assomiglia insegnamenti islamici ma non è la stessa”, ha detto Tjahjo, spiegando che il suo ministero ha vagliato consigli e input da diversi leader, forum e enti religiosi, come Consiglio degli Ulema indonesiani e il Ministero degli affari religiosi, prima di giungere a questa decisione.
Pur se presentata come una “mossa amministrativa”, si tratta di un grande passo avanti in nome della libertà religiosa per gli indonesiani di tutte le fedi. Alfiere di tale modifica è stato Basuki Tjahaja Purnama, politico cristiano, governatore del distretto della capitale Giacarta. Fra l’altro, notano alcuni studiosi, l’obbligo di scelta fra le sei religioni riconosciute ha indotto milioni di cittadini indonesiani a definirsi ufficialmente “musulmani”, mentre, di fatto, seguono e praticano culti tradizionali indigeni. Eliminare l’obbligatorietà, dunque, potrebbe ridefinire il volto religioso della nazione indonesiana oggi.
“Per la crescita futura dell’Indonesia occorre avere il coraggio di modificare una norma ormai desueta” ha detto Purnama, ricordando che in tal modo si potranno eliminare le discriminazioni che spesso subiscono i cittadini non musulmani, anche in scuole e posti di lavoro pubblici. (PA) (Agenzia Fides 22/5/2015)
ASIA/NEPAL - Un programma radiofonico di sostegno ai bambini traumatizzati dal terremoto
Kathmandu (Agenzia Fides) – Gli effetti del catastrofico terremoto che ha devastato il Nepal lo scorso 25 maggio continuano a manifestarsi nel terrore dei tanti bambini che lo hanno subito e sono sopravvissuti. Di fronte all’ospedale di Dhading, a Dhadingbesi, l’Unicef ha allestito due tende da campo dove accogliere i tanti feriti che continuano a cercare aiuti. Tra le iniziative l’ong ha lanciato il programma radiofonico Bhandai Sundai, nel quale i genitori preoccupati per i continui attacchi di panico dei rispettivi figli, espongono i loro problemi e ascoltano gli esperti. L’edizione pomeridiana, concentrata a dare sostegno psicosociale ai piccoli colpiti dal terremoto, è condotta da psicologi e specialisti i quali, rivolgendosi ai genitori che chiamano la redazione, danno suggerimenti, consigli come quello di tenere i bambini impegnati in giochi o attività di gruppo. Il programma radiofonico è stato accolto con entusiasmo anche dai nepalesi che vivono in altre zone del Paese, fortunatamente non colpite dal sisma. Attori, sportivi, personalità del Nepal e altri personaggi pubblici hanno chiesto di poter prendere parte al programma per risollevare gli animi dei milioni di bambini rimaste vittime del terremoto. (AP) (22/5/2015 Agenzia Fides)
AMERICA/COLOMBIA - Nella tragedia una luce di vita: celebrati i funerali di 33 degli 84 morti per la frana a Salgar
Salgar (Agenzia Fides) – Il comune di Salgar, devastato tra il 18 e 19 maggio da una enorme frana causata da un’alluvione che ha lasciato 84 morti, ha celebrato ieri in forma comunitaria i funerali di 33 vittime. Lunedì 18 maggio infatti dalla gola "La Liboriana" è venuta giù una valanga così grande che ha raso al suolo il villaggio di Las Margaritas e colpito tre distretti nel perimetro urbano di Salgar, dipartimento di Antioquia (Colombia). Salgar si trova 265 km a nord ovest di Bogotà
I funerali sono stati celebrati nella piazza principale della città di Salgar dal Vescovo di Jerico, Sua Ecc. Mons.Noel Antonio Londoño Buitrago, C.SS.R., con la partecipazione di migliaia di persone, che hanno perso amici e parenti. Tra i presenti al funerale c'erano il governatore di Antioquia, Sergio Fajardo; l'ex presidente e senatore Alvaro Uribe, e il capo della polizia, il generale Rodolfo Palomino.
In mezzo alla tragedia c'è stata una luce di vita, un simbolo di vita, ha notato Mons. Londoño durante l'omelia, perché è stato salvato un bambino di appena 11 mesi, sopravvissuto al disastro. E’ stato trovato circondato da fango, bastoni e pietre, a cinque chilometri dal punto in cui si trovava casa sua.
Il Dipartimento Amministrativo di prevenzione dei disastri (Dapard) di Antioquia ha reso noto un primo bilancio della tragedia: 84 morti, 57 feriti, un numero non definito di dispersi, centinaia di senzatetto. Le agenzie di soccorso stanno lavorando per trovare i dispersi, ma le possibilità di trovare qualcuno vivo sono poche. Attraverso il Segretario di Stato vaticano, Cardinale Pietro Parolin, Papa Francisco ha espresso solidarietà alla Colombia e alle vittime di Salgar e ha offerto "preghiere al Signore per l'eterno riposo dei defunti". (CE) (Agenzia Fides, 22/05/2015)
AMERICA/BRASILE - Raccolte più di 630 mila firme per la Riforma politica ed elezioni pulite
Brasilia (Agenzia Fides) – Nella Giornata nazionale di mobilitazione contro la costituzionalizzazione della corruzione, oltre duemila persone hanno partecipato all'atto culturale e alla marcia a favore della riforma politica democratica. La manifestazione, organizzata dalla Coalizione per la riforma politica democratica ed elezioni pulite, ha avuto luogo mercoledì 20 maggio, a Brasilia. La marcia è partita dalla Cattedrale verso la sede del Congresso Nazionale, per la consegna delle firme raccolte a favore della riforma politica democratica. In tutto sono state consegnate 630.089 firme (vedi Fides 25/02/2015). La raccolta prosegue con l'obiettivo di raggiungere 1milione e mezzo di firme.
“Mai perdere la speranza” ha esortato il Vescovo ausiliare di Belo Horizonte e Presidente del Comitato per il monitoraggio della riforma politica della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), Sua Ecc. Mons. Joaquim Mol. "Far vedere al Congresso che ci sono più di 600 mila firme, vuol dire che la volontà del popolo brasiliano è di cambiare. La democrazia brasiliana è l'unica strada da seguire se le imprese vengono eliminate definitivamente dalla politica" ha sottolineato Mons. Mol. Uno dei principali obiettivi dell'iniziativa è di intraprendere una profonda riforma politica vietando il finanziamento delle campagne elettorali da parte delle imprese.
(CE) (Agenzia Fides, 22/05/2015)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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