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ASIA/FILIPPINE - La Chiesa cattolica celebra il Tempo del Creato nello spirito della Laudato si' | |||
Manila (Agenzia Fides) - La Chiesa cattolica nelle Filippine vive e celebra con pieno coinvolgimento il "Tempo del Creato". I Vescovi filippini esortato sacerdoti, suore, laici, famiglie, comunità e movimenti cattolici, a salvaguardare il Creato, dono di Dio, rispettando ogni creatura, la dignità della vita umana, l'ambiente. In una Lettera pastorale in occasione del “Tempo del Creato”, che la Chiesa universale celebra dal 1° settembre al 4 ottobre, Mons. Romulo G. Valles, Arcivescovo di Davao, presidente uscente della Conferenza episcopale delle Filippine (CBCP), ha affermato: “La nostra Casa comune è sull'orlo della catastrofe. Servono azioni urgenti. Speriamo che questo Tempo del Creato ci porti a rinnovare il nostro impegno ad agire per garantire che tutta la creazione abbia una casa sana e sicura, in cui prosperare e partecipare al rinnovamento dell'Oikos (casa) di Dio”. “Siate amministratori responsabili del creato” ha detto il Cardinale Jose Advincula, Arcivescovo di Manila, alla celebrazione di apertura del “Tempo del Creato”, il 1° settembre, richiamando tutti i fedeli a “proteggere la creazione di Dio non come monopolio, ma come dono che va condiviso con tutti” . “Ciò che abbiamo ricevuto in dono, lo dobbiamo dare in dono. Qui entra in gioco la dimensione missionaria del nostro Tempo del Creato”, ha detto il Cardinale Advincula, parlando nella Cattedrale dell'Immacolata Concezione, a Manila. E “i doni di Dio non possono essere usati a scapito o vantaggio di altri. Gesù ci insegna che i doni non devono essere monopolizzati solo da pochi. I doni vanno condivisi e devono giovare a tutti", ha aggiunto. “Uniamoci a Papa Francesco nella sua intenzione di preghiera affinché tutti noi facciamo scelte coraggiose per uno stile di vita semplice ed ecologicamente sostenibile”, ha affermato il Cardinale. “E con l'ispirazione di san Francesco d'Assisi, intraprendiamo questo Tempo del Creato con gratitudine per i doni che abbiamo ricevuto e con la ferma determinazione di condividere ed essere amministratori responsabili dei doni di Dio”, ha aggiunto. Dal 1° settembre al 4 ottobre, festa di San Francesco, tutte le comunità cristiane nel mondo celebrano la bellezza e la bontà del creato. Questa celebrazione globale è iniziata nel 1989 con il riconoscimento della Giornata della Creazione da parte del Patriarcato ecumenico, il 1° settembre, ed è ora abbracciata a livello ecumenico. La Chiesa filippina ha prolungato il Tempo del Creato per un'altra settimana, fino al 10 ottobre, domenica dedicata ai popoli indigeni nel paese. I Vescovi esortano tutti a celebrare il "Tempo del Creato" con le famiglie, le comunità e le parrocchie, in linea con l'Enciclica Laudato si' del 2015 di Papa Francesco sulla cura della casa comune. In tutto il paese sono state organizzate varie attività per lanciare la "Laudato Si’ Action Platform", programma di sette anni per vivere insieme la Laudato Si'. Nella Lettera Pastorale diffusa dai Vescovii in tutte le diocesi, i fedeli sono anche invitati a firmare una petizione che invita le istituzioni internazionali a fare di più per la tutela del pianeta e dunque dell'umanità . “Invitate le vostre famiglie e i vostri amici a firmare questa petizione per i prossimi due grandi incontri su Biodiversità e Cambiamento Climatico”, ha detto Mons. Valles. “La Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità (COP 15) riunisce nazioni di tutto il mondo per affrontare il problema della perdita di biodiversità, mene la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26) affronta l'urgenza della crisi climatica. Queste due questioni, clima e biodiversità, sono strettamente collegate: il cambiamento climatico si prevede diventi un fattore sempre più importante della perdita di biodiversità", spiega la Lettera. Citando il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, i Vescovi filippini affermano: “Il mondo è pericolosamente vicino al riscaldamento globale irreversibile, causato inequivocabilmente dalle attività umane. Questo è il contesto in cui siamo chiamati a celebrare il Tempo del Creato, rinnovando e rispettando la nostra Casa comune che è sull'orlo del baratro”. Già nel 2003, attraverso la Dichiarazione Pastorale del Consiglio Permanente, “Celebrare il Giorno del Creato e il Tempo del Creato”, la CBCP ha chiesto a tutte le comunità locali di osservare e celebrare il "Tempo del Creato". Nel 2015, Papa Francesco ha aggiunto formalmente al calendario cattolico la "Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato" come giornata di preghiera da celebrare annualmente a livello universale. Nel 2016 il Papa ha invitato ufficialmente tutti i cattolici del mondo a celebrarla all'interno del "Tempo del Creato", un mese speciale per riflettere, accrescere consapevolezza, agire. Quest'anno, il tema per il Tempo del Creato è “Una casa per tutti. Rinnovare l'Oikos di Dio”. (SD-PA) (Agenzia Fides 2/9/2021) | |||
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ASIA/TERRA SANTA - Pannelli solari all’Università di Betlemme e nelle scuole cattoliche, per custodire la “casa comune” e concentrare risorse nelle attività didattiche | |||
Gerusalemme (Agenzia Fides) – Mentre si apre anche quest’anno il “Tempo del Creato”, periodo dell’anno in cui cristiani di diverse confessioni in tutto il mondo sono invitati a pregare e operare insieme per la custodia della “casa comune”, la crescente sensibilità ecologica dei battezzati si riflette anche in scelte concrete e operative assunte da diverse istituzioni ecclesiali nell’ambito delle proprie attività pastorali, caritative e educative. In questa cornice si inquadra anche la serie degli “accordi” stipulati dalla Missione Pontificia (“Pontifical Mission”) in Terra Santa con istituzioni accademiche e scolastiche cattoliche presenti in Terra Santa per incentivare presso tali istituzioni il ricorso a fonti di energia rinnovabili per sopperire ai propri bisogni energetici. In concreto, gli accordi prevedono l’avvio di una serie di progetti tecnici - finanziati anche grazie a fondi offerti dall’opera caritativa tedesca Misereor – che permetteranno di istallare presso scuole e istituzioni accademiche cristiane pannelli solari in grado di coprire fino alla metà del fabbisogno energetico dei singoli istituti. Le prime istituzioni accademiche coinvolte nel progetto sono l’Università di Betlemme (nella foto) e due istituti scolastici - la scuola dei Fratelli delle scuole cristiane e il Terrasanta College – che sorgono a Beit Hanina, sobborgo di Gerusalemme. In un video diffuso dal Christian Media Center, i rappresentanti delle diverse istituzioni scolastiche e accademiche coinvolte (padre Peter Bray dell’Università di Betlemme, Georges al Neber, direttore dell’istituto dei Fratelli delle scuole cristiane a Beit Hanina e padre Ibrahim Faltas, della Custodia di Terra Santa) esprimono soddisfazione e riconoscenza per un’iniziativa che permetterà a tali istituzioni di risparmiare risorse finanziarie destinate a coprire il fabbisogno energetico, risorse che potranno essere investite nell’assunzione di nuovo personale e nel potenziamento di strutture necessarie a sostenere le attività didattiche e educative. La “Missione Pontificia” (Pontifical Mission) in Terra Santa fu fondata nel 1949 su impulso di Papa Pio XII con l’intento primario di soccorrere i profughi palestinesi dopo la creazione dello Stato d’Israele. L’organizzazione anche oggi promuove e sostiene iniziative caritative, umanitarie e educative rivolte “ai bisognosi in Terra Santa, palestinesi e israeliani, di tutte le età e credenze”. “Oggi – ha ricordato Papa Francesco durante l’Udienza generale svoltasi mercoledì 1° settembre nell’Aula Paolo VI - si celebra la Giornata mondiale per la custodia del creato”. Il Pontefice ha aggiunto che tale giornata segna “l’inizio del tempo del Creato, che si compirà il 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi. “Con il Patriarca Ecumenico Bartolomeo e l’Arcivescovo di Canterbury, Justin Welby” ha aggiunto il Vescovo di Roma, “abbiamo preparato un Messaggio che uscirà nei prossimi giorni. Insieme con i fratelli e le sorelle di diverse confessioni cristiane, preghiamo e operiamo per la nostra casa comune, in questiempi di grave crisi planetaria”. (GV) (Agenzia Fides 2/9/2021) | |||
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AMERICA/NICARAGUA - Richiesta di indagini sulla strage di 13 indigeni | |||
Matagalpa (Agenzia Fides) - "Possiamo, senza esclusione, fermarci, parlare, correggere, perdonarci, in base al diritto fondamentale alla verità (...), stabilire un documento che definisca le regole fondamentali, minime e non esclusive, per realizzare un'organizzazione sociale che viva nella convivenza e in pace", ha affermato Monsignor Rolando Álvarez, Vescovo di Matagalpa, lanciando un appello per la pace domenica scorsa, 29 agosto, dopo l'assassinio di un gruppo di indigeni nel nord del paese per mano dei coloni. Il 27 agosto, l'organizzazione civile "Gobierno de las Mujeres Mayangnas" del Nicaragua, ha denunciato che almeno 18 indigeni sono stati assassinati sulle cime di una montagna, nella zona chiamata Caribe Norte, da presunti "coloni". Pochi giorni dopo, l'Organizzazione non governativa Articolazione dei Movimenti Sociali ha confermato la cosiddetta "strage indigena", e ha stabilito il bilancio delle vittime a 13. Di queste, due sono donne che sono state anche violentate. Tra le vittime c’è anche un bambino di sei anni, otto nativi di Miskito e due Mayangna. Sia il "Gobierno de las Mujeres Mayangnas" che il Centro nicaraguense per i diritti umani (Cenidh) hanno chiesto alle autorità nazionali di indagare sul caso, ma finora non ci sono state dichiarazioni ufficiali sul crimine denunciato. "Dobbiamo osare - ha detto Mons. Alvarez nella sua omelia domenicale -, raccogliamo la sfida, scriviamo il nostro atto di indipendenza, di giustizia, pace, sicurezza, e mettiamolo in pratica; solo allora vivremo ed entreremo a prendere possesso della terra che ci promette il Signore" ha ribadito il Vescovo di Matagalpa. Secondo dati raccolti da Fides, i popoli indigeni e di origine africana in Nicaragua vivono in 304 comunità stabilite in 23 territori, la maggioranza nelle aree più povere e isolate del Paese. Il Centro per la giustizia e il diritto internazionale (Cejil), che ha indagato sugli omicidi contro le popolazioni indigene in Nicaragua, ha lanciato l’allarme poichè queste popolazioni rischiano di essere sterminate a causa della costante invasione dei loro territori. (CE) (Agenzia Fides 02/09/2021) | |||
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AMERICA/MESSICO - Il governo respinga la riattivazione del protocollo di protezione dei migranti, che viola i diritti dei richiedenti asilo | |||
Città del Messico (Agenzia Fides) – “Il governo del Messico deve tenere una posizione che, sebbene rispettosa, deve essere ferma, chiara e di rifiuto assoluto dell'intenzione di riattivare il programma ‘Quédate en México’ (Restate in Messico)”: la richiesta al Presidente del Messico, Andres Manuel Lopez Obrador, al Segretario degli affari esteri, Marcelo Ebrard Casaubón, e al Sottosegretario per i Diritti umani, la popolazione e gli affari religiosi, Alejandro Encinas Rodríguez, viene da Monsignor J. Guadalupe Torres Campos, Vescovo di Ciudad Juárez, e Responsabile della Pastorale della Mobilità umana dell’Episcopato messicano. “Con preoccupazione abbiamo ricevuto la notizia che si intende riattivare il Protocollo di Protezione dei Migranti (MPP) meglio conosciuto come ‘Quédate en México’, derivato dall'ordinanza della Corte Suprema degli Stati Uniti” scrive il Vescovo nella missiva, pervenuta all’Agenzia Fides. “Riteniamo che questo Protocollo sulla protezione dei migranti incida profondamente sui diritti umani delle persone richiedenti asilo. Le persone in cerca di asilo negli Stati Uniti sono costrette ad attendere la soluzione corrispondente alla loro situazione, al confine tra Stati Uniti e Messico, il che le espone a situazioni di vulnerabilità e a pericoli che mettono a rischio la loro vita, l'integrità fisica, emotiva e spirituale”. Il Vescovo riconosce “la profonda crisi migratoria” che si sta verificando al confine meridionale del paese, dove centinaia di persone provenienti dal Triangolo Nord dell'America Centrale, cui se ne aggiungono ora altre provenienti da Haiti, è in attesa che le autorità dell’immigrazione risolvano la loro situazione legale. Il sovraffollamento, la mancanza di misure igieniche, di cibo, delle forniture di base, insieme alla lentezza nelle risoluzioni dell'Istituto nazionale delle migrazioni e della Commissione messicana per l'aiuto ai rifugiati, mettono le persone in una situazione di vulnerabilità, compromettendo l'esercizio dei loro diritti fondamentali, osserva il Vescovo. “I centri di accoglienza, le case dei migranti, le mense per i migranti, sono saturi e al limite della loro capacità – prosegue -, gli sforzi delle Chiese locali, delle parrocchie, delle diocesi, vengono sorpassati in assenza di una chiara politica migratoria, di una pianificazione strategica e di risorse scarse o nulle del Governo Federale”. Monsignor J. Guadalupe Torres Campos condanna poi “i comportamenti repressivi, violenti e di contenimento delle migrazioni al confine meridionale, in particolare a Tapachula”; esorta le autorità competenti “a svolgere azioni concrete per assistere le persone nel contesto della mobilità, evitando così e prevenendo violazioni dei diritti umani”; infine chiede alle autorità di tutti i livelli di rispettare l'articolo 11 della Costituzione che sancisce il libero transito, “in modo che coloro che hanno già un permesso di soggiorno legale in Messico siano autorizzati a transitare attraverso il paese in cerca di opzioni di residenza e di lavoro che consentano loro di vivere con dignità e accedere ai servizi di base”. Nella conclusione il Vescovo esprime particolare gratitudine alla Chiesa locale di Tapachula “per le sue espressioni di solidarietà e sostegno umanitario verso la popolazione migrante, sia a Tapachula che lungo la rotta migratoria che attraversa l'intera diocesi”, auspicando che il suo esempio motivi tutta la Chiesa messicana “affinché in ogni angolo del Messico ci siano comunità che accolgono, proteggono, promuovono e integrano i migranti”. Infine invoca l’intercessione di Dio perché continui ad incoraggiare e accompagnare “tutti gli operatori pastorali che difendono e promuovono generosamente i diritti di coloro che soffrono di più e li ricompensi per la loro generosità”. (SL) (Agenzia Fides 2/09/2021) | |||
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OCEANIA/AUSTRALIA - No all'eutanasia, "la compassione non uccide mai": petizione dei cattolici e manifestazioni in strada | |||
Brisbane (Agenzia Fides) - Respingere la proposta di legge sull'eutanasia e il suicidio assistito: è quanto chiede una petizione lanciata dai cattolici australiani, che sarà presentata al Parlamento dello stato australiano di Queensland dove, nelle prossime settimane, i parlamentari discuteranno e poi voteranno un controverso disegno di legge sul suicidio assistito volontario, che legalizzerebbe l'eutanasia nello stato. A sostegno della petizione si è schierato l'Arcivescovo di Brisbane, Mons. Mark Coleridge, che in una lettera aperta esorta i cattolici, le loro famiglie e gli amici, a firmare la petizione. "Queste leggi, se approvate, capovolgeranno i principi fondamentali che hanno sostenuto per secoli i nostri sistemi medici e legali: l'etica del 'non nuocere' e il divieto di uccidere", afferma l'Arcivescovo Coleridge nella lettera indirizzata a tutti gli "amici di Cristo". “Dobbiamo fare tutto il possibile per proteggere gli abitanti del Queensland piuttosto che aiutarli a morire", rileva. “Le leggi sull'eutanasia e sul suicidio assistito - argomenta Mons. Coleridge - minano il fondamentale rapporto di fiducia che dovrebbe esistere tra un paziente e il proprio medico. Hanno il potenziale per mettere a rischio di morte illegittima gli abitanti vulnerabili del Queensland, anziani o malati terminali, esercitando pressione su di loro affinché si tolgano la vita in modo da non essere un 'peso' per la loro famiglia e i loro amici. Lo abbiamo visto accadere in paesi oltreoceano che hanno seguito questa strada". L'Arcivescovo Coleridge invita i cattolici a firmare una petizione sponsorizzata da "Hope", coalizione della società civile di gruppi che si oppongono all'eutanasia e al suicidio assistito. L'Arcivescovo chiede ai cattolici “di inviare un'e-mail ai membri del Parlamento dello Stato del Queensland e di esortarli a opporsi all'introduzione di queste leggi”. “La questione è ora urgente” ha detto l'Arcivescovo Coleridge. Voci cattoliche di dissenso tra la popolazione del Queensland si sono sollevate nelle scorse settimane e varie manifestazioni pubbliche contro l'eutanasia sono state organizzate prima del cruciale dibattito in Parlamento. La rete degli ospedali cattolici ha apertamente rifiutato la via dell'eutanasia: “I malati e gli anziani vulnerabili nel Queensland hanno bisogno del tuo aiuto per garantire che queste leggi letali non vengano approvate in questo stato. Vi esortiamo a firmare la petizione e inviare un'e-mail ai parlamentari e a chiedere ad amici e familiari di fare lo stesso", si legge in un appello diffuso negli ospedali cattolici. Tra l'altro, notano i medici cattolici, le leggi proposte prevarrebbero sulla possibile “obiezione di coscienza” di ospedali, case di cura e personale medico che si oppongono all'eutanasia. Secondo il disegno di legge così com'è formulato, infatti, se i pazienti morenti sono troppo malati o fragili per spostarsi e chiedono l'eutanasia, gli ospedali potrebbero essere costretti a consentire l'eutanasia nelle loro istituzioni. L'11 settembre a Brisbane si svolgerà una "Marcia per la vita" per protestare contro le proposte di legge sull'eutanasia. La mobilitazione della Chiesa e la sensibilizzazione dell'opinione pubblica, grazie ad un'opera condotta sul territorio dalle varie parrocchie, anche andando casa per casa, mirano a far sì che la legge non venga approvata nell'assemblea legislativa dello stato. Il motto della campagna contro l'eutanasia è "La compassione non uccide mai". (PA) (Agenzia Fides 2/9/2021) |
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