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lunedì 12 aprile 2021

Agenzia Fides 12 aprile 2021

 

AFRICA/NIGERIA - Ennesimo sequestro di un sacerdote in Nigeria
 
Abuja (Agenzia Fides) – Secondo fonti locali, p. Marcel Izu Onyeocha è stato rilasciato dopo 24 ore dal suo sequestro. Si tratta dell’ennesimo rapimento di un sacerdote in Nigeria. La polizia dello Stato di Imo, nel sud della Nigeria, ha reso noto che ieri, domenica 11 aprile, p. Marcel Izu Onyeocha, missionario claretiano, che opera presso la Mother Theresa of Golgotha, è stato rapito lungo la strada tra Enugu e Owerri. Intorno alla 19:45 circa, il veicolo sul quale si trovava il religioso ha avuto un guasto a Ihube, nell'area del governo locale di Okigwe. Mentre p. Onyeocha e il suo accompagnatore scendevano per controllare il veicolo, un gruppo di persone che si suppone siano pastori Fulani, è apparso dalla boscaglia e, dopo aver ferito l’autista, ha rapito il religioso. (L.M.) (Agenzia Fides 12/4/2021)
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AFRICA/GHANA - “Gli omicidi rituali sono una minaccia per la sicurezza nazionale” denunciano i Vescovi
 
Accra (Agenzia Fides) - “Dobbiamo proteggere i nostri giovani da certe cose. Quindi parte di ciò che i media propongono dovrebbe essere censurato per i giovani, in particolare certe presunte pratiche per ottenere rapidamente “soldi facili", ha detto Sua Ecc. Mons. Philip Naameh, Arcivescovo di Tamale, Presidente della Conferenza Episcopale del Ghana (GCBC), in una dichiarazione sugli omicidi rituali, dopo che la polizia ha arrestato due giovani, l’uno di 16 e l’altro di 18 anni, con l’accusa di aver assassinato in modo orrendo Ishmael Mensah Abdallah, un bambino di 10 anni, con l'intenzione di usare le parti del suo corpo per pratiche rituali.
"Questo triste e raccapricciante incidente, avvenuto in un sobborgo di Kasoa, nella Regione Centrale, ci interpella come popolo e come nazione, e richiede un intervento urgente per scongiurare ulteriori eventi in futuro” afferma Mons. Naameh. "L'azione orribile di questi adolescenti dovrebbe servire da campanello d'allarme per scoprire che forse abbiamo perso la nostra bussola morale come individui, popolo e nazione".
Mons. Naameh ha definito queste pseudo pratiche magiche “una minaccia per la sicurezza nazionale”. Nella sua dichiarazione, il Presidente della GCBC mette sotto accusa i media locali che diffondono programmi nei quali presunti “stregoni” insegnano pratiche magiche con la promessa di rendere le persone ricche in breve tempo. “Questo significa che non abbiamo preso precauzioni sufficienti per valutare ciò che stiamo alimentando nelle menti dei nostri giovani, al punto che pensano che la possibilità di uccidere qualcuno per ottenere ricchezza non sia sbagliata”.
Mons. Naameh, a nome di tutti i Vescovi del Ghana, chiede “a tutte le principali parti interessate, in particolare ai gestori del nostro spazio mediatico, di reprimere le attività di questi imbroglioni spiritualisti che attraverso i loro contenuti audiovisivi continuano a propagare il male e l’illusione del denaro facile, dalle emittenti televisive e dalle piattaforme di social media”
I Vescovi condannano la tendenza a celebrare la ricchezza, manifestata nell'adorazione dei ricchi senza mettere in dubbio la fonte della loro ricchezza, equiparando le donazioni a una buona leadership e la convinzione che il denaro debba essere fatto "con le buone o con le cattive", ed esortano i ghaniani "a tracciare un nuovo percorso verso i valori genuini, come il lavoro duro e l’onestà.
"Raccomandiamo l'anima del giovane Ishmael Mensah Abdallah alla misericordia di Dio e preghiamo per la consolazione dei genitori e dell'intera famiglia, e perché il Signore guidi gli adolescenti nel nostro mondo moderno” conclude il testo. (L.M.) (Agenzia Fides 12/4/2021)
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ASIA/FILIPPINE - Rete della società civile: fermare le esecuzioni extragiudiziali, il "red tagging" e l'impunità
 
Manila (Agenzia Fides) - “Le comunità cattoliche sono veramente indignate, deplorano le innumerevoli violazioni dei diritti umani e le esecuzioni extragiudiziali commesse da forze governative e stigmatizzano la cultura dell'impunità prevalente nel nostro Paese”. E’ quanto afferma padre Aris Miranda, sacerdote Camilliano filippino, in un incontro svoltosi online tra diverse associazioni di difesa e monitoraggio dei diritti violati nelle Filippine. Le associazioni, tra le quali molte comunità cattoliche, sono parte di un’estesa coalizione internazionale che monitora, segnala e alza la voce per gli omicidi di persone, leader indigeni, avocati, attivisti che proseguono, ad opera delle forze di polizia. Molti di questi leader sono etichettati come “ribelli comunisti” ed eliminati con questo pretesto.
Nei giorni scorsi Mons. Gerardo Alminaza, Vescovo di San Carlos, chiedendo pubblicamente di fermare la cultura dell'impunità, ha sostenuto l'approvazione di un apposito disegno di legge, elaborato da alcuni parlamentari, che punisce il "red-tagging", ovvero la pratica di etichettare come "terroristi" o "comunisti" individui o organizzazioni, critiche verso governo di Duterte, esponendoli in modo pretestuoso a esecuzioni extragiudiziali. Il disegno di legge n. 2121 del Senato, noto come "Act Defining and Penalizing Red-tagging", punisce quanti sono stati giudicati colpevoli di "red-tagging" con il carcere per almeno 10 anni. La legislazione, ha detto il Vescovo, dovrebbe tutelare la libertà di parola e proteggere da perquisizioni, sequestri e omicidi quanti criticano l'amministrazione di Duterte.
P. Miranda, membro di "Promotion of Church People’s Response" (PCPR), e la rete delle associazioni che include, tra le altre, International Commission of Human Rights in the Philippines (ICHRP), Ecumenical Movement for Justice and Peace, ricordano l’omicidio di nove attivisti filippini, uccisi in un raid simultaneo della polizia il 7 marzo scorso, appena due giorni dopo che il presidente Rodrigo Duterte aveva emesso l’ennesimo appello a eliminare i “combattenti comunisti nelle Filippine”. Il raid si è svolto nelle province meridionali di Luzon (Laguna, Batangas, Cavite e Rizal).
“Quelli uccisi e arrestati sono stati etichettati come simpatizzanti o reclutatori del New People's Army, l'ala armata del Partito Comunista delle Filippine. Ma – ricorda il Camilliano - non sono membri del gruppo comunista. Le organizzazioni locali e internazionali per i diritti umani, comprese le Nazioni Unite, hanno a lungo sottolineato come tutto ciò sia un incitamento alla violenza”.
“Chiediamo – dice a Fides padre Miranda - che tutti gli arrestati siano liberati e che un'indagine indipendente e credibile sui raid simultanei sia condotta dal Congresso e dalla Commissione per i diritti umani (CHR) per individuare i responsabili. Vogliamo anche che la Corte Suprema prenda provvedimenti immediati per prevenire ulteriori mandati di perquisizione o altri strumenti giudiziari per mettere a tacere attivisti, dissidenti politici e critici del governo. Invitiamo dunque il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite e la Corte penale internazionale a occuparsi di questi casi, mentre va infine abolita la Task Force istituita per porre fine al conflitto armato ed eliminata la legge sul terrorismo voluta da Duterte”.
Il 7 marzo sono stati uccisi 9 attivisti ed altri 6 sono stati arrestati, rileva Luciano Seller del “Comitato di Amicizia Italo Filippino” (Italy – Philippine Friendship Association), una delle associazioni europee che ha partecipato al meeting online. Seller, che ne è portavoce, spiega a Fides che il Comitato, battendosi per una pace giusta nelle Filippine, “chiede al Parlamento italiano di promuovere un’azione dell’Unione Europea per la ripresa dei colloqui di pace fra il governo filippino e il National Democratic Front of Philippines, interrotti dal governo Duterte”.
(MG-PA) (Agenzia Fides 12/4/2021)
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ASIA/PAKISTAN - Il nuovo Arcivescovo di Karachi si insedia, per essere "pastore con l'odore delle sue pecore"
 
Karachi (Agenzia Fides): “Ringrazio Dio per avermi scelto come Arcivescovo di Karachi e ringrazio Papa Francesco per avermi considerato degno di guidare l'arcidiocesi. L'umiltà e l'amore del Santo Padre per coloro che sono nelle periferie e, in particolare, il richiamo ai Pastori a vivere con l'odore delle pecore, saranno sempre il principio guida nel mio ministero episcopale”. Con queste parole Mons. Benny Mario Travas ha rivolto il suo saluto al clero, ai religiosi e ai fedeli, dalla Cattedrale di San Patrizio a Karachi, nel momento del suo insediamento avvenuto ieri, domenica 11 aprile 2021. Si tratta del sesto Vescovo dell'Arcidiocesi di Karachi.
“L'Arcidiocesi di Karachi ha un gran numero di giovani sacerdoti, religiosi e suore e assicuro a tutti il mio impegno ad essere un buon pastore. All’insegna del mio motto episcopale ‘Comunione’ - prosegue il Presule - sarà mia missione sradicare ogni divisione. Con il lavoro di squadra, pregando insieme e facendo del bene a tutti, possiamo curare le ferite dell'arcidiocesi di Karachi”.
“Dobbiamo lavorare per promuovere lo spirito di umiltà, di amore, di cura e di comprensione sotto la guida del nuovo Pastore dell'Arcidiocesi” ha detto il Nunzio Apostolico in Pakistan, l'Arcivescovo Christophe Zakhia El-Kassis. “È così che costruiamo e rafforziamo la Chiesa e questo è il modo in cui lo Spirito Santo ci guida sin dall'inizio”.
La presenza alla celebrazione della Santa Messa è stata limitata a causa dell'inizio della terza ondata di Covid-19 nel Paese. Seguendo rigorose procedure operative standard (SOPs) hanno preso parte circa 300 fedeli provenienti da tutte le diocesi cattoliche del Pakistan, inclusi sacerdoti, religiosi e suore. Insieme al nuovo Arcivescovo hanno celebrato il Nunzio Apostolico Mons. Christophe Zakhia El-Kassis, il Cardinale Joseph Coutts, suo predecessore, l'Arcivescovo Joseph Arshad della diocesi di Islamabad-Rawalpindi, l'Arcivescovo Sebastian Francis Shaw, OFM, di Lahore, Mons. Indrias Rehmat di Faisalabad, Mons. Khalid Rehmat OFM, Cap di Quetta e Mons. Evarist Pinto, Arcivescovo emerito di Karachi.
Mons. Benny Mario Travas è nato il 21 novembre 1966 a Karachi. Dopo gli studi compiuti nel Seminario Minore e Maggiore di Karachi, è stato ordinato sacerdote per l’Arcidiocesi di Karachi il 7 dicembre 1990. Dopo sette anni di ministero pastorale è stato inviato a Roma per la Licenza in Diritto Canonico, ottenuta presso la Pontificia Università Urbaniana nel 1997. Tornato in patria, ha svolto l’ufficio di Vicario Generale di Karachi e, nel contempo, di Rettore del Seminario Minore S. Pio X della medesima Arcidiocesi, nonché docente al National Catholic Institute of Theology di Karachi. È stato pure Giudice del Tribunale ecclesiastico di Karachi e Membro del Collegio di Consultori e del Consiglio presbiterale. Dopo aver svolto per 9 mesi l’incarico di Amministratore Apostolico della Diocesi di Multan, il 29 maggio 2015 ne è stato nominato Vescovo. L’11 febbraio 2021 Papa Francesco lo ha nominato Arcivescovo Metropolita di Karachi.
(AG/AP) (12/04/2021 Agenzia Fides)

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ASIA/IRAQ - Il Patriarca caldeo nel ‘messaggio per il Ramadan’: togliamo dai testi scolastici le definizioni che offendono i cristiani
 
Baghdad (Agenzia Fides) – “In occasione dell'avvento del mese sacro del Ramadan, estendo le mie sincere congratulazioni e le mie sincere benedizioni ai nostri fratelli e sorelle musulmani, chiedendo a Dio Onnipotente di benedire il loro digiuno e di fargli godere la salute, la sicurezza e di risparmiare loro e tutta l'umanità dal pericolo della pandemia da Covid-19”. Lo scrive il Patriarca caldeo Louis Raphael Sako, in un breve e intenso messaggio augurale rivolto ai suoi concittadini di fede islamica all’inizio del mese sacro del Ramadan, il tempo speciale che le comunità islamiche di tutto il mondo dedicano al digiuno, alla preghiera e all’elemosina.
Nel testo del messaggio, pervenuto all’Agenzia Fides, il Patriarca auspica che questo tempo speciale per i musulmani “diventi un'opportunità per avvicinarsi a Dio e alle persone attraverso il digiuno, la preghiera, gli atti di carità, misericordia, perdono e riconciliazione, e per approfondire i legami di fratellanza, amicizia e rispetto che Papa Francesco ha richiamato durante la visita da lui compiuta nel nostro Paese dal 5 all'8 marzo”.
Il Primate della Chiesa caldea si augura che anche il Ramadan diventi occasione per “promuovere i principi di pace, stabilità e convivenza, così da aprire una nuova pagina positiva nella vita degli iracheni, così che tutti possano godere di gioia e felicità dopo tutti i mali che hanno sofferto”. Il messaggio non si limita a considerazioni generali a favore della convivenza tra diverse componenti della società irachena, ma si conclude con una richiesta molto concreta: “In questa occasione” scrive il Patriarca Sako, “chiedo l'adozione della denominazione dei cristiani come ‘Popolo del Libro’, che deve essere inclusa nei libri di testo usati nelle scuole nazionali in sostituzione di altre definizioni errate e inaccettabili”.
In alcuni libri scolastici, anche in Iraq, i cristiani vengono ancora indicati come “infedeli” o “politeisti” (takfir, kafir), espressioni tipiche della polemica anti-cristiana di matrice islamica. La definizione che il Patriarca suggerisce di adottare per indicare i cristiani nei testi scolastici è anch’essa di matrice islamica, essendo riportata nel Corano. (GV) (Agenzia Fides 12/4/2021)
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AMERICA/HAITI - Nella domenica della Divina Misericordia rapiti 5 sacerdoti, 2 suore e 3 laici
 
Port au Prince (Agenzia Fides) - Nella seconda domenica di Pasqua, mentre la Chiesa universale celebrava la Divina Misericordia, la Chiesa cattolica di Haiti, in particolare la Società dei Sacerdoti di Saint Jacques e l'Arcidiocesi di Cap Haitien, lamentavano il rapimento di 5 loro sacerdoti, due suore e 3 parenti di padre Jean Arnel Joseph. Il sequestro è avvenuto ieri, domenica 11 aprile, nella città di Croix-des-Bouquets, vicino alla capitale Port-au-Prince. Padre Stevenson Montinard, sacerdote di Saint Jacques ha confermato la notizia alla fonte di Fides e ha chiesto preghiere per il rilascio dei Padri: Michel Briand (di nazionalità francese), Jean Nicaisse Milien, Joël Thomas, Evens Joseph, e Jean-Hugues Baptiste (sacerdote dell'Arcidiocesi di Cape Haitian, studente di medicina) e di suor Agnès Bordeau, della Congregazione della Provvidenza di Pommeraye, di nazionalità francese, e di suor Anne Marie Dorcelus, della Congregazione delle Piccole Sorelle di Gesù Bambino.
Le vittime sono state rapite mentre si dirigevano verso la parrocchia di Galette Chambon, per partecipare all’insediamento come parroco di padre Jean Arnel Joseph. Secondo padre Stevenson Montinard, i rapitori chiedono una ingente somma di denaro per il rilascio dei rapiti.
Purtroppo i casi di sequestro di persona avvengono quotidianamente nel Paese, che da anni affronta una crescente ondata di insicurezza. "Questo nuovo caso è un riflesso del crollo dell'apparato di sicurezza dello Stato e del Paese. Nessuno sembra essere più al sicuro" afferma all’Agenzia Fides P. Renold Antoine, C.Ss.R, che lavora sul posto. "I gruppi fuori legge continuano a seminare paura e tristezza nel cuore della popolazione" ha concluso padre Renold.
La polizia sospetta che dietro al rapimento ci sia una banda armata attiva nell'area, soprannominata "400 Mawozo", secondo una fonte locale. La Conferenza dei religiosi haitiani (CHR) ha informato in un suo comunicato che sono state rapite anche altre tre persone, parenti di un altro sacerdote che non erano inizialmente considerate nel numero dei rapiti. "La CHR esprime il suo profondo dolore ma anche la sua rabbia per la situazione disumana che stiamo attraversando da più di un decennio" si legge nel comunicato.
La violenza delle bande e l'instabilità politica nel Paese hanno recentemente portato a manifestazioni per le strade della capitale (vedi Fides 10/03/2021). Haiti, il paese più povero del continente americano, è precipitato da tempo in una profonda crisi politica. Il presidente Jovenel Moïse ritiene che il suo mandato scadrà il 7 febbraio 2022, mentre per l'opposizione e parte della società civile è terminato il 7 febbraio 2021. Questo disaccordo è dovuto al fatto che Moise era stato eletto in una votazione annullata per frode, poi rieletto un anno dopo.
(CE) (Agenzia Fides 12/04/2021)
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AMERICA/ECUADOR - Appello dei Vescovi dopo il secondo turno delle presidenziali: “E' l’ora dell'Ecuador”
 
Quito (Agenzia Fides) – Ieri, domenica 11 aprile, si è svolto in Ecuador il secondo turno delle elezioni presidenziali. Lo scrutinio ufficiale realizzato dal Consiglio nazionale elettorale (Cne) del 97,97% dei voti, ha decretato che Guillermo Lasso, banchiere e uomo d’affari, ha ottenuto il 52,48% dei voti, mentre il suo concorrente Arauz, si è fermato al 47,52%.
In un loro comunicato pubblicato con la data dell’11 aprile, pervenuto a Fides, i Vescovi della Chiesa cattolica, “come fratelli e servi di tutti”, invitano “le autorità elettorali a garantire la trasparenza e la veridicità dei risultati, i candidati simpatizzanti e i cittadini tutti ad attendere e ad accettare i risultati con dignità e patriottismo", in quanto "la campagna è ormai passata. È l’ora dell'Ecuador!”
I Vescovi si rivolgono a chi è stato eletto per ricordare l’impegno di “dare il meglio di se stessi, in modo che le aspirazioni del nostro popolo siano soddisfatte, come è stato promesso durante la campagna elettorale”. Chiedono inoltre “il superamento del fanatismo ideologico e di posizioni estremiste”, e di "governare saggiamente, legiferare in modo equo e controllare con trasparenza". Inoltre è necessario il rispetto di quanti pensano diversamente e ribadiscono che il dialogo, in un sistema democratico, “è imprescindibile” per garantire la credibilità delle autorità e la fiducia dei cittadini.
"Il nostro appello è ad essere sempre vicino alla popolazione, condividendo e ascoltando le sue necessità, soprattutto delle persone più vulnerabili, per trovare insieme le soluzioni migliori" chiedono i Presuli, ribadendo la necessità di “una cultura dell’ascolto”, in modo che nessuno si attribuisca il diritto di pensare e decidere per gli altri.
Nel loro appello chiedono a chi viene eletto, di "assumere il potere come un servizio alla comunità" e "non come strumento di dominio, prestigio sociale o di privilegi personali, familiari e di parte. I poveri non sono oggetto o mezzo per conquistare il potere e perpetuarlo". Infine ribadiscono l’appello al rispetto dei diritti umani fondamentali, cominciando dalla vita in tutte le sue espressioni, la libertà individuale, sociale, politica e religiosa, il diritto ad un'istruzione completa, ad un lavoro dignitoso e adeguato, il diritto alla salute, assicurare i diritti della donna e i diritti della natura, infine, scrivono i Vescovi, "rivendichiamo il nostro diritto ad alzare la nostra voce profetica per denunciare l'oblio dei deboli". (SL) (Agenzia Fides 12/4/2021)
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AMERICA/PARAGUAY - L’Arcivescovo di Asunción alla Messa crismale: "In questo tempo di pandemia come si sente il valore della vita!"
 
Asunción (Agenzia Fides) – Sabato 10 aprile, nella Cattedrale metropolitana di Asunción, è stata celebrata la Messa crismale, che normalmente si celebra durante la Settimana santa, ma a causa della pandemia e delle restrizioni vigenti in Paraguay, è stata posticipata. L'Arcivescovo di Asuncion, Mons. Edmundo Valenzuela, ha presieduto la celebrazione con la presenza di solo 20 sacerdoti del clero diocesano, ma il suo messaggio è stato diffuso dai media a tutta la comunità nazionale.
L’Arcivescovo ha commentato la difficile situazione che vive il paese: da una parte tutti sentono il valore della vita che se ne va a causa del virus, dall'altra parte non si capisce come si voglia imporre l'aborto e l'eutanasia come soluzioni o perfino come diritti delle persone. "In questo tempo di pandemia come si sente il valore della vita!" ha esclamato nell'omelia, e ha continuato: "Noi continueremo a difendere la vita, dal suo concepimento fino alla morte naturale!". In tale contesto l'Arcivescovo ha fatto un appello alle autorità per avere soluzioni veloci alla mancanza di medicine e di vaccini per i malati, verificatasi in queste ultime settimane.
Il Paraguay sta vivendo in modo più drammatico del 2020 questa seconda ondata di contagi e di morti a causa del Covid. I primi giorni di marzo la popolazione ha manifestato per le strade contro la cattiva gestione dell'emergenza sanitaria nel paese e la mancanza dei vaccini (vedi Fides 9/03/2021).
Ieri il ministro della Salute del Paraguay, Julio Borba, ha annunciato che le 100.000 dosi di vaccino indiano contro il coronavirus Covaxin sono pronte per essere somministrate, dopo che il farmaco ha ricevuto l'autorizzazione della Commissione federale per la protezione contro i rischi sanitari (Cofepris) del Messico, primo Paese nel mondo ad averlo approvato, secondo il sito d'informazione Ultima Hora. Le dosi donate dall'India erano state messe in 'quarantena' dalle autorità sanitarie paraguaiane a fine marzo, in attesa di accertarne la sicurezza, a seguito della mancata approvazione dell'Agenzia nazionale di sorveglianza sanitaria (Anvisa) del Brasile. A seguito dell'autorizzazione dal Messico, il vaccino ha ottenuto il via libera delle autorità del Paraguay e inizierà a essere distribuito nelle diverse regioni del Paese.
La popolazione del Paraguay ha seguito ieri attraverso i social media la Messa della Divina Misericordia, espressione del culto popolare molto sentita in Paraguay, celebrata dal Vescovo della diocesi di Caacupé, Mons. Ricardo Valenzuela, che ha pregato in particolare per i malati di Covid e per gli operatori sanitari che, malgrado ancora non siano stati tutti vaccinati, assistono i malati in ogni angolo del paese.
(CE) (Agenzia Fides 12/04/2021)

Vatican News 11 aprile 2021

 


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