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mercoledì 15 dicembre 2021

Agenzia fides Newsletter completa 15 dicembre 2021

 

EUROPA/ITALIA - I corridoi umanitari dall’Afghanistan, una via per salvare vite
 
Trento (Agenzia Fides) - Le organizzazioni cristiane impegnate in Italia con aiuti umanitari, progetti di sviluppo e accoglienza, mettono a servizio le proprie risorse, le competenze e la “passione per l’umanità” che le caratterizza, per attivare i corridoi umanitari, esperienza che permetterà di accogliere in Italia profughi afghani. E lo fanno, come riferito all’Agenzia Fides, chiedendo che le istituzioni diano un valido supporto, e possano sbloccare le procedure per avviare concretamente il programma, nella certezza di fondo che “chi salva una vita, salva il mondo intero”, come recita la nota frase del Talmud.
Il Protocollo d’Intesa siglato con il Governo italiano il 4 novembre scorso, prevede l’attivazione di un canale di ingresso legale in Italia, per cittadini afghani bisognosi di protezione internazionale, provenienti da campi profughi in Pakistan, Iran o altri paesi di primo asilo o di transito. Saranno 1.200 le persone accolte in due anni (con un possibile ampliamento), trasferite tramite voli organizzati dal governo italiano.
Tra le organizzazioni firmatarie vi sono la Caritas Italiana, la Federazione delle Chiese Evangeliche, la Tavola Valdese, la Comunità di Sant'Egidio, l’Arci. Nel convegno dal titolo “Afghanistan, il futuro negato”, tenutosi a Trento il 14 dicembre, le organizzazioni hanno messo in luce la bontà dell'iniziativa che vede una collaborazione tra governo italiano e società civile, sottolineando il valore di un modello, quello dei corridoi umanitari. “Il modello funziona e porta frutto – si è notato - soprattutto perché va ben oltre il semplice trasferimento, l’evacuazione, o il resettlement. Esso presuppone l’attenta preparazione della rete di accoglienza, nel contesto e nei territori che ospiteranno le persone accolte, tenendo conto della tipologie e delle specifiche esigenze quanti si trovano catapultati in una altra nazione”. Tale rete di accoglienza, composta da famiglie, comunità, parrocchie, organizzazioni locali, facilita l'integrazione e dunque anche il processo di autodeterminazione delle persone accolte, che possono nuovamente dare corpo al loro futuro. D’altro canto occorre preparare i territori di destinazione, per far sì che le persone accolte possano trovare una assistenza adeguata e un terreno fertile a tutti i livelli: logistico, solidale, culturale.
L’iniziativa dei corridoi umanitari – ha rilevato Cesare Zucconi, della Comunità di Sant’Egidio - “ha aperto una strada nuova, gestita in toto dalle organizzazioni della società civile; una strada che intende evitare i viaggi della morte, cercando percorsi sicuri e legali, sia pel persone coinvolte, sia per i paesi che accolgono”. Si sono così consolidate buone pratiche replicabili a livello europeo, seguendo il criterio generale di accoglienza e protezione di persone vulnerabili. Le organizzazioni coinvolte chiedono al governo italiano di attivare in tempi brevi le procedure che agevolino il processo, aprendo canali di dialogo con i governi dei paesi coinvolti (soprattutto Pakistan e Iran), coordinando anche le iniziative di ricongiungimento familiare.
(PA) (Agenzia Fides 15/12/2021)
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AFRICA/GIBUTI - La piccola ma significativa presenza di una Chiesa dialogante e in cammino
 
Gibuti (Agenzia Fides) - “È una Chiesa piccola, fragile, ma forte della luce del Vangelo che non può essere annunciato verbalmente, essendo un paese islamico, ma vissuto. Certamente i cristiani e le sorelle che vivono lì sono una piccola ma significativa presenza”. A parlare con l’Agenzia Fides è Suor Simona Brambilla, Superiora Generale delle Missionarie della Consolata (MC), congregazione che a Gibuti opera con una missione aperta nel 2004.
Al confine tra Etiopia e Somalia, il Gibuti è una terra deserta che ospita diverse etnie, e dove tanto la Chiesa ha fatto in termini di dialogo nel rispetto delle differenze. È proprio di alcuni giorni fa una intervista di Mons. Giorgio Bertin, Vescovo di Gibuti, Amministratore apostolico di Mogadiscio, rilasciata al settimanale cattolico “La difesa del Popolo”. Il Vescovo, parlando della situazione geopolitica della Somalia e del lavoro della Chiesa, ha ricordato come a Gibuti essa abbia addirittura precorso i tempi come nel caso dell’azione a favore delle persone con disabilità, che fino a pochi anni fa venivano tenute segregate a casa.
In questo modo, nel tempo ne è nata un’agenzia statale che se ne prende cura e promuove, insieme alle missioni come quella dove si trova Suor Anna Bacchion MC, a Gibuti dall’inizio della fondazione della missione, nel 2004, che del progetto inclusivo “École pur tous” racconta all’Agenzia Fides: “Nel 2013 è iniziata una scuola inclusiva destinata ai bambini disabili fisici e mentali. Questo progetto è stato ideato e realizzato dalla Chiesa di Gibuti.
Ora, dopo anni d’intenso lavoro, diversi bambini sono stati ammessi alla scuola primaria sia pubblica che privata. Le loro famiglie hanno compreso il significato di questa scuola. Prima i loro bambini, perché disabili, rimanevano chiusi, nascosti nelle loro capanne, ed ora sono liberi e più sicuri di loro stessi, perché, come gli altri bambini, possono scrivere e leggere. I nostri bambini escono da questa scuola con la convinzione di sapere fare delle belle cose. Questo programma è iniziato come un piccolo seme, ma ora si è sviluppato ed è stato adottato anche dal Governo il quale vuole estenderlo a tutte le scuole per facilitare l’inserimento dei bambini disabili nelle scuole pubbliche”. Suor Anna, che nel 1976 aveva già vissuto in Libia un’esperienza missionaria in un contesto musulmano, definisce entrambe le esperienze positive e illuminanti nella comprensione di un fatto: il dialogo di vita deve contagiare e diffondere i valori dell’accoglienza e della tenerezza.
“A Gibuti, dal 2004 – conclude la religiosa - ho iniziato un dialogo semplice, un dialogo che si mette in silenzio per ascoltare, cercando di valorizzare il bene presente nell’ altro, un dialogo che cerca di emanare il profumo di Cristo. Non ho trovato difficoltà ad entrare in dialogo con i poveri dei nostri villaggi ed anche con i grandi. Il mio popolo è un popolo che crede, che prega, che celebra le feste, che gioisce, che soffre e che spesso desidera soltanto la nostra vicinanza per condividere le loro gioie e le loro difficoltà”.
(EG) (Agenzia Fides 15/12/2021)
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AFRICA/SUD SUDAN - Nella contea di Ezo verso un mondo post pandemico inclusivo accessibile e sostenibile
 
Yambio (Agenzia Fides) - "Leadership e partecipazione delle persone con disabilità verso un mondo post Covid-19 inclusivo, accessibile e sostenibile" è stato il tema dell’incontro organizzato nella contea di Ezo, una delle dieci dello Stato dell’Equatoria occidentale, in occasione della Giornata Internazionale per le persone con disabilità.
Secondo quanto pervenuto dall’Arcidiocesi di Tombura Yambio, l’evento è stato coordinato dalla Star Trust in collaborazione con diverse agenzie umanitarie della contea. Tra i progetti chiave che si stanno implementando a Ezo, in particolare quello riguardante il mercato agricolo, Smallholder Agriculture Market Support (SAMS) finanziato dal World Food Program (WFP), The Youth Economic Empowerment Project (YEEP) finanziato dal Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) e il Local Response Pool Fund (LRPF) Progetto Rapid Emergency Response (RER) che sostiene 120 persone che vivono con disabilità nel centro di Ezo Payam.
Il Ministro di Stato per il genere, l'infanzia e la previdenza sociale, Anigunde Cecilia, intervenuta insieme alle autorità della Chiesa locale, del governo e altre agenzie umanitarie, ha applaudito tutte le organizzazioni che operano nella contea di Ezo per il loro sostegno alle persone più vulnerabili e ha esortato i genitori a prendersi cura dei propri figli e a mandarli a scuola. Anigunde ha inoltre sollecitato i membri della comunità a continuare a sostenere gli sfollati interni arrivati in cerca di rifugio e pace nella contea e soprattutto le persone che vivono con disabilità.
Il ministero ha donato articoli assortiti alle persone che vivono con disabilità e ha assicurato loro di coinvolgere altri partner per fornire loro ulteriore assistenza. Il ministro
(AP) (Agenzia Fides 15/12/2021)
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ASIA/PAKISTAN - Migliorare le relazioni interreligiose: l'impegno delle organizzazioni cristiane
 
Lahore (Agenzia Fides) - “Il dialogo interreligioso è di grande importanza in Pakistan: gli incontri tra persone di diverse religioni sono indispensabili per superare le tensioni e le divisioni, per eliminare la violenza, l'odio e la discriminazione di casta, credo e religione nella nostra società. Il dialogo interreligioso contribuirà a creare una società civile tollerante e pacifica. È molto importante che il nostro governo promuova tale approccio nelle scuole e a tutti i livelli sociali". Lo dice all'Agenzia Fides p. James Channan OP, sacerdote domenicano e direttore del "Peace Center" a Lahore. "Il nostro attuale governo - nota padre Channan - ha già compiuto passi avanti in tal senso e deve fare molto di più per rendere il nostro Paese molto pacifico e armonioso”.
Nei giorni scorsi padre Channan è intervenuto ad una conferenza nazionale sul futuro delle relazioni interreligiose in Pakistan, organizzata a Lahore dal "Centro per la giustizia sociale", con la partecipazione di organizzazioni della società civile, promotori dei diritti umani, avvocati, giornalisti, rappresentanti politici e leader delle minoranze religiose.
Il cattolico Peter Jacob, direttore del "Centro per la giustizia sociale", ha dichiarato che " per rafforzare l'armonia interreligiosa in Pakistan, bisogna affrontare e rimuovere fenomeni come l'intolleranza sociale, l'accaparramento di terre, l'incitamento all'odio, la conversione forzata delle ragazze non musulmane; tali sfide vanno affrontate attraverso provvedimenti legislativi, amministrativi ed educativi”.
Jacob ha ricordato la sentenza della Corte Suprema dl Pakistan, del 19 giugno 2014, che invitava le istituzioni a tutelare le minoranze religiose, notando la necessita di darle attuazione. I cristiani continuano a chiedere un apposito disegno di legge sul divieto di conversione forzata delle donne delle minoranze religiose e sulla protezione dei luoghi di culto.
Syeda Mehnaz Hassan, pedagogista e scienziata sociale, notando che "il Pakistan è molto ricco di cultura e di storia e religioni diverse”, ha invitato a "rafforzare la pace e l'armonia tramite un approccio multiculturale e multireligioso nel processo educativo”.
Sara Rizvi Jafree, nota sociologa, ricercatrice ed educatrice, ha rilevato "la complessa relazione tra il basso status socio-economico delle minoranze religiose in Pakistan e gli alti livelli di intolleranza religiosa". Promuovendo l'armonia interreligiosa, ha detto, "si compie il primo passo per migliorare lo status delle minoranze religiose nel Paese”.
Secondo l'avvocato Saroop Ijaz, "l'uguaglianza dei cittadini è una precondizione per qualsiasi democrazia moderna funzionante. Il futuro delle relazioni interreligiose dipende dal riconoscimento e dal rispetto del principio di uguaglianza".
Qais Aslam, professore ed economista, ha ricordato che "la Costituzione del Pakistan riconosce diritti e pari opportunità per tutti, quindi occorre rispettare la diversità di cultura, etnia, genere e credo religioso, lavorando per rafforzare l'armonia interreligiosa per la coesistenza pacifica di persone di tutte le fedi in Pakistan”.
(AG-PA) (Agenzia Fides 15/12/2021)
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ASIA/INDIA - Missionarie della Carità accusate di proselitismo: per i cattolici è pura diffamazione
 
Vadodara (Agenzia Fides) - "Le Missionarie della Carità sono prese di mira dai nazionalisti indù. Si tratta di pura diffamazione; si vogliono diffamare e calunniare le suore e le istituzioni cristiane". Così dichiara all'Agenzia Fides il cappuccino padre Suresh Mathew, direttore del settimanale cattolico “Indian Currents”, commentando l'accusa di "conversione religiosa" mossa contro le Missionarie della Carità che lavorano nello stato del Gujarat, nell'India occidentale.
Le religiose sono state incriminate ai sensi del "Gujarat Freedom of Religion Act", legge in vigore dal 2003. Secondo la denuncia, depositata alla polizia di Makarpura il 12 dicembre, le suore avrebbero "ferito i sentimenti religiosi indù" e "attirato verso il cristianesimo giovani ragazze" in una casa di accoglienza che gestiscono nella città di Vadodara. In precedenza, l'ufficiale dei servizi sociali distrettuali, Mayank Trivedi, ha visitato la Casa per ragazze gestita dalle Missionarie della Carità, affermando che " le ragazze della casa sono obbligate a leggere testi religiosi cristiani e a partecipare a preghiere di fede cristiana, con l'intenzione di condurle al cristianesimo”. "Si fa loro indossare una croce al collo e si pone la Bibbia sul tavolo della sale, per costringerle a leggerla È un tentativo criminale costringere le ragazze alla conversione religiosa", si legge nel rapporto consegnato alla polizia.
Le Missionarie della Carità, congregazione fondata da Madre Teresa di Calcutta, negano ogni accusa. “Non siamo coinvolte in nessuna attività di conversione religiosa. Ospitiamo 24 ragazze che vivono con noi e seguono la nostra pratica di vita. Non abbiamo convertito nessuno o costretto nessuno a sposarsi con rito cristiano”, ha affermato una portavoce delle Missionarie della Carità.
Secondo la denuncia della "Child Welfare Committee", le suore avrebbero anche costretto una ragazza indù a sposarsi in una famiglia cristiana, secondo il rito cristiano. Il commissario di polizia di Vadodara, Shamsher Singh, ha riferito che la polizia svolgerà ulteriori indagini sulla questione.
Il Gujarat è governato dal partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party (BJP). In Gujarat, e in altri sette stati indiani, sono in vigore apposite "leggi anti-conversione" che sottopongono al vaglio di un magistrato il cambiamento personale di fede religiosa e puniscono la conversione religiosa operata con mezzi fraudolenti.
Nel 2018, le Missionarie della Carità nello stato indiano di Harkhand sono state accusate di proselitismo e traffico di minori e una una suora è stata trattenuta dalla polizia per qualche tempo. In India circa 5.200 Missionarie della Carità gestiscono 277 case e istituti con attività sociali e caritative.
(SD-PA) (Agenzia Fides 15/12/2021)



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ASIA/TERRA SANTA - Patriarchi e Capi delle Chiese chiedono ai governi locali una “zona di salvaguardia” per il quartiere cristiano di Gerusalemme
 
Gerusalemme (Agenzia Fides) – I governi locali che attualmente controllano la Terra Santa sono sollecitati ad “avviare un dialogo” tra di loro e con le Chiese e comunità ecclesiali lì presenti, in vista della creazione di una “zona speciale” di tutela culturale con l’obiettivo di “salvaguardare l'integrità del Quartiere cristiano nella Città Vecchia di Gerusalemme” e “garantire che il suo carattere unico e il suo patrimonio siano preservati per il bene della comunità locale, la nostra vita nazionale e nel mondo intero”. Contiene anche questa inedita richiesta-proposta l’appello diffuso nell’imminenza del Natale dai Patriarchi e dai Capi delle Chiese di Terra Santa, focalizzato sulle “correnti minacce” alla presenza cristiana nelle terre in cui è nato, morto e risorto Gesù Cristo.
La richiesta sembra riecheggiare, in termini più attenuati, le proposte delineate in passato anche dalla diplomazia vaticana, che prefiguravano come conveniente la definizione di uno “Statuto internazionalmente garantito” per la parte storica della Città Santa, che ancorasse a livello internazionale la tutela dei Luoghi Santi e la loro accessibilità ai credenti di tutto il mondo, per preservarli anche da iniziative unilaterali e “politiche dei fatti compiuti” eventualmente perseguite e messe in atto da singoli Stati o entità politiche locali.
Il nuovo pronunciamento di Patriarchi e capi delle Chiese e comunità ecclesiali di Terra Santa prende atto “con gratitudine” dell’impegno profuso dal governo d’Israele per garantire una vita sicura ai cristiani in Terra Santa, preservando la loro presenza come componente imprescindibile del locale “mosaico” comunitario. Una prova di tale impegno – riconoscono i capi delle Chiese – eè rappresentato dagli sforzi messi in atto da Israele per facilitare l’accesso dei milioni di cristiani che arrivano da tutto il mondo a visitare come pellegrini i Luoghi Santi. Nel contempo, il pronunciamento dei rappresentanti delle comunità cristiane locali ricorda gli “innumerevoli attacchi” subiti da chiese, monasteri e rappresentanti del clero da parte di “gruppi radicali”. Profanazioni e assalti perpetrati con l’evidente obiettivo di “espellere” la presenza cristiana da Gerusalemme e dalla Terra Santa.
Il carattere spirituale e culturale dei singoli quartieri storici di Gerusalemme – ricordano i Capi delle Chiese di Terra Santa – “dovrebbe essere protetto, e è già tutelato nella legge israeliana per quanto riguarda il quartiere ebraico. Tuttavia, gruppi radicali continuano ad acquisire proprietà strategiche nel quartiere cristiano, con l'obiettivo di diminuire la presenza cristiana, spesso usando rapporti subdoli e tattiche intimidatorie per sfrattare i residenti dalle loro case”.
En passant, i Capi delle Chiese di Terra Santa ricordano anche che i pellegrinaggi dei cristiani provenienti da tutto il mondo portano “grandi benefici all'economia e alla società israeliana”, e citano un recente rapporto dell'Università di Birmingham, secondo il quale il flusso di pellegrini e turisti cristiani “contribuisce per 3 miliardi di dollari all'economia israeliana”. Inoltre, la comunità cristiana locale, sebbene si stia assottigliando in termini numerici, continua a offrire alle società civili di Israele, Giordania e Palestina una rete “sproporzionata” di iniziative nei campi sttrategici dell’educazione, della sanità e delle opere sociali a favore delle fasce più povere della popolazione.
Proprio sulla base di queste premesse, i Capi e i patriarchi delle Chiese di Terra Santa chiedono alle autorità politiche di Israele, Palestina e Giordania di avviare con loro un “dialogo urgente” per affrontare l’emergenza rappresentata dai citati “gruppi radicali” e per confrontarsi in merito alla “creazione di una speciale zona culturale relativa al patrimonio cristiano”. In modo da “salvaguardare l'integrità del Quartiere cristiano nella Città Vecchia di Gerusalemme e garantire che il suo carattere unico e il suo patrimonio siano preservati per il bene della comunità locale, il nostro vita nazionale e nel mondo intero”. (GV) (Agenzia Fides 15/12/2021)
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AMERICA/BOLIVIA - I Vescovi: contemplando la famiglia di Betlemme, ogni casa diventi una scuola di crescita e di esperienze positive
 
La Paz (Agenzia Fides) – In vista del Natale e della conclusione dell’anno civile, i Vescovi della Bolivia fanno una valutazione “serena ma speranzosa” su alcuni temi in sospeso della vita nazionale che i boliviani “devono saper affrontare con saggezza e cuore sereno”. Citano quindi la legalizzazione dell'aborto, i femminicidi, gli infanticidi e altre forme di terribile violenza, esortando: “sarà importante creare spazi di dibattito con una adeguata informazione, nel quadro del rispetto e riconoscendo la dignità di tutte le persone come amati figli di Dio, impegnandoci nella ricerca di soluzioni e di opportunità migliori, lasciando da parte ideologie e interessi politici”.
Nel convidere questo messaggio di speranza, che ha per titolo “Celebrare il dono della vita”, la Chiesa cattolica in Bolivia “composta da fedeli di tutte le età, donne e uomini, che ogni giorno si sforzano di testimoniare la fede”, esprime la propria solidarietà a tutte le persone che hanno sofferto per la perdita dei propri cari, a causa della pandemia, dell'eccessiva violenza o di altre circostanze.
“Auspichiamo – prosegue il messaggio dei Vescovi pervenuto a Fides - che ogni persona, contemplando la famiglia di Betlemme, recuperi i valori che ci aiutano a fare di ogni casa una scuola di crescita e di esperienze positive, come: accoglienza, rispetto del Dono della Vita, incontro fraterno, solidarietà e dialogo tra fratelli. Non dimentichiamo che Gesù, il Figlio di Dio, si è fatto uomo assumendo la nostra umanità al solo scopo di salvarci e rendere più dignitosa la vita di tutti”.
I Vescovi ricordano infine che il tempo di Avvento ci prepara ad accogliere “il miglior dono di Dio per il suo Popolo, l'Emmanuele, il Dio con noi, che viene a donarci speranza e salvezza integrale; Lui ci restituisca i valori della convivenza pacifica, del rispetto, della fiducia e della vita piena”. Auspicano quindi che la celebrazione della nascita di Gesù “rafforzi le nostre speranze e ci incoraggi a seguire un cammino di crescita personale e comunitaria di servizio ai più bisognosi. Cristo nostro Salvatore rinnovi i nostri desideri di riconciliazione, unità e pace per l'anno 2022”. (SL) (Agenzia Fides 15/12/2021)
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AMERICA/BRASILE - Pastorale della Terra: in otto mesi registrati 26 omicidi
 
Brasilia (Agenzia Fides) – Secondo i dati del Centro di Documentazione della Commissione Pastorale della Terra (CPT) sui conflitti nei campi, nel periodo dal 1 gennaio al 31 agosto 2021, sono stati registrati 26 omicidi legati a conflitti per la terra. Rispetto a tutto l'anno 2020, rappresentano un aumento del 30%. Delle 26 vittime di omicidio, 8 erano indigeni, 6 senza terra, 3 occupanti abusivi, 3 quilombola, 2 coloni, 2 piccoli proprietari e 2 donne rompi cocco Babassu. In relazione al 2020, il numero di indigeni e quilombola uccisi è rimasto lo stesso, mentre il numero dei senza terra è triplicato, da 2 nel 2020 a 6 nel 2021. Tutti i quilombolas uccisi nel 2021 (3) provenivano dal Maranhão, lo stato con il più alto numero di omicidi nell'anno (9), circa un terzo del totale registrato finora.
Secondo la nota del CPT pervenuta a Fides, tutti i 6 senza terra sono stati uccisi in Amazzonia, di loro cinque sono stati uccisi a Rondônia. Erano tutti membri della Lega dei Contadini Poveri. Tre di loro sono stati uccisi in un massacro avvenuto il 13 agosto, dal Battaglione Operazioni Speciali (BOPE) del Primo Ministro di Rondônia e dalla Forza di Sicurezza Nazionale, a Nova Mutum, distretto di Porto Velho. Questo è stato l'unico massacro registrato dal CPT finora nel 2021. Il conflitto nella regione rimane molto teso. Il numero di occupanti abusivi uccisi è passato da 1 nel 2020 a 3 nel 2021 e quello dei coloni da 1 nel 2020 a 2 nel 2021. (SL) (Agenzia Fides 15/12/2021)

lunedì 13 dicembre 2021

Agenzia Fides: dalla Cina,Dal Messico e dal Brasile

 

ASIA/CINA - Si accendono le luci del Natale: la comunità cattolica intensifica il cammino spirituale e le opere caritative
 
Pechino (Agenzia Fides) – Ieri, nella terza domenica di Avvento, le luci natalizie, luci della speranza, hanno illuminato le diverse parrocchie di Pechino, con una grande emozione dei fedeli, che sono potuti tornare nelle chiese dopo l’ennesima restrizione causata dal Covid-19. Tra queste comunità, i fedeli della parrocchia di Nostra Signora del Monte Carmelo, hanno riempito il cortile della chiesa con le candele accese in mano, sussurrando le preghiere avendo per sottofondo il canto melodioso del Coro parrocchiale “Teodorico Pedrini”. In questo modo hanno reso omaggio a p. Teodorico Pedrini (CM, Fermo 30 giugno 1671 – Pechino 10 dicembre 1746), grande missionario italiano, teologo e autore di canti sacri, che fondò e visse in questa chiesa durante il suo soggiorno nella capitale dell’impero della dinastia Qing. E’ stato un momento suggestivo, soprattutto un momento forte di fede e di missionarietà, perché i fedeli hanno trasmesso la gioia del messaggio cristiano a tutti coloro che vivono nei dintorni, offrendo una testimonianza viva e eloquente.
Il cammino verso Natale dei cattolici cinesi si è intensificato in queste settimane anche attraverso opere caritative concrete. Il giorno della festa di San Francesco Saverio, Patrono della missione in Cina, il gruppo della Carità della parrocchia di Aozhen, della città di Ordos, nella Mongolia interna, guidato da don Qiqigeli, di origine mongola, e dalle suore, nonostante la temperatura sottozero, è andato in visita alla casa di riposo della contea. Oltre ai regali natalizi, hanno portato agli anziani l’Amore del Signore, attraverso le cure mediche, l’assistenza e la disponibilità ad ascoltarli e ad intrattenersi con loro per una giornata. Infine, il parroco ha impartito la benedizione agli anziani e agli operatori.
La Comunità ecclesiale di Base di Yongnian a Shanghai è stata costituita 16 anni fa da un gruppo di lavoratori immigrati della diocesi di Yongnian (oggi Handan), della provincia dell’Hebei. Lungo questi anni di duro lavoro, non hanno mai trascurato la vita di fede e l’impegno caritativo. Durante la celebrazione liturgica sul tema “Sulla strada della beatitudine” del 4 dicembre, i membri del gruppo hanno confermato lo spirito di attaccamento sia per la diocesi madre di Yongnian che per la diocesi di Shanghai, che li ha accolti. Oltre alla partecipazione attiva alla vita della parrocchia dove sono ospiti e all’incontro mensile comunitario, nelle vicinanze del Natale, i membri della Comunità hanno aiutato le famiglie in difficoltà, donato il sangue, visitato gli anziani e i malati. Hanno anche sostenuto economicamente la costruzione del Vescovado, del Centro di Formazione diocesano, dell’orfanotrofio e della restaurazione delle chiese in varie diocesi.
(NZ) (Agenzia Fides 13/12/2021)
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AMERICA/MESSICO - Red Clamor: “Non vogliamo che i migranti vittime di varie forme di violenza, continuino ad aumentare nel mondo”
 
Città del Messico (Agenzia Fides) – Red Clamor, la rete ecclesiale latinoamericana impegnata per i migranti, i rifugiati e le vittime della tratta, insieme alla Dimensione Episcopale della Mobilità Umana della Conferenza Episcopale Messicana, chiede che il governo messicano "proponga meccanismi di regolarizzazione migratoria per i migranti, al fine di salvaguardare sia la loro vita che la loro dignità, durante il loro transito attraverso il territorio messicano, evitando così eventi deplorevoli come quelli che si sono verificati in Chiapas".
La tragedia stradale, causata da un camion su cui viaggiavano i migranti che si è schiantato contro un muro, è
avvenuta il 9 dicembre nello stato messicano del Chiapas. Hanno perso la vita oltre 50 migranti e sfollati e più di 100 sono rimasti feriti anche gravemente, è il "risultato di politiche migratorie sempre più disumane", sottolinea la dichiarazione pervenuta a Fides, citando il Servizio messicano dei gesuiti per i rifugiati. I migranti provenivano da diversi paesi dell'America Latina diretti verso gli Stati Uniti, tra loro c’erano uomini, donne, bambini e adolescenti.
“Non vogliamo che le cifre dei migranti, vittime della cultura dello scarto e sottoposti a varie forme di violenza continui ad aumentare nel mondo – sottolinea la dichiarazione -. E’ il momento che i governi e la società civile siano in grado di accogliere, proteggere, promuovere e integrare migranti, rifugiati, sfollati e vittime della tratta". Infine, ricordando le parole di Papa Francesco, Red Clamor, esprime il suo profondo dolore per le vittime, augurando una pronta guarigione ai feriti e la vicinanza alle loro famiglie.
A nome del Santo Padre Francesco, il Cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, ha inviato un telegramma all’Arcivescovo di Tuxtla Gutiérrez (México), S.E. Mons. Fabio Martínez Castilla, in cui esprime il dolore del Papa, la vicinanza alle famiglie delle vittime, offrendo preghiere di suffragio per i defunti e di pronto ristabilimento dei feriti.
Solo pochi giorni prima dell’incidente stradale, il 6 dicembre, i Vescovi messicani avevano lanciato un “Appello urgente al Governo del Messico” (vedi Fides 6/12/2021) in cui denunciavano, ancora una volta, la drammatica situazione dei migranti a Tapachula, in Chiapas: sovraffollamento, ritardi nelle procedure, vessazioni e abusi da parte delle autorità locali e federali, cui si è aggiunta “la disperazione e gli scoppi di violenze in risposta alle tante promesse non mantenute dal Governo federale”. (SL) (Agenzia Fides 13/12/2021)
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AMERICA/BRASILE - Difendiamo l’Amazzonia dagli attacchi frontali contro le popolazioni indigene, la foresta pluviale e la sicurezza idrica
 
Brasilia (Agenzia Fides) - "C'è un attacco frontale e articolato in corso contro le popolazioni indigene, le comunità tradizionali dell'Amazzonia, l'integrità della foresta pluviale amazzonica, la sicurezza idrica di tutti i brasiliani e la stabilità del sistema climatico planetario". Questa la denuncia di Commissioni e Organizzazioni legate alla Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB) in un articolo pubblicato il 10 dicembre, dal titolo eloquente: “In difesa dell’Amazzonia”.
Preoccupati per l'ondata di attacchi all'Amazzonia di quest'anno, le Commissioni per l'Ecologia Integrale e l'Amazzonia della CNBB, la Rete Ecclesiale Panamazzonico (Repam-Brasile), il Consiglio Missionario Indigeno (Cimi), la Commissione Pastorale della Terra (CPT) e la Commissione Brasiliana di Giustizia e Pace (CBJP) richiamano l'attenzione su queste minacce.
Nel testo, pervenuto all’Agenzia Fides, le realtà che operano in Amazzonia denunciano che, negli ultimi due anni, "la foresta pluviale amazzonica è stata consegnata dal governo federale a deforestatori, piromani e cercatori". Gli effetti dell'"incentivo al crimine" sono la crescita della deforestazione e della combustione. Un'altra realtà preoccupante è l'estrazione illegale, fatta con il consenso del governo, poiché si tratta di una "attività che occupa uno dei punti centrali dell'agenda del governo". I cercatori “invadono le comunità, uccidono e terrorizzano le popolazioni indigene, distruggono le foreste, inquinano i fiumi e intossicano gravemente gli organismi con il mercurio".
Le minacce passano anche attraverso le camere legislative. Alla Camera e al Senato, tre disegni di legge sono in fase di elaborazione "al fine di completare lo smantellamento della legislazione che protegge il patrimonio etnico, culturale e naturale del paese" denuncia l’articolo. Infine vengono ricordate le parole di suor Dorothy Stang, uccisa con sei colpi sparati a bruciapelo la mattina del 12 febbraio 2005 nel comune di Anapu (vedi Fides 16/2/2015): “La morte della foresta è la fine della nostra vita”. (SL) (Agenzia Fides 13/12/2021)

giovedì 18 novembre 2021

Agenzia fides 18 novembre 2021

 


AFRICA/UGANDA - Attentato a Kampala: “Gli ugandesi sono uniti nella preghiera”, dice una missionaria
 
Kampala (Agenzia Fides) - “La situazione a Kampala è ancora di stato di allerta. Il Parlamento resta chiuso e non si sa quando riprenderà le sessioni di lavoro. Le forze dell’ordine hanno invitato i cittadini a rimanere il più possibile a casa, limitandosi agli spostamenti necessari. Le immagini dei kamikaze che si fanno saltare in aria, mostrate nei telegiornali, sono davvero scioccanti ma, nonostante ciò, la vita continua: la gente deve portare a casa il pane quotidiano. Si devono superare paura e barriere, e la preghiera è un’arma straordinaria”. A riferirlo all’Agenzia Fides è Suor Fernanda Cristinelli, missionaria comboniana che opera in Uganda come responsabile del "Comboni Children Center" per il recupero di bimbi vittime di tratta nella capitale Kampala, parlando della duplice esplosione avvenuta in città nei pressi della Centrale di polizia e del Parlamento (vedi Fides 17/11/2021).
Il bilancio delle vittime è salito a 5 morti e 33 feriti, “anche se il numero delle vittime – rileva suor Fernanda - potrebbe essere superiore a quanto riportato finora, poiché cinque dei feriti sono in condizioni critiche”. “Le autorità ugandesi - conferma la religiosa - stanno indagando sugli attacchi e, secondo le rivendicazioni giunte finora, la responsabilità della violenza dovrebbe essere delle Allied Democratic Forces” (ADF), che si dice abbiano legami con lo Stato islamico”. In uno scenario di panico e di generale sgomento per la brutale violenza, “in queste ore concitate - riferisce la suora - la risposta dei fedeli è molto sentita: tutti gli ugandesi sono uniti nella preghiera”.
L’Uganda, solitamente risparmiata dal terrorismo, è stata teatro il mese scorso di una recrudescenza di attacchi: il primo è avvenuto il 23 ottobre, quando una bomba è esplosa in un ristorante di Kampala; due giorni dopo, il 25 ottobre, una seconda bomba è esplosa su un autobus che percorreva l’autostrada Kampala-Masaka; una terza esplosione è avvenuta il 29 ottobre nel distretto di Nakaseke, a 60 chilometri a nord di Kampala. I primi due attentai sono stati rivendicati dallo Stato islamico.
Su 47 milioni di abitanti, i cristiani in Uganda sono circa l'85% della popolazione (40% cattolici, 32% Anglicani, 10% Pentecostali, e gruppi di altre confessioni), mentre il 13% della popolazione è musulmano, mentre minoranze seguono culti tradizionali.
(ES-PA) (Agenzia Fides 18/11/2021)
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AFRICA/TANZANIA - "Impatto ambientale sullo sviluppo umano sostenibile": i Vescovi lanciano la Plenaria Amecea 2022
 
Mwanza (Agenzia Fides) – "Abbiamo la responsabilità di evangelizzare prima noi stessi, in modo da poter cambiare il nostro atteggiamento nei confronti dell'ambiente e ricordare alle persone l'importanza di prenderci cura di ciò che ci circonda mentre evangelizziamo" ha affermato l'Arcivescovo Gervas Nyaisonga, Presidente della Conferenza Episcopale della Tanzania (TEC), in occasione della recente inaugurazione della XX Assemblea Plenaria dell'Associazione delle Conferenze Episcopali dell'Africa Orientale (AMECEA) che la Tanzania ospiterà a luglio 2022.
“La TEC sta coordinando i preparativi. Esortiamo a collaborare tutti i fedeli a livello diocesano e le agenzie governative - si legge in una nota pervenuta all’Agenzia Fides -, questo è il momento in cui mostriamo solidarietà come tanzaniani, per garantire una Plenaria di successo e per dimostrare che l'Africa è una” ha insistito il Presidente.
L’Arcivescovo Nyaisonga ha evidenziato l’importanza della tutela di tutto ciò che circonda l’uomo. “Questo pianeta è tutto ciò che abbiamo; se non lo proteggiamo, saremo in pericolo perché distruggere l'ambiente significa distruggere la vita umana. Siamo esortati come esseri umani, a cui è affidata la responsabilità di governare tutto il Creato di Dio, a riflettere su come possiamo rendere l'ambiente migliore per noi e per la prossima generazione.”
Il Presule ha inoltre confermato l’impegno della Chiesa cattolica nel paese a rendere la Tanzania verde, lanciando una campagna di rimboschimento familiare che consentirà ai membri di ogni famiglia di piantare tre alberi.
Nel documento dei Vescovi si evince inoltre che prenderanno parte alla Plenaria di 10 giorni i Vescovi di nove paesi dell'Africa orientale che rifletteranno sulla tutela dell'ambiente e assicureranno che la Madre Terra sia protetta dal degrado ambientale, in linea con il tema dell’incontro “Impatto ambientale sullo sviluppo umano sostenibile”.
Da parte sua, il Viceministro per il territorio, l'edilizia abitativa e lo sviluppo degli insediamenti umani, la signora Angelina Mabula, ha affermato che la campagna proposta dalla TEC aiuterebbe a salvare il paese dai pericoli della desertificazione. “Anche se il governo prevede di piantare 1.500.000 alberi in ogni distretto, non tutti potrebbero crescere, ma attraverso questa campagna crediamo che il successo della piantagione nel paese sarà visibile e il nostro paese sarà verde” ha detto la signora Mabula.
L'inaugurazione della Plenaria AMECEA è stata seguita da una cerimonia di piantumazione di alberi per illustrare la conservazione dell'ambiente. L’evento si è tenuto presso il centro di pellegrinaggio della Vergine Maria di Kawekamo nella diocesi cattolica di Mwanza. Ad inaugurarlo è stato l'Arcivescovo Nyaisonga, in collaborazione con il Segretariato AMECEA, rappresentato dal Direttore del Dicastero Pastorale AMECEA, don Emanuel Chimombo.
(AP) (Agenzia Fides 18/11/2021)
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ASIA/COREA DEL SUD - "L'amore nutre": solidarietà e gioia nel servire i poveri
 
Seoul (Agenzia Fides) - "L'amore nutre" è il motto e il titolo di un libro in cui il missionario degli Oblati di Maria Immacolata, padre Vincenzo Bordo racconta la sua straordinaria storia ed esperienza di prossimità ai poveri in Corea. Il missionario ha fondato e dirige a Seongnam, periferia di Seoul, la "Casa di Anna", centro di accoglienza per senzatetto e adolescenti senza famiglia, oltre a una mensa che da 30 anni nutre 800 senzatetto ogni giorno. Lì, oltre a offrire cibo, "distribuisce sorrisi, abbracci e preghiera", raccontano a Fides i volontari impegnati con lui. Padre Vincenzo è l'incarnazione della "Chiesa del grembiule", e il suo nome coreano è padre Kim Ha-jong, ovvero "Servo di Dio".
"Con cuore amorevole si prende cura della dignità degli esseri umani, dei più poveri" raccontano i suoi collaboratori. Il pasto alla mensa si svolge in un'atmosfera amichevole e luminosa, in cui "è l'amore a nutrire, prima di tutto, ogni essere umano" afferma padre Bordo, che ha pubblicato in lingua coreana il testo dove racconta la sua esperienza, dall'arrivo in Corea come missionario nel 1990, fino ad oggi. Tutte le entrate ottenute con la vendita del testo, saranno devolute ai poveri e ai senzatetto. "Ogni volta che si vende un libro, si offre un pasto ad un senzatetto. E' l'amore che nutre, insieme con il pane" rileva.
La accresciuta sensibilità della Chiesa coreana verso i poveri si è espressa con chiarezza nella "Giornata mondiale dei Poveri", indetta da Papa Francesco, celebrata il 14 novembre in tutte le diocesi. L'Arcidiocesi di Seoul ha ideato una serie di eventi per celebrare la Giornata dei Poveri, annunciando che non saranno gesti isolati o compiuti solo per un giorno all'anno.
“Spero che questo servizio possa essere un'occasione per tutti noi di renderci conto che siamo poveri e vulnerabili davanti a Dio. Noi, come una famiglia umana, siamo chiamati a mostrare solidarietà con i poveri, condividendo e tendendo le nostre mani a coloro che sono nel bisogno” ha affermato l'Arcivescovo eletto di Seoul, Mons. Peter Chung, impegnato nel corso della speciale Giornata, accanto al Cardinale Andrew Yeom Soo-jung e ad altri Vescovi di Seoul, nel servire pasti ai senzatetto alla mensa "Myeongdong Babjib", presso il complesso della Cattedrale di Seoul.
I Presuli hanno espresso gratitudine ai volontari che hanno preparato i pasti fin dalle prime ore del mattino. Sono 874 i volontari registrati, e tra loro 72 non cattolici, a turno impegnati alla mensa. Il Cardinale Yeom ha detto: "In questa Giornata siamo tutti invitati dallo Spirito Santo a unirci come sorelle e fratelli. Questa occasione speciale ci ricorda il fatto che siamo davvero Fratelli tutti, chiamati a camminare insieme come un'unica famiglia”.
'Myeongdong Babjib' è una mensa per i poveri gestita dal Movimento "One Body One Spirit", che ha sede proprio accanto alla Cattedrale di Myeongdong. Nella struttura si offrono pasti gratuiti ai senzatetto ogni mercoledì, venerdì e domenica. Secondo i dati registrati, oltre 70.000 senzatetto hanno visitato la mensa fino al 30 ottobre 2021. Accanto alla mensa vi è la "Clinica Raphael Nanum" gestita dalla Fondazione Raphael Nanum, struttura medica gratuita che ha iniziato la sua attività il 13 giugno 2021 in cooperazione con la "Myeongdong Babjib". La Clinica ha fornito servizi di assistenza sanitaria a 2.160 senzatetto negli ultimi 4 mesi.
(PA) (Agenzia Fides 18/11/2021)
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ASIA/IRAQ - Kurdistan iracheno, passi avanti nella lotta alle espropriazioni illegali subite da proprietari cristiani
 
Dohuk (Agenzia Fides) – Nella Regione autonoma del Kurdistan iracheno prosegue senza interruzioni la raccolta di documenti e denunce sugli espropri illegali di beni immobili – case e terreni – subiti negli ultimi lustri da proprietari cristiani. Comitati locali hanno avviato le procedure per realizzare una mappatura dettagliata delle proprietà espropriate illegalmente e acquisire informazioni relative ai titoli di possesso dei legittimi proprietari e alle circostanze concrete in cui sono avvenuti gli espropri illegali.
Mercoledì 17 novembre Reber Ahmed, Ministro dell’interno nel governo della Regione autonoma, ha dato conto in una conferenza stampa dei riscontri avuti durante la visita da lui compiuta nel governatorato di Dohuk, per verificare sul campo le procedure di raccolta dati avviate dalla Commissione istituita ad hoc lo scorso aprile, su input del governo regionale, con l’intento di contrastare il fenomeno degli accaparramenti abusivi di beni immobiliari appartenenti per lo più a membri di comunità etniche e di fede minoritarie, a partire dai cristiani (vedi Fides 14/4/2021).
Il Ministro ha confermato ai media di aver avuto ragguagli incoraggianti sull’acquisizione di denunce e materiali acquisiti in questa fase istruttoria dai comitati costituiti in loco, e negli incontri avuti con i rappresentanti delle amministrazioni locali - compresi quelli del governatorato di Dohuk e della città di Zakho – ha confermato la risoluta intenzione del governo regionale di procedere a un integrale ripristino per via legale dei diritti di proprietà violati negli ultimi lustri a danno di cittadini cristiani e appartenenti ad altri gruppi minoritari. Il materiale raccolto dai comitati locali sarà sottoposto all’attenzione della Commissione governativa competente, che dovrà poi definire le procedure concrete per restituire ai legittimi proprietari terreni e case espropriati illegalmente, sia prima che dopo la caduta del regime di Saddam Hussein.
L’istituzione di una Commissione governativa ad hoc incaricata di verificare e frenare i sistematici espropri illegali subiti negli ultimi anni da proprietari cristiani nel Kurdistan iracheno (e soprattutto nel governatorato di Dohuk), ha concretizzato un input espresso dal Governo della Regione autonoma nell’agosto 2020. Il compito affidato alla Commissione è quello di raccogliere documentazione, ascoltando anche le istanze e le giustificazioni delle parti coinvolte, in modo da tracciare una vera e propria mappatura delle proprietà dei cristiani fatte oggetto di esproprio abusivo negli anni in cui tutta l’area nord-irachena viveva la drammatica esperienza connessa alle conquiste delle milizie jihadiste di Daesh e alla creazione dell’auto-proclamato Stato Islamico.
Gli espropri su vasta scala di terreni e beni immobiliari appartenenti a famiglie cristiane sire, assire e caldee della regione del Kurdistan iracheno, come riferito dall'Agenzia Fides, furono denunciati con particolare veemenza nel 2016 (vedi Fides 14/4/2016 e 7/7/2016). Secondo le denunce presentate, gli espropri illegali venivano messi in atto da concittadini curdi, che operavano singolarmente o in maniera coordinata con altri membri del proprio clan tribale. Già a quel tempo il dottor Michael Benjamin, direttore del Centro Studi Ninive, riferiva che nel solo Governatorato di Dohuk esisteva una lista di 56 villaggi in cui l'area di terreno sottratto illegalmente a famiglie cristiane era pari a 47.000 acri. Il 13 aprile 2016, alcune centinaia di cristiani siri, caldei e assiri, provenienti dalla regione di Nahla (Governatorato di Dohuk) avevano organizzato una manifestazione davanti al Parlamento della Regione autonoma del Kurdistan iracheno (vedi foto) per protestare contro le espropriazioni illegali dei propri beni immobiliari subite negli anni precedenti ad opera di influenti notabili curdi, già più volte denunciate senza esito presso i tribunali competenti.
Negli ultimi anni, gli espropri illegali hanno preso di mira in maggior parte terre e case appartenenti a cristiani che hanno lasciato l'area soprattutto a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, per sfuggire ai conflitti regionali e alle violenze settarie e tribali esplose con maggior virulenza dopo gli interventi militari delle coalizioni internazionali. (GV) (Agenzia Fides 18/11/2021)
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AMERICA/VENEZUELA - Elezioni: “non rimaniamo nella diatriba e nel conflitto, ma lavoriamo per superarli in nome di un bene più grande”
 
Caracas (Agenzia Fides) – Domenica 21 novembre si terranno in Venezuela le elezioni regionali e municipali per eleggere i Governatori dei 23 stati in cui è suddiviso il territorio nazionale, i Sindaci dei 335 municipi, oltre ai consiglieri regionali e municipali. Al voto anche 69 comunità indigene, che votano secondo proprie regole i loro rappresentanti. Il 49% dei candidati è rappresentato da donne.
Per l’appuntamento elettorale, la Commissione permanente della Conferenza episcopale venezuelana ha pubblicato un messaggio intitolato "Oltre le elezioni regionali" in cui propone alcune considerazioni sulla realtà nazionale e sulle prospettive dopo il voto. “Il Venezuela come nazione è ferita nei suoi aspetti umani, sociali e istituzionali – è scritto all’inizio del messaggio -, in larga misura conseguenza di un modello politico autoreferenziale, di vocazione totalitaria, che abbiamo più volte definito come ‘moralmente inaccettabile’, per la mancanza di rispetto per i diritti umani, riconosciuta a livello internazionale, per la distruzione della struttura produttiva e per un impoverimento senza precedenti della grande maggioranza della popolazione”.
Di fronte a questo panorama, prosegue il testo dei Vescovi, "siamo consapevoli che l’argomento elettorale ha provocato apatia in una grande maggioranza della popolazione, arroganza in una minoranza, e ha portato a una frattura di molte opzioni politiche partitiche". "In ogni caso – evidenziano -, la cosa fondamentale non è rimanere nella diatriba e nel conflitto, ma affrontarli e lavorare per superarli, in nome di un bene più grande, che è un presente e un futuro più degni del popolo venezuelano, la nostra nazione". L’obiettivo della consultazione elettorale, sottolineano ancora, “non è solo scegliere un gruppo di autorità, ma inviare un segnale inequivocabile di determinazione e impegno per la rifondazione della vita, della libertà, della giustizia e della pace di 30 milioni di persone”.
I Vescovi ricordano che "spetta a ogni cittadino assumere in questa situazione, la decisione di partecipare o meno, essendo consapevole che qualunque cosa accada, avrà un grande impatto sul futuro della comunità, della regione e del paese, in quanto ci troviamo in un momento di particolare gravità, e per questo di suprema importanza e responsabilità trascendentale, personale, familiare e civile, di fronte a Dio e alla Patria."
I candidati che saranno eletti in questa situazione, dovranno assumersi la responsabilità di rafforzare l’integrazione e non l’esclusione, l’amicizia sociale e non la vendetta, la creazione di opportunità e non la chiusura di strade; devono operare in modo che le risorse raggiungano realmente i destinatari e non si perdano nella corruzione e nell'appropriazione indebita; dialoghino con tutti, principalmente con i più poveri ed esclusi.
Esortando a evitare le reciproche denigrazioni tra oppositori politici, i Vescovi ricordano che “il bene omune implica rispetto e un dialogo permanente con le comunità e le istituzioni sociali, anche se la pensano diversamente o provengono da un partito diverso da quello al potere". “C'è la possibilità e la necessità che attraverso questo processo elettorale emergano nuovi leader sociali che dovranno proporre alternative nuove al progetto accentratore del governo nazionale, ma dovranno anche cercare vie di incontro per il giusto sviluppo politico, economico e sociale delle situazioni particolari regionali e locali”.
Il comunicato ribadisce, nella parte conclusiva, la necessità di “una buona e nuova politica, dove la cosa più importante sia l’interesse per le persone, specialmente le più vulnerabili, e coordinare il nazionale con il regionale e il locale”. L’astensione non porta a generare i cambiamenti necessari, tantomeno un voto cieco che non tenga conto della drammatica situazione della nazione. E’ necessario “recuperare la politica come luogo di partecipazione, esercizio dei diritti democratici e protagonismo civico”. “Per tutto questo è indispensabile raddoppiare la speranza umana e Cristiana, nella dignità e potenzialità di ognuno dei venezuelani, e nella bontà e misericordia di Dio nostro Padre – esortano I Vescovi -. Se ognuno metterà il meglio di sé, costruiremo, dal calore dei focolari, dalla solidarietà delle nostre comunità e dalle tradizioni della nostra regioni, le basi per l'auspicata ricostruzione nazionale”. (SL) (Agenzia Fides 18/11/2021)
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mercoledì 3 novembre 2021

Da Agenzia Fides Ruolo guida nella costruzione di una cultura di pace

 


AMERICA/BOLIVIA - Il Consiglio dei laici: la nostra sfida è di avere un ruolo guida nella costruzione di una cultura di pace
 
Sucre (Agenzia Fides) – “In nessun senso si può accettare che con le aggressioni possiamo risolvere i problemi, al contrario la nostra sfida è quella di avere un ruolo guida nella costruzione di una cultura di pace, secondo i nostri valori e principi fondamentali della vita cristiana”: con questa affermazione inizia il Pronunciamento del Consiglio boliviano dei laici cattolici, che porta la data del 1° novembre, indirizzato “al nobile popolo di Dio”.
Nel testo, giunto a Fides, il Consiglio ricorda che “il rispetto per la vita è un principio fondamentale della condizione umana”, e questa realtà ci chiama, come popolo di Dio, membra dello stesso corpo, “a riflettere sulle nostre azioni con le diverse forme e livelli di violenza nella nostra società”. Da qui alcuni enunciati: “Come laici, e ancor più come cittadini, secondo il nostro diritto costituzionale, siamo chiamati a prenderci cura e a proteggere la vita e la famiglia. Come Chiesa, difenderemo sempre la vita dal momento del concepimento, perché Dio è colui che dà la vita. È imperativo rafforzare i valori umani che ci porteranno a vivere una vita libera dalla violenza, approfondendo gli sforzi per combattere contro ogni tipo di violenza da parte della famiglia e della nostra società”. Quindi invitano al dialogo per trovare le soluzioni ai problemi: “La via per risolvere i problemi non è la violenza con la violenza, esortiamo tutte le istituzioni ad evitare azioni violente contro la nostra Chiesa o i fratelli e le sorelle che ne fanno parte, e allo stesso modo invitiamo tutti al dialogo per trovare soluzioni, essendo attivi, propositivi, aperti all’ascolto e al rispetto della professione di fede e della libertà di culto, dal momento che siamo uno stato laico, riconosciuto dalla nostra costituzione politica”.
Infine il messaggio ricorda che “come laici e cittadini, siamo parte attiva della nostra società”, e “siamo chiamati ad essere sale e luce nel mondo, quindi nel nostro paese dobbiamo tutti fare uno sforzo e cercare di fermare le aggressioni ed essere strumenti di unità e di pace”. (SL) (Agenzia Fides 03/11/2021)

lunedì 25 ottobre 2021

Agenzia Fides 25 ottobre 2021

 

VATICANO - Il Papa nella Giornata Missionaria: grazie a chi testimonia il Vangelo nelle terre che non conoscono Gesù
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Un «grazie» e la richiesta di «un grande applauso» per «i tanti missionari e missionarie – sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli laici - che in prima linea spendono le loro vite energie al servizio della Chiesa, pagando in prima persona, a volte a caro prezzo, la loro testimonianza». Così, in occasione della Giornata Missionaria Mondiale, celebrata in tutto il mondo dalla Chiesa cattolica nella penultima domenica di ottobre, Papa Francesco ha voluto esprimere la sua gratitudine verso tutti i battezzati coinvolti nella “missio ad gentes”, attestando che il loro prendere parte all’opera apostolica non fiorisce «per fare proselitismo, ma per testimoniare il Vangelo nella loro vita nelle terre che non conoscono Gesù».
Le semplici parole di gratitudine nei confronti di chi opera nelle missioni sono state pronunciate dal Vescovo di Roma domenica 24 ottobre, dopo la tradizionale recita della preghiera mariana dell’Angelus. Parlando dalla finestra del Palazzo apostolico, davanti alla moltitudine presente a Piazza San Pietro, il Papa ha suggerito con un accenno lieve anche l’intima affinità genetica che corre tra la testimonianza resa da missionari e missionarie e quella offerta dai santi e dalle sante canonizzati dalla Chiesa. Richiamando le figure di suor Lucia dell’Immacolata – religiosa delle Ancelle della Carità beatificata a Brescia sabato 23 ottobre – e di Sandra Sabattini – studentessa figlia spirituale di don Oreste Benzi, beatificata a Rimini proprio domenica 24 ottobre, (vedi Fides 23/10/2021) – il Pontefice ha suggerito di guardare nella Giornata Missionaria Mondiale «a queste due nuove Beate come a testimoni che hanno annunciato il Vangelo con la loro vita».
Prima della recita dell’Angelus, commentando l’incontro tra Gesù e Bartimeo - il cieco di Gerico a cui Cristo ridona la vista - raccontato nel brano evangelico della liturgia del giorno, Papa Francesco aveva anche suggerito che un tratto inconfondibile della vita cristiana – e quindi anche di ogni opera missionaria e di ogni esperienza di autentica santità - è la mendicanza dei miracoli, gesti che possono essere compiuti solo da Cristo stesso, a cominciare dal miracolo del cambiamento che Lui solo può operare nel cuore degli uomini e delle donne di ogni tempo. «Bartimeo» ha fatto notare Papa Francesco «aveva perso la vista, ma non la voce! Infatti, quando sente che sta per passare Gesù, inizia a gridare: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me”. Gesù sente, e subito si ferma. Dio ascolta sempre il grido del povero, e non è per nulla disturbato dalla voce di Bartimeo, anzi, si accorge che è piena di fede, una fede che non teme di insistere, di bussare al cuore di Dio». A Gesù – ha aggiunto il Papa nella parte centrale della sua breve catechesi – Bartimeo «non chiede qualche spicciolo come fa con i passanti. No. A Colui che può tutto chiede tutto. Alla gente chiede degli spiccioli, a Gesù che può fare tutto, chiede tutto: “Abbi pietà di me, abbi pietà di tutto ciò che sono”». Quando la fede è viva – ha rimarcato il Papa – la preghiera « non mendica spiccioli, non si riduce ai bisogni del momento. A Gesù, che può tutto, va chiesto tutto. Non dimenticatevi di questo. A Gesù che può tutto va chiesto tutto, con la mia insistenza davanti a Lui. Egli non vede l’ora di riversare la sua grazia e la sua gioia nei nostri cuori, ma purtroppo siamo noi a mantenere le distanze, forse per timidezza o pigrizia o incredulità». Per offrire un’immagine concreta a concerma delle sue esortazioni, il Successore di Pietro ha anche riproposto un episodio attinto dalla sua lunga esperienza pastorale: «Tanti di noi, quando preghiamo» ha notato il Pontefice «non crediamo che il Signore può fare il miracolo. Mi viene in mente quella storia – che io ho visto – di quel papà a cui i medici avevano detto che la sua bambina di nove anni non passava la notte; era in ospedale. E lui ha preso un bus ed è andato a settanta chilometri al santuario della Madonna. Era chiuso e lui, aggrappato alla cancellata, passò tutta la notte pregando: “Signore, salvala! Signore, dalle la vita!”. Pregava la Madonna, tutta la notte gridando a Dio, gridando dal cuore. Poi al mattino, quando tornò in ospedale, trovò la moglie che piangeva. E lui pensò: “È morta”. E la moglie disse: “Non si capisce, non si capisce, i medici dicono che è una cosa strana, sembra guarita”. Il grido di quell’uomo che chiedeva tutto – ha rimarcato Papa Francesco - è stato ascoltato dal Signore che gli aveva dato tutto. Questa non è una storia: questo l’ho visto io, nell’altra diocesi. Abbiamo questo coraggio nella preghiera? A Colui che può darci tutto, chiediamo tutto, come Bartimeo, che un grande maestro, un grande maestro di preghiera. Lui, Bartimeo ci sia di esempio con la sua fede concreta, insistente e coraggiosa». (GV) (Agenzia Fides 24/10/2021).
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VATICANO - “La centralità del Regno” il filo conduttore del nuovo numero del Bolletino della POSI
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) -“La centralità del Regno” è il titolo e il tema del Bollettino di ottobre 2021 del Segretariato Internazionale della Pontificia Opera della Santa Infanzia (POSI) in distribuzione in questi giorni. Il mese di ottobre, apertosi con la memoria liturgica di santa Teresina di Lisieux, è il mese missionario per eccellenza che è culminato domenica 24 ottobre con la celebrazione della Giornata Missionaria mondiale dal tema “Non possiamo tacere ciò che abbiamo visto e ascoltato” (At 4,20).
“Credo che il tema di quest’anno sia più̀ che mai a misura di bambino, poiché́ ne evidenzia due caratteristiche genuine quali la semplicità̀ e la spontaneità̀” scrive nel suo editoriale sr. Roberta Tremarelli, Segretario Generale della Pontificia Opera Santa Infanzia che riprende “Sono le stesse che ogni Cristiano, evangelizzatore, testimone, discepolo missionario dovrebbe avere nell’annunciare il Vangelo, sfruttando ogni occasione opportuna e inopportuna, come diceva San Paolo. Proprio come i bambini, nella loro semplicità̀ e senza veli. Chi meglio di un bambino e di un ragazzo può̀ insegnarci ad annunciare il Vangelo ed essere missionario? Il bambino non pensa né prevede le contrarietà̀, procede e basta, fidandosi”. Suor Tremarelli ricorda come questo spirito fosse già prefigurato in Pauline Marie Jaricot, fondatrice nel maggio del 1822 della prima Opera missionaria, quella della Propagazione della fede della quale è prossima la beatificazione: “in questi giorni è stata annunciata la data della sua beatificazione: il 22 maggio 2022 a Lione. Gioiamo con tutta la Chiesa per questa prossima nuova Beata, una donna di fede che nella sua sensibilità e semplicità ha dato vita ad un’Opera che da 200 anni sostiene i missionari e la missione della Chiesa universale”.
Il tema del Bollettino “La centralità del Regno” viene trattato da padre Leonardo Rodriguez, Direttore nazionale delle PP.OO.MM in Uruguay che, facendo riferimento all’invito di Gesù a diventare come i bambini, cerca di identificare alcune caratteristiche della capacità di legame/vincolo/ relazione del bambino per individuare da questa analisi le caratteristiche della spiritualità cristiana, mentre “Una spiritualità per l’infanzia missionaria secondo santa Teresa di Lisieux e san Giovanni Paolo II” è il contributo a firma di Rafael Santos, collaboratore della Direzione nazionale PP.OO.MM. in Spagna, che offre il seguente richiamo: “Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, patrona delle Missioni all’età di sette anni è entrata a far parte dell’Opera della Santa Infanzia, chiamata oggi Infanzia Missionaria, dettaglio importante perché “suggerisce che, ricondurre alla nostra epoca la vita e la spiritualità di questa Santa può far luce sulla vita e sulla spiritualità dell’Infanzia Missionaria dei giorni nostri”.
Fra gli altri argomenti trattato in questo numero: la voce dei bambini dalle direzioni nazionali Sri Lanka, Pakistan, Malawi, Colombia, Filippine; notizie dalle diocesi: Bolivia, Nicaragua, Nigeria, India, Liberia, Guinea Bissau, Perù. Si narra anche dei “Piccoli missionari in Burundi” e si raccontano progetti di educazione religiosa e assistenza di base per i bambini dei villaggi remoti di Babiko, Mou e Rapa, e il centro di reinserimento Ndjiatar per bambini diversamente abili.
(EG) (25/10/2021)



LINK
Bollettini POSI -> https://www.ppoomm.va/it/documentazioni/documenti-posi/posi-bollettini.html
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AFRICA/SUDAN - I militari prendono il potere con un golpe, la gente scende in piazza
 
Khartoum (Agenzia Fides) - “Mentre siamo parlando si sentono spari. Come temevamo, l’esercito ha preso a sparare sui dimostranti che fin dalle prime ore della mattinata si sono riversati nelle strade per chiedere l’immediata fine del processo di golpe e il ritorno alla transizione democratica”. Lo riferiscono fonti di Fides nella Chiesa in Sudan, chiedendo “specie in questo momento di grandi incertezza e timori” di restare anonima. La fonte di Fides è stata raggiunta a fatica al telefono (dall’alba sono interrotti al 90% linee telefoniche, internet e strade) nella tarda mattinata di lunedì 25 ottobre, poche ore dopo l’avvenuto colpo di Stato. Il grande Paese africano, due anni e mezzo fa teatro di una “Primavera” che sorprese il mondo per la conduzione pacifica e incruenta, soprattutto, per la cacciata del dittatore Omar al-Bashir, sembra piombare di nuovo nel caos autocratico e alimentare i timori di un ritorno al passato.
“Nella notte – riferiscono le nostre fonti - dopo giorni in cui si rincorrevano voci e si temevano conferme, c'è stato il colpo di stato. Linee internet e telefoniche, strade e aeroporto sono chiusi. Alla radio, da questa mattina, passano solo ed esclusivamente l'inno nazionale. C’è una presenza militare massiccia e si tratterà di capire chi sarà il nuovo leader e, soprattutto, come reagirà la popolazione che, piuttosto che tornare indietro, è pronta a tutto. Da questa notte ci poniamo molte domande ma sono due gli aspetti che più ci preoccupano. Da una parte la reazione dei militari alle manifestazioni che stanno avvenendo: da queste prime avvisaglie, l’intenzione è di reprimere duramente anche se, nel frattempo, ci giungono notizie di soldati ai posti di blocco che invece fanno passare i manifestanti. Dall’altra chi ci sia dietro questa mossa. Chi sono i militari realmente alla testa del golpe? Sono islamisti? Una fronda più laica? E poi, nel gruppo dei militari golpisti rientrano forse anche i Janjaweed del Darfur (le famigerate milizie autrici di efferati eccidi e stragi nella regione centro-occidentale, ndr)? ”
Si accavallano, nel frattempo, notizie riguardo la situazione di tensione del Paese. Dopo l’arresto, avvenuto nelle prime ore dell’alba, del Primo Ministro Abdalla Hamdok e della moglie, camionette militari hanno circondato le abitazioni dei ministri civili dell’informazione Hamza Baloul, dell’industria Ibrahim al-Sheikh, del governatore della capitale Khartoum, Ayman Khalid, del consigliere per i rapporti con i media Faisal Mohammed Saleh e del portavoce per il consiglio sovrano Mohammed al-Fiky Suliman, per arrestarli.
“Sono persone buone che si erano impegnate in prima persona – riprende la fonte – e che pagano proprio per la lealtà al popolo. Sembra che i militari vogliano che il Primo ministro si dimetta ‘spontaneamente’ e si dichiari pronto a entrare in un esecutivo golpista; ma Hamdok tiene duro e anzi chiama la gente a protestare. Gli ufficiali vogliono il potere senza perdere la faccia, come se la gente fosse stupida e non sia già consapevole delle manovre”.
Il golpe avviene al culmine di un periodo di forti tensioni fra i militari e la società civile che 2 anni fa avevano siglato un accordo di transizione che prevedeva una “presidenza a rotazione” e che, il prossimo 17 novembre, avrebbe dovuto condurre a una presidenza espressa dalla società civile e alla prosecuzione dell’esperienza di governo al 50% e 50%. I militari, in realtà, hanno fatto comprendere con sempre maggiore chiarezza che non volevano lasciare la presidenza e, per diffondere caos e panico, hanno innescato e foraggiato manifestazioni di fette di popolazione invocanti il “pugno duro” per mettere fine alla pesante crisi economica e politica degli ultimi tempi.
Conclude la fonte di Fides: “Il presidente del Consiglio di transizione Abdel Fattah al-Burhan ha proclamato lo stato di emergenza in tutto il Paese, con la dissoluzione del suddetto Consiglio e del governo. Hanno sostanzialmente sciolto il consiglio sovrano e l’esecutivo, praticamente stracciato l’accordo fra civili e militari di 2 anni fa. Dicono di averlo fatto per salvare la rivoluzione ma è un atto che la seppellisce definitivamente”.
(LA) (Agenzia Fides 25/10/2021)
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AFRICA/SUD SUDAN - "School Children We Are for Peace": gli studenti celebrano la Giornata annuale delle scuole cattoliche
 
Tombura Yambio (Agenzia Fides) - Mentre il Paese continua a vivere una crisi umanitaria molto pesante, i ragazzi della diocesi di Tombura Yambio non rinunciano a celebrare la Giornata delle scuole cattoliche con l’obiettivo di portare speranza e fiducia in se stessi nel travagliato Stato dell'Equatoria occidentale.
La celebrazione, che si tiene ogni anno, rientra nei programmi della diocesi. Solitamente vede riunite tutte le istituzioni scolastiche cattoliche della diocesi. Tra queste l'Università Cattolica, le scuole superiori, le scuole secondarie, le scuole primarie e le scuole pre-primarie.
A guidare la celebrazione eucaristica di centinaia di studenti e alunni nella Parrocchia Santa Maria Madre di Dio di Yambio, il Vicario generale ad interim della diocesi, p. Tombe Charles. Ricordando San Daniele Comboni, patrono diocesano dell'istruzione che portò il primo seme della fede e dell'educazione cattolica nell'allora Sudan, p. Tombe ha detto: “San Daniele Comboni ci invita a ricominciare la vita di nuovo, per essere più vicini a Gesù Cristo, e attraverso l’istruzione ottenere qualcosa di nuovo che prima non c'era”.
“Nonostante le sfide, è importante concentrarsi su ciò che vogliamo essere – ha aggiunto il Vicario generale - . Tutti noi possiamo realizzarci solo se lavoriamo per la pace che viene da Dio, questo significa accettare completamente Lui” prosegue la nota pervenuta all’Agenzia Fides.
“Siamo uniti da Dio per la missione di portare la pace alle persone” ha puntualizzato p. Tombe, aggiungendo che gli studenti e gli alunni stanno ricevendo un'istruzione per essere persone competenti che dovrebbero lavorare per l'unità e l'amore per tutta l'umanità nel prossimo futuro.
“Crediamo che per raggiungere la missione dell'Educazione cattolica nella diocesi cattolica di Tombura-Yambio, dobbiamo sviluppare la nostra capacità di agire come una comunità in continuo apprendimento” ha detto il Vescovo della diocesi, Mons. Eduardo Hiiboro Kussala nel messaggio letto a suo nome dal Vicario durante la celebrazione. Incoraggiando alunni, studenti, insegnanti e tutti coloro che lavorano nel settore educativo della diocesi, il Vescovo ha affermato che l’obiettivo di tutte le scuole cattoliche è quello di fornire un'educazione cattolica che ispiri tutti gli studenti ad apprendere e sperimentare la crescita accademica in un ambiente sicuro e accogliente, basato sui valori del Vangelo. Il carisma delle scuole cattoliche diocesane è servire Dio e la comunità con coraggio e integrità; vedere la luce splendente in ogni bambino.
"School Children We Are for Peace" è stato il tema delle celebrazioni di quest'anno, iniziate con il raduno di tutte le scuole a Yambio Freedom Square al mattino e proseguite in marcia attraverso la città fino alla Parrocchia Santa Maria Madre di Dio di Yambio.
La diocesi cattolica di Tombura-Yambio ha attualmente cinque istituti di istruzione superiore, 8 scuole secondarie in otto diverse parrocchie, 28 scuole primarie e 24 scuole materne.
(AP) (Agenzia Fides 25/10/2021)
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ASIA/BANGLADESH - Il Cardinale D'Rozario: garantire dignità e protezione ai Rohingya
 
Cox's Bazar (Agenzia Fides) – “Apriamo i nostri cuori alle persone che hanno bisogno del nostro sostegno per garantire la loro esistenza in questo mondo”: lo ha detto il Cardinale Patrick D'Rozario, dopo aver visitato, nei giorni scorsi, il più grande campo profughi del mondo a Cox's Bazar, dove vivono 1,1 milioni di Rohingya. In un videomessaggio diffuso per l'occasione e pervenuto all'Agenzia Fides, il Cardinale ha raccontato la sua esperienza dicendo: “Siamo accanto a loro. Chiediamo solidarietà alle persone di altre nazioni. Quando sono arrivato qui per la prima volta, tutti erano tristi. Non si avvicinavano nemmeno chiamandoli. Ora vedo campi ben organizzati e stanno vivendo in modo umano”.
Il Cardinale ha spiegato: “I Rohingya riescono a soddisfare alcune necessità di base della loro vita e dispongono di rifugi dignitosi. E' un passo avanti. Ho parlato del ruolo della Caritas. La dedizione, l'assistenza, una buona pianificazione degli aiuti hanno davvero dato all'ambiente un volto umano”.
Naturalmente l'auspicio è che i Rohingya possano tornare nella loro terra natale, in Myanmar: “Ma questa non è semplicemente una decisione bilaterale, tra Myanmar e Bangladesh. La comunità internazionale si sta impegnando per questo ed è coinvolta. Se i profughi non saranno sicuri dei loro diritti umani, della cittadinanza, della sicurezza, non saranno disposti ad andarci. Non possiamo costringerli a uscire, anche questo è disumano. Queste persone dovrebbero essere ben accolte, dovrebbero essere protette, dovrebbero essere accompagnate nello sviluppo e nella promozione umana. La situazione è molto difficile”.
Il Cardinale ha citato la preoccupazione di Papa Francesco per i Rohingya: “Il Santo Padre parla dei Rohingya, ricorda e prega per i Rohingya, e conserva sempre bei ricordi nel suo cuore", ha detto, ricordando che nel 2017 Papa Francesco ha incontrato alcuni rifugiati Rohingya durante la sua visita a Dhaka.
Dopo la visita del Cardinale, Immanual Chayan Biswas, capo delle operazioni del Programma di risposta alle emergenze in Caritas Bangladesh, dichiara a Fides: “In tre anni d impegno abbiamo lavorato a un programma di accoglienza, che ha visto i profughi passare da rifugi temporanei a rifugi più stabili. Con la nostra azione, cerchiamo di offrire solidarietà concreta e dare speranza. Nel 2017, la maggior parte delle donne e dei bambini Rohingya sono venuti qui con traumi psicologici e, in tre anni, grazie al nostro programma di sostegno psicologico e sociale, molte donne, molti bambini hanno iniziato a tornare alla vita normale".
Caritas Bangladesh opera in Cox's Bazar accanto all'UNHCR, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, mettendo a disposizione un centro comunitario e 175 rifugi per i residenti del campo. Diversi programmi di assistenza sociale promossi da Caritas Bangladesh stanno aiutando i rifugiati Rohingya nella promozione umana, per favorire condizioni di vita dignitose.
(FC) Agenzia Fides, 22/10/2021)
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ASIA/LIBANO - Il Patriarca maronita sugli scontri di Tayyouneh: chi ha difeso “la sicurezza del proprio ambiente” non diventi “capro espiatorio”
 
Beirut (Agenzia Fides) - Lo Stato, con le sue istituzioni, ha il compito di “proteggere il suo popolo”. E se ciò non accade in maniera efficace, quelli che hanno difeso “la loro dignità e la sicurezza del proprio ambiente” non possono essere trattati alla stregua di un “capro espiatorio”. Così il Cardinale Béchara Boutros Raï, Patriarca della Chiesa maronita, è intervenuto sulla delicata fase politica attraversata dal Paese dei Cedri, tintasi di sangue dopo che sette manifestanti sciiti sono stati uccisi giovedì 14 ottobre, a Beirut, da cecchini appostati sui tetti nel quartiere “cristiano” di Tayyouneh.
Le parole del Patriarca, pronunciate durante l’omelia della celebrazione liturgica da lui presieduta domenica 24 ottobre nella sede patriarcale di Bkerké, sono state lette da molti media nazionali come un implicito sostegno offerto dal Cardinale libanese alle posizioni di chi considera i fatti di sangue registrati a Tayyouneh come un fatale incidente, seguito al tentativo di auto-difesa messo in atto dagli abitanti del quartiere di fronte alle scorribande di militanti sciiti arrivati dall’esterno con armi intenti intimidatori. "Noi che crediamo nella giustizia” ha detto il Patriarca, “non accettiamo che coloro che hanno difeso la loro dignità e la sicurezza del loro ambiente siano trasformati in un capro espiatorio. Queste persone, insieme ad altre, avevano difeso il Libano e offerto migliaia di martiri per il bene della sua unità e sovranità".
Dopo la strage, il partito sciita di Hezbollah e i suoi media di riferimento avevano attaccato frontalmente, come autori del massacro, miliziani delle Forze Libanesi, Partito guidato dal leader cristiano Samir Geagea, che dal canto suo aveva respinto le accuse di aver realizzato un “agguato” premeditato, sostenendo che alcuni residenti di Ain al Remmaneh- Tayyouneh si erano soltanto “difesi” dai miliziani sciiti “che hanno cercato di entrare nelle loro case”. Sui media e nei contributi di alcuni analisti è cominciata a riaffiorare la retorica settaria sulle milizie impegnate a “difendere” e “proteggere” i quartieri cosiddetti “cristiani” dalle incursioni dei gruppi legati ai Partiti sciiti Hezbollah e Amal.
In seguito al massacro, ventisei persone sono state arrestate dopo le violenze nell'area di Tayyouneh-Ain al-Remmaneh, la maggior parte delle quali appartenenti alle Forze Libanesi. Riguardo a tali provvedimenti giudiziari, il Patriarca nella sua omelia ha chiesto che le indagini siano svolte senza mettere in atto "intimidazioni", e senza criminalizzare “una singola parte, come se fosse responsabile esclusiva degli incidenti".
Il Cardinale libanese ha anche messo in guardia da eventuali tentativi di utilizzare le indagini sugli incidenti di Tayyouneh-Ain al-Remmaneh per oscurare e rallentare quelle condotte dal giudice Tarek Bitar che ha messo nel mirino uomini di Amal – Partito sciita guidato dal Presidente del Parlamento Nabih Berri - per le loro presunte responsabilità penali in merito alle tragiche esplosioni avvenute nel porto di Beirut il 4 agosto 2020. (GV) (Agenzia Fides 25/10/2021)
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AMERICA/CILE - Crescono violenza e polarizzazione in vista delle elezioni: i Vescovi chiamano al dialogo e alla responsabilità
 
Santiago (Agenzia Fides) – “Preoccupati per l'attuale clima di belligeranza e polarizzazione nella vita politica, specialmente nella campagna presidenziale, che dovrebbe essere invece l'occasione per confrontarsi con idee, progetti e programmi sul presente e sul futuro della nazione, in un esercizio che infonda speranza, senso di appartenenza e impegno per il bene comune”, i Vescovi cileni hanno pubblicato un messaggio, pervenuto a Fides, ad un mese dalle elezioni presidenziali, parlamentari e regionali del 21 novembre.
Il Comitato permanente dell'Episcopato cileno, nella nota intitolata “Per vivere il processo elettorale nella pace e nella concordia cittadina”, rileva: “purtroppo le manifestazioni di violenza
stanno crescendo tra noi. La polarizzazione e l'aggressività si esprimono a molti livelli della nostra convivenza, anche nei nostri rapporti quotidiani con gli altri. Gli omicidi e altre azioni criminali sono aumentati ultimamente. Il traffico di droga e la criminalità occupano ampi settori e spazi delle nostre città. La legittima protesta politica diventa spesso, per l'azione di alcuni gruppi, distruttiva di beni e spazi pubblici e privati".
Di fronte a questa situazione, i Vescovi esortano i cileni a “rivedere seriamente il nostro modo di vivere insieme", a "fermare la violenza”, a “imparare a dialogare come fratelli, tutti abitanti dello stesso Paese e casa comune”. Un altro motivo di preoccupazione viene dallo scenario economico, con le sue conseguenze negative che colpiscono soprattutto i poveri e le famiglie vulnerabili, cui si aggiunge la pandemia che ha generato problemi che dureranno a lungo. "È contraddittorio – proseguono - che, mentre cerchiamo e aneliamo a livelli più elevati di benessere e giustizia, non costruiamo con l'azione politica scenari più stabili, che ci permettano veramente di affrontare le sfide sociali ed economiche che abbiamo. Dobbiamo scommettere ancora di più per il bene del Paese, al di là dei calcoli elettorali".
I Vescovi quindi invitano tutti “ad agire in modo responsabile”, sottolineando che “per chiunque verrà a governare il Paese nel prossimo periodo, il compito sarà difficile e complesso, a causa del contesto economico e politico che stiamo vivendo, senza dimenticare la presenza della crisi sanitaria”. Occorre quindi fare attenzione alle parole che vengono usate e alle iniziative che vengono intraprese, “per non generare quella polarizzazione che rende più opaco il nostro presente". Infine esortano i credenti a "pregare per la nostra Patria, per i suoi governanti e leader, per le sue istituzioni e per i processi politici e sociali in corso, per ciascuno dei suoi abitanti", affidando alla Vergine del Monte Carmelo “questo tempo di sfide per la nostra patria”. (SL) (Agenzia Fides 25/10/2021)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

The Chosen ...é sufficiente per me...posso fare molto con questo ..

Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occ...