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lunedì 18 gennaio 2021

Agenzia Fides 18 gennaio 2021

 

AFRICA/NIGERIA - Barbaramente ucciso un sacerdote cattolico
 
Abuja (Agenzia Fides) – Rapito e ucciso P. John Gbakaan, parroco della chiesa di Sant'Antonio di Gulu, nella diocesi di Minna. nell'area del governo locale di Lapai, nello Stato del Niger, che è stato ucciso il 15 gennaio lungo la strada Lambata-Lapai.
Lo ha confermato ieri, domenica 17 gennaio, il parroco di Santa Teresa a Madala, p. John Jatau, secondo il quale p. Gbakaan, insieme a suo fratello e ad un altro prete, il 14 gennaio si era recato a Makurdi nello stato di Benue per andare a trovare sua madre.
Il 15 gennaio, sulla via del ritorno, il sacerdote e il fratello sono stati attaccati da uomini armati lungo la strada Lambata-Lapai. L’assalto è avvenuto intorno alle 9 di sera, nei pressi del villaggio di Tufa. I due uomini sono stati catturati da banditi armati, che poi sabato 16 gennaio hanno chiamato la diocesi di Minna, chiedendo la somma di trenta milioni di Naira, poi ridotta a cinque milioni di Naira.
Nel frattempo però il corpo esanime del sacerdote è stato ritrovato legato a un albero, nei pressi della strada dove è avvenuto il rapimento. P. Gbakaan sarebbe stato ucciso a colpi di machete, talmente violenti da rendere difficile il riconoscimento.
Nella boscaglia è stata ritrovata anche la Toyota Venza su cui viaggiava il sacerdote. Non si hanno ancora notizie del fratello, che sarebbe ancora nelle mani dei banditi.
L'Associazione Cristiana della Nigeria, CAN, ha chiesto al governo federale di porre fine al rapimento e all'uccisione di leader religiosi da parte di banditi nel Paese. Il vicepresidente della CAN (regione settentrionale), Rev. John Hayab, ha definito "scioccante e dolorosa" l'uccisione del sacerdote cattolico, affermando che l'insicurezza nel Nord ha assunto una dimensione allarmante. “Abbiamo ricevuto la notizia del rapimento e dell'uccisione del nostro caro P. John con grande shock e dolore” ha detto il Rev. Hayab. “Oggi nel nord della Nigeria molte persone vivono nella paura e molti giovani hanno paura di diventare sacerdoti o pastori perché la vita di questi è in grande pericolo. “Quando banditi o rapitori si rendono conto che la loro vittima è un prete o un pastore, sembra che uno spirito violento si impadronisca del loro cuore per chiedere un riscatto maggiore e in alcuni casi arrivano al punto di uccidere la vittima” dice il responsabile della CAN. “Stiamo semplicemente supplicando il governo federale e tutte le agenzie di sicurezza di fare tutto il necessario per porre fine a questo male”. (L.M.) (Agenzia Fides 18/1/2021)
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AFRICA/SUDAFRICA - La Chiesa lancia l’allarme sulla diffusione della “variante sudafricana” del Covid-19
 
Johannesburg (Agenzia Fides) – In Africa australe preoccupa il diffondersi della cosiddetta variante sudafricana del virus Sars-Cov2, responsabile della malattia Covid-19. "Siamo stati informati dal Ministero della Salute che la seconda ondata di Covid-19 sta colpendo lo Zambia", scrive in un comunicato Sua Ecc. Mons. Patrick Chisanga, Vescovo di Mansa, Presidente della Zambia Conference of Catholic Bishops (ZCCB). "C'è un'escalation sia nel numero di casi confermati che nel numero di morti. Questa ondata di casi è ulteriormente accompagnata da un aumento della gravità della malattia che richiede il ricovero in ospedale e l'ossigenoterapia” afferma Mons. Chisanga, che aggiunge: “i nuovi contagi sono più trasmissibili e più diffusi in termini di localizzazione geografica” quindi se la “traiettoria continua, il blocco del Paese sarebbe inevitabile, con tutte le conseguenze devastanti di una situazione del genere".
Il Jesuit Center for Theological Reflection (JCTR), dello Zambia, ha criticato il lassismo nell'attuazione delle misure anti Covid-19 che sarebbe la causa principale dell’aumento dei casi. “Quando la prima ondata di Covid-19 ha colpito lo Zambia, nel marzo 2020, siamo corsi prontamente al riparo seguendo con la massima attenzione nei primi tre mesi le linee guida per combattere il Covid-19. Abbiamo presto sviluppato familiarità con il virus poiché le statistiche hanno giocato a nostro favore con pochissimi decessi e un numero molto elevato di guarigioni", afferma una nota del JCTR. Ma in seguito “si è creato un compiacimento e un rilassamento delle misure di precauzione e ora siamo in pericolo, poiché il Covid-19 è riemerso in Zambia con un ceppo che si sta diffondendo più rapidamente e facilmente rispetto ai ceppi precedenti".
Anche in Sudafrica preoccupa l’aumento dei casi legati al nuovo ceppo. “Alla luce dell'attuale ondata di Covid-19 e delle restrizioni imposte dal Presidente dello Stato, nonché dell'incertezza su ciò che accadrà alla fine di questo mese, abbiamo deciso di tenere una riunione plenaria virtuale invece di riunione in presenza come previsto" ha annunciato la Southern African Catholic Bishops’ Conference (SACBC), la Conferenza che riunisce i Vescovi di Sudafrica, Botswana e Swaziland. La decisione è stata presa a causa dell’ondata di casi di Covid-19, in gran parte nella nuova variante del virus identificata in Sudafrica, che ha colpito tra gli altri, l'Arcivescovo Coadiutore di Durban, Sua Ecc. Mons. Abel Gabuza.
La nuova variante ha causato la morte di sei suore cattoliche delle Figlie di San Francesco a Port Shepstone, diocesi di Marianhill, morte in seguito complicazioni del coronavirus nel giro di una settimana, dal 10 al 17 dicembre 2020 (vedi Fides 22/12/2020). Il Sudafrica ha registrato il maggior numero di infezioni da coronavirus in Africa, avvicinandosi alla soglia di 900.000 casi, con oltre 20.000 decessi. (L.M.) (Agenzia Fides 18/1/2021)
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ASIA/FILIPPINE - Appello dei Vescovi delle Visayas: fermare le uccisioni dei popoli indigeni
 
Capiz (Agenzia Fides) - "Un'indagine approfondita da parte di un ente indipendente per accertare cosa sia realmente accaduto lo scorso 30 dicembre 2020; la cessazione dell'intervento militare sulle comunità indigene, in modo che i nostri fratelli e sorelle, i Tumandok, possano tornare a casa e vivere di nuovo in pace; che la polizia e l'esercito seguano coscienziosamente gli standard etici nelle regole di ingaggio durante operazioni di polizia o militari, portando telecamere in tutte le operazioni per proteggersi da false accuse e per proteggere i civili dall'uso della violenza o dall'abuso di potere": lo chiedono i Vescovi delle isole Visayas occidentali nel centro dell'arcipelago delle Filippine, in una Lettera pastorale, pervenuta all'Agenzia Fides, che fa esplicito riferimento alla "difficile situazione dei nostri fratelli e sorelle Tumandok" e al massacro degli indigeni avvenuto alla fine del 2020 (vedi FIdes 16/1/2021).
La lettera - che porta la firma di 8 Vescovi, tra i quali il Cardinale Jose Advincula, Arcivescovo di Capiz; Mons. Jose Corazon Tala-oc, Vescovo di Kalibo; Mons. Narciso Abellana, Vescovo di Romblon; Mons. Jose Lazo, Arcivescovo di Jaro, e altri Vescovi della regione metropolitana di Jaro - sarà letta in tutte le messe, in tutte le chiese delle Visayas occidentali, il 24 gennaio 2021.
I Vescovi chiedono a tutti "di essere vigili nel difendere la sacralità della vita e nel rispettare e proteggere i diritti di tutti", esortando "a discernere e a pregare per la volontà di Dio in mezzo a tutte le uccisioni e violazioni dei diritti umani e ad agire guidati dai principi dell'azione non violenta". I Presuli lanciano un accorato appello a "fermare le uccisioni, rispettare i diritti delle perone, vivere in pace, fermare la militarizzazione delle comunità indigene".
"Noi, Vescovi delle Visayas occidentali - si afferma - condividiamo i dolori e le ansie dei nostri fratelli e sorelle della tribù Tumandok. Siamo addolorati con le famiglie delle nove tribù Tumandok che sono state uccise. Condividiamo le sofferenze degli arrestati e delle loro famiglie. Ci immedesimiamo con la paura e l'insicurezza di coloro che sono stati sfollati a causa della violenza. E condanniamo nel modo più forte possibile, tutte le uccisioni, e specialmente le uccisioni dei nostri fratelli Tumandok"
Prosegue il testo: "Le voci di quelle 27.000 vittime della guerra insensata contro le droghe illegali, gridano a Dio per la giustizia . Recentemente, dall'isola di Negros, molti sono etichettati come membri o sostenitori del Partito Comunista delle Filippine, New People’s Army (CPP-NPA). Ora, lo vediamo nell'isola di Panay. Un fratello Vescovo ha detto che le uccisioni sono la continuazione delle uccisioni di massa e degli arresti di altri attivisti nelle Filippine centrali negli ultimi mesi".
La Lettera pastorale ricorda che il 30 dicembre 2020 un'operazione congiunta dell'Esercito filippino e della Polizia nazionale filippina, con 28 mandati di perquisizione, ha provocato la morte di nove persone e l'arresto di 17 membri e leader delle tribù Tumandok di Tapaz, Capiz e Calinog, Iloilo (vedi Fides). Tra le persone uccise e arrestate c'erano ex o attuali leader del gruppo Tumandok.
I Tumandok, alleanza di 17 comunità di popoli indigeni a Capiz e Iloilo, si oppongono fermamente alla costruzione della mega diga di Jalaur. I leader indigeni e le organizzazioni per la difesa dei diritti umani credono che, a causa della loro forte opposizione al progetto, siano diventati vittime delle operazioni militari e siano accusati come membri o sostenitori dei guerriglieri comunisti.
Nella strage del 30 dicembre, mentre la polizia afferma che gli indigeni "hanno combattuto, ecco perché sono stati uccisi", le famiglie ribattono che le vittime non hanno resistito all'arresto e che "sono state assassinate".
"Le atrocità commesse - scrivono i Vescovi delle Visayas - hanno creato un clima di paura e incertezze tra i residenti delle comunità Tumandok. La paura ha costretto molti a lasciare le loro comunità e migrare verso luoghi più sicuri". La voce dei Vescovi, alzatasi in difesa delle popolazioni indigene, si affida all'intercessione della Vergine Maria, Nuestra Senora de la Candelaria, patrona delle Visayas occidentali, per riportare pace e giustizia nelle Filippine centrali.
(PA) (Agenzia Fides 18/1/2021)
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ASIA/FILIPPINE - L'amore verso il Santo Niño porta ad amare i poveri, in mezzo alla pandemia
 
Cebu (Agenzia Fides) - I devoti del Santo Nino, il Bambino Gesù, sono chiamati a "raggiungere e amare i poveri, nelle periferie, nel mezzo della pandemia": è l'esortazione rivolta a ai fedeli dall'Arcivescovo Jose Palma alla guida del diocesi di Cebu, celebrando ieri, 17 gennaio, la festa di Santo Niño (Gesù Bambino), noto evento che ogni anno segna la vita sociale, civile e religiosa a Cebu, nelle Filippine centrali, attirando milioni di persone.
Come appreso da Fides, nel 2021 la celebrazione è stata di basso profilo e le messe sono state celebrate a porte chiuse nella Basilica Minore del Santo Niño a causa dei protocolli sanitari. Migliaia di fedeli hanno potuto seguire la messa in diretta online. Tutte le fastose e affollate celebrazioni, le processioni all'aperto e gli eventi culturali che di solito occupavano la città, sono stati cancellati in conformità con le restrizioni del governo.
"Nel mezzo di una crisi come la pandemia, i battezzati devono rimanere saldi nel loro amore per Gesù e testimoniare il Vangelo, prendendosi cura dei poveri, dei vulnerabili e degli emarginati" ha detto l'Arcivescovo, invitando i fedeli a "prendersi cura l'uno dell'altro". “Il Santo Niño aveva bisogno delle cure di Maria e Giuseppe. Con spirito evangelico di amore e prossimità, siamo chiamati a stare accanto a persone emarginate o indigenti, nelle periferie esistenziali, la dove viviamo ma anche in altri luoghi, in altre nazioni" ha ricordato.
Lee Lim, uno dei devoti locali, ha detto a Fides: “Segnati da questa pandemia, continuiamo a mostrare il nostro amore per Gesù Bambino. Preghiamo perché la pandemia ci permetta di testimoniare il nostro amore verso il prossimo, specialmente i più poveri, sofferenti e bisognosi".
L'immagine del Santo Niño di Cebu è legata all'origine del cristianesimo nelle Filippine: fu portata nell'arcipelago 500 anni fa dall'esploratore portoghese Ferdinando Magellano il 14 aprile 1521, come dono alla regina Juana, che venne battezzata. Successivamente furono battezzati anche il marito di Juana, Rajah Humabon e circa 800 indigeni nativi. Fu la prima comunità cristiana nelle Filippine.
Nel 1565, quando il conquistatore spagnolo Miguel Lopez de Legazpi arrivò a Cebu, un soldato spagnolo trovò l'immagine all'interno di una casa bruciata di un abitante locale. Da allora, la festa e la devozione legata al Santo Niño è diventata la festa più popolare della regione e tra le più importanti feste religiose a livello nazionale.
(SD-PA) (Agenzia Fides 18/1/2021)
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ASIA/INDONESIA - Fioritura di vocazioni nell'emergenza pandemica: la gioia di essere missionari
 
Maumere (Agenzia Fides) - “In un contesto mondiale aggravato dalla pandemia del Coronavirus, nell’isola di Flores non mancano notizie positive. Nei prossimi mesi infatti sono in programma nuove ordinazioni sacerdotali, che si andranno ad aggiungere a quelle recenti di 20 Missionari Verbiti, 3 dell'Istituto dei Padri Vocazionisti e 1 Stimmatino”, scrive all’Agenzia Fides Padre Luigi Galvani, missionario Camilliano presente sull’isola da oltre 10 anni. A Flores si contano numerose vocazioni sacerdotali e religiose: “Sono tanti gli Istituti maschili e femminili che hanno realizzato i loro seminari e case religiose. Abbiamo il Seminario filosofico e teologico più grande della Chiesa cattolica nel mondo, dei Missionari Verbiti, con oltre mille e duecento studenti che Papa Giovanni Paolo II ha visitato nel 1989" ricorda p. Galvani.
Il Camilliano spiega che a Flores il Coronavirus ha limitato la sua presenza finora ma che, tuttavia, le difficoltà non mancano: “L'isola di Flores - rileva - è considerata tra le più povere dell'Indonesia ma ha la caratteristica di avere la più alta percentuale di cattolici (il 70%) delle 17 mila isole del grande arcipelago Indonesiano. La popolazione qui ha bisogno di tutto, generi alimentari, assistenza sanitaria oltre a necessità di base. Ogni mese distribuiamo pacchi alimentari a circa 200 famiglie particolarmente indigenti. Inoltre, curiamo sempre con passione la costruzione di casette speciali per malati con problemi mentali reduci da anni di emarginazione in misere situazioni igieniche e di povertà. Ne abbiamo realizzate già una cinquantina dando nuova gioia e speranza a tanti poveri malati" (vedi Fides 15/3/2019).
(LG/AP) (Agenzia Fides 18/1/2021)
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ASIA/LIBANO - Crisi libanese, il Patriarca maronita invoca una netta distinzione tra sfera civile e appartenenze religiose
 
Bkerké (Agenzia Fides) – Il Libano riuscirà a sopravvivere alla crisi di sistema che attraversa da anni solo quando verrà marcato in maniera più netta e decisa il confine che tiene distinto l’ambito politico-istituzionale dalle dinamiche di appartenenza religiosa. Lo ha ribadito con forza il Patriarca maronita Bechara Boutros Rai, inserendo l’appello al termine dell’omelia della liturgia eucaristica da lui presieduta domenica 17 gennaio nella chiesa delle sede patriarcale di Bkerké. Nel suo intervento, il Patriarca ha anche aggiunto che la messa a punto di una reale distinzione tra i processi politici e le dinamiche di appartenenza religiosa-confessionale permetterebbe al Paese di sollevarsi dalla crisi e riprendere il cammino anche conservando l’attuale sistema istituzionale libanese, fondato proprio sulla distribuzione degli incarichi istituzionali e politici in base alle diverse appartenenze confessionali.
“Se avremo” ha detto esattamente il Patriarca “un vero Stato di diritto, uno Stato che non mescola l’ambito civile e quello religioso, e dove i politici non sfruttano la loro affiliazione religiosa o confessionale per tornaconto personale, ma sono fedeli e leali solo nei confronti della Nazione libanese, allora noi potremo davvero dire che è sorta una nuova alba sul Libano. E in questo caso, non sarà necessario neanche modificare il sistema, ma piuttosto rispettarne le disposizioni”.
Nel corso della sua omelia, il Cardinale libanese ha di nuovo esortato il Presidente Michael Aoun e il Premier designato Saad Hariri, a mettere da parte incomprensioni e risentimenti personali, in modo da incontrarsi e dialogare sui nomi dei ministri da selezionare per la nuova compagine di governo. La situazione catastrofica del Paese - ha aggiunto il Patriarca Rai – non può tollerare ulteriori rinvii nella formazione del governo.
L’ultimo governo libanese in carica, presieduto dal Premier Hassan Diab, è caduto dopo le proteste seguite alle esplosioni nel porto di Beirut del 4 agosto 2020. Il Premier dimissionario Diab, insieme a tre ex ministri, è stato anche sottoposto a processo per responsabilità in quel disastroso evento. Il sunnita Hariri, leader del Partito politico “Futuro”, è stato incaricato di formare un nuovo governo il 22 ottobre 2020, ma da allora non è ancora riuscito a costituire il nuovo gabinetto, anche a causa delle tensioni istituzionali sorte tra il Premier incaricato e il Presidente Aoun intorno alla lista dei ministri che dovrebbero comporre la squadra di governo. A complicare lo scenario ci sono anche nuove pressioni internazionali che puntano a condizionare il profilo politico del nuovo esecutivo. (GV) (Agenzia Fides 18/1/2021)


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AMERICA/EL SALVADOR - L'Arcivescovo di San Salvador: dopo 29 anni gli accordi di pace devono essere ancora realizzati e l’ingiustizia continua
 
San Salvador (Agenzia Fides) - Nel suo consueto incontro domenicale con i giornalisti, l'Arcivescovo di San Salvador, Mons. José Luis Escobar Alas, ieri si è soffermato come primo punto, sulla richiesta fatta al Congresso per una modifica della Costituzione, in modo che vi sia scritto il diritto umano di ogni cittadino ad una alimentazione adeguata. I cittadini di El Salvador infatti non godono di questo diritto benché il paese abbia firmato gli accordi proposti dalle Nazioni Unite già dal 1948. Come ha sottolineato l'Arcivescovo, "il paese manca di una politica di sicurezza alimentare e nutrizionale. Si spera - ha aggiunto -, che sia approvata nell'assemblea del prossimo 19 gennaio".
L'Arcivescovo quindi si è soffermato sugli "Acuerdos De Paz" (Accordi di Pace) di 29 anni fa, evidenziando che non dovrebbero continuare a essere celebrati, in quanto la popolazione è ancora in attesa della loro realizzazione. Inoltre il cambio di nome fatto dal presidente Bukele, poco interessa, ha commentato, sono molto più importanti i contenuti che il nome.
Il 16 gennaio 1992 il governo firmò un Accordo di pace con la guerriglia di sinistra al castello di Chapultepec, a Città del Messico, mettendo fine a una guerra civile durata 12 anni e nella quale sono morte 75mila persone.
Gli Accordi di Pace inizialmente sono stati una cosa buona, ma tutto è rimasto lì, ha detto il Presule: “Non si è svolto il processo di pace richiesto, tutte le famiglie delle vittime sono rimaste deluse e tutta la popolazione è impotente davanti ad una legge dell’amnistia che non ha permesso la giustizia". "E' vero che il primo accordo è stato quello di vivere in democrazia, ma l'ingiustizia continua" ha sottolineato Mons. Escobar Alas.
"Sono trascorsi 29 anni da questa firma, e non si vede la vera riforma che si era proposta. E’ una cosa molto triste – ha affermato -. Per esempio, la riforma tributaria. Non si è fatto nulla al riguardo. I poveri continuano a pagare gli stessi tributi dei ricchi. La riforma delle pensioni, un altro caso simile. La riforma educativa, ancora niente. Solo con la riforma costituzionale dell'acqua siamo riusciti nell’intento, ma con molta fatica e senza le proposte di una vera riforma. Ecco perché questi Accordi di Pace non si vedono sotto questo aspetto. C'è sempre violenza. Ecco perché insistiamo che gli Accordi di Pace sono stati una cosa buona, ma si devono ancora realizzare, per dare origine ad una nuova società".
Poi ha sottolineato che "celebrare gli Accordi che non sono stati realizzati, è un vero peccato, non ha senso. Noi vogliamo giustizia, e giustizia per il popolo. Sono ormai 5 anni che abbiamo proposto la Legge di Riconciliazione, ma ancora niente" ha concluso l’Arcivescovo.
(CE) (Agenzia Fides 18/01/2021)
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AMERICA/BRASILE - I Vescovi di Amazonas e Roraima: “per l'amor di Dio, mandateci ossigeno per i malati di Covid-19”
 
Manaus (Agenzia Fides) – Di fronte alla crisi sanitaria provocata dalla seconda ondata di pandemia da Covid-19 che sta colpendo lo stato di Amazonas, e in particolare Manaus, la Regione Norte 1 della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), che comprende il Nord di Amazonas e Roraima, ha lanciato la campagna "Amazonas e Roraima contano sulla tua solidarietà". L'azione mira ad aiutare le vittime di Covid-19 che soffrono senza cure adeguate negli ospedali.
Nella nota pubblicata dai Vescovi si afferma: "Come Chiesa cattolica, chiediamo alle autorità di sforzarsi per prevenire il maggior numero possibile di morti, e alla popolazione amazzonica, affinché la cura e il rispetto dei decreti promulgati siano assunti da tutti e da tutte, come strumento per contribuire a contenere gli effetti della seconda ondata della pandemia. Ci auguriamo che i più poveri non siano esclusi dalle cure e che la solidarietà e la cura comune siano assunte da tutti e da tutte, tenendo presente la ‘consapevolezza di essere una comunità mondiale che viaggia sulla stessa barca’ (FT 32)".
L'Arcivescovo di Manaus, Mons. Leonardo Steiner, ha lanciato un appello attraverso un video diffuso sui social network: "Nella prima ondata, le persone sono morte a causa della mancanza di informazioni, della mancanza di letti negli ospedali, della mancanza di letti nella terapia intensiva di Amazonas e Roraima. Oggi, nella seconda ondata, le persone muoiono a causa della mancanza di posti letto negli ospedali, per la mancanza di letti nella terapia intensiva e, sorprendentemente, per la mancanza di ossigeno. Le persone, anche se ricoverate in ospedale, non hanno ossigeno. Noi Vescovi di Amazonas e Roraima facciamo un appello: per l'amor di Dio, mandateci ossigeno, forniteci ossigeno. Le persone non possono più morire per mancanza di ossigeno, per la mancanza di letti in terapia intensiva".
Secondo la Fundação de Vigilância em Saúde do Estado do Amazonas, dall’1 al 14 gennaio, il numero di contagi è aumentato a 21.786 persone, con una media di 1.556 casi giornalieri e 635 morti, in media 45 morti al giorno, la stragrande maggioranza a Manaus. Il numero di sepolture nei cimiteri di Manaus, dove il 13 gennaio sono state sepolte 198 persone fa pensare che il numero delle vittime del Covid-19 sia maggiore di quanto indicato dai dati ufficiali.
I Vescovi della Regione Norte 1 rilevano che il rilassamento delle misure di distanziamento e la mancanza di cure personali, soprattutto l'uso di mascherina e gel alcolico, sono state una costante negli ultimi mesi. “Insieme a questo, siamo indignati per la situazione che stiamo vivendo, visto che non sempre sono state ascoltate le segnalazioni di scienziati ed epidemiologi, che da diversi mesi annunciavano l'arrivo di una seconda ondata, e non sono state prese adeguate misure sanitarie”. (SL) (Agenzia Fides 18/1/2021)
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ASIA/VIETNAM - Dimissioni e nomina del Vescovo di Xuân Lôc
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il 16 gennaio 2021, il Santo Padre Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Xuân Lôc (Viȇt Nam), presentata da S.E. Mons. Joseph Đình Đúc Đao. Gli succede S.E. Mons. John Do Văn Ngân, finora Vescovo titolare di Buleliana ed Ausiliare della medesima Diocesi. (SL) (Agenzia Fides 18/1/2021)

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