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lunedì 17 maggio 2021

Agenzia Fides 17 maggio 2021

 

EUROPA/POLONIA - La pandemia non ha fermato i piccoli missionari della Prima Comunione
 
Warszawa (Agenzia Fides) - Le feste per la Prima Comunione che caratterizzano il mese di maggio anche in Polonia, rappresentano una buona opportunità per sensibilizzare i bambini sulle necessità dei loro coetanei in tutto il mondo. “I Bambini della Prima Comunione per i Bambini delle Missioni” è una delle più importanti iniziative della Pontificia Opera della Santa Infanzia (POSI), attraverso cui si vuole suscitare la solidarietà di tutti i bambini. “Non possiamo dimenticare il profondo senso evangelizzatore di questo evento” sottolinea p. Maciej Będziński, Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Polonia, nella nota inviata a Fides. “È proprio nella famiglia che si svolge la preparazione, la celebrazione e il rendimento di grazie per l'Eucaristia ricevuta. Questa gioia ha una prospettiva ancora più ricca quando condividi la tua felicità con gli altri” aggiunge.
Espressioni di ringraziamento ai bambini polacchi sono state inviate da suor Roberta Tremarelli, Segretaria generale della POSI. “Grazie per le vostre preghiere quotidiane per i bambini di tutto il mondo. Questa è la prima attività missionaria che Papa Francesco ci ricorda. Dobbiamo pregare per loro ogni giorno. Vi ringrazio anche per tutto quello che fate durante gli incontri nei vostri gruppi missionari e per aver sostenuto i progetti della POSI nelle zone di missione” ha scritto suor Roberta.
“L'anno scorso ci ha sorpreso la pandemia e le relative restrizioni. Non c'erano molti ospiti durante le celebrazioni della Prima Comunione. Il Signore Gesù, tuttavia, era lo stesso di sempre. Aspettava tutti allo stesso modo di sempre e i ragazzi hanno potuto offrire le loro preghiere per i missionari” osserva suor Monika Juszka RMI, Segretaria nazionale della POSI in Polonia. La Segreteria nazionale ha preparato uno schema di catechesi per una preparazione missionaria alla Prima Comunione, oltre a un poster, immaginette, sussidi liturgici per l'animazione missionaria della Santa Messa, commenti e preghiere.
La POSI ha ricevuto offerte da parte dei bambini della Prima Comunione per un importo di 846.643,63 PLN (nel 2019) e 776.342,47 PLN (nel 2020). Ciò dimostra che nonostante le restrizioni, la pandemia non ha certo fermato i bambini missionari della Prima Comunione. La POSI della Polonia nell'ultimo anno finanziario (2019) ha sostenuto 91 progetti in 14 paesi di 3 continenti, per un importo di 2.668.902,23 PLN. L'aiuto ha riguardato la pastorale dei bambini nelle diocesi, l’educazione e la promozione della vita e della salute. (AS/SL) (Agenzia Fides 17/05/2021)
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AFRICA/NIGERIA - Nuovo grido di allarme dei Vescovi sulla grave insicurezza nel Paese
 
Abuja (Agenzia Fides) - “La violenza, l’insicurezza e la paura che si vivono in diverse parti del nostro Paese, è fonte di grande preoccupazione per noi Vescovi. La nostra nazione è in grave pericolo, a meno che non portiamo un nuovo spirito, un nuovo approccio” affermano i Vescovi della Provincia Ecclesiastica di Onitsha and Owerri in un videomessaggio nel quale riaffermano la preoccupazione più volte espressa dalla Conferenza Episcopale della Nigeria (Catholic Bishops Conference of Nigeria - CBCN) sull’insicurezza del Paese.
Un’insicurezza dovuta non solo all’azione di gruppi jihadisti nel Nord, a bande armate di pastori Fulani nel centro-nord, e al banditismo diffuso ovunque, ma soprattutto alla corruzione e all’inefficienza delle forze di polizia, statali e federali. Carenze così gravi che hanno favorito la nascita di gruppi di autodifesa, col rischio di aggravare l’instabilità nel Paese, come già denunciato in precedenza dalla CBCN (vedi Fides 24/2/2021).
Nel loro messaggio i Vescovi della Provincia Ecclesiastica di Onitsha and Owerri denunciano però un “preoccupante sbilanciamento dell'applicazione della giustizia", perché "il governo ha ritenuto necessario disarmare coloro che stanno lottando per l'autodifesa lasciando liberi pastori armati, banditi e altri che uccidono e distruggono, invece di affrontare l’origine dei problemi, dando risposta alle grida della gente".
I Vescovi chiedono dunque al governo guidato dal Presidente Muhammad Buhari di "esaminare le questioni di sicurezza e frenare coloro che utilizzano le armi per intimidire la gente e creare disordini".
Dal conto suo in occasione della 55ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, il Vescovo di Ekiti, Sua Ecc. Mons. Felix Ajakaye ha invitato i politici ad evitare quella che ha definito come "idolatria politica", ovvero la consuetudine di saltare da un partito politico all'altro, spesso per ragioni pecuniarie, anziché di curarsi dell’interesse nazionale.
Nel rivolgersi ai giornalisti presenti Mons. Ajakaye li ha invitati a praticare il giornalismo “come mezzo di integrità e credibilità; non deve esserci spazio per un giornalismo da poltrona in cui un giornalista si basa su mera speculazione senza fare sforzi per condurre una vera inchiesta”. Mons. Ajakaye ha chiesto quindi al mondo dei media di contribuire alla vita sociale del Paese esercitando al meglio la propria professione. “Il segno distintivo della professione di giornalista è il giornalismo investigativo che è tutto basato sulla ricerca e orientato al positivo, richiede pazienza, sacrificio, impegno e forza di volontà, che è incentrato su giustizia, pace, unità, armonia, crescita e sviluppo”. (L.M.) (Agenzia Fides 17/5/2021)

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AFRICA/KENYA - Il Nunzio apostolico ai cristiani: No al tribalismo, si scelga l’unità
 
Bungoma (Agenzia Fides) – I cristiani devono tenersi alla larga dal tribalismo che porta divisione tra il popolo di Dio e abbracciare l'unità per fare regnare la pace. Si è espresso così Mons. Bert van Megen, Nunzio apostolico in Kenya, rivolgendosi ai cristiani presenti alla consacrazione della Cattedrale di Cristo Re della Diocesi di Bungoma. “Siamo una nuova famiglia, la famiglia di Dio, che va oltre le differenze tribali che ci dividono” ha rimarcato il Nunzio nell’omelia. “Il mio augurio è che questo bellissimo edificio, a cui tanti di voi hanno contribuito, finanziariamente o attraverso il loro lavoro e impegno, possa contribuire a una maggiore unità nella diocesi, affinchè i cristiani di Bungoma diventino un'unica famiglia in Gesù Cristo. Tutti voi che avete collaborato siete le pietre, la muratura, i pilastri, le finestre, le tegole e, naturalmente, l'altare.”
“Questa è la Casa del Signore e nessun altro può rivendicare diritti. L'unica parola che deve essere pronunciata qui è la Parola di Dio, nessun dibattito politico, nessun battibecco e maldicenza” si legge nel documento pervenuto all’Agenzia Fides, dove il rappresentante del Santo Padre mette in guardia i fedeli dall'usare la Chiesa come piattaforma per le convenzioni politiche. “I seguaci di Cristo sono la dimora dello Spirito Santo chi ci chiama ad essere uniti.”
“Come dice San Paolo, c'è chi pianta, chi annaffia, chi diserba, e poi c'è chi raccoglie” ha detto Mons. Obanyi, Amministratore apostolico della Diocesi di Bungoma e Ordinario della diocesi di Kakamega, ringraziando i fedeli per il loro duro lavoro e dedizione fino al completamento della Cattedrale. “Sono uno di quelli che si sono trovati a raccogliere ciò che era stato piantato, e desidero esprimere tutta la mia gratitudine a coloro che hanno messo il cuore e la mente in questo lavoro”.
La Cattedrale è la più grande del Kenya, con una capacità fino a 4.000 persone, il progetto è nato su iniziativa dell'ex Ordinario di Bungoma, il Vescovo Norman King’oo Wambua, che ora presta servizio nella diocesi di Machakos. Anche lui era presente per l'occasione.
(AP) (Agenzia Fides 17/5/2021)
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AFRICA/BURKINA FASO - Comunione e dialogo islamo-cristiano per la festa di fine Ramadan
 
Ouagadougou (Agenzia Fides) - La comunione spirituale e la collaborazione tra cristiani e musulmani è molto importante per il futuro della società: con questo spirito l’Arcidiocesi di Ouagadougou ha aperto le sue porte ai membri della “Lega Islamica per la Pace in Faso” in occasione delle celebrazioni di fine Ramadan. Come si apprende da una nota inviata all’Agenzia Fides, il Cardinale Philippe Nakellentuba Ouédraogo, Arcivescovo Metropolita di Ouagadougou, ha acconsentito alla richiesta giunta dalla stessa associazione islamica, accogliendo nel complesso diocesano i fedeli islamici, salutati, in un atmosfera di amicizia e fraternità, dal Cardinale e dal Presidente della Lega Islamica.
Al termine della preghiera, il Card. Ouédraogo ha augurato ai presenti una felice festa di fine Ramadan, ricordando il “Documento sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune” firmato da Papa Francesco e Amed Al Tayeb durante il viaggio apostolico del Santo Padre negli Emirati Arabi. Il Presule ha sottolineato l'importanza di abbattere i muri dell'odio per costruire ponti nella nazione segnata da conflitti e violenze: “Vediamo questa iniziativa come un cammino verso la pace, come un vero e proprio ponte. Siete venuti a costruire un ponte che ci condurrà verso un nuovo Burkina Faso, un Paese riconciliato nella giustizia e nella pace vera e duratura”, ha detto il Cardinale.
Il presidente della Lega islamica per la pace in Burkina Faso, Ousséni Tapsoba, ha commentato così l’iniziativa: “Questo momento, primo nel suo genere, riflette la volontà di promuovere la coesione, la convivenza politica e sociale e la volontà di instaurare un dialogo fecondo tra le religioni e nella intera società burkinabè. La scelta del luogo in cui abbiamo celebrato la fine del digiuno è stata dettata dall’impegno dello stesso Card. Ouédraogo, che da sempre si impegna per la ricerca della pace e della fratellanza tra figli e figlie dello stesso paese”.
Al termine dell’iniziativa, i due leader si sono incontrati personalmente per un confronto fraterno, al fine di rafforzare il dialogo interreligioso in un Paese colpito da diversi anni da attacchi terroristici, spesso di natura jihadista.
(EZ-LF) (Agenzia Fides 17/5/2021)
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ASIA/MYANMAR - Arrestato dai militari un sacerdote della diocesi di Banmaw
 
Banmaw (Agenzia Fides) - L'esercito del Myanmar ha arrestato padre Colombano Labang Lar Di, sacerdote cattolico della diocesi di Banmaw. Secondo informazioni confermate all'Agenzia Fides dalla Chiesa locale, il prete è stato arrestato il 14 maggio mentre si recava nella città di Myitkyina dove avrebbe dovuto ritirare degli aiuti in denaro per sostenere famiglie povere che sono senza lavoro e che stanno partecipando al movimento di disobbedienza civile contro il colpo di stato militare avvenuto in Myanmar il 1° febbraio scorso. Secondo persone a lui vicine, il sacerdote in questo tempo ha aiutato numerosi civili, occupandosi di assistere e portare aiuti umanitari a quanti sono scesi in piazza o hanno aderito in qualche modo alla protesta pacifica, operando in spirito di solidarietà e carità cristiana.
La notizia dell'arresto del sacerdote, subito divenuta virale sui social media, ha generato reazioni della società civile e nella Chiesa birmana, segnando un altro passo avanti di violenza da parte dei militari che intimidiscono il personale cattolico e i leader religiosi. Secondo alcune notizie circolate, il prete avrebbe dovuto essere rilasciato ma la parrocchia di Banmaw dove il sacerdote lavora ha smentito le voci del rilascio.
Numerosi sacerdoti, religiosi e suore in tutto il paese continuano ad aiutare la popolazione civile, inerme e indifesa, indigente o senza lavoro, procurando per loro aiuti umanitari e scorte di cibo. Questo servizio oggi viene pesantemente minacciato.
Larghe fasce di professionisti e lavoratori in Myanmar, la cui opera è vitale per l'economia del paese, stanno guidando il Movimento per la disobbedienza civile (CDM) contro la giunta militare. Operatori sanitari e medici, banchieri, avvocati, insegnanti, ingegneri, funzionari pubblici di tutta la nazione, hanno chiesto ai militari di ripristinare le istituzioni democratiche, rifiutandosi di tornare al lavoro.
Zwe Min Aung, chirurgo di Naypyidaw, ha spiegato che "questo speciale boicottaggio non ha un leader ma è nato spontaneamente dal basso, per protestare in modo pacifico e non violento", e che procede e si diffonde soprattutto grazie ai social media
Per ritorsione, al 16 maggio, la giunta militare ha licenziato più di 150.000 insegnanti di scuole di ogni ordine e grado, dalle scuole primarie alle università, arrestando nel complesso diecimila membri del personale civile in tutto il paese. Dal 1° febbraio scorso l'esercito ha arrestato centinaia di membri della Lega nazionale per la democrazia, il partito che era uscito vincitore elle elezioni di novembre 2020, guidato dalla leader Aung San Suu Kyi, anch'essa agli arresti.
La diocesi cattolica di Banmaw, con 34 mila cattolici, si trova nello stato Kachin, nel Nordest del Myanmar.
(JM-PA) (Agenzia Fides 17/5/2021)
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ASIA/MYANMAR - Risuonano in Myanmar le parole del Papa: una benedizione per la nazione
 
Yangon (Agenzia Fides) - "Le parole di vicinanza così forti e chiare di Papa Francesco, quel messaggio 'Non perdete la speranza', sono un incoraggiamento speciale per tutto il popolo sofferente in Myanmar. Ci sentiamo chiamati a restare fedeli al Vangelo anche a rischio della vita. Ringraziamo di cuore il Santo Padre perché ha a cuore le sorti della nostra nazione": così dice all'Agenzia Fides Joseph Kung Za Hmung, leader laico cattolico, direttore di "Gloria News Journal", giornale cattolico birmano su web, esprimendo i sentimenti del popolo birmano che ha seguito grazie ai canali del web e dei social network la santa messa celebrata domenica 16 maggio in San Pietro da Papa Francesco, dedicata ai fedeli del Myanmar residenti in Italia.
Come appreso dall'Agenzia Fides, migliaia di fedeli cattolici si sono collegati e hanno seguito in diretta via web l'evento celebrato in San Pietro, collegandosi alle piattaforme Youtube e Facebook. "I fedeli birmani sono sorpresi e perfino commossi: non avremmo mai immaginato di poter ascoltare parole e suoni della nostra terra proclamati nella Basilica. Ci sentiamo davvero nel cuore della Chiesa universale. Grazie al Papa per la sua profonda umanità. Abbiamo avvertito la profonda comunione con la Chiesa universale" rileva Za Hmung a Fides.
In particolare una donna di Banmaw ha visto suo fratello, prete birmano che studia a Roma, leggere il Vangelo durante la celebrazione eucaristica. Esprimendo la sua grandissima gioia, ha detto. "Questa è una autentica benedizione di Dio sulla nostra famiglia e su tutto il nostro popolo".
Facendosi portavoce dei Vescovi, sacerdoti e religiosi e di tutti i cattolici birmani, il Cardinale Charles Maung Bo ha espresso profonda gratitudine, dicendo "grazie al Santo Padre per le sua preghiera e perché ha nel cuore il nostro amato popolo". La santa Messa è stata seguita anche da cittadini non cristiani che hanno apprezzato molto la speciale preghiera del Papa e la sua attenzione alla nazione, ancora sconvolta dalla repressione militare.
Il Papa ha chiesto ai fedeli, in Myanmar e all'estero, di custodire la fede, l’unità e la verità, rischiando anche la vita per il Vangelo. "Custodire la fede - ha sottolineato - è tenere lo sguardo alto verso il cielo mentre sulla terra si combatte e si sparge il sangue innocente. È non cedere alla logica dell’odio e della vendetta, ma restare con lo sguardo rivolto a quel Dio dell’amore che ci chiama ad essere fratelli tra di noi".
“Custodire la verità - ha proseguito il Pontefice - non significa difendere delle idee, diventare guardiani di un sistema di dottrine e di dogmi”, ma restare fedeli e legati a Cristo perché Lui è “la verità”. “Custodire la verità significa essere profeti in tutte le situazioni della vita” ed esserne testimoni: "Il Vangelo - ha detto Papa Francesco nella sua omelia - ci chiede di essere nella verità e per la verità, per la propria verità, donando la vita per gli altri. E dove c’è guerra, violenza, odio, essere fedeli al Vangelo e artigiani di pace significa impegnarsi, anche attraverso le scelte sociali e politiche, rischiando la vita. Solo così le cose possono cambiare. Il Signore non ha bisogno di gente tiepida: ci vuole consacrati nella verità e nella bellezza del Vangelo, perché possiamo testimoniare la gioia del Regno di Dio anche nella notte buia del dolore e quando il male sembra più forte".
Papa Francesco ha poi lanciato un appello alla fratellanza, contro ogni divisione: "Quanto bisogno c’è, soprattutto oggi, di fraternità. So che alcune situazioni politiche e sociali sono più grandi di voi, ma l’impegno per la pace e la fraternità nasce sempre dal basso: ciascuno, nel piccolo, può fare la sua parte. Ciascuno può impegnarsi a essere, nel piccolo, un costruttore di fraternità, a essere seminatore di fraternità, a lavorare per ricostruire ciò che si è spezzato invece che alimentare la violenza. Siamo chiamati a farlo, anche come Chiesa: promuoviamo il dialogo, il rispetto per l’altro, la custodia del fratello, la comunione".
Gesù Cristo, ha concluso, “prega il Padre e intercede per tutti noi, perché ci custodisca dal maligno e ci liberi dal potere del male”. E dunque, ha detto, non bisogna perdere la speranza.
(PA) (Agenzia Fides 17/5/2021)
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ASIA/LIBANO - Patriarca maronita Raï: il Libano non si faccia coinvolgere nel conflitto militare israelo-palestinese
 
Bkerké (Agenzia Fides) - Le violenze subite dai palestinesi “fanno stringere il cuore”, e solo una soluzione autentica e definitiva della questione palestinese può fermare violenze e omicidi, “dopo 73 anni di guerre, devastazioni e oppressione israeliana”. Ma il Libano deve trovare “modi pacifici” per manifestare la propria solidarietà con il popolo palestinese, mantenendo la propria neutralità rispetto al conflitto armato e evitando ogni tipo di coinvolgimento militare.
L’appello a salvaguardare la neutralità libanese davanti alla spirale di violenza che avvolge la Terra Santa è stato lanciato domenica 16 maggio dal Patriarca maronita Béchara Boutros Raï, nel corso dell’omelia della liturgia eucaristica da lui celebrata presso la Sede patriarcale di Bkerké. Entrando nel dettaglio, il Patriarca ha invitato le autorità libanesi a tenere sotto stretto controllo il confine israelo-libanese, evitando che il territorio libanese diventi una piattaforma per “lanciare missili” in territorio israeliano. “Alcuni - ha aggiunto il Primate della Chiesa maronita, alludendo al Partito sciita Hezbollah, senza citarlo esplicitamente – sono coinvolti direttamente o attraverso gruppi ausiliari in quello che sta accadendo, ed espongono il Libano a nuove guerre”, ma il popolo libanese “non ha alcuna intenzione di distruggere il proprio Paese più di quanto esso non sia già devastato”, visto anche che “i libanesi hanno già pagato abbastanza per questi conflitti fuori controllo”. Nel corso dell’omelia, il Patriarca Raï ha anche ribadito che l’unica possibilità di porre fine ai conflitti arabo-israeliani passa attraverso il reale riconoscimento dello Stato palestinese, indipendente e sovrano, da parte di Israele.
La fuga verso il Libano di rifugiati palestinesi è iniziata nel 1948, anno della nascita dello Stato d’Israele. Secondo i dati forniti dall’ONU, nel Paese dei Cedri risiedono 300mila rifugiati palestinesi, raccolti in 12 campi profughi, dove vivono spesso in condizioni di estrema povertà.
Giovedì scorso, fonti militari israeliane hanno dato notizia di tre missili lanciati dal Libano sul territorio israeliano. Diverse manifestazioni pro-palestinesi si sono tenute negli ultimi giorni nei pressi del confine israelo-libanese, con i dimostranti che hanno tentato di lanciare bombe molotov contro le postazioni militari israeliane. L’esercito israeliano ha risposto con lancio di lacrimogeni e proiettili, provocando venerdì 14 maggio la morte di un manifestante libanese di 21 anni. (GV) (Agenzia Fides 17/5/2021)
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AMERICA/MESSICO - "Non possiamo accettare la violenza come stile di vita": aumentano omicidi e violenze contro i candidati
 
Città del Messico (Agenzia Fides) - "Il Messico non può accettare la violenza come stile di vita" ha esortato l'Arcidiocesi di Mexico, invitando i cittadini a scegliere il 6 giugno la migliore proposta politica che contribuisca a ricostruire il tessuto sociale. Attraverso il settimanale cattolico “Desde la Fe”, l'Arcidiocesi ha denunciato che il Messico affronta il secondo anno elettorale più violento della sua storia, ricordando le precedenti consultazioni del 2018. Con l'avvicinarsi delle elezioni del 6 giugno, il numero di omicidi e minacce contro i candidati alle cariche elettive è in aumento, sia per mano del crimine organizzato che degli avversari politici.
L'editoriale del settimanale cattolico riprende i dati della Segreteria di sicurezza e protezione dei cittadini, secondo cui "dal 4 marzo al 30 aprile di quest'anno, sono stati segnalati 234 casi di minacce o aggressioni contro i candidati, 12 dei quali sono stati assassinati". Inoltre il quarto rapporto sulla violenza politica in Messico 2021, preparato dalla società di consulenza Etellekt, "da settembre 2020 a maggio 2021, 79 politici sono stati assassinati, 33 dei quali durante il periodo della campagna elettorale". Sulla base di questi dati, l'editoriale nota che "queste cifre collocano l'attuale processo elettorale come il secondo più violento della storia, al di sotto solo delle elezioni del 2018, in cui 152 politici hanno perso la vita, 48 dei quali candidati e candidate".
"Desde la Fe" riconosce che le situazioni di violenza estrema "sono molto concentrate”, tuttavia esse “costituiscono segnali di allarme" che meritano di essere presi in considerazione e richiedono un lavoro comune di tutti i protagonisti sociali per favorire la famiglia, l'educazione e le istituzioni. "Scegliere quelle opzioni che favoriscono la ricostruzione del tessuto sociale ci permetterà di fare un passo avanti per trovare la pace di cui il nostro amato Messico, che rifiuta di accettare la violenza come stile di vita, ha tanto bisogno" scrive il settimanale.
In Messico il legame tra politica e Chiesa "è stato molto delicato", poiché i rapporti Chiesa-Stato hanno provocato almeno due grandi guerre interne (vedi Fides 3/05/2021), ma la Chiesa insiste nel denunciare il modo sbagliato di fare politica, cercando solo gli interessi personali o, ancora più grave, essendo complici di azioni politiche molto discusse, come permettere l'infiltrazione del crimine organizzato (vedi Fides 22/03/2021).
Domenica 6 giugno più di 90 milioni di messicani rinnoveranno completamente la Camera dei Deputati e 30 parlamenti locali, oltre ad eleggere 15 governatorati e 1.900 consigli comunali, per questo sono state definite come le più grandi elezioni nella storia del Paese. Consapevoli dell'importanza di questo evento, i Vescovi invitano la comunità nazionale a fare l'opzione migliore e a partecipare al voto con responsabilità, impegnandosi a costruire il futuro del paese (vedi Fides 12/05/2021).
(CE) (Agenzia Fides 17/05/2021)
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sabato 23 gennaio 2021

Agenzia Fides 23 gennaio 2021

 

AFRICA/BURKINA FASO - Prete ucciso: si rafforza la pista jihadista. Nel Sahel le violenze dei terroristi hanno provocato 2 milioni di sfollati
 
Ouagadougou (Agenzia Fides) – Si rafforza l’ipotesi che don Rodrigue Sanon, il parroco di Soubaganyedougou (diocesi di Banfora) sia stato vittima di un gruppo jihadista (vedi Fides 21 e 22 gennaio 2021). Secondo gli inquirenti, il sacerdote, bloccato lungo la strada Soubaganyedougou - Banfora, nei pressi di Toumousséni, sarebbe stato ucciso dai suoi rapitori una volta scopertisi braccati dalle forze dell’ordine. Un modo di agire più simile a quello di un gruppo terroristico che non di una banda di delinquenti comuni. È stato scoperto un coltello vicino al corpo insanguinato del sacerdote.
La scomparsa del prete cattolico ha suscitato forte emozione tra i fedeli che si stanno mobilitando nella cattedrale di San Pietro per pregare per l'anima del defunto. Una messa verrà celebrata in assenza del corpo di don Sanon. Su indicazione del procuratore presso il Tribunal de Grande Instance di Banfora, la salma è stata infatti trasferita ieri sera a Ouagadougou per l'autopsia, dove è stata organizzata una veglia di preghiera.
La violenza jihadista nel Sahel ha provocato la fuga di milioni di persone. Secondo l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), il numero di persone in fuga dalla violenza nella regione del Sahel in Africa occidentale è quadruplicato negli ultimi due anni, con 2 milioni sfollati all’interno del proprio Paese. Il Sahel ha anche più di 850.000 rifugiati in altri Paesi principalmente provenienti dal Mali.
I militanti legati ad al Qaeda e allo Stato Islamico hanno ampliato il loro raggio d'azione nella regione semiarida ai margini del Sahara, alimentando conflitti etnici in Burkina Faso, Mali e Niger e costringendo intere comunità a fuggire dalle proprie case. Più della metà degli sfollati all'interno del proprio Paese si trova in Burkina Faso, dove molti sono costretti a dormire all'aperto e non hanno abbastanza acqua.
"Le comunità che ospitano gli sfollati hanno raggiunto un punto di rottura", ha detto il portavoce dell’UNHCR Boris Cheshirkov. "La risposta umanitaria è pericolosamente sotto pressione e l'UNHCR sta sollecitando la comunità internazionale a raddoppiare il suo sostegno alla regione”. (L.M.) (Agenzia Fides 23/1/2021)
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ASIA/INDIA - Il Gesuita Stan Swamy in carcere: "La solidarietà mi dà forza e coraggio immensi"
 
Mumbai (Agenzia Fides) - "Apprezzo profondamente la travolgente solidarietà espressa da molte persone in tutto il mondo, in questi 100 giorni dietro le sbarre. A volte la notizia di tanta solidarietà mi ha dato una forza e un coraggio immensi, soprattutto quando l'unica cosa certa in carcere è l'incertezza": sono le parole, pervenute all'Agenzia Fides, dell'83enne Gesuita indiano padre Stan Swamy, in carcere dall'8 ottobre scorso con l'accusa di sedizione. Dietro le sbarre a Mumbai, nonostante l'età e la grave forma di Parkinson di cui soffre, il Gesuita condivide la prigionia con altri 15 tra attivisti e membri di Ong, accusati, in base alla "Unlawful activities prevention act", di terrorismo e di complicità con i ribelli maoisti. Tutti erano a fianco e promuovevano i diritti degli adivasi del Jhakarland indiano, gli indigeni che subivano abusi e patenti violazioni dei loro diritti umani, sociali, culturali, perpetrate da grandi proprietari terrieri o da multinazionali.
In un messaggio di padre Swamy - raccolto dai confratelli Gesuiti indiani che lo hanno visitato in carcere e inviato all'Agenzia Fides - il religioso racconta: "Un altro punto di forza durante questi ultimi cento giorni è stato osservare la difficile situazione degli altri detenuti in attesa di processo. La maggior parte di loro proviene da comunità economicamente e socialmente più deboli. Molti di questi poveri non sanno quali accuse sono state loro rivolte, non hanno visto il loro foglio di accusa e rimangono in prigione per anni, senza alcuna assistenza legale o di altro tipo. Nel complesso, quasi tutti i detenuti e sono costretti a vivere con il minimo indispensabile, ricchi o poveri che siano. Questa condizione crea un senso di fratellanza e di solidarietà comunitaria: sentiamo che è possibile stare vicini e sostenersi l'un l'altro in queste avversità".
Padre Swamy conclude ricordando gli altri attivisti con lui imputati per gli stessi presunti reati: "Noi sedici coimputati non abbiamo potuto incontrarci, poiché siamo alloggiati in carceri diverse o in diverse sezioni all'interno della stessa prigione. Ma canteremo ancora in coro. Un uccello in gabbia può ancora cantare".
Un accorato messaggio di solidarietà in suo favore lo ha pronunciato oggi, in un video messaggio diffuso in tutto il mondo, padre Arturo Sosa, Preposito Generale della Compagnia di Gesù, affermando: "Padre Stan ha dedicato l'intera esistenza ai più poveri fra i poveri: gli indigeni adivasi e i dalit. E' la voce di chi non ha voce. Ha affrontato i potenti e ha detto loro la verità, è impegnato nella difesa dei diritti umani delle minoranze". La Compagnia di Gesù ha lanciato un appello internazionale per il suo rilascio immediato, affermandone la piena innocenza e notandone le precarie condizioni di salute.
Finora i tentativi di segnalare al governo indiano la sua situazione e gli appelli per la sua liberazione - l'ultimo compiuto da tre Cardinali indiani che hanno incontro nei giorni scorsi il Primo Ministro Narendra Modi - non hanno sortito alcun effetto.
(PA) (Agenzia Fides 23/1/2021)
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ASIA/TURCHIA - In vendita una chiesa armena del XIX secolo. Patriarcato armeno: “E’ triste che edifici sacri diventino fonte di guadagno”
 
Bursa (Agenzia Fides) – Una chiesa storica costruita dalla comunità armena nella regione di Bursa, e attualmente in possesso di proprietari privati, è stata posta in vendita sul mercato immobiliare locale, mentre i responsabili delle comunità armene presenti in Turchia esprimono rammarico e riferiscono di non avere strumenti né giuridici né economici per poter recuperare il luogo di culto cristiano. La chiesa, secondo le indagini compiute dal ricercatore Raif Kaplanoglu, rilanciate anche dal periodico armeno-turco Agos, è stata costruita negli anni Trenta del XIX secolo in un’area a quel tempo abitata da popolazione armena. Essa era intitolata a Surp Krikor Lusavoriç (San Gregorio Illuminatore) ed era officiata da sacerdoti della Chiesa armeno-cattolica.
Dopo gli anni in cui fu perpetrato il Genocidio armeno, l’area intorno alla chiesa rimase spopolata, e l’edificio sacro fu utilizzato anche come deposito di tabacco. I privati che ora ne detengono il possesso hanno provato a venderlo al distretto di Bursa Yildirim, che ha declinato l’offerta per mancanza di fondi. Anche l’Arcivescovo armeno cattolico Lévon Boghos Zékiyan, Arcieparca di Costantinopoli, ha riferito di aver contattato la società immobiliare che pubblicizza la vendita dell’edificio. "Sfortunatamente” ha dichiarato ad Agos l’Arcieparca Zékiyan “non abbiamo il potere di comprare la chiesa. Non ci disturba il fatto che la chiesa abbia una funzione pubblica come luogo culturale. Speriamo di potervi celebrare una liturgia all'anno. Ho intenzione di incontrare le autorità locali della regione nei prossimi giorni”.
Anche il Patriarcato armeno ortodosso di Costantinopoli ha diffuso una dichiarazione al riguardo, esprimendo rammarico per il fatto che "edifici ecclesiastici siano percepiti come un bene commerciale e siano visti da alcuni come una fonte di guadagno". In passato – prosegue la dichiarazione del Patriarcato armeno con sede a Istanbul – i luoghi di culto cristiani erano istituiti, costruiti o restaurati grazie agli “editti del sultano. Sappiamo che proteggere gli edifici ecclesiastici che contribuiscono alla ricchezza culturale del nostro Paese, che non sono più a disposizione delle comunità di riferimento, rappresenta comunque un dovere delle istituzioni competenti dello Stato”.
Di recente, il deputato armeno Garo Paylan, dell’HDP (Partito Democratico dei Popoli, formazione d'opposizione che unisce forze filo-curde e forze di sinistra) ha rivolto una interrogazione parlamentare al ministro turco della Cultura Mehmet Nuri Ersoy, riportando il caso della antica chiesa armena della Vergine Maria, oggi in stato di abbandono nel villaggio di Germuş, non lontano da Urfa, dove ultimamente una comitiva di amici si è data appuntamento per il loro barbecue conviviale. “Migliaia di chiese” si legge nell’interpellanza di Paylan “sono in attesa di essere restaurate nel nostro Paese. Perché vengono abbandonate al loro destino?”. (GV) (Agenzia Fides 23/1/2021)
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AMERICA/CILE - Dopo 15 anni di lavoro la “Bibbia della Chiesa in America” è ora disponibile per tutti
 
Santiago (Agenzia Fides) - La “Bibbia della Chiesa in America” (BIA), un progetto del Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM) che si assunse l’incarico di eseguire una traduzione in lingua corrente delle Sacre Scritture da offrire agli ispanofoni di tutte le Americhe, è arrivato a compimento e ora chiunque può acquistarla. Secondo la nota della Conferenza episcopale cilena, pervenuta a Fides, un team di 26 specialisti latinoamericani – sotto la responsabilità del Vescovo cileno Santiago Silva Retamales, Ordinario militare – ha lavorato per 15 anni alla traduzione dei contenuti da ebraico, aramaico e greco, in fedeltà al testo originale ma anche al lettore contemporaneo, cercando di tradurre i significati genuini in lingua corrente.
La “Bibbia della Chiesa in America” include una ricca serie di note pastorali
e teologiche, introduzioni, glossario, mappe e altre risorse, che ne fanno uno strumento fondamentale per l’evangelizzazione e la catechesi nelle comunità cristiane, e può anche essere utilizzata per la formazione biblica permanente e la "lectio divina". Ne sono stati realizzati diversi formati, per le esigenze pastorali. (SL) (Agenzia Fides 23/01/2021)
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AMERICA/MESSICO - A novembre l'Assemblea ecclesiale dell'America Latina e dei Caraibi: "Siamo tutti discepoli missionari in uscita"
 
Città del Messico (Agenzia Fides) - Nell'ambito della “Domenica della Parola di Dio” e della 55esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, il Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM) presenta l'Assemblea ecclesiale di America latina e Caraibi, domenica 24 gennaio, dalla Basilica di Nostra Signora di Guadalupe, a Città del Messico, alle ore 10:45 (ora locale), attraverso i social network del Celam.
Il motto scelto, "Siamo tutti discepoli missionari in uscita", “ci chiama, in comunione con Papa Francesco, a intraprendere un cammino partecipativo per discernere le nuove strade che dobbiamo percorrere per rispondere alle sfide pastorali della Chiesa in America Latina e nei Caraibi, nel contesto attuale, mentre ricorderemo la V Conferenza Generale dell'Episcopato latinoamericano tenutasi ad Aparecida (Brasile), nel 2007” spiega la nota della Commissione della comunicazione del Celam.
Per il suo carattere sinodale, la realizzazione di questa Assemblea ecclesiale – tra il 21 e il 28 novembre 2021, a Città del Messico – così come il suo processo di ascolto del Popolo di Dio, il suo cammino spirituale e la sua successiva attuazione, “segneranno una pietra miliare nel cammino dei discepoli missionari del nostro continente. Laici, religiosi e religiosi, diaconi, seminaristi, sacerdoti, Vescovi, Cardinali e persone di buona volontà, faranno parte di questo grande evento ecclesiale, sotto la protezione di Santa Maria di Guadalupe, Patrona dell'America Latina e dei Caraibi, mentre ci avviciniamo alla celebrazione dei 500 anni dell'Evento di Guadalupano e ai 2000 anni della nostra Redenzione (2031+2033)”.
La nota infine sottolinea che sarà un'esperienza di ascolto, dialogo e incontro, alla luce della Parola di Dio, del Documento di Aparecida e del Magistero di Papa Francesco, “per contemplare la realtà dei nostri popoli, approfondire le sfide del continente nel contesto della pandemia di Covid-19, ravvivare il nostro impegno pastorale e cercare nuove vie perché tutti abbiano vita in abbondanza”. (SL) (Agenzia Fides 23/01/2021)
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AMERICA/ PERU’ - Anno Missionario di iniziazione alla vita cristiana per "una Chiesa aperta e accogliente”.
 
Cusco (Agenzia Fides) - “Tutti noi vogliamo una Chiesa che viva la comunione, sia aperta e accogliente a tutte le vocazioni, carismi e ministeri; una Chiesa di comunione per bambini, giovani e adulti; una Chiesa formativa e di servizio sempre attenta alla gente”. Così riferisce in una intervista rilasciata all’Agenzia Fides Mons. Richard Daniel Alarcón Urrutia, Arcivescovo Metropolita di Cusco, parlando dell’apertura dell’Anno Missionario di Iniziazione alla Vita Cristiana”, avviato domenica 10 gennaio.
L'Arcivescovo di Cusco ricorda alcuni punti fondamentali, auspicando "una Chiesa formatrice e serva; una migliore formazione nella fede, adeguata a questo tempo di profondi e rapidi cambiamenti, presenti nei bambini, giovani e adolescenti le nuove ideologie". "Di fronte a questa situazione non possiamo restare a braccia incrociate - rimarca il Presule - dobbiamo prendere coscienza della necessità della conversione pastorale”.
Mons. Richard ricordato, inoltre, che "stiamo entrando in un anno decisivo, poiché da quest'anno dipende dal raggiungimento dei frutti dell'ideale di Chiesa proposto nel Piano pastorale arcidiocesano 2018-2022. L’obiettivo che ci prefiggiamo - spiega - è passare da una 'pastorale conservativa' a un ministero missionario, recuperando spazi per la formazione in parrocchia e in famiglia. Urge una formazione rinnovata e aggiornata per avere una vita cristiana impegnata. Dobbiamo aprire percorsi e rompere schemi - afferma il Vescovo - uscire dalle abitudini è una grande ma necessaria sfida”.
Continua mons Urrutia: “Durante quest’anno avremo più spazi di formazione e orientamento. Tutti i fedeli sono invitati a seguire questo nuovo volto di una Chiesa che insegna, guida e accompagna vividamente l'esperienza dell'incontro con Cristo. È importante proporre un itinerario catecumenale ai giovani per maturare la loro fede e amare Gesù conducendo una vita cristiana”.
Inoltre, aderendo all'iniziativa di Papa Francesco, che ha dichiarato il 2021 ‘Anno di San Giuseppe’ , il Pastore della Chiesa di Cusco ha annunciato che sarà proprio il santo, il Patrono dell'Iniziazione alla vita cristiana: “San Giuseppe - sottolinea mons. Richard - ci ricorda la responsabilità che abbiamo di formare ed educare i fedeli, proprio come ha fatto lui con Gesù. La sua opera - conclude - è l'opera di ogni cristiano impegnato nella catechesi, una grande necessità per i tempi di oggi”.
(ES) (Agenzia Fides) (23/1/2021)





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Guarda la video intervista all'Arcivescovo Daniel Alarcón Urrutia sul canale Youtube dell'Agenzia Fides -> https://youtu.be/t4PUu0Y_vmA

venerdì 27 novembre 2020

Agenzia Fides 26 novembre 2020

 

AFRICA/ETIOPIA - Assalto alla capitale del Tigrai; la testimonianza di un’italiana rimpatriata: “bombardati obiettivi civili”
 
Addis Abeba (Agenzia Fides) – Da giorni, le truppe federali etiopi stanno combattendo contro le milizie del Fronte di Liberazione Popolare del Tigrai (TPLF) alla periferia di Macallè (Mekele), la capitale della provincia del Tigrai. Ieri, 26 novembre, il Presidente Abiy Ahmed ha ordinato l’offensiva finale contro la città di mezzo milione di abitanti (vedi Fides 26/11/2020).
Lo scontro è molto duro. La battaglia si è accesa soprattutto nei pressi di Wukro, una località non lontana dalla capitale del Tigrai. I federali non sono riusciti a sfondare perché la resistenza dei miliziani è stata molto tenace. Il rischio è che l’offensiva riprenda con forza dopo l'ordine di attacco del premier etiope Abiy Ahmed e la resistenza tigrina non riesca a opporsi. A testimoniarlo è Rosa Anna Mancini, italiana, docente di architettura all’università di Macallè, fuggita dai combattimenti pochi giorni fa.
A ottobre, Rosa Anna era tornata in Tigrai per riprendere i corsi dopo la sospensione a causa della quarantena imposta per la pandemia di coronavirus. «Sono tornata - sottolinea - perché la situazione mi era sembrata, tutto sommato, calma. Dopo le contestate elezioni regionali, lo scontro tra governo federale e regionale si limitava alla polemica politica, con rispettive invettive. Ma tutto si limitava allo scontro verbale e la stessa popolazione locale non credeva sarebbe scoppiato un conflitto».
La situazione è precipitata il 3 novembre. All’aeroporto di Macallè si è verificato uno scontro tra forze fedeli ad Addis Abeba e le milizie del TPLF. «È stata a goccia che ha fatto traboccare il vaso - continua Rosa Anna -. Sono iniziati gli scontri e la vita per la popolazione civile ha iniziato a diventare sempre più difficile».
L’aviazione militare di Addis Abeba ha iniziato a bombardare il Tigrai. Velivoli hanno sganciato bombe anche nelle zone periferiche di Macallè. «Io stessa ho visto i velivoli militari sorvolare la città e sganciare le bombe - osserva -. Una situazione veramente difficile, gli obiettivi non erano solo i campi militari, ma anche i quartieri. Alcuni giorni prima che venissi via, un aereo è stato abbattuto dalla contraerea. Una moto ha portato in giro i resti per fare vedere che le forze etiopi non stavano prevalendo».
Tutte le vie di comunicazione, strade, ponti, ma anche le linee telefoniche, sono state bloccate. Il denaro ha iniziato a scarseggiare così come il carburante. «Cibo ce n’era - spiega -, ma la gente aveva paura di rimanere senza scorte e così accumulava derrate a casa. La corrente elettrica è stata tagliata per un certo periodo, poi è ripresa, ma non veniva fornita tutto il giorno».
Rosa Anna è stata evacuata insieme a 200 persone di origine straniera «Più che un viaggio è stata un’odissea – conclude -. Siamo dovuti passare dalla regione Afar e poi scendere ad Addis Abeba. Nel viaggio abbiamo assistito a una scena durissima. I soldati etiopi se la sono presa con alcuni tigrini con passaporto straniero. Se non fosse stato per l’intervento di alcuni mediatori, probabilmente per loro sarebbe finita male». (E.C.) (Agenzia Fides 27/11/2020)
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AFRICA/BURKINA FASO - Il Presidente uscente Kaboré rieletto al primo turno
 
Ouagadougou (Agenzia Fides) - Il Presidente uscente del Burkina Faso, Roch Marc Christian Kaboré, è stato rieletto con il 57.87% dei voti, dopo una votazione pacifica, che però è stata in alcune zone irta di difficoltà, a causa della minaccia terroristica e dei problemi logistici (vedi Fides 23/11/2020). Difficoltà che spiegano l'affluenza relativamente contenuta, intorno al 50% (rispetto al 60% nel 2015), cioè 2,9 milioni di votanti su 5,8 milioni di aventi diritto al voto.
Da cinque anni il Burkina Faso deve fare fronte alla violenza jihadista che ha provocato più di 1.600 morti e 1 milione di sfollati, ma nonostante il bilancio non sempre positivo della sua Presidenza, i burkinabé hanno preferito riconfermare il Capo dello Stato uscente, scegliendo la continuità a un'opposizione divisa tra dodici avversari, tra i quali vi sono alcuni importanti esponenti del vecchio regime dell'ex Presidente Blaise Compaoré, estromesso da una rivolta popolare nel 2014.
A causa della minaccia dei gruppi jihadisti affiliati ad Al-Qaeda e all'organizzazione dello Stato Islamico (IS), la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) ha classificato quasi un quinto del territorio nella zona rossa, escludendolo automaticamente dalla votazione, in base alla modifica della legge elettorale approvata il 25 agosto che prevede che in caso di "forza maggiore o circostanze eccezionali", vengano presi in considerazione solo i risultati dei seggi elettorali aperti.
Più di 2.000 seggi elettorali (su 21.154), principalmente nel nord e nell'est del paese, non sono stati in grado di aprire domenica 22 novembre a causa dell'insicurezza, per un totale di circa mezzo milione di elettori che non hanno potuto esercitare il proprio diritto di voto.
La Chiesa cattolica attraverso la Commissione Episcopale Giustizia e Pace ha fornito 400 osservatori elettorali. Dai loro rapporti non si segnalano particolari problemi che possono inficiare la correttezza del voto, come attestato da altri organismi nazionali e internazionali. (L.M.) (Agenzia Fides 27/11/2020)
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AFRICA/EGITTO - Assalti settari nel villaggio di al Barsha. Saccheggiati e incendiati negozi e case di cristiani copti
 
Minya (Agenzia Fides) – Il villaggio di al Barsha, nel governatorato egiziano di Minya, nella giornata di giovedì 26 novembre è stato di nuovo teatro di assalti settari perpetrati nei confronti di membri della locale comunità copta ortodossa. Gruppi di soggetti facinorosi, vicini a gruppi islamisti, hanno attaccato la chiesa e alcune case e negozi di cristiani copti con pietre e bottiglie molotov. Alcune delle botteghe assaltate sono state anche saccheggiate. Una anziana donna copta è stata ricoverata in ospedale per le ustioni subite nell’incendio della sua casa.
Gli attacchi sarebbero iniziati dopo che un giovane copto ha pubblicato sul suo account facebook un articolo considerato offensivo nei confronti dell’islam e del Profeta Mohammad. L’intervento delle forze di polizia per sedare gli scontri settari ha portato al fermo di un centinaio di persone, compresi 35 copti.
Il Generale Osama Al Qadi, Governatore della Provincia di Minya, ha subito convocato una riunione con una rappresentanza di notabili del villaggio e della regione per trovare tempestiva soluzione alla crisi e por fine agli attacchi settari. All’incontro, svoltosi in una scuola della città di Mallawi, hanno preso parte anche rappresentanti del Comitato per la riconciliazione e le dotazioni religiose, dell’Università di al Azhar e della Chiesa copta e della Casa della Famiglia egiziana, organismo di collegamento interreligioso attivato da alcuni anni per prevenire o mitigare le contrapposizioni settarie. Il Governatore ha fatto riferimento alle misure tempestive che verranno disposte contro «chiunque offende gli altri», ribadendo che «non verrà consentito a nessuno di seminare discordia tra persone che appartengono alla stessa nazione», e ha invitato anche gli imam a concentrare i loro sermoni nelle moschee sui temi della convivenza e della tolleranza. Malgrado tali appelli, attraverso le reti social continuano a essere diffusi proclami che fomentano la contrapposizione e lo scontro tra musulmani e cristiani copti, istigando a compiere nuovi attacchi di matrice settaria.
In passato, incidenti analoghi a quelli appena registrati a al Barsha sono stati superati attraverso i cosiddetti “incontri di riconciliazione”, raduni pubblici imposti dalle autorità locali in cui membri autorevoli delle diverse comunità di fede compiono atti pubblici di pacificazione. Negli ultimi tempi, diverse organizzazioni hanno contestato l’efficacia di tale prassi. (GV) (Agenzia Fides 27/11/2020)
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ASIA/FILIPPINE - 500 anni di Vangelo: i Vescovi esortano i fedeli alla "missio ad gentes"
 
Manila (Agenzia Fides) - Essere discepoli missionari, pronti alla "missio ad gentes": è l'invito rivolto dai Vescovi filippini ai fedeli, in vista dell'importante anniversario del paese che segnerà i 500 anni dall'arrivo della fede cristiana nelle Filippine (1521-2021). L'anno speciale indetto dalla Conferenza episcopale delle Filippine - dopo un periodo di preparazione decennale - in vista dell'anniversario, è proprio dedicato alla “missio ad gentes”.
“La Chiesa filippina gioisce nell'entrare nella celebrazione nazionale dei 500 anni dall'arrivo del cristianesimo nella nostra preziosa patria. Cinque secoli fa abbiamo ricevuto il meraviglioso dono della fede: i nostri cuori traboccano di gioia e gratitudine" scrive l'Arcivescovo Romulo G. Valles, Presidente della Conferenza episcopale delle Filippine (CBCP), in una lettera pastorale pervenuta all'Agenzia Fides, che sarà letta in tutte le parrocchie, comunità e istituzioni nazionali il 29 novembre, la prima domenica di Avvento e inizio del nuovo Anno liturgico.. L'Arcivescovo Valles, alla guida della comunità di Davao, osserva che "l'amore magnanimo, traboccante e gratuito di Dio", ha voluto scegliere le Filippine "per ricevere questo prezioso dono tra tutte le nazioni e i popoli dell'Asia".
La fede cristiana - ricorda poi il testo - è arrivata, si è sviluppata e ha prosperato nel paese grazie "alla dedizione e ai sacrifici eroici di migliaia di missionari, uomini e donne provenienti da varie parti del mondo". Costoro, ha ricordato l'Arcivescovo notando la dinamica missionaria, "hanno apprezzato il dono della fede, che avevano ricevuto, e desideravano condividere questo dono con gli altri". “Questo 'talento', che ha motivato nei secoli missionari generosi, deve anche infiammare i cuori di tutti noi oggi, impegnandoci nella missione qui, nel nostro territorio, e in altri paesi, verso coloro che non conoscono Dio: la missio ad gentes”, si legge nella lettera.
“Preghiamo per un rinnovamento missionario della nostra Chiesa - sia 'ad intra' sia oltre i nostri confini, ad extra -, durante la nostra celebrazione dei 500 anni dall'arrivo del Vangelo" ribadisce Mons. Valles.
Prendendo spunto dal documento di Papa Francesco “Evangelii Gaudium”, l'Arcivescovo Valles rileva che il paese ha bisogno di una “trasformazione missionaria” che rimetta al centro l'evangelizzazione del mondo di oggi. "Cerchiamo di rinnovare in tutti i battezzati l'entusiasmo missionario" scrive l'Arcivescovo, che ricorda anche le parole di Papa Giovanni Paolo II durante la sua visita nelle Filippine del 1981: "Desidero parlarvi del mio desiderio speciale: che i filippini diventino i primi missionari della Chiesa in Asia". "Questo - nota Mons. Valles - è un chiaro invito a partecipare alla missio ad gentes!"
Il Presidente della Conferenza episcopale ha ricordato a tutti che ogni attività pastorale della Chiesa deve essere orientata alla “missione” e che tutti i fedeli sono chiamati a essere autentici “discepoli missionari”. Per esserlo, aggiunge, "è necessario avere una profonda relazione personale con Cristo” come enunciato da Papa Francesco nella “Evangelii gaudium” in modo che tutti i cristiani diventino “agenti di evangelizzazione”.
I cristiani - rileva - sono chiamati a irradiare misericordia, gioia e pace nel loro servizio in parrocchie, comunità, associazioni e movimenti. "Lo slancio missionario deve diventare il metro di giudizio per ogni cristiano", dice il presidente della CBCP.
La Conferenza episcopale ha deciso di organizzare un ciclo preparatorio di nove anni (dal 2013 al 2021), assegnando ad ogni anno un tema particolare, con l'obiettivo di approfondire il carattere missionario della Chiesa filippina per celebrare il 500° anniversario dell'arrivo del cristianesimo nelle Filippine.
Il culmine delle commemorazioni e delle attività pastorali e missionarie sparse sul territorio dell'arcipelago - in un primo tempo previsto per aprile 2021 - è stato prorogato all'aprile 2022. La decisione di spostare la data dello storico evento è dovuta alla crisi sanitaria di Covid-19 che la nazione sta attraversando.
I missionari spagnoli hanno portato la fede cristiana nel Paese 500 anni fa e oggi il Paese registra la più apia popolazione cattolica in Asia con l'80% di fedeli cattolici su 110 milioni di abitanti. Il paese ha 86 diocesi.
(SD-PA) (Agenzia Fides 27/11/2020)
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ASIA/PAKISTAN - Il presidente di Signis Pakistan: "I mass media sono strumenti di pace e di speranza in tempo di pandemia"
 
Lahore (Agenzia Fides) - "I mass-media secolari e i media cristiani in Pakistan hanno un ruolo importante in questo tempo difficile: hanno evidenziato la tragedia del Covid-19 e i suoi effetti sulla vita familiare, in particolare come le persone hanno perso il lavoro e non avevano alcuna fonte di sostentamento per prendersi cura dei bisogni fondamentali della loro famiglia. Il coronavirus ha influenzato ampiamente la vita sociale, le attività religiose, le attività politiche, l'economia e la cultura. Non solo ha distrutto la serenità delle persone, ma ha anche portato le persone a vivere nella paura. Molti malati avevano paura di andare in ospedale per paura di morire”. lo afferma all'Agenzia Fides p. Qaisar Feroz, OFM Cap, Segretario esecutivo della Commissione episcopale delle comunicazioni sociali e presidente di "Signis Pakistan".
A margine della recente assemblea di Signis Asia, p. Qaisar Feroz rileva a Fides: “In mezzo alla pandemia i mass-media hanno svolto un ruolo molto importante per sensibilizzare le persone sui bisogni dei più vulnerabili e poveri del Pakistan e dell'Asia, e hanno dato un messaggio positivo di speranza e incoraggiamento. Hanno inoltre contribuito a creare la giusta consapevolezza sulle misure necessarie e hanno segnalato gli effetti negativi del Covid-19 sulla vita familiare e sociale”.
Tra gli aspetti positivi, il frate Cappuccino aggiunge: "I media hanno anche denunciato e condannato alcuni dei gruppi islamici fondamentalisti che hanno iniziato a strumentalizzare gli aiuti umanitari, distribuendoli in cambio della conversione all'islam, e hanno stigmatizzato quanti hanno agito con mentalità discriminatoria, negando aiuti ai cittadini non musulmani".
Parlando dell'azione di "Signis Pakistan", il Presidente racconta: "Abbiamo prodotto video canzoni, programmi radiofonici, poster, cartoline e videomessaggi per portare speranza nella vita delle persone. Ci siamo concentrati sull'impegno di incoraggiare le famiglie, in particolare quelle persone che hanno perso il lavoro a causa dei blocchi imposti per il Covid-19. Abbiamo dato un tributo molto speciale a medici, infermieri, personale paramedico per il loro straordinario impegno e sacrificio durante questa pandemia”. Il team di volontari di Signis Pakistan ha anche distribuito razioni di cibo a 300 famiglie bisognose, in particolare a quelle che lavorano con salari giornalieri e hanno perso il lavoro.
P. Qaisar sottolinea inoltre: "I media hanno anche evidenziato, criticato e condannato alcuni dei gruppi islamici fondamentalisti, che hanno iniziato a distribuire le buste delle razioni per convertire le persone all'Islam invece di mantenere la priorità di aiutare le persone in mezzo a questa pandemia, e anche pochi gruppi con mentalità discriminatoria e di parte che hanno negato aiuti ai non musulmani nelle loro zone”.
Il frate conclude: “La pandemia di Covid-19 ci ha insegnato che la famiglia è il posto più importante e più sicuro del mondo. Ci ha insegnato che abbiamo bisogno dell'aiuto di Dio, che non siamo padroni della vita ma amministratori. È una lezione per l'intera umanità".
(AG-PA) (Agenzia Fides 27/11/2020)
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AMERICA/CILE - I Vescovi: "Testimoni di speranza in un tempo nuovo per il Cile"
 
Santiago (Agenzia Fides) – “Vi invitiamo a un grande sforzo per rinnovare la speranza, quella di ogni persona nella sua famiglia e nei suoi ambienti educativi, di lavoro e comunitari”: è l’esortazione che i Vescovi cileni rivolgono nel messaggio pubblicato all’inizio del tempo di Avvento, e a conclusione della loro Assemblea plenaria, svoltasi in videoconferenza in due momenti, dal 9 al 12 e dal 24 al 25 novembre. “Il nostro Paese – scrivono i Vescovi - vive momenti intensi che colpiscono e coinvolgono gli individui e le loro famiglie, in una situazione sanitaria, economica, sociale e politica complessa, e in un rilevante processo costituente segnato dal grande desiderio di una società più giusta ed equa”.
L'arrivo improvviso del Covid-19 ha costretto a modificare gli stili di vita e a fare sacrifici, soprattutto per aiutare i più deboli. Il messaggio rileva che persistono anche “situazioni di violenza prolungata”, che colpiscono particolarmente le donne e i minori, in settori con risorse limitate per il traffico di droga, oltre alla ferita permanente che sanguina nella regione dell'Araucanía. La denigrazione reciproca nel dibattito politico e una leadership debole “non hanno fatto altro che aumentare la crisi della vita sociale” sottolineano. “Invitiamo umilmente i responsabili del lavoro pubblico ad affrontare le sfide che abbiamo come paese, pensando in particolare ai più poveri e vulnerabili”.
“Non possiamo permettere che l'aggressione e l'intimidazione siano imposti come un modo legittimo di vivere insieme” ribadiscono i Vescovi, ricordando che la stragrande maggioranza delle persone lotta ogni giorno per un futuro più dignitoso, nel rispetto degli altri. Costoro si sono recati pacificamente alle urne per esprimere il loro parere, che deve essere ascoltato (vedi Fides 27/10/2020). “Quello che compete a tutti noi – esortano - è collaborare perché il cammino tracciato si realizzi in pace e in modo chiaro. Come abbiamo sottolineato, coloro che sono chiamati al servizio della politica, nelle loro varie espressioni, ricevono un mandato che è soprattutto al servizio del bene comune della società, e ciò richiede l'apertura di tutti a un dialogo sincero e franco. Anche nella Chiesa, noi Pastori, esprimiamo la nostra disponibilità ad ascoltare ciò che il Popolo di Dio vuole manifestarci”.
Infine i Vescovi ricordano che “i cristiani sono chiamati a partecipare agli affari rilevanti della comunità”. Come la solidarietà in tempi di scarsità e pandemia, il sostegno ai migranti e la preoccupazione per la crisi climatica ci hanno mobilitato, “oggi il processo costituente è di tutti noi”. Nel corso dei secoli diversi popoli, compreso quello cileno, sono stati illuminati dai valori del Vangelo, dall'inalienabile dignità di ogni essere umano, dalla giustizia, dalla pace, dal bene comune e da tanti altri valori tanto amati. “Speriamo – concludono - che i leader democraticamente eletti dai cittadini siano in grado di tradurre questi valori in una Carta, in leggi e decisioni fondamentali che rispettino i valori umani per il bene di tutti”. (SL) (Agenzia Fides 27/11/2020)
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AMERICA/HAITI - Campagna per le donne e i bambini oggetto di violenze da parte dei soldati della Minustah
 
Port au Prince (Agenzia Fides) – In occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, la Commissione Episcopale per la giustizia e la pace dell'Arcidiocesi di Port-au-Prince, insieme alla Piattaforma haitiana per la difesa dello sviluppo alternativo (PAPDA), alla Rete nazionale di difesa dei diritti umani e ad altre Organizzazioni sociali per i diritti umani, hanno lanciato una campagna a favore delle donne e dei bambini che hanno subito violenze dai soldati della MINUSTAH (Mission des Nations Unies pour la Stabilisation en Haiti).
Secondo la nota pervenuta a Fides, durante una conferenza tenutasi il 23 novembre, Camille Charlemers, tra i responsabili della PAPDA, ha annunciato una serie di attività dal 25 novembre al 10 dicembre in diverse città di tutto il paese. Gli atti commessi contro la popolazione haitiana non devono rimanere impuniti, secondo la Charlemers, che accusa le Nazioni Unite di contribuire a rafforzare la cultura dell'impunità ad Haiti.
Le critiche alla Missione ONU ad Haiti risalgono a molti anni fa. L'11 settembre 2014 la PAPDA, che raduna quasi tutti i movimenti sociali presenti ad Haiti, aveva presentato un rapporto che contestava l'intervento dell’allora Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, sulla situazione politica ed istituzionale di Haiti, fatto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU (vedi Fides 23/9/2014).
Paradossalmente solo gli organismi internazionali sono quelli che, in pratica, intervengono per segnalare la vera situazione di questo paese e chiedere aiuto. In un rapporto pubblicato questo mese di novembre 2020 sull'aumento dei tassi di fame nel mondo, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) e il Programma alimentare mondiale (WFP) chiedono un'azione urgente e coordinata per evitare un peggioramento dell'insicurezza alimentare ad Haiti.
Il rapporto stima che ad Haiti 4 milioni di persone (il 40% della popolazione) sono in uno stato di insicurezza alimentare: Fase 3 (Crisi) e Fase 4 (Emergenza) dell'Integrated Food Security Classification Framework (IPC). La situazione potrebbe peggiorare tra marzo e giugno 2021.
Oltre alle condizioni meteorologiche estreme, le crisi socio-politiche, il clima di insicurezza, l'impatto socio-economico del Covid-19 sono tra i principali fattori che hanno contribuito al peggioramento dell'insicurezza alimentare nel Paese, spiega José Luis Fernández il Rappresentante della FAO ad Haiti.
(CE) (Agenzia Fides 27/11/2020)

lunedì 2 novembre 2020

Vatican News 2 novembre 2020

 


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