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sabato 13 febbraio 2021

Agenzia Fides 13 febbraio 2021

 

AFRICA/KENYA - I missionari Orionini: “Un nuovo progetto per aiutare i Masai”
 
Kandisi (Agenzia Fides) - “L’obiettivo del progetto è quello di avviare una coltivazione di ‘fagioli gialli’ in territorio masai: l’idea nasce soprattutto dalla necessità di creare nuove entrate per il Centro e, al tempo stesso, di condividere le buone pratiche agricole che abbiamo acquisito in questi anni”. Così riferisce all’Agenzia Fides padre Jeremiah Muchembe, sacerdote dei Figli della Divina Provvidenza, di origini keniote, parlando del nuovo progetto agricolo che i religiosi Orionini della comunità di Kandisi stanno realizzando in collaborazione con gli indigeni Masai, che vivonosugli altopiani al confine fra Kenya e Tanzania.
La realizzazione di queste progetti è possibile grazie al contributo di alcuni benefattori che sostengono le iniziative dei padri Orionini, che in questa parte del Kenya hanno in cura una parrocchia che accoglie molti abitanti di villaggi dell’etnia Masai. A Kandisi l’Opera Don Orione segue un Centro diurno e una scuola di sviluppo per bambini e giovani disabili con un centro di orticultura: “La sfida legata a questa iniziativa - spiega p. Muchembe - non è soltanto quella di adoperare delle tecniche di lavorazione che rispettino l’ambiente, senza l’utilizzo di pesticidi chimici, ma anche quella di abbattere i pregiudizi nei confronti di una delle più antiche popolazioni africane, come quella Masai, che rischia di essere ormai bistrattata perché continua a mantenere antiche usanze e a praticare uno stile di vita indigeno”.
"È importante sensibilizzare il governo affinché finanzi progetti di questo tipo, perché hanno una profonda valenza culturale” - osserva il missionario. "Da diversi anni - racconta - attuiamo progetti di orticoltura che coinvolgono direttamente alcuni ragazzi disabili che frequentano la struttura. Questi hanno così l’opportunità di studiare, di diplomarsi e di fare un praticantato di 2 anni nel settore agricolo. Al termine del percorso formativo - prosegue p. Jeremiah - vengono assunti nella fattoria del Centro che vende i propri prodotti a diversi supermercati e alla comunità locale. Così facendo - conclude - i ragazzi diventano indipendenti, inserendosi socialmente nella comunità”.
In Kenya la Chiesa gestisce 2.805 strutture sanitarie e assistenziali, di cui 86 centri per anziani, invalidi e disabili.
(ES) (Agenzia Fides 13/2/2021)
LINK
Guarda la video intervista a padre Jeremiah Muchembe sul canale Youtube dell'Agenzia Fides -> https://www.youtube.com/watch?v=TQKVdf4Jxzs
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Al via al progetto GRAIL per la cura dei bambini affetti da HIV / AIDS
 

Abidjan (Agenzia Fides) - Abidjan (Agenzia Fides) -La cura dei bambini affetti da HIV / AIDS diventerà presto una realtà in Costa d'Avorio attraverso il progetto GRAIL (Galvanizing Religious Actors for better Identification and Linkage to pediatric HIV).
Questo progetto, che mira a migliorare la diagnosi e la cura dei bambini sieropositivi attraverso il rafforzamento dell'impegno dei leader religiosi, è stato ideato e realizzato dal 2017 da Caritas Internationalis e testato con successo in Congo e Nigeria.
Il 9 febbraio, il progetto è stato lanciato in Costa d’Avorio presso il CERAP (Centro di ricerca e azione per la pace) presso Abidjan Cocody, alla presenza dei rappresentati dei partner che ne fanno parte: Organizzazione mondiale della sanità, UNAIDS, PNLS, programma nazionale per la lotta contro l'HIV /AIDS del Ministero della Salute e Igiene pubblica, UNICEF.
Prima di questa cerimonia di inaugurazione si è celebrata una messa per affidare l’iniziativa al Signore. Nell'omelia Sua Ecc. Mons. Bruno Essoh Yédo, Vescovo di Bondoukou, Presidente della Commissione Episcopale per lo sviluppo umano integrale e Presidente della Caritas Costa d'Avorio, ha accolto con favore la realizzazione del progetto che aiuterà i bambini 0-14 anni con HIV che necessitano con urgenza di cure per accrescere le loro speranze di vita.
"Secondo le stime dell'UNAIDS 2018, solo il 40% dei bambini che hanno bisogno di cure vi ha accesso" ha lamentato il Vescovo di Bondoukou.
Mons. Bruno ha anche sottolineato l'impegno della Chiesa per la salute. "Se la Chiesa cattolica ha più di 21.000 centri sanitari e più di 16.000 programmi per anziani e persone che vivono con malattie croniche e invalidi, questo indica l'importanza che attribuisce ai più deboli" da qui il suo coinvolgimento nel GRAIL.
La realizzazione del progetto GRAIL in Costa d'Avorio è stata caratterizzata da un seminario di formazione di due giorni per guide religiose sugli aspetti teologici e scientifici della malattia da HIV / AIDS per una più ampia diffusione di messaggi di prevenzione in un'ottica di riduzione della stigmatizzazione sociale. Un approccio molto apprezzato da tutti i partner.
La fase pilota del progetto GRAIL in Costa d'Avorio sarà attivata nelle diocesi di Abidjan, Yopougon, Katiola, Korhogo e Grand-Bassam. (S.S.) (Agenzia Fides 13/2/2021)
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ASIA/BANGLADESH - Le minoranze religiose: in Parlamento si recitino versetti sacri di tutte le fedi
 
Dhaka (Agenzia Fides) - Leggere versetti dai libri sacri di tutte le religioni prima dell'inizio della sessione parlamentare: è la richiesta sollevata dal "Bangladesh Hindu Buddhist Christian Unity Council" (BHUCUC), Consiglio interreligioso che riunisce in Bangladesh leader delle comunità religiose minoritarie, nel paese a larga maggioranza islamica.
Come appreso da Fides, il leader indù Rana Dasgupta, Segretario generale del BHBCUC, ha dichiarato: "Crediamo che nell'interesse dell'uguaglianza, della giustizia e della democrazia, la speranza di tutte le comunità religiose in Bangladesh sia di porre fine a ogni discriminazione religiosa nell'Assemblea nazionale del Bangladesh. In tal caso, a partire dall'anno del Giubileo d'oro dell'indipendenza (1971-2021), all'inizio della sessione parlamentare e in ogni giorno lavorativo, si dovrebbe prendere l'iniziativa di leggere le sacre scritture di tutte le religioni". Già dal 1973 al 1975, ricorda il Consiglio, la lettura delle Sacre Scritture di tutte le religioni ha avuto luogo in sessioni parlamentari. Ora è pratica è leggere versetti sacri solo dal Corano. Dasgupta ha fatto appello al presidente e al governo affinché si prenda l'iniziativa di pregare secondo i diversi riti religiosi dei parlamentari presenti: vi sono infatti nella Assemblea nazionale 19 membri dei parlamenti provenienti da comunità religiose minoritarie.
Il leader cristiano Nirmol Rozario, presidente del BHBCUC, concordando con la richiesta di Dasgupta, afferma : “Desideriamo un paese laico e rispettoso di tutti i cittadini, di ogni fede religiosa. Durante la guerra di indipendenza, persone di tutte le fedi hanno combattuto per un paese indipendente e tanti di loro furono tra le vittime della guerra . Oggi tutti noi abbiamo il diritto di praticare la nostra religione". "Chiediamo e umilmente al presidente del parlamento e al primo ministro Shekh Hasina di iniziare la recita dei libri sacri di tutte le regioni prima dell'inizio di ogni sessione in Parlamento", ha detto Rozario.
Il leader religioso buddista Bhikkhu Sunanda Priya ha detto che il governo mostrerà di dare spazio ai gruppi religiosi minoritari, "l'immagine del Bangladesh sarà più luminosa".
Su 160 milioni di abitanti, in Bangladesh l' 89,5% circa della popolazione professa la fede musulmana, l'9,6% è indù e il restante 0,9% include cristiani (tra questi i cattolici sono 400.00), buddisti e sikh.
(FC) Agenzia Fides (13/2/2021)
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ASIA/KAZAKHSTAN - Il Vescovo di Karaganda: “Il beato Bukowiński, radice profonda della Chiesa kazaka e della sua fioritura vocazionale”
 
Karaganda (Agenzia Fides) - “Nel cammino della storia, la Chiesa è continuamente rigenerata e portata avanti dai santi e dalla loro testimonianza. Il Beato Wladyslaw Bukowiński è stato una radice attiva e profonda della fioritura della Chiesa viva di Karaganda e del Kazakistan. Io l’ho veramente conosciuto e incontrato, non di persona ovviamente, ma attraverso il seme, il fiore e il frutto, che Dio ha generato attraverso di lui soprattutto qui, a Karaganda, nei tempi difficili e dolorosi delle persecuzioni staliniane. Questo Beato, quindi, testimonia alla Chiesa del Kazakistan che è possibile diventare santi, cioè realizzare in pienezza la propria umanità, anche in condizioni estremamente difficili e dolorose. Oggi accogliamo la testimonianza della sua fede nei lager sovietici e impariamo da lui come essere testimoni di Gesù nell’immane lager della globalizzazione, che stritola l'uomo e che vuole ridurre la sua vita a un benessere e a una felicità puramente terreni”. E’ quanto afferma all’Agenzia Fides, Mons. Adelio Dell’Oro, Vescovo di Karaganda, parlando della vita di Beato Władysław Bukowiński, sacerdote diocesano che, fra i tormenti dei gulag sovietici, ha portato avanti la sua missione evangelizzatrice e coltivato il seme della nascente presenza cattolica in Kazakistan.
Arrestato tre volte per la sua attività di apostolato, il Beato Bukowiński ha trascorso nei lager 13 anni, 5 mesi e 10 giorni. Alla morte di Stalin, fu trasferito al confino a Karaganda dove lavorava come custode presso un cantiere edile, dedicandosi di notte all’apostolato clandestino. È stato il primo sacerdote cattolico ad esservi giunto e a restarvi stabilmente dopo la II guerra mondiale.
“Grazie alla presenza e alla testimonianza di quest'uomo di Dio, a Karaganda nacque, dalla fine degli anni Cinquanta, una comunità cattolica, costretta a nascondersi sotto terra, ma comunque vivacissima e intraprendente: questa prima Chiesa clandestina ha rappresentato la speranza che ha sorretto migliaia di deportati, in gran parte polacchi dell’Ucraina e tedeschi. Per il disegno di Dio e per la Sua grazia, la testimonianza di molti uomini, nonostante le feroci persecuzioni, ha reso Karaganda il centro del cattolicesimo ai tempi del regime sovietico”, racconta Mons. Dell’Oro.
Ancora oggi, la parrocchia di San Giuseppe a Karaganda è espressione della vivacità e della fede di quei cattolici e racchiude in sé un’eredità unica non solo in Kazakhstan, ma anche nell’intero territorio dell’ex Unione Sovietica: è, infatti, una delle prime chiese ufficialmente registrate durante il regime comunista, nel 1977. “In quell’anno - spiega Mons. Dell’Oro - furono gettate le fondamenta della futura Chiesa cattolica con la partecipazione attiva dei fedeli: alla costruzione del tempio, infatti, parteciparono tutti, dal più piccolo al più grande, compresi invalidi e ammalati”.
Dall’eredità spirituale di padre Bukowiński, rileva, sono nate più di 16 vocazioni al sacerdozio, tra cui quelle di due vescovi - Joseph Werth, Vescovo a Novosibirsk, e Nikolay Messmer, ora defunto, vescovo in Kirghizistan - e 28 vocazioni femminili alla vita consacrata in 7 diverse congregazioni e comunità: “Inoltre, quando sono tornati nella loro patria storica, centinaia di ex parrocchiani locali hanno portato nuova linfa alla vita della Chiesa in Germania, Polonia e in altri paesi. Come nei primi secoli, proprio le sofferenze e il sangue versato da questi cattolici hanno moltiplicato il numero dei cristiani, dando vita a questa Chiesa”, aggiunge il vescovo di Karaganda.
Oggi la città di Karaganda conta 4 chiese cattoliche, un seminario internazionale e un convento di clausura delle suore carmelitane. A giugno scorso, inoltre, Papa Francesco ha elevato la chiesa di San Giuseppe a Basilica minore. La diocesi di Karaganda comprende due regioni e occupa un territorio grande due volte e mezzo l’italia. Le circa 20 parrocchie sono separate tra loro da enormi distanze: le più lontane sono a 1700 km una dall’altra. In totale, nell’intero territorio del Kazakhstan si contano 4 diocesi cattoliche, per un totale di 70 parrocchie. I sacerdoti presenti nella nazione sono 91, tra i quali 61 diocesani e 30 religiosi. I cattolici rappresentano una piccola minoranza: secondo i dati ufficiali forniti dal Ministero degli Esteri kazako, degli oltre 17 milioni di abitanti del Paese, circa il 26% è costituito da cristiani, e l’1% di questi è di fede cattolica.
(LF-PA) (Agenzia Fides 13/2/2021)
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ASIA - Povertà e rischi di una “generazione perduta” a causa della pandemia
 
Singapore (Agenzia Fides) - Quanto conta la pandemia di Covid-19 nel futuro a breve termine dell’Asia? Quali sono i suoi effetti sulla povertà, una piaga che non riguarda solo il continente asiatico ma che in Asia, in passato, ha raggiunto punte estreme? Come si comportano gli Stati per dare una risposta all’allargarsi della povertà?
Secondo la World Bank, “lo shock da Covid-19 non solo mantiene le persone in povertà, ma crea anche una classe di nuovi poveri". Nell’autunno dell’anno scorso la Banca internazionale nata a Bretton Woods negli anni Quaranta pubblicava una stima secondo la quale, nel corso del 2020, il numero di persone che vivono in povertà nella regione Asia Pacifico sarebbe aumentato sino a 38 milioni, “tra i quali 33 milioni che altrimenti sarebbero sfuggiti alla povertà e altri 5 milioni spinti nella povertà” (considerando una soglia di $ 5,50 al giorno). Un nuovo rapporto dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) sostiene che , nel mondo, più di 250 milioni di persone hanno perso il lavoro durante la pandemia: la crisi – rileva il direttore generale dell’Ilo Guy Ryder – c minaccia di produrre una "generazione perduta". Già prima del rapporto presentato nelle scorse settimane, l’ILO aveva per esempio stimato nell’ordine dei milioni i lavoratori dell’area Asia-Pacifico che, prima della pandemia avevano redditi stabili garantiti dal settore del turismo ma che, in seguito al Covid, si sono trovati a rischio di scivolare in una povertà da loro lontana.
La pandemia non sembra aver risparmiato nessun settore (il tessile, ad esempio, molto diffuso in Asia, il commercio al dettaglio, il lavoro informale) ma, nello stesso tempo, un rapporto del “Boao Forum for Asia”, organizzazione non profit con sede a Pechino e presieduta dall’ex segretario dell’Onu Ban Ki Moon, ha analizzato l’andamento delle politiche di riduzione della povertà in Asia, mettendo in luce alcuni risultati positivi.
L’Asia Poverty Reduction Report 2020 infatti prova a riassumere gli ultimi sviluppi, i risultati e le esperienze nella riduzione della povertà in Asia. Secondo il rapporto, la pandemia a è diventata l'elemento più diretto che colpisce la povertà del continente e a causa dello shock da Covid-19 e la disuguaglianza di reddito è aumentata più rapidamente rispetto all'era pre-pandemica. Visto inoltre che l'Asia sta attraversando rapide trasformazioni economiche e sociali, “la regione ha molto da migliorare nelle infrastrutture, nei servizi pubblici e nella capacità di gestione delle emergenze” mentre “i gruppi svantaggiati sono particolarmente vulnerabili all'impatto negativo degli incidenti che riguardano la sicurezza pubblica”. Il rapporto prevede che quasi la metà della popolazione che avrà a che fare con questa nuova ondata di povertà nel mondo si concentrerà nell'Asia meridionale. L'Asia in generale però rimane il maggior attore della riduzione della povertà globale.
“Grazie alla sua straordinaria crescita, la trasformazione economica e sociale dell'Asia ha anche cambiato radicalmente il panorama dell'economia globale e della gestione della povertà. Nel 2019, i tassi di incidenza della povertà dei Paesi in via di sviluppo in Asia – scrive il rapporto - erano scesi al di sotto del 3%. Se misurato da indicatori di povertà del reddito, il tasso di incidenza della povertà estrema in Asia è solo dell'1,85%. La regione sta entrando in una fase critica caratterizzata dall'eliminazione della povertà estrema e dall'apertura di una nuova era contrassegnata dalla riduzione della povertà relativa”. L'Asia comunque – conclude l’indagine - “dovrebbe guadagnare terreno nel raggiungimento del primo obiettivo dell'Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile che è proprio: Sconfiggere la povertà”.
(MG-PA) (Agenzia Fides 13/02/2021)
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ASIA/LIBANO - Patriarca maronita: nel ‘Grande Digiuno' di Quaresima, chiediamo al Signore di “spazzar via” la pandemia con la forza della Resurrezione
 

Bkerké (Agenzia Fides) – Fin dall’antichità, la pratica del digiuno è servita a “esprimere pentimento” e invocare “misericordia divina durante tempi segnati da tribolazioni come malattie, epidemie, ingiustizie, persecuzioni e guerre”. Anche le circostanze del presente, così duramente segnato dagli effetti della pandemia, “spinge tutti noi a espiare i nostri peccati e i mali del mondo, e invocare Dio affinchè abbia pietà di noi e di tutta l'umanità, dicendo: ‘Vieni presto, o Signore, in nostro aiuto’ ”. E’ questo l’invito rivolto dal Patriarca maronita Bechara Boutros Rai a tutti i battezzati della Chiesa maronita, nella lettera-memorandum appena diffusa per riproporre le pratiche penitenziali da osservare nel tempo di Quaresima.
Nella cadenza dei tempi liturgici seguita dalla Chiesa maronita, il “Grande Digiuno” (la Quaresima) inizia quest’anno il 15 febbraio, Lunedì delle Ceneri. “I peccati” si legge nel messaggio patriarcale “si sono moltiplicati nel mondo senza alcun pentimento. Il male si va diffondendo, proprio come la pandemia da Covid-19, che dilaga in tutto il globo terrestre”, provocando la morte di un numero impressionante di persone in ogni parte del mondo.
Nel suo messaggio, il Patriarca Bechara Rai ricorda le vicende narrate nella Bibbia, in cui la pratica penitenziale del digiuno è sempre collegata a esperienze di liberazione dal giogo dell’oppressione, da pericoli o da piaghe che fanno soffrire il popolo. Il digiuno – aggiunge il cardinale libanese – “non ha di per sé un valore magico”, e raggiunge il cuore di Dio solo se esprime fede sincera e si accompagna alla preghiera sincera e alla carità verso chi è nel bisogno. “Con l'elemosina” si legge nel testo patriarcale “ripristiniamo il rapporto con i nostri fratelli e sorelle più bisognosi, restituendo loro ciò che è loro dovuto, perché ‘i beni della terra sono preparati da Dio per tutti gli uomini’ ”. Con la preghiera, riconosciamo le nostre miserie, invochiamo da Dio “il suo perdono e la sua misericordia” e chiediamo che Lui, con la sua grazia, “sostenga le nostre buone intenzioni”. La consuetudine ecclesiale – ha aggiunto il Patriarca maronita - prevede che con ciò che risparmiamo digiunando, aiutiamo i nostri fratelli e sorelle con i loro bisogni”. A questo riguardo, il Patriarca ha ringraziato “tutti coloro che prendono iniziative individuali o collettive, quelli che partecipano alle campagne promossa da Caritas-Libano, dalla Croce Rossa e da altre organizzazioni e associazioni caritative, e anche dalle parrocchie e dalle fondazioni”. Tra le indicazioni pratiche suggerite, il Patriarca ha ricordato anche la prassi di astenersi dal cibo dalla mezzanotte a mezzogiorno di tutti i giorni della Quaresima, ad eccezione dei sabati, delle domeniche e di altri giorni di festa solenne, come l’Annunciazione del Signore (25 marzo) e la festa di San Giuseppe (19 marzo). “Chiediamo a Dio, per intercessione di nostra Madre, la Vergine Maria” scrive il Patriarca maronita a conclusione della sua lettera “di accettare il nostro digiuno e di guarire coloro che sono affetti dall'epidemia da Covid-19, spazzando via questa pandemia con la forza della sua risurrezione e l'abbondanza della sua misericordia”. (GV) (Agenzia Fides 13/2/2021).
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AMERICA/BOLIVIA - Ad un anno da "Querida Amazonia" resta valido l'appello a sognare un'Amazzonia dove si promuovano i diritti dei più poveri
 
La Paz (Agenzia Fides) – Ad un anno dall'Esortazione Apostolica post-sinodale "Querida Amazonia", resta ancora valido l'appello a sognare un'Amazzonia dove si promuovano i diritti dei più poveri, dei popoli autoctoni, degli ultimi (vedi Fides 12/07/2020). Uno spazio dove viene preservata la loro ricchezza culturale, dove viene preservata la bellezza naturale e dove le comunità cristiane incarnate danno alla Chiesa nuovi volti con tratti amazzonici.
"L'Amazzonia è un insostituibile dono di Dio, considerato che è uno dei principali responsabili della regolazione del clima nel mondo; i suoi biosistemi sono una dispensa globale di acqua, cibo ed energia. Nelle condizioni attuali, con così tanti attacchi su questo territorio, si sta prendendo una rotta irreversibile. Molte informazioni scientifiche avvertono costantemente che l'equilibrio planetario dipende anche dalla salute dell'Amazzonia", si legge nella pubblicazione inviata a Fides dalla REPAM.
"Querida Amazonia", continua a chiedere l'impegno di ciascuno di noi di "amazzonizarci"; termine usato per condividere con l'intera Chiesa boliviana e con l'intero pianeta i valori di una regione che ha molto da condividere, soprattutto gli insegnamenti della convivenza senza distruzione, in un rapporto reciproco che rappresenta la tanto sognata "ecologia integrale".
(CE) (Agenzia Fides 13/02/2021)

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AMERICA/CUBA - il Ministro degli esteri celebra il V Anniversario dell'incontro tra Papa e il Patriarca di Mosca
 
L'Avana (Agenzia Fides) – "Ricordiamo il quinto Anniversario dello storico incontro all'Avana tra Papa Francesco e il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill. Cuba è lieta di aver ospitato questo epocale incontro", con queste parole, condivise su Twitter, il ministro cubano dei rapporti Esteri, Bruno Rodríguez, ha sottolineato la ricorrenza dell'incontro tra il Vescovo di Roma e il Primate dell'Ortodossia russa, enfatizzando l'importanza di quell'avvenimento. Il Cancelliere cubano ha definito l'evento "storico e epocale", e ha detto che la "Isla" è lieta di averlo ospitato.

Il Patriarca Kirill e Papa Francesco si sono riuniti sull'isola il 12 febbraio 2016. Si è trattato del primo incontro tra un Vescovo di Roma e un Patriarca di Mosca (Vedi Fides 12/02/2016).
In quell'occasione, il Papa e il Patriarca hanno firmato una dichiarazione congiunta, nella quale hanno espresso la volontà di collaborare e di fare tutto il necessario per superare le divisioni storiche ereditate.
“I cristiani di qui" riferì allora all'Agenzia Fides il Vescovo Georges Abou Khazen OFM, Vicario apostolico di Aleppo per i cattolici di rito latino, commentando l'incontro tra il Papa e il Patriarca "si sono accorti che le loro sofferenze non cadono nel nulla: l'incontro tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill lo percepiscono come il frutto della croce che stanno vivendo. La sofferenza di tutti i cristiani del Medio Oriente porta il frutto dell'unità, e ne potrà portare anche altri. Questo per noi è una grande consolazione e ci aiuta a andare avanti, anche se dobbiamo ancora soffrire” .(CE) (Agenzia Fides 13/02/2021)

lunedì 28 dicembre 2020

Agenzia Fides 28 dicembre 2020

 

AFRICA/SUD SUDAN - Appelli del Papa e di altri leader religiosi: “Attuate gli accordi di pace e date un governo funzionante al Sud Sudan”
 
Juba (Agenzia Fides) – “A nome della diocesi cattolica di Tombura-Yambio, vorrei rivolgere un appello speciale alle nostre istituzioni: abbiamo trascorso un anno intero senza un governo completo, questo ha causato al Paese molte sofferenze: sfiducia, estrema povertà e sofferenza e ha accresciuto le violenze”, ha detto Sua Ecc. Mons. Barani Eduardo Hiiboro Kussala, Vescovo di Tombura-Yambio, nel suo messaggio di Natale. Le forze politiche in Sud Sudan devono ancora attuare pienamente l’accordo di pace del settembre 2018.
Secondo David Shearer, capo della Missione delle Nazioni Unite in Sud Sudan (UNMISS), “il Sud Sudan ha cinque vicepresidenti che dirigono gruppi di ministeri che stanno lavorando bene”. "Altrove, tuttavia, i progressi sono stati dolorosamente lenti" ha riferito. "Le riunioni di gabinetto si verificano in modo irregolare e i sud sudanesi vogliono vedere il presidente e i vicepresidenti riunirsi e lavorare insieme”.
“Per favore, chiedo, esorto e supplico di non ritardare ulteriormente il processo di completamento della struttura dell’esecutivo in modo che noi, popolo del Sud Sudan, possiamo sentirci orgogliosi del nostro governo e lo Stato possa erogare i servizi essenziali alla popolazione” continua il Vescovo di Tombura-Yambio. Mons. Hiiboro, che chiede inoltre alla “comunità internazionale di sostenere il processo di attuazione dell’accordo di pace. Per favore, non stancatevi di sostenere i bisognosi, gli operatori umanitari e anche il lavoro di sviluppo perché così facendo, in un modo o nell'altro, impedirete qualsiasi escalation di violenza e criminalità”.
Anche Papa Francesco, insieme all'Arcivescovo di Canterbury Justin Welby e al moderatore della Chiesa di Scozia Martin Fair, ha lanciato un messaggio al Presidente Salva Kiir e al vicepresidente Riek Machar ricordando loro gli impegni presi in Vaticano nell'aprile 2019 per attuare l'accordo di pace rivitalizzato e lavorare insieme per la pace in Sud Sudan. Inoltre hanno ribadito il loro impegno a fare una visita congiunta in Sud Sudan.
"Rimaniamo devotamente consapevoli degli impegni presi da voi in Vaticano nell'aprile 2019 per l’attuazione dell'Accordo di pace, e nostro per visitare il Sud Sudan a tempo debito, quando le cose tornano alla normalità” afferma il comunicato congiunto.
"Quando verremo in visita, desideriamo ardentemente vedere una nazione cambiata, governata da leader che, nelle parole del Santo Padre l'anno scorso, 'si tengono per mano, uniti ... come semplici cittadini' per 'diventare Padri (e Madri) della Nazione”. (L.M.) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Oltre 2.500 pacchi alimentari per le famiglie più povere distribuite da una parrocchia ivoriana
 
Abidjan (Agenzia Fides) - "È Natale e gli uomini hanno fame, è Natale e molte famiglie rifuggono dagli occhi dei loro figli affamati, è Natale e le decorazioni delle finestre fanno paura ai meno fortunati, è Natale e si ride senza fissare lo sguardo di chi ci circonda che non può festeggiare. Fratelli, sorelle, non vorremmo mostrarci qui in tali pensieri, il nostro Natale deve essere un Natale per gli altri” ha detto p. Hyppolite Agnigori, parroco di San Giovanni di Cocody alla vigilia della solennità della Natività del Signore, il 24 dicembre, durante la consegna dei pacchi di cibo alle famiglie povere del comune di Cocody.
Più di 2.500 famiglie che vivono in situazioni di estrema precarietà hanno ricevuto pacchi alimentari comprendenti riso, olio, pasta, carne… per offrire un pasto ai propri figli a Natale. Un'iniziativa della comunità parrocchiale di Saint Jean de Cocody nell'arcidiocesi di Abidjan sostenuta dal sindaco, Jean Marc Yacé e da persone di buona volontà per offrire a queste famiglie la gioia della nascita del figlio di Dio.
“Il comune di Cocody può avere sofferto quest'anno, con la pandemia di Covid e le manifestazioni della crisi post-elettorale, ma ciò nonostante il poco che possiamo dare alla popolazione è un gesto di solidarietà; non c’è un calcolo politico, no, dobbiamo venire in aiuto di questi fratelli e sorelle affinché tutti possano avere cibo per queste celebrazioni” ha augurato il sindaco di Cocody.
La distribuzione è avvenuta senza alcuna distinzione di razze e religioni. "Sono musulmana e nonostante questo i cattolici mi hanno offerto un pacco dono alimentare, questo vuol dire che preghiamo lo stesso Signore" ci ha confidato una signora mentre ritirava il suo kit alimentare. (S.S.) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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ASIA/PAKISTAN - I Vescovi ai fedeli, nella seconda ondata di Covid-19: "Non abbiate paura"
 
Islamabad (Agenzia Fides) - “Non abbiate paura: questo messaggio, dato dall'angelo Gabriele ai pastori, ci dà una buona notizia, cioè che Dio ama il suo popolo soprattutto quanti sono nella sofferenza, nella paura, sono impotenti o emarginati": è questo il messaggio che caratterizza il Natale 2020 in Pakistan, attraversato dalla seconda ondata della pandemia di Covid-19, come ha riferito all'Agenzia Fides l'Arcivescovo Joseph Arshad, alla guida della diocesi di Islamabad-Rawalpindi e Presidente della Conferenza episcopale cattolica del Pakistan.
"A causa della pandemia di Covid-19 - scrive l'Arcivescovo in un messaggio rivolto ai fedeli e pervenuto a Fides - vediamo che le persone nel nostro ambiente stanno vivendo una vita piena di paure, difficoltà e sfide. Il coronavirus non ha solo colpito la salute delle persone, ma ha anche colpito in pieno la loro vita a causa della crisi economica e finanziaria. Le persone hanno perso il lavoro, o lavorano con salari bassi, c'è disperazione, ci si sente impotenti, i prezzi del cibo. degli oggetti e di altri beni di prima necessità salgono, e molti hanno perso i propri cari”. Di fronte a questa sofferenza, "guardiamo al presepe di Gesù Cristo come un simbolo di speranza. Siate messaggeri di speranza, pace e felicità per gli altri fedeli, specialmente i poveri e i bisognosi. Possiamo essere fonte di gioia e felicità per gli altri" ha scritto mons. Arshad.
Il Pakistan sta attraversando la seconda ondata di Covid-19 e fino a ieri, 27 dicembre, ha registrato 471mila casi di contagio, con circa 9.800 morti. In tale situazione, le celebrazioni natalizie si sono comunque svolte nelle chiese, con il rigoroso rispetto delle misure anti-Covid, come il distanziamento, l'igienizzazione e l'uso di mascherine facciali. Come appreso da Fides, le chiese - data la capienza limitata di fedeli - hanno moltiplicato le celebrazioni eucaristiche nel giorno di Natale, consentendo così a un più ampio numero di fedeli di poter essere presenti e celebrare la Nascita del Redentore.
Il Vescovo di Faisalabad, Indrias Rehmat, nel suo messaggio di Natale ha detto: "Concentriamoci sul messaggio dell'angelo: Non abbiate paura. Questa era la buona notizia data 2000 anni fa. Oggi in Pakistan le scuole e le università sono chiuse, i ristoranti e il parco giochi sono vuoti, gli orari per uffici e attività sono limitati. Non possiamo visitare i nostri parenti, abbiamo paura di andare ai matrimoni e ai funerali, andiamo in chiesa con la paura di contrarre il coronavirus. In questo Natale, manteniamo la nostra fede nel Signore, viviamo con speranza in Cristo e preghiamo che il Bambino Gesù, redentore del mondo, guarisca completamente il mondo ferito".
Mons. Samson Shukardin OFM, Vescovo di Hyderabad, parlando a Fides, rileva: “Crediamo fermamente che questo Natale ci porterà una nuova speranza. In mezzo alla pandemia Covid-19, milioni di persone stanno ancora soffrendo e sono disperate dopo aver perso il lavoro, il normale stile di vita e soprattutto i loro cari. Siamo uniti nelle preghiera come un'unica famiglia universale: che questo Natale e il nuovo anno ci riempiano dell'amore di Dio e scaccino le paure della pandemia".
L'Arcivescovo Evarist Pinto, Arcivescovo emerito di Karachi, nel suo messaggio di Natale ha detto: "Viviamo un tempo segnato dalla solitudine, durante questo periodo di pandemia. Ma crediamo che Dio non abbandona mai il suo popolo ed è con noi. Restiamo in contatto gli uni con gli altri attraverso la nostra fede e le nostre preghiere e diffondiamo il messaggio di pace e speranza del Natale".
(AG-PA) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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ASIA/INDONESIA - Il presidente Widodo ricorda il messaggio-chiave del Natale: la speranza
 
Giacarta (Agenzia Fides) - Per la comunità cattolica in Indonesia è stato un Natale che, a causa della pandemia, è stato celebrato sia in maniera virtuale - grazie alle nuove tecnologie - sia in gesti concreti di vicinanza e condivisione con i più poveri, compiuti dai cristiani ma anche da leader della comunità civile.
Come appreso dall'Agenzia Fides, alla celebrazione del Natale ha preso parte il presidente indonesiano Joko Widodo, ricordando il messaggio-chiave del Natale durante la pandemia globale: la speranza. “Durante questo periodo difficile a causa della pandemia, in genere può mancare la speranza. Nel periodo natalizio, vedremo dappertutto piccole candele che rappresentano che c'è sempre speranza: la presenza di Dio, l'Emmanuele, che sarà sempre con noi" ha detto, invitando tutti i cittadini indonesiani a coltivare la speranza.
"La presenza di Dio che si prende cura di noi, la sua misericordia ci consentiranno di gettare via le nostre preoccupazioni per affrontare il nostro momento difficile" ha detto il presidente nel suo messaggio in occasione del Natale.
Parlando dalla Cattedrale di Jakarta, dove ha celebrato la messa di Natale trasmessa online e seguita da migliaia di fedeli, il Cardinale Ignazio Suharyo, Arcivescovo di Jakarta e presidente della Conferenza episcopale cattolica dell'Indonesia, ha rimarcato: “La pandemia ha colpito fortemente la nostra vita quotidiana. La nostra vita è stata ampiamente influenzata anche da discorsi di odio e fake news, legate al Covid-19. Tutti questi atteggiamenti illeciti hanno mostrato chiaramente quanti hanno una fede superficiale o esercitano il loro credo religioso in modo non serio".
Il Cardinale ha criticato "lo scarso rispetto della nostra nobile etica nazionale" e ha esortato: "Durante questo periodo difficile, siamo chiamati a cercare ispirazione nella forza della fede", ricordando il tema nazionale dell'anno pastorale: "E lo chiameranno Emmanuele - Dio è con noi".
L'evento del Natale in Indonesia è segnato anche dalla distribuzione di 10mila pacchi di generi alimentari di base agli orfanotrofi cristiani, alle case per anziani e ai centri di assistenza per disabili. La donazione pubblica di questi alimenti è stata simbolicamente avviata dal Ministro indonesiano per l'Informazione e la Comunicazione, Johnny G. Plate, che ha visitato l'orfanotrofio St. Vincentius nel centro di Jakarta.
Plate ha anche donato molti dispositivi utili per la didattica a distanza all'Associazione Radioamatori Indonesiani (Orari), che si occuperà di avviare uno specifico programma di apprendimento a distanza in alcuni luoghi remoti nella provincia di Papua. Il ministro ha reso noto che il governo istituirà oltre 3.100 antenne di ricezione e trasmissione in tutte le aree remote di Papua entro l'anno 2021-2022, in modo che "83 mila villaggi in tutto il territorio della Papua avranno pieno accesso al segnali 4G", a beneficio degli studenti delle scuole, ha spiegato il Ministro.
(MH-PA) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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ASIA/INDONESIA - Seminarista cattolico ucciso nella provincia indonesiana di Papua
 
Jayapura (Agenzia Fides) - Il Natale 2020 è stato funestato da un grave episodio per i cattolici in Papua: la sera del 24 dicembre 2020, il corpo senza vita di Zhage Sil, seminarista cattolico, è stato trovato in un fossato a Jayapura, città della Papua indonesiana. Secondo la polizia locale, sono tuttora ignoti gli autori del delitto.
La notizia della morte di Sil ha sconvolto i cattolici della Papua e di tutta l'Indonesia, che auspicano sia fatta luce sul tragico episodio. Beka Ulung Hapsara, Commissario nazionale per i diritti umani in Indonesia ha chiesto che "la polizia indaghi rapidamente e trovi gli autori dell'omicidio. Urge applicare la legge in modo equo e trasparente".
Alla comunità di Sorong-Manokwari, diocesi cui Sil apparteneva, sono giunti numerosi messaggi di condoglianze di leader religiosi e laici che condannano fermamente l'atroce atto. “Sono scioccato dalla sua morte improvvisa e tragica. Sarebbe divenuto diacono l'anno prossimo e sacerdote diocesano subito dopo”, ha detto p. Johan, parroco nella diocesi di Jayapura, Papua. P. Johan, che conosceva personalmente Sil, ha aggiunto: “Era una persona coraggiosa che si interessava dei bisogni delle persone, e non aveva paura di alzare la voce, soprattutto quando si trattava di giustizia. Speriamo di ricevere presto notizie chiare sulla sua morte".
Sil era tra i giovani spesso impegnati a chiedere giustizia per la provincia di Papua, stigmatizzando "il razzismo contro il popolo papuano". La notizia dell'omicidio è diventata virale sui social media e ha attirato nuovamente l'attenzione sulla travagliata situazione della Papua indonesiana, dove nell'ottobre 2020 è stato ucciso anche il laico cattolico Rufinus Tigau, catechista del distretto di Intan Jaya, freddato senza ragione dalle forze di sicurezza nazionali (vedi Fides 11/11/2020).
All'inizio di dicembre, un forte appello al dialogo e alla riconciliazione per risolvere il conflitto nella regione indonesiana di Papua, è stato lanciato da 147 preti cattolici indonesiani, operanti in Papua (vedi Fides 12/12/2020) . L’appello stigmatizzava i ripetuti episodi di violenza e le continue violazioni dei diritti umani perpetrate dalle forze di sicurezza indonesiane, che hanno ucciso e ferito civili e anche operatori pastorali delle Chiese cattoliche e protestanti in questa zona del paese, a forte presenza cristiana.
In Papua, si registrano da anni incomprensioni e dissidi tra la popolazione locale e il governo centrale di Giacarta: ai fermenti separatisti il governo centrale ha risposto con una capillare presenza militare che ha aumentato la tensione.
La diocesi di Manokwari-Sorong si trova nella provincia di Papua occidentale. Copre un'area di 111mila chilometri quadrati, con una popolazione totale di 761mila abitanti, tra i quali circa 79mila cattolici.
(ES-PA) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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ASIA/IRAQ - Il Patriarca caldeo Sako: non appare saggio il progetto di creare una “provincia cristiana” nella Piana di Ninive
 
Baghdad (Agenzia Fides) – La soluzione dei problemi affrontati dai cristiani in Iraq non passa attraverso la creazione di una “enclave cristiana” con base nella Piana di Ninive, che finirebbe per diventare “il capro espiatorio” nelle lotte tra le diverse fazioni settarie. Lo ha ribadito il Cardinale Louis Raphael Sako, Patriarca di Babilonia dei caldei, in un’ampia intervista rilasciata a Rudaw TV, emittente del gruppo editoriale con base nel Kurdistan iracheno. I cristiani – ha spiegato il Patriarca – rappresentano nella società irachena una componente “senza milizie”, senza apparati tribali di protezione, e in questo tempo in cui il Paese è continuamente lacerato da tensioni e conflitti “non è saggio chiedere per noi l’autonomia in seno a una provincia. In quel modo diventeremmo il capro espiatorio tra i contendenti. Adesso è meglio per noi vivere insieme ai nostri vicini. Chiediamo a tutti di rispettare i nostri diritti, di non provare a modificare gli equilibri nelle regioni in cui viviamo. Ma se proviamo a chiedere una provincia o un’area con statuto speciale per i cristiani, finiremo per pagare un prezzo più alto”.
Il Patriarca caldeo Sako ha più volte espresso le sue riserve davanti alle ipotesi di istituire nella Piana di Ninive un'area “protetta” per i cristiani (vedi Fides 30/8/2020).
La Provincia di Ninive, storicamente disseminata di cittadine e villaggi a maggioranza cristiana, è da lungo tempo al centro di progetti ideali volti creare un'area indipendente dal punto di vista politico- amministrativo, progetti fortemente caldeggiati da gruppi organizzati in alcune comunità della diaspora caldea e assira. Tale prospettiva era stata in qualche modo rilanciata anche alla Convention nazionale promossa a Washington nel settembre 2016 dalla organizzazione no profit Usa In Defense of Christians (IDC).
Nella recente, ampia intervista rilasciata al gruppo editoriale Rudaw, il Patriarca caldeo ha ribadito che gran parte dei cristiani fuggiti dalla Piana di Ninive nel 2014 davanti all’avanzare delle milizie dello Stato Islamico (Daesh) non sta facendo ritorno alle proprie terre d’origine perché “hanno perso la fiducia nei propri vicini”, i quali in molte situazioni locali si sono impossessati dei loro beni e delle loro case. “Non è stato solo Daesh a bruciare tutte le case. Ci sono state anche altre mani che hanno acceso il fuoco, e nell’area ci sono milizie di diversa matrice che impongono pedaggi, incutono timore e minacciano le proprietà delle persone, in un modo o nell’altro”.
Il Cardinale iracheno ha anche fatto riferimento ai processi che proprio nella Piana di Ninive, tradizionale area di insediamento delle comunità cristiane autoctone, stanno alterando i precedenti equilibri demografici, alimentando paure e incertezza tra la popolazione. Il Patriarca caldeo ha ribadito che la condizione di violenza e conflittualità permanente in cui l’Iraq versa dal 2003 – anno delle campagne militari a guida USA che posero fine al regime di Saddam Hussein – potrà essere superata solo quando si archivieranno i sistemi di gestione e spartizione del potere su base settaria etnico-religiosa, per fare posto a uno “Stato civile moderno” basato sul principio di cittadinanza, in grado di garantire uguaglianza di diritti e doveri per tutti i cittadini, a prescindere dalla loro appartenenza etnica o religiosa.
Nell’intervista, il Patriarca si è anche soffermato sull’annunciato viaggio di Papa Francesco in Iraq, in programma dal 5 all’8 marzo 2021. “Il Papa è una persona di pace, e non penso che ci saranno attacchi contro di lui. Il governo sta lavorando alla protezione del viaggio”, ha assicurato il Cardinale Sako, che si è anche soffermato su alcuni dettagli del programma, confermando il momento di condivisione spirituale con letture dalla Bibbia e dal Corano che vedrà ebrei, cristiani e musulmani riuniti insieme nel nome di Abramo, padre di tutti i credenti, per l'invio di messaggi di pace “in Libano, in Yemen, in Iran e in Libia”. Oltre alle annunciate tappe della visita papale a Erbil Mosul e Qaraqosh, il Patriarca caldeo ha espresso la speranza che il Papa possa recarsi anche a Najaf, città santa dell’islam sciita, dove risiede l’Ayatollah Ali al Sistani. (GV) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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AMERICA/BOLIVIA - Mons. Gualberti: durante la pandemia molti hanno trovato nella famiglia “conforto, aiuto e incoraggiamento per non perdere la speranza"
 
Santa Cruz (Agenzia Fides) – Nella celebrazione della festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, l'Arcivescovo di Santa Cruz, Mons. Sergio Gualberti, ha riflettuto sull'importanza di questa cellula fondamentale della società e della Chiesa, soprattutto in questa epoca contrassegnata dalla diffusione del Covid-19. “Penso di non sbagliare quando dico che molte persone, di fronte a questa pandemia, hanno toccato l'importanza e il valore di avere l'aiuto della famiglia. In essa hanno trovato conforto, aiuto e incoraggiamento per non perdere la speranza e hanno avuto la forza di alzarsi e andare avanti. Per molte persone contagiate, la famiglia è stata l'unico ospedale e l'unico luogo di riposo e guarigione”.
L'Arcivescovo ha affermato che “per tanti fratelli che hanno perso una persona cara, e per altri che hanno vissuto in prima persona la malattia, questa dolorosa esperienza ha cambiato la loro vita, ha insegnato a valorizzare i piccoli gesti quotidiani in famiglia e a stabilire nuove relazioni di rispetto, attenzione e affetto”.
Mons. Gualberti ha ricordato che il Creatore vuole che ogni essere umano venga a questo mondo in seno a una famiglia, costruita sulle fondamenta dell'amore reciproco tra un uomo e una donna. Ogni famiglia cristiana, ha sottolineato, è chiamata ad essere una piccola comunità di fede, la Chiesa domestica, dove i genitori sono i primi educatori dei propri figli a livello umano e cristiano. "È un compito impegnativo, quindi è importante che non siano soli, e che siano guidati e accompagnati dalla famiglia più numerosa, dalla comunità ecclesiale".
L'istituzione della famiglia è una grande risorsa per le persone, per la società e per l'umanità nel suo insieme, una ricchezza che deve essere salvaguardata da tutta la società, perché la famiglia è la sua prima e vitale cellula, come afferma la Dichiarazione Universale dai diritti umani. In una famiglia stabile e ben costituita, i suoi membri sperimentano gli elementi essenziali per il loro sviluppo integrale e imparano a stabilire relazioni armoniose e pacifiche. In essa si impara a praticare la giustizia e il rispetto per gli altri, a riconoscere il ruolo di autorità responsabile dei genitori, a praticare un servizio affettuoso verso i più deboli, i piccoli, gli anziani o gli ammalati, a aiutarsi a vicenda nelle necessità della vita ed essere disponibili ad accogliere l'altro e, se necessario, a perdonarlo.
"Per questo la società non può fare a meno dei servizi forniti dalla famiglia legalmente costituita. Nessuno, nemmeno lo Stato, può togliergli questo potere perché violerebbe gravemente la libertà e i diritti originari e innati. La debolezza della famiglia è la debolezza di una società. A questo proposito, dovremmo chiederci sinceramente se molti problemi che viviamo nel nostro Paese, come la mancanza di valori etici e morali, la crescente violenza, la corruzione, il traffico di droga e la debolezza della democrazia, non dipendono principalmente della fragilità e disgregazione di tante nostre famiglie".
Di fronte a questa situazione, ha affermato che le autorità hanno l'obbligo di dare priorità alla politica familiare con misure concrete che rispondano ai bisogni reali della famiglia: alloggio, lavoro, istruzione e assistenza sanitaria per tutti, tra gli altri. Le istituzioni civili, sociali, religiose ed educative e i mezzi di comunicazione sociale sono chiamati a collaborare in questo compito. Abbiamo tutti la responsabilità di difendere la famiglia, i suoi desideri e diritti, affinché adempia al suo ruolo insostituibile per la vita e il benessere delle persone e della società.
"In questa festa – ha concluso l’Arcivescovo -, la testimonianza della Santa Famiglia ci esorta a rafforzare la famiglia come anello fondamentale dell'unica grande famiglia umana, dove tutti noi, camminando insieme come fratelli e sorelle, raggiungiamo la piena realizzazione a livello personale, comunitario e sociale in un clima di fraternità e di pace duratura".
(CE) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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AMERICA/ECUADOR - Fratellanza e solidarietà nel racconto di un missionario prossimo al rientro dalla missione
 
Duràn (Agenzia Fides) - “Ho trascorso nove Natali sull’Equatore, tutti strani e diversi ma intriganti per i nuovi cammini che si sono aperti nella vita della missione e personale”, scrive all’Agenzia Fides don Saverio Turato, sacerdote fidei donum della diocesi di Padova a Duràn, provincia del Guayas.
Il sacerdote, che a gennaio rientrerà definitivamente in Italia dalla missione di Duràn, ha ricordato quando nove anni fa rivolse i primi auguri natalizi dall’Ecuador intitolando la lettera ‘Che strano questo Natale’. “Erano i miei primi giorni dall’altra parte del pianeta, lontano dalle ghiacciate notturne – racconta don Saverio -. Il Natale di quest’anno è molto più strano (o diverso) e non solo per me ma per tutti. Le dita non basterebbero per contare le tante privazioni a cui ci obbliga la pandemia: senza le persone che hai amato nella vita, senza salute, senza lavoro, senza libertà di spostamento, senza amici, senza riti, senza la Messa di mezzanotte, senza abbracci… Siamo ridotti come la vite d’inverno, che spogliata della sua vegetazione, mostra solo quattro vecchi tralci ingarbugliati o forse la carcassa del grappolo dimenticato dalla vendemmia. Tutti ci sentiamo un po’ spogliati, chi più, chi meno.”
Il missionario ha ricordato le parole che Papa Francesco ha rivolto ai suoi collaboratori per il tradizionale scambio degli auguri il 21 dicembre 2020: ‘Chi non guarda la crisi alla luce del Vangelo si limita a fare l’autopsia di un cadavere’. Molto eloquente questa immagine perché in essa vedo la chiave per tentare di guardare il tempo presente con uno sguardo diverso, non preoccupandoci dei ‘senza’ ma costruendo nuovi inizi e percorsi a partire dalla preposizione semplice ‘con’... Anche la nascita di Gesù è avvenuta senza sicurezze e riti, eppure nella sua totale fragilità ci regala quanto di più è importante e ci consola: la sua prossimità all’umanità. Gesù è chiamato anche l’Emmanuele ovvero il Dio-con-noi che nella sorprendente e fragile manifestazione della tenera pelle decide di farsi uno di noi. Estremamente solidale.”
“Provo una profonda commozione contemplare i gesti di solidarietà dei miei parrocchiani verso i fratelli più bisognosi. Già durante il lockdown avevamo visto nobili gesti di carità, ma mai come in questi giorni ho visto tante borse della spesa e viveri passare per le porte della chiesa: riso, latte, olio, sale, panettoni, cacao, lenticchie…un’impensabile generosità che ha strappato le lacrime ad alcuni volontari della Caritas. Ho l’impressione che la tempesta che stiamo affrontando abbia dirottato le scelte di molti verso nuovi orizzonti come la fratellanza e la solidarietà. Ed è proprio questo il Natale che vi voglio raccontare. Non quello piagnucoloso dei senza ma quello evangelico dei con.
Con la fine di gennaio termina la cooperazione della diocesi di Padova con quella di san Jacinto ma si concludono soprattutto i 63 anni di presenza dei missionari/e fidei donum di Padova in questo Paese. Quindi il prossimo Natale sarà di nuovo strano, almeno per me!” conclude don Saverio.
(ST/AP) (28/12/2020 Agenzia Fides)
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AMERICA/PARAGUAY - Anno dell’Eucaristia: rispondere alla “fame e sete” di vita decente, di integrazione, di inculturazione, di formazione, di partecipazione
 
Asuncion (Agenzia Fides) - I Vescovi del Paraguay hanno annunciato con una lettera pastorale pubblicata il 23 dicembre, l’Anno dell’Eucaristia: “Il brano evangelico di Emmaus (Lc 24,13-35) accompagna il cammino della nostra Chiesa in un nuovo triennio che abbiamo iniziato con l'Anno della Parola e proseguiamo con l'Anno dell’Eucaristia”. Il motto di questo anno, "lo riconobbero allo spezzare del pane", deve essere meditato nella stessa esperienza dell’anno precedente, "i nostri cuori ardevano quando ci spiegava le Scritture”. “La strada di Emmaus è un'icona della celebrazione eucaristica, in cui il Risorto diventa compagno del nostro cammino, ci spiega le Scritture e rinnova la frazione del Pane… Vogliamo vivere quest'anno nella fede e nell’approfondimento della conoscenza, nella celebrazione, nel culto e nell'esperienza della presenza viva e reale del Signore, che ci dona il sacramento dell'Eucaristia”. I Vescovi rilevano: si potrebbe pensare che oggi “non ci siano le migliori condizioni per celebrare un anno con un tema così centrale, ma non è così. La celebrazione eucaristica accompagna tutti i momenti della nostra vita, quelli buoni e quelli cattivi, e ci dona la grazia di approfondire il mistero di Cristo e della Chiesa”.
La lettera pastorale propone quindi alcuni temi di riflessione: il mistero di Gesù Cristo, il mistero del “Corpo di Cristo”, il mistero della comunità, il mistero dei ministri, il mistero dell’amore, il mistero della creazione. Indicando poi nella seconda parte alcune “piste pastorali”, i Vescovi scrivono: “Celebrare, adorare e contemplare il grande mistero dell'Eucaristia è l'impegno da non dimenticare, fare della Santa Messa il centro della vita cristiana, che ogni comunità celebri decorosamente, ricercando la bellezza della celebrazione nel suo significato, nelle sue forme semplici, nella sua ricca tradizione. La partecipazione armoniosa di tutti fa risplendere il mistero e mette in luce il senso sacro di tutti i momenti dell'Eucaristia”. I Vescovi si augurano che nonostante le misure sanitarie in atto, si ricordi e si viva il giorno del Signore, “e le nostre assemblee, anche se il loro numero è ridotto, mettano in risalto e facciano brillare la celebrazione”.
Vengono quindi segnalati alcuni obiettivi dell’animazione pastorale durante l'Anno dell'Eucaristia, che “corrispondono alla ‘fame e sete’ che sentiamo in mezzo alla nostra gente”. Proseguono: “C'è fame e sete di una vita decente. Molte famiglie devono dedicare gran parte del loro tempo e delle energie a guadagnarsi una alimentazione povera e insufficiente. La nostra Chiesa deve approfondire il suo impegno per sradicare la povertà”. C'è anche fame e sete di integrazione: “La nostra società divisa aspira a una riunione e ad una grande riconciliazione, fondata sulla misericordia e sulla verità. La celebrazione dell'Anno dell'Eucaristia deve abbracciare tutti i gruppi sociali e integrare tutte le dimensioni della vita cristiana”. C'è fame e sete di inculturazione: “Dobbiamo fare uno sforzo affinché la celebrazione eucaristica, senza perdere significato e tradizione, parli oggi al nostro popolo, nella sua lingua, nella sua realtà, nella sua cultura. Qui si evidenzia e si valorizza l'intenso lavoro per l'elaborazione del messale e dei lezionari in guaraní. Dobbiamo continuare a lavorare in questo senso.”
Gli altri obiettivi pastorali che i Vescovi presentano per questo Anno riguardano “la fame e sete” di formazione permanente, in quanto “molti smettono di formarsi dopo la prima comunione celebrata da bambini o adolescenti”; di partecipazione, perché “dobbiamo tutti scuoterci ed essere una Chiesa viva e attiva, dove tutti i doni sono importanti, tutti i membri, anche i più umili, sono preziosi”; di riunione: anche se “non sappiamo cosa ci riserverà il futuro, soprattutto in questo periodo di pandemia”, i Vescovi propongono il Congresso eucaristico nazionale a Caacupé il 24 ottobre 2021, preceduto da Congressi diocesani; di presenza: in molte devozioni eucaristiche come l'adorazione e le processioni, “ci lasciamo toccare dalla presenza di Cristo in mezzo a noi davanti al quale rimaniamo in atteggiamento di silenziosa fiducia e ci sentiamo anche inviati ad accompagnare in questo modo i nostri fratelli e sorelle”. Infine “c'è fame e sete di una vita cristiana più significativa, e questo non ha altro nome che la santità. Chiediamo al Signore di animare la santità della sua Chiesa. I santi hanno trovato nell'Eucaristia il cibo per la via della perfezione. Oggi vogliamo anche essere santi”. (SL) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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AFRICA/KENYA - Nomina del Vescovo di Malindi
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il Santo Padre Francesco ha nominato Vescovo della Diocesi di Malindi (Kenya) Mons. Wilybard Lagho, del clero di Mombasa, finora Vicario Generale della medesima Arcidiocesi Metropolitana.
S.E. Mons. Wilybard Lagho è nato il 23 marzo 1958 a Taita-Taveta, nell’Arcidiocesi Metropolitana di Mombasa. Negli anni 1980-1982 ha studiato Filosofia al St. Augustine’s Senior Seminary di Mabanga, Diocesi di Bungoma e dal 1982 al 1986 Teologia al St. Thomas Aquinas Major Seminary di Nairobi. È stato ordinato sacerdote il 25 aprile 1997, incardinandosi nell’Arcidiocesi Metropolitana di Mombasa.
Successivamente ha ricoperto i seguenti incarichi e ha svolto ulteriori studi: Vicario Parrocchiale (1987-1988), Parroco della St. Michael’s Parish a Giriama, alla Christ the King Parish a Miritini e Direttore Diocesano della pastorale giovanile e vocazionale (1988-1990); Rettore e insegnante al Seminario minore St. Mary’s di Kwale (1990-1992); Master’s Degree in Religious Studies presso la Catholic University of Eastern Africa (CUEA) a Nairobi (1992-1994); Licenza in Studi arabi e Islamistica a Il Cairo e al PISAI di Roma (1994-1998); Vicario Parrocchiale (1998-1999); docente e formatore al St. Matthias Mulumba Senior Seminary di Tindinyo (2000-2002); docente e Rettore del Augustine’s Senior Seminary di Mabanga (2002-2006); Direttore dell’Ufficio Diocesano per l’Educazione Cattolica e Parroco di Our Lady of Fatima a Kongowea (2006-2008); dal 2008 finora Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Mombasa. Dal 2011 S.E. Mons. Lagho è stato Presidente dell’Associazione Coast Interfaith Council of Clerics (CICC) e Responsabile Diocesano della Commissione per il Dialogo Interreligioso. È stato inoltre Consultore del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso (2008-2014) e Consulente di DANMISSION – Associazione Missionaria della Chiesa evangelica luterana della Danimarca (2015-2016). (SL) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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ASIA/INDIA - Nomina dell’Arcivescovo di Shillong
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il Santo Padre Francesco ha nominato Arcivescovo Metropolita dell’Arcidiocesi di Shillong (India) S.E. Mons.Victor Lyngdoh, finora Vescovo della Diocesi di Jowai. (SL) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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AMERICA/BARBADOS - Nomina del Vescovo di Bridgetown
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il Santo Padre Francesco ha nominato Vescovo della Diocesi di Bridgetown (Barbados), il Rev. do Neil Sebastian Scantlebury, del clero di St. Thomas nelle Isole Vergini (U.S.A.), finora Cancelliere della medesima Diocesi e Parroco della St. Ann Parish, nell’isola di St. Croix.
S.E. Mons. Neil Sebastian Scantlebury è nato il 1° ottobre 1965 nelle Barbados. Dopo aver conseguito la Laurea in Ingegneria meccanica alla University of the West Indies at St. Augustine, Trinidad e Tobago, si è trasferito nelle Isole Vergini Americane. Si è formato presso la Mount St. Mary’s University di Emmitsburg, Maryland (U.S.A.), dove nel 1999 ha conseguito anche il Master of Arts in Sacra Scrittura. Oltre all’inglese e alla lingua creola, conosce il latino, lo spagnolo e il francese. È stato ordinato presbitero il 18 maggio 1995 per il clero di Saint Thomas nelle Isole Vergini (U.S.A.).
Dopo l’ordinazione ha svolto i seguenti incarichi: Vicario Parrocchiale della Holy Family Church, St. Thomas (1995-1997); Amministratore e Parroco di Our Lady of Mount Carmel, St. John (1997-2003); Cancelliere della Diocesi (2000-2003); Rettore della Cattedrale (2003-2009); Parroco della Holy Family Church, St. Thomas (2009-2020). Dal 2009 finora è stato Cancelliere della Diocesi e dal 2020 Parroco della St. Ann Parish, nell’isola di St. Croix. Inoltre, ha fatto parte di diversi Consigli: della Caritas, per la Protezione dei minori e del gruppo docenti della Scuola Superiore Saints Peter and Paul, dove ha insegnato Matematica e Teologia. (SL) (Agenzia Fides 28/12/2020)

martedì 3 novembre 2020

Agenzia Fides 3 novembre 2020

 

AFRICA/COSTA D’AVORIO - Il Presidente uscente rieletto in un voto contrassegnato da violenze; l’opposizione contesta i risultati
 
Abidjan (Agenzia Fides) – La Commissione elettorale indipendente della Costa d’Avorio ha annunciato oggi, 3 novembre, la vittoria del Presidente uscente, Alassane Ouattara, con il 94% dei voti nelle elezioni del 31 ottobre.
L'affluenza si attesta al 53,9%, gli oppositori contestano i risultati ed hanno annunciato la creazione di un "Consiglio nazionale di transizione".
In effetti il voto è stato segnato in alcune zone da violente proteste. In particolare nelle città di Yamoussoukro (capitale politica) e Abidjan, nei comuni di Cocody nel distretto di Blockhaus, anche a Bingerville e Anyama, dove i seggi elettorali sono stati saccheggiati. Ci sono perdite di vite umane e ingenti danni materiali.
Al centro Andokoi 1 nel comune di Yopougon il ballottaggio è stato generalmente calmo, ci ha detto il supervisore generale, Diarra Zénéka: "dalle 8 del mattino tutto va bene, sono arrivati gli elettori; pronti a fare il loro dovere civico ma vi sono stati momenti di tensione perché alcuni elettori si sono presentati ai seggi senza la tessera elettorale e i documenti di identità nazionali e volevano votare lo stesso, ma grazie a Dio la polizia è intervenuta per riportare la calma”. In questo centro composto da 7 seggi elettorali, "il tasso di partecipazione è stato superiore a poco più dell'80%" afferma Diarra Zénéka.
Al centro del liceo Sainte Marie de Cocody, nell'Abidjan orientale, nella tarda mattinata ha votato il presidente uscente, Alassane Ouattara. "Ho appena adempiuto il mio dovere civico e chiedo a tutti i miei concittadini che amano la pace e il patriottismo di andare a votare" ha detto Alassane Ouattara dopo il voto. Il Capo dello Stato uscente, rivolgendosi all’opposizione ha lanciato un appello alla calma: “Mi appello a chi ha lanciato slogan di disobbedienza civile, che si fermi perché la Costa d'Avorio ha bisogno di pace” mentre erano in corso violente manifestazioni in alcune parti del Paese.
La Commissione elettorale indipendente, CEI, ha rivelato all'inizio di questa settimana che poco più di 3 milioni di elettori hanno ritirato la propria tessera elettorale sui 7,5 milioni di iscritti nelle liste elettorali del 2020.
Su 4 candidati selezionati dal Consiglio costituzionale, solo il candidato uscente Alassane Ouattara e Konan Kouassi Bertin aka KKB hanno fatto una campagna, Henri Konan Bédié e Pascal Affi N’Guessan si sono astenuti. (S.S.) (L.M.) (Agenzia Fides 3/11/2020)
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AFRICA/ZAMBIA - Morta una suora rimasta gravemente ferita due mesi fa nell’assalto alla sua parrocchia
 
Lusaka (Agenzia Fides) – Non ce l’ha fatto suor Matilda Mulengachonzi, una delle due suore della congregazione delle Piccole Serve di Maria Immacolata (LSMI), ferite due mesi fa nell’assalto alla parrocchia nella quale prestavano servizio in Zambia. Suor Matilda, 60 anni, è morta domenica 25 ottobre a causa delle ferite riportate; alla religiosa erano stati inflitti profondi tagli sulla fronte e sulla testa, e una ferita all'occhio.
La Superiora provinciale suor Sylvia Kagulura, nel commemorare la perdita della religiosa che è stata sepolta il 28 ottobre al cimitero di Kasisi, ha affermato: "Come congregazione attendiamo i risultati della polizia".
Nel loro messaggio di cordoglio alla congregazione dell'LSMI, i Vescovi dello Zambia hanno definito l'attacco "crudele e violento” ed hanno affidato l’anima di Suor Matilda alla misericordia divina "Preghiamo che il Buon Dio possa considerare i suoi 41 anni di vita religiosa e i suoi servizi disinteressati come insegnante ed economa del programma Chalice al momento della sua scomparsa".
Suor Matilda era rimasta gravemente ferita la sera del 24 agosto, quando un bandito armato è penetrato nella parrocchia di Santa Barbara, della diocesi di Monze. Il malvivente ha colto di sorpresa suor Okafor Assumpta, 49 anni e suor Matilda Mulengachonzi.
"Suor Matilda ha subito tagli profondi sulla fronte e sulla testa, con un'altra ferita all'occhio mentre suor Assumpta ha subito un taglio profondo alla testa dopo che il criminale le ha colpite con una sbarra di ferro. Le due vittime hanno trovato il criminale che tentava di fare irruzione nel convento” aveva riportato una portavoce della polizia.
Le religiose erano state ricoverate all'ospedale distrettuale Itezhi-tezhi e successivamente all’ University Teaching Hospital (UTH). Suor Okafor è stata dimessa subito dopo, mentre suor Matilda è rimasta ricoverata nell'unità di terapia intensiva, dove è poi deceduta. (L.M.) (Agenzia Fides 3/11/2020)
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ASIA/PAKISTAN - La polizia salva Arzoo, la minorenne cattolica rapita e costretta a convertirsi e sposarsi
 
Karachi (Agenzia Fides) - “Siamo grati a Dio perché la polizia del Sindh, su ordine dell'Alta Corte della provincia del Sindh, ha salvato Arzoo Raja, una ragazza cattolica di 13 anni rapita il 13 ottobre 2020. È un grande risultato dopo due settimane di impegno continuo dei leader della Chiesa, con il sostegno dei leader dei partiti politici, degli attivisti e delle organizzazioni per i diritti umani e della società civile. Esprimo apprezzamento ai funzionari di polizia e ringrazio anche tutti i nostri fratelli musulmani che ci aiutano a chiedere giustizia per Arzoo”: lo ha detto il Vicario generale dell'arcidiocesi di Karachi, Mons. Diego Saleh, parlando all'Agenzia Fides dopo aver incontrato la minorenne cattolica salvata ieri, 2 novembre, in tarda serata.
Mons. Saleh prosegue: “Apprezzo enormemente le forze di sicurezza per aver salvato la minorenne lo stesso giorno in cui sono stati impartiti gli ordini dall'Alta Corte, e per aver tenuto la minorenne in custodia presso la stazione di polizia per le donne e i bambini, da qui verrà inviata alla casa rifugio per la sua protezione”. Il Vicario generale aggiunge: “Tutta la comunità cristiana pakistana è grata al governo del Sindh, ai giudici dell'Alta Corte e ai funzionari della sicurezza per la loro rapida risposta agli ordini del tribunale impartiti ieri mattina per salvare Arzoo”. Quindi esorta “tutta la comunità cristiana a continuare a pregare fino a quando non otterremo giustizia per Arzoo, e spero che presto la otterremo".
La polizia ha anche arrestato il rapitore Ali Azhar, che aveva rapito la ragazza il 13 ottobre mattina, l'aveva convertita con la forza e l’aveva sposata lo stesso giorno (vedi Fides 21, 22, 24, 29, 30/10/2020).
Anthony Naveed, un cristiano membro dell'Assemblea provinciale del Sindh e a capo della Commissione congiunta della Chiesa cattolica e protestante creatasi per il caso di Arzoo Raja, parlando a Fides afferma: “Siamo grati a Bilawal Zardari, Presidente del Pakistan Peoples Party e al Governo del Sindh per averci sostenuto, perché la legge esistente nella provincia del Sindh non ammette matrimoni sotto i 18 anni”. Aggiunge: "Nella precedente petizione presentata in tribunale il 27 ottobre 2020, la firmataria Arzoo Fatima (nome musulmano di Arzoo Raja) ha chiesto la protezione del suo matrimonio e al giudice non sono stati comunicati dettagli fondamentali, che lei avesse meno di 18 anni, per cui è stata presa la decisione a suo favore per la sua protezione”. Anthony Naveed inoltre spiega: "Nella petizione seguente, che abbiamo presentato da parte della famiglia, ci sono tutti i documenti autentici che dimostrano che Arzoo è minorenne ed è stata costretta a sposare il suo rapitore, per questo il tribunale ha ordinato di liberare immediatamente Arzoo dal suo rapitore Ali Azhar".
P. James Channan, OP, Direttore del Peace Center di Lahore, parlando a Fides, ha commentato: “Il salvataggio di Arzoo è occasione per ringraziare Dio per la lotta dei leader religiosi cristiani, degli attivisti per i diritti umani, dei promotori della giustizia e dell’armonia interreligiosa che ha prodotto questo risultato positivo. Le preghiere di innumerevoli cristiani e di tanti uomini e donne musulmani sono state esaudite”.
P. James Channan osserva ancora: “È una vittoria della legge e della giustizia che possiamo sperimentare in Pakistan se e quando presa sul serio e in modo giusto. Il rapimento, la conversione forzata e il matrimonio forzato con Azhar Ali, una persona malvagia di 44 anni, è stato un duro colpo e una sfida per il nostro sistema giudiziario e politico”. P. Channan conclude: “Il rilascio in tempi così brevi di Arzoo è un segno della lotta comune, delle preghiere, delle manifestazioni pacifiche e della protesta della comunità cristiana”. (AG) (Agenzia Fides 3/11/2020)
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AMERICA/MESSICO - E’ sano e salvo il sacerdote scomparso
 
Teotihuacan (Agenzia Fides) – Senza fornire dettagli al riguardo, la sorella di don Francisco Núñez Martinez, ha annunciato che il sacerdote è stato trovato vivo, cinque giorni dopo la sua scomparsa nello Stato del Messico (vedi Fides 31/10/2020). La scomparsa del sacerdote di Tarimoro era stata denunciata a Tecámac, nello Stato del Messico. Per sollecitare le sue ricerche, era stata organizzata anche una manifestazione popolare presso l'ufficio del Procuratore generale dello Stato.
Mons. Guillermo Francisco Escobar Galicia, Vescovo della diocesi di Teotihuacan, ha confermato la notizia con un breve testo, pervenuto a Fides, in cui “comunica ai fedeli la gioia di sapere che padre Francisco Núñez Martinez si trova sano e salvo con la sua famiglia”. La nota è stata diffusa dai social media della diocesi con la data del 31 ottobre.
(CE) (Agenzia Fides 03/11/2020)
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AMERICA/CILE - “Il diritto all’acqua deve essere incluso nella nuova Costituzione” ribadisce il Vicario apostolico di Aysen
 
Aysén (Agenzia Fides) – “L’acqua, è l'origine di tutta la vita. Senza acqua non c'è vita” ha affermato il Vicario apostolico di Aysén, Sua Ecc. Mons. Luis Infanti de la Mora. “L'acqua è un elemento essenziale per la vita, non solo per le persone ma per tutti gli esseri viventi. Anche in tutte le religioni è centrale. Si parla sempre dell'acqua come di un elemento simbolico vitale, ecco perché nella nuova Costituzione deve avere l’importanza che gli è dovuta. Dovrà assumere il senso spirituale e umano che ha questo bene”. Questo l’intervento a Radio Santa Maria, nel fine settimana, del Vicario apostolico.
Mons. Infanti de la Mora è molto conosciuto, anche internazionalmente, perché nel 2008 aveva scritto una lettera pastorale intitolata “Daci oggi l’acqua quotidiana” (vedi Fides 3/10/2014), in cui segnalava il problema dell’acqua in Cile: in alcuni luoghi abbonda, in altri manca, con una gestione che ha fatto molto discutere a tutti i livelli. Oggi, sottolinea Mons. Infanti, con l’enciclica Laudato sì di Papa Francesco, il problema si è potenziato, anche perché ancora non è stato risolto.
Sull'importanza di includere i diritti sull'acqua nella nuova Costituzione, il Vicario ha assicurato che "in tutto il mondo, la proprietà dell'acqua appartiene allo Stato e la gestione e la distribuzione è affidata a società private, comunità, comuni o a misto pubblico-privato”.
In Cile tuttavia l'82% dei proprietari dell'acqua è costituito da società transnazionali. "C'è e continua il problema! Questa Costituzione del Cile, che concede la proprietà privata dell'acqua a coloro che hanno il potere di acquistarla, ha favorito la privatizzazione della maggior parte dei diritti sull'acqua nel nostro paese da parte di società transnazionali. Nemmeno cilene” ha sottolineato Mons. Infanti.
Dopo la grande polemica sulle dighe che si volevano installare ad Aysén, il Vescovo assicura che “da lì si è tentato di modificare la Costituzione. Volevano cambiare la legge del codice delle acque, redatta nel 1981, e non ci sono stati progressi proprio perché ci sono forti lobby delle aziende forestali, minerarie e agricole; grandi aziende del Paese, che premono perché la situazione attuale non cambi".
(CE) (Agenzia Fides 03/11/2020)
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AMERICA/BOLIVIA - Nel giorno della commemorazione dei defunti il ricordo per i morti a causa del Covid-19
 
Santa Cruz (Agenzia Fides) – “In questo giorno in cui commemoriamo tutti i fedeli defunti, nei nostri cuori si mescolano dolore e ricordi, domande e dubbi, in particolare in questa tragedia globale del coronavirus che ha portato via all'improvviso tanti fratelli e sorelle. Tuttavia, come cristiani, non possiamo abbandonarci solo a questi sentimenti profondamente umani, ma dobbiamo guardare con gli occhi della fede al mistero della vita e della ‘nostra sorella morte’, come la chiamava san Francesco. Sorella morte perché apre la porta alla vita eterna che attende in Cristo risorto chi ha creduto e crede in Lui”. Con questa esortazione l’Arcivescovo di Santa Cruz, Mons. Sergio Gualberti, ha iniziato l’omelia durante la concelebrazione eucaristica che ha presieduto ieri, 2 novembre, nel giorno della Commemorazione di tutti i fedeli defunti, nella Basilica di San Lorenzo martire. Hanno concelebrato i Vescovi ausiliari, il Vicario generale e altri sacerdoti.
“La mensa eucaristica della Parola e del Pane di vita mette in luce gli elementi centrali del mistero della Risurrezione: vita, comunione e gratitudine, speranza” ha spiegato l’Arcivescovo, che ha proseguito: “L'Eucaristia è gratitudine, il nostro modo migliore per ringraziare il Signore per le persone che ci hanno dato la vita e per coloro che ci hanno iniziato alla vita di fede. Oltre ai nostri fratelli e amici, questa mattina ricordiamo in particolare tutti i Pastori che hanno dato la loro vita al Vangelo e alla Chiesa pellegrina a Santa Cruz, come i sacerdoti P. Jorge Robles, José Bialasik e P. Ignacio Roca. Le vittime del Covid-19, e gli Arcivescovi Mons. Luís Rodríguez, e il nostro amato Cardinale Julio Terrazas, di cui celebreremo il 9 dicembre prossimo il 5° anniversario del suo ritorno alla casa del Padre”.
Nell’omelia l’Arcivescovo ha ricordato che in questo momento storico sembrava che l'umanità avesse raggiunto i traguardi più clamorosi dal punto di vista scientifico e tecnico, del dominio della natura, invece “ci troviamo in una società di morte e impotenti di fronte a un virus invisibile. Morte causata in misura maggiore dall'uomo: guerre, terrorismo, totalitarismo, conflitti, povertà, fame, inquinamento dell'ambiente e biodiversità”. Quindi ha richiamato la festa di Tutti i Santi, in cui si celebra "l'immensa moltitudine, che nessuno può contare ... che lavò le vesti nel sangue dell'Agnello", che “ci apre alla speranza che, grazie al sangue di Cristo sulla croce, un giorno condivideremo con i nostri fratelli defunti la gioia di stare insieme alla presenza di Dio”. (SL) (Agenzia Fides 3/11/2020)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

The Chosen ...é sufficiente per me...posso fare molto con questo ..

Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occ...