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venerdì 1 maggio 2020

Vatican News 1 maggio 2020


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SANTA SEDE E CHIESA NEL MONDO
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Una bancarella palestinese durante il mese di Ramadan
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Il segretario generale delle Cei monsignor Russo
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La Bellezza crea comunione, coinvolge nel medesimo sguardo popoli distanti, congiunge passato, presente e futuro. Papa Francesco lo ha ricordato in più di ... 
L’ Arcangelo Michele che protegge la Chiesa
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Aggiornamenti, interviste e approfondimenti sulle attività pastorali promosse nel mondo al tempo del Coronavirus 

martedì 4 febbraio 2020

Agenzia Fides 4 febbraio 2020

VATICANO - "Comunicazione è missione": incontro di formazione missionaria permanente
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – "Comunicazione è missione" è il tema dell’incontro in corso presso il Centro Internazionale di Animazione Missionaria (CIAM) rivolto alle direzioni nazionali delle Pontificie Opere Missionarie (POM) di lingua spagnola. Coordinati dalle POM della Spagna, con la guida di padre José María Calderón Castro, gli interventi previsti hanno come obiettivo un programma di formazione missionaria permanente nel campo della comunicazione, intesa come forma di evangelizzazione. I lavori si sono aperti, ieri lunedì 3 febbraio e finiranno sabato 8 febbraio.
Padre José María la Porte, della Pontificia università della Santa Croce di Roma, ha introdotto i partecipanti alla problematica sempre più attuale della comunicazione del messaggio religioso con e attraverso gli strumenti moderni del mondo digitale. I responsabili della comunicazione delle POM dei paesi latinoamericani, insieme a Canada Angola e Spagna, si sono impegnati a seguire il programma che prevede anche incontri con membri dei Segretariati Internazionale delle POM nella sede di Piazza di Spagna.
Lo scambio di esperienze con i membri della Segreteria per le Comunicazione della Santa Sede è stato molto intenso e apprezzato da tutti partecipanti. (CE) (4/2/2020 Agenzia Fides)
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AFRICA/CONGO RD - Nuovi massacri nell’est portano a 370 il numero dei morti da fine ottobre
 


Kinshasa (Agenzia Fides) - Almeno una quarantina di civili sono stati uccisi in una serie di assalti a sei villaggi nel territorio di Mambasa, nella provincia dell’Ituri (Nord Kivu nell’est della Repubblica Democratica del Congo), nella notte tra Sabato 1° febbraio e domenica 2 febbraio.
Secondo quanto riferito all’Agenzia Fides dall’ONG locale CEPADHO, i massacri sono stati perpetrati da terroristi dell’ADF / MTM (Madina a Tauheed Wau Mujahedeen)”, un gruppo che afferma di aver aderito allo Stato Islamico (ma sul punto le opinioni non sono unanimi), che si sono suddivisi in piccole unità per colpire simultaneamente i diversi villaggi sparsi sul territorio.
Secondo il CEPADHO sono almeno 112 i civili uccisi dai jihadisti nell'arco di 5 giorni la scorsa settimana. I recenti massacri portano il numero di civili uccisi dall'ADF / MTM a 370, in ritorsione per le offensive su larga scala lanciate contro di loro dalle forze armate congolesi (FARDC) dal 30 ottobre 2019. Ciò rappresenta una media di 123 civili massacrati in un periodo di 3 mesi.
A questo numero occorre aggiungere le sette persone uccise nell’assalto ripetuto tre volte contro il posto di polizia di Mamove la notte del 31 gennaio, da parte di una milizia di autodifesa May May.
Sempre un gruppo di May May ha assalito l’ufficio di coordinamento di risposta all’epidemia Ebola di Biakato. Grazie all’intervento delle forze dell’ordine e dell’esercito i miliziani sono stati respinti, non prima però di aver distrutto due autoveicoli in dotazione alla struttura. (L.M.) (Agenzia Fides 4/2/2020)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - A Yopougon migliaia di bambini invitati a diventare missionari della non violenza
 


Abidjan (Agenzia Fides) - “L'infanzia missionaria significa instillare nei bambini uno spirito missionario, insegnare ai bambini a essere missionari, ad attrarre amici a Cristo con piccoli gesti come la piccola Teresa di Lisieux", afferma p. Fabrice Coulibaly, cappellano diocesano della pastorale dell’infanzia di Yopougon, dove domenica 2 febbraio diecimila bambini provenienti da tutte le parrocchie della diocesi hanno celebrato la giornata mondiale dell'infanzia missionaria, riflettendo sul tema “Cantando la missione, bambino, ci impegniamo a non essere violenti”.
L’appello alla non violenza è stato rilanciato da Sua Ecc. Mons. Jean Salomon Lézoutié, Vescovo di Yopougon su uno dei due siti dove si è celebrato l’evento, il collegio Sebaco. Presentando esempi biblici, Mons. Lézoutié ha esortato bambini e ragazzi al perdono, a dire di no alla violenza e a essere missionari della non violenza nella loro vita quotidiana con amici e parenti.
Per la piccola N'Goua Marie Océane della parrocchia di Sainte Rita de Cascia a Niangon Nord, nella diocesi di Yopougon, il giorno dell'infanzia missionaria è stato un momento proficuo. “Mi è piaciuto molto quello che ha detto il Vescovo: non dobbiamo vendicarci, dobbiamo coltivare l'amore” ha detto a Fides. I bambini hanno infine chiesto di pregare per la pace in Costa d'Avorio, dove vi è preoccupazione che le elezioni presidenziali di ottobre possano degenerare nella violenza. (S.S.) (L.M.) (Agenzia Fides 4/2/2020)
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ASIA/FILIPPINE - Ingiustizia, impunità, abusi: i frutti della "guerra alla droga"
 
Manila (Agenzia Fides) – La “guerra alla droga”, la campagna lanciata nel 2016 dal presidente Rodrigo Duterte allo scopo di liberare la società dallo spaccio e dalla tossicodipendenza, ma condotta con metodi violenti criticati in patria e a livello internazionale, sta mettendo a dura prova la società filippina. Ne sono convinti sacerdoti e religiosi filippini oggi impegnati nell’accompagnamento delle vittime o nella sensibilizzazione per la difesa della dignità umana, della giustizia e dello stato di diritto.
Il francescano padre Baltasar Obico, Ofm, superiore del Santuario di Sant’Antonio a Makati, una delle città che compongono la grande "MetroManila", dice all’Agenzia Fides: “L'approccio violento della campagna anti-droga, promosso dalle istituzioni, sta erodendo il sistema democratico. Il governo, poi, cerca di imporre imponendo silenzio ai dissidenti e a ogni vice critica. Mi sembra che l’atteggiamento sprezzante del Presidente Duterte stia inoltre inducendo un crollo dei valori morali nella società, in quanto è catalizzatore di un ‘cattivo esempio’ in un figura, quella del Presidente, che è comunque un riferimento per tutti. Mi chiedo: come si può tollerare a cuor leggero tanta violenza e ingiustizia? Se i leader politici usano lessico violento e aggressivo, con un populismo che cerca solo consenso, sdoganando molti atteggiamenti ostili e sprezzanti, cosa ci si può aspettare dai giovani e dalla società? In tal quadro, a farne le spese sono avvocati, difensori dei diritti umani, attivisti, membri di Ong e anche preti e religiosi che sono dalla parte dei poveri e degli oppressi”.
Tra i religiosi filippini “in prima linea” vi è padre Angel Cortez Ofm, che per ben due volte nei mesi scorsi si è recato a Ginevra, in rappresentanza della Ong “Franciscans International”, per relazionare e appellarsi al Consiglio Onu per i Diritti umani. Così il religioso di chiara a a Fides: “Vediamo oggi sotto i nostri occhi, nelle Filippine, tante uccisioni extragiudiziali, omicidi impuniti, violenze inaudite in strada, senza alcuna remora. E’ una vera tragedia. Accompagniamo tante famiglie che soffrono e che hanno perso i loro cari, uccisi da bande di uomini mascherati. Non c'è alcuna giustizia nè pace, lo stato di diritto viene calpestato impunemente e la polizia, secondo molte Ong, copre o non indaga su queste uccisioni, che restano opera di ignoti e per le quali nessuno pagherà. Questa ‘guerra alla droga' va avanti da troppo tempo e ha già causato troppe vittime e troppa sofferenza. Non si può continuare su questa strada di morte e di lutto. E' urgente che le coscienze si risveglino e che la politica cambi rotta. E’ urgente una conversione dei cuori, delle mente, delle azioni”.
La “mancata giustizia per migliaia di vittime” della violenta campagna anti-droga è confermata da un nuovo rapporto della Ong “Amnesty International”, diffuso il 30 gennaio scorso. “Le famiglie delle vittime – nota Amnesty – non hanno ottenuto giustizia per i loro cari, a causa degli enormi ostacoli esistenti nel presentare denunce contro i perpetratori, inclusa la paura di ritorsioni. Né è stata individuata alcuna responsabilità significativa per le uccisioni, a livello nazionale”.
Secondo dati ufficiali, nella “guerra alla droga” di Duterte, oltre 6.000 persone sono state uccise in operazioni di polizia, mentre i gruppi per i diritti umani stimano l’esistenza di altre 25.000 vittime di omicidi compiuti da “squadroni di vigilantes”, del tutto impuniti.
Una recente inchiesta del sito di informazione online filippino “Rappler”, rileva che il governo ha tenuto finora un atteggiamento compiacente, lasciando che i casi di tali uccisioni fossero irrisolti, per lacune sistematiche del sistema giudiziario e per il mancato impegno o la complicità delle forze di polizia. (PA) (Agenzia Fides 4/2/2020)
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AFRICA - Popolazioni di Zambia e Zimbabwe messe in ginocchio dalla carestia
 
Lusaka (Agenzia Fides) - Lo spettro della carestia si affaccia su Zambia e Zimbabwe. Nei mesi scorsi, una lunga stagione di siccità, con temperature costantemente sopra i 40 gradi, ha distrutto gran parte dei raccolti e in nelle ultime settimane i due Paesi stanno vivendo una grave carenza alimentare. Secondo il Programma alimentare mondiale (World Food Programme, Wfp), in Zimbabwe più di otto milioni di persone (su una popolazione di 12 milioni di abitanti) e in Zambia 2,3 milioni di persone (su 11 milioni) vivono attualmente in condizioni di grave insicurezza alimentare. Le conseguenze possono essere realmente tragiche.
"In Zambia, la siccità ha colpito duro e la gente soffre. Gli stessi capi tradizionali confermano che si sta vivendo un momento particolarmente difficile" spiegano in una nota inviata all'Agenzia Fides Albert Mulanda di Caritas Mongu e Manuel Castelletti dell’Ong Celim. "Nel 2019, la regione ha conosciuto una prolungata assenza di piogge che ha causato una forte siccità. La Western Province, la regione in cui operiamo ha sofferto in modo particolare".
Quanto sia drammatica la situazione lo si può ben comprendere dall’annullamento di un evento simbolico: il "Kuomboka", il tradizionale viaggio del re dell’etnia Lozi che, su speciali imbarcazioni, si sposta nella savana inondata per trasferirsi dalla residenza della stagione secca a quella della stagione delle piogge. "In passato era già avvenuto che la cerimonia, molto sentita, fosse annullata - si osserva - quest’anno però era desolante vedere la savana secca, le piante gialle, l’aridità che avvolgeva tutto".
La popolazione Lozi ha subito pesantemente il calo di produzione di riso e mais. «La mancanza di acqua - continuano - ha penalizzato le colture di riso. Solo chi ha piantato varietà che crescono anche senz’acqua ha avuto un raccolto decente. Chi ha piantato la varietà tradizionale ha avuto rendimenti molto bassi". Ciò ha inciso sulle entrate delle persone perché il riso tradizionalmente viene venduto per ottenere un surplus di entrate che quest’anno non ci sarà.
Ancor peggio è andata per il mais. "La carenza di piogge, soprattutto nel momento della crescita del mais – ricordano i due leader - ha fatto crollare la produzione. I prezzi di un sacco di farina di mais è raddoppiato. Il dramma è che questa farina è la base dell’alimentazione locale e la carenza mette in crisi tutto il sistema nutrizionale. Molti contadini si recavano in città a vendere la carbonella (ottenuta tagliando, spesso illegalmente, le piante) per poter acquistare farina". Il governo ha iniziato a vendere sacchi di farina a prezzi calmierati e la gente si è ammassata nei luoghi di distribuzione.
Ancora più delicata la situazione in Zimbabwe. "La stagione delle piogge - spiega a Fides il Gesuita p. Bian MacGarry - sarebbe dovuta iniziare a ottobre, ma quasi ovunque le prime precipitazioni sono arrivate i primi giorni di gennaio. In molte province la pioggia è stata comunque insufficiente. Il dramma è che i meteorologi prevedono che febbraio, solitamente il mese più piovoso, sarà asciutto".
In questa situazione si è insinuata la corruzione e il malaffare. "La distribuzione di semi e fertilizzanti è stata portata avanti dalle forze armate in modo corrotto per anni - conclude padre Brian - con un risultato è tragico: molte popolazioni rurali non hanno abbastanza cibo per arrivare fino al prossimo raccolto in aprile e hanno bisogno di donazioni di cibo. Se il raccolto sarà scarso avremo ulteriori problemi. Nei prossimi mesi, il regime militare potrebbe dover affrontare la rivolta più violenta degli ultimi 40 anni e, se questo avverrà, è a rischio l’intero apparato statale, con serie conseguenze di instabilità sociale e politica". (EC) (Agenzia Fides 4/2/2020)
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ASIA/INDONESIA - Il paese ricorda Wahid, leader musulmano, promotore del dialogo e amico dei cristiani
 
Giacarta (Agenzia Fides) - "Gli sforzi di Wahid per stabilire relazioni interreligiose e per promuovere la pace nelle regioni indonesiane agitate da conflitti, saranno ricordati nella storia della nazione", afferma in una nota inviata a Fides Mathews George Chunakara, segretario generale della Conferenza cristiana dell'Asia (CCA) ), organizzazione ecumenica presente in Indonesia. Con questo spirito i cristiani indonesiani ricordano con affetto Salahuddin Wahid, importante religioso musulmano, promotore del dialogo e della democrazia in Indonesia, scomparso il 2 febbraio a Giacarta, all'età di 72 anni. Conosciuto per il suo impegno nel promuovere la tolleranza, l'armonia e la cooperazione interreligiosa, Wahid era a capo della più grande organizzazione musulmana dell'Indonesia, la "Nahdlatul Ulama" (NU) che conta oltre 80 milioni di membri. Salahuddin "Gus Sholah" Wahid, luminare del movimento islamico per la pace e la riconciliazione, era anche capo della "Associazione indonesiana per gli intellettuali musulmani" e il vicepresidente della Commissione nazionale per i diritti umani in Indonesia.
Mathews George Chunakara aggiunge che l'impegno di Wahid nel riconoscere la pluralità religiosa e l'armonia comunitaria è servito da modello per altri leader religiosi asiatici, al fine di rafforzare l'armonia religiosa in tutta l'Asia. L'Arcivescovo protestante indonesiano Willem T.P. Simarmata, moderatore della CCA, rileva: "Il nostro Paese ha perso un grande studioso islamico e un rispettato leader religioso. Il suo impegno e contributo nella difesa della tolleranza religiosa saranno ricordati dalle generazioni future",
Molto attivo sul pino della risoluzione dei conflitti, Wahid ha svolto un ruolo cruciale nel promuovere la pace nella provincia indonesiana della Papua occidentale in collaborazione con il Consiglio dei Vescovi della Papua. Si è inoltre adoperato Ha contribuito a risolvere i conflitti religiosi nelle regioni delle Molucche e di e Central Sulawesi e ha anche indagato sulle violazioni dei diritti umani a Timor Est.
Wahid ha dato priorità alla riconciliazione e all'unità rispetto a tutto il resto, ricordano i leder cristiani.
Lo statista - affermano - era noto per l'atteggiamento di compassione e solidarietà verso le minoranze religiose indonesiane, in particolare verso i cristiani.
Wahid è stato sepolto il 3 febbraio all'interno del collegio islamico Tebuireng a East Java, Indonesia.
L'Indonesia, paese musulmano più popoloso al mondo, con 270 milioni di abitanti, all'87% musulmani, il 9% cristiani (tra i quali 7 milioni cattolici), 1,7% indù e altre minoranze religiose buddiste e animiste. (SD-PA) (Agenzia Fides 4/2/2020).
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ASIA/TURCHIA- Il Patriarca armeno Sahak II: attendo che anche in Turchia siano riconosciute le sofferenze del nostro popolo
 
Istanbul (Agenzia Fides) – Sahak II Masalyan, nuovo Patriarca armeno apostolico di Costantinopoli, attende e desidera vedere presto anche in Turchia “il riconoscimento delle sofferenze del nostro popolo” superando le incomprensioni e gli equivoci di chi oggi come in passato rappresenta le comunità minoritarie presenti in Turchia come delle “élite felici e ricche, mentre questo non è affatto vero, e non è mai stato vero”. Il Patriarca, senza mai usare l’espressione ‘Genocidio armeno’, il Patriarca ha ammesso in un’ampia intervista pubblicata dal giornale turco Hurriyet che la data del 24 aprile, scelta per commemorare ogni anno i massacri di armeni perpetrati tra 1915 e 1916 nella penisola anatolica, in Turchia è stata a lungo considerato “un tabù, un evento divisivo”, fino a quando, nel 2015, il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan “ci ha inviato una lettera di condoglianze, e per la prima volta siamo stati in grado di celebrare le messe nelle nostre chiese per i nostri morti”. Nella stessa intervista, pubblicata lunedì 3 febbraio, il Patriarca armeno di Costantinopoli ha sottolineato che occorre uscire dalla logica antagonistica del “noi contro loro”, riconoscendo la comune appartenenza alla famiglia umana, riscontrabile anche dal punto di vista scientifico, visto che “la nostra costituzione genetica è la stessa” e “siamo tutti degli 'Homo sapiens' ". Il Patriarca ha anche paragonato la recente, tragica esperienza della Siria alle lacerazioni sperimentate da tutta l’umanità durante i conflitti mondiali, quando il virus del nazionalismo “entrò nelle nostre case, e tutti volevano costruire il proprio “stato-nazione” alle spese degli altri. Tra le diverse considerazioni, il Patriarca armeno ha ribadito di considerare l’Akp – il Partito di Erdogan al potere in Turchia dal 2002 – come una formazione politica dotata di una maggiore “sensibilità verso i cristiani”, soprattutto in confronto a stagioni passate, quando “non potevamo nemmeno attaccare un chiodo nelle nostre chiese”, (GV) (Agenzia Fides 4/2/2020).

mercoledì 18 dicembre 2019

Agenzia Fides 18 dicembre 2019

AFRICA/GUINEA BISSAU - Una preghiera ecumenica e inter-religiosa per la pace unisce cristiani e musulmani
 
Bissau (Agenzia Fides) - “Siamo tutti guineani e siamo un solo popolo; che ha un unico Dio Creatore di tutti”. È stata questa la preghiera ecumenica e interreligiosa per la pace e per il buon andamento del processo elettorale del secondo turno delle elezioni presidenziali, che si terrà domenica 29 dicembre. Il momento di preghiera ecumenica e interreligiosa alla quale hanno partecipato oltre ai capi religiosi, studenti, insegnanti e persone di fede impegnate per il bene della Guinea-Bissau, si è tenuto il 12 dicembre a Empada, nel sud della Guinea-Bissau, nella diocesi di Bafatá, presso il Liceo “Dom Settimio A. Ferrazzetta.
La comunità cattolica dell'Empada, insieme alle comunità evangelica e musulmana, ha ritenuto opportuno anticipare il momento di preghiera per la pace perché la situazione socio politica e religiosa del Paese vede accentuato il clima di profonda tensione. Una tensione alimentata dalle enormi difficoltà nelle quali vive la maggior parte della popolazione, con livelli di povertà estrema, e dalle notizie diffuse dai mass media tradizionali e dai social network che accrescono i timori di fratture sociali violente.
Dopo aver cantato l'inno nazionale, p. Augusto Mutna Tamba, parroco della chiesa di Nostra Signora della Consolata, ha dato il benvenuto ai presenti e ha ringraziato tutti coloro che hanno facilitato questa importante e storica giornata.
Nei loro interventi, i leader religiosi della Guinea-Bissau hanno fatto appello a tutti i guineani affinché preghino per la pace e l'unità nazionale, condizioni essenziali per lo sviluppo socio-economico del Paese. Nel suo discorso, Ustas Aladje Abubacar, Imam della Moschea centrale di Mansoa e Presidente dell'Associazione Imam della Guinea Bissau, ha elogiato l'evento svoltosi presso la scuola Mons. Settimio A. Ferrazzetta, primo Vescovo della Guinea-Bissau, figura di riferimento per la pace e l'unità del Paese. L’Iman ha invitato i guineani a seguire l'eredità del grande Vescovo e ha esortato la classe politica ad astenersi da un linguaggio violento, lamentando il fatto di aver ascoltato troppi discorsi che pongono l’accento sulle divisioni presenti nel Paese.
Sua Ecc. Mons. Pedro Carlos Zilli, Vescovo di Bafatá, ha ricordato il messaggio lanciato il 31 ottobre dei leader religiosi della Guinea-Bissau in occasione del primo turno elettorale del 24 novembre, sottolineando le parole finali del messaggio: “Dio ci benedica, benedica la nostra giovane democrazia e ci conservi la pace interiore e sociale". (C.J.C/A.B.) (L.M.) (Agenzia Fides 18/12/2019)
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ASIA - "Essere con" è la via per portare Cristo in Asia
 
Roma (Agenzia Fides) - "Essere con. Da qui inizia l'annuncio cristiano in Asia. 'Essere con' è la via per evangelizzare. E' importante in primis 'essere', la nostra presenza in un contesto, una comunità, una società. Poi viene il fare. La vita silenziosa, ricca, felice di ogni cristiano attrae perché comunica Gesù. L'annuncio cristiano è la testimonianza di una vita felice, traboccante di gioia: questa è la missione dei cristiani in Asia": lo dice all'Agenzia Fides il domenicano vietnamita p. Joseph Nguyen Tat Thang OP, a margine del convegno organizzato il 18 e 19 dicembre a Roma dalla Pontificia Facoltà Teologica "San Bonaventura" - Seraphicum, in collaborazione con la Pontificia Università Urbaniana.
Il Domenicano Tot Tahng, intervenuto sul tema "Tendenze della Vita consacrata nella Chiese del Sudest asiatico", nota a Fides che "tra le sfide più grandi per la vita consacrata nel continente asiatico, attraversato da rapidi cambiamenti sociali, antropologici, culturali, vi è la formazione, per comprendere, entrare in empatia con la cultura, facilitare l'incontro di ogni persona con Cristo. Siamo tutti asiatici, siamo messaggeri della Buona Novella, e la collaborazione tra i diversi carismi e le diverse famiglie religiose è importante, dato che ogni congregazione presenta e vive un aspetto del volto di Cristo, e tutti formiamo un mosaico che restituisce e dona il volto di Cristo alla società, in ogni nazione asiatica".
Inoltre, prosegue il Domenicano, "la via per l'annuncio è la testimonianza del Vangelo: le comunità cristiane nei diversi paesi asiatici, spesso piccole minoranze, sono un segno della presenza e della vita di Cristo. Come dice il n. 41 dell'Esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Asia, la loro presenza testimonia la ricerca di Dio, mostra la comunione fraterna, esprime l'essere accanto ai fratelli, ovvero il servizio di carità al prossimo. Questa è la via per costruire il Regno di Dio in Asia oggi".
Infine il sacerdote vietnamita rileva che "in Asia molta dell'attività pastorale e missionaria della Chiesa è affidata ai catechisti. In Vietnam ne abbiamo 50mila. Nel primo millennio la Chiesa è andata avanti grazie alla responsabilità degli apostoli e dei sacerdoti; nel secondo millennio sono stati i religiosi e i consacrati i protagonisti della missione; il terzo è il millennio dei laici, in Asia e in tutto il mondo". (PA) (Agenzia Fides 18/12/2019)
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ASIA/INDIA - Impegno della Chiesa verso le persone colpite dalla lebbra
 
Chhattisgarh (Agenzia Fides) – La Chiesa ha una lunga tradizione missionaria di assistenza verso i malati di lebbra: questo è il caso del Jeevodaya Social and Leprosy Rehabilitation Center, che da cinquant’anni assiste le persone colpite da questa pandemia. L’istituto venne fondato dal sacerdote e medico polacco padre Adam Wisniewski, della congregazione dei Missionari della Sacra Famiglia, nel 1969, con l’obiettivo di creare una casa per i lebbrosi dove poter offrire non solo cure mediche ma anche riabilitazione in due fasi, fisica e sociale, fino al raggiungimento della totale accettazione e dignità umana all’interno della società che finora li aveva respinti.
Nella nota giunta all’Agenzia Fides emerge che Jeevodaya è anche una casa che accoglie i bambini delle famiglie colpite dalla pandemia. Qui i piccoli vengono istruiti e non corrono il rischio di tornare nei bassifondi delle colonie dove ancora vengono emarginate le persone colpite dalla lebbra. In questo modo, con una buona istruzione, i ragazzi possono essere in grado di iniziare una nuova vita e aiutare i loro genitori.
Alla cerimonia per il 50° della fondazione, celebrata il 9 dicembre a Jeevodaya Nagar, Abhanpur, distretto di Raipur. Chhattisgarh, hanno preso parte Mons. Victor Henry Thakur, Arcivescovo di Raipur, e Adam Burakowski, Ambasciatore della Repubblica polacca in India.
Purtroppo la lebbra esiste ancora e, negli ultimi anni, sta riprendendo piede in alcuni Paesi a causa della miseria, della povertà, oltre che dell’emarginazione. Secondo le statistiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nelle aree più povere del mondo si trova infatti il 94% dei nuovi ammalati. Il Paese più colpito dal morbo di Hansen si conferma l'India con 135.485 casi. Secondo l'ultimo Annuario Statistico della Chiesa, in India la Chiesa gestisce 248 lebbrosari su un totale mondiale di 646.
(AP) (18/12/2019 Agenzia Fides)
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ASIA/IRAQ - Patriarca caldeo: ìl Natale doni speranza per l’Iraq che soffre. No a“soluzioni militari”della crisi
 
Baghdad (Agenzia Fides) - Quest’anno, in Iraq, il Natale arriva in mezzo a “circostanze tanto dolorose”, visto che nel Paese “le ferite dello Stato islamico non sono ancora state guarite”, e nel frattempo violenza, povertà e disoccupazione “hanno spinto migliaia di persone, soprattutto giovani, a manifestare pacificamente, chiedendo il diritto di vivere con dignità e libertà in una patria stabile, sicura, forte e indipendente”. In questa situazione, “Gesù Cristo nasce tra noi quando l'amore e la misericordia riempiono il nostro cuore; quando scegliamo la fraternità e la compassione e rifiutiamo di assecondare il male, allora avremo la gioia della pace”. Lo ha scritto il Patriarca caldeo Louis Raphael Sako, nel suo messaggio di Natale diffuso attraverso i canali ufficiali del Patriarcato.
Nel messaggio, il Cardinale Primate della Chiesa caldea esorta a calare l’annuncio del Natale nella vita quotidiana per trovare consolazione, visto che la nascita di Gesù rappresenta per tutti l’annuncio di una vita felice. Riferendosi all’ennesima fase travagliata che sta attraversando il Paese, il Patriarca Sako ripete che in Iraq le attese oggi espresse dalle manifestazioni di massa vengono tradite dal 2003, anno in cui la fine del regime di Saddam Hussein era stata presentata come una chance di nuovo inizio per la storia nazionale. Invece sono continuati gli attentati, i conflitti, le stragi, e sembra che “gli iracheni non siano in grado di trovare un modo efficace per mettere il paese sulla strada giusta, eliminare il settarismo, la corruzione, l'arricchimento illegale e l'ingiusto sequestro di proprietà pubbliche e private”.
In una condizione così desolata, e prendendo atto che “nessuno sa dove andrà l'Iraq, il Patriarca invita politici e funzionari della sicurezza a “ascoltare la voce del loro popolo in questa terra benedetta di Abramo. La voce di coloro che sono stati uccisi e di coloro che sono ancora sottoposti a ingiustizia, miseria e umiliazione”. Soprattutto, il Patriarca chiede di “evitare soluzioni militari” alla crisi, esorcizzando una scelta che provocherebbe un’ulteriore escalation di morti e feriti.
Il Messaggio del Patriarca chiede anche ai battezzati di mostrare prossimità verso tutti gli iracheni, “cristiani, musulmani e tutti gli altri”, sia dal punto di vista spirituale che nella forma del soccorso caritativo e umanitario, “rispondendo ai loro bisogni con particolare cura, sull'esempio di Gesù Cristo. In definitiva, ricorda il Patriarca caldeo, “Dio ci riterrà responsabili del nostro amore e del servizio che offriamo agli altri”. (GV) (Agenzia Fides 18/12/2019).
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AMERICA/MESSICO - Per molti la migrazione è diventata l'unica opzione per salvare la propria vita
 
Madrid (Agenzia Fides) - “Nuovi volti, molto dinamici. Processi migratori in Messico" è il titolo del rapporto presentato a Madrid in occasione della Giornata internazionale dei migranti, che si celebra oggi, da Entreculturas, ong gesuita spagnola per la cooperazione e lo sviluppo. I dati sono stati raccolti dalla Rete di Documentazione delle Organizzazioni di difesa dei Migranti (Red de Documentación de las Organizaciones Defensoras de Migrantes, REDODEM), che comprende 23 ostelli, case, camere, mense e organizzazioni distribuite in 13 stati del Messico.
Secondo le informazioni inviate all’Agenzia Fides, REDODEM ha censito oltre 36.000 persone, la maggior parte uomini, registrati nel sud del paese. La fascia di età maggioritaria è costituita da persone in età lavorativa, il che dimostra l'impossibilità di mantenere un'attività economica nei paesi di origine, condannando queste persone all'esilio. Le più vulnerabili sono le donne in gravidanza e i 3.881 bambini e adolescenti, che rappresentano il 10,7% dei dati totali. Il 57,7% dei bambini viaggiano da soli. Le ragazze e le adolescenti sono molto più esposte a rischi durante il viaggio rispetto ai ragazzi.
Elisabeth Figueroa Ruiz, segreteria tecnica di REDODEM, presentando il rapporto alla stampa, ha spiegato che, oltre all'accompagnamento, l'obiettivo della rete è registrare e documentare la situazione delle persone in mobilità, nonché i crimini e le violazioni dei diritti umani commessi contro di loro, al fine di basare le azioni di patrocinio, cambiare le politiche e avere un approccio ai diritti umani. La difficile situazione dei migranti è aggravata dalla politica migratoria attuata in Messico durante l'amministrazione di Peña Nieto, che ha dimostrato la mancanza di interesse istituzionale di rispondere ai bisogni delle persone in mobilità secondo un approccio basato sui diritti umani. Sebbene il Messico abbia firmato il Patto Mondiale sulle Migrazioni, a livello internazionale, la sua politica nazionale rimane dominata da un approccio basato sulla sicurezza e sulla criminalizzazione dei migranti.
Suor Magdalena Silva Rentería, coordinatrice di REDODEM, oltre che fondatrice e attuale direttrice della “Casa di accoglienza, formazione e responsabilizzazione delle donne migranti e rifugiate” (CAFEMIN), ha sottolineato il ruolo e l'impatto dei media nelle campagne xenofobe di criminalizzazione dei migranti, dei difensori dei diritti umani e dei centri di accoglienza. "Finora nel 2019 ci sono 9 casi documentati di interventi della Guardia nazionale in queste case, che hanno comportato una violazione sistematica dei diritti umani dei migranti". Suor Magdalena ha anche messo in luce la situazione al confine meridionale del Messico, caratterizzata dal "sovraffollamento di massa in situazioni disumane, con cui il governo cerca di fermare il flusso migratorio", e al confine settentrionale con gli Stati Uniti, dove "si verifica la stessa situazione di sovraffollamento e dove, dopo numerosi tentativi infruttuosi di richiedere lo status di rifugiato, le persone vengono deportate nei loro paesi di origine”.
La realtà del flusso migratorio in Messico è complessa, ed è molto difficile differenziare le ragioni della partenza, in quanto le cause sono molteplici: motivi economici, precarietà della vita, mancanze istituzionali, cambiamenti climatici e violenza diffusa. Così la migrazione è diventata l'unica opzione per preservare la propria vita. (SL) (Agenzia Fides 18/12/2019)
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AMERICA/COSTA RICA - Comunicato dei Vescovi: “lo Stato non adempie al suo dovere di garantire il diritto alla vita”
 
San José (Agenzia Fides) – “Come Pastori della Chiesa e cittadini del Costa Rica, basandoci sulla Parola di Dio e sul Magistero della Chiesa, siamo profondamente addolorati e reiteriamo il nostro rifiuto e la nostra indignazione di fronte alla firma del Presidente della Repubblica, Carlos Alvarado Quesada, del decreto ‘Comunicado Firma Norma Tecnica para el Procedimento Medico vinculado con el articulo 121 del Codigo Penal’, il 12 dicembre, giorno in cui celebriamo Nostra Signora de Guadalupe”. Inizia così il testo della Conferenza Episcopale del Costa Rica, pervenuto all’Agenzia Fides, che era stato annunciato nel precedente comunicato (vedi Fides 17/12/2019) e pubblicato il 17 dicembre, sulla firma della “Norma tecnica” che rende possibile l’interruzione della gravidanza quando è in pericolo “la vita o la salute della madre”.
I Vescovi lamentano che la redazione di questa Norma non ha preso in considerazione l’opinione degli esperti in diritto e in medicina, e ancora meno l’opinione di un’alta percentuale del popolo costaricano. Con la firma di questo decreto quindi “lo Stato non adempie al suo dovere di garantire il diritto alla vita di ogni essere umano dal suo concepimento, come è riconosciuto dalla nostra Costituzione e dal nostro ordinamento giuridico”.
Nel comunicato i Vescovi presentano 8 punti di riflessione. Sottolineano in primo luogo che l’articolo 121 del Codice penale del 1970 “ha stabilito una norma al fine di preservare la vita della madre in un caso urgentissimo e specialissimo in cui si trovi in un pericolo imminente”. La Norma tecnica si basa sul concetto di “pericolo per la vita o la salute della madre”, senza definire il termine “salute” che è quindi soggetto a libere interpretazioni, aprendo di fatto la porta all’aborto libero. La Norma poi parla del non nato come “un prodotto”, non parla di aborto né fissa un periodo gestazionale in cui si possa praticare il procedimento.
I Vescovi ritengono che questa Norma “apra la porta all’aborto eugenetico” contraddicendo così la dignità della vita umana, e proseguono: “Come Pastori, in unione con i nostri fedeli, manifestiamo il nostro irremovibile sostegno a tutti i medici, infermieri e infermiere, e tutti gli operatori sanitari del Costa Rica che lottano sempre per salvare le ‘due vite’…E’ inammissibile che medici o infermieri siano obbligati a collaborare per effettuare aborti e debbano scegliere tra legge cristiana e situazione professionale”.
Nell’ultimo punto i Vescovi ritengono “urgente e necessario che la Norma Tecnica sia sottoposta all’approvazione legislativa, attraverso una Legge della Repubblica, in quanto si tratta della regolazione della vita umana che costituisce il diritto di base di tutte le libertà pubbliche”.
Infine, rivolgendosi al Popolo di Dio, ricordano che un cristiano non può mai conformarsi ad una legge immorale in sé stessa, né promuovere norme favorevoli all’aborto o all’eutanasia, e invitano “ad alzare la voce a nome di coloro che non possono farlo per se stessi, a difendere i derelitti che sono nel ventre della loro madre, per preservare la cultura della vita, che sempre ci ha distinto come un paese pacifico e solidale, specialmente con i più bisognosi della nostra società”. (SL) (Agenzia Fides 18/12/2019)
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AFRICA/BURUNDI - Nomina del Vescovo di Ngozi
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Santo Padre Francesco il 17 dicembre ha nominato Vescovo della Diocesi di Ngozi (Burundi), S.E. Mons. Georges Bizimana, finora Vescovo Coadiutore di Bubanza. (SL) (Agenzia Fides 18/12/2019)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

The Chosen ...é sufficiente per me...posso fare molto con questo ..

Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occ...