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mercoledì 11 novembre 2020

Agenzia Fides 11 novembre 2020

 

VATICANO - Famiglia: Chiesa domestica, Chiesa missionaria
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – E’ dedicato alla famiglia cristiana oggi nel mondo l’ultimo numero del Bollettino della Pontificia Opera della Santa Infanzia (POSI) appena pubblicato. Citando vari documenti del magistero della Chiesa al riguardo, Suor Roberta Tremarelli, Segretaria Generale della POSI, rileva nell’editoriale: ”Anche oggi molte famiglie vivono nell’amore, nella fede e realizzano la propria vocazione di chiesa domestica, di chiesa missionaria, e di questo ringraziamo il Signore e lo Spirito Santo che continuamente aiuta e sostiene le famiglie nel ‘trovare nuove risorse e inventare nuovi metodi’.”
P. Dieu Béni Nicaise Yassigao, di Bangui (Repubblica Centroafricana) propone una riflessione su Gesù ragazzo e la sua esperienza nella famiglia umana: “Gesù bambino, il Figlio di Dio incarnato, ha avuto bisogno di un ambiente favorevole per sviluppare pienamente la sua missione sulla terra. Come ogni altro bambino la cui crescita richiede un ambiente familiare (per alcuni può essere la famiglia naturale, per altri un collegio, un orfanotrofio o altre strutture familiari), Egli aveva trovato nella casa di Nazareth un focolare favorevole per il suo pieno sviluppo”.
L’articolo centrale, dedicato alla “Formazione della fede dei bambini nelle famiglie cattoliche”, è di P. Linson K. Aradan, della diocesi indiana di Quilon. “In Asia, la famiglia occupa un posto centrale nella rete di relazioni e i bambini nella loro prima infanzia imparano il valore della famiglia e delle strutture familiari. Le esigenze dei bambini sono soddisfatte nella famiglia che fornisce loro sicurezza e senso di appartenenza. Imparano nella famiglia i valori dell'unità, della fratellanza, della cooperazione, della collaborazione e della simpatia.1 In famiglia, anche se i membri sono strettamente legati l'uno all'altro dal rapporto di sangue, lo sono ancor più profondamente per l'amore e la preoccupazione l'uno per l'altro”.
Anche questo numero del Bollettino riserva ampio spazio alle esperienze di impegno missionario dei ragazzi che non si arresta, ma assume forme e modalità diverse, durante la pandemia di Covid-19. Dalle Direzioni nazionali di Filippine, Libano, Messico, Kenya, Colombia, Malawi, Zambia, Angola vengono quindi le notizie su come i piccoli missionari mettano a frutto anche il tempo del confinamento continuando ad essere attivi e solidali. Viene quindi descritta la diffusione dell’Infanzia Missionaria nella parrocchia di sant’Ildefonso, diocesi di Lwena, in Angola, e altre notizie dalla diocesi di Pangkalpinang, in Indonesia, e delle attività in Benin e in Burkina Faso.
Dopo aver ripercorso la storia delle Pontificie Opere Missionarie in Guatemala, dalla fondazione nel 1973 fino ai giorni nostri, il Bollettino presenta alcuni progetti sostenuti dalla POSI: l’aiuto ai bambini con disabilità a Shimoga, in India; il sostegno ai bambini e alle loro famiglie nella diocesi di Paramaribo, in Suriname; l’organizzazione della pastorale dei bambini e dei giovani nella diocesi di Tshumbe, nella RDC Congo; la scuola materna per bambini diversamente abili nel nord-est del Kenya. Infine all’attenzione dei lettori viene proposta una pubblicazione realizzata dalle POM dell’Argentina che riunisce testi, racconti, riflessioni, giochi… sul tema della santità, con le testimonianze di bambini e adolescenti americani Santi ufficialmente riconosciuti dalla Chiesa. (SL) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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Il Bollettino si può scaricare dal sito delle POM -> https://www.ppoomm.va
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AFRICA/CONGO RD - I Vescovi: “Il bene della popolazione deve essere al centro di ogni azione politica”
 
Kinshasa (Agenzia Fides) – “Il benessere della popolazione deve prevalere su ogni altra considerazione politica. Nessun compromesso politico può essere al di sopra dell’esigenza, per il potere politico, di fare di tutto per assicurare il bene della popolazione”. È il cuore del messaggio che i Vescovi membri della Conferenza episcopale nazionale del Congo (CENCO) hanno consegnato al Presidente Félix Tshisekedi nel loro incontro con il Capo dello Stato il 9 novembre 2020, in occasione delle consultazioni con gli esponenti politici, sociali e religiosi, al fine di trovare una soluzione alla crisi politica e istituzionale del Paese.
La coalizione governativa al potere dal gennaio 2019 comprendente esponenti legati al precedente Capo dello Stato, Joseph Kabila, è bloccata da spinte contrapposte dei suoi membri e sta frenando le ambizioni dichiarate di Tshisekedi di riformare un Paese segnato dalla corruzione e dalle violazioni dei diritti umani.
Per superare la crisi, il Presidente Tshisekedi il 23 ottobre ha promesso di avviare consultazioni con i leader politici e sociali per la creazione di un'unione della nazione. “Considerando che la salvezza del popolo è la legge suprema, ho deciso di avviare dalla prossima settimana una serie di contatti volti a consultare i leader politici e sociali più rappresentativi al fine di raccogliere le loro opinioni in merito creare un'unione sacra della nazione attorno agli obiettivi suddetti” aveva annunciato Tshisekedi, in un messaggio al popolo congolese.
Nel loro messaggio i Vescovi suggeriscono di affrontare la questione dal lato politico e da quello elettorale. Nel primo caso suggeriscono un chiarimento tra le componenti della coalizione governativa. “Una cosa ci appare certa” affermano. “La dinamica attuale della coalizione non permette la ricostruzione del Paese. Occorre una soluzione politica che rispetti il popolo congolese”.
Per quanto riguarda il percorso elettorale, la CENCO propone una riforma dell'apparato elettorale, insistendo soprattutto sulla "depoliticizzazione e rafforzamento dell'indipendenza dei membri della carica della Commissione Elettorale Indipendente (CENI)" e raccomanda "realistiche riforme consensuali della legge elettorale”.
La CENCO conclude riaffermando la sua disponibilità ad apportare il suo contributo ad ogni iniziativa che il Presidente prenderà per il bene della nazione. (L.M.) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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AFRICA/TANZANIA - I missionari: riconoscenza ma anche timore verso il Presidente rieletto la scorsa settimana
 
Dar es Salaam (Agenzia Fides) - Riconoscenza, ma anche timore. Sono le reazioni dei missionari quando parlano del nuovo presidente tanzaniano John Magufuli, entrato in carica per un secondo mandato la scorsa settimana. «Nel primo mandato - spiegano a Fides alcuni missionari che chiedono l’anonimato -, il presidente si è distinto per il suo impegno nel realizzare le infrastrutture. Grazie all’aiuto della Cina, storico alleato della Tanzania, sono state costruiti strade, ferrovie. I collegamenti interni e internazionali sono migliorati. Non c’è paragone nei confronti del passato».
Magufuli si è impegnato molto anche sul fronte dell’educazione. «Su questo punto – continuano i missionari – non possiamo che lodare l’impegno del governo. Ha riorganizzato il corpo docente scegliendo gli insegnanti più qualificati e offrendo formazione a quelli meno preparati. Ha inoltre insistito affinché tutti i ragazzi avessero almeno un’istruzione di base. L’azione è stata capillare e ha interessato tutto il territorio. È un passo avanti importantissimo»
Un altro elemento giudicato positivamente è la lotta serrata alla corruzione. «Magufuli - continuano - è stato implacabile con i corrotti e con i concussi. Ha varato politiche severe che hanno ridotto drasticamente il fenomeno in tutto il Paese e a tutti i livelli». Questi investimenti hanno favorito l’espandersi dell’economia. Una crescita che è continuata anche nel 2020, nonostante l’epidemia di coronavirus. Il bilancio statale per l’anno fiscale 2020-21 prevede infatti una crescita del 5,5%, sebbene la Banca Mondiale ritenga che, pur essendo positiva, si attesterà intorno al 2,5%.
Sull’azione di governo di Magufuli si allungano, però, ombre non rassicuranti. «Ciò che ci spaventa – continuano i missionari – è lo stile con il quale agisce il presidente. Uno stile duro, deciso, a tratti dittatoriale». Secondo Freedom House, organizzazione che monitora il rispetto dei diritti umani e dei valori democratici nel mondo, «negli ultimi anni le autorità hanno intensificato gli sforzi per limitare i partiti di opposizione. Nel 2016, il governo ha vietato tutte le dimostrazioni e le manifestazioni politiche al di fuori del periodo elettorale, riducendo drasticamente la capacità dei partiti di mobilitare il sostegno pubblico. Nel gennaio 2019, il Chama Cha Mapinduzi [Ccm, partito al potere da 50 anni, ndr] ha utilizzato la sua maggioranza parlamentare per approvare emendamenti alla legge sui partiti politici che hanno ulteriormente eroso i diritti dei gruppi di opposizione».
Il governo ha arrestato diverse figure di alto profilo dell'opposizione nel 2019 e nel 2020, continuando una campagna di repressione. «Chiunque critichi il presidente - osservano i missionari – rischia di essere fermato dalla polizia e di finire in carcere. Durante le elezioni sono spariti politici dell’opposizione, giornalisti, membri delle organizzazioni non governative. I principi democratici sono in forse. Lo stesso presidente ha sta cercando di superare il limite dei due mandati per potersi candidare per la terza volta».
Oltre alla repressione preoccupa anche il carattere paternalistico del governo. «Nel Paese – concludono i missionari – non si parla né dell’emergenza Covid-19 né delle minacce dei jihadisti nei distretti meridionali. Il presidente assicura che stanno affrontando questi pericoli, ma non esiste alcun dibattito nazionale su di essi. I tanzaniani sono costretti a fidarsi e molti lo fanno. Affidandosi completamente a Magufuli e alle sue politiche». (E:C.) (Agenzia Fides 11/11/2020)

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AFRICA/EGITTO - Il Ministro (musulmano) delle dotazioni religiose: proteggere insieme da ogni attacco chiese e moschee
 
Il Cairo (Agenzia Fides) – Non c’è nessuna differenza tra chi muore per proteggere dagli attacchi una chiesa e chi condivide la stessa sorte per proteggere una moschea. Lo ha ripetuto con tono determinato il dottor Mohammed Mukhtar Juma, Ministro egiziano delle dotazioni religiose, durante il forum di iniziativa per la convivenza e il rispetto reciproco promossa al Cairo dalla Fondazione culturale Dar al Hilal. La tavola rotonda ha visto la partecipazione di membri del governo, intellettuali e rappresentanti di comunità ecclesiali e religiose. Durante il suo intervento, il Ministro Mukhtar Juma ha esposto argomenti volti ad attestare che l’Egitto, sotto la presidenza di Abdel Fattah al Sisi, sta diventando “un modello di coesistenza religiosa”, in grado di cancellare progressivamente ogni discriminazione di matrice settaria e affermare la piena uguaglianza tra i cittadini appartenenti a diversa comunità di fede. Il Ministro ha anche ribadito che le diverse tradizioni religiose rappresentano in se stesse un fattore di liberazione e di guarigione da ogni fanatismo, mentre ogni forma di violenza e intolleranza esercitata chiamando in causa parole e contenuti religiosi rappresenta in realtà una mistificazione e un rinnegamento delle identità e degli accenti spirituali di misericordia custoditi e spesso condivisi dalle diverse tradizioni religiose. “Abbiamo il dovere di proteggere insieme le nostre moschee e le nostre chiese” ha aggiunto il ministro, “perché in questo modo proteggiamo la nostra Patria”. (GV) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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ASIA/INDONESIA - Organizzazioni cattoliche: giustizia per i catechisti uccisi in Papua
 
Jayapura (Agenzia Fides) - “Si fermino immediatamente le violazioni dei diritti umani in Papua, in particolare da parte dei membri delle forze di sicurezza indonesiane, e sia condotta senza indugio un'indagine indipendente e credibile sui casi dell’omicidio del catechista cattolico Rufinus Tigau e di Meinus Bagubau, coinvolgendo la Commissione nazionale per i diritti umani e i leader della Chiesa per portare i responsabili davanti alla giustizia”. Lo chiedono in un documento pervenuto all’Agenzia Fides, quattro organizzazioni della Chiesa cattolica nella Papua indonesiana: la Commissione “Giustizia e pace” della diocesi di Timika (SKP Timika); la Commissione “Giustizia e pace” dell’arcidiocesi di Merauke (SKP Kame); la Commissione “Giustizia e pace e salvaguardia del Creato” dei Francescani in Papua (SKPKC Fransiskan Papua); la Commissione “Giustizia e pace e salvaguardia del Creato” degli Agostiniani, nel Vicariato Cristus Totus in Papua (SKPKC OSA Papua); accanto a loro, inoltre, si è schierata e ha offerto il suo contributo l’Ong internazionale, accreditata all’Onu, “Franciscans International” (FI).
Si tratta di un rapporto molto dettagliato e documentato, frutto del lavoro di ricerca delle organizzazioni cattoliche, su un caso di omicidio avvenuto nella regione più orientale dell’Indonesia e sul caso del ferimento di un minorenne, avvenuto lo stesso giorno. Come riferito all'Agenzia Fides, la vicenda è ancora in attesa di un epilogo che renda giustizia alle vittime e alle famiglie. Nel rapporto “Extrajudicial killing of Mr Rufinus Tigau” si ricostruiscono i due casi di Rufinus Tigau e Meinus Bagubau, avvenuti il 26 ottobre 2020. Rufinus Tigau (28 anni), nativo papuano e catechista cattolico della diocesi di Timika (nella provincia di Papua), è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco da membri di un'operazione congiunta di esercito e polizia indonesiani a Kampung Jibaguge (nel distretto Sugapa, della Reggenza Intan Jaya a Papua). Anche Meinus Bagubau (12 anni), è stato colpito da colpi d'arma da fuoco e ha riportato diverse ferite nella stessa giornata.
Il rapporto ricostruisce le fasi dell’incidente del 26 ottobre di cui viene fornito un ampio background: “Dal dicembre 2019, nell'area di Intan Jaya Regency, si è svolta un'operazione congiunta tra esercito indonesiano (Tni) e polizia (Polri), nell'ambito degli sforzi per combattere un movimento indipendentista papuano denominato Tentara Pembebasan Nasional Papua Barat (Esercito di liberazione nazionale della Papua occidentale – TPN-PB). Vi sono stati diversi scambi di colpi di arma da fuoco – spiega il dossier – che hanno provocato vittime da entrambe le parti, così come nei civili che vivono nella zona”.
Già dopo l'uccisione del presbitero protestante Yeremia Zarambani, il 19 settembre 2020, spiega ancora il rapporto, “la Commissione nazionale indonesiana per i diritti umani (Komnas Ham) aveva rilasciato una dichiarazione pubblica sulle violenze nella Reggenza di Intan Jaya”, documentando almeno 18 casi di violenza che hanno coinvolto vittime civili e personale di sicurezza. Inoltre il rapporto ricorda che, oltre a episodi largamente noti, “quest'anno si sono verificati anche diversi incidenti nell'area delle attività minerarie di PT Freeport Indonesia”, in particolare nella miniera di Grasberg, nella regione di Timika, in Papua, e che “in due occasioni, i papuani indigeni sono stati erroneamente identificati come membri del TPN-PB e fucilati da membri delle forze militari e di sicurezza indonesiane” mentre la guerriglia ha giustiziato un lavoratore.
Si arriva così a ricostruire il tragico caso del 26 ottobre quando Rufinus Tigau si avvicina alle forze di sicurezza che hanno circondato la zona dove abita, e continuano a sparare. Rufinus vuole solo spiegazioni e cercare un gesto di conciliazione. Nota il rapporto: “Tigau si è avvicinato ai membri della sicurezza e ha detto: 'Per favore, smettete di sparare. Dobbiamo parlare con calma. Qual è il problema?' Un membro dell'operativo ha puntato una pistola contro di lui che ha immediatamente alzato le mani, in segno di sottomissione. Tuttavia, è stato ucciso sul posto”, a sangue freddo.
Nelle sparatorie che intanto vanno avanti, viene colpito anche Meinus. L’esercito nega l’incidente accusando Tigau di essere un membro del Gruppo armato separatista criminale (Kelompok Kriminal Separatis Bersenjata - Kksb), termine usato per indicare appartenerti al TPN-PB. “Tuttavia – scrive ancora il dossier – l'affermazione secondo cui Tigau era un membro del TPN-PB è stata respinta da padre Martin Kuayo, Amministratore della diocesi cattolica di Timika, Papua, che ha confermato che Rufinus Tigaus era un pacifico catechista della diocesi stessa”.
Le organizzazioni cattoliche denunciano un secondo omicidio avvenuto nei giorni precedenti: quello di Agustinus Duwitau, catechista cattolico nel villaggio di Emondi, distretto di Sugapa, fucilato il 7 ottobre 2020 mentre stava tornando o casa. Anch'egli, secondo fonti locali, sarebbe stato freddato perché sospettato di essere membro del TPN-PB.
La Intan Jaya Regency è la regione in cui si trova il Wabu Block, parte della concessione mineraria a Papua tra il governo indonesiano e l’azienda PT Freeport (che poi diventa PT Freeport Indonesia, poiché il governo indonesiano ha aumentato le proprie quote nella società). Nel luglio 2015, c'è stato un accordo tra il governo indonesiano e PT Freeport Indonesia per restituire il blocco Wabu – ricco di oro – al governo. Le organizzazioni per i diritti umani e le Chiese hanno più volte allertato il governo sulle violazioni dei diritti umani a Intan Jaya Regency. Diversi anni fa, il piano per estrarre le riserve auree della zona è stato rifiutato dagli abitanti che vivono nell'area per timore di gravi danni ambientali per le comunità indigene che vi risiedono.
La Papua (o Irian Jaya) è la provincia indonesiana che occupa la parte occidentale dell'isola della Nuova Guinea. Da decenni la popolazione locale lamenta discriminazione e abusi condotti dalle autorità e dalle forze di polizia indonesiane. La provincia, antica colonia olandese, è stata annessa dall’Indonesia nel 1969 in seguito a un controverso referendum. I papuani indigeni costituiscono circa la metà della popolazione, che rivendica un’indipendenza politica e chiede da anni un nuovo referendum, anche se nel 2002 il governo di Giacarta ha concesso alla regione un'autonomia speciale.
(MG-PA) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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ASIA/COREA DEL SUD - La fede nella pandemia: confessionali anti-Covid nella Cattedrale cattolica di Seoul
 
Seoul (Agenzia Fides) - Il Covid-19 non deve avere l'effetto di privare i fedeli dell'accesso ai Sacramenti: come appreso dall'Agenzia Fides, con questa convinzione la Cattedrale cattolica di Seoul ha attrezzato dei confessionali appositamente adattati per permettere di celebrare il Sacramento della Riconciliazione in massima sicurezza, nel rispetto delle misure anti-Covid, sia per il sacerdote che per il penitente.
Nel complesso della Cattedrale di Myeongdong, nel cuore di Seul, i confessionali erano stati chiusi a febbraio del 2020, a causa della pandemia poiché il virus si diffonde facilmente via aerosol in spazi chiusi. Come riferisce una nota inviata a Fides dall'Ufficio Comunicazioni dell' Arcidiocesi, la Chiesa di Seoul ha riorganizzato le procedure operative e le strutture relative alle confessioni, aderendo alle linee guida di sanità pubblica emanate per la prevenzione della diffusione del coronavirus, rispettando i protocolli igienico-sanitari.
Nel nuovo assetto, lo spazio per il sacerdote e quello per il penitente nel confessionale sono ora completamente separati, mentre un apposito sistema di ventilazione è stato installato per impedire la trasmissione del virus tramite vie aeree. Inoltre, in ogni cabina è stata installata una protezione in plexiglas come barriera fisica tra il sacerdote e il penitente, per evitare l'esposizione alle goccioline respiratorie. Infine, dopo la celebrazione del Sacramento, l'intera cabina viene sanificata prima che il penitente successivo proceda alla confessione.
P. Matthias Young-yup Hur, portavoce dell'Arcidiocesi di Seoul e vicepresidente della Commissione diocesana per le Comunicazioni, commenta nella nota inviata a Fides: “La nostra comunità di fede ha dovuto affrontare tempi molto difficili, dato il prolungarsi della crisi pandemica. La riapertura dei confessionali completamente attrezzati è parte dei nostri sforzi per fornire assistenza pastorale ai fedeli. Per trasformare la crisi in un'opportunità, speriamo vi saranno altre iniziative efficaci nel campo del ministero pastorale anche nell'era post-Covid".
Secondo la Chiesa locale, afferma il sacerdote, la riapertura dei confessionali rappresenta un deciso segno di speranza che permette di guardare oltre la crisi, offrendo ai battezzati un messaggio essenziale: curare la vita spirituale, coltivare il contatto diretto con Dio, alimentare la fede attraverso i Sacramenti, sono la via maestra per superare, con la grazia di Dio, le difficoltà e le prove dell'esistenza. (PA) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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AMERICA/PERU’ - Destituito dal parlamento il Presidente Vizcarra, il paese è politicamente destabilizzato
 
Lima (Agenzia Fides) – L'Arcivescovo di Lima, Mons. Carlos Castillo, ha affermato che al Congresso è mancato “il senso della misura" quando ha rimosso il Presidente Vizcarra, ciò è "qualcosa di molto serio". Questo commento dell'Arcivescovo segue la notizia che lunedì sera, 9 novembre, il Congresso peruviano ha destituito il Presidente Martín Vizcarra dopo che l'intero Parlamento lo ha dichiarato "moralmente incapace" nel processo politico aperto contro di lui per corruzione, per presunte tangenti ricevute nel 2014 quando era governatore. Il Presidente del Parlamento, del partito di Azione Popolare (AP), Manuel Merino, oppositore di Vizcarra, ha prestato giuramento ieri, martedì 10, come nuovo Presidente del Perù dinanzi al Congresso peruviano con tutti i membri presenti.
Le dimissioni del popolare Presidente sono state approvate con 105 voti favorevoli, 19 contrari e 4 astensioni, superando di gran lunga gli 87 voti richiesti, al termine di una maratona plenaria durata quasi otto ore.
Vizcarra ha dichiarato alla stampa che lascia il potere "a testa alta" e ha escluso di intraprendere un'azione legale per opporsi alla decisione del Congresso. "Lascio il palazzo del governo come sono entrato due anni e otto mesi fa: a testa alta" ha detto Vizcarra, circondato dei suoi ministri, nel cortile della sede del governo, annunciando che sarebbe andato immediatamente nella sua residenza privata.
"Me ne vado con la coscienza pulita e il mio dovere adempiuto" ha aggiunto Vizcarra, che ha goduto di livelli record di popolarità nei suoi 32 mesi di governo, tanto che ci sono state subito reazioni da parte della popolazione, come marce e “cacerolazos” a suo sostegno, nella capitale Lima e in altre città.
Questo processo di impeachment è stato una sorta di "remake" - ma con una conclusione diversa - di un altro processo di impeachment nel quale Vizcarra era uscito vincitore, il 18 settembre scorso. Vizcarra ha avuto un destino simile a quello del suo predecessore, Pedro Pablo Kuczysnki (2016-2018), che non è stato in grado di portare a termine il suo mandato poiché costretto a dimettersi a causa delle pressioni del parlamento.
Nel suo discorso di chiusura del mandato, Vizcarra, che si è caratterizzato per la lotta alla corruzione durante tutto il suo incarico, ha sottolineato che ci sono 68 parlamentari con processi in corso, senza che per questo motivo siano stati licenziati.
Il commento generale che circola è che l'unico a perdere in questa vicenda è proprio il Paese, perché ci sarà solo un Perù destabilizzato politicamente con un nuovo Presidente che è praticamente sconosciuto.
(CE) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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venerdì 6 novembre 2020

Agenzia Fides 6 novembre 2020

 

EUROPA/SVIZZERA - “I bambini hanno bisogno del nostro aiuto”: i Cantori della Stella proseguono il loro impegno con creatività e flessibilità
 
Friburgo (Agenzia Fides) - “I bambini hanno bisogno del nostro aiuto. Non dimentichiamoli!” è l’esortazione con cui i Cantori della Stella dell’Infanzia Missionaria (POSI) si apprestano a iniziare la loro annuale attività solidale secondo i criteri della flessibilità e della creatività. Questa quindicesima edizione dell’attività missionaria nella Svizzera romanda, che si svolgerà come sempre durante il periodo dell'Avvento e dell'Epifania, dovrà infatti adattarsi alla situazione determinata dalla pandemia di Covid-19. Come riporta la nota inviata all’Agenzia Fides, la direzione nazionale di Missio ha fornito agli animatori un elenco di raccomandazioni per agire nel rispetto delle linee guida sulla salute emanate dalle autorità sanitarie federali, dalla diocesi e dal loro cantone.
"Noi di Missio siamo consapevoli che le misure raccomandate richiedono ulteriori sforzi da parte degli Animatori dei Cantori della Stella e dei gruppi di bambini. Ma, con la creatività, l'azione dei Cantori porterà, in un modo o nell'altro, gioia in questo periodo cupo” spiega Nadia Brügger, di Missio-Ragazzi, che coordina l'azione nella Svizzera romanda. E’ stata anche realizzata una guida per gli Animatori dei gruppi dei Cantori, con una serie di raccomandazioni tenendo conto dei diversi contesti possibili. "L'obiettivo è che i Cantori della Stella possano svolgere la loro attività in conformità con le linee guida sulla salute, e con flessibilità e creatività. Proponiamo, ad esempio, di recitare la benedizione sotto le finestre delle case, di raccogliere le offerte con una rete da pesca o attraverso carte bancarie piuttosto che in un salvadanaio” aggiunge Nadia Brügger.
Esiste anche un "piano B" nel caso in cui sia impossibile ai Cantori andare di porta in porta, sfruttando gli strumenti digitali: oltre alla raccolta delle donazioni tramite un codice QR TWINT, sarà disponibile anche un “Tour online” dei Cantori della Stella. Le donazioni raccolte andranno a favore di due progetti di aiuto ai bambini, sostenuti da Missio in Guinea, e finanzierà anche altri progetti in Africa, Asia, Oceania e America Latina. “La situazione dei bambini in alcuni paesi è peggiorata negli ultimi mesi a causa del lockdown e delle conseguenze economiche. Hanno bisogno del nostro supporto più che mai. Non dimentichiamoli" conclude Nadia Brügger. (SL) (Agenzia Fides 6/11/2020)
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AFRICA/ETIOPIA - Minaccia di guerra civile, l’appello dei Vescovi cattolici: “Si risolva il conflitto in modo pacifico”
 
Addis Abeba (Agenzia Fides) – “Esortiamo le parti a risolvere le loro divergenze amichevolmente, in uno spirito di rispetto, comprensione e fiducia” chiedono i Vescovi cattolici dell’Etiopia in una dichiarazione sulle tensioni che attraversano il Paese. Il 4 novembre il governo etiope ha dichiarato lo stato di emergenza nello Stato del Tigrai, ordinando un'offensiva militare, dopo che una base militare è stata catturata da forze fedeli al governo regionale del Tigrai. I Vescovi auspicano e pregano “perché le persone vivano nel rispetto, nella concertazione e nel dialogo e lavorino insieme per la prosperità del loro Paese".
"Nonostante gli sforzi dei leader religiosi, degli anziani e di altre parti interessate per disinnescare il conflitto in corso tra la Repubblica federale democratica dell'Etiopia e lo stato regionale del Tigrai, si è avuta un'escalation delle tensioni” nota la dichiarazione. I Vescovi avvertono che “se i fratelli si uccidono, l'Etiopia non guadagnerà nulla. Invece ciò porterà il Paese al fallimento e non gioverà a nessuno” e invitano “gli etiopi a non prendere alla leggera il conflitto", aggiungendo che "tutti dovrebbero prenderlo sul serio e contribuire alla causa della riconciliazione, rafforzare l'unità nazionale e garantire pace e sicurezza”.
Il 26 settembre, aggressori armati hanno ucciso almeno 15 persone in un assalto prima dell'alba nella zona di Metekel, nella regione di Benishangul-Gumuz, nell'Etiopia occidentale. All'inizio di settembre nella stessa regione al confine con il Sudan, in altri due assalti, hanno provocato l'uccisione di civili e costretto almeno 300 persone a lasciare le loro case.
La Chiesa cattolica etiope condanna fermamente lo sfollamento in corso e l'uccisione di persone innocenti in varie parti del Paese: "L'orribile massacro dei nostri fratelli e sorelle innocenti ha lasciato la nostra Chiesa profondamente rattristata”. I Vescovi concludono esortando “tutti i cattolici in Etiopia e nel mondo a guardare più da vicino la situazione nel nostro Paese e a pregare per la pace e la riconciliazione” (L.M.) (Agenzia Fides 6/11/2020)


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AFRICA/EGITTO - “Diffide” copte contro le strumentalizzazioni politiche: alle elezioni la Chiesa non sponsorizza nessun candidato
 
Sohag (Agenzia Fides) – Nella arcidiocesi copta ortodossa di al Balayna ci sono persone che fanno propaganda politica affermando di aver avuto dalle autorità ecclesiastiche l’incarico si suggerire agli elettori quale candidato votare alle elezioni politiche in corso. “Ma questo non ha alcun fondamento, e l’arcidiocesi non mai affidato a nessuno un simile mandato. Noi ci atteniamo alle istruzioni di Papa Tawadros, e incoraggiamo semplicemente gli elettori a esercitare il proprio diritto di voto, senza esprimere alcuna indicazione di voto a favore di singoli candidati”. E’ una chiara diffida contro le strumentalizzazioni politiche quella diffusa dall’arcidiocesi copta ortodossa di Al Balayna, nel governatorato egiziano di Sohag, su indicazione del Vescovo Wissa, mentre per gli abitanti di quel territorio si avvicina il momento di prendere parte all’articolato processo di raccolta dei voti delle elezioni parlamentari egiziane del 2020. La Chiesa – si legge in un comunicato diffuso dall’arcidiocesi copta ortodossa – “non ha disposizioni da dare a favore di qualche soggetto politico specifico, e invita semplicemente tutti a esprimere il proprio voto a favore del candidato ritenuto migliore”.
La messa in allerta contro strumentalizzazioni politiche diffusa dall'arcidiocesi copta ortodossa di al Balanya non rappresenta un’eccezione: anche altri Vescovi e altre diocesi, in tutto l’Egitto, hanno rilanciato con interventi e comunicati ad hoc la scelta della equidistanza da candidati e Partiti in lizza per le elezioni politiche, linea che in questa tornata elettorale è stata indicata dal Patriarcato copto ortodosso con particolare vigore. Negli ultimi giorni anche Anba Angelos, Vescovo copto ortodosso di Shubra (distretto del Cairo), insieme all’assemblea diocesana dei sacerdoti, ha emesso un comunicato per diffidare tutti i militanti e i propagandisti dal diffondere “false dichiarazioni” sul sostegno elettorale offerto dalla Chiesa copta ortodossa a candidati o Partiti.
Le votazioni per scegliere i membri della Camera dei Rappresentanti nelle diverse aree del Paese, svoltesi in fasi diverse, dovrebbero concludesti domenica 8 novembre. Alle precedenti elezioni parlamentari del 2015 – riferisce CoptsToday – 36 seggi dei 568 a disposizione erano stati assegnati a candidati copti ortodossi. (GV) (Agenzia Fides 6/11/2020).
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ASIA/FILIPPINE - I cattolici si mobilitano per le vittime del tifone Goni
 
Manila (Agenzia Fides) - Si è messa in moto tempestivamente nelle Filippine la "macchina degli aiuti umanitari" della Chiesa cattolica per soccorrere le popolazioni colpite dalla tempesta tropicale Goni, che ha devastato la regione di Bicol e altre parti dell' isola di Luzon. Il super ciclone, iniziato il 1° novembre, ha causato piogge torrenziali, forti inondazioni e smottamenti dalle pendici del vulcano Mayon nella regione di Bicol .
Il Segretariato Nazionale per l'Azione Sociale (NASSA) delle Filippine - organismo che costituisce la Caritas locale - ha rilevato che "il tifone porterà sicuramente maggiore povertà alle nostre comunità gravemente colpite dal tifone, poiché stanno anche combattendo contro gli effetti della pandemia Covid-19", invitando i filippini, e i fedeli all'estero, ad agire "con generosità e compassione di tutti”, come ha detto il Vescovo Jose Colin Bagaforo, Direttore Nazionale di NASSA.
Rivolgendosi alle popolazioni colpite, padre Tony Labiao, ex Segretario esecutivo della Caritas, ha detto: “In questi tempi difficili, portate tutto al nostro Dio. Sappiamo che tanti nel mondo saranno in grado di ascoltare le nostre preghiere e inviare aiuti". Intanto i volontari cattolici e le squadre diocesane di risposta alle emergenze continuano ad assistere le persone, in particolare gli sfollati, che hanno trovato riparo nelle chiese, ha riferito a Fides padre Labiao. “Si prevede che questa calamità aggravi la condizione nelle comunità più povere. Ma con la nostra condivisione possiamo superarla".
Secondo ila National Disaster Risk Reduction and Management Council, il 2 novembre almeno più di due milioni di individui provenienti da 12 regioni sono stati colpiti dal super tifone. Alcune delle città e dei villaggi costieri sono stati sommersi dalle inondazioni e da esondazioni dei fiumi.
Goni, oltre a colpire la regione di Bicol, ha toccato le province di Quezon e Batangas prima di dirigersi verso il Mar Cinese Meridionale. Come misura precauzionale, più di 390.000 persone erano fuggite in luoghi più sicuri, e circa 345.000 si sono rifugiate in vari centri di evacuazione che includono chiese, scuole governative e altri luoghi. (SD-PA) (Agenzia Fides 6/11/2020)
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AMERICA/HONDURAS - Appello dei Vescovi per le disastrose conseguenze dell’uragano
 
Tegucigalpa (Agenzia Fides) – La Conferenza episcopale dell'Honduras ha lanciato un appello chiedendo solidarietà per le pesanti conseguenze che il fenomeno tropicale Eta sta lasciando nel Paese, dopo aver già provocato ingenti danni materiali e ucciso otto persone.
Con l’invocazione "Il nostro aiuto è nel nome del Signore, che ha fatto il cielo e la terra" (Salmo 124, 8) si apre l'ampio documento diffuso dai Vescovi dell'Honduras, pervenuto a Fides, in cui i Pastori della Chiesa cattolica esortano la popolazione a non correre rischi e a seguire le indicazioni delle autorità governative, al fine di evitare ogni tipo di disgrazia.
Inoltre, in mezzo a questa emergenza meteorologica, esortano a non dimenticare il Covid.19, che è ancora presente, con un rischio di contagio molto alto.
"Per quanto possibile, prestiamo l’attenzione necessaria per rispettare le disposizioni di base sulla biosicurezza" afferma il testo. I Vescovi ringraziano quindi i parroci per la cura pastorale che stanno prestando alle comunità e chiedono di aumentare il loro impegno in queste difficili circostanze, insieme alle équipe della pastorale sociale, per conoscere i disastri che l'uragano sta producendo nelle loro parrocchie.
Con il suo passaggio in Honduras, Eta lascia una distruzione impressionante: 6 fiumi esondati e 2 porti chiusi perché distrutti, La Ceiba e Tela, oltre ad una ingente numero di case distrutte completamente, strade di città trasformate in fiumi, valanghe precipitate sulle strade all'interno del paese.
(CE) (Agenzia Fides 06/11/2020)
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AMERICA/BRASILE - Cinque anni dopo il disastro della diga a Mariana la popolazione attende ancora giustizia
 
Mariana (Agenzia Fides) – Nel pomeriggio del 5 novembre 2015 cedette la diga della miniera di ferro Fundão a Mariana, causando 19 morti e 50 feriti, la distruzione di innumerevoli abitazioni. Il mare di fango tossico ha devastato il Rio Doce e ha raggiunto l'oceano a Espàrito Santo. Sono passati 5 anni e i responsabili della tragedia non sono stati processati. Nel 2019 il reato di omicidio è stato ritirato dal processo. I morti causati dalla rottura della diga sono stati considerati dalla Giustizia come conseguenza dell'inondazione causata dalla rottura. Durante questo periodo, le comunità distrutte non sono state ricostruite e non ci sono ancora risposte per il recupero dell'ambiente.
Nel quinto anniversario di questa tragedia, Mons. Vicente de Paula Ferreira, Vescovo ausiliare di Belo Horizonte e Segretario esecutivo della Commissione speciale per l'estrazione mineraria e l'ecologia integrale (CEEM) della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), ha ribadito: "In questa data, vogliamo esprimere la nostra solidarietà a tutte le persone colpite e il nostro impegno per la Casa Comune".
Secondo la nota della CNBB pervenuta a Fides, la Commissione approva gli importanti punti espressi della “Lettera denuncia delle persone di Mariana colpite dalla diga di Fundão”, con cui la Caritas sviluppa un lavoro di partenariato: "Chiediamo: a) la restituzione del diritto ad un alloggio dignitoso, compresa la conservazione dei modi di vita, delle comunità distrutte, come le comunità tradizionali; b) una compensazione economica, pur sapendo che alcuni diritti lesi sono irreparabili; c) riaffermiamo anche la riabilitazione medica, psichica, economica e sociale degli individui e delle comunità; d) sostegno all'indennizzo equo per le perdite e i danni materiali e immateriali".
La Commissione Mineraria della CNBB, secondo Mons. Vicente de Paula Ferreira, spera che non si ripetano disastri criminali della stessa natura, e oltre alle misure di conservazione, di ripristino dell'onore, della cultura e della memoria delle persone, venga anche “una richiesta pubblica di perdono, che non è ancora stata fatta, in modo che ci sia giustizia". "Vogliamo rinnovare il nostro impegno per una vera conversione ecologica – conclude - , sosteniamo tutti coloro che sono vittime di tali crimini atroci, come ha detto Papa Francesco nell'enciclica ‘Fratelli tutti’, affinché possiamo passare da una cultura che uccide a una cultura di fraternità e di amicizia sociale". (SL) (Agenzia Fides 6/11/2020)

venerdì 23 ottobre 2020

Agenzia Fides 23 ottobre 2020

 

EUROPA/SPAGNA - Grazie delle POM a quanti hanno partecipato alla Giornata Missionaria “della pandemia”
 
Madrid (Agenzia Fides) - Domenica scorsa è stata celebrata la Giornata Missionaria Mondiale in tutto il mondo. Quest'anno, sebbene la pandemia abbia condizionato le iniziative, grazie alla creatività di diocesi, parrocchie, scuole, è stato comunque possibile realizzarla. Al termine della campagna di sensibilizzazione, d. José María Calderón, Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) della Spagna, ha voluto ringraziare in un video tutti coloro che hanno collaborato per le missioni. Anche il Presidente delle POM, Sua Ecc. Mons. Giampietro Dal Toso, ha ringraziato la Spagna per il suo grande impegno per questa Giornata, sia della comunità cristiana che delle POM.
"La Giornata Missionaria di quest'anno sarà ricordata come la Giornata Missionaria del confinamento o della pandemia" spiega d. José María Calderón. "Vogliamo ringraziare tutte le persone che hanno reso possibile la celebrazione in questa strana situazione, che sono state generose e hanno condiviso con la Chiesa missionaria le loro donazioni".
Il Direttore nazionale sottolinea che la Chiesa in Spagna è molto generosa con le missioni e questo è possibile grazie a tante persone che hanno collaborato con le loro preghiere, offerte e sforzi - sia singole persone che scuole e parrocchie -. Ringrazia anche coloro che hanno contribuito attraverso i media. “I missionari vi ringrazieranno. La Chiesa continuerà ad evangelizzare grazie al vostro lavoro, al vostro impegno, al vostro sacrificio” conclude.
Anche l’Arcivescovo Giampietro Dal Toso, Presidente delle POM, ha ringraziato i cattolici spagnoli per il sostegno che danno ai missionari. "È un contributo che mostra la grande sensibilità missionaria che esiste in Spagna", spiega in un video, registrato dalla corrispondente di COPE in Vaticano. “Sono tanti i missionari spagnoli, consacrati, sacerdoti e laici, che sono in giro nel mondo. Ma ci sono perché dietro c'è una comunità cristiana spagnola che è molto forte, e sente molto questa chiamata alla missione”.
Le POM della Spagna, considerata la situazione di emergenza sanitaria hanno proposto una edizione “più digitale” della Giornata Missionaria, con una pagina web dove sono state offerte in modo interattivo le testimonianze di sei missionari, e sono stati proposti nuovi modi per donare in modo digitale. (SL) (Agenzia Fides 23/10/2020)
LINK
Il sito delle POM della Spagna, con i video -> https://www.omp.es
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AFRICA/CAMERUN - La guerra di secessione della parte anglofona rischia di creare una generazione perduta
 
Yaoundé (Agenzia Fides) - È in atto dal 2016 una crisi sociale e umanitaria nelle regioni anglofone del Camerun, dove vive il 20% della popolazione del Paese. La crisi segnala una frattura storica tra la maggioranza francofona e la minoranza anglofona, ma si è amplificata a seguito degli scioperi di ottobre 2016 da parte di insegnanti e avvocati, conseguenti all’invio nelle regioni anglofone occidentali di giudici e insegnanti francofoni. La forte centralizzazione ha generato un fenomeno di francesizzazione degli apparati pubblici e statali, cui ha fatto seguito una drastica diminuzione dei rappresentanti politici anglofoni all’interno degli organi decisionali. Una crisi che si è trasformata in tentativo di secessione messo in atto da gruppi armati che si sono scontrati fino ad oggi con l’esercito del Camerun generando una crisi umanitaria.
Secondo l'Unhcr sono 60.000 i rifugiati camerunesi che hanno trovato accoglienza in Nigeria. Come racconta Fratel Eric Michel Miedji, della Congregazione dei Piccoli Fratelli di Gesù di Foumban, «la violenza indotta dalla crisi e la radicalizzazione dei protagonisti è in gran parte il risultato della scarsa risposta del governo: negazione, disprezzo, intimidazione, repressione, prigionia e l'erosione della fiducia tra la popolazione anglofona e il governo nella misura in cui una probabile maggioranza degli anglofoni vede un ritorno al federalismo o alla secessione come un risultato possibile. Questa sporca guerra, con le sue insopportabili dimensioni politiche, economiche e sociali, ha generato gravi conseguenze, tra cui la fuga della maggior parte della popolazione da queste regioni verso i paesi vicini e le città del Camerun che confinano con l'area anglofona. Si stima quindi che nelle città e nei villaggi del Camerun ci siano più di un milione di sfollati interni, la maggior parte dei quali sono giovani che non frequentano la scuola. Sono fuggiti dalla violenza, dalla lotta armata e dalle uccisioni per cercare rifugio in luoghi sicuri e pacifici».
Qui a Foumban ci sono più di 4.000 sfollati (senza contare i bambini). Persone che rischiano di perdersi: dopo il trauma della guerra entrano nell’afasia della disoccupazione e sono a rischio delinquenza e prostituzione. I giovani non possono andare a scuola perché i loro genitori sono senza lavoro. «Noi - prosegue Fratel Eric -, seguiamo 250 giovani che cerchiamo di formare e reinserire nel loro ambiente di vita nel più breve tempo possibile. Ma ci sentiamo anche impotenti. Se potessimo avere maggiore sostegno potremmo trovare soluzioni concrete per lo sviluppo sociale ed economico e l'integrazione degli sfollati». (F.F.) (Agenzia Fides 23/10/2020)
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AFRICA/BENIN - I Vescovi: “Si guardi al voto con spirito costruttivo per il bene di tutti”
 
Cotonou (Agenzia Fides) – “Le prossime elezioni siano pacifiche, inclusive e democratiche nello spirito della Conferenza nazionale del febbraio 1990”. È l’appello lanciato dai Vescovi del Benin nella dichiarazione pubblicata al termine della loro Assemblea Plenaria tenutasi presso il Centro Pastorale Mons. Nicolas Okioh, a Natitingou, nel nord-ovest del Benin.
I Vescovi invitano "i fedeli, i vertici dei partiti politici e i cittadini in generale, a fare una valutazione oggettiva, critica e costruttiva del quinquennio che sta volgendo al termine”. Le elezioni presidenziali sono previste l'11 aprile 2021. Il Presidente uscente, Patrice Guillaume Athanase Talon dovrebbe candidarsi per un secondo mandato.
La Conferenza episcopale del Benin è profondamente addolorata per le piogge torrenziali che hanno interessato diverse località, soprattutto nel Dipartimento di Alibori. Queste inondazioni hanno causato la perdita di vite umane, distrutto coltivazioni e bestiame, e ha lasciato le popolazioni povere e indigenti senza riparo. All'inizio del mese, più di 7.000 persone sono state sfollate a causa delle inondazioni nelle comunità di Kandi, Karimama e Malanville nella provincia di Alibori nel nord-est del Benin-
I Vescovi del Benin sono inoltre preoccupati per i diversi casi di suicidio specie tra i giovani. “Ricordano a tutti che la vita umana è sacra e appartiene a Dio dal concepimento al suo termine con la morte” afferma il messaggio pervenuto all’Agenzia Fides.
Infine la Conferenza Episcopale del Benin si dice “preoccupata per la promozione insidiosa e la graduale introduzione dell'omosessualità e dell'orientamento sessuale come diritti umani nella legislazione dei Paesi che aderiscono all'Organizzazione degli Stati dell'Africa, Caraibi e Pacifico (OEACP), in cambio del rinnovo degli accordi bilaterali e multilaterali per ottenere aiuti internazionale. Esorta il governo del Benin, i fedeli e gli attori della società civile a lavorare in sinergia per il rispetto delle leggi naturali”.
Il messaggio si conclude invitando i fedeli a recitare "la preghiera speciale per il Benin al termine di ogni messa, il Santo Rosario, la preghiera a San Michele Arcangelo di Papa Leone XIII e la Via Crucis". (L.M.) (Agenzia Fides 23/10/2020)
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AFRICA/EGITTO - Vigilia elettorale: i Vescovi copti esprimono “equidistanza” dai candidati e si augurano di vedere le file davanti ai seggi
 
Il Cairo (Agenzia Fides) – A poche ore dall’apertura delle urne per le elezioni parlamentari egiziane, fissate per sabato 24 e domenica 25 ottobre, diversi Vescovi copti ortodossi diffondono nelle proprie diocesi sparse in tutto il Paese delle “dichiarazioni-fotocopia” per ribadire l’equidistanza della Chiesa copta dai candidati e dalle diverse formazioni politiche, e per invitare nel contempo tutti i cittadini a dare prova del loro senso civico e del loro attaccamento alla Patria, esercitando il diritto di voto. Anba Makarios, Vescovo della diocesi copta ortodossa di Minya, ha ricordato che la partecipazione alle elezioni esprime il senso di appartenenza alla nazione, e rappresenta nel contempo un “dovere civile” e un “diritto divino”. Anba Stephanos, Vescovo copto ortodosso di Beba, nel suo messaggio pre-elettorale ha ribadito che la Chiesa non esprime preferenze per candidati o Partiti in lizza, auspicando comunque che l’affluenza alle urne sia alta, e che le file di elettori davanti ai seggi elettorali possano offrire alla comunità internazionale un’immagine concreta della forza e della coesione della nazione egiziana.
Nelle scorse settimane (vedi Fides 1/10/2020) aveva suscitato dibattiti e polemiche il caso della candidatura alle elezioni parlamentari del sacerdote copto ortodosso Paula Fouad, parroco della chiesa di San Giorgio ad al Matarya, che dovrebbe candidarsi nella lista denominata “Coalizione degli indipendenti”, nella circoscrizione elettorale che comprende anche il Cairo.
In passato, in Egitto, diversi sacerdoti e Vescovi hanno fatto parte di formazioni politiche, in quanto nella Chiesa copta ortodossa solo i monaci sono tenuti a evitare ogni impegno personale diretto sul terreno della politica.
Le votazioni per scegliere i membri della Camera dei Rappresentanti nelle diverse aree del Paese si terranno in varie fasi, e si concluderanno l’8 novembre. Alle precedenti elezioni parlamentari del 2015 – riferisce CoptsToday – 36 seggi dei 568 a disposizione erano stati assegnati a candidati copti ortodossi. (GV) (Agenzia Fides 23/10/2020)
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ASIA/KIRGHIZISTAN - Si risolve la crisi politica con un accentramento dei poteri: deluse le aspettative del popolo
 
Bishkek (Agenzia Fides) - “La rivolta scoppiata in Kirghizistan dopo le elezioni parlamentari del 4 ottobre ha la sua origine nelle evidenze di acquisto di voti, questa volta più che in passato: nei giorni precedenti alle elezioni, infatti, si poteva assistere ad una visione plastica di quanto si stesse scivolando verso la corruzione. A questo si aggiunge che l’alta soglia di sbarramento del sistema elettorale kirghiso, pari al 7%, ha dato accesso al Parlamento a solo quattro dei sedici partiti che si sono presentati alle elezioni. Si tratta, ovviamente, dei quattro gruppi vicini al presidente eletto. Questa situazione, in un sistema già in fermento, ha fatto esplodere la protesta”. E’ l’analisi rilasciata all’Agenzia Fides, da Davide Cancarini, ricercatore ed esperto di politica dell’Asia centrale, spiegando le motivazioni alla base della crisi kirghisa dei primi giorni di ottobre.
Nelle ore successive al voto, le evidenze di brogli avevano portato in piazza a Bishkek, capitale del paese centroasiatico, un nutrito gruppo di manifestanti, che chiedevano l’annullamento delle elezioni da cui risultava vincitore il filorusso Sooronbay Jeenbekov. I dimostranti hanno occupato edifici governativi e liberato politici incarcerati, tra i quali l’ex presidente Almazbek Atambayev e Sadyr Japarov, poi nominato primo ministro e presidente. A queste clamorose azioni, la polizia aveva risposto con gas lacrimogeni e granate assordanti: gli scontri avevano provocato, secondo quanto riportato dal Ministero della Salute kirghiso, un morto e 590 feriti.
La crisi è rientrata solo dieci giorni dopo le elezioni, con le dimissioni del primo ministro Kubatbek Boronov, del presidente del parlamento Dastanbek Jumabekov e dello stesso presidente eletto Jeenbekov. Tale situazione ha portato a un accentramento dei poteri nelle mani di Sadyr Japarov che, dopo essere stato nominato Primo ministro, ricopre anche il ruolo di Presidente. Secondo il dettato costituzionale kirghiso, infatti, fino all’elezione di un nuovo capo di stato, le sue funzioni devono essere svolte dal presidente del Parlamento. Se questi non può farlo, i poteri vengono trasferiti al Primo Ministro.
Spiega a tal proposito Cancarini: “Credo che la soluzione a cui si è arrivati tradisca le richieste più genuine dei manifestanti, che erano scesi in piazza chiedendo maggiore apertura del sistema democratico. Japarov, infatti, è una figura molto controversa, che non ha il sostegno di larga parte della popolazione. Quando sono scoppiate le proteste era in carcere per il sequestro di un funzionario. Inoltre, è vicino al clan dei Matraimov, una famiglia notoriamente legata a organizzazioni criminali kirghise. Al potere, quindi, c’è una figura discussa e non molto amata dal popolo: sicuramente non era questo lo scenario immaginato dai manifestanti quando sono scesi in piazza”.
Dalla caduta dell’Unione Sovietica ad oggi, il Kirghizistan ha attraversato altre due crisi: la “rivoluzione dei tulipani” del 2005 e la “seconda rivoluzione kirghisa” del 2010. In entrambe le occasioni, la popolazione era scesa in piazza per protestare contro corruzione e povertà, riuscendo ad estromettere i presidenti in carica, ma non portando, di fatto, ad un miglioramento delle condizioni del paese.
In Kirghizistan, secondo l’Asian Development Bank, il 22,4% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. In questo contesto si svolge l’operato della piccola comunità cattolica: circa 1.500 fedeli, che portano avanti numerosi progetti facendo leva su carità ed istruzione, che si focalizza particolarmente sui giovani provenienti da famiglie povere e villaggi rurali.
La comunità cattolica è organizzata attualmente in tre parrocchie nelle città di Bishkek, Jalal-Abad e Talas, ma molte piccole comunità sono distribuite nelle zone rurali del paese. I cattolici del posto possono contare sull’assistenza spirituale di sette sacerdoti, un religioso e cinque suore francescane. Nel 1997, Giovanni Paolo II fondò la Missione sui iuris, come avvenne per gli stati limitrofi dell’Asia Centrale. Nel 2006, Benedetto XVI elevò la circoscrizione al rango di amministrazione apostolica. Oltre alla maggioranza musulmana, il 7% della popolazione è di fede cristiana, di cui il 3% di confessione ortodossa. Ebrei, buddisti e altre piccole minoranze costituiscono il 3% circa della popolazione.
(LF-PA) (Agenzia Fides 23/10/2020)
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ASIA/VIETNAM - Consolare gli sfollati e portare aiuti: i Vescovi visitano le zone colpite dalle inondazioni
 
Hue (Agenzia Fides) - Esprimere solidarietà ed empatia agli sfollati, portare consolazione, speranza e aiuti materiali: con questo spirito una delegazione della Conferenza episcopale vietnamita ha visitato diverse aree del Vietnam centrale, colpite dalle recenti inondazioni. "Abbiamo pregato per le persone e con le persone colpite, esortandole affinché siano resilienti durante questi tempi di sofferenza", racconta in una nota pervenuta all'Agenzia Fides, il Vescovo Paul Nguyèn Thai Hop, alla guida della diocesi di Hà Tinh, che ha portato affetto e solidarietà alle famiglie in difficoltà nella parrocchia di Luong Van, nell'arcidiocesi di Hue. Il 21 ottobre, la delegazione dei Vescovi ha visitato le parrocchie di My Chanh e Trung Quan nella stessa arcidiocesi. "Questo è veramente un miracolo per la nostra parrocchia" ha detto il parroco di My Chanh, accogliendo una delegazione di Vescovi che si sono mostrati amorevoli, premurosi e portatori di consolazione spirituale.
Il Vescovo di Da Nang, Mons. Joseph Dang Duc Ngan, ha affermato che "le lacrime che cadono non sono dovute al dolore, alla sofferenza e alla perdita, ma alla gioia e alla felicità dei bambini, che si sentono amati dai loro genitori e da quanti consegnano aiuti umanitari con affetto e comprensione". Religiosi e religiose hanno accompagnato i Vescovi che hanno consolato le famiglie colpite.
La delegazione si è poi mossa su piccole imbarcazioni, che oscillavano sulla distesa di acqua che copre intere regioni, per raggiungere i fratelli e le sorelle della parrocchia di Trung Quan, nella diocesi di Ha Tinh, pur in condizioni atmosferiche piuttosto avverse, con pioggia e freddo.
Dopo le forti inondazioni del 16 ottobre, l'acqua sta ancora inondando varie regioni del Vietnam centrale, coprendo le case fino al tetto. Le persone qui sono ancora sotto shock perché l'alluvione è stato molto veloce e mai si era registrato un allagamento così terribile.
Racconta padre Quan Trung Quan: "Vedendo la situazione, nel cuore della notte, sentendo grida di aiuto, ha spedito in fretta i giovani del villaggio a salvare le famiglie, portandole in chiesa per trovare rifugio". Tra i luoghi più alti, ancora praticabili ci sono la chiesa, la Casa della cultura, un centro comunitario e una scuola materna. Le suore si sono alternate raccontando la tragica situazione in cui l'alluvione ha spazzato via tutto, e la gente si è ritrovata all'improvvise senza vestiti, senza cibo, senza casa. La gente è grata ai donatori che hanno portato pacchi di riso e aiuti per combattere la fame in questi giorni di difficoltà.
Ascoltando la gente e vedendo la situazione, Mons Emmanuel Nguyên Hong Son, Vescovo di di Bà Ria, parlando a nome di tutti i Vescovi vietnamiti, ha incoraggiato le persone con parole accorate, dicendo: "Nella sofferenza siate fiduciosi, resistete. Affidatevi all'amore del Signore che non vi abbandona mai. Preghiamo perchè la benedizione di Dio continui a riversarsi nei cuori di molti benefattori, che condividono i loro beni, per aiutarvi a ricostruire il vostro futuro. Dio vi ama sempre, vi ama moltissimo, e i fedeli in Vietnam e in altre parti del mondo rivolgono a Dio ferventi preghiere per voi e fanno gesti di carità fraterna per aiutarvi".
Attualmente 105 persone sono morte a causa di gravi inondazioni e smottamenti causati da settimane di forti piogge e 27 persone sono disperse. Secondo i mass-media, oltre cinque milioni sono sfollati dopo gli alluvioni che hanno sommerso oltre 178.000 case e quasi 7.000 ettari di colture.
(SD-PA) (Agenzia Fides 23/10/2020)
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AMERICA/BRASILE - Dopo 10 anni nuova fase del Progetto missionario intercongregazionale ad Haiti
 
Brasilia (Agenzia Fides) - Il 2020 segna dieci anni di vita del progetto di collaborazione missionaria tra la Chiesa del Brasile e la Chiesa di Haiti: Il "Progetto di Solidarietà Intercongregazionale" è nato dalla collaborazione della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB) e della Conferenza dei Religiosi del Brasile (CRB) con l'arcidiocesi haitiana di Port-au-Prince e la Conferenza dei Religiosi (CHR) di Haiti. Il 12 gennaio 2010 infatti Haiti ha subito il più grande terremoto della sua storia, che ha causato la morte di oltre 300.000 persone e ha lasciato più di 1 milione di senzatetto.
Di fronte a questa tragedia, la Chiesa brasiliana, attraverso i religiosi e Caritas Brasile ha dato inizio al lavoro missionario nell’isola, assicurando una presenza di solidarietà, di accoglienza e di evangelizzazione ad Haiti, inserendosi nella ricostruzione e nell’impegno di assicurare condizioni dignitose per i poveri (vedi Fides 20/9/2010; 21/2/2011; 13/5/2011).
Nel settembre 2010 la prima équipe missionaria, composta da tre religiose, venne inviata ad Haiti. Da allora hanno lavorato ad Haiti le religiose di 17 congregazioni. Attualmente sono quattro e operano in una comunità estremamente povera alla periferia di Port-au-Prince. Le religiose contribuiscono alla formazione della leadership, all'alfabetizzazione delle donne, alla cucina comunitaria, all'accompagnamento psicologico, ai laboratori d'arte musica e teatro, di taglio e cucito, di panetteria e pasta. Sono inoltre impegnate nella formazione degli adolescenti e dei giovani, e seguono circa 50 bambini in malnutrizione estrema.
Suor Fatima Kapp, consigliera del settore Missione della CRB, sottolinea che la miseria affligge senza pietà la maggior parte del popolo haitiano, l’elevata disoccupazione genera fame e violenza. Inoltre fino ad oggi, tutto è molto difficile, non esiste neanche una residenza fissa per le religiose che lavorano nei progetti. Nel settembre 2020 il termine dei 10 anni stabilito per l'attuazione del progetto è scaduto. Ma la CRB, con il sostegno della CNBB, si è assunta la responsabilità di continuare l'azione socio-pastorale nella regione e ha iniziato una nuova fase della missione intercongregazionale ad Haiti. (SL) (Agenzia Fides 23/10/2020)
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OCEANIA/AUSTRALIA - Oltre 360 scuole cattoliche coinvolte nella speciale Giornata dell'Infanzia missionaria
 
Sydeny (Agenzia Fides) - La speciale Giornata missionaria dedicata ai Bambini è stata organizzata da "Catholic Mission", direzione australiana delle Pontificie Opere Missionarie e intitolata "Socktober Day": l’iniziativa, che unisce il termine "socks" e "October", si ricollega all'espressione "sock it to something", tipica australiana, che significa "colpire". Catholic Mission invita ogni ragazzo a dare il suo contributo per risolvere le questioni sociali, attraverso il gioco del calcio: il motto del 2020 è "sock it to poverty", ovvero "dai un calcio alla povertà". I bambini australiani calciano un "sockball" (un pallone fatto con tanti calzini) realizzato a mano, sperimentando come si gioca a calcio nei paesi più poveri, laddove i ragazzi mettono insieme tanti stracci per fare una palla, giocando su campetti di terra.
Oltre 360 ​​scuole cattoliche, in rappresentanza di quasi tutte le diocesi australiane, hanno aderito al movimento "Socktober" nel 2020, contribuendo a raccogliere fondi che vanno a beneficiare i bambini bisognosi in Cambogia e in altre nazioni del mondo. Il 21 ottobre migliaia di studenti si sono cimentati e hanno messo alla prova le loro abilità calcistiche, prendendo parte alla speciale competizione nel tirare "calci di rigore" e migliorando le loro abilità in uno sport che unisce i bambini di ogni angolo del mondo.
Come afferma in una nota inviata all'Agenzia Fides Matt Poynting, di Catholic Mission, "la Giornata è stata dedicata alla celebrazione dello spirito missionario nei bambini a livello globale. Nonostante gli anni molto difficili che le scuole e le famiglie hanno vissuto, la generosità degli studenti australiani e delle loro famiglie verso chi è in forte difficoltà è fonte di ispirazione. La Giornata dell'Infanzia missionaria è un evento che aiuta a riconoscere l'impegno missionario dei bambini, che fanno del bene per i loro fratelli e sorelle all'estero, anche se significa sacrificare qualcosa di quello che hanno".
Oltre a partecipare alla celebrazione online oggi sul sito web www.socktober.org.au, molte scuole hanno scelto di ospitare i propri "Socktober Event Days", organizzando seminari o sessioni in cui si tiravano i calci di rigore sui campetti da calcio, o utilizzando altre modalità di animazione, proposte da Catholic Mission.
"Il nostro team di educatori ha messo insieme un programma per coinvolgere la testa, il cuore e le mani degli studenti, nelle loro comunità scolastiche. Il feedback degli insegnanti è che gli studenti amano davvero le attività e la riflessione che avvengono durante il programma", ha rimarcato Poynting.
Le scuole di tutta l'Australia sono nel pieno delle attività previste durante il Mese missionario, promuovendo un importante sforzo di raccolta fondi. Nel 2020 sono già stati raccolti oltre 50.000 dollari australiani per l'evento Socktober e l'obiettivo è raddoppiarli.
"Catholic Mission" è la Direzione australiana delle Pontificie Opere Missionarie. Fondata a Sydney nel 1847, Catholic Mission contribuisce a finanziare progetti pastorali e sociali per le Chiese in Africa, Asia, Oceania e Sud America, inerenti la formazione spirituale, la cura pastorale, l'istruzione, la salute, i servizi igienico-sanitari e i programmi agricoli.
(PA) (Agenzia Fides 23/10/2020)

sabato 12 settembre 2020

Agenzia Fides: Gli auguri per il Capodanno Etiopico 11 settembre

 

AFRICA/ETIOPIA - Nilo: appello al dialogo del Cardinale Cardinale Souraphiel in occasione del capodanno etiopico


 
Addis Abeba (Agenzia Fides) – “Felice anno nuovo etiope! Possa essere un anno benedetto di buon vicinato, pace, salute e prosperità!” ha augurato Sua Eminenza il Cardinale Berhaneyesus D. Souraphiel CM, Arcivescovo di Addis Abeba e Presidente della Conferenza episcopale cattolica dell'Etiopia (CBCE), in occasione del capodanno etiopico, che si è celebrato ieri, 11 settembre.
Il Cardinale ha colto l’occasione per inviare gli auguri ai Paesi limitrofi dell'Etiopia, soprattutto ora che la Great Renaissance Dam of Ethiopia (GERD ha causato una certa tensione nella regione. Con la costruzione in Etiopia della GERD, la questione delle ripartizione delle acque del Nilo si è riaccesa, perché Sudan e soprattutto Egitto temono una forte riduzione della portata d’acqua nei rispettivi territori.
“In particolare, vorrei trasmettere i miei migliori auguri per il nuovo anno al Sudan e all'Egitto. Come è noto, l'Etiopia sta costruendo una diga, chiamata Great Renaissance Dam of Ethiopia (GERD), sul fiume Abay, noto anche come Nilo Blu, che sfocia per unirsi al Nilo Bianco a Omdurman (Khartoum) e continua il suo viaggio in Egitto e finisce nel Mar Mediterraneo. L'acqua è vita e, come tale, è giusto che i tre Paesi: Etiopia, Sudan ed Egitto le diano un grande valore” afferma il Cardinale Berhaneyesus che ha sottolineato l'importanza del dialogo per risolvere la questione.
A questo proposito ha ricordato ai Paesi vicini il messaggio di Papa Francesco il 15 agosto 2020. “Seguo con particolare attenzione la situazione delle difficili trattative sulla questione del Nilo tra Egitto, Etiopia e Sudan” ha detto il Santo Padre. “Invito tutte le parti a continuare sulla via del dialogo, affinché il “Fiume Eterno” continui a essere una linfa di vita che unisce e non divide, che nutre sempre amicizia, prosperità, fratellanza e mai inimicizia, incomprensione o conflitto. Sia il dialogo, cari fratelli dell’Egitto, dell’Etiopia e del Sudan, sia il dialogo la vostra unica scelta, per il bene delle vostre care popolazioni e del mondo intero”. “
Il Cardinale Berhaneyesus conclude ringraziando “per tutti gli sforzi delle organizzazioni internazionali, in particolare dell'Unione africana, che stanno facilitando tali dialoghi. La posizione dell'Unione africana: i problemi africani con le soluzioni africane sono incoraggianti. E possa Dio continuare a proteggerci dalla pandemia di Covid-19”. (L.M.) (Agenzia Fides 12/9/2020)

venerdì 19 giugno 2020

Agenzia Fides 19 giugno 2020

  EUROPA/ITALIA - Missionari Comboniani: contempliamo il Cuore di Gesù aprendo i nostri cuori al mistero del suo amore
 
  AFRICA/MOZAMBICO - “Si ponga fine alla atrocità e alle violenze a Cabo Delgado”: l’appello dei Vescovi
 
  AFRICA/SUDAFRICA - Covid-19: dopo la morte della quinta religiosa, un convento trasformato in struttura di quarantena
 
  AFRICA/EGITTO - La pandemia non ferma le iniziative per promuovere pellegrinaggi lungo il “Cammino della Sacra Famiglia”
 
  ASIA/PAKISTAN - Obbligatoria l'istruzione coranica nelle università del Punjab: i cristiani disapprovano
 
  ASIA - La violenta contesa tra India e Cina mette a rischio la "pax asiatica"
 
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lunedì 11 maggio 2020

Agenzia Fides 11 maggio 2020

EUROPA/ITALIA - Oggi come ieri: i Camilliani in prima linea nell’emergenza Covid-19
 
Roma (Agenzia Fides) – “Sentimenti semplici come prossimità, compassione, comprensione, vicinanza, collaborazione, amore, che si mostrano attraverso uno sguardo, un sorriso, una carezza, un abbraccio, tutte cose che oggi, in questo isolamento forzato, ci sembra impossibile fare, vengono tenuti vivi dai Ministri degli Infermi, Camilliani.” Inizia così la testimonianza inviata all’Agenzia Fides da Luciana Mellone, responsabile dell’Archivio Storico della Casa Generalizia dei Camilliani a Roma.
“In questi giorni – scrive - i Camilliani sono in prima linea nell’emergenza Covid-19, ancora una volta mettendo a rischio la loro vita per proteggere la nostra, e spesso accompagnando le persone nel trapasso in un momento in cui le stesse venivano private della possibilità del conforto e della vicinanza dei loro familiari.”
Appena è scoppiata la pandemia Covid-19, il Camillian Disaster Service International (CADIS) Foundation, istituito come Task Force per far fronte alle catastrofi naturali e alle emergenze socio-sanitarie, si è mobilitato per portare assistenza alle popolazioni più vulnerabili.
“Di fronte alla precarietà della vita e al bisogno urgente di cibo – spiega la Mellone - il dilemma per molte popolazioni è scegliere tra morire di fame in casa o rischiare la morte per il coronavirus uscendo a guadagnare il pane.”
Per evitare una possibile crisi umanitaria, CADIS International, in collaborazione con la grande famiglia Camilliana, ha attivato un programma per fornire kit alimentari che consentano la sopravvivenza durante questi periodi di isolamento e contribuiscano a chiudere le linee di possibile trasmissione del contagio.
La dedizione dei Ministri degli Infermi non è cambiata nelle varie situazioni: malati di lebbra in Cina, Tailandia, Filippine, Africa, Brasile, o nei confronti dei malati di TBC, e ancora verso i pazienti affetti dall’ HIV/ AIDS ed Ebola, e nelle varie guerre dei secoli scorsi.
(LM/AP) (Agenzia Fides 11/5/2020)
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AFRICA/ZIMBABWE - “Spero che emergeremo dalla quarantena consapevoli del valore della solidarietà” auspica un sacerdote
 
Harare (Agenzia Fides) – “La pandemia causata dal coronavirus, in una certa misura, ci ha costretto ad un personale piccolo esilio, lontano dai nostri amici e a volte dalle nostre famiglie” scrive p. Keto Sithole, sacerdote dello Zimbabwe, in una nota di riflessione su come la quarantena per il Covid-19 stia avendo un impatto sulla vita della sua comunità di fedeli.
“I sacerdoti non sono sempre in grado di soddisfare i bisogni spirituali dei membri della comunità loro affidata, il momento più doloroso è rappresentato dall’assenza di funerali pubblici per coloro che sono tornati alla Casa del Padre” sottolinea con dolore p. Sithole, che opera presso la St Marys a Lukosi.
“Una grande lezione che abbiamo tratto da questo periodo è stata la scoperta che le relazioni contano più delle riunioni. Abbiamo avuto modo di trascorrere del tempo con le persone vicine e lontane (per telefono), vedendole per come sono, il che è estremamente gradevole. Questo è quello che credo che Gesù voglia che accada. Troppo spesso, siamo impegnati con i nostri desideri senza pensare seriamente agli altri a meno che non possiamo trarre da loro un vantaggio”. “Durante la quarantena, abbiamo la possibilità di pregare per gli altri e di sostenerli, semplicemente attraverso una normale telefonata pastorale e le chat. La più grande sfida è stata quella di raggiungere la maggior parte dei miei parrocchiani che non possiedono cellulari. Sono sempre stati nelle mie preghiere perché non perdano la fede e la speranza”.
Dal punto di vista liturgico p. Sithole sottolinea che “come la maggior parte delle chiese di tutto il mondo, la missione St Marys a Lukosi, dove attualmente sto lavorando, è stata chiusa. I laici non sono in grado di riunirsi e i sacerdoti non sono in grado di incontrarli mentre la nazione si prepara alla potenziale peggiore crisi sanitaria, a giudicare da come il virus ha devastato Paesi con migliori strutture mediche del nostro”.
“Mentre i figli d'Israele hanno gridato a Dio per essere salvati, facciamo anche noi appello a Dio non dai soliti luoghi di preghiera ma dai posti di quarantena, dalle nostre case, da soli o con i nostri cari” invoca il sacerdote, che conclude con la speranza che “quando emergeremo da questa chiusura, noi tutti avremo riscoperto quei valori essenziali della comunità, prendendosi cura dei bisognosi e del mondo come auspica Papa Francesco in Laudato Sì”. (L.M.) (Agenzia Fides 11/5/2020)
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CONGO RD - I missionari in aiuto delle "donne-portatrici", per sottrarle a una vita di sofferenza e schiavitù
 
Bukavu (Agenzia Fides) - Garantire piccoli prestiti per sottrarre le donne-portatrici da una vita di sofferenze e fatiche inaudite: è questo il progetto lanciato dai Padri Bianchi (chiamati anche Missionari d'Africa) nella Repubblica Democratica del Congo a sostegno dell'associazione «Femme Debout» («Donna in piedi»). A Bukavu, la capitale del Sud del Kivu (regione altamente instabile nella quale operano numerose milizie ribelli), centinaia di donne, provenienti dai quartieri più poveri e disagiati, a spalle trasportano al mercato il materiale scaricato dai battelli al porto. Il pesante lavoro di facchinaggio implica il caricarsi enormi sporte sulle spalle e facendo decine di viaggi dal porto al mercato e viceversa. Ricevono pochissimo, 300 franchi congolesi, pari a 16 centesimi di euro, per recapitare 150 kg di merce. Una via crucis estenuante e senza fine che ne mina la salute. Ogni giorno lo stesso calvario.
Centocinquanta donne, tra le più povere e vulnerabili, si sono riunite a hanno fondato «Femme Debout», un gruppo di mutuo-soccorso che si prefigge di aiutare le socie ad avviare una piccola attività commerciale, più sicura e remunerativa, e meno gravosa, rispetto al lavoro di portatrice. A turno, venti donne ricevono ciascuna un prestito che si impegnano poi a restituire entro sei mesi. Con questa somma (piccola per l’Europa, grande per l’Africa) allestiscono piccoli chioschi, un banco dove vendere frutta e verdura.
"Le facchine – spiega a Fides Angèlique Kasi, la leader dell’associazione - si spezzano la schiena al mercato e sono considerate alla stregua di schiave. Vengono maltrattate e marginalizzate. La decisione di mettersi assieme e avviare un’attività di micro-credito ha permesso di rompere questo circolo vizioso di sfruttamento e miseria. Al momento tutte le socie che hanno ricevuto il prestito lo hanno regolarmente rimborsato nei termini e nei tempi concordati. Ma occorre fare molto di più".
I Padri Bianchi si sono impegnati a sostenere questo progetto, avviato e gestito dalla società civile congolese. "Metteremo a disposizione dell’associazione “Femme Debout” 4-5mila euro – spiega a Fides padre Alberto Rovelli, missionario italiano a Bukavu -. A loro volta loro daranno a ciascuna donna tra i 70 e gli 80 euro. Le donne poi li restituiranno. La nostra non vuole essere un’iniziativa paternalista, ma un progetto che responsabilizza le donne e le aiuta a cambiare il loro destino".
I Missionari d'Africa si dedicano principalmente all'apostolato missionario presso le popolazioni non evangelizzate, alla cooperazione e allo sviluppo delle Chiese locali. Sono presenti in numerosi paesi africani, sia nell'area del magreb, sia nell'Africa sub sahariana, tra i quali Kenya, Niger, Nigeria, Ruanda, Congo Rd e molti altri. (EC) (Agenzia Fides 11/5/2020)

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AFRICA/EGITTO - Papa Francesco telefona al Patriarca copto Tawadros: chiediamo insieme che Dio abbia misericordia del mondo
 
Il Cairo (Agenzia Fides) – Una telefonata al Patriarca copto Tawadros II per confermare la vicinanza alla Chiesa copta e a tutto il popolo egiziano, e rinnovare la promessa di pregare ogni giorno l’uno per l’altro. Così Papa Francesco, nella giornata di domenica 10 maggio, ha voluto manifestare in modo semplice e diretto la sua partecipazione alla giornata dell’amore fraterno tra la Chiesa copta ortodossa e la Chiesa di Roma, celebrata ogni anno nell’anniversario dei viaggio compiuto a Roma dal Patriarca Tawadros nel 2013 per incontrare per la prima volta lo stesso Papa Francesco. Il Patriarca copto ortodosso – riferiscono media egiziani – si è riferito al tempo presente (segnato anche in Egitto dalla pandemia da Covid-19) con la frase di San Paolo in cui l’Apostolo delle Genti ricorda che «tutte le cose cooperano al bene di coloro che amano Dio»(Rm 8, 28).
Al termine della conversazione, Papa Francesco e Papa Tawadros hanno anche condiviso la supplica a Dio affinché abbia Lui misericordia della Chiesa, dei credenti e del mondo intero.
Trai Capi delle Chiese d’Oriente, Papa Tawadros è stato quello più deciso nel sostenere con forza la ricerca di una data comune per le solennità liturgiche pasquali, attualmente celebrate in giorni diversi dalle varie Chiese e comunità di battezzati (vedi Fides, 20/5/2019). La sollecitazione a unificare la data di celebrazione della Pasqua – come ha riferito a suo tempo l'Agenzia Fides - era già stata espressa dal Patriarca copto in una lettera inviata nel maggio 2014 a Papa Francesco, in occasione del primo anniversario del loro incontro in Vaticano. Tawadros, a capo della Chiesa cristiana numericamente più consistente tra quelle presenti nei Paesi arabi, era tornato a proporre la questione anche nel novembre 2014, intervenendo a Vienna alle celebrazioni per il cinquantesimo anniversario della Fondazione Pro-Oriente.
Nel giugno 2015, anche Papa Francesco aveva espresso la disponibilità della Chiesa cattolica a stabilire una data fissa per la Pasqua, «in modo che possa essere festeggiata nello stesso giorno da tutti i cristiani, siano essi cattolici, protestanti o ortodossi». L'unificazione delle date di celebrazione della Pasqua di Resurrezione è un'urgenza particolarmente sentita in Africa del Nord e in Medio Oriente, dove convivono nello stesso territorio Chiese e comunità cristiane che fissano il giorno di Pasqua in maniera difforme, avendo come criterio di riferimento le une il Calendario Giuliano e le altre quello Gregoriano. (GV) (Agenzia Fides 11/5/2020)
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ASIA - I Vescovi dell'Asia: i cristiani uniti alle altre religioni nella Giornata di digiuno, preghiera e carità del 14 maggio
 
Yangon (Agenzia Fides) - "Incoraggiamo tutti i fedeli cristiani in Asia a vivere fruttuosamente, generosamente e con speranza la Giorno di digiuno, preghiera e carità prevista in tutto il mondo il 14 maggio, per chiedere la liberazione dalla pandemia. Guardiamoci l'un l'altro. Uniamoci come leader religiosi e come credenti in Dio in tutto il mondo": è l'appello lanciato dal Cardinale Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon e Presidente delle Conferenze Episcopali del'Asia. Nel messaggio inviato a Fides, le Chiese dell'Asia aderiscono, in tal modo, alla “Giornata di preghiera, digiuno e opere di carità”, indetta a livello universale dall’Alto Comitato per la Fratellanza umana, per chiedere a Dio di proteggere l’umanità dalla pandemia da coronavirus. L’appello è stato rilanciato da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al Azhar, Sheikh Ahmed al Tayyeb.
"La pandemia di Covid-19 nel mondo è ora una 'tempesta perfetta'. Sfida i nostri modi di vivere, lavorare e festeggiare. E' un tempo di prova per tutti, specialmente perdisoccupati, lavoratori migranti, indigenti e fasce di popolazioni emarginate", rileva l'Arcivescovo Bo.
"Nella maggior parte dei paesi asiatici ora si vivono restrizioni. Le scuole sono chiuse, le fabbriche sono chiuse, i mercati stanno esaurendo le scorte, i viaggi sono vietati. Eppure, con un'incredibile follia, i conflitti continuano", prosegue la nota inviata a Fides.
Aggiunge il testo: "Molte persone chiedono: quando finirà tutto questo per tornare alla normalità? La risposta alla domanda è che non finirà, non solo nel senso che le cose non saranno più le stesse. L'Asia ha vissuto molti conflitti, guerre e crisi senza fine, lo Tsunami, il ciclone Nargis e frequenti tifoni devastanti. Ogni crisi ci ha lasciato cambiati. Questa volta tutti i paesi del mondo sono interessati e la pandemia lascerà il nostro mondo profondamente cambiato. La politica cambierà. Le relazioni internazionali saranno diverse".
Rileva il Card. Bo: "Una catastrofe che colpisce oltre 200 paesi cambia il mondo. È come una guerra mondiale. Anche se Covid-19 può essere contenuto in pochi mesi, l'eredità vivrà con noi per decenni. Interesserà il modo in cui vediamo e comprendiamo la comunità, cambierà il modo in cui ci connettiamo, come viaggiamo, come costruiamo le nostre relazioni. Se i governi non affrontano la sfida, perderanno la fiducia dei loro popoli".
In questa crisi, si vedono gli elementi-chiave di una buona leadership: dare indicazioni, creare significato ed empatia, assumendosi le responsabilità e proteggendo e includendo i poveri e i deboli, i vulnerabili: "In una crisi come questa, i veri leader sfruttano le loro opportunità per creare fiducia", non ansia e terrore, rileva la nota.
Oggi ci si chiede: "Perché abbiamo permesso così tanta divisione nel mondo? Perché tante aree dell'Asia sono soggette a conflitti ? Perché abbiamo in Asia le guerre più lunghe del mondo? Osservando la nostra storia fino ad ora,perché non sono stati creati legami più forti quando ne abbiamo avuto la possibilità? Perché milioni di persone devono migrare all'estero, solo per poter vivere? Possiamo allora costruire un'economia inclusiva, che metta la dignità della persona al primo posto? Possiamo avere una solidarietà tenace e un desiderio per il bene comune fondato sul rispetto?"
In questo momento, sottolinea il Cardinale, occorrono pazienza, energia e intelligenza: "Questo è il momento di organizzare saggiamente le nostre vite e energie; un tempo per alimentare la nostra immaginazione e intelligenza e prepararsi per un nuovo mondo. È tempo di capire che dipendiamo gli uni dagli altri e di imparare a lavorare insieme, condividendo le responsabilità e apprezzando la solidarietà. Soprattutto, questo è un momento per mettere da parte l'odio e le armi e affrontare il nemico comune che sta attaccando tutta l'umanità".
"La pandemia ci offre un tempo per incoraggiarci a vicenda, un tempo di solidarietà con le persone vulnerabili e un tempo per pregare per capire cosa sta succedendo nel nostro mondo", dice il testo, motivando così l'adesione alla speciale Giornata di preghiera e digiuno del 14 maggio. "In tutta l'Asia, molte persone sono ferite, fisicamente, emotivamente, finanziariamente e spiritualmente. E' il momento di portare nel nostro mondo la bontà, la misericordia e l'amore di Dio", conclude il Presidente della FABC, appellandosi all'unità, alla solidarietà e alla fraternità di tutte le comunità religiose in Asia.
(PA) (Agenzia Fides 11/5/2020)
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ASIA/SINGAPORE - Il matrimonio cattolico si celebra solo "in presenza" e non tramite piattaforme online, in tempo di pandemia
 
Singapore (Agenzia Fides) - L'Arcidiocesi di Singapore ha rifiutato la possibilità di celebrare e dunque convalidare un matrimonio tramite il collegamento su una piattaforma online. La soluzione, in tempi di Covid-19, è prevista dalla nuova legge intitolata "Misure temporanee per la celebrazione e la registrazione dei matrimoni", approvata in Parlamento il 5 maggio, per le nozze civili. Secondo la legge, la celebrazione dei matrimoni civili, durante la pandemia di Covid-9, può avvenire virtualmente tramite un collegamento video in diretta degli sposi, degli ufficiali civili e dei testimoni. Il procedimento vale anche per le registrazioni ufficiali delle nozze, in sede civile. La nuova legge dovrebbe entrare in vigore già dalla seconda metà di maggio, come reso noto dal Ministero dello sviluppo sociale e familiare.
Alla luce della nuova legge, l'Arcidiocesi di Singapore ha espresso la posizione per la celebrazione del rito del matrimonio religioso. La nota dell'Arcidiocesi, pervenuta a Fides, rimarca "l'importanza dell'interazione fisica delle persone che celebrano il sacramento del matrimonio e di altri sacramenti". Citando Papa Francesco, nella sua omelia del 17 aprile 2020, si ricorda che "la Chiesa, i Sacramenti, il Popolo di Dio sono concreti". Ma, pur apprezzando gli sforzi delle autorità per rendere il matrimonio accessibile alle coppie in questo momento difficile, la Chiesa cattolica di Singapore non celebrerà nè registrerà i matrimoni tramite collegamento video, afferma la nota.
"Il nostro obiettivo è aiutare le nostre coppie a celebrare di persona questo sacramento, osservando tutte le direttive sanitarie e le misure di allontanamento sociale attuate dalle nostre autorità sanitarie", si afferma. La presenza degli sposi, del sacerdote, dei testimoni, dev'essere reale. La rete Internet può, invece, diventare un mezzo utile per raggiungere famiglie allargate e amici che desiderano unirsi alla celebrazione in tempo reale, afferma la circolare. In tal modo, nota la Chiesa, si possono rispettare sia le esigenze e il significato profondo del matrimonio canonico nel rito religioso cattolico, consentendo alle famiglie e agli amici di assistere a questa felice occasione, osservando requisiti di sicurezza e salute.
La popolazione di Singapore è di 5,7 milioni, di cui circa 383.000 sono cattolici (9% della popolazione).
(SD-PA) (Agenzia Fides 11/5/2020)
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AMERICA/EL SALVADOR - I Vescovi: "Evitare il licenziamento dei lavoratori, è il momento in cui dobbiamo aiutarci l'un l'altro come fratelli"
 
San Salvador (Agenzia Fides) - La Conferenza episcopale salvadoregna, attraverso una dichiarazione intitolata "Un paese secondo il cuore di Dio" chiede ai datori di lavoro di evitare il licenziamento dei lavoratori o la sospensione dei loro contratti, approfittando del fatto che non possono recarsi al posto di lavoro perché sono in quarantena. "Agire in questo modo non è umano, e tanto meno cristiano, oggi è il momento in cui dobbiamo aiutarci l'un l'altro come i fratelli che siamo" si legge nella dichiarazione dei Vescovi inviata a Fides.
Esortano poi lo Stato, nei suoi tre organi, esecutivo, legislativo e giudiziario, a lavorare insieme, facendo il massimo sforzo per portare avanti il popolo, in questo momento critico della nostra storia a causa degli effetti del coronavirus. In questo senso, i Vescovi ricordano l'importanza di proteggere tutti i salvadoregni, in particolare i più poveri e i più vulnerabili, salvaguardando tutti i loro diritti individuali.
"Come Pastori di un popolo sofferente ed eroico, esortiamo sia i nostri leader, a tutti i livelli, sia i responsabili delle micro, piccole, medie e grandi aziende, a cercare soprattutto il bene delle persone. E, come abbiamo detto tante volte, una condizione fondamentale è che si cerchi il bene comune della società, in un clima di rispetto, dialogo sereno e un vero senso patriottico".
I Vescovi concludono il loro messaggio insistendo sul fatto che se la minaccia di questa pandemia è grave, forse c'è un pericolo ancora maggiore che si nasconde in noi: "il virus dell'indifferenza" di fronte al dolore dei fratelli e delle sorelle più deboli. A questo proposito, ricordano quanto afferma Papa Francesco: "Non lasciare nessuno indietro".
(CE) (Agenzia Fides 11/05/2020)
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OCEANIA/AUSTRALIA - Le Pontificie Opere Missionarie: campagna #WeAreStillHere per sostenere il Fondo POM per il Covid-19
 
Sydney (Agenzia Fides) – “La Chiesa è chiamata ad ascoltare l’appello di Papa Francesco per rispondere e usare le proprie risorse e le proprie reti, riflettendo sulle conseguenze economiche e sociali della pandemia. La Chiesa può offrirsi come un sicuro punto di riferimento al mondo, che è smarrito di fronte ad un evento inaspettato. Come Catholic Mission abbiamo lanciato la campagna #WeAreStillHere per sostenere il Fondo POM Covid-19”. Lo afferma P.Brian Lucas, Direttore nazionale di "Catholic Mission", ovvero l'ufficio australiano delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Australia, in una intervista all’Agenzia Fides, riflettendo sulle ripercussioni della pandemia sulla vita della Chiesa nel Nuovissimo continente e sulla risposta che è stata lanciata attraverso il Fondo di Emergenza Covid.19 delle POM, voluto dal Papa.

In che modo la pandemia interpella missione della Chiesa nel vostro Paese?

La Chiesa è stata chiamata attraverso le necessità della pandemia a rifocalizzare le sue priorità, a collaborare in modo più ampio con altre Chiese e organizzazioni secolari, per esprimere amore e preoccupazione per l'intera famiglia umana nel contesto locale e globale. L'effetto diretto sui paesi più ricchi colpiti dalla pandemia ha portato alla luce le sfide significative affrontate da coloro che si trovano in contesti missionari. Ciò ha offerto un'opportunità di dialogo e collaborazione più ampi che mai.
In Australia ciò ha messo in luce l'urgente necessità che la Chiesa risponda ai più vulnerabili della comunità facendo pressione su governi e autorità locali, per far si che sia ascoltata la voce dei più deboli. I cattolici australiani hanno fatto spontaneamente offerte per sostenere le missioni estere colpite da Covid-19.

Come sta funzionando il Fondo speciale di emergenza POM per le vittime di coronavirus nel suo paese? Che tipo di iniziative sono state avviate con quel Fondo?

Le POM dell’Australia sono particolarmente impegnate nel facilitare risposte innovative a livello locale e globale, per essere veramente missionarie nella nostra risposta alla pandemia senza precedenti, attraverso una serie di iniziative a largo raggio come queste:
- coinvolgimento del popolo australiano nell’evoluzione internazionale del Covid-19 vissuta dalla Chiesa missionaria globale, attraverso la nostra campagna #WeAreStillHere per sostenere il Fondo POM Covid-19.
- coinvolgimento dei genitori della scuola cattolica australiana, che sono a casa con i loro figli, in un viaggio missionario con particolare attenzione al Covid-19, in vista del Mese Missionario Mondiale, attraverso un innovativo impegno online per costruire comunità missionarie di preghiera, advocacy e raccolta fondi.
- raggiungere i nostri partner missionari in tutto il mondo per identificare i bisogni reali e aiutare le Chiese locali nello sviluppo di risposte efficaci e adeguate.
- condivisione delle risorse intellettuali tra le principali agenzie e congregazioni religiose locali e internazionali, come Caritas Internationalis, Gesuiti, Verbiti, Maristi, per consentire alle informazioni di fluire tra le agenzie per avere il massimo impatto su tutte le reti.
- Catholic Mission ha inviato 25.000 USD di offerte spontanee dei fedeli al fondo di emergenza.
- Catholic Mission ha rinnovato il suo appello ai donatori invitandoli a riflettere sulle esigenze dei territori di missione.

Ci sono esperienze che esprimono in questo momento il rapporto tra carità ed evangelizzazione?

Il ruolo dell'evangelizzazione in questo momento è quello di ascoltare l’appello del Papa "per esprimere la preoccupazione e l'amore della Chiesa per l'intera famiglia umana di fronte alla pandemia di Covid-19". La risposta dell'Australia è stata raccontare la storia dei missionari nel mondo attraverso la campagna #WeAreStillHere, come quella di Suor Stan, in Ghana, che ha condiviso le sue lotte per cibo e risorse per sostenere la Casa di Nazareth per i bambini di Dio.
Il popolo australiano ha risposto con fede e generosità, offrendo un sostegno finanziario congruo per lo speciale Fondo Covid-19. I sostenitori regolari del lavoro delle POM Australia sono stati contattati personalmente e la loro risposta orante ha dimostrato un grande zelo missionario che ha fornito incoraggiamento e solidarietà alle comunità più povere e più colpite in questi tempi incerti.
(SL-PA) (Agenzia Fides 11/5/2020)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

The Chosen ...é sufficiente per me...posso fare molto con questo ..

Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occ...