ASIA/KAZAKHSTAN - Il Papa in Kazakhstan per dare "senim" e dire che la pace è possibile |
Milano (Agenzia Fides) - "Il viaggio del Papa in Kazakhstan è una notizia molto importante e ha molti legami con la crisi attuale". Lo dice all'Agenzia Fides don Edoardo Canetta, ex Vicario Apostolico dell'Asia centrale, per vent'anni missionario in Kazakistan, dove ha insegnato all’Università di Karaganda, e poi all’Università Nazionale Euroasiatica Gumylyov di Astana. Oggi parroco a Milano e docente all'Accademia Ambrosiana a Milano, don Canetta, dopo l'annuncio del Presidente del Kazakhstan sulla visita di Francesco (vedi Fides 12/4/2022), afferma: "C’è da ricordare un significativo precedente storico, quando San Giovanni Paolo II, non curandosi del parere contrario di molti, decise di andare in Kazakhstan, 11 giorni dopo l’attentato alle Torri Gemelle di New York. Ricordo con emozione anche l’accoglienza di un popolo nel quale i cattolici sono una piccola minoranza, un popolo stupito di essere testimone privilegiato di un evento di pace che pochi si aspettavano". Oggi, prosegue il sacerdote "ancora una volta un Papa va nella steppa, prendendo lo spunto di un grande congresso interreligioso per mostrare che la pace è possibile. In questa terra ci sono tanti problemi e anche questioni politiche e sociali, come hanno dimostrato gli eventi di qualche mese fa, ma c’è la possibilità della pace". In Kazakhstan, ricorda il missionario, vive un popolo di oltre 100 etnie diverse: "Una terra che è stata teatro delle grandi deportazioni staliniane, sta faticosamente cercando una propria strada verso la democrazia e, nonostante tutto, vive in pace. E se ci sono tensioni tra cristiani e musulmani, tra kazaki e russi, ci sono quanti preferiscono la strada di una convivenza pacifica". "Nella lingua kazaka - osserva Canetta - non c’è un unico termine che indichi la parola 'speranza': ce ne sono tre e tutte hanno a che fare col tema della strada. C’è la parola 'damiè' che significa speranza nel senso di qualcosa di bello, di gustoso. E’ il pregustare un bene che si attende all’arrivo di un faticoso cammino. C’è poi il termine 'medeu”' che significa speranza nel senso di qualcuno su cui si può contare durante il cammino. C’è poi la parola 'senim' che indica la speranza come persuasione, fiducia, quindi fede: la speranza certa che la strada porti a un punto di arrivo, non solo bello e gustoso ma, in qualche modo, anche definitivo. Questa speranza andrà a testimoniare col suo viaggio Papa Francesco. Di questa triplice speranza ha bisogno non solo l’Ucraina, ma anche il mondo intero", conclude don Canetta. (PA) (Agenzia Fides 20/4/2022) |
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ASIA/RUSSIA - Pasqua in Siberia: un comunità che vive l’Eucarestia e prega per la pace |
Novosibirsk (Agenzia Fides) – Una Pasqua vissuta nell’intensità della preghiera e con la “speranza certa” della Resurrezione: così la comunità dei fedeli della diocesi della Trasfigurazione a Novosibirsk, nella regione russa della Siberia ha vissuto i giorni della Settimana santa e continua a vivere il tempo pasquale. L’Eucarestia, raccontano è stata “fonte e culmine” delle celebrazioni, dato che nella messa del Giovedì santo 17 giovani battezzati, dopo un adeguato tempo di preparazione, hanno ricevuto il sacramento della Pima Comunione, nutrendosi per la prima volta del Cristo presente nel pane consacrato. Racconta a Fides padre Corrado Trabucchi, OFM, missionario a Novosibirsk: “La celebrazione della Settimana Santa qui in Russia è iniziata nel segno dei virgulti del salice, che rappresentano le palme. Così abbiamo celebrato i giorni sacri che ci portano a riconoscere Gesù come nostro re. Nella Settimana Santa e nella Pasqua si è alzata a Dio una accorata preghiera di pace, nonostante tutte le difficoltà di questi tempi. In questi giorni pasquali, in particolare, vorrei che tutti noi pensassimo alla nostra origine, alla nostra fede e al nostro fine: non dobbiamo dimenticare che Gesù ci unisce e vuole che rimaniamo uniti per affrontare il futuro e accogliere la sua Risurrezione, la vita dopo la morte. In Russia ci scambiamo gli auguri di Pasqua dicendo ‘Cristo è risorto, è veramente risorto’ e ci si abbraccia tre volte. In questo abbraccio, segno di condivisione della risurrezione e di profonda pacificazione, mettiamo tutta l’umanità, con l’augurio di una buona Pasqua dalla Siberia”. Come raccontato dal frate, la presenza francescana in questa zona rientra nell’ambito del ‘Progetto Russia’ voluto all’inizio degli anni Novanta da Giovanni Paolo II: “Qui in Novosibirsk abbiamo una parrocchia molto piccola e gestiamo la Scuola Cattolica Francescana ‘Natale del Signore’. Siamo arrivati 27 anni fa, quando il nostro ordine ha deciso di aderire alla chiamata di Papa Wojtyla. Lavoriamo su diversi piani: in primis abbiamo la cura pastorale dei cattolici di rito latino, che arrivarono in quest’area nel corso delle deportazioni staliniane e vissero per decenni nell’ateismo imposto; siamo poi attivi nel dialogo ecumenico, visto che qui la maggioranza della popolazione è ortodossa. Inoltre negli ultimi tempi sono arrivati molti musulmani dai paesi dell’Asia centrale e dunque c’è anche il piano del dialogo interreligioso. Accanto a questo presentiamo, con la nostra vita, il carisma del Poverello di Assisi e l ’Ordine francescano. Al momento non ci sono molte vocazioni, ma siamo certi che arriveranno”. Oltre alla fraternità di Novosibirsk, la missione francescana in Russia conta altre due realtà: una a San Pietroburgo e l’altra nei pressi di Vladivostok. Le enormi distanze impongono ai missionari di ritrovarsi raramente in presenza e di riunirsi quasi sempre in videoconferenza. (LF-PA) (Agenzia Fides 20/4/2022) |
Filippesi 1,4 ... e sempre, in ogni mia preghiera per tutti voi, prego con gioia...
mercoledì 20 aprile 2022
Kazakhstan: Viaggio del Papa...Pasqua in Siberia
sabato 9 aprile 2022
Link per collegamento al Foglio Della Cp di San Giorgio Di Nogaro 10 - 24 aprile 2022
Clicca sul link per leggere il foglio della Collaborazione Pastorale
http://www.cpsangiorgio.it/sussididomenicali/Domenicaaprile92.pdf
DOMENICA DELLE PALME (ANNO C) 263° dal voto alla B.V. Addolorata
DOMENICA DELLE PALME (ANNO C) 263° dal voto alla B.V. Addolorata
Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: Rosso
Commemorazione dell'ingresso di Gesù in Gerusalemme
ANTIFONA
Osanna al Figlio di Davide!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore,
il Re d'Israele!
Osanna nell'alto dei cieli. (Mt 21,9)
Il sacerdote dice:
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Quindi rivolge al popolo una breve esortazione, per illustrare il
significato del rito e per invitarlo a una partecipazione attiva e consapevole:
Fratelli e sorelle,
fin dall’inizio della Quaresima
abbiamo cominciato a preparare i nostri cuori
attraverso la penitenza e le opere di carità̀.
Oggi siamo qui radunati affinché con tutta la Chiesa
possiamo essere introdotti al mistero pasquale
del nostro Signore Gesù Cristo, il quale,
per dare reale compimento alla propria passione e risurrezione,
entrò nella sua città, Gerusalemme.
Seguiamo perciò̀ il Signore,
facendo memoria del suo ingresso salvifico con fede e devozione,
affinché́, resi partecipi per grazia del mistero della croce,
possiamo aver parte alla risurrezione e alla vita eterna.
Dopo questa monizione, il sacerdote dice a mani allargate una delle orazioni
seguenti:
Preghiamo.
Dio onnipotente ed eterno,
benedici questi rami [di ulivo],
e concedi a noi tuoi fedeli,
che seguiamo esultanti Cristo, nostro Re e Signore,
di giungere con lui alla Gerusalemme del cielo.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli. R. Amen.
Oppure:
Preghiamo.
Accresci, o Dio, la fede di chi spera in te
e concedi a noi tuoi fedeli,
che oggi innalziamo questi rami in onore di Cristo trionfante,
di rimanere uniti a lui, per portare frutti di opere buone.
Per Cristo nostro Signore. R. Amen.
E senza nulla dire, asperge i rami con l'acqua benedetta.
Segue la proclamazione del Vangelo dell'ingresso del Signore.
VANGELO (Lc 19,28-40)
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. Quando
fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due
discepoli dicendo: «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un
puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo
qui. E se qualcuno vi domanda: “Perché lo slegate?”, risponderete così: “Il
Signore ne ha bisogno”».
Gli inviati andarono e trovarono come aveva loro detto. Mentre slegavano il
puledro, i proprietari dissero loro: «Perché slegate il puledro?». Essi
risposero: «Il Signore ne ha bisogno».
Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero
salire Gesù. Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. Era
ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei
discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i
prodigi che avevano veduto, dicendo:
«Benedetto colui che viene,
il re, nel nome del Signore.
Pace in cielo
e gloria nel più alto dei cieli!».
Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi
discepoli». Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno
le pietre».
Parola del Signore.
Dopo il Vangelo si può fare, secondo le circostanze, una breve omelia. Per
dare l'avvio alla processione, il celebrante, o un altro ministro, può fare
un'esortazione con queste parole:
Imitiamo, fratelli e sorelle, le folle che acclamavano Gesù̀, e procediamo in
pace.
Ha quindi inizio la processione verso la chiesa, nella quale si celebra la
Messa. Durante la processione, il coro e il popolo eseguono i canti adatti alla
celebrazione.
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che hai dato come modello agli uomini
il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore,
fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce,
fa’ che abbiamo sempre presente
il grande insegnamento della sua passione,
per partecipare alla gloria della risurrezione.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
PRIMA LETTURA (Is 50,4-7)
Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non restare
confuso. (Terzo canto del Servo del Signore)
Dal libro del profeta Isaìa
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.
Parola di Dio
SALMO RESPONSORIALE (Sal 21)
Rit: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».
Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.
Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.
Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.
SECONDA LETTURA (Fil 2,6-11)
Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési
Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.
Parola di Dio
Canto al Vangelo (Fil 2,8-9)
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome.
Lode e onore a te, Signore Gesù!
VANGELO (Lc 22,14-23,56)
La passione del Signore.
+ Passione di
nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca
- Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia
passione
Quando venne l’ora, [Gesù] prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse
loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia
passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel
regno di Dio». E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo
passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto
della vite, finché non verrà il regno di Dio».
- Fate questo in memoria di me
Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il
mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». E, dopo aver
cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova
alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».
- Guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito!
«Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio
dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell’uomo dal quale
egli viene tradito!». Allora essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi di
loro avrebbe fatto questo.
- Io sto in mezzo a voi come colui che serve
E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più
grande. Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere
su di esse sono chiamati benefattori. Voi però non fate così; ma chi tra voi è
più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve.
Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che
sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete
quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un
regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, perché mangiate e beviate alla
mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù di
Israele.
- Tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli
Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho
pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito,
conferma i tuoi fratelli». E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad
andare anche in prigione e alla morte». Gli rispose: «Pietro, io ti dico: oggi
il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi».
- Deve compiersi in me questa parola della Scrittura
Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è
forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi
ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il
mantello e ne compri una. Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola
della Scrittura: “E fu annoverato tra gli empi”. Infatti tutto quello che mi
riguarda volge al suo compimento». Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due
spade». Ma egli disse: «Basta!».
- Entrato nella lotta, pregava più intensamente
Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo
seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in
tentazione». Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in
ginocchio e pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice!
Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo
dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il
suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi
dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza.
E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in
tentazione».
- Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?
Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava
Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. Gesù gli
disse: «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?». Allora quelli
che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore,
dobbiamo colpire con la spada?». E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote
e gli staccò l’orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate! Basta
così!». E, toccandogli l’orecchio, lo guarì. Poi Gesù disse a coloro che erano
venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del tempio e
anziani: «Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. Ogni giorno
ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è
l’ora vostra e il potere delle tenebre».
- Uscito fuori, Pietro, pianse amaramente
Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del
sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Avevano acceso un fuoco in mezzo
al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. Una
giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente,
disse: «Anche questi era con lui». Ma egli negò dicendo: «O donna, non lo
conosco!». Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!». Ma
Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!». Passata circa un’ora, un altro
insisteva: «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo». Ma Pietro
disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora
parlava, un gallo cantò. Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su
Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima
che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse
amaramente.
- Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?
E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo
picchiavano, gli bendavano gli occhi e gli dicevano: «Fa’ il profeta! Chi è che
ti ha colpito?». E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo.
- Lo condussero davanti al loro Sinedrio
Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi
dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro Sinedrio e gli
dissero: «Se tu sei il Cristo, dillo a noi». Rispose loro: «Anche se ve lo
dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. Ma d’ora in poi
il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». Allora tutti
dissero: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli rispose loro: «Voi stessi
dite che io lo sono». E quelli dissero: «Che bisogno abbiamo ancora di
testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».
- Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna
Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo:
«Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di
pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». Pilato allora lo
interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato
disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo
di condanna». Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando
per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». Udito
ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo e, saputo che stava sotto
l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli
a Gerusalemme.
- Erode con i suoi soldati insulta Gesù
Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava
vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto
da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla.
Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano
nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece
beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In
quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro
vi era stata inimicizia.
- Pilato abbandona Gesù alla loro volontà
Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi
avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato
davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo
accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto
nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà».
Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in
libertà Barabba!». Questi era stato messo in prigione per una rivolta,
scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva
rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Ed
egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho
trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in
libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso,
e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse
eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e
omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.
- Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me
Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai
campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una
grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano
lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di
Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri
figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che
non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a
dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si
tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».
Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano
malfattori.
- Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori,
uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non
sanno quello che fanno».
Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.
- Costui è il re dei Giudei
Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato
altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati
lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu
sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta:
«Costui è il re dei Giudei».
- Oggi con me sarai nel paradiso
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva
te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun
timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché
riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha
fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo
regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
- Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito
Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del
pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a
metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio
spirito». Detto questo, spirò.
(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)
Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente
quest’uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo
spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il
petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla
Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.
- Giuseppe pone il corpo di Gesù in un sepolcro scavato nella roccia
Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del Sinedrio, buono e giusto.
Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di
Arimatèa, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. Egli si presentò
a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo depose dalla croce, lo avvolse con un
lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era
stato ancora sepolto. Era il giorno della Parascève e già splendevano le luci
del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano
Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù,
poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato
osservarono il riposo come era prescritto.
Parola del Signore.
Preghiera dei fedeli
Il compito di essere veramente cristiani non è facile: richiede la capacità di
amare fino in fondo.
Preghiamo insieme e diciamo: Signore, rendici capaci di amare nella sofferenza.
1. Perché nel dubbio ci rimanga comunque il coraggio di scegliere e di non
“lavarcene le mani”. Preghiamo.
2. Perché la nostra fede non chieda segni, ma sia segno. Preghiamo.
3. Perché anche dopo il nostro tradimento che continuamente si rinnova siamo
sempre coscienti della tua misericordia. Preghiamo.
4. Perché la nostra adesione a te non vacilli nel momento della prova.
Preghiamo.
O Padre, Tu ci chiedi di seguirti fino alla morte e alla morte di croce.
Aiutaci Tu ad abbracciare liberamente questa alta missione. Te lo chiediamo per
Cristo nostro Signore.
Preghiera sulle offerte
Dio onnipotente,
la passione del tuo unico Figlio
affretti il giorno del tuo perdono;
non lo meritiamo per le nostre opere,
ma l’ottenga dalla tua misericordia
questo unico mirabile sacrificio.
Per Cristo nostro Signore.
PREFAZIO
La Passione del Signore
È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo Signore nostro.
Egli, che era senza peccato,
accettò la passione per noi peccatori
e, consegnandosi a un’ingiusta condanna,
portò il peso dei nostri peccati.
Con la sua morte lavò le nostre colpe
e con la sua risurrezione
ci acquistò la salvezza.
E noi, con tutti gli angeli del cielo,
innalziamo a te il nostro canto,
e proclamiamo insieme la tua lode: Santo, ...
mercoledì 31 marzo 2021
Mercoledì Santo: Letture di oggi 31 marzo 2021
Prima lettura | ||||
Is 50,4-9 | ||||
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Salmo responsoriale | ||||
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Mt 26,14-25 | ||||
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lunedì 29 marzo 2021
Agenzia Fides 29 marzo 2021
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AFRICA/MADAGASCAR - Istruzione ed evangelizzazione: la presenza missionaria nel Sudovest del paese | |||
Ankililoaka (Agenzia Fides) - Ad Ankililoaka, nella zona sud occidentale del Madagascar, la missione dei Salesiani rappresenta per la popolazione locale, poverissima, un importante punto di riferimento. Attualmente 4 religiosi di Don Bosco si occupano di offrire loro accoglienza, assistenza medica, istruzione, ma soprattutto aiuto e speranza. Uno di loro, don Giovanni Corselli, missionario nel Paese da quasi 40 anni, racconta all’Agenzia Fides come è cambiata la sua vita quando, a settembre del 2019, è arrivato nel distretto missionario di Ankililoaka, proprio dove aveva iniziato l'opera salesiana con l'attuale Vescovo di Moramanga, Mons. Rosario Vella, nel lontano settembre 1981. “Dopo essere stato sempre in piccoli villaggi, sul campo di lavoro - scrive don Corselli a Fides - a 76 anni, i superiori mi hanno nominato direttore qui ad Ankililoaka. Per noi è importante essere accanto alla gente, sempre. Nella nostra comunità ci sforziamo di compiere un’opera di evangelizzazione e di promozione umana cercando di educare i giovani e la popolazione al lavoro comune, all’aiuto reciproco, stimolandoli alla riflessione e a ricercare una loro autonomia. Il problema principale, per non dire l’unico - prosegue il missionario -, è quello dell’acqua, che purtroppo in questi ultimi anni abbiamo visto diminuire in modo vistoso. Le piogge sono diminuite di molto e per una popolazione agricola che aspetta tutto dalle piogge diventa problematico riuscire a sbarcare il lunario. Quest’anno è piovuto quasi niente e le persone hanno raccolto poco. Nella sua struttura sociale, la popolazione conserva molte caratteristiche della vita di un villaggio. La maggior parte conserva le tradizioni degli antenati e dei culti ancestrali con tabù, credenze tradizionali, e la presenza degli stregoni che guida la vita delle persone. Si è aggiunta inoltre la pandemia di Coronavirus che continua a imperversare e ha fatto aumentare le restrizioni, che per la gente che vive alla giornata, di espedienti, divengono insopportabili.” “Naturalmente – spiega don Giovanni - in questo contesto, l’ultima cosa a cui pensano i genitori è la scolarizzazione dei loro figli, anzi non ci pensano neanche, in quanto la loro attenzione è rivolta alle cose più essenziali. Nonostante la presenza e l’uso dei mezzi di comunicazione sociale, la popolazione non è molto aperta al mondo esterno. Questo crea molta difficoltà per l’educazione e per l’evangelizzazione, i nostri principali obiettivi. Per questo noi cerchiamo di far studiare i piccoli, di educare i genitori e, indirettamente di indirizzarli ad attività redditizie di vario genere per poter diventare autonomi. Ad Ankililoaka abbiamo14 scuole elementari nei villaggi con una popolazione scolastica di 2599 allievi ed una grande scuola media e liceo con circa 750 allievi. Inoltre le Suore trinitarie di Valenza, che lavorano con noi, gestiscono un dispensario ed una scuola elementare e materna con circa 700 allievi.” “Dovunque ho lavorato – conclude il missionario - sia a Tulear nell’ambito di attività parrocchiali e animazione dei quartieri, scuola professionale, promozione femminile, scuola elementare di recupero, sia a Benaneviky, distretto missionario di prima evangelizzazione molto esteso, con grandi difficoltà di collegamento, scuole elementari nei villaggi, costruzione di pozzi, ho potuto constatare che per la gente noi siamo un punto di riferimento, e che hanno bisogno di essere aiutati, incoraggiati, animati e sostenuti per poter arrivare lentamente ad una sufficiente autonomia, anche se lo Stato per il momento non fa quasi niente e la gente non ha fiducia nelle strutture statali. Noi non ci scoraggiamo e ci affidiamo al Signore ed alla Vergine Maria Ausiliatrice ed anche se i progressi sono molto lenti e tante volte sembra che si vada indietro, continuiamo a lottare e ad incoraggiare.” (GC/AP) (Agenzia Fides 29/03/2021) | |||
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ASIA/MYANMAR - Appello dei francescani: "Per la comunità internazionale è il momento di agire per ripristinare pace e democrazia" | |||
Bangkok (Agenzia Fides) - "Esprimiamo profonda tristezza e grave preoccupazione per la repressione in corso di milioni di cittadini in Myanmar, a seguito di un colpo di stato militare": lo dicono i francescani in una lettera inviata al Segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres. Nella missiva, inviata anche all'Agenzia Fides, firmata dal Ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori, in rappresentanza di circa 12.500 religiosi e sacerdoti cattolici presenti e operanti in 116 paesi, si nota: "I francescani in Myanmar hanno assistito in prima persona alla brutalità delle forze di sicurezza e all’insicurezza che ciò ha creato", stigmatizzando "la violenza coordinata e continua che cresce quotidianamente". Il testo deplora "la morte di civili e la detenzione arbitraria di migliaia di persone impegnate in proteste pacifiche, distruzione delle protezioni legali, gravi restrizioni all’accesso ad Internet e alle comunicazioni, e il sovvertimento della volontà del popolo del Myanmar espressa nelle elezioni del novembre 2020". I frati minori che vivono e lavorano in Myanmar hanno chiesto a tutti i francescani del mondo di intercedere per il popolo del Myanmar. I francescani lanciano un appello: "Ora è il momento per la comunità internazionale di agire in modo unito e deciso per evitare ulteriori perdite di vite umane, la distruzione di proprietà e per garantire il ripristino senza indugio del governo democraticamente eletto del Myanmar. Ciò dovrebbe includere la richiesta alla giunta militare di desistere immediatamente dall’uso della forza contro il popolo del Myanmar, il rilascio di coloro che sono detenuti illegalmente, il ripristino delle protezioni garantite dalla legge, compreso il diritto di protestare pacificamente". Fra Michael A. Perry, Ministro generale OFM, conclude con un auspicio: "Possa il popolo del Myanmar sperimentare ancora una volta un ritorno alla democrazia e che l’attuale crisi trovi una soluzione pacifica e duratura". Nei giorni scorsi un altro intervento era giunto dalla Conferenza dei Ministri dell’Asia orientale e dalla Commissione "Giustizia, Pace e Integrità del Creato" dell’Ordine dei Frati Minori: "Ci uniamo al popolo del Myanmar nella sua battaglia per l’auto-determinazione con un governo regolarmente eletto. Siamo uniti a loro nel chiedere una risoluzione pacifica. Siamo con loro nell’invocare la liberazione dei membri del governo eletti democraticamente, degli attivisti e dei giovani. Siamo al loro fianco nel difendere la dignità e i diritti umani". i frati, vedendo la sofferenza della popolazione del Myanmar, si dicono "edificati dalla testimonianza del popolo del Myanmar per la giustizia e la verità. Siamo colpiti dalla carità che esercitano verso i loro fratelli. Ci uniamo al loro dolore e a quello dei tanti cristiani in Myanmar – preti, missionari e laici - pregando con loro che questo periodo di oscurità nella loro terra finisca presto". I seguaci del Poverello di Assi si rivolgono all'esercito birmano, "Tatmadaw": "Guardate I vostri fratelli e sorelle. Guardate alla lunga sofferenza del Myanmar, vittime dell’avidità coloniale, dell’oppressione, della rabbia. Fermiamo lo spargimento di sangue. Smettiamo di lasciare che sia l’odio a governare il nostro cuore. Invochiamo il Signore, che ha promesso di essere vicino al suo popolo, perché la giustizia e la pace possano regnare nel Myanmar, e la riconciliazione tanto attesa possa avere inizio". La presenza francescana in Myanmar è stata ufficializzata nel 2005 con la "Fondazione San Francesco d'Assisi". Le suore Francescane Missionarie di Maria (FMM) e l'Ordine Francescano Secolare hanno accompagnato fin dall'inizio i frati della Fondazione. Nel paese sono fiorite le vocazioni francescane, e attualmente ci sono cinque frati locali professi solenni, quattro sacerdoti, altri professi temporanei, novizi e aspiranti. (PA) (Agenzia Fides 29/3/2021) | |||
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ASIA/INDONESIA - Attacco suicida a una chiesa cattolica in Sulawesi: rafforzate le misure di sicurezza per la Settimana santa | |||
Makassar (Agenzia Fides) - Sdegno e paura nella comunità cattolica indonesiana, che si stringe intorno alla comunità di Makassar, nel Sud dell'isola di Sulawesi, colpita da un attentato suicida alla Cattedrale cattolica del Sacro Cuore di Gesù, avvenuto nella mattina di ieri, domenica 28 marzo, mentre i fedeli celebravano la messa per la Domenica della Palme. L'attentato è stato ricordato da Papa Francesco nell'Angelus del 28 marzo: "Preghiamo per tutte le vittime della violenza, in particolare per quelle dell’attentato avvenuto questa mattina in Indonesia, davanti alla Cattedrale di Makassar" ha detto il Papa. Come comunicato dal parroco della Cattedrale, p. Wilhelmus Tulak, al momento dell'esplosione, avvenuta all'ingresso laterale della chiesa, era in corso la Celebrazione eucaristica mentre nella piazza si trovavano numerose persone. Due attentatori in motocicletta hanno cercato di entrare in chiesa ma sono stati fermati dalle guardie di sicurezza e sono morti nell'esplosione che ha fatto almeno 20 feriti, tuttora in ospedale, come riferisce a Fides p. Alfius Tandirassing, sacerdote dell'Arcidiocesi di Makassar e membro della Commissione per i giovani a Makassar. “Sacerdoti, religiosi e fedeli che erano in chiesa sono al sicuro. Finora non ci sono state vittime ad eccezione degli autori dell'attacco. Alcune persone sono state leggermente ferite” racconta. In un comunicato pervenuto a Fides, l'Arcidiocesi di Makassar si dice preoccupata, "condanna l'incidente e ogni tipo di violenza, esortando tutte le persone a rimanere calme e vigili", e riferisce che l'attività liturgica e pastorale si ferma per qualche giorno, con l'auspicio di poterla riprendere per le celebrazioni pasquali. "E' stato un attacco crudele. Ora occorre mantenere la calma e avere fiducia nella autorità" ha detto Gomar Gultom, capo del Consiglio delle Chiese indonesiane. La polizia, che ha avviato le indagini, ha reso noto che uno dei due attentatori suicidi era membro di un movimento radicale che sostiene lo Stato Islamico (IS) e ha effettuato precedenti attacchi alle chiese indonesiane e nelle Filippine. Secondo gli inquirenti, si tratta del gruppo "Jamaah Ansharut Daulah" (JAD), responsabile anche di attacchi a Jolo, nelle Filippine, nel 2019. Il Presidente indonesiano Joko Widodo ha definito l'attentato un "atto di terrore". "Il terrorismo è un crimine contro l'umanità: chiedo al mondo intero di lottare contro il terrorismo e il radicalismo, che sono contrari ai valori religiosi", ha detto. Il Ministro federale per gli Affari religiosi, Yaqut Cholil Qoumas, ha condannato con forza l'attentato a Makassar. "E' un atto atroce che vuole offuscare la tranquillità della vita sociale. E' una azione molto lontana dagli insegnamenti di qualsiasi religione" ha detto, auspicando una efficace azione di polizia per scoprire i collegamenti e le reti criminali interne e internazionali. Il Ministro ha chiesto alla polizia di aumentare le misure di sicurezza nei luoghi di culto a livello nazionale, in vista della festività cristiana della Pasqua. In Indonesia negli ultimi anni si sono verificati attentati suicidi presso le chiese e luoghi pubblici. Nel 2018 furono colpite tre chiese a Surabaya East sono. Le chiese ricordano con amarezza gli attacchi a Natale del 2000 e in altri attentati nel 2004. L'Indonesia è un paese con 270 milioni di abitanti, 230 milioni dei quali sono musulmani. Ci sono 24 milioni di cristiani nel Paese e tra loro 7 milioni sono cattolici. (ES-PA) (Agenzia Fides 29/3/2021) | |||
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AMERICA/CILE - “Allargare lo sguardo” esorta l’Arcivescovo Chomali per le elezioni di aprile, con la possibilità di rinvio a causa del Covid | |||
Concepción (Agenzia Fides) - Con un incontro virtuale attraverso Zoom, trasmesso dai social media e trasmesso da Radio Chilena Concepción, è stato presentato il documento "Riflettere prima di votare il 10 e 11 aprile", scritto da Mons. Fernando Chomali, Arcivescovo di Concepción in vista delle elezioni del prossimo mese. Secondo le ultime informazioni dei media locali, a causa della pandemia, è stata presentata la richiesta di rinviare l'appuntamento elettorale per la designazione di 155 membri della Costituente, 17 governatori, 345 sindaci e oltre mille consiglieri comunali. Il ministro della Salute cileno, Enrique Paris, ha fatto sapere di aver preso atto che il Comitato dei consulenti Covid ha chiesto all'unanimità al governo di rinviare il voto. Mons. Chomali, nel documento pervenuto a Fides, ha sottolineato la necessità di “allargare lo sguardo”: “Dobbiamo guardare non solo a ciò che sta accadendo nella regione, non solo a ciò che sta accadendo in Cile. Dobbiamo guardare a ciò che sta accadendo nel mondo, stiamo vivendo eventi drammatici che affliggono il mondo contemporaneo, dove ci sono situazioni che gridano al cielo, il che implica avere una nuova prospettiva". Quindi ha ricordato che "la Dottrina Sociale della Chiesa cattolica ha valori, principi, che sono tremendamente attuali e che in qualche modo possono illuminare la coscienza per votare a dovere. Si tratta quindi di una riflessione etica che ha le sue radici in una visione dell'uomo". "La nostra condizione trascendente - ha proseguito - ha un significato profondo anche nella dimensione del lavoro, attraverso cui possiamo generare fratellanza, ci sono esperienze che possono aiutarci in quella linea. Crediamo soprattutto che l'uomo costituisca il fondamento, il fine e la causa delle istituzioni sociali". Dopo aver enunciato 10 consigli, l’Arcivescovo ha fatto riferimento alla situazione del Paese nell'attuale crisi sanitaria, chiedendo un grande impegno alla comunità: “Vi chiedo di restare a casa e di seguire le regole che sono già note". La Chiesa in Concepción, come tutto il Cile, si prepara a vivere una Settimana Santa sotto rigide norme di sicurezza per evitare l'aumento dei casi di Covid, che la buona campagna di vaccinazione non riesce a fermare soprattutto in alcune città. Sui social media dei principali mezzi d'informazione del paese, ha colpito molto la scena di quanto accaduto a Valparaiso: il sistema sanitario di quella città è collassato e non c'era più posto per i morti per Covid, così il principale ospedale della città, l'Ospedale Carlos Van Buren, ha deciso di parcheggiare un enorme TIR frigo dietro l'ospedale per congelare i cadaveri. Secondo l'ultimo rapporto epidemiologico del Ministero della Salute cileno, al 25 marzo sono stati registrati 54.136 casi attivi. A tale data sono stati registrati 1.125.521 contagi, di cui 962.321 confermati dal laboratorio e 163.200 probabili, e più di 23 mila decessi. (CE) (Agenzia Fides 29/03/2021) | |||
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AMERICA/COLOMBIA - La memoria storica per la riconciliazione e la pace: progetto nella diocesi di Valledupar | |||
Bogotà (Agenzia Fides) - "Rafforzare tutti i processi di ricordo e di memoria storica sta dando radici alle comunità, e quando una comunità ha radici, può resistere a molti venti e difficoltà" ha sottolineato il Vescovo di Valledupar, Mons. Oscar Vélez Isaza, che ha sottolineato anche l’importanza della riconciliazione con la casa comune, che “è un campo importante in cui la Diocesi continuerà a lavorare sodo”. Grazie ad una iniziativa sostenuta dalla Commissione Nazionale di Conciliazione (CCN) e dall'Ambasciata norvegese in Colombia, tra dicembre 2020 e marzo 2021, la Diocesi di Valledupar, attraverso il suo team di Pastorale Sociale, ha accompagnato le comunità di Guacoche e Guachochito nel Dipartimento di Cesar, offrendo spazi di incontro, sostegno pastorale e psicosociale, oltre che di rafforzamento culturale, utili alla costruzione della memoria storica e ai processi di riconciliazione e pace, con un approccio ambientale. Le popolazioni che abitano questo territorio, situato vicino al fiume Cesar, sono state profondamente colpite dai conflitti armati. Secondo le informazioni della Conferenza Episcopale, pervenute a Fides, al lancio del progetto, denominato "Ricostruzione storica afrodiscendente attraverso il dialogo della conoscenza per la riconciliazione e la pace a Guacoche e Guacochito" hanno partecipato bambini, giovani e adulti. Il cibo tipico, le danze popolari e la cultura locale sono i principali elementi di coesione sociale, attraverso i quali si è cercato anche di contribuire al rafforzamento del tessuto sociale. Sacerdoti, operatori pastorali, psicologi e assistenti sociali hanno partecipato allo sviluppo dell'iniziativa. (SL) (Agenzia Fides 29/03/2021) | |||
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AMERICA/VENEZUELA - Vivere la Settimana Santa come Chiesa domestica in tempo di pandemia | |||
Caracas (Agenzia Fides) – I Vescovi del Venezuela, attraverso il Dipartimento della Liturgia, hanno preparato un sussidio per la celebrazione della Settimana Santa in famiglia, facilitando l'esperienza di vivere questi giorni santi come Chiesa domestica. "Questi tempi di Covid-19 richiedono la massima responsabilità nella cura reciproca, e il grande sacrificio che molti non possano partecipare alla vita liturgica della Chiesa, ma rispondere a questa emergenza ci offre l'opportunità di crescere e rafforzare la vita spirituale come famiglia, Chiesa domestica, il desiderio di poterci incontrare di nuovo per cantare insieme le lodi al Signore" è scritto nell’introduzione del sussidio, pervenuto a Fides. In diverse nazioni, in seguito alla pandemia di Covid 19, non sarà possibile ai fedeli partecipare in presenza alle celebrazioni della Settimana Santa, le Conferenze episcopali hanno quindi preparato alcuni sussidi e schede che le famiglia potranno utilizzare in questi giorni, dalla Domenica delle Palme alla Domenica della Risurrezione. "Presentiamo questi sussidi – si afferma nel testo del Venezuela - con l'intenzione di mantenere viva la spiritualità cristiana attraverso la preghiera e la celebrazione familiare della Settimana Santa e, soprattutto, del Triduo pasquale, il mistero della Pasqua, centro della vita liturgica e spirituale della Chiesa".(SL) (Agenzia Fides 29/03/2021) |
sabato 27 marzo 2021
Foglio Domenicale della Collaborazione Pastorale di San Giorgio Di Nogaro 28 marzo - 11 aprile 2021
venerdì 26 marzo 2021
DOMENICA DELLE PALME (ANNO B) 28 marzo 2021
La Parola nella DOMENICA DELLE PALME (ANNO B)
VANGELO (Mc 11,1-10)
Benedetto colui che viene nel
nome del Signore.
+ Dal Vangelo secondo Marco
Quando
furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il
monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro:
«Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso,
troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito.
Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate
questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà
qui subito”».
Andarono e trovarono un puledro legato vicino
a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti
dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero
loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare.
Portarono il
puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì
sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece
delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che
seguivano, gridavano:
«Osanna!
Benedetto colui che viene
nel nome del Signore!
Benedetto il Regno che viene, del nostro
padre Davide!
Osanna nel più alto dei cieli!».
Parola
del Signore.
PRIMA LETTURA (Is 50,4-7)
Non ho sottratto la
faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non restare deluso.
(Terzo canto del Servo del Signore)
Dal libro del profeta Isaìa
Il Signore Dio mi ha dato una
lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una
parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio
orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore
Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto
resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il
mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi
strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli
insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo
non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come
pietra,
sapendo di non restare confuso.
Parola di Dio
SALMO RESPONSORIALE (Sal 21)
Rit: Mio Dio, mio
Dio, perché mi hai abbandonato?
Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra,
scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo
porti in salvo, se davvero lo ama!».
Un branco di cani
mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno
scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie
ossa.
Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica
gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia
forza, vieni presto in mio aiuto.
Annuncerò il tuo nome
ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate
il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza
di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.
SECONDA LETTURA (Fil 2,6-11)
Cristo umiliò se
stesso, per questo Dio l’ha esaltato
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési
Cristo
Gesù, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un
privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se
stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile
agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò
se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una
morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il
nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di
Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e
sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è
Signore!»,
a gloria di Dio Padre.
Parola di Dio
Canto al Vangelo (Fil 2,8-9)
Gloria e lode a te,
o Cristo!
Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla
morte,
e alla morte di croce.
Per questo Dio l’ha
esaltato
e gli ha dato il nome che è sopra ogni altro nome.
Gloria e lode a te, o Cristo!
VANGELO (Mc 14,1-15,47)
La passione del
Signore
+ Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco
-
Cercavano il modo di impadronirsi di lui per ucciderlo
Mancavano
due giorni alla Pasqua e agli Àzzimi, e i capi dei sacerdoti e gli
scribi cercavano il modo di catturare Gesù con un inganno per farlo
morire. Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non vi sia
una rivolta del popolo».
- Ha unto in anticipo il mio
corpo per la sepoltura
Gesù si trovava a Betània, nella
casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che
aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande
valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo
capo. Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: «Perché
questo spreco di profumo? Si poteva venderlo per più di trecento
denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei.
Allora
Gesù disse: «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto
un’azione buona verso di me. I poveri infatti li avete sempre con
voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me.
Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio
corpo per la sepoltura. In verità io vi dico: dovunque sarà
proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà
anche quello che ha fatto».
- Promisero a Giuda
Iscariota di dargli denaro
Allora Giuda Iscariota, uno dei
Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù.
Quelli, all’udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del
denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno.
-
Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei
discepoli?
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si
immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che
andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora
mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi
verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove
entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la
mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei
discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala,
arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli
andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e
prepararono la Pasqua.
Uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà
Venuta
la sera, egli arrivò con i Dodici. Ora, mentre erano a tavola e
mangiavano, Gesù disse: «In verità io vi dico: uno di voi, colui
che mangia con me, mi tradirà». Cominciarono a rattristarsi e a
dirgli, uno dopo l’altro: «Sono forse io?». Egli disse loro: «Uno
dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. Il Figlio
dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo,
dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo
se non fosse mai nato!».
- Questo è il mio corpo.
Questo è il mio sangue dell’alleanza
E, mentre
mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo
diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese
un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse
loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per
molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della
vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
-
Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai
Dopo
aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Gesù
disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta
scritto:
“Percuoterò il pastore e le pecore saranno
disperse”.
Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in
Galilea». Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io
no!». Gesù gli disse: «In verità io ti dico: proprio tu, oggi,
questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi
rinnegherai». Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Anche se
dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano
pure tutti gli altri.
- Cominciò a sentire paura e angoscia
Giunsero a un
podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli:
«Sedetevi qui, mentre io prego». Prese con sé Pietro, Giacomo e
Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: «La mia
anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Poi,
andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse
possibile, passasse via da lui quell’ora. E diceva: «Abbà! Padre!
Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò
che voglio io, ma ciò che vuoi tu». Poi venne, li trovò
addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a
vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in
tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si
allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. Poi venne di
nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti
pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. Venne per la terza
volta e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta
l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei
peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è
vicino».
- Arrestatelo e conducetelo via sotto buona
scorta
E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda,
uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai
capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Il traditore aveva
dato loro un segno convenuto, dicendo: «Quello che bacerò, è lui;
arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». Appena giunto,
gli si avvicinò e disse: «Rabbì» e lo baciò. Quelli gli misero
le mani addosso e lo arrestarono. Uno dei presenti estrasse la spada,
percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio.
Allora Gesù disse loro: «Come se fossi un brigante siete venuti a
prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno ero in mezzo a voi nel
tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le
Scritture!». Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. Lo seguiva
però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo
afferrarono. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via
nudo.
- Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?
Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono
tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. Pietro lo aveva
seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo
sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. I
capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza
contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Molti infatti
testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non
erano concordi. Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di
lui, dicendo: «Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò
questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò
un altro, non fatto da mani d’uomo”». Ma nemmeno così la loro
testimonianza era concorde. Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo
all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che
cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma egli taceva e non
rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò
dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». Gesù
rispose: «Io lo sono!
E vedrete il Figlio dell’uomo
seduto alla destra della
Potenza
e venire con le nubi del cielo».
Allora il sommo
sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo
ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?».
Tutti sentenziarono che era reo di morte. Alcuni si misero a
sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli:
«Fa’ il profeta!». E i servi lo schiaffeggiavano.
-
Non conosco quest’uomo di cui parlate
Mentre Pietro era
giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote
e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli
disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». Ma egli negò,
dicendo: «Non so e non capisco che cosa dici». Poi uscì fuori
verso l’ingresso e un gallo cantò. E la serva, vedendolo,
ricominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro». Ma egli di
nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: «È
vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». Ma egli
cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quest’uomo di cui
parlate». E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro
si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due
volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in
pianto.
Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?
E
subito, al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi
e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene
Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli
domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo
dici». I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo
interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante
cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che
Pilato rimase stupito.
A ogni festa, egli era solito rimettere
in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale,
chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella
rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata,
cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato
rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei
Giudei?». Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano
consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla
perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba.
Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di
quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo
gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha
fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». Pilato,
volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro
Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché
fosse crocifisso.
- Intrecciarono una corona di spine e
gliela misero attorno al capo
Allora i soldati lo
condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta
la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine
e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re
dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli
sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a
lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e
gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per
crocifiggerlo.
- Condussero Gesù al luogo del Gòlgota
Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un
certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di
Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che
significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con
mirra, ma egli non ne prese.
- Con lui crocifissero
anche due ladroni
Poi lo crocifissero e si divisero le sue
vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso.
Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il
motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui
crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra.
Ha salvato altri e non può salvare se stesso!
Quelli
che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo:
«Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni,
salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei
sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e
dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo,
il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e
crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo
insultavano.
- Gesù, dando un forte grido, spirò
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino
alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì,
Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché
mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano:
«Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la
fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo
se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido,
spirò.
(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)
Il
velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione,
che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo,
disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».
Vi erano
anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di
Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le
quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte
altre che erano salite con lui a Gerusalemme.
- Giuseppe fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro
Venuta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la
vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatèa, membro autorevole del
sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio
andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che
fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto
da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe.
Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse
con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi
fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. Maria di Màgdala
e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto.
Parola
del Signore.
Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro
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