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sabato 9 giugno 2007

Riceviamo da "La vita cattolica"

Interventi del Vicario Foraneo di Porpetto, del direttore del Consiglio Pastorale di San Giorgio e della direttrice del Consiglio Pastorale di Torviscosa:
diritto alla salute, innovazione,occupazione locale...


CONIUGARE DIRITTO alla
salute con il diritto
al lavoro, potendo
contare su organi di
controllo indipendenti.
Questa, secondo don Livio
Carlino, parroco di San Giorgio
di Nogaro e vicario foraneo di
Porpetto, la via da seguire nel
decidere se consentire o no,
nella Bassa friulana, l’insediamento
di nuove attività industriali
a forte impatto ambientale
e rischio inquinamento.
Dalla vicenda del cementificio
di Torviscosa all’ipotizzata
vetreria dell’Aussa Corno, all’inceneritore
richiesto dalla
Siderurgica, sempre dell’Aussa
Corno, fino alla grande questione
infrastrutturale legata
alla Tav, l’alta velocità ferroviaria,
alla terza corsia dell’autostrada
A4, per non parlare poi
delle ipotesi di nuove discariche
nella zona di Trivignano, la
Bassa friulana sarà nei prossimi
mesi oggetto di decisioni
che rischiano di accrescerne
l’inquinamento ambientale,
soprattutto in un territorio che
di problemi di questo genere
ne ha già molti, a partire dall’inquinamento
della laguna.


Un tema che preoccupa la
Chiesa locale, già intervenuta
sulla vicenda del cementificio
qualche mese fa.
«Occorre innanzitutto – afferma
don Carlino – tenere
presente la salvaguardia dei diritti
delle persone: quello alla
salute, come anche quello al
lavoro». Ma per poter valutare
bene, puntualizza ancora don
Carlino, «è molto importante
che gli organi preposti alla valutazione
di questi progetti
sappiano dare indicazioni precise
e chiare, senza lasciarsi influenzare,
che siano, cioè, indipendenti.
Mentre purtroppo a
volte vediamo relazioni negative
cui seguono pareri positivi,
come accaduto nel caso del cementificio.
Manca forse un po’
di chiarezza, da parte di tutti».
Il foraneo di Porpetto, prosegue
affermando che «certamente
la Bassa sta soffrendo una
situazione di eccessiva presenza
di industrie inquinanti.
Bisogna cercare un’industrializzazione
compatibile con la
nostra realtà. Già con l’entrata
a pieno regime della centrale
turboelettrica di Torviscosa ci
saranno maggiori uscite inquinanti.
Dovesse entrare in funzione
la vetreria ce ne sarebbero
ulteriori».
Don Carlino precisa di non
essere un tecnico, «per cui non
posso dire cementificio sì oppure
no, Tav sì oppure no. Il
problema di fondo è che, nelle
scelte, si tenga conto dei diritti
delle persone che devono poter
vivere in un ambiente sano,
trovando uno sviluppo industriale
compatibile con il diritto
alla salute dei cittadini».
Inoltre, prosegue il vicario
foraneo, «prima di pensare a
nuovi sviluppi occorre anche
rimettere l’ambiente a posto. A
Porto Nogaro abbiamo dietro
la chiesa il porto vecchio inquinato
da mercurio. Chi lo
mette a posto? Se non risolviamo
prima determinate situazioni,
non possiamo pensare
ad altro».
Ovviamente, ammette don
Carlino, «non si può rinunciare
al passato: l’area industriale
dell’Aussa Corno esiste. Bisogna
quindi andare avanti, ma
con determinate attenzioni. E
in questo senso ribadisco l’importanza
che gli organi di controllo
siano indipedenti, mentre
purtroppo questo non sempre
succede».
San Giorgio.


IL CEMENTIFICIO «rappresenta l’innovazione
di cui parla il presidente
Illy»?
A chiederselo è il direttore del
consiglio pastorale di San Giorgio di
Nogaro, Antonio Taverna.
Tavena nota come «se affrontiamo
ciascuna di queste "emergenze" separatamente,
dal cementificio alla vetreria,
ecc, non ne veniamo fuori. Si resta
sempre un po’ spiazzati tra pro e contro.
Dobbiamo invece ricordare che il
nostro territorio dagli anni ’30 ha cominciato
ad essere "terra di conquista"
». Il risultato «è che qui abbiamo
una percentuale di tumori più alta rispetto
alla media provinciale. Inoltre,
da uno studio in corso, sembrerebbe
che anche i bambini con sindrome di
Down qui nascano in numero maggiore
». Il direttore del consiglio pastorale
poi si chiede se veramente questo
tipo di sviluppo serve al territorio, «visto
che la forza lavoro necessaria per
vetrerie e cementifici qui non c’è: abbiamo
manodopera qualificata, diplomata
e laureata. Però, finché non
ci sarà una regia regionale che abbia
un’idea di sviluppo, gli amministratori
saranno sempre alla mercè delle
singole proposte». «Infine – conclude
Taverna – come cristiani non possiamo
non pensare che il creato ci è stato
dato e noi dobbiamo migliorarlo».


VA BENE L’OCCUPAZIONE, «ma se
mettiamo sull’altro piatto
della bilancia il discorso ambientale,
non abbiamo un equilibrio
». Ad affermarlo è Lucia Piovesan,
direttore del consiglio pastorale
di Torviscosa. «Qui abbiamo strade
– prosegue Piovesan – che se va in
porto il cementificio saranno penalizzate
in modo insostenibile».
Ed anche l’occupazione, poi, non
sembra un agromento molto forte per
i cittadini di qui: «I posti di lavoro che
verranno da un cementificio o da una
vetreria certamente non saranno per
persone di Torviscosa. Se una volta alla
Snia lavoravano tutti gli abitanti di
Torviscosa, ora alla Caffaro se ci lavora
un terzo è già tanto. In questo tipo
di industrie ci lavoreranno per lo più
immigrati. Benissimo, però allora
dobbiamo anche domandarci come li
facciamo lavorare e si pone il problema
dei servizi sociali che al momento
sono inadeguati».
Piovesan poi analizza i problemi
ambientali e ricorda che «ogni realtà
che si vuole insediare dà sempre tutte
le assicurazioni di carattere ambientali,
ma poi si sa che, in Italia, tra il dire
e il fare c’è molta acqua in mezzo».
Ecco allora «la massiccia contrarietà
dei cittadini, perché si sentono
un po’ presi in giro».

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