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venerdì 21 novembre 2008

La multinazionale tedesca Becker entra in Italia nel settore dei rottami ferrosi

Pubblicato il 19/11/2008 | da Silvia Savi

Fonte: www.comunicati-stampa.net

Presentata in Confidustria Udine l’acquisizione della Siderurgica di San Giorgio di Nogaro Nuova proprietà e nuova gestione per l’impianto dell’Aussa Corno che recupera materiali ferrosi. L’acquisizione consente alla società tedesca di chiudere il ciclo del fluff tra Italia e Austria.


Confindustria provinciale, alla presenza del Presidente dell’ente industriale Adriano Luci che ha dichiarato:“E’ sempre una buona notizia sapere che un’azienda come la Siderurgica Srl di San Giorgio di Nogaro, tornerà a rivedere il futuro. Siamo contenti di attirare aziende anche da fuori; per noi può rappresentare un’opportunità di arricchire conoscenze e competenze”. Pietro Del Frate, sindaco di San Giorgio di Nogaro, ha detto: “Ringrazio la multinazionale Becker per aver scelto San Giorgio di Nogaro come sede italiana della società. Sono lusingato per il fatto che Becker, multinazionale molto affermata, abbia ritenuto strategico il sito di San Giorgio di Nogaro e la zona industriale dell’Aussa Corno. L’amministrazione comunale è certa che avrà in Becker un interlocutore serio ed adeguato per far crescere il fattore economico e la qualità della vita dei nostri cittadini. Il nostro sito industriale è molto delicato, perché a valle vi è la Laguna, un patrimonio che va tutelato: sono certo che le industrie possono operare in compatibilità con l’ambiente. Il nostro territorio, che comprende San Giorgio, ma anche Cervignano, Torviscosa, Carlino e Terzo d’Aquileia in questo modo ha grandi opportunità e grandi prospettive.”
Annemarie Becker, presidente di Jakob Becker GmbH ha affermato: “Vogliamo instaurare una gestione corretta e sostenibile dell’impianto di San Giorgio di Nogaro e produrre qui nuovi posti di lavoro. Becker ha festeggiato da poco 110 anni di attività nel settore dei rifiuti. La nostra è un’impresa familiare condotta da me e dai miei due figli. Abbiamo deciso fin dall’inizio di essere presenti all’estero e finalmente lo siamo anche in Italia. Auspico che daremo buone prospettive economiche al territorio e che troveremo grande margine di collaborazione con gli operatori locali”.
Robert Riepl, presidente Jakob Becker GmbH Alpe Adria e responsabile della società di San Giorgio di Nogaro che si chiamerà Becker Italia ha concluso: “La scelta di San Giorgio di Nogaro è per noi strategica perché apre prospettive per attività economiche future. Questo impianto è fondamentale nell’ottica di un’economia sostenibile”.

L’ingresso in Friuli Venezia Giulia è considerato strategico per la multinazionale tedesca in quanto consente l’acquisizione del più grande impianto in Italia – ed uno dei più grandi d’Europa –per la macinazione di materiali ferrosi destinati alla fusione in acciaieria. L’impianto di San Giorgio di Nogaro, infatti, è in grado di trattarne 400.000 tonnellate all’anno: 275.000 tonnellate di ferro e 125.000 di autopacchi (veicoli compressi). Detti materiali ferrosi proverranno anche dall’Est Europa e dai Balcani dove la Jakob Becker possiede propri impianti di recupero.
L’impianto di San Giorgio di Nogaro consentirà anche il recupero del fluff, ovvero il residuo non ferroso derivante dalla demolizione degli autoveicoli. Il fluff ha un elevato potere calorifico e può essere smaltito come combustibile nei termovalorizzatori. La Jakob Becker gestisce già alcuni impianti di termovalorizzazione tra cui l’inceneritore privato di Arnoldstein in Austria verso il quale saranno principalmente destinati i materiali recuperati nell’impianto friulano. In questo modo la Becker sarà in grado di chiudere all’interno del proprio network industriale tutta la filiera di raccolta, recupero e smaltimento dei rottami ferrosi.
Il primo passo per rendere operativo l’impianto di San Giorgio di Nogaro è l’ottenimento del dissequestro dello stesso da parte della Procura della Repubblica di Napoli per una vicenda giudiziaria che vede coinvolta la precedente proprietà.
Partono da qui le attività con cui Becker Italia darà nuovo corso all’impianto friulano. Con la riorganizzazione di tutta la gestione operativa dello stabilimento e l’inserimento della società nella sfera di controllo, anche finanziaria, della famiglia Becker cadono i presupposti del sequestro preventivo che la Procura aveva ordinato per rischio di reiterazione del reato.
Nei prossimi mesi l’impianto di San Giorgio di Nogaro entrerà di nuovo in funzione regolarmente e questo consentirà di dare anche nuova linfa occupazionale al territorio sia in termini di occupazione diretta (con l’assunzione di una decina di persone) sia in termini di indotto.
A San Giorgio di Nogaro, inoltre, la Becker istituirà la propria sede italiana principale da cui intende avviare nuove attività in considerazione anche della posizione strategica del Friuli Venezia Giulia rispetto al mercato europeo e soprattutto est-europeo.
Il sito friulano è considerato dall’azienda tedesca ottimale dal punto di vista della logistica, sia per la vicinanza con le sedi operative austriache, sia per la presenza di servizi di trasporto quali linee ferroviarie e snodi portuali.

domenica 5 ottobre 2008

sabato 14 giugno 2008

Il Gazzettino online ci riferisce: 14 giugno 2008

SAN GIORGIO DI NOGARO Proclamate otto ore di sciopero per turno per sollecitare la ripresa del confronto con l’azienda
Sicurezza sul lavoro, la Europolimeri venerdì si ferma

San Giorgio di Nogaro

Otto ore di sciopero per ciascuno dei tre turni su cui si articola la produzione: la Europolimeri di San Giorgio di Nogaro si fermerà venerdì per uno sciopero proclamato dalle organizzazioni sindacali che lamentano una difficoltà di dialogo con la nuova direzione aziendale in tema di sicurezza.

Un aspetto, quest'ultimo, di particolare rilevanza anche in considerazione del settore - quello chimico - in cui opera l'azienda della Bassa friulana.

«Lo scopo dello sciopero è solo quello di dare un forte segnale di presenza del sindacato su una tematica così fondamentale - rileva Stefano Tesini (Femca Cisl), delle Rsu aziendali -. Negli ultimi giorni si sono verificati due infortuni, fortunatamente non gravi, ma che confermano la necessità di un confronto con l'azienda in tema di sicurezza».

«Purtroppo, nell'ultimo mese, con l'avvento del nuovo direttore di stabilimento - rimarca ancora l'esponente del sindacato interno di Europolimeri - abbiamo dovuto registrare una maggiore difficoltà a dialogare con l'azienda. E, considerando che lavoriamo nel settore della chimica e utilizziamo sostanze nocive, crediamo che un atteggiamento di chiusura al confronto non sia certamente positivo e non rende tranquilli i lavoratori...».

Il sindacato sollecita maggiore informazione e coinvolgimento dei lavoratori, attraverso un confronto su mezzi e procedure per garantire la sicurezza sul posto di lavoro: «Come sindacato puntiamo sul fatto - aggiunge Tesini - che i lavoratori siano adeguatamente formati ed informati. Con l'azienda abbiamo da tempo argomenti in sospeso e ci aspettavamo di confrontarci per riuscire a trovare un'intesa su prospettive comuni per evitare il verificarsi di incidenti. E, invece, abbiamo assistito ad un atteggiamento di tipo opposto. Ma noi crediamo che con la vita e la salute non si possa scherzare...».

martedì 22 aprile 2008

San Giorgio Di Nogaro e il porto sono coinvolti

22 aprile 2008

mariotti e san giorgio

alleati a genova nel superpolo navale

Genova. I marchi rimarranno separati, ma l’obiettivo sarà comune: fare di Genova il principale polo navalmeccanico del Mediterraneo. Dopo 80 anni di storia e di concorrenza (talvolta «molto aspra», come hanno ammesso ieri gli stessi protagonisti), Mariotti Spa (nella foto i cantieri) e San Giorgio del Porto Spa si uniscono e danno vita alla holding “Genova Industrie Navali”. Trecento dipendenti diretti e 1.200 occupati nell’indotto, il polo cantieristico che nascerà dalla partnership fra Mariotti (leader mondiale nella costruzione di navi da crociera superlusso) e San Giorgio (uno dei principali player internazionali nel settore delle riparazioni e trasformazioni navali) si estenderà a Genova su una superficie di circa 53.000 metri quadri, di cui 15.000 al coperto. A questi spazi si aggiungeranno altri 50.000 metri quadri e 200 metri di banchine realizzati a San Giorgio di Nogaro, in provincia di Udine, da Cimar costruzioni navali (società partecipata al 50% da Cimolai Spa e al 50% da Mariotti Spa).

L’operazione è stata presentata nella sede genovese di Confindustria. «Le trattative sono durate un anno - ha svelato Marco Bisagno, presidente di Mariotti e degli industriali genovesi - e non esiterei a definire l’accordo storico. Tanto per iniziare abbiamo deciso di mantenere i due marchi che, proprio quest’anno, compiono 80 anni. Per la holding, invece, la proprietà sarà unica». Attirare investimenti su Genova, fornire un servizio ancora più completo, incrementare l’occupazione: questi gli obiettivi. «Vogliamo essere ottimisti - ha detto Bisagno - perché c’è motivo di esserlo. San Giorgio è un player internazionale nel settore delle riparazioni navali, con importanti clienti in tutto il mondo, dall’America all’Africa. Mariotti, invece, costruisce navi da crociera di lusso e mega-yacht. Sono due aziende di medie dimensioni, con una storia importante e clienti di primissimo ordine».

L’operazione, ha sottolineato Bisagno, ha prima di tutto un significato politico. «È una risposta a chi, in questi anni, ha dipinto Genova come la città dei litigi. A Genova litighiamo quando c’è motivo per farlo: per il resto, siamo abituati alla concretezza». «Il bagaglio tecnico e di know-how che c’è in questa città non esiste da nessun’altra parte - ha aggiunto Bisagno - Basta chiederlo agli armatori. Da questo punto di vista, Genova Industrie Navali si presenta come una solida struttura da combattimento. Certo: il momento non è dei migliori, c’è una crisi mondiale che colpisce tutti. Ma siamo certi che Genova, per le costruzioni e riparazioni navali, può continuare a guardarsi intorno a testa alta». Anche se con un po’ di preoccupazione: «Continua a mancare la famosa sesta vasca, il bacino destinato ad accogliere le navi più grandi» ha spiegato Ferdinando Garrè, numero uno di San Giorgio . Un handicap che Bisagno ha definito «impressionante»: «Ne parliamo da dieci anni, ma dalle istituzioni non è mai arrivato un segnale positivo. Ora speriamo che Luigi Merlo, il cui programma è molto ambizioso, non ci deluda. Senza quell’opera, non potremo mai essere un porto leader». «Coinvolgere nuovi partner nell’iniziativa? Non escludiamo nulla, a patto che si tratti di aziende che condividano il nostro spirito e la nostra strategia».



Fonte: http://shippingonline.ilsecoloxix.it/

venerdì 11 aprile 2008

Porto nogaro- Trieste

IN FUTURO POTREBBE OPERARE IN RETE ANCHE CON MONFALCONE
Nasce l'autostrada del mare Porto Nogaro-Trieste versione testuale
Stimati 75 mila camion in meno sulle strade della regione

PORTO NOGARO (10 aprile, ore 14.45) - La prima nave da 19 mila tonnellate di bramme – semilavorati ferrosi destinati al laminatoio Palini e Bertoli, a San Giorgio di Nogaro –, è arrivata oggi all’Adriaterminal a Trieste e, nel giro di una settimana, l’intero carico sarà consegnato al committente, a Porto Nogaro, tramite una nave-chiatta da 3mila tonnellate e una nave da circa 750 tonnellate. Risultato: circa 1360 camion in meno sulla strada («in e out», pari a un totale di 64 mila chilometri di percorrenza).

Si tratta del progetto di cabotaggio tra i porti di Trieste e di Porto Nogaro per il trasporto delle bramme ai laminatoi della zona industriale Aussa Corno avviato in questi giorni dall’agenzia marittima Tradax, di San Giorgio, specializzata nei servizi intermodali di logistica, in particolare in nuovi servizi di collegamento marittimo per il trasporto combinato di merci a corto raggio. Obiettivo: ridurre la congestione stradale, migliorare le prestazioni ambientali del sistema di trasporto, potenziare l’intermodalità contribuendo a una logistica più efficace e sostenibile.

«Nasce così una nuova filiera logistica via mare, alternativa al trasporto via terra – afferma Alessandro Paoluzzi, amministratore delegato Tradax –. Inizialmente il collegamento è tra Trieste e Porto Nogaro, ma è nostro obiettivo coinvolgere al più presto anche il porto di Monfalcone e integrare l’operatività dei tre porti della regione dando così vita a un polo logistico di smistamento bramme che in futuro potrebbe essere interessato anche ad estendere il servizio ad altre commodities o tipologie di materie prime e semilavorati. È questa la strada da percorrere per riqualificare e diversificare l’offerta logistica del Friuli-Venezia Giulia e diventare una rete portuale di riferimento per il Nordest».

Nel questo progetto sono coinvolti tutti gli operatori della filiera, sia istituzionali – l’Autorità portuale di Trieste, la Regione, il Consorzio Aussa Corno – che del mondo economico locale, in primis gli impianti di laminazione, poi la F.lli Midolini Spa che ha preso in concessione l’Adriaterminal lato Nord nel Porto di Trieste (la banchina di cui Porto Nogaro non dispone, con un pescaggio di 12 metri) e l’Impresa portuale Porto Nogaro che opera nella movimentazione merci.

Si stima che i tre laminatoi di San Giorgio di Nogaro – Palini e Bertoli (gruppo Evraz), Marcegaglia, Trametal (gruppo Metinvest) – lavorino 1,2 milioni di tonnellate di bramme l’anno in arrivo dal Porto di Monfalcone, per il 70% circa su gomma e il restante via ferrovia. Si tratta di circa 65 mila camion all’anno (in e out) che fanno la spola tra Monfalcone e la zona industriale Aussa Corno. Inoltre una buona quota parte della lamiera prodotta dai laminatoi esce dagli impianti via camion e si calcola che almeno 120 mila tonnellate del semilavorato, pari ad altri 10 mila camion annui, ritornino a Monfalcone per essere imbarcate.

Per ogni euro investito in attività di cabotaggio l’Unione europea stima 6 euro di ritorno dell’investimento in termini ambientali e sociali. Nel caso specifico – spiegano dalla Tradax –, esiste la concreta possibilità di ridurre gli impatti ambientali e sociali di 75 mila veicoli pesanti in circolazione sulle strade della regione. Oltre ai risvolti occupazionali stimati in 40-50 posti di lavoro, è un punto di forza del progetto anche la garanzia della continuità degli approvvigionamenti per attività a ciclo continuo come quelle degli impianti di laminazione, che potrebbero incrementare la produzione a fronte di una crescente domanda mondiale di semilavorati ferrosi.

Secondo Tradax, la nuova rete logistica soddisferà anche gli incrementi produttivi previsti da Marcegaglia con l’ampliamento dello stabilimento di San Giorgio di Nogaro. Inoltre, i laminatoi potranno usufruire dei vantaggi fiscali e finanziari legati al regime di punto franco, in particolare della dilazione a tasso agevolato, fino a un massimo di sei mesi, per il versamento dell’Iva e delle imposte erariali.

venerdì 22 febbraio 2008

Notizie dal mondo del lavoro: Radici

Radici Film in cerca di nuovi azionisti
Scritto dalla redazione [calato]
Uomini e Aziende 22 febbraio 2008 @ 09:37:25 CET
Il fondo BS Private Equity sta trattando con 4-5 possibili acquirenti.

Secondo quanto riportato ieri dal quotidiano economico Milano Finanza, il fondo BS Private Equity, che insieme a Centrobanca detiene il controllo di Radici Film, starebbe cercando un nuovo azionista di riferimento per l'azienda di S. Giorgio di Nogaro (UD) specializzata nella produzione di film BOPP.

In lizza - secondo MF - vi sarebbero 4-5 possibili acquirenti, tra fondi e aziende sia italiane che straniere, per un valore d'asta stimato in circa 200 milioni di euro.

Radici Film è specializzata nella produzione e vendita di film di BOPP (polipropilene biorientato) per imballaggio alimentare e non alimentare, con una capacità superiore a 110mila tonnellate annue. Occupa 460 addetti in due stabilimenti: uno in Italia, a San Giorgio di Nogaro, e uno in Ungheria, quest'ultimo gestito dalla consociata Radici Film Hungary.

BS Private Equity era entrata nel capitale di Radici Film nel settembre 2003.

sabato 9 giugno 2007

Riceviamo da "La vita cattolica"

Interventi del Vicario Foraneo di Porpetto, del direttore del Consiglio Pastorale di San Giorgio e della direttrice del Consiglio Pastorale di Torviscosa:
diritto alla salute, innovazione,occupazione locale...


CONIUGARE DIRITTO alla
salute con il diritto
al lavoro, potendo
contare su organi di
controllo indipendenti.
Questa, secondo don Livio
Carlino, parroco di San Giorgio
di Nogaro e vicario foraneo di
Porpetto, la via da seguire nel
decidere se consentire o no,
nella Bassa friulana, l’insediamento
di nuove attività industriali
a forte impatto ambientale
e rischio inquinamento.
Dalla vicenda del cementificio
di Torviscosa all’ipotizzata
vetreria dell’Aussa Corno, all’inceneritore
richiesto dalla
Siderurgica, sempre dell’Aussa
Corno, fino alla grande questione
infrastrutturale legata
alla Tav, l’alta velocità ferroviaria,
alla terza corsia dell’autostrada
A4, per non parlare poi
delle ipotesi di nuove discariche
nella zona di Trivignano, la
Bassa friulana sarà nei prossimi
mesi oggetto di decisioni
che rischiano di accrescerne
l’inquinamento ambientale,
soprattutto in un territorio che
di problemi di questo genere
ne ha già molti, a partire dall’inquinamento
della laguna.


Un tema che preoccupa la
Chiesa locale, già intervenuta
sulla vicenda del cementificio
qualche mese fa.
«Occorre innanzitutto – afferma
don Carlino – tenere
presente la salvaguardia dei diritti
delle persone: quello alla
salute, come anche quello al
lavoro». Ma per poter valutare
bene, puntualizza ancora don
Carlino, «è molto importante
che gli organi preposti alla valutazione
di questi progetti
sappiano dare indicazioni precise
e chiare, senza lasciarsi influenzare,
che siano, cioè, indipendenti.
Mentre purtroppo a
volte vediamo relazioni negative
cui seguono pareri positivi,
come accaduto nel caso del cementificio.
Manca forse un po’
di chiarezza, da parte di tutti».
Il foraneo di Porpetto, prosegue
affermando che «certamente
la Bassa sta soffrendo una
situazione di eccessiva presenza
di industrie inquinanti.
Bisogna cercare un’industrializzazione
compatibile con la
nostra realtà. Già con l’entrata
a pieno regime della centrale
turboelettrica di Torviscosa ci
saranno maggiori uscite inquinanti.
Dovesse entrare in funzione
la vetreria ce ne sarebbero
ulteriori».
Don Carlino precisa di non
essere un tecnico, «per cui non
posso dire cementificio sì oppure
no, Tav sì oppure no. Il
problema di fondo è che, nelle
scelte, si tenga conto dei diritti
delle persone che devono poter
vivere in un ambiente sano,
trovando uno sviluppo industriale
compatibile con il diritto
alla salute dei cittadini».
Inoltre, prosegue il vicario
foraneo, «prima di pensare a
nuovi sviluppi occorre anche
rimettere l’ambiente a posto. A
Porto Nogaro abbiamo dietro
la chiesa il porto vecchio inquinato
da mercurio. Chi lo
mette a posto? Se non risolviamo
prima determinate situazioni,
non possiamo pensare
ad altro».
Ovviamente, ammette don
Carlino, «non si può rinunciare
al passato: l’area industriale
dell’Aussa Corno esiste. Bisogna
quindi andare avanti, ma
con determinate attenzioni. E
in questo senso ribadisco l’importanza
che gli organi di controllo
siano indipedenti, mentre
purtroppo questo non sempre
succede».
San Giorgio.


IL CEMENTIFICIO «rappresenta l’innovazione
di cui parla il presidente
Illy»?
A chiederselo è il direttore del
consiglio pastorale di San Giorgio di
Nogaro, Antonio Taverna.
Tavena nota come «se affrontiamo
ciascuna di queste "emergenze" separatamente,
dal cementificio alla vetreria,
ecc, non ne veniamo fuori. Si resta
sempre un po’ spiazzati tra pro e contro.
Dobbiamo invece ricordare che il
nostro territorio dagli anni ’30 ha cominciato
ad essere "terra di conquista"
». Il risultato «è che qui abbiamo
una percentuale di tumori più alta rispetto
alla media provinciale. Inoltre,
da uno studio in corso, sembrerebbe
che anche i bambini con sindrome di
Down qui nascano in numero maggiore
». Il direttore del consiglio pastorale
poi si chiede se veramente questo
tipo di sviluppo serve al territorio, «visto
che la forza lavoro necessaria per
vetrerie e cementifici qui non c’è: abbiamo
manodopera qualificata, diplomata
e laureata. Però, finché non
ci sarà una regia regionale che abbia
un’idea di sviluppo, gli amministratori
saranno sempre alla mercè delle
singole proposte». «Infine – conclude
Taverna – come cristiani non possiamo
non pensare che il creato ci è stato
dato e noi dobbiamo migliorarlo».


VA BENE L’OCCUPAZIONE, «ma se
mettiamo sull’altro piatto
della bilancia il discorso ambientale,
non abbiamo un equilibrio
». Ad affermarlo è Lucia Piovesan,
direttore del consiglio pastorale
di Torviscosa. «Qui abbiamo strade
– prosegue Piovesan – che se va in
porto il cementificio saranno penalizzate
in modo insostenibile».
Ed anche l’occupazione, poi, non
sembra un agromento molto forte per
i cittadini di qui: «I posti di lavoro che
verranno da un cementificio o da una
vetreria certamente non saranno per
persone di Torviscosa. Se una volta alla
Snia lavoravano tutti gli abitanti di
Torviscosa, ora alla Caffaro se ci lavora
un terzo è già tanto. In questo tipo
di industrie ci lavoreranno per lo più
immigrati. Benissimo, però allora
dobbiamo anche domandarci come li
facciamo lavorare e si pone il problema
dei servizi sociali che al momento
sono inadeguati».
Piovesan poi analizza i problemi
ambientali e ricorda che «ogni realtà
che si vuole insediare dà sempre tutte
le assicurazioni di carattere ambientali,
ma poi si sa che, in Italia, tra il dire
e il fare c’è molta acqua in mezzo».
Ecco allora «la massiccia contrarietà
dei cittadini, perché si sentono
un po’ presi in giro».

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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