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lunedì 16 novembre 2009

La Chiesa prende le distanze dalla Lega: «Divide i cristiani in buoni e cattivi»


TREVISO (15 novembre) - In Veneto e Friuli i vertici della Chiesa non hanno gradito molto le recenti prese di posizione della Lega che, dopo la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo sull'esposizione del crocifisso a scuola, aveva cominciato una vera e propria crociata per difendere il simbolo cristiano per eccellenza in nome della difesa della tradizione.
«Non è l'Europa che vogliamo, non ci sentiamo di dover difendere sentenze di questo tipo», avevano subito commentato esponenti di primo piano della Lega, dal presidente della Provincia di Treviso Leonardo Muraro a Leonardo Narduzzi, capogruppo del Carroccio nel consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia.

Aveva cominciato Antonio Mattiazzo, vescovo di Padova in procinto di andare a Treviso al posto di Andrea Bruno Mazzocato (appena trasferito a Udine), criticando il sindaco leghista di Cittadella Massimo Bitonci (mai nominato esplicitamente, anche se il riferimento era chiaro), che aveva pubblicamente offerto crocifissi.

Ieri è stata la volta della diocesi di Vittorio Veneto, con il direttore del settimanale diocesano don Giampiero Moret che, nell'ultimo numero dell'Azione, ha scritto un editoriale fortemente critico nei confronti della nuova campagna della Lega, presentata dal segretario veneto Gian Paolo Gobbo, che prevede la distribuzione di volantini choc, con il crocifisso spezzato. Don Moret ha parlato di «strumentalizzazione del crocifisso da parte della politica» e ha aggiunto: «Ci spiace sommamente che il crocifisso sia tolto dalle scuole e dai luoghi pubblici, ma se questo serve per una convivenza più pacifica e fraterna, in questa nostra società che ha perso in gran parte questa fede e nella quale c'è ormai la presenza di altre religioni, non facciamo la guerra».

Ora interviene anche don Lucio Bonomo, direttore della "Vita del Popolo", settimanale diocesano di Treviso. Secondo Bonomo «non è opportuno che di un simile problema si impossessino la politica e i partiti, facendo del crocifisso un uso strumentale». Una situazione surreale e spiacvole, giunge il direttore, dove «il linguaggio, le accuse di tiepidezza o di tradimento della cultura cristiana vengono brandite come una spada tagliente pronta a dividere i cristiani in buoni e cattivi».

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