collegamento orari cp
Visualizzazione post con etichetta Coronavirus. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Coronavirus. Mostra tutti i post

venerdì 1 maggio 2020

Vatican News 1 maggio 2020


1588313003494.JPG
video icon
Nella Messa a Santa Marta, Francesco, nella memoria di San Giuseppe lavoratore, prega per tutti i lavoratori perché siano giustamente pagati, possano avere un lavoro degno e godere della bellezza del riposo. Nell'omelia, ricordando che l'uomo col suo lavoro continua l'opera creatrice di Dio, ha ... 
MESSA-SANTA-MARTA-01-05-2020.00_29_43_03.Immagine001.jpg
article icon
Il Papa celebra la Messa del primo maggio a Santa Marta accanto alla statua di San Giuseppe artigiano, la stessa che nel 1956 era per la prima volta a San ... 
Piazza San Pietro e il Vaticano
article icon
Monsignor Ilson de Jesus Montanari è stato nominato dal Papa vice camerlengo di Santa Romana Chiesa. Il Santo Padre ha anche nominato nunzio apostolico in Iraq ... 
SANTA SEDE E CHIESA NEL MONDO
2019.08.26 Stretta di mano Al Maktoum con Mons Guixot.jpg
article icon
Messaggio del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso in occasione del mese del Ramadan e della festa conclusiva Id al-Fitr: si salvaguardino “i ... 
Una bancarella palestinese durante il mese di Ramadan
article icon
A pochi giorni dall'inizio del Ramadan, il cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, sottolinea la ... 
Immacolata-Concezione-della-Beata-Vergine-Maria3.jpg
article icon
Nel Santuario di Santa Maria del Fonte di Caravaggio, oggi atto di affidamento dell'Italia alla Madre di Dio in questo tempo di pandemia. L'iniziativa è stata ... 
Il segretario generale delle Cei monsignor Russo
article icon
In una intervista dell'Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana, il Segretario generale dei vescovi, monsignor ... 
Our Lady of the Rosary.jpg
article icon
Il Rosario, un aiuto concreto per attraversare le avversità di questo tempo segnato dalla pandemia di coronavirus e da tutte le sue conseguenze. Ne parla ... 
Inv-40377-IFC---1-maggio.jpg
article icon
La Bellezza crea comunione, coinvolge nel medesimo sguardo popoli distanti, congiunge passato, presente e futuro. Papa Francesco lo ha ricordato in più di ... 
L’ Arcangelo Michele che protegge la Chiesa
article icon
Il volume digitale è disponibile gratuitamente sul sito della Libreria Editrice Vaticana (LEV) attraverso il link riportato nel nostro articolo. L’iniziativa ... 
WhatsApp-Image-2020-03-14-at-17.26.20.jpeg
video icon
Leggi le ultime notizie, racconta la tua storia: spediscici video, audio, testo, foto 
WhatsApp-Image-2020-03-26-at-14.22.39.jpeg
article icon
Aggiornamenti, interviste e approfondimenti sulle attività pastorali promosse nel mondo al tempo del Coronavirus 

mercoledì 29 aprile 2020

Agenzia Fides 29 aprile 2020

EUROPA/SPAGNA - "Gesù vive e ti vuole vivo": il 3 maggio la Giornata di preghiera per le vocazioni e per le vocazioni native
 
Madrid (Agenzia Fides) - Domenica 3 maggio, IV domenica di Pasqua, nota come la domenica del Buon Pastore dal brano evangelico che viene proclamato durante la Messa, si celebra la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. In Spagna viene celebrata insieme alla Giornata delle vocazioni native. Anche se quest'anno non è possibile celebrarla comunitariamente nelle parrocchie, i cristiani sono ancora una volta chiamati a pregare per tutte le vocazioni di speciale consacrazione nel mondo.
Come ricorda la nota inviata all’Agenzia Fides dalla Direzione nazionale delle POM (Pontificie Opere Missionarie) della Spagna, “in questi giorni assistiamo al grande ruolo che preti, religiosi e consacrati svolgono in questa straordinaria situazione di pandemia. L'importanza della loro presenza è stata sottolineata in tante testimonianze di dedizione e accompagnamento nel nostro paese e in tutto il mondo. Per questo motivo, è necessario pregare affinché molti giovani possano seguire il loro esempio e ascoltare la voce di Dio”.
La Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni e la Giornata delle vocazioni indigene è organizzata congiuntamente da quattro istituzioni ecclesiali, che rappresentano la diversità e la ricchezza delle vocazioni di speciale consacrazione: la Conferenza Episcopale spagnola (CEE), la Conferenza spagnola dei Religiosi (CONFER), la Conferenza spagnola degli istituti secolari (CEDIS) e le Pontificie Opere Missionarie (OMP). Il motto di quest'anno è "Gesù vive e ti vuole vivo".
Oltre a pregare per tutte le vocazioni, la Giornata invita anche a pregare per i tanti giovani che vengono chiamati da Dio a seguirlo nei territori di missione, chiamati “vocazioni native”. La Chiesa spagnola invita quindi a pregare per loro, perchè prendano il posto dei missionari e mantengano viva la fiamma del Vangelo nei loro paesi e culture, e a contribuire economicamente, in modo che nessuna di queste vocazioni vada persa per mancanza di mezzi di sostentamento. (SL) (Agenzia Fides 29/4/2020)
LINK
Per ulteriori informazioni -> https://www.omp.es
 top^ 
 
 
 
AFRICA/UGANDA - Covid-19: il contenimento funziona, ma i danni all'economia sono gravi
 
Gulu (Agenzia Fides) - Il virus non è ancora arrivato a Gulu. Al St Mary's Lacor Hospital però è tutto pronto. I pazienti non gravi sono stati mandati a casa. Il reparto di Medicina è stato attrezzato per i contagiati dal Covid-19. Sono stati allestiti una decina di letti in terapia intensiva, con cinque ventilatori (altri sono in arrivo). "In Uganda – spiega a Fides Cristina Reverzani, medico volontario che lavora nel reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale cattolico, di proprietà della diocesi - l’epidemia di coronavirus è stata presa molto sul serio. Il 22 marzo è stato registrato il primo caso e i confini sono stati bloccati, le scuole e i luoghi sacri sono stati chiusi. Tre giorni dopo è stato fermato il trasporto pubblico e quello privato, ed è stata proclamata la serrata dei mercati. Le forze dell’ordine sono state molto severe. Fin troppo, tanto che il presidente Yoweri Museveni è intervenuto per chiedere più clemenza".
Le misure sembrano aver funzionato. Attualmente non ci sono più di una sessantina di casi e nessun morto. "La maggior parte di questi casi – continua la dottoressa – sono persone che sono state contagiate all’estero e hanno portato il virus al rientro in Uganda. Va detto che alcuni fattori sembrano preservare la popolazione dal coronavirus. La popolazione giovanissima (età media sotto i 17 anni), le vaccinazioni contro la Tbc e il clima temperato (sopra i 20°) pare rappresentino barriere naturali al contagio. Nulla è scientificamente provato, ma i tamponi che regolarmente vengono fatti sugli ugandesi sono praticamente tutti negativi".
La popolazione del Nord Uganda è spaventata, ricorda ancora la devastante epidemia di ebola che colpì la regione agli inizi degli anni Duemila. "Il ricordo di quell’epidemia è particolarmente vivo – continua la dottoressa -. La popolazione acholi che abita questa zona ha fatto un antico rituale per scacciare il virus. Era dai tempi dell’ebola che non veniva ripetuto".
Se il contagio pare non estendersi molto, il virus sta comunque provocando enormi danni economici. "Il lockdown – spiega Elio Croce, missionario Comboniano che dagli anni Settanta presta il suo servizio in Uganda a favore di orfani, ammalati, disabili, soldati bambino, vittime dell’Aids e di ebola – blocca gli spostamenti e ciò danneggia enormemente la povera gente che si guadagna da vivere giorno per giorno. I contadini non possono vendere i loro prodotti. E non hanno nulla da portare a casa. I ragazzi poi non vanno a scuola e così padri e le madri si trovano a dover sfamare altre bocche. Per molte famiglie la situazione si sta facendo difficile".
Il lockdown dovrebbe terminare il 5 maggio: "Dobbiamo resistere fino ad allora – conclude fratel Elio – poi speriamo che ci sia un’apertura che permetta una ripresa della vita se non ai livelli normali, almeno tali da permettere alla povera gente di procurarsi il minimo necessario". (EC) (Agenzia Fides 29/4/2020)
 top^ 
 
 
 
NEWS ANALYSIS/OMNIS TERRA - Zimbabwe, le Chiese in campo per un accordo nazionale
 
Harare (Agenzia Fides) - Le Chiese cristiane, storicamente presenza attiva e riconosciuta in Zimbabwe, hanno deciso di strutturare alcune proposte per aiutare il paese a uscire dal tunnel di difficoltà e sofferenza in cui si trova. E hanno lanciato una piattaforma per promuovere un dialogo inclusivo e comprensivo di tutti gli attori, per siglare un patto definitivo di riconciliazione che mira a essere un primo , nuovo passo per un reale rilancio politico e sociale della nazione.
Sono passati due anni e mezzo da quando, tra la sorpresa degli osservatori mondiali, Robert Mugabe, al potere in Zimbabwe per quasi 38 anni, cedette il posto, con risicatissimo margine, a Emmerson Mnangagwa, sebbene attraverso contestatissime elezioni nel luglio 2018, suscitando ugualmente tra i circa 17 milioni di abitanti grandissime speranze. Molte di queste sono andate deluse. E lo scorso 18 aprile, il 40° anniversario dell’indipendenza, anche a causa di una iniziale ma preoccupante diffusione del Covid-19 (i casi accertati sono una trentina con quattro morti), è passato agli atti come uno dei più mesti della sua storia: il rischio di default, tra inflazione record (oltre il 600%), disoccupazione dilagante (95%) e 7,5 milioni di cittadini alla fame
In tale cornice le Chiesa non hanno mai cessato di essere un solido punto di riferimento, nota padre Frederick Chiromba, Segretario generale della Conferenza Episcopale cattolica. “Nel novembre 2017, con l’intervento dell’esercito, lo Zimbabwe sperimentò il passaggio di potere dopo oltre 37 anni di governo di Robert Mugabe. Il cambio accese tante speranze e creò molte attese positive. La popolazione in fermento, si aspettava che il nuovo governo mettesse in atto un processo di transizione in grado di condurre rapidamente alle riforme socio-economiche e politiche assolutamente imprescindibili, unica via per superare le divisioni per il bene del Paese. Ma niente di ciò è mai avvenuto. Il partito al governo ha scelto una strada e una comunicazione diverse dal precedente ma è molto in ritardo nell’implementare le trasformazioni necessarie e le preoccupazioni e i patimenti della popolazione, la stessa che aveva sostenuto il cambiamento rapido, sono inevitabilmente in crescita. Tuttavia, non tutte le speranze sono perdute. Siamo certi che sarà il popolo dello Zimbabwe a spingere il governo a rendere conto del suo operato e a forzarlo ad attivare le riforme così come stabilito dalla costituzione che è stata approvata nel 2013 ma mai implementata. Democrazia e sviluppo arriveranno di sicuro in Zimbabwe (...) - continua
LINK
Continua a leggere la News analysis sul sito web di Omnis Terra -> http://omnisterra.fides.org/articles/view/139
 top^ 
 
 
 
ASIA - L’emergenza del Covid-19 in Asia centrale, tra misure di contenimento e negazione assoluta
 
Dushanbe (Agenzia Fides) - “Rispetto alla risposta alla pandemia che sta interessando tutti i paesi del mondo, le Repubbliche dell'Asia centrale possono essere divise in due gruppi. Da un lato, Kazakistan, Uzbekistan e Kirghizistan, che hanno messo in campo tempestivamente misure sanitarie, sociali ed economiche in linea con quelle dei paesi più avanzati. Dall'altro, Turkmenistan e Tagikistan che, pur con forme diverse, stanno optando per una strategia completamente diversa: quella della negazione assoluta. Ufficialmente, infatti, non si registrano casi di coronavirus, seppure i dubbi siano molti, sia perché in Tajikistan vi sono state decine di morti sospette, sia perché il Turkmenistan condivide un lunghissimo confine con l'Iran, particolarmente colpito dalla pandemia”. E’ quanto spiega all’Agenzia Fides Davide Cancarini, ricercatore indipendente sull’area dell’Asia centrale, illustrando le misure di contenimento del Covid-19 attuate dai governi di quell’area geografica.
La politica altamente rischiosa messa in atto da Tajikistan e Turkmenistan, potrebbe trovare una plausibile spiegazione, secondo il ricercatore, in un elemento ricorrente nella gestione del potere del presidente tagiko Emomalī Rahmon e di quello turkmeno Gurbanguly Berdimuhamedow: “I due leader sono differenti sotto molti punti di vista, ma condividono la granitica volontà di impedire che qualunque elemento potenzialmente destabilizzante si diffonda nei rispettivi territori. In altre parole, per evitare che la benché minima voce critica si possa alzare contro la loro guida o che la popolazione dei due paesi possa risultare in qualche modo destabilizzata dall'ammissione della diffusione del virus, la loro scelta è caduta sulla negazione più assoluta. Con ovviamente tutti i rischi che questo comporta per i cittadini turkmeni e tagichi ma, allargando lo sguardo, per la comunità internazionale nel suo complesso”.
Rahmon, aggiunge Cancarini, “ha perfino cercato di sfruttare questa fase, in cui l'attenzione è quasi tutta catturata dal coronavirus, per assicurare la sua successione: negli scorsi giorni ha infatti nominato il suo figlio maggiore, Rustam Emomali, portavoce del Senato, seconda carica del Paese dopo quella di Presidente”.
L’assenza di casi di Covid-19 in Tajikistan e Turkmenistan, rileva l’esperto, non ha comunque convinto l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che nella settimana tra il 27 aprile e il 3 maggio, invierà delle missioni nei due paesi per valutare la reale situazione sul campo.
Come in molti Stati dell’ex Unione Sovietica, Tajikistan e Turkmenistan hanno ritrovato la propria indipendenza all’inizio degli anni Novanta, dando vita a repubbliche basate su fondamenta piuttosto deboli. Per i cittadini turkmeni, per esempio, il concetto di “povertà” rappresenta un tabù, dato che il governo di Gurbanguly Berdimuhamedov, presidente confermato per la terza volta alla guida del paese a febbraio 2017, vuole mostrare il volto di un paese in crescita e nel pieno sviluppo. Lo stesso dicasi per la diffusione e la pratica dei diritti e delle libertà individuali.
Secondo l’ultimo rapporto sulla libertà di stampa, pubblicato ad aprile 2020 dall’Ong “Reporter Senza Frontiere”, nella classifica dei 180 Paesi del mondo, il Tajikistan risulta 161esimo e il Turkmenistan è addirittura penultimo, seguito solo dalla Corea del Nord. I due paesi figurano molto in basso anche nella classifica di Transparency International: occupando rispettivamente la 153esima e la 165esima posizione, quelli Tajikistan e Turkmenistan risultano quindi tra i governi più corrotti al mondo.
Il tema della libertà religiosa, invece, è caratterizzato, in entrambi i Paesi, da luci ed ombre. La Costituzione del Tajikistan, approvata nel 1994 e modificata nel 2003, riconosce il diritto alla libertà di coscienza, secondo cui ogni individuo ha il diritto di determinare in modo indipendente la propria relazione con la religione e di professare qualsiasi credo individualmente o insieme ad altri. Tuttavia, la “legge sulla religione”, entrata in vigore nel 2009, ha comportato delle limitazioni, tra cui, per esempio, l’obbligo di registrazione dei gruppi di fedeli ed il divieto di educazione religiosa privata. La comunità cattolica del Tajikistan, rinata nel 1997 con la Missio sui iuris istituita da Giovanni Paolo II, conta circa 100-120 fedeli nella parrocchia di S. Giuseppe a Dushanbe e un’altra ventina nella chiesa di Qurǧonteppa, una città a 100 chilometri dalla Capitale.
Per quanto riguarda il Turkmenistan, l’articolo 12 della Costituzione garantisce ai suoi cittadini la libertà di culto, ma vi sono altre disposizioni normative che penalizzano la libera attività religiosa: per esempio, gli articoli 76 e 77 del codice amministrativo prevedono multe salate per attività da parte di organizzazioni religiose non registrate. La comunità cattolica turkmena è costituita da tre sacerdoti Oblati di Maria Immacolata e circa 250 fedeli, che si riuniscono nella cappella della Trasfigurazione del Signore, nella capitale Ashgabat.
(LF-PA) (Agenzia Fides 29/4/2020)
 top^ 
 
 
 
AMERICA/BOLIVIA - Giornata della IAM: “Da casa mia, come Santa Teresina, anche io sono un missionario!”
 
Santa Cruz (Agenzia Fides) – Adattandosi al tempo in cui viviamo per la pandemia di Covid 19, nell'Arcidiocesi di Santa Cruz, la Giornata nazionale dell'Infanzia e Adolescenza missionaria (IAM), la terza domenica di Pasqua, è stata celebrata con il motto: "Da casa mia, come Teresita, anche io sono un missionario!". Secondo le informazioni diffuse dalla Conferenza episcopale, pervenute a Fides, dalla Cattedrale di Santa Cruz, l’Arcivescovo Mons. Sergio Gualberti, si è rivolto domenica 26 aprile ai giovani missionari sottolineando che il motto è molto appropriato per le circostanze che stiamo vivendo: se non ci è permesso di uscire di casa, non ci può essere impedito di essere missionari, come ha affermato nella sua vita la protettrice delle missioni, Santa Teresa di Gesù Bambino. Bambini e ragazzi missionari, seguendo il suo esempio, nella loro casa compiono piccole azioni come obbedire e collaborare con i genitori, fare i loro compiti e contagiare tutta la famiglia con la gioia della loro giovane vita dedicata al Signore, ha affermato l'Arcivescovo.
Mons. Oscar Aparicio, Arcivescovo di Cochabamba, per la stessa circostanza ha celebrato la Messa trasmessa dai social media, e ha inviato un particolare saluto a tutti i membri della IAM, presente in varie comunità dell’arcidiocesi. Augurando una buona Pasqua, essendo nel tempo pasquale, ha esortato a vivere una buona celebrazione della Giornata, come fonte di gioia, per essere, come la Vergine Maria e gli Apostoli, testimoni della risurrezione. Quindi ha invitato i ragazzi ad annunciare il Cristo Risorto nelle loro famiglie e in tutta l’arcidiocesi.
Mons. Antonio Reimann, Vescovo del Vicariato apostolico Ñuflo de Chávez, che si trova ancora in ospedale perché colpito dal Covid-19, ha inviato un suo messaggio ai bambini e ai giovani missionari, congratulandosi per quanto fanno e incoraggiandoli a continuare nella preghiera.
“In questo periodo della pandemia – ha scritto il Vescovo - , quando le porte delle chiese sono chiuse, i bambini della IAM sono spesso i promotori del saluto, del perdono, della preghiera e della condivisione gioiosa nella loro famiglia. In questo modo la Famiglia viene assimilata ad una piccola Chiesa domestica. Dio, per mezzo della loro preghiera innocente e fiduciosa con tutta la famiglia, ci aiuti a fermare la crescita della pandemia, e possano tornare rinnovati nelle chiese parrocchiali con tutta la loro famiglia, e anche a scuola per continuare gli studi”. (SL) (Agenzia Fides 29/4/2020)
 top^ 
 
 
 
AMERICA/VENEZUELA - "Non mi pesa, è mio fratello": campagna per accogliere chi ritorna
 
Guasdualito (Agenzia Fides) – In occasione del ritorno dei venezuelani nel loro paese, al confine con l'Alto Apure, il Vescovo della diocesi di Guasdualito, in Venezuela, ha lanciato la campagna "Non mi pesa, è mio fratello", per incoraggiare l'ospitalità verso le persone che in questo momento arrivano dal vicino paese della Colombia.
Mons. Pablo Modesto ha affermato che il motivo di questa campagna è di fare uno sforzo e di crescere nella sensibilità del cuore, per motivare la solidarietà nei confronti di chiunque abbia bisogno. "Le cose sono difficili, siamo in tempi difficili, ma questa volta possiamo trasformarle in un'opportunità, non solo per diventare più egoisti e prenderci cura di noi stessi, trascurando gli altri, ma dobbiamo risvegliare il cuore sensibile che abbiamo e condividere dalla nostra povertà, dal nostro bisogno. Questo è il motivo per cui vogliamo invitare questo popolo, che è ospitale per natura, ad attivare in esso quel cuore accogliente e premuroso, che in questi tempi difficili in cui viviamo non faccia diminuire in noi il dono dell'ospitalità" ha detto il Vescovo.
La nota inviata a Fides dalla Conferenza Episcopale, CEV, informa che attraverso il ponte internazionale Jose Antonio Páez, circa 250 persone vengono accolte ogni giorno dalle autorità del comune di José Antonio Páez, grazie al corridoio umanitario che ha permesso l'ingresso di circa 3 mila venezuelani che ritornano nel loro paese e vengono portati nei centri pronti per la quarantena a causa della pandemia. Rispettando le raccomandazioni del governo nazionale, per 14 giorni devono rimanere sotto osservazione in caso di presentazione di sintomi correlati a COVID-19, e solo in seguito possono trasferirsi nelle loro città di origine.
La diocesi di Guasdualito (Venezuela) e la diocesi di Arauca (Colombia) hanno quindi promosso questa campagna "Non mi pesa, è mio fratello", e Mons. Pablo Modesto ha ringraziato per l'accoglienza che i colombiani hanno avuto verso i venezuelani. Attraverso le Caritas diocesane si sono messi in contatto per sostenere il sindaco della regione e sono riusciti, con le autorità di Arauca, a procurarsi stuoie o materassi, facendo tutti gli sforzi possibili per portarli a Guasdualito. “Approfitto di questa circostanza per ringraziare per il lavoro congiunto che si sta svolgendo non solo tra gli Stati, ma anche con la stessa Chiesa, che stiamo mediando, sostenendoci a vicenda" ha dichiarato il Vescovo.
(CE) (Agenzia Fides, 29/04/2020)
 top^ 
 
 
 
AMERICA/VENEZUELA - Prima mondiale su internet: "Pastore di anime", vita di Mons. Salvador Montes de Oca
 
Caracas (Agenzia Fides) – Tra le iniziative della Conferenza Episcopale del Venezuela per esprimere la vicinanza alla comunità credente del paese, sarà trasmesso oggi, 29 aprile, attraverso il canale Youtube della Conferenza Episcopale del Venezuela in una "prima mondiale su internet", il film sulla vita del Servo di Dio Monsignor Salvador Montes de Oca. Nato nel 1895, Vescovo di Valencia (Venezuela) dal 1927, diventò monaco alla Certosa di Farneta in Italia, dove venne fucilato dalle truppe naziste insieme ad altri religiosi per aver accolto i perseguitati dalla guerra.
L'anno scorso, nella Cattedrale di Valencia in Venezuela, è stata celebrata la messa per il 75° anniversario della morte, che è stata presieduta dal Card. Baltazar Porras. Il film intitolato “Pastore di anime”, prodotto dal Dipartimento per le comunicazioni della Conferenza episcopale venezuelana, sarà trasmesso alle 20 (ora del Venezuela).
(CE) (Agenzia Fides, 29/04/2020)

lunedì 20 aprile 2020

Agenzia Fides 20 aprile 2020

AFRICA/COSTA D’AVORIO - Giornata nazionale dei detenuti: appello di un prete per una maggiore umanizzazione delle carceri
 


Abidjan (Agenzia Fides) - La Chiesa cattolica in Costa d'Avorio, attraverso la Commissione Episcopale per la pastorale sociale, celebra ogni anno dal 2007 nella festa della Divina Misericordia, la giornata nazionale dei detenuti. Un'iniziativa della Chiesa per essere più vicini ai prigionieri e mostrare loro la misericordia di Dio. Ma anche per evidenziare le realtà esistenziali delle carceri ivoriane.
In occasione della quattordicesima edizione della Giornata nazionale dei detenuti, che quest'anno dovrebbe svolgersi nell'arcidiocesi di Gagnoa e che, per motivi legati alla COVID-19, non ha potuto avere luogo, p. Charles Olidjo Siwa, segretario esecutivo nazionale della sottocommissione nazionale per la cura pastorale delle carceri, chiede il rispetto della dignità umana e la cura dell'igiene nelle carceri ivoriane.
"Diciamo che ci sono situazioni nelle nostre carceri che minano la dignità della persona umana, ad esempio la sovrappopolazione, inoltre alcune case di correzione in Costa d'Avorio sono prive di latrine. Certamente i governi fanno sforzi che accogliamo con favore, ma a questo livello pensiamo che non si sia fatto abbastanza. I detenuti devono essere davvero trovarsi in un luogo di correzione” auspica p. Siwa. Infatti il tema scelto per l'anno pastorale 2019-2020 della Giornata nazionale dei prigionieri è: "Per il rispetto della dignità della persona umana, cerchiamo di impegnarci nell'igiene in carcere”.
Durante la celebrazione della giornata nazionale dei carcerati si visitano i detenuti in una delle case correzionali del Paese, cui si donano viveri e pasti. Un'azione che non è stato possibile effettuare a causa della pandemia di Coronavirus. P.. Siwa lancia comunque un appello alla solidarietà, invitando cristiani e persone di buona volontà a sostenere i prigionieri, dando al contempo alle carceri un volto più umano.
Il Presidente della Repubblica, Alassane Ouattara nell’ambito alla lotta contro il coronavirus ha graziato lo scorso 8 aprile 1000 prigionieri e ha ridotto la pena ad altri 1004.
La Costa d'Avorio ha 34 carceri e strutture correttive con una popolazione carceraria di 16.800 detenuti. La prigione più grande e famosa del paese, il Centro di correzione e detenzione di Abidjan (MACA), progettato per ospitare 1.500 detenuti, oggi ha una popolazione carceraria di 7.400 prigionieri. Un terzo dei carcerati (2.141 persone) del MACA sono in detenzione preventiva. (S.S.) (L.M.) (Agenzia Fides 20/4/2020)
 top^ 
 
 
 
AFRICA/NIGERIA - Covid-19: la Caritas nigeriana distribuisce generi alimentari ai poveri bloccati a casa
 
Abuja (Agenzia Fides) - La Catholic Caritas Foundation of Nigeria (CCFN) ha donato materiali alimentari a oltre 500 famiglie nella comunità di Durumi e dintorni ad Abuja (capitale federale della Nigeria), a famiglie bisognose bloccate in casa per le misure di prevenzione disposte dalle autorità per contrastare l’epidemia di COVID-19.
Il Segretario Generale della CCFN, Rev. P. Zacharia Samjumi, nello spiegare l’iniziativa, a specificato che i beneficiari sono stati attentamente selezionati e sono principalmente persone che traggono di che vivere da attività informali condotte ogni giorno. Il lock down della popolazione di 14 giorni e la sua estensione per altri 14, ha praticamente gettato queste famiglie alla fame. Per questo la CCFN ha avviato il programma di distribuzione gratuita di generi alimentari, inizialmente a 200 famiglie, ora esteso a 500 per poi raggiungere 1000 famiglie.
P. Samjumi ha rivolto un appello ai nigeriani benestanti perché contribuiscano al programma di assistenza della Caritas e di altre organizzazioni. “Pensiamo che vi siano organizzazioni credibili che possono raggiungere i più poveri della società, per i quali il blocco in casa sta avendo un impatto grave. Chiediamo ai nigeriani benestanti attraverso queste organizzazioni credibili di fornire gli aiuti ai bisognosi ", ha detto p. Samjumi
Anche Sua Ecc, Mons. Adewale Martins, Arcivescovo di Lagos, nella sua omelia per la Messa della Divina Misericordia nella Cattedrale di Santa Croce, Lagos, trasmessa per televisione a causa del lock down, ha lanciato un appello alla solidarietà. "Lodiamo i nostri parrocchiani che hanno provveduto ai poveri" ha detto Mons. Martin, che ha chiesto ai responsabili della distribuzione degli aiuti di assicurarsi che questi siano dati alle persone che ne abbiano effettivo bisogno.
Le autorità della Nigeria hanno confermato 86 nuovi casi di coronavirus e 21 decessi, per un totale di 627 casi confermati.Le autorità hanno imposto un blocco nella capitale Abuja, a Lagos e negli Statoodi Ogun e di Kano.
Le misure di lock down sono comunque difficili da far rispettare in Nigeria. Le forze dell’ordine sono accusate di aver ucciso una ventina di persone per aver violato il coprifuoco.
Inoltre uomini armati hanno ucciso 47 persone in attacchi ad alcuni villaggi nello stato nigeriano nordoccidentale di Katsina nelle prime ore di sabato 18 aprile, secondo quanto riferiscono fonti di polizia. (L.M.) (Agenzia Fides 20/4/2020)
 top^ 
 
 
 
ASIA/INDIA - La domenica della "Divina misericordia" spesa per i più poveri, bloccati dall'emergenza coronavirus
 
Bhubaneswar, (Agenzia Fides) - Vescovi e fedeli cattolici nello stato di Orissa (Odisha) hanno vissuto la domenica della Divina Misericordia, il 19 aprile, dedicandosi agli emarginati, agli "scartati", ai migranti e agli indigenti, in questa fase di "blocco totale" della nazione, a causa dell'emergenza Covid-19, esteso dal governo fino al 3 maggio. Come spiegano all'Agenzia Fides fonti della Chiesa locale, per i più poveri, la fame è diventato un nemico peggiore di COVID-19. I poveri, emarginati, lavoratori a giornata sono i più colpiti da questo blocco: non hanno lavoro, né denaro né cibo per vivere.
I Vescovi dello stato di Odisha hanno preso l'iniziativa di aiutare i poveri e i bisognosi durante il blocco nazionale della Divina Misericordia domenica 19 aprile 2020.
La diocesi di Rayagada ha organizzato il servizio di distribuzione del cibo coinvolgendo anche altre organizzazioni della società civile, andando a beneficiare lavoratori migranti, autisti, piccoli commercianti, operai a giornata, vedove, anziani, mendicanti, senza tetto.
"La Divina Misericordia di Cristo è l'amore che ha per l'umanità, nonostante i nostri peccati che ci separano da Lui", ha spiegato a Fides mons. Aplinar Senapati, della Congregazione della Missione (CM) Vescovo di Rayagada, impegnato a offrire materiali ai poveri e ai bisognosi.
"Pur mantenendo il distanziamento sociale, i nostri cuori sono vicini ai poveri e ai bisognosi: e Gesù mostra che la sua misericordia per i piccoli", ha detto. "Nel nostro modo semplice raggiungiamo queste persone che sono di Dio".
La Diocesi ha distribuito a 700 famiglie cibo e un kit sanitario con disinfettante, sapone e maschera. Le suore Francescane Missionarie di Maria (FMM) si sono unite alla distribuzione e hanno aiutato le persone a ricevere i kit. "Grazie a questi doni, sperimentiamo l'amore e la misericordia del nostro Dio", ha detto Priti Pradhan, una vedova cattolica di Rayagada.
“Abbiamo deciso che tutte le parrocchie, le scuole e le istituzioni potrebbero generare un proprio fondo e scorte alimentari per aiutare i poveri nella razione quotidiana di cibo”, ha affermato mons. Niranjan Sualsingh, Vescovo di Sambalpur, mentre distribuiva i materiali alimentari agli abitanti delle baraccopoli e ai migranti.
In questo momento di battaglia contro COVID-19 lo stress tra le persone è in aumento, la situazione dei poveri e dei lavoratori migranti peggiora. Milioni di indiani soffrono. "Dobbiamo essere sensibili a questa tragedia umana senza precedenti. Le attuali situazioni richiedono da noi semplicità e austerità dello stile di vita , per alleviare la sofferenza dei più poveri", ha aggiunto mons. Niranjan Sualsingh.
Grazia alla collaborazione delle varie parrocchie e dei vari ordini e congregazioni religiose, maschili e femminili, le aree periferiche o i quartieri più poveri sono stati raggiunti, inclusa la colonia di lebbrosi A Burla e 250 famiglie di una baraccopoli, tutta di popolazione non cristiana.
"Il COVID-19 ci ha resi tutti più premurosi e compassionevoli verso le persone , verso la gente senza speranza della società, senza alcuna discriminazione di etnia o religiose", ha detto suor Sunita Ekka Superiora della congregazione della Santa Croce e Sambalpur. Le autorità civili dello stato hanno molto apprezzato il gesto e la solidarietà dei cattolici. (PN-PA) (Agenzia Fides 20/4/2020)
 top^ 
 
 
 
ASIA/CAMBOGIA - La risposta al Covid-19: Vescovo e sacerdoti vicini con creatività alla gente nei villaggi
 
Phnom Penh (Agenzia Fides) - "Il nostro cuore è rivolto e affidato a Nostra Signora del Sorriso, nel mezzo delle risaie della Cambogia, mentre è in corso il fermo di ogni attività per la diffusione del coronavirus", dice all'Agenzia Fides mons. Olivier Schmitthaeusler, Vicario apostolico di Phnom Penh, raccontando come la Chiesa in Cambogia ha risposto all'emergenza. Dal 17 marzo 2020, le riunioni e le attività religiose sono vietate dal Ministero della salute e le scuole sono state chiuse, fino a nuovo avviso.
"La Chiesa cattolica in questo contesto ha cercato di organizzarsi in modo creativo e proattivo. Tutti i raduni nelle nostre comunità: messe, preghiere comuni, incontri, seminari sono sospesi e tutte le nostre scuole sono chiuse, ma Vicariato Apostolico di Phnom Penh è stato molto attivo per cercare di continuare il servizio pastorale", riferisce.
Il Vescovo ha istituito una speciale "task force Covid-19" il 19 marzo con rappresentanti dei settori pastorali e uffici diocesani. "Dalla domenica 22 marzo, abbiamo iniziato a celebrare una messa e un rosario quotidiano 'live' su social network Facebook e Youtube. Il nostro servizio di comunicazioni sociali cattoliche è in allerta 24 ore al giorno per consentire a tutti di rimanere in comunione, poiché l'Eucaristia può radunare fisicamente solo 3 o 4 fedeli", dice.
Inoltre, prosegue il Vicario, "ho chiesto a ciascun sacerdote di stabilirsi in una comunità del Vicariato per celebrare in questi luoghi, senza i fedeli certamente, ma questa presenza è preziosa ed è un segno di vicinanza concreta alle piccole nei villaggi". Lo stesso Vescovo non risiede in episcopio, ma si è temporaneamente trasferito nella parrocchia di Nostra Signora del Sorriso, a 90 chilometri da Phnom Penh: "Lì sono stato sacerdote per 10 anni, c'è la più grande comunità cambogiana del Vicariato, nonché gran parte dei programmi di istruzione e sviluppo. Ho celebrato da lì il Triduo Pasquale, trasmesso con i poveri mezzi a disposizione in mezzo alle risaie, ma ritrasmesso a Phnom Penh in modo professionale dal nostro servizio di comunicazione".
Intanto, aggiunge il Vicario, "le nostre scuole cattoliche hanno organizzato corsi di e-learning e seguono i nostri studenti dalle scuole elementari alle superiori. L'Istituto Saint Paul ha iniziatoun programma completo di istruzione a distanza per i nostri studenti. È stata istituita una formazione online per insegnanti di scuola materna".
Molto attivo il settore della carità: "La nostra Alleanza per la carità e lo sviluppo - che riunisce le nostre ONG cattoliche, le congregazioni religiose che lavorano in diverse aree della società, gli uffici ed enti impegnati in particolare per la salute, l'educazione cattolica, il servizio sociale - è molto attiva e si prepara per il post-covid-19. Stiamo distribuendo cibo, disinfettante e maschere per i più poveri. L'emergenza Covid-19 lascerà ripercussioni durature sui più vulnerabili: lavoro perduto, impennata dei debiti, attività economiche chiuse: attraverso i nostri servizi sociali e le nostre ONG, saremo in grado di essere al servizio del prossimo, in nome di Gesù Cristo risorto".
Un pensiero speciale il Vescovo lo rivolge "a 70 catecumeni che avrebbero dovuto ricevere il sacramento del battesimo nella notte di Pasqua. Possano rimanere forti nella fede in questo tempo di prova. Speriamo che, se Dio vorrà, la domenica di Pentecoste, 31 maggio 2020, possiamo riunirci di nuovo e battezzarli nella gioia dello Spirito Santo". (PA) (Agenzia Fides 20/4/2020)
 top^ 
 
 
 
AMERICA/PARAGUAY - I Vescovi: solidarietà con altri paesi colpiti dal coronavirus
 
Asuncion (Agenzia Fides) - Solidarietà, vicinanza spirituale e preghiere per la drammatica situazione in corso per le terribili conseguenze della pandemia di COVID-19: la esprimono i Vescovi del Paraguay in una lettera ai presidenti delle Conferenze episcopali di Italia, Stati Uniti ed Ecuador.
Recita la missiva pervenuta a Fides: "La Chiesa e il popolo del Paraguay si sono uniti in preghiera con Papa Francesco, con la convinzione che siamo nella stessa barca in mezzo alla tempesta, fragili e timorosi, ma chiamati a remare insieme come fratelli, con piena fiducia nell'infinita misericordia di Dio, per raggiungere la buona meta guidata dal Signore Gesù”.
La lettera è destinata al cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia e presidente della Conferenza episcopale italiana; Mons. José Horacio Gómez, Arcivescovo di Los Angeles e Presidente della Conferenza episcopale dei vescovi cattolici degli Stati Uniti; Mons. Eugenio Arrellano Fernández, vescovo vicario apostolico di Esmeraldas e presidente della Conferenza episcopale dell'Ecuador.
"Anche nel nostro paese continuiamo a sopportare con incertezza e sofferenza il progresso della diffusione della malattia e offriamo preghiere al Signore Dio, dai diversi angoli della nazione per porre fine a questa pandemia", Scrivono i Vescovi.
Il gesto di solidarietà della Chiesa cattolica è stato diffuso in Paraguay attraverso le reti sociali e ha fatto prendere consapevolezza dell'importanza delle precauzioni necessarie per contenere la diffusione del Covid-19 nel paese. Il Paraguay è uno dei paesi della zona che ha il minore numero di casi di coronavirus: 206 casi positivi al virus e 8 morti. Il paese comunque è in quarantena.
(CE) (Agenzia Fides 20/04/2020)
 top^ 
 
 
 
AMERICA/ECUADOR - Rottura dell'oleodotto: disastro per le popolazioni e per il territorio
 
Aguarico (Agenzia Fides) - E' un disastro ecologico che colpisce le popolazioni locali e il territorio: Mons. José Adalberto Jiménez Mendoza, vescovo del Vicariato Apostolico di Aguarico (Ecuador), ha denunciato con preoccupazione la rottura, avvenuta il 7 aprile, di un tratto dell'Oleodotto pesante (OCP) all'interno del Sistema dell'Oleodotto Trans-Ecuatoriano (SOTE), considerato come la principale rotta attraverso cui viene trasportato petrolio in Ecuador. Il disastro ha un impatto pesante soprattutto su un centinaio di comunità a Napo, Orellana e nel Perù settentrionale. "Siamo fortemente preoccupati per le nostre comunità e chiediamo che lo Stato e la società diventino sensibili e responsabili della difesa della casa comune", rileva ha detto mons. Jiménez in un messaggio inviato a Fides.
Secondo la denuncia del prelato, le comunità colpite dalla contaminazione non sono state informati tempestivamente. Il ritardo nel segnalare il disastro è stato chiaro nelle informazioni diffuse dai responsabili dell'azienda Petroecuador e dal governo nazionale: hanno palato solo di una "riduzione della pressione nel gasdotto influenzerebbe il funzionamento del Sistema SOTE", senza menzionare la rottura di la condotta e la conseguente fuoriuscita del petrolio.
Il Vescovo Mendoza, intanto, riferisce che non sono state ancora adottate misure di contenimento, che risultano urgentissime, per fermare la fuoriuscita del greggio, che ha raggiunto le acque del fiume Coca e Napo, causando gravi effetti ecologici e ambientali. Se si aggiunge all'inquinamento da petrolio la difficile situazione generata dalla pandemia di Covid-19, si nota che "le comunità locale subiscono il deterioramento della loro salute, la perdita delle loro garanzie alimentari e la stabilità sociale", si rileva.
L'oleodotto si è rotto il 7 aprile, apparentemente a causa di eventi naturali nelle aree circostanti la cascata di San Rafael, tra Napo e Sucumbíos. Secondo le prime stime, si calcolano 4.000 barili di greggio versati sui fiumi Napo e Coca. Circa 100 comunità della zona sono rimaste senza acqua per qualche giorno e ancora oggi si svolgono lavori di pulizia specializzata per ripristinare i principali servizi della zona.
Come accaduto in altre occasioni, si è cercato di nascondere o minimizzare l'accaduto e solo le istituzioni della Chiesa hanno denunciato apertamente il fatto con le sue terribili conseguenze. La Conferenza Episcopale del Ecuador ha dato molto spazio alla lettera di denuncia pubblicata dal Vicariato Apostolico di Aguarico che racconta la critica situazione della zona. Altre denunce sono arrivate anche dalla Red Eclesial Panamazonica (REPAM) e dalla Confederación de Nacionalidades Indígenas de la Amazonía Ecuatoriana (Confeniane)
(CE) (Agenzia Fides 20/04/2020)
 top^ 
 
 
 
AMERICA/BRASILE - Covid-19: “Ci affidiamo alla Divina Provvidenza” scrive un missionario dallo Stato di Roraima
 
Caracarai (Agenzia Fides) – Le attività pastorali nello Stato brasiliano di Roraima, compresa la celebrazione della messa, sono sospese dal 22 marzo per evitare la propagazione del virus. Le autorità civili hanno disposto misure di prevenzione da metà marzo, spingendo all’isolamento sociale. Tuttavia alcune attività commerciali hanno riaperto, anche se con misure di precauzione, e il clima nella strada non è certo di isolamento totale: lo riferisce all’Agezia Fides don Luigi Turato, sacerdote fidei donum missionario in Brasile. “Se anche qui arrivasse una contaminazione con qualche numero più alto, l’unica via di uscita sarà quella che usavano i nostri avi: affidarsi alla Divina Provvidenza, perché il sistema sanitario pubblico non ha le condizioni per affrontare un’emergenza di questo tipo”, scrive il missionario in una nota inviata a Fides.
Attualmente, secondo gli ultimi dati della Johns Hopkins University, in tutto il Paese sudamericano ci sono 30.891 casi confermati di Coronavirus con 1.952 morti.
“Le comunità lungo il fiume - aggiunge don Turato - hanno chiuso l’accesso di visite pure le comunità indigene tentano di isolarsi, ma la situazione è molto complicata. Alcuni indigeni vivono in città in condizioni precarie e si spostano continuamente verso l’interno. La frontiera con i paesi vicini è aperta solo per commercio e alcuni servizi. Quello che più preoccupa sono i campi profughi, dove risiedono rifugiati venezuelani, a Boa Vista, capitale di Roraima, e la frontiera stessa.”
Prosegue don Luigi: “Noi missionari a Caracaraí, Boa Vista e Resende stiamo bene. La Chiesa da subito ha seguito le indicazioni del governo locale chiudendo i raduni e così ci stiamo attrezzando per dare un supporto spirituale per via telematica. Celebriamo la messa in diretta Facebook per mantenere unito lo spirito della comunità locale. Anche qualche telefonata accorcia le distanze. Trovo più difficile celebrare la messa senza la presenza delle persone della comunità: mi pare di dover fare un altro tipo di sforzo per non diventare ‘meccanico’. Inoltre, siamo preoccupati per i tanti lavoratori informali della zona, credo siano la maggioranza e non sappiamo come stanno sopravvivendo, anche se il governo ha promesso un aiuto economico per qualche mese”. (LT/AP) (Agenzia Fides 20/04/2020)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

The Chosen ...é sufficiente per me...posso fare molto con questo ..

Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occ...