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lunedì 29 marzo 2021

Agenzia Fides 29 marzo 2021

 

AFRICA/MOZAMBICO - “Preghiamo per i nostri fratelli a Palma” dove la situazione è drammatica
 
Maputo (Agenzia Fides) – Sono almeno 7 le vittime tra le persone che sono scappate dall’Hotel Amerula in un convoglio che è stato colpito in un’imboscata dei terroristi. Lo ha annunciato un portavoce dell’esercito del Mozambico, che ha condotto un’operazione per liberare le persone intrappolate nell’albergo di Palma, la città nel nord del Mozambico, presa d’assalto da un gruppo di almeno 100 jihadisti.
L’assalto a Palma è iniziato la sera del 24 marzo, quando un’avanguardia jihadista si è infiltrata nella cittadina che si trova nei pressi di un’importante struttura del gas dal valore di oltre 60 miliardi di euro. L’assalto vero e proprio è iniziato il 25 marzo, quando oltre 100 miliziani colpiscono selvaggiamente la popolazione civile, la maggior parte della quale si rifugia nella foresta. Alcune delle vittime sarebbero state decapitate. Nell’hotel Amerula si rifugiano circa 190 persone, in maggiore parte tecnici stranieri che lavorano al vicino giacimento di gas di Afungi, protetti da un manipolo di soldati mozambicani, appoggiati da elicotteri cannonieri di una società militare privata sudafricana (vedi Fides 27/3/2021).
Il giorno successivo un convoglio di 17 veicoli tenta la fuga dalla cittadina, ma vengono fermati in un’imboscata, solo 7 veicoli riescono a fuggire. La città viene data alle fiamme dai jihadisti. Domenica 28 marzo, 1.300 persone sono evacuate via mare dal sito gasiero di Afungi. Al quarto giorno di assedio a Palma, la situazione è ancora incerta mentre proseguono le operazioni di soccorso.
Palma fa parte della provincia di Cabo Delgado, sconvolta dal 2017 dalle violenze dei jihadisti. “Ci affidiamo a Gesù per mettere fine alle sofferenze della nostra provincia di Cabo Delgado, in modo che questa guerra che nessuno capisce e calpesta tutti, finisca non appena possibile” ha detto Sua Ecc. Mons. António Juliasse Ferreira Sandramo, Vescovo ausiliare di Maputo e Amministratore apostolico di Pemba, il capoluogo della provincia, nell’omelia della Domenica delle Palme. Il Vescovo ha poi sottolineato che “non c'è religione della violenza” e chi governa non può “lavarsi le mani” come Pilato, perché “lavarsi le mani è condannare gli innocenti”. Al termine della celebrazione, l'Amministratore apostolico di Pemba ha espresso la sua “comunione con i fratelli del distretto di Palma” e ha invitato i cattolici della regione a partecipare alle celebrazioni della Settimana Santa attraverso radio e social network, nell'impossibilità di farlo di persona a causa della sospensione delle celebrazioni a causa della pandemia Covid-19. (L.M.) (Agenzia Fides 29/3/2021)
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AFRICA/MADAGASCAR - Istruzione ed evangelizzazione: la presenza missionaria nel Sudovest del paese
 
Ankililoaka (Agenzia Fides) - Ad Ankililoaka, nella zona sud occidentale del Madagascar, la missione dei Salesiani rappresenta per la popolazione locale, poverissima, un importante punto di riferimento. Attualmente 4 religiosi di Don Bosco si occupano di offrire loro accoglienza, assistenza medica, istruzione, ma soprattutto aiuto e speranza. Uno di loro, don Giovanni Corselli, missionario nel Paese da quasi 40 anni, racconta all’Agenzia Fides come è cambiata la sua vita quando, a settembre del 2019, è arrivato nel distretto missionario di Ankililoaka, proprio dove aveva iniziato l'opera salesiana con l'attuale Vescovo di Moramanga, Mons. Rosario Vella, nel lontano settembre 1981.
“Dopo essere stato sempre in piccoli villaggi, sul campo di lavoro - scrive don Corselli a Fides - a 76 anni, i superiori mi hanno nominato direttore qui ad Ankililoaka. Per noi è importante essere accanto alla gente, sempre. Nella nostra comunità ci sforziamo di compiere un’opera di evangelizzazione e di promozione umana cercando di educare i giovani e la popolazione al lavoro comune, all’aiuto reciproco, stimolandoli alla riflessione e a ricercare una loro autonomia. Il problema principale, per non dire l’unico - prosegue il missionario -, è quello dell’acqua, che purtroppo in questi ultimi anni abbiamo visto diminuire in modo vistoso. Le piogge sono diminuite di molto e per una popolazione agricola che aspetta tutto dalle piogge diventa problematico riuscire a sbarcare il lunario. Quest’anno è piovuto quasi niente e le persone hanno raccolto poco. Nella sua struttura sociale, la popolazione conserva molte caratteristiche della vita di un villaggio. La maggior parte conserva le tradizioni degli antenati e dei culti ancestrali con tabù, credenze tradizionali, e la presenza degli stregoni che guida la vita delle persone. Si è aggiunta inoltre la pandemia di Coronavirus che continua a imperversare e ha fatto aumentare le restrizioni, che per la gente che vive alla giornata, di espedienti, divengono insopportabili.”
“Naturalmente – spiega don Giovanni - in questo contesto, l’ultima cosa a cui pensano i genitori è la scolarizzazione dei loro figli, anzi non ci pensano neanche, in quanto la loro attenzione è rivolta alle cose più essenziali. Nonostante la presenza e l’uso dei mezzi di comunicazione sociale, la popolazione non è molto aperta al mondo esterno. Questo crea molta difficoltà per l’educazione e per l’evangelizzazione, i nostri principali obiettivi. Per questo noi cerchiamo di far studiare i piccoli, di educare i genitori e, indirettamente di indirizzarli ad attività redditizie di vario genere per poter diventare autonomi. Ad Ankililoaka abbiamo14 scuole elementari nei villaggi con una popolazione scolastica di 2599 allievi ed una grande scuola media e liceo con circa 750 allievi. Inoltre le Suore trinitarie di Valenza, che lavorano con noi, gestiscono un dispensario ed una scuola elementare e materna con circa 700 allievi.”
“Dovunque ho lavorato – conclude il missionario - sia a Tulear nell’ambito di attività parrocchiali e animazione dei quartieri, scuola professionale, promozione femminile, scuola elementare di recupero, sia a Benaneviky, distretto missionario di prima evangelizzazione molto esteso, con grandi difficoltà di collegamento, scuole elementari nei villaggi, costruzione di pozzi, ho potuto constatare che per la gente noi siamo un punto di riferimento, e che hanno bisogno di essere aiutati, incoraggiati, animati e sostenuti per poter arrivare lentamente ad una sufficiente autonomia, anche se lo Stato per il momento non fa quasi niente e la gente non ha fiducia nelle strutture statali. Noi non ci scoraggiamo e ci affidiamo al Signore ed alla Vergine Maria Ausiliatrice ed anche se i progressi sono molto lenti e tante volte sembra che si vada indietro, continuiamo a lottare e ad incoraggiare.”
(GC/AP) (Agenzia Fides 29/03/2021)
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ASIA/MYANMAR - Appello dei francescani: "Per la comunità internazionale è il momento di agire per ripristinare pace e democrazia"
 
Bangkok (Agenzia Fides) - "Esprimiamo profonda tristezza e grave preoccupazione per la repressione in corso di milioni di cittadini in Myanmar, a seguito di un colpo di stato militare": lo dicono i francescani in una lettera inviata al Segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres. Nella missiva, inviata anche all'Agenzia Fides, firmata dal Ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori, in rappresentanza di circa 12.500 religiosi e sacerdoti cattolici presenti e operanti in 116 paesi, si nota: "I francescani in Myanmar hanno assistito in prima persona alla brutalità delle forze di sicurezza e all’insicurezza che ciò ha creato", stigmatizzando "la violenza coordinata e continua che cresce quotidianamente". Il testo deplora "la morte di civili e la detenzione arbitraria di migliaia di persone impegnate in proteste pacifiche, distruzione delle protezioni legali, gravi restrizioni all’accesso ad Internet e alle comunicazioni, e il sovvertimento della volontà del popolo del Myanmar espressa nelle elezioni del novembre 2020". I frati minori che vivono e lavorano in Myanmar hanno chiesto a tutti i francescani del mondo di intercedere per il popolo del Myanmar.
I francescani lanciano un appello: "Ora è il momento per la comunità internazionale di agire in modo unito e deciso per evitare ulteriori perdite di vite umane, la distruzione di proprietà e per garantire il ripristino senza indugio del governo democraticamente eletto del Myanmar. Ciò dovrebbe includere la richiesta alla giunta militare di desistere immediatamente dall’uso della forza contro il popolo del Myanmar, il rilascio di coloro che sono detenuti illegalmente, il ripristino delle protezioni garantite dalla legge, compreso il diritto di protestare pacificamente". Fra Michael A. Perry, Ministro generale OFM, conclude con un auspicio: "Possa il popolo del Myanmar sperimentare ancora una volta un ritorno alla democrazia e che l’attuale crisi trovi una soluzione pacifica e duratura".
Nei giorni scorsi un altro intervento era giunto dalla Conferenza dei Ministri dell’Asia orientale e dalla Commissione "Giustizia, Pace e Integrità del Creato" dell’Ordine dei Frati Minori: "Ci uniamo al popolo del Myanmar nella sua battaglia per l’auto-determinazione con un governo regolarmente eletto. Siamo uniti a loro nel chiedere una risoluzione pacifica. Siamo con loro nell’invocare la liberazione dei membri del governo eletti democraticamente, degli attivisti e dei giovani. Siamo al loro fianco nel difendere la dignità e i diritti umani".
i frati, vedendo la sofferenza della popolazione del Myanmar, si dicono "edificati dalla testimonianza del popolo del Myanmar per la giustizia e la verità. Siamo colpiti dalla carità che esercitano verso i loro fratelli. Ci uniamo al loro dolore e a quello dei tanti cristiani in Myanmar – preti, missionari e laici - pregando con loro che questo periodo di oscurità nella loro terra finisca presto".
I seguaci del Poverello di Assi si rivolgono all'esercito birmano, "Tatmadaw": "Guardate I vostri fratelli e sorelle. Guardate alla lunga sofferenza del Myanmar, vittime dell’avidità coloniale, dell’oppressione, della rabbia. Fermiamo lo spargimento di sangue. Smettiamo di lasciare che sia l’odio a governare il nostro cuore. Invochiamo il Signore, che ha promesso di essere vicino al suo popolo, perché la giustizia e la pace possano regnare nel Myanmar, e la riconciliazione tanto attesa possa avere inizio".
La presenza francescana in Myanmar è stata ufficializzata nel 2005 con la "Fondazione San Francesco d'Assisi". Le suore Francescane Missionarie di Maria (FMM) e l'Ordine Francescano Secolare hanno accompagnato fin dall'inizio i frati della Fondazione. Nel paese sono fiorite le vocazioni francescane, e attualmente ci sono cinque frati locali professi solenni, quattro sacerdoti, altri professi temporanei, novizi e aspiranti.
(PA) (Agenzia Fides 29/3/2021)
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ASIA/INDONESIA - Attacco suicida a una chiesa cattolica in Sulawesi: rafforzate le misure di sicurezza per la Settimana santa
 
Makassar (Agenzia Fides) - Sdegno e paura nella comunità cattolica indonesiana, che si stringe intorno alla comunità di Makassar, nel Sud dell'isola di Sulawesi, colpita da un attentato suicida alla Cattedrale cattolica del Sacro Cuore di Gesù, avvenuto nella mattina di ieri, domenica 28 marzo, mentre i fedeli celebravano la messa per la Domenica della Palme. L'attentato è stato ricordato da Papa Francesco nell'Angelus del 28 marzo: "Preghiamo per tutte le vittime della violenza, in particolare per quelle dell’attentato avvenuto questa mattina in Indonesia, davanti alla Cattedrale di Makassar" ha detto il Papa.
Come comunicato dal parroco della Cattedrale, p. Wilhelmus Tulak, al momento dell'esplosione, avvenuta all'ingresso laterale della chiesa, era in corso la Celebrazione eucaristica mentre nella piazza si trovavano numerose persone. Due attentatori in motocicletta hanno cercato di entrare in chiesa ma sono stati fermati dalle guardie di sicurezza e sono morti nell'esplosione che ha fatto almeno 20 feriti, tuttora in ospedale, come riferisce a Fides p. Alfius Tandirassing, sacerdote dell'Arcidiocesi di Makassar e membro della Commissione per i giovani a Makassar. “Sacerdoti, religiosi e fedeli che erano in chiesa sono al sicuro. Finora non ci sono state vittime ad eccezione degli autori dell'attacco. Alcune persone sono state leggermente ferite” racconta.
In un comunicato pervenuto a Fides, l'Arcidiocesi di Makassar si dice preoccupata, "condanna l'incidente e ogni tipo di violenza, esortando tutte le persone a rimanere calme e vigili", e riferisce che l'attività liturgica e pastorale si ferma per qualche giorno, con l'auspicio di poterla riprendere per le celebrazioni pasquali.
"E' stato un attacco crudele. Ora occorre mantenere la calma e avere fiducia nella autorità" ha detto Gomar Gultom, capo del Consiglio delle Chiese indonesiane. La polizia, che ha avviato le indagini, ha reso noto che uno dei due attentatori suicidi era membro di un movimento radicale che sostiene lo Stato Islamico (IS) e ha effettuato precedenti attacchi alle chiese indonesiane e nelle Filippine. Secondo gli inquirenti, si tratta del gruppo "Jamaah Ansharut Daulah" (JAD), responsabile anche di attacchi a Jolo, nelle Filippine, nel 2019. Il Presidente indonesiano Joko Widodo ha definito l'attentato un "atto di terrore". "Il terrorismo è un crimine contro l'umanità: chiedo al mondo intero di lottare contro il terrorismo e il radicalismo, che sono contrari ai valori religiosi", ha detto.
Il Ministro federale per gli Affari religiosi, Yaqut Cholil Qoumas, ha condannato con forza l'attentato a Makassar. "E' un atto atroce che vuole offuscare la tranquillità della vita sociale. E' una azione molto lontana dagli insegnamenti di qualsiasi religione" ha detto, auspicando una efficace azione di polizia per scoprire i collegamenti e le reti criminali interne e internazionali. Il Ministro ha chiesto alla polizia di aumentare le misure di sicurezza nei luoghi di culto a livello nazionale, in vista della festività cristiana della Pasqua.
In Indonesia negli ultimi anni si sono verificati attentati suicidi presso le chiese e luoghi pubblici. Nel 2018 furono colpite tre chiese a Surabaya East sono. Le chiese ricordano con amarezza gli attacchi a Natale del 2000 e in altri attentati nel 2004. L'Indonesia è un paese con 270 milioni di abitanti, 230 milioni dei quali sono musulmani. Ci sono 24 milioni di cristiani nel Paese e tra loro 7 milioni sono cattolici.
(ES-PA) (Agenzia Fides 29/3/2021)
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AMERICA/CILE - “Allargare lo sguardo” esorta l’Arcivescovo Chomali per le elezioni di aprile, con la possibilità di rinvio a causa del Covid
 
Concepción (Agenzia Fides) - Con un incontro virtuale attraverso Zoom, trasmesso dai social media e trasmesso da Radio Chilena Concepción, è stato presentato il documento "Riflettere prima di votare il 10 e 11 aprile", scritto da Mons. Fernando Chomali, Arcivescovo di Concepción in vista delle elezioni del prossimo mese. Secondo le ultime informazioni dei media locali, a causa della pandemia, è stata presentata la richiesta di rinviare l'appuntamento elettorale per la designazione di 155 membri della Costituente, 17 governatori, 345 sindaci e oltre mille consiglieri comunali. Il ministro della Salute cileno, Enrique Paris, ha fatto sapere di aver preso atto che il Comitato dei consulenti Covid ha chiesto all'unanimità al governo di rinviare il voto.
Mons. Chomali, nel documento pervenuto a Fides, ha sottolineato la necessità di “allargare lo sguardo”: “Dobbiamo guardare non solo a ciò che sta accadendo nella regione, non solo a ciò che sta accadendo in Cile. Dobbiamo guardare a ciò che sta accadendo nel mondo, stiamo vivendo eventi drammatici che affliggono il mondo contemporaneo, dove ci sono situazioni che gridano al cielo, il che implica avere una nuova prospettiva".
Quindi ha ricordato che "la Dottrina Sociale della Chiesa cattolica ha valori, principi, che sono tremendamente attuali e che in qualche modo possono illuminare la coscienza per votare a dovere. Si tratta quindi di una riflessione etica che ha le sue radici in una visione dell'uomo".
"La nostra condizione trascendente - ha proseguito - ha un significato profondo anche nella dimensione del lavoro, attraverso cui possiamo generare fratellanza, ci sono esperienze che possono aiutarci in quella linea. Crediamo soprattutto che l'uomo costituisca il fondamento, il fine e la causa delle istituzioni sociali".
Dopo aver enunciato 10 consigli, l’Arcivescovo ha fatto riferimento alla situazione del Paese nell'attuale crisi sanitaria, chiedendo un grande impegno alla comunità: “Vi chiedo di restare a casa e di seguire le regole che sono già note".
La Chiesa in Concepción, come tutto il Cile, si prepara a vivere una Settimana Santa sotto rigide norme di sicurezza per evitare l'aumento dei casi di Covid, che la buona campagna di vaccinazione non riesce a fermare soprattutto in alcune città.
Sui social media dei principali mezzi d'informazione del paese, ha colpito molto la scena di quanto accaduto a Valparaiso: il sistema sanitario di quella città è collassato e non c'era più posto per i morti per Covid, così il principale ospedale della città, l'Ospedale Carlos Van Buren, ha deciso di parcheggiare un enorme TIR frigo dietro l'ospedale per congelare i cadaveri.
Secondo l'ultimo rapporto epidemiologico del Ministero della Salute cileno, al 25 marzo sono stati registrati 54.136 casi attivi. A tale data sono stati registrati 1.125.521 contagi, di cui 962.321 confermati dal laboratorio e 163.200 probabili, e più di 23 mila decessi.
(CE) (Agenzia Fides 29/03/2021)
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AMERICA/COLOMBIA - La memoria storica per la riconciliazione e la pace: progetto nella diocesi di Valledupar
 
Bogotà (Agenzia Fides) - "Rafforzare tutti i processi di ricordo e di memoria storica sta dando radici alle comunità, e quando una comunità ha radici, può resistere a molti venti e difficoltà" ha sottolineato il Vescovo di Valledupar, Mons. Oscar Vélez Isaza, che ha sottolineato anche l’importanza della riconciliazione con la casa comune, che “è un campo importante in cui la Diocesi continuerà a lavorare sodo”.
Grazie ad una iniziativa sostenuta dalla Commissione Nazionale di Conciliazione (CCN) e dall'Ambasciata norvegese in Colombia, tra dicembre 2020 e marzo 2021, la Diocesi di Valledupar, attraverso il suo team di Pastorale Sociale, ha accompagnato le comunità di Guacoche e Guachochito nel Dipartimento di Cesar, offrendo spazi di incontro, sostegno pastorale e psicosociale, oltre che di rafforzamento culturale, utili alla costruzione della memoria storica e ai processi di riconciliazione e pace, con un approccio ambientale. Le popolazioni che abitano questo territorio, situato vicino al fiume Cesar, sono state profondamente colpite dai conflitti armati.
Secondo le informazioni della Conferenza Episcopale, pervenute a Fides, al lancio del progetto, denominato "Ricostruzione storica afrodiscendente attraverso il dialogo della conoscenza per la riconciliazione e la pace a Guacoche e Guacochito" hanno partecipato bambini, giovani e adulti. Il cibo tipico, le danze popolari e la cultura locale sono i principali elementi di coesione sociale, attraverso i quali si è cercato anche di contribuire al rafforzamento del tessuto sociale. Sacerdoti, operatori pastorali, psicologi e assistenti sociali hanno partecipato allo sviluppo dell'iniziativa. (SL) (Agenzia Fides 29/03/2021)
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AMERICA/VENEZUELA - Vivere la Settimana Santa come Chiesa domestica in tempo di pandemia
 
Caracas (Agenzia Fides) – I Vescovi del Venezuela, attraverso il Dipartimento della Liturgia, hanno preparato un sussidio per la celebrazione della Settimana Santa in famiglia, facilitando l'esperienza di vivere questi giorni santi come Chiesa domestica. "Questi tempi di Covid-19 richiedono la massima responsabilità nella cura reciproca, e il grande sacrificio che molti non possano partecipare alla vita liturgica della Chiesa, ma rispondere a questa emergenza ci offre l'opportunità di crescere e rafforzare la vita spirituale come famiglia, Chiesa domestica, il desiderio di poterci incontrare di nuovo per cantare insieme le lodi al Signore" è scritto nell’introduzione del sussidio, pervenuto a Fides.
In diverse nazioni, in seguito alla pandemia di Covid 19, non sarà possibile ai fedeli partecipare in presenza alle celebrazioni della Settimana Santa, le Conferenze episcopali hanno quindi preparato alcuni sussidi e schede che le famiglia potranno utilizzare in questi giorni, dalla Domenica delle Palme alla Domenica della Risurrezione. "Presentiamo questi sussidi – si afferma nel testo del Venezuela - con l'intenzione di mantenere viva la spiritualità cristiana attraverso la preghiera e la celebrazione familiare della Settimana Santa e, soprattutto, del Triduo pasquale, il mistero della Pasqua, centro della vita liturgica e spirituale della Chiesa".(SL) (Agenzia Fides 29/03/2021)

venerdì 5 marzo 2021

Agenzia fides 5 marzo 2021

 


 
News
 
AFRICA/CONGO RD - Ucciso il magistrato che stava indagando sull’omicidio dell’Ambasciatore italiano e dei suoi accompagnatori
 
Kinshasa (Agenzia Fides) – Ucciso il magistrato che stava indagando sull’agguato del 22 febbraio, nel quale sono rimasti vittime l’Ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo, Luca Attanasio, il carabiniere di scorta, Vittorio Iacovacci, e l’autista congolese Mustafa Milambo (vedi Fides 23/2/2021).
“Fonti locali dichiarano che stava tornando da una riunione a Goma, nell’ambito dell’inchiesta sulla sicurezza dell’area e in particolare sull’omicidio dell’Ambasciatore italiano e dei suoi due accompagnatori” confermano a Fides fonti missionarie che operano nel Nord Kivu, nell’est della RDC, di cui Goma è capoluogo.
In un comunicato inviato a Fides, l’Ong locale CEPADHO (Centro Studi per la Pace, la Democrazia e i Diritti Umani) afferma di “aver appreso con forte sgomento dell'assassinio del maggiore William Assani, magistrato presso il Tribunale militare di Rutshuru il 2 marzo, rimasto vittima di un agguato all'altezza di Katale, sull'asse stradale Rutshuru – Goma, da dove proveniva”. “Questo crimine è stato perpetrato da uomini armati, non identificati, uno dei quali è stato neutralizzato dalla risposta avviata dalle FARDC (l’esercito congolese)” precisa la dichiarazione.
“Il CEPADHO condanna con veemenza questo atto spregevole e barbaro, da considerarsi un vero sabotaggio alla magistratura, visto l'impegno e l'abnegazione che ha caratterizzato il Magistrato Militare nel Territorio di Rutshuru. La nostra Organizzazione, scioccata e scandalizzata per la morte del maggiore William Assani, sollecita le autorità perché avviino indagini credibili per trovare gli assassini, affinché gli autori di questo delitto non restino impuniti” conclude il CEPADHO. (L.M.) (Agenzia Fides 5/3/2021)
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AFRICA/TANZANIA - Covid-19: in due mesi, più di 25 sacerdoti e 60 suore, infermiere cattoliche e medici, sono morti per problemi respiratori
 
Dar es Salaam (Agenzia Fides) – “In due mesi, più di 25 sacerdoti e 60 suore, infermiere cattoliche e medici, sono morti per problemi respiratori” ha annunciato p. Charles Kitima, Segretario generale della Conferenza episcopale della Tanzania (TEC). “Una cosa mai successa prima in un così breve lasso di tempo” ha aggiunto.
P. Kitima ha però affermato che ufficialmente non può affermare che tutti questi decessi sono legati al Covid-19. “Noi come Chiesa non effettuiamo test Covid e i medici non possono dircelo perché non tutti sono autorizzati a condurre test per il virus" ha detto p. Kitima.
Si noti che le autorità della Tanzania non hanno aggiornato i dati Covid-19 dall'inizio di maggio, lasciando l'ultimo numero di casi confermati a 509 e il bilancio delle vittime a 21.
Nonostante la politica di negare la presenza del virus nel Paese da parte delle autorità locali, p. Kitima ha richiamato tutti al senso di responsabilità: “Il coronavirus esiste. Vi chiediamo di prendere precauzioni. Dobbiamo aumentare i nostri sforzi per proteggerci. Abbiamo la responsabilità di proteggere gli anziani e le persone con condizioni di salute precarie prendendo le precauzioni necessarie”.
P. Kitima ha poi chiesto maggiore trasparenza sull’andamento della pandemia nel Paese. "I tanzaniani hanno il diritto di ricevere accurate informazioni scientifiche sul Covid-19 perché la mancanza di informazioni concrete sul virus sta propagando paura e confusione tra le persone”.
A febbraio, il Presidente della TEC, Sua Ecc. Mons Gervais Nyaisonga, Arcivescovo di Mbeya, ha incoraggiato i tanzaniani a non rimanere schiavi della paura, ma a seguire i consigli degli esperti: “Tanzaniani, siamo incoraggiati a non essere ridotti in schiavitù dalla paura. La paura è un'arma che può indebolire una persona”.
A fine gennaio i Vescovi locali, avevano messo in guardia i fedeli sulla “nuova ondata di infezioni da coronavirus”, che ha comportato un aumento dei decessi (vedi Fides 29/1/2021). "Il nostro Paese non è un'isola ... Dobbiamo difenderci, prendere precauzioni e pregare Dio con tutte le nostre forze in modo che questo flagello non ci raggiunga". (L.M.) (Agenzia Fides 5/3/2021)

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ASIA/MYANMAR - Leader cattolico birmano: "Ci appelliamo alla Santa Sede, perchè sia coinvolta nella mediazione"
 
Yangon (Agenzia Fides) - "In questo momento di sofferenza e di repressione, rivolgiamo un appello accorato a Papa Francesco: la Santa Sede ci aiuti e si coinvolga nel ruolo di mediazione per migliorare la situazione della popolazione in Myanmar": lo dice all'Agenzia Fides Joseph Kung Za Hmung, leader laico cattolico, direttore di "Gloria News Journal", il primo giornale cattolico su web in Myanmar. Il leader ritiene che questo appello potrà essere condiviso anche dalle guide delle comunità cattoliche, come Vescovi, preti e religiosi, che spesso hanno aiutato e assistito i manifestanti. E nota: "Ricordiamo ancora con gioia e commozione la visita di Papa Francesco in Myanmar, nel novembre 2017. Allora il generale Min Aung Hlaing, oggi a capo della giunta militare, gli ha fatto visita nella sua residenza, all'Arcivescovado di Yangon. Venimmo a sapere che il Santo Padre ricordò e ammonì il generale perché fosse responsabile di una pace sostenibile e della democrazia in Myanmar. Oggi, mentre vediamo morire i nostri giovani, crediamo che un'azione mediatrice della Santa Sede potrà aiutarci a porre fine alla violenza e a riportare pace e riconciliazione".
Joseph Kung Za Hmung ricorda a Fides che ieri è stata uccisa una giovane 19enne a Mandalay: "Kyal Sin è il nostro angelo. Era una ragazza di 19 anni, di famiglia cinese, di Mandalay. E' stata uccisa da un proiettile sparato dai cecchini dell'esercito mentre manifestava pacificamente. E' già considerata un'eroina e una martire per la libertà. Credo diverrà un simbolo per i tanti giovani che affollano le strade e continuano la protesta. Prima di morire Kyal aveva scritto in una lettera: 'Ho paura, ma per la nostra libertà, combatteremo. Non abbandoneremo la nostra lotta'. E' stata una ragazza coraggiosa. Al suo funerale, ieri a Mandalay, vi erano oltre duemila persone, soprattutto giovani, di tutte le fedi". Rileva Hmung che "il movimento di protesta e disobbedienza civile, nonostante la repressione dell'esercito, prosegue sulla strada della non violenza. I giovani organizzano sit-in, ed è l'esercito che avanza per disperderli, con tutti i mezzi, anche sparando e uccidendo. E' un movimento che nasce dal basso, e che non ha leader riconosciuti".
Come appreso da Fides, a Mandalay anche le Suore di San Giuseppe dell'Apparizione sono scese in strada per aiutare curare, accudire i manifestanti, spesso percossi e feriti. "Siamo tristi per la morte di giovani innocenti e inermi. Quello che ci muove è la compassione" notano le religiose. Fin dall'inizio della protesta, le suore hanno deciso di visitare i parenti delle persone uccise per alleviare un po' le loro sofferenze e donare conforto: "La nostra preghiera è importante per loro, anche se sono buddisti. In questo modo dimostriamo la nostra solidarietà e rafforziamo il legame umano e spirituale".
Manifestando empatia e solidarietà, le religiose hanno vegliato e pregato dopo la morte del 36enne Ko Min Min, ucciso nei giorni scorsi a Mandalay, quando la polizia ha sparato sulla folla per disperdere la protesta. E hanno poi pianto e pregato con la famiglia di un'altra giovane vittima, Wai Yan Htun, 16 anni, anch'egli colpito da un cecchino.
I fedeli birmani ricordano e apprezzano le parole pronunciate da Papa Francesco nell'Udienza generale del 3 marzo: "Giungono ancora dal Myanmar tristi notizie di sanguinosi scontri, con perdite di vite umane. Desidero richiamare l’attenzione delle autorità coinvolte, perché il dialogo prevalga sulla repressione e l’armonia sulla discordia. Rivolgo anche un appello alla comunità internazionale, perché si adoperi affinché le aspirazioni del popolo del Myanmar non siano soffocate dalla violenza. Ai giovani di quell’amata terra, sia concessa la speranza di un futuro dove l’odio e l’ingiustizia lascino spazio all’incontro e alla riconciliazione. Ripeto, infine, l’auspicio espresso un mese fa: che il cammino verso la democrazia intrapreso negli ultimi anni dal Myanmar, possa riprendere attraverso il gesto concreto della liberazione dei diversi leader politici incarcerati".
I cristiani, che sui 54 milioni di abitanti del Myanmar sono circa il 6% (tra i quali circa 650mila cattolici), fin dalle prime giornate dopo il golpe del 1° febbraio si sono uniti ai manifestanti, nello spirito della non-violenza e della resistenza pacifica contro l'ingiustizia.
(PA) (Agenzia Fides 5/3/2021)
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ASIA/IRAQ - Infondere speranza attraverso la solidarietà verso tutti: gli iracheni aspettano Papa Francesco
 
Roma (Agenzia Fides) - “La visita di Papa Francesco è un momento importante, specialmente in questo tempo di Quaresima. È un segno di speranza per i cristiani, è un messaggio di pace e riconciliazione per le diverse comunità per costruire ponti con altre fedi” commenta Aloysius John, Segretario generale di Caritas Internationalis, in occasione del viaggio di Papa Francesco in Iraq, iniziato questa mattina 5 marzo 2021.
“Caritas Iraq - si legge nella nota di Caritas Internationalis pervenuta all’Agenzia Fides - semina la speranza e i semi di riconciliazione attraverso la propria presenza e le proprie opere in favore delle comunità irachene e ci ricorda che l'unità prevarrà solo quando i diritti umani saranno rispettati e sarà promossa la dignità umana”.
Nabil Nissan, direttore di Caritas Iraq, si rivolge al Papa dicendosi più che certo che il Santo Padre non li lascerà soli e li ispirerà ad essere presenti ovunque vi siano dolore e sofferenza. “La nostra forza è ispirata dalla nostra fede e dalla nostra speranza che saranno entrambe rafforzate dalla Sua visita”.
Insieme all'aiuto materiale, il sostegno di Caritas Iraq contribuisce a restituire ai cristiani la fiducia in loro stessi, a riconoscerli in quanto cittadini al pari degli altri iracheni, a mostrare la presenza e il sostegno della Chiesa alle comunità più vulnerabili, a offrire ai cristiani l'opportunità di vivere la propria fede attraverso il loro servizio in Caritas.
La struttura opera in quattro governatorati dell'Iraq (Baghdad, Anbar, Mosul, Duhok) grazie all’impegno di oltre 270 collaboratori e circa 200 volontari.
(MP/AP) (5/3/2021 Agenzia Fides)
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ASIA/EMIRATI ARABI - Il Vescovo Hinder: anche i nostri cristiani guardano al viaggio del Papa in Iraq. E i musulmani elogiano il suo coraggio
 
Abu Dhabi (Agenzia Fides) – Oggi Papa Francesco ha iniziato il viaggio in Iraq, e proprio ieri, il 4 marzo, cadevano i cinque anni esatti dalla strage in cui a Aden, nello Yemen, vennero uccise quattro suore di Madre Teresa, assieme a una dozzina di impiegati prevalentemente musulmani. A far notare la singolare coincidenza è il Vescovo Paul Hinder, ofmCap, Vicario apostolico dell’Arabia meridionale. Mentre si realizza la prima visita di un Papa nella terra da cui è partito Abramo, Padre di tutti i credenti, quella storia di martirio e di sofferenza condivisa tra cristiani e musulmani richiama analoghe vicende che hanno segnato anche di recente le Chiese dell’Iraq e il popolo iracheno. “Il frutto del loro martirio” riconosce il Vicario apostolico, “non si misura con le statistiche. Rimangono però per noi un segno provocante di un amore che va aldilà del sentimentalismo, e può condurre a condividere la stessa sorte di Gesù crocifisso. Quelle suore sapevano del rischio ma non hanno preso la via della fuga. Sono sicuro che il loro martirio porterà dei frutti”.
Il viaggio di Papa Francesco in un vicino Paese arabo – riferisce a Fides il Vescovo Hinder – suscita emozione e attese singolari nella variegata comunità cattolica del Vicariato: “i nostri fedeli seguono con interesse e curiosità la visita di Papa Francesco in Iraq. Questo – aggiunge il Vicario apostolico - vale soprattutto per i cristiani iracheni che vivono nel Paese. Ci sono due scuole a Dubai e a Sharjah, tenute dalle suore irachene di Maria Immacolata. Tra gli altri, in maggioranza indiani e filippini, sono soprattutto i nostri fedeli di lingua araba provenienti dai Paesi del Medio Oriente, incluso l’Egitto, che guardano all’Iraq durante questi giorni. Molti di loro hanno legami se non con l’Iraq almeno con gente che è vissuta in Mesopotamia o ancora ci vive. Anche i musulmani mostrano il loro interesse. Uno di loro mi ha espresso esplicitamente la sua ammirazione per il coraggio del Papa di visitare l’Iraq in questo momento critico”.
Poco più di due anni fa, il 4 febbraio 2019, Papa Francesco e il grande Imam di al Azhar, lo Sheikh Ahmed al Tayyeb, firmarono proprio a Abu Dhabi il Documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la Convivenza comune. Da allora, la riscoperta del legame fraterno che unisce tutti i figli di Dio è stata proposta da Papa Francesco – anche nell’Enciclica “Fratelli Tutti” - come punto di partenza per affrontare insieme le i conflitti e le emergenze globali che feriscono e affaticano le vite dei popoli. Anche il viaggio papale in Iraq, primo Paese a maggioranza sciita visitato da Papa Francesco, ha come motto la frase evangelica “Voi siete tutti fratelli” e come parola chiave la Fratellanza. Il futuro dirà se d’ora in avanti anche istituzioni e circoli dell’islam sciita si coinvolgeranno nel cammino di condivisione iniziato a Abu Dhabi – a cui finora hanno aderito soggetti dell’islam sunnita – o se prevarranno diffidenze e obiezioni condizionate anche della contrapposizioni geopolitiche. “Sappiamo bene” riconosce a tal proposito il Vescovo Hinder “che anche nel mondo musulmano ci sono dei discordie, e non soltanto tra sunniti e sciiti. Sfortunatamente questi contrasti sono approfonditi da ragioni ideologiche e soprattutto politiche. Ma il fatto che c’è un abisso tra Riyad e Teheran non vuol dire che un dialogo tra i rappresentanti religiosi non sia più praticabile. In questo campo non credo a progressi repentini” premette con realismo il Vicario apostolico “ma sono io stesso testimone di uno sviluppo promittente nel dialogo inter-religioso. Ciò che ho visto e sperimentato nei 17 anni vissuti in Arabia mi conferma che con pazienza e fiducia è possibile di avvicinarsi e di progredire assieme. La visita di Papa Francesco nel 2019” ricorda il Vescovo Hinder “fu un segno forte e ben visto anche dai musulmani della zona. I rapporti con le autorità sono segnati da un rispetto reciproco crescente. La pandemia he messo il freno agli incontri in presenza, ma i contatti continuano con i mezzi virtuali disponibili”.
I profili delle comunità cristiane presenti in Iraq e nella Penisola arabica sono diversi. I Cristiani dei Paesi della Penisola sono lavoratori immigrati, venuti in cerca di occupazione. Quelle presenti in Iraq sono comunità cristiane autoctone, assottigliatesi negli ultimi anni a causa dei flussi migratori. Non di meno, i Vescovo Hinder mostra di condividere le considerazioni espresse dal Patriarca caldeo Louis Raphael Sako nella recente intervista rilasciata a Fides (vedi Fides 3/3/2021), nella quale il Cardinale iracheno ha ribadito che il Papa non è andato in Iraq per “rafforzare i cristiani” nel vortice dei conflitti settari, e ha respinto anche le teorie di chi sostiene che solo gli aiuti dall’esterno – di tipo economici, militari o di altro tipo) possono salvare le comunità cristiane mediorientali dall’estinzione. “Anche se le condizioni politiche, sociali, economiche e religiose giocano un ruolo importante per cristiani e non-cristiani” sottolinea il Vicario apostolico “bisogna riconoscere che la permanenza dei cristiani in una regione non è solo un prodotto di condizioni favorevoli, ma è soprattutto il frutto della grazia che opera nei cuori dei fedeli. L’abbiamo visto durante la storia in tanti Paesi del mondo. E lo stesso accade in Iraq. Non dimentichiamo mai che la fede in Cristo è prima di tutto un dono dello Spirito Santo che soffia dove vuole, anche e soprattutto in condizioni difficili. Dobbiamo prendere congedo dalla mania di guardare solo le statistiche e i numeri. Ci sono in Iraq cristiani che sono testimoni del Signore crocifisso e risorto e rimangono così un segno di vita che supera tutte le tragedie”. Riguardo alla situazione delle comunità cristiane nella Penisola arabica, il Vescovo Hinder conferma le conseguenze negative che la pandemia da Covid-19 ha prodotto sulle attività lavorative degli immigrati cristiani e sulla stessa vita ecclesiale: “E’ ancora presto per fare un bilancio“ avverte il Vicario apostolico “ma già si nota una diminuzione numerica dei migranti e quindi anche delle nostre comunità cristiane. Ciò che pesa forse il più è l’insicurezza che molto spesso si abbina all’isolamento dovuto alle restrizioni. Il fatto che le chiese sono rimaste chiuse per molti mesi e in parte continuano ancora a essere chiuse è un peso per tanti che frequentano la casa del Signore come luogo di consolazione nelle paure e nelle sofferenze. Mi fa piangere il vedere gente che prega fuori dalle mura della chiesa, perché non ci è permesso siamo permessi di mantenere aperto il comprensorio parrocchiale. Poi grazie a Dio ci sono quei segni di solidarietà aperta e discreta verso i fedeli che si trovano in difficoltà. Molto si fa virtualmente. Però non ho mai sentito così importante il fatto di avere un contatto reale con le persone come adesso, nel tempo in cui tale contatto è molto limitato. E percepisco che tanti condividono questa mia stessa esperienza. (GV) (Agenzia Fides 5/3/2021)
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ASIA/INDIA - La Chiesa nello stato del Tripura chiede di rinviare le elezioni fissate la domenica di Pasqua
 
Agartala (Agenzia Fides) - I cristiani nello stato indiano nordorientale del Tripura sono amareggiati per lo svolgimento delle elezioni del Consiglio distrettuale autonomo, la domenica di Pasqua, e chiedono il rinvio del voto. “Programmare le elezioni per il giorno di Pasqua, dedicato al mistero centrale della fede per tutti i cristiani nel mondo, non solo renderà gli elettori cristiani impossibilitati a partecipare al processo elettorale, ma danneggerà anche i sentimenti religiosi della comunità cristiana”, rileva in una nota inviata all'Agenzia Fides, il Vescovo di Agartala, Mons. Lumen Monteiro.
"I cristiani nello stato di Tripura, circa 160mila fedeli in tutto, sono rimasti "delusi e scioccati" quando hanno saputo la data delle elezioni", ha detto padre Joseph Pulinthanath, portavoce della diocesi di Agartala. La diocesi di Agartala occupa tutto lo Stato. L'elezione per il Consiglio distrettuale autonomo del Tripura è fissata il 4 aprile, domenica di Pasqua. Il Consiglio distrettuale autonomo amministra le aree dominate dalle tribù indigene di Tripura. Quasi il 68% dell'area dello stato, che è per lo più coperta da foreste e colline, rientra nella competenza e sotto la giurisdizione del Consiglio.
Mons. Monteiro ha scritto una lettera diretta al Commissario statale per le elezioni, esprimendo la preoccupazione della comunità cristiana per la data dello scrutinio, coincidente con la domenica di Pasqua. Nella missiva si chiede di riprogrammare la data delle elezioni "per consentire a tutti i cittadini di esercitare il proprio diritto di voto e di potere, nel contempo, adempiere ai propri obblighi di fede come cristiani".
Parlando delle elezioni che si terranno la domenica di Pasqua, Sagar Sagma, leader laico cattolico, ha detto a Fides: “La Commissione elettorale non ha preso in considerazione i sentimenti religiosi dei cristiani e l'importanza della Pasqua. Non è opportuno ed è per noi disagevole. Speriamo in un rinvio".
Tripura è il terzo stato più piccolo dell'India. Copre 10.491 kmq e confina con il Bangladesh a nord, sud e ovest, e gli stati indiani di Assam e Mizoram a est. A causa del suo isolamento geografico, per lo più dovuto alle catene montuose, il suo progresso economico è ostacolato. La povertà e la disoccupazione continuano ad affliggere Tripura, che dispone di infrastrutture limitate. La maggior parte dei residenti è impegnata nell'agricoltura e nelle attività connesse, sebbene il settore dei servizi sia il maggior contributore al prodotto interno lordo dello stato.
La Chiesa continua a lavorare per persone e gruppi etnici in termini di lavoro sociale, istruzione, assistenza sanitaria ed evangelizzazione. Su circa, 3,6 milioni di abitanti, l'83% sono indù, i musulmani sono 8,6%, i cristiani circa il 4,3%, la parte restante è tra sikh e religioni tribali.
(SD-PA) (Agenzia Fides 5/3/2021)
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AMERICA/COLOMBIA - Minacce al Vescovo di Buenaventura, cresce la violenza, i Vescovi: “non ci rassegniamo ad accettare queste situazioni”
 
Buenaventura (Agenzia Fides) - “Esprimiamo solidarietà, vicinanza, affetto e sostegno al nostro fratello Vescovo di questa diocesi, monsignor Rubén Darío Jaramillo Montoya, per le minacce che da tempo riceve contro la sua integrità e la sua vita, lui e altri che sono a servizio della comunità. Estendiamo la solidarietà alle diverse comunità del territorio che lui accompagna con dolore”. Lo scrivono i Vescovi del Pacifico e del sud-ovest della Colombia, che si sono riuniti dal 2 al 4 marzo nella città di Buenaventura, la cui diocesi è guidata da Monsignor Jaramillo Montoya, per esaminare i gravi problemi di questa zona.
I Vescovi di Apartadó, Quibdó, Itsmina - Tadó, Buenaventura, Tumaco, Guapi, Popayán, Tierradentro, Pasto, Ipiales, Cartago, Buga, Palmira e Cali, scrivono nel loro comunicato, pervenuto a Fides: “abbiamo avuto modo di avvicinarci alle realtà di incertezza, povertà, dolore, morte e disperazione, generate dal confluire di situazioni di ordine diverso che, purtroppo, percepiamo e denunciamo sempre più in crescita, come il traffico di droga, l’aumento di gruppi armati, la corruzione, le estorsioni, la perdita della fede e dei valori, l’inefficienza di ampi settori pubblici e privati e i maltrattamenti della casa comune”.
Di fronte a questa difficile realtà, i Vescovi ribadiscono: “come Pastori, non ci rassegniamo ad accettare queste situazioni, al contrario, ci impegniamo e esortiamo i governanti e tutta la nostra gente, a lavorare decisamente alla ricerca di soluzioni globali, a breve e medio termine, che rendano possibile la reale trasformazione di questa triste e angosciante realtà. Continueremo ad essere facilitatori del dialogo e della pace”.
Ricordando l’appello della Quaresima ad una conversione integrale e l’invito di Papa Francesco ad ascoltare il grido dei poveri, i Vescovi concludono il comunicato invocando l’intercessione di San Giuseppe, perché si mostri padre anche per quanti sono pellegrini nelle terre del Pacifico e del sud ovest della Colombia, donando grazia, misericordia e coraggio, e difesa da ogni male. (SL) (Agenzia Fides 05/03/2021)
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AMERICA/CILE - La testimonianza di un missionario spagnolo, da 32 anni in Cile: “rendere realtà la presenza di Gesù il Samaritano"
 
Santiago (Agenzia Fides) – In Spagna si celebra domenica prossima la Giornata dell’Ispanoamerica, e per questa occasione l’Agenzia Fides ha ricevuto dalla diocesi spagnola di Toledo, la testimonianza di padre Félix Zaragoza, l'unico sacerdote diocesano di Toledo che è missionario in Cile. Insieme a lui ci sono altri 10 tra religiosi e laici missionari della stessa diocesi spagnola.
Il Cile è stato uno dei Paesi dell'America Latina in cui si è verificata la prima presenza di sacerdoti diocesani di Toledo che, attraverso l'OCHSA (Obra de Cooperación Sacerdotal Hispanoamericana), sono stati inviati dall'Arcivescovo di Toledo a vivere l'impegno missionario insieme alle comunità cristiane locali.
Padre Félix Zaragoza, sacerdote diocesano originario di Villacañas (Toledo), ha già trascorso 32 anni di servizio missionario nella periferia di Santiago del Cile, “una città che ha un terzo di tutti gli abitanti dell'intero Paese”, e sottolinea che la sua parrocchia, “in cui sono solo, è composta da una popolazione giovane, con più di 50.000 abitanti”. Sebbene sia l’unico sacerdote, sottolinea comunque “la collaborazione dei laici”.
Tra le attività della parrocchia Niño Dios de Malloco, situata nel Comune di Peñaflor, padre Félix sottolinea che, accanto alla chiesa, la parrocchia gestisce una scuola con circa 2.000 studenti, con più di 400 bambini da accudire nella scuola materna. Inoltre ha una residenza - casa per anziani, con “70 nonni, che in questa situazione di pandemia non possono ricevere visitatori e dove molti purtroppo sono morti". La parrocchia ha anche una farmacia per fornire medicinali e organizza “le pentole comunitarie, come le chiamiamo qui, per preparare il cibo raccolto e consegnare a tutti, qualcosa da mangiare".
Queste azioni caritative e solidali si realizzano perché "crediamo che la Chiesa, soprattutto in un tempo di secolarizzazione forte come quello che sta avendo il Cile per diverse cause, deve rendere realtà la presenza di Gesù il Samaritano". Ricorda che "la solidarietà è reale nel servizio, soprattutto dei più vulnerabili".
Padre Félix Zaragoza ringrazia la diocesi di Toledo per la collaborazione nelle missioni, e chiede di continuare a ricordarlo per il suo ministero, che svolge "in una parrocchia dove la maggioranza si considera cattolica, con più di 50.000 abitanti e un solo sacerdote per le messe, con più di 700 battesimi, più di 300 comunioni e circa 200 cresime, con più di 700 funerali nel 2020".
Per questo, padre Félix chiede preghiere, per “poter continuare a svolgere la missione in questa comunità, con queste persone, perché la Chiesa ha bisogno di dare testimonianza di fede e di impegno”. Ci tiene infatti a ricordare che "l'evangelizzazione deve essere anche un processo di umanizzazione, di una vita dignitosa", ecco perché si parte dai bambini più piccoli con gli asili nido, fino alla casa di cura, per dare loro una intera vita più dignitosa possibile.
(CE) (Agenzia Fides 05/03/2021)

domenica 14 febbraio 2021

Vatican News 14 febbraio 2021

 


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