Il frammento del giorno
Non temere di prendere con te Maria,
tua sposa
(Mt 1)
Un’amica in visita per la prima volta alla Sala Della Carità di Padova mi segnala, stupita dalla bellezza del luogo, un affresco particolare: «È quello riferito alla Natività di Maria, bellissimo, pieno di movimento, di donne indaffarate, una vera e propria sala parto».
Devo dire che la curiosità mi ha spinto a verificare di persona ed effettivamente non si può fare a meno di fermarsi a gustarne la bellezza.
Dario Varotari, l’autore cinquecentesco a me sconosciuto fino a quel momento, mi ha fatto immergere in un contesto moderno, a me affine, fatto di femminile, di cura, di maternità.
La nascita dell’infante in questione, Maria di Nazareth, diventa un episodio di un quotidiano come tanti dove c’è chi assiste la puerpera, chi sistema la culla, chi ninna la neonata, chi pulisce per terra per sistemare l’ambiente.
Sei donne intorno ad Anna. Gioacchino, lo sposo, si sporge a mala pena per sbirciare la situazione ma con molto pudore.
Una profonda tenerezza, una grande vicinanza a una storia speciale che avrebbe cambiato il corso della storia dell’umanità, ma non per dominarla, bensì per entrare a farne parte. A cominciare dalle doglie del parto.
Devo dire che la curiosità mi ha spinto a verificare di persona ed effettivamente non si può fare a meno di fermarsi a gustarne la bellezza.
Dario Varotari, l’autore cinquecentesco a me sconosciuto fino a quel momento, mi ha fatto immergere in un contesto moderno, a me affine, fatto di femminile, di cura, di maternità.
La nascita dell’infante in questione, Maria di Nazareth, diventa un episodio di un quotidiano come tanti dove c’è chi assiste la puerpera, chi sistema la culla, chi ninna la neonata, chi pulisce per terra per sistemare l’ambiente.
Sei donne intorno ad Anna. Gioacchino, lo sposo, si sporge a mala pena per sbirciare la situazione ma con molto pudore.
Una profonda tenerezza, una grande vicinanza a una storia speciale che avrebbe cambiato il corso della storia dell’umanità, ma non per dominarla, bensì per entrare a farne parte. A cominciare dalle doglie del parto.