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venerdì 29 maggio 2020

Agenzia fides 29 maggio 2020

AFRICA/KENYA - “Il Vangelo è attualizzato attraverso la carità” dice il Direttore Nazionale delle POM nel Kenya a rischio fame per il blocco da COVID-19
 


Nairobi (Agenzia Fides) – “La pandemia da COVID 19 ha influenzato negativamente la vita sociale, economica e religiosa, a causa della chiusura dei movimenti in entrata e in uscita da Nairobi, Mombasa, e dalla contee di Kwale e Kilifi, e del coprifuoco dall'alba al tramonto che è stato imposto il 27 marzo come misure di contenimento per frenare la diffusione del Coronavirus in Kenya” dice all’Agenzia Fides p. Bonaventure Luchidio, Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Kenya.
“Questa situazione ha messo la maggioranza dei keniani che vive nei settori informali a rischio fame e malnutrizione. Questo perché il 48% della popolazione keniana vive di guadagni giornalieri nel settore informale. Quelli che hanno un impiego fisso hanno dovuto sopportare la riduzione dei salari fino al 50%, mentre ad altri è stato concesso un congedo non retribuito indeterminato. Queste circostanze hanno come conseguenza due problemi principali: la fame e lo stress nelle famiglie.” afferma p. Luchidio.
“Anche la Chiesa- dice il Direttore Nazionale delle POM- risente della situazione perché dipende interamente dalle offerte della domenica per realizzare le proprie attività e mantenere i sacerdoti. Coloro che vivono nelle aree rurali sopportano il peso maggiore perché, a parte la mancanza dei beni di base, la comunità in quelle aree guarda ai sacerdoti e ai religiosi per il sostegno spirituale e il sostentamento materiale. I sacerdoti devono interagire in modo creativo con i parrocchiani condividendo il poco che ricevono dalle persone di buona volontà”.
Il Fondo speciale di emergenza delle POM è quindi un’iniziativa più che benvenuta in Kenya. P. Luchidio dice che “il Fondo in primo luogo serve a sostenere le diocesi e i sacerdoti e i religiosi che sono rinchiusi in case e che stanno sperimentando la fame, dando loro l'opportunità di contattare i fedeli in difficoltà nelle loro parrocchie in cerca di cibo”.
“In secondo luogo, il Fondo aiuta le diocesi a pagare il personale che è stato mandato a casa in congedo non retribuito perché le diocesi non possono sostenere con i loro stipendi ogni mese. È diventato difficile per i Vescovi gestire i loro segretariati a causa di fondi insufficienti per pagare il personale” dice p. Luchidio.
“In terzo luogo, i fondi aiuteranno a rendere le chiese conformi ai protocolli governativi in modo che, quando verrà annunciata la loro riapertura saranno in grado di tenere le celebrazioni secondo le linee guida del Ministero di Salute”.
P Luchidio dice che “la Conferenza Episcopale ha lanciato un programma di raccolta chiamato “adotta un programma familiare” in cui una famiglia mantiene un'altra famiglia che ha bisogno di cibo. A seguito dell'appello dei Vescovi, le persone di buona volontà si sono organizzate. Siamo toccati dalle diverse forme di coesione sociale e solidarietà; le persone hanno aperto le loro case per accogliere i vicini bisognosi che non sono stati in grado di pagare l'affitto, altri hanno raccolto razioni alimentari per famiglie affamate. Alcuni hanno persino fatto di tutto per sostenere i sacerdoti in aree remote in modo che questi possano raggiungere le famiglie bisognose”. “Questi atti di carità e solidarietà hanno toccato il cuore di così tante persone e fatto capire loro che il Vangelo è attualizzato attraverso la carità” sottolinea p. Luchidio.
“Questa esperienza ci ha insegnato che in effetti è possibile nutrire 5000 persone con 5 pagnotte di pane e due pesci” conclude il Direttore Nazionale delle POM in Kenya. (L.M.) (Agenzia Fides 29/5/2020)
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AFRICA/MOZAMBICO - “Cabo Delgado è diventato il palcoscenico di una guerra misteriosa e incomprensibile” denunciano i Vescovi
 


Maputo (Agenzia Fides) - “Siamo profondamente preoccupati per il peggioramento della situazione a Cabo Delgado che è diventato il palcoscenico di una guerra misteriosa e incomprensibile” affermano in un comunicato giunto all’Agenzia Fides, i Vescovi della Provincia Ecclesiastica di Nampula, nel nord del Mozambico, regione sconvolta dalle violenze di gruppi jihadisti (vedi Fides 31/3/2020 e 16/4/2020).
“La guerra iniziata dall'ottobre 2017, si sta diffondendo in tutta la Provincia e con essa molte altre forme di violenza e violazione dei diritti umani, deteriorando le condizioni di vita già precarie e causando grandi sofferenze alle popolazioni” denunciano i Vescovi.
“Le drammatiche conseguenze di questa crisi sono evidenti: incendi di villaggi, distruzione di infrastrutture economiche e sociali, popolazioni spaventate e affamate, famiglie in fuga, confuse e disorientate senza sapere dove cercare riparo e protezione” afferma la dichiarazione. “E come se ciò non bastasse, la stessa provincia di Cabo Delgado, già così duramente colpita, è purtroppo diventata, in Mozambico, l'epicentro dello scoppio della pandemia globale causato dal Covid-19”.
“Come pastori, vogliamo esprimere la nostra vicinanza e solidarietà con tutti i nostri fratelli e concittadini a Cabo Delgado e, allo stesso tempo, incoraggiarli a non perdere mai il coraggio e la speranza in tempi migliori. Gesù Cristo risorto e vincitore delle forze del peccato e della morte, ci assicura che l'odio, la distruzione e la morte non hanno l'ultima parola, ma la vittoria della vita, della giustizia e dell'amore” dicono i Vescovi che esprimono apprezzamento e riconoscimento “a tutti coloro che, dentro o fuori, prendono e moltiplicano le iniziative per mitigare la sofferenza delle persone.
I Vescovi raccomandano infine i fedeli della provincia di Cabo Delgado a non allentare le precauzioni necessarie per prevenire l'ulteriore diffusione del Coronavirus. “Per amore della vita, nostra e altrui, tutti dobbiamo osservare rigorosamente le misure di contenimento indicate dalle autorità sanitarie e dal nostro governo”. (L.M.) (Agenzia Fides 29/5/2020)
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AFRICA/ERITREA - I Lazzaristi accanto ai piccoli di ogni religione, sulle orme di san Giustino
 
Hebo (Agenzia Fides) - Sono vicini ai bambini da 73 anni. Li nutrono, li vestono, li aiutano a crescere e poi li inseriscono nella comunità di origine. Dal 1947, in Eritrea, i padri vincenziani (missionari Lazzaristi), insieme alla suore Figlie della Carità, non hanno mai smesso di stare vicino ai più piccoli, in particolare quelli più poveri e dimenticati. Senza chiedere nulla in cambio, anzi, rispettando le loro culture e le loro tradizioni.
Il progetto, che fin dall’inizio si chiama «Salvavita», affonda le radici nella storia. I padri Lzzaristi arrivano in quella che allora si chiama Abissinia nel 1839 sulle orme della predicazione di San Giustino de Jacobis. Creano strutture, aiutano la povera gente. Finché alla guida della congregazione non viene nominato un religioso francese. Le autorità coloniali italiane temono che i religiosi possano lavorare a favore della Francia, allora potenza nemica. I lazzaristi vengono così costretti a lasciare l’Eritrea, ma il loro ricordo non svanisce. E non si allenta neppure il legame tra la congregazione e il piccolo Paese. Negli anni Trenta, quando scoppia la guerra contro l’Etiopia, numerosi lazzaristi sono chiamati a servire come cappellani nell’esercito italiano. Si stringe nuovamente un rapporto con l’Eritrea.
Alla fine della Seconda guerra mondiale, una parte di essi decide di non tornare in Italia. «La situazione nel Paese è delicata - spiega a Fides Joseph Zeracristos, Lazzarista eritreo - la gente è poverissima. Molte mamme muoiono durante il parto e i bambini rimangono soli. Nel 1947 decidono, insieme alle suore Figlie della carità, di prendersi cura di questi piccoli. I primi quattro neonati vengono ospitati al primo piano della loro comunità».
Parte così il progetto «Salvavita» che, da allora, non si è mai fermato. «L’Eritrea è una nazione piccola e orgogliosa, ma anche molto povera – continua padre Zeracristos -. Nel tempo, purtroppo, la situazione sanitaria non è migliorata. Fatta eccezione per un breve periodo negli anni Novanta, dopo la fine della guerra civile, nel quale il governo ha creato molte strutture sanitarie, la condizione delle mamme è sempre stata molto precaria».
I religiosi e le religiose hanno così continuato a ospitare nella loro struttura di Hebo (la città nella quale sorge il santuario intitolato a San Giustino de Jacobis) ospitano ogni anno tra i 38 e i 45 bambini. Inizialmente li accudivano fino al 18° anno di vita, poi la decisione di curarli fino ai 6 anni e reintrodurli nelle loro comunità. «Arrivano bambini di famiglie ortodosse, musulmane, cattoliche – continua il padre Lazzarista -, noi li ospitiamo tutti, ma abbiamo sempre rispettato la loro cultura e la la loro fede. Se sono musulmani non li battezziamo, se sono ortodossi rispettiamo e accompagniamo la loro confessione di fede. Una volta reinseriti nelle loro comunità ci penseranno i parenti a formarli alla loro fede. Noi, una volta in famiglia, li seguiamo e li aiutiamo comunque».
Ogni anno, nel corso della festa di San Giustino de Jacobis (30 luglio), molti padri e figli tornano a Hebo sobbarcandosi anche viaggi lunghi per ringraziare i padri Lazzaristi per il sostegno dato loro. Ma qual è il segreto di questo progetto così longevo? «Ci sono tanti elementi - conclude padre Zeracristos -. Intanto direi che non è il progetto di un singolo missionario, ma della nostra intera comunità Lazzarista eritrea. Dal 1947 è la comunità a farsene carico e a portarlo avanti. In secondo luogo, direi che è importante la generosità di molti italiani che, attraverso il sostegno a distanza, ci aiutano ad accudire i piccoli. Noi non abbandoneremo mai i piccoli. Staremo loro vicino aiutandoli a crescere e a diventare buoni cittadini».
(EC) (Agenzia Fides 29/5/2020)
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ASIA/INDIA - Preghiera, empatia solidarietà della Chiesa verso le vittime del ciclone Amphan
 
New Delhi (Agenzia Fides) - Preghiera, empatia, vicinanza e solidarietà concreta: così la Chiesa cattolica in India mostra la sua vicinanza alle popolazioni vittime del ciclone Amphan che negli ultimi giorni ha colpito parti degli stati indiani di Odisha e Bengala Occidentale, e del Bangladesh.
"Nelle nostre preghiere, ricordiamo tutte le persone colpite da questo ciclone, dal Covid- 19 e tutti quei migranti che stanno ancora tornando a casa", ha dichiarato in una nota, pervenuta a Fides, il Cardinale Oswald Gracias, Arcivescovo di Bombay e presidente della Conferenza episcopale dell'India (Cbci). Esprimendo vicinanza e solidarietà, il messaggio invita le autorità civili, le organizzazioni umanitarie le comunità religiose a portare sollievo a tutte le persone colpite dal ciclone.
L'Arcivescovo Thomas D'Souza, alal guida della comunità cattolica di Calcutta, ha lanciato un appello tutte le parrocchie e le istituzioni ecclesiali a mobilitarsi per aiutare le persone colpite con materiale di soccorso (cibo e alloggio), in collaborazione di Caritas India e Seva Kendra, l'ente benefico dell'arcidiocesi.
Le strade sono state allagate a Calcutta, la capitale del Bengala occidentale, dove vivono 15 milioni di persone, mentre le linee elettriche sono state abbattute e gli alberi caduti hanno bloccato le strade. Circa 200 soldati dell'esercito indiano si sono uniti a oltre 4.000 agenti di soccorso e volontari locali che lavorano per le strade con la polizia dopo che la tempesta ha devastato la città.
L'intervento tempestivo da parte del governo del Bengala occidentale a l'evacuazione di milioni di persone dalle zone colpite ha evitato la strage ma almeno 112 persone nell'India orientale e in Bangladesh sono morte durante la tempesta, la più forte che ha colpito la regione dal 1999.
Oltre il 60% della popolazione è stata interessata dalle conseguenze del ciclone nel Bengala Occidentale con interi villaggi devastati. Le strade e l'elettricità rimangono tagliate in gran parte del Bengala Occidentale e oltre 5000 alberi sono caduti a causa di venti e forti piogge.
Una team delle Nazioni Unite in India ha definito il ciclone Amphan ancora più distruttivo del ciclone Aila, che nel 2009 ha causato danni diffusi nella stessa regione dell'India orientale e del Bangladesh meridionale.
(SD-PA) (Agenzia Fides 29/5/2020)

 
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ASIA/UZBEKISTAN - La pandemia rallenta la registrazione di una nuova parrocchia, ma la vita della Chiesa continua grazie alla tecnologia
 
Tashkent (Agenzia Fides) - “Il lockdown ha avuto l’effetto di bloccare la procedura di costruzione e registrazione di una nuova parrocchia nella città di Angren. All'inizio dell’anno avevamo iniziato a raccogliere i documenti necessari per l’apertura ufficiale di un nuova chiesa e di una nuova unità pastorale, ma tutto si è fermato a causa della pandemia, perché gli uffici amministrativi sono chiusi. Ci rimetteremo a lavoro non appena sarà possibile. In Uzbekistan, la quarantena durerà almeno fino al 1° giugno. I luoghi di culto sono chiusi e per ora non si hanno notizie sulla riapertura, perché, nonostante il numero di contagi da coronavirus non sia altissimo, ogni giorno continua a registrarsi qualche nuovo caso. Certamente tutto ciò comporta delle difficoltà, ma cerchiamo di avere pazienza. In questo tempo intensifichiamo la preghiera affinché Dio possa aiutarci a fermare l’epidemia in tutto il mondo”. Lo riferisce all’Agenzia Fides l’Amministratore Apostolico dell’Uzbekistan, il francescano p. Jerzy Maculewicz.
Il distanziamento sociale non ha frenato, comunque, il fervente dialogo interreligioso che caratterizza il paese dell’Asia centrale: “Tramite la chat di Telegram che tiene in contatto noi leader religiosi, lo scorso 14 maggio ho chiesto a tutti di unirsi alla giornata di preghiera interreligiosa promossa dall’Alto Comitato per la Fratellanza Umana. Noi cattolici abbiamo organizzato l’esposizione del Santissimo, a cui molti hanno preso parte da casa grazie a internet”. All’inizio della pandemia, infatti, p. Maculewicz ha chiesto ai sacerdoti più giovani di cercare dei mezzi tecnologici per rimanere in contatto con i fedeli durante il tempo di isolamento: “Abbiamo acquistato una videocamera per poter garantire una buona qualità delle riprese. Trasmettiamo messe, momenti di preghiera e incontri biblici su piattaforme online. Le celebrazioni si tengono a porte chiuse a Tashkent, ma siamo felici di sapere che, grazie alla tecnologia, vi partecipano anche i fedeli delle altre città”.
Il missionario racconta che nel paese dell’Asia centrale il numero di contagi si aggira intorno al numero complessivo di 3mila unità, mentre la riapertura sta seguendo passi graduali: da alcuni giorni, alcune fabbriche e imprese di costruzione hanno ripreso le attività, mentre scuole, università, trasporti pubblici, bar e ristoranti restano ancora chiusi. Il diritto all’istruzione viene garantito a distanza, grazie alla rete Internet. Coloro che non sono dotati di computer, usano lo smartphone o possono seguire le lezioni trasmesse da un’emittente televisiva nazionale.
Attualmente la piccola comunità cattolica uzbeka, composta da circa 3.000 battezzati ha, nel complesso, in tutto il paese, 5 parrocchie: ai circa 700 fedeli di Tashkent, se ne aggiungono altri presenti tra Samarcanda, Bukhara, Urgench e Fergana. Ad Angren, dove si vuole costruire la nuova chiesa, vi sono 25 fedeli.
Su 30 milioni di abitanti, la popolazione uzbeka è al 90% musulmana. Circa il 3,5% è di fede cristiana ortodossa russa, mentre un altro 3% comprende piccole comunità cristiane di altre confessioni, inclusi i cattolici.
(LF) (Agenzia Fides 29/5/2020)
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AMERICA/CILE - I candidati al diaconato permanente in formazione attraverso la connessione virtuale
 
La Serena (Agenzia Fides) - Nel bel mezzo delle difficoltà che affronta la nazione, tra tensioni sociali e pandemia, la scuola di diaconi di San Lorenzo de La Serena, entità responsabile della formazione dei candidati per il diaconato permanente non ha interrotto la su attività e ha continuato il loro percorso di formazione online.
Le riunioni si svolgono regolarmente dal lunedì al giovedì, utilizzando una piattaforma virtuale.
Padre José Luis Flores, direttore della Scuola Diaconale arcidiocesana, parlando a Fides, ha fatto riferimento alla sfida di iniziare le attività nel mezzo di una pandemia: "All'inizio - racconta - abbiamo ascoltato le notizie sull'invito a lavorare dalle nostre case, tramite telelavoro, e anche a insegnanti e studenti per tenere lezioni online. Questa situazione sanitaria non solo ha reso difficile la relazione personale, ma anche la vita di fede, attraverso la partecipazione e l'accesso all'Eucaristia domenicale. La sfera digitale ci offerto nuove possibilità. Il virtuale non toglie lo reale, lo completa. Alla fine dell'anno scorso è stato difficile tenere lezioni o incontri nel bel mezzo della crisi sociale".
Nella Chiesa si sono affrontate le sfide poste dal Covid-19: "Pertanto - prosegue p. Flores - abbiamo deciso di iniziare a lavorare online. La grande preoccupazione era come farlo, se non usiamo mai quei mezzi. Eravamo scettici e dubbiosi di questo strumento di apprendimento a distanza. Tuttavia, col tempo, abbiamo scoperto che non è un problema acquisire conoscenze attraverso l'ambiente online . Ci siamo resi conto che questa opzione di utilizzo della tecnologia è possibile, che non ci sono barriere all'apprendimento, alla comunicazione e che tutto viene realizzato con un po' di adattamento, impegno, costanza e coerenza".
Il sacerdote ha aggiunto che “stare insieme è il sogno di Gesù di costruire un mondo in cui tutto può essere migliore. È importante essere presenti per ascoltarci, pregare, condividere i nostri bisogni e seminare speranza", ha concluso".
In Cile, varie difficoltà sono sorte dallo scorso ottobre. Manifestazioni e protesti sociali, movimenti di studenti e operai. Negli ultimi mesi l'incertezza causata dall'epidemia sociale e le conseguenze della pandemia di Coronavirus ha cambiato il normale funzionamento di molte attività di diverso tipo, nella soceità, nel mondo del lavoro, nella Chiesa.
(CE) (Agenzia Fides 29/05/2020)
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AMERICA/GUATEMALA - La tecnologia, "buon alleato" per portare la Parola di Dio nelle case
 
Città di Guatemala (Agenzia Fides) - La tecnologia è diventata "un buon alleato" perfetto per le Chiese guatemalteche, nel raggiungere migliaia di fedeli a cui è proibito incontrarsi per le liturgia, causa il blocco imposto aella assemblee per fermare la diffusione del Covid-19. Sia la Chiesa cattolica che la Chiesa evangelica in Guatemala invitano i fedeli a "non perdere la fiducia in Dio e a non disperarsi" nel bel mezzo della pandemia. "Questa passerà presto, a Dio piacendo ma, come popolo santo di Dio, manteniamo la speranza, proteggiamo la vita", dice in un messaggio ai fedeli padre Donaldo Rodríguez parroco della parrocchia di San Pedro nella capitale di Guatemala.
La tecnologia, spiega a Fides il parrco, è diventata uno strumento utile per portare la Parola di Dio nelle case dei guatemaltechi, ma è anche una sfida: “Questa realtà e la nuova modalità ha rappresentato per noi una vera sfida,. Non sapevamo usare i media come Internet, Facebook, questi media attuali ", racconta. E ora, rileva, "anche il lavoro del prete è aumentato: a volte devo predicare otto volte, la domenica".
"Il fatto che la comunità non venga fisicamente in chiesa - spiega - e il fatto che non possiamo recarci noi nelle comunità, non significa che il bisogno di Dio sia stato sospeso: al contrario, oggi rimane forte nel cuore dei fedeli, soprattutto in questo tempo di difficoltà. La Parola di Dio ha la forza di portare, allora, consolazione e speranza tra la gente", afferma padre Rodríguez. E i fedeli, rileva, cercano la vicinanza e l'annuncio della Parola di Dio attraverso Internet, che si rivela un mezzo utile in questa precaria situazione di impedimento di ogni relazione umana.
Guatemala, El Salvador, Honduras e Costa Rica tengono tuttora chiusi i loro templi religiosi. In Nicaragua rimangono aperte solo le chiese evangeliche. (CE) (Agenzia Fides 29/05/2020)
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OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - I giovani: confidare in Dio per superare ogni difficoltà
 
Port Moresby (Agenzia Fides) - Positività, fiducia, condivisione, speranza sono alcuni punti cardine sui quali un gli studenti della "Don Bosco Technical School" (DBTS), a Gabutu, si sono confrontati sulle onde radio del programma “Chat Room”, della stazione radiofonica cattolica Tribe 92 FM, dedicata e incentrata sui giovani in Papua Nuova Guinea. In tempo di Covid-19, tra tanta disperazione e negatività i giovani papuani hanno esortato i coetanei a mantenere uno stato d’animo fiducioso nonostante le difficoltà, a confidare in Dio per superare ogni ostacolo.
Focus dell’incontro sono stati l'importanza della positività in tutte le sue forme nei giovani e la solidarietà. Tra gli intervenuti c’è stato chi ha definito una mentalità positiva come " trampolino di lancio verso il successo nella vita per grazia di Dio".
Nella nota pervenuta all’Agenzia Fides i ragazzi definiscono il processo di crescita "una fonte di confusione e distrazione": “Dobbiamo quindi rimanere sempre positivi ed impegnarci ad essere la migliore versione di noi stessi per ispirare gli altri verso obiettivi sempre più alti, nella consapevolezza della vocazione e della missione che Dio ci ha dato”, ha detto. “Per sviluppare una struttura mentale positiva in un giovane - ha detto un altro studente - la strada inizia da noi stessi e da cosa ci viene insegnato nelle nostre case. Se siamo costantemente incoraggiati, verrà fuori una mente positiva che si rifletterà nella nostra persona”.
“In passato non ero fiducioso come lo sono oggi – aggiunge un altro studente intervenuto alla trasmissione. Stavo seguendo un percorso negativo fino a quando non mi sono iscritto alla DBTS, dove mi sono stati ricordati i miei valori personali.”
“Alla DBTS abbiamo anche i Family Days ai quali mio padre è sempre stato presente per darmi il suo sostegno. Mi ha incoraggiato a partecipare alle attività della scuola e sapere che è lì per me è una grande motivazione”.
A concludere il dibattito uno studente ha messo in luce le tre caratteristiche essenziali necessarie per far prevalere una mente positiva. “La presenza di Dio nella nostra vita ha la precedenza in tutto ciò che facciamo; in secondo luogo dobbiamo poterci affidare a persone con le quali relazionarci, e infine bisogna lasciarsi guidare da una forte pratica di autodisciplina”, ha detto. Facebook e i social media hanno l'effetto di isolanre le persone, c’è bisogno di "disconnettersi e riconnettersi alle persone che ci circondano", hanno detto i giovani.
“Continuate ad essere l'ispirazione per molti giovani”, ha detto p. Ambrose Pereira sdb, Segretario per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, ringraziando i ragazzi per aver condiviso il loro ottimismo, la loro genuinità e le loro convinzioni.
(AP) (29/5/2020 Agenzia Fides)

domenica 21 ottobre 2018

Vatican News 21 ottobre 2018

Vatican News
Le notizie del giorno
21/10/2018
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Nella Giornata Missionaria Mondiale il Papa prega e ringrazia i tanti missionari sparsi nel mondo e lancia un appello ai giovani a sentirsi chiamati a ... 
Il luogo dell'incidente ferroviario
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Sono almeno 60 i morti per un incidente ferroviario avvenuto nello Stato indiano del Punjab durante una festa religiosa indù. Il Papa assicura le sue preghiere ... 
SANTA SEDE E CHIESA NEL MONDO
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Un'immagine dei lavori del Sinodo dei vescovi
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I giovani del Guatemala stanno riscoprendo la fede. Lo afferma mons. Boffelli, vescovo di Quiché, presente al Sinodo. Nella mia diocesi, spiega, in un anno ... 
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All'amore non è possibile porre limiti, e tale espansione genera l’incontro, la testimonianza, l’annuncio: così Papa Francesco nel Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale che ricorre oggi, rivolto ai giovani; parole riprese nel tweet che il Pontefice ha lanciato questa mattina
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Giovani in mensa di assistenza
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Sono stati circa 500mila gli interventi di assistenza effettuati nel 2017 dai 18 Help Center presenti nelle stazioni italiane

lunedì 13 novembre 2017

Bollettino Agenzia Fides 13/11/2017

AFRICA/CENTRAFRICA - Un attentato al concerto della pace nel quartiere musulmano riaccende le tensioni a Bangui
 
Bangui (Agenzia Fides) - Quattro morti ed una ventina di feriti è il bilancio dell’attacco esplosivo ad un caffè avvenuto la sera dell’11 novembre a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana.
Alcuni sconosciuti hanno scagliato un ordigno esplosivo (probabilmente una bomba a mano) contro gli avventori del locale “Au carrefour de la paix”, mentre si stava esibendo il cantante Ozaguin, che è una celebrità in Centrafrica.
Il caffè si trova nel quartiere PK5, abitato in maggioranza da musulmani, ma al concerto stavano assistendo musulmani e cristiani. La manifestazione era stata infatti organizzata da giovani cristiani e musulmani con lo scopo di riavvicinare le due comunità divise da odio e risentimento a causa delle guerra civile scoppiata nel 2012, quando i ribelli Seleka, in gran parte musulmani, si impossessarono di Bangui, cacciando l’ex Presidente François Bozizé.
Dopo l’attentato è scattata la rappresaglia della popolazione del PK5 che ha fatto almeno tre vittime, tra i cristiani che si erano recati nel quartiere musulmano per fare i loro acquisti. A loro volta alcuni giovani cristiani hanno assalito i conducenti musulmani di moto-taxi che si recano nei loro quartieri.
“Non si capisce ancora chi ha commesso questo attacco e perché” dicono all’Agenzia Fides fonti della Chiesa locale. “Se volevano riaccendere gli animi ci sono riusciti, perché sono partite delle rappresaglie alla cieca su gente innocente. La situazione rimane molto tesa. I quartieri nell’area del PK5 si sono svuotati di nuovo, come ai tempi della guerra civile, e chi è rimasto ha eretto barricate a protezione delle proprie case e dei propri negozi” dicono le fonti di Fides, confermando che “alcuni giovani cristiani che si erano recati al KM5 per acquistare merci per i loro negozi sono stati accoltellati e uccisi”.
Il Primo Ministro Simpli-Mathieu Sarandji, ha condannato fortemente “questo atto criminale”, che ha colpito sia le famiglie musulmane che cristiane, ed ha riacceso le tensioni intercomunitarie a Bangui, che finora era stata risparmiata dalle violenze che sconvolgono altre parti del Paese. (L.M.) (Agenzia Fides 13/11/2017)
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ASIA/TIMOR EST - La priorità per Timor Est è lo sviluppo sociale ed economico
 
Dili (Agenzia Fides) – “Il popolo di Timor Est ha bisogno di un reale sviluppo. La gente del mio paese ha bisogno di istruzione e di un sistema sanitario di qualità, di sicurezza alimentare che si genera grazie a competenze tecniche sull'agricoltura, di infrastrutture come mezzi di trasporto e strade, elettricità e acqua potabile sicura, progetti immobiliari": lo rileva, in un colloquio con l'Agenzia Fides, il laico cattolico Jenito Santana, condirettore del “Kdadalak Sulimutuk Institute” (KSI, "Istituto di istruzione sociale") a Dili. Negli ultimi tempi, l'instabilità politica a Timor Est rende difficile concentrarsi sullo sviluppo della popolazione: l'urgenza, allora, è la stabilità politica, in modo che “un governo possa affrontare le reali esigenze della gente”, nota Santana.
Un potenziamento dell'agricoltura, dei mezzi di comunicazione, delle scuole e della sanità “farebbe aumentare il benessere di tutti, contribuendo a creare una società pacifica e armoniosa, in cui vi è una feconda cooperazione della Chiesa cattolica e del governo”, aggiunge.
Timor Est, che oggi ha 1,2 milioni di abitanti, è divenuta indipendente nel 2002, dopo un periodo di amministrazione transitoria gestito dall'Onu. La popolazione ha affrontato una lunga lotta per l'autodeterminazione e l'indipendenza dall'Indonesia, che aveva annesso l'isola quando i coloni portoghesi si ritirarono nel 1975. Circa l'85% della popolazione si affida all'agricoltura per il sostentamento. Il riso è la coltivazione più diffusa. Il tasso di disoccupazione nel settore agricolo è alto, nonostante circa 15.000 giovani entrano ogni anno come forza di lavoro.
Il KSI è un'organizzazione della società civile che opera con le associazioni degli agricoltori e promuove lo sviluppo sostenibile, in partnership con istituzioni pubbliche e con la Chiesa cattolica. L’Istituto si concentra su tre dimensioni: la sostenibilità ecologica, economica e sociale, con l’'obiettivo generale di costruire una società in cui tutti vivano nell'uguaglianza sociale, nella pace, nella solidarietà e nel rispetto dell'ambiente. A livello di strumenti, l'Istituto promuove il commercio equo, i piccoli prestiti, i gruppi di risparmio, l'organizzazione collettiva, le cooperative e le reti, regionali e nazionali, per influenzare i responsabili politici.
Tra le sfide più importanti oggi, vi sono le controversie sulla proprietà e lo sfruttamento dei terreni. Ad esempio, il governo ha in mente di dare terreni nel distretto di Ermera - noto per la coltivazione di caffè - in concessioni al multinazionali, minacciando il sostentamento di piccoli contadini.
Da tempo si parla di una riforma agraria, per beneficiare i piccoli agricoltori, che non è mai arrivata. In tale cornice, "la Chiesa cattolica, in cui si riconosce la maggioranza dei timoresi, si è impegnata accanto alla popolazione per promuovere giustizia, solidarietà, pace e promozione dei diritti umani” conclude Santana. (SD-PA) (Agenzia Fides 13/11/2017)
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ASIA/PALESTINA - Il “Premio Arafat” al Patriarca latino emerito di Gerusalemme Michel Sabbah
 
Ramallah (Agenzia Fides) – Il Primo Ministro Rami Hamdallah ha consegnato il “Premio Arafat” a Michel Sabbah, Patriarca emerito di Gerusalemme dei Latini, per il ruolo eccezionale da lui ricoperto nel servire “la causa della Palestina e di Gerusalemme”. La cerimonia di consegna del premio si è tenuta venerdì 10 novembre presso il Palazzo della Cultura di Ramallah. La stessa onorificenza è stata conferita anche a Muhammad Ahmad Hussein, Gran Mufti di Gerusalemme.
Nel discorso pronunciato in occasione della premiazione, organizzata dalla Fondazione Arafat a tredici anni dalla scomparsa del leader palestinese, il Patriarca emerito Sabbah ha invitato i leader palestinesi a chiedere a Dio la saggezza di preparare la pace e di renderla possibile. “Continuiamo a soffrire per un uragano globale che minaccia noi e l'intera regione” ha detto il Patriarca emerito, invitando tutti a porre la propria fiducia nell'Onnipotente: “Dio Onnipotente parla di pace” ha detto tra l'altro Sabbah “e i padroni di questo mondo parlano di guerra”. "Il premio ricevuto - ha aggiunto il Patriarca emerito di Gerusalemme dei Latini - ci ricorda che il Presidente Arafat ha inaugurato il sogno di uno Stato palestinese. Vediamo quel sogno da lontano. Ma crediamo che quel sogno si realizzerà davvero”. (GV) (Agenzia Fides 13/11/2017).
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ASIA/KAZAKHSTAN - Con la Caritas nasce il “volontariato” in Asia centrale
 
Almaty (Agenzia Fides) - “Una delle sfide della Caritas di Almaty è creare nella gente uno spirito e una sensibilità verso le azioni caritative. Il Kazakistan non vuole essere considerato un paese ‘in via di sviluppo’: al contrario, ci si sente quasi gli Emirati Arabi, visti gli immensi giacimenti di petrolio a disposizione. Molti non riescono a capire per quale motivo incentivare un’organizzazione assistenziale, quindi spesso troviamo resistenza nella realizzazione di progetti, anche se piccoli. Queste situazioni rendono il decollo delle nostre opere un po’ lento”: a raccontarlo all’Agenzia Fides è p. Guido Trezzani, responsabile della Caritas della Diocesi di Almaty. “Siamo una realtà ancora molto piccola perché siamo operativi da soli tre anni: la Caritas è stata fondata nel 2001, ma le attività hanno preso corpo solo a partire dal 2015, in uno spazio geografico enorme”. L’amministrazione apostolica di Almaty, istituita da Giovanni Paolo II nel 1999 ed elevata a diocesi nel 2003, abbraccia infatti un territorio di circa 712.000 kmq, con una popolazione di quasi 6 milioni e mezzo di abitanti.
P. Trezzani spiega: “Uno dei problemi da affrontare è la mancanza di risorse umane. Qui il volontariato quasi non esisteva, complice il retaggio sovietico: la gente, durante il regime, era abituata a pensare che i problemi sociali fossero di pertinenza dello Stato. Questo ha creato un atteggiamento di generale disinteresse; ma ora lentamente si sta sviluppando il senso di responsabilità personale e l'idea di contribuuire, come cittadini e come società civile, per rispondere alle sfide e ai problemi sociali”. Per questo in cima alla lista delle priorità della Caritas di Almaty c’è “la formazione di potenziali volontari all’interno delle comunità cattoliche della zona”.
I progetti realizzati dalla Caritas toccano i settori della salute e della protezione sociale: a maggio scorso è stato avviato un centro di riabilitazione e di attività prescolastiche per bambini affetti da sindrome di Down, mentre dall’inizio del 2017 si offre un servizio di assistenza agli anziani. Si tratta di due focus fondamentali in un paese in forte crescita e con un tasso di povertà inferiore al 5%, in cui permangono fasce di popolazione indigente, soprattutto nelle periferie, prive di servizi essenziali come l’acqua o l’elettricità.
Come spiega p. Guido, la carità rappresenta anche un’importante opportunità di dialogo interreligioso all’interno di una popolazione al 67,8% di fede islamica: “In molte situazioni riusciamo a collaborare con musulmani e ortodossi. Si tratta quasi sempre di un sostegno che parte da singoli individui, perché, soprattutto nel caso dell’islam, non c’è una vera e propria istituzione paragonabile alla Caritas, che promuova opere sociali anche con il volontariato”. (LF-PA) (Agenzia Fides 13/11/2017)
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ASIA/LIBANO - Il Patriarca maronita atteso a Ryiad nel pomeriggio. In agenda anche l'incontro con Hariri
 
Beirut (Agenzia Fides) – Il Patriarca maronita Bechara Boutros Rai si appresta a realizzare l'annunciato viaggio in Arabia Saudita: la partenza del Patriarca da Beirut per Riyad è prevista per il pomeriggio di oggi, lunedì 13 novembre. Questa sera stessa – riferiscono fonti libanesi contattate dall'Agenzia Fides – il Patriarca avrà un incontro con gli immigrati libanesi che lavorano in Arabia Saudita, e che dopo gli ultimi, concitati sviluppi dei rapporti tra Beirut e Ryiad temono di perdere i propri posti di lavoro. Nel programma di domani, tra gli altri impegni del Patriarca è stato inserito anche l'incontro con il Primo Ministro dimissionario libanese Saad Hariri, che ha comunicato dall'Arabia Saudita in diretta tv la sua intenzione di dimettersi dall'incarico di premier.
Il Primate della Chiesa maronita è stato invitato all'inizio di novembre dalle autorità saudite, e erano già stati annunciati in precedenza i colloqui del Patriarca con Re Salman e con il Principe ereditario Mohammad Bin Salman.
L'invito saudita era giunto al Patriarca prima della complessa fase politica aperta dalle dimissioni di Hariri, che ha confermato come sui fragili politici libanesi si scarichino le tensioni regionali scatenate dal confronto-scontro tra Iran e Arabia Saudita.
Il Patriarcato maronita ha sempre sostenuto l'opportunità di non coinvolgere il Libano nei conflitti e nei giochi di forza regionali che stravolgono il Medio Oriente.
Secondo le fonti del Patriarcato maronita, la visita del Patriarca si concentrerà sui temi del dialogo, del rifiuto del terrorismo e dell'estremismo, e toccherà anche la condizione dei lavoratori libanesi residenti in Arabia Saudita, che secondo i dati del ministero degli Esteri libanese sarebbero circa 300mila, e che ora temono di essere espulsi dal Paese.
L'invito ufficiale a visitare l'Arabia Saudita era stato consegnato al Patriarca Rai da Walid Bukhari, incaricato d'affari dell'ambasciata saudita in Libano, mercoledì 1° novembre scorso (vedi Fides 3/11/2017). “La visita come tale” aveva dichiarato in merito all'Agenzia Fides il Vescovo Camillo Ballin MCCJ, Vicario apostolico per l'Arabia Settentrionale, “potrebbe essere l'inizio di un atteggiamento nuovo dell'Arabia Saudita verso le altre religioni”. In passato, tra i Patriarchi d'Oriente, solo il Patriarca greco ortodosso di Antiochia Elias IV visitò ufficialmente l'Arabia Saudita nel 1975. Il Patriarca maronita Rai è anche membro del Collegio cardinalizio, e in tale veste potrebbe diventare il primo Cardinale a visitare ufficialmente l'Arabia Saudita per incontrare le autorità del Paese. Nel frattempo, le dimissioni del Premier libanese hanno accentuato anche la valenza politica e geopolitica della visita patriarcale. (GV) (Agenzia Fides 13/11/2017).
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AMERICA/GUATEMALA - Hogar del niño minusvalido: una mano tesa verso i piccoli disabili
 
Quetzaltenango (Agenzia Fides) - L’Hogar del niño minusvalido (Casa del fanciullo portatore di handicap), inaugurato nel 1989 nella città di Quetzaltenango, ospita bambini non vedenti, sordi, con gravi forme di ritardo mentale e altre disabilità. “Attualmente sono 71 i piccoli che seguiamo” racconta a Fides padre Gian Luigi Lazzaro, missionario francescano, da 30 anni in Guatemala. “Non si tratta di un ospedale, ma di una vera e propria comunità dove, oltre a cibo, alloggio, cure e terapie di recupero, i piccoli ricevono anche tanto affetto, si sentono al sicuro e possono comportarsi con gioia spontanea”, continua il missionario.
“Sono sempre di più i bimbi che arrivano da diversi dipartimenti del Guatemala, anche in condizioni di grave denutrizione, vengono portati nella struttura dalle rispettive famiglie, spesso poverissime che non sono in grado di occuparsi di loro. Le malattie riscontrate in questi piccoli sono una più grave dell’altra. Alcuni ci vengono mandati dal Tribunale dei Minori perché abbandonati dai genitori”, dice padre Lazzaro.
“Non tutti riescono ad avere miglioramenti, dipende dal problema neurologico che hanno. Nell’Hogar ricevono, tra le altre, cure e attenzioni di ogni genere, dal linguaggio all’insegnamento di braille e abaco, terapia fisica, comunicazione alternativa, attività per favorire la loro autonomia. Alcuni possono frequentare la scuola per i bambini ‘normali’, sempre a seconda della loro situazione. Tutti i nostri piccoli, all’atto dell’ammissione, sono valutati dal neurologo e da altri specialisti in base al problema che presentano. Spesso vengono sottoposti a interventi medici e chirurgici. Per poter garantire una assistenza più completa a questi piccoli nel centro abbiamo circa una cinquantina di persone tra personale di cucina, pulizie, lavanderia, più sette suore francescane che seguono direttamente i bambini e la vita dell’ Hogar. Questa opera vive di carità”, continua padre Lazzaro. “Proveniendo da famiglie molto povere, nessun bambino paga niente. Non abbiamo alcun aiuto dal governo nè da istituzioni private guatemalteche o internazionali. Alcune scuole collaborano con noi con vari tipi di contributi. Le cose che ci servono costantemente sono pannolini monouso per adulti e bambini, vestiti, lenzuola, scarpe, giocattoli, materiale didattico, forniture scolastiche, disinfettanti per pavimenti, cloro, sapone in polvere, sapone, detersivi, mais, verdure, avena, altri cereali, etc.”.
Secondo i dati della ENDIS 2005, il primo Studio Nazionale sulla Disabilità, in Guatemala circa il 4% (3,74%) delle persone è affetto da una qualche forma di disabilità ed il 77% di queste ha più di 19 anni. Nonostante il Guatemala abbia ratificato la convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, queste hanno scarse opportunità di integrarsi e partecipare nella società guatemalteca. Secondo la ENDIS, il 52% delle famiglie con persone con disabilità sono povere, il 50,3% delle persone con disabilità è analfabeta, quelle inserite nel mondo del lavoro sono solo lo 0,4% del totale della popolazione guatemalteca. Ciò significa che la maggioranza delle persone con disabilità dipende da altre persone per il suo sostentamento e la maggior parte sono le donne. Sempre la ENDIS rivela che solo il 2% di persone con disabilità ha partecipato a programmi di formazione lavorativa. Un ulteriore fattore che dimostra le scarse possibilità di integrazione delle persone con disabilità è la difficoltà di accesso ai servizi di assistenza medica a causa dei costi degli stessi piuttosto che della non conoscenza dei servizi o proprio dell’inesistenza degli stessi. Per quanto riguarda l’assistenza specializzata che comprende tra gli altri servizi di diagnostica, trattamento, riabilitazione, consultazione mediche e integrali, questa arriva solamente al 25% delle persone con disabilità. Ciò rende evidente che i ¾ del totale di questa popolazione non ha accesso a questo tipo di servizio e non c’è differenza tra uomini e donne. Il 52% ricevono assistenza da servizi sanitari del settore pubblico (ospedali o Instituto Guatemalteco de Seguridad Social), il 25% da un medico privato, il 25% da realtà benefiche private.
La città di di Quetzaltenango fa parte dell’arcidiocesi di Los Altos Quetzaltenango-Totonicapán che su una popolazione di 1.401.273 abitanti conta 1.121.000 cattolici e 9.543 battezzati.
(GLL/AP) (13/11/2017 Agenzia Fides)
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AMERICA/ECUADOR - Per costruire il “volto amazzonico” della Chiesa cattolica
 
Quito (Ecuador) - La chiamata a dar vita ad una "Chiesa con un volto amazzonico" è una grande sfida che si apre dopo l'invito di Papa Francesco a "esplorare percorsi, espressioni e processi che aiutino a costruire e a strutturare un modello di Chiesa pienamente cattolica e pienamente amazzonica”: lo afferma Mauricio López, laico ignaziano, Segretario esecutivo della Red Eclesial Panamazónica (REPAM) e di Caritas Ecuador, in una intervista diffusa da “Iglesia viva”, giunta a Fides. Per la costruzione di questa Chiesa dal volto amazzonico, López ritiene necessario che “i membri della società amazzonica possano essere formati secondo la propria realtà, l'identità culturale, le loro pratiche…che possano inserire, ad esempio, all'interno delle liturgie segni coerenti e vicini alla loro realtà".
Il 15 ottobre, all’Angelus, Papa Francesco ha annunciato la convocazione di un’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la regione Panamazzonica, che avrà luogo a Roma nel mese di ottobre 2019, per “individuare nuove strade per l’evangelizzazione di quella porzione del Popolo di Dio, specialmente degli indigeni, spesso dimenticati e senza la prospettiva di un avvenire sereno, anche a causa della crisi della foresta Amazzonica, polmone di capitale importanza per il nostro pianeta”.
López ricorda che “già il Concilio Vaticano II ci ha chiesto di cercare i semi del Vangelo presenti in tutte queste culture precedenti all'arrivo del cristianesimo. Lì c'è il seme della Parola”. Per esempio nel Chiapas, in Messico, viene rispettato l’insieme degli usi e dei costumi della comunità, e i diaconi permanenti ricevono la formazione in coppia, l'uomo infatti riceve il ministero e la moglie accompagna l'esercizio del ministero del marito. E’ stata inoltre tradotta la Bibbia nella lingua tzeltal e tzotzil (vedi Fides 16/1/2015; 8/10/2015;14/10/2015), non in modo letterale, ma con gli adattamenti alla cultura locale, il testo è stato approvato e consegnato al Santo Padre.
Come ha evidenziato lo stesso Papa Francesco, l’Amazzonia ha una importanza capitale per l’intero pianeta, e López sottolinea che “uno ogni cinque bicchieri d'acqua bevuti da chiunque sul pianeta, si deve all'Amazzonia, il 20% dell'acqua non congelata destinata al consumo umano è prodotto in Amazzonia, il 25% dell'ossigeno viene prodotto in questo polmone verde, uno o due dei cinque respiri che facciamo lo dobbiamo all'Amazzonia”.
Le nostre decisioni sui consumi stanno producendo la devastazione delle foreste - prosegue -, si cancellano i territori ancestrali indigeni per il desiderio dell’estrazione mineraria, si impone la monocultura per soddisfare le esigenze del consumo mondiale. Se non modifichiamo il modello di sviluppo, l'Amazzonia finirà per diventare uno spazio semi-desertico e l'impatto sul pianeta sarà terribile.
“Rispondere a una crisi sociale e ambientale, la questione della cura del creato o dell'Amazzonia, o di qualsiasi spazio vitale, hanno a che fare con le generazioni future" ribadisce Mauricio Lopez, e indipendentemente dall'ideologia politica e dal credo religioso, ognuno ha la responsabilità delle generazioni successive. Infine il Segretario esecutivo della REPAM invita ad approfondire l'Enciclica “Laudato Si”, a cercare di influire sulle politiche pubbliche, a difendere e proteggere gli spazi naturali, le terre indigene e ad essere consapevoli che "ciò che non facciamo ora, avrà un impatto su coloro che vengono dopo di noi". (SL) (Agenzia Fides 13/11/2017)
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AMERICA/PANAMA - Più spazio e diritti alle donne nella società
 
Panama (Agenzia Fides) - Condividere esperienze di lavoro, incoraggiare l'incidenza delle donne in diversi settori della società, promuovere la presenza e i diritti delle donne a livello politico, economico, sociale: questo l'obiettivo dell'incontro tenutosi nei giorni scorsi nella città di Panama tra donne rappresentanti di quattro aree pastorali dell'America Latina e dei Caraibi (Bolivariana, Cono Sud, Camex e Caraibi), impegnate nel sociale. Alla riunione, titolata “Donne, sicurezza alimentare, sradicamento della povertà e incidenza”, si è rilevato che, negli ultimi tempi, i paesi dell'America Latina e dei Caraibi hanno preso importanti impegni nei confronti dei diritti delle donne. Tutti hanno ratificato la Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne e 14 di loro hanno anche ratificato il protocollo facoltativo.
Ma nonostante ciò, secondo l'ultimo rapporto delle Nazioni Unite su “Progresso delle donne in America Latina e nei Caraibi 2017”, consultato dall'Agenzia Fides, esiste ancora una disuguaglianza strutturale, ad esempio nei salari o nel lavoro non retribuito.
La disoccupazione tra le donne nella regione è del 50% superiore rispetto al tasso degli uomini e le disparità salariali sono di circa il 20%. Inoltre, il 90% delle donne a basso reddito partecipa al lavoro in condizioni di informalità e instabilità. Secondo il rapporto, discriminazione, molestie sessuali e violenze, continuano ad essere un flagello per le donne. La violenza contro le donne - denuncia l'Onu - è l'abuso più diffuso dei diritti umani e “il femminicidio è la sua espressione estrema”. Purtroppo, l'America Latina è la regione in cui ci sono più omicidi di questo tipo: 14 dei 25 paesi al mondo con tassi più alti di femminicidio si trovano in questo continente.
Con l'intenzione di affrontare tutti questi problemi che interessano le donne, il Segretariato Latinoamericano e dei Caraibi della Caritas (SELACC), insieme con il Dipartimento di Giustizia e Solidarietà (DEJUSOL) hanno esaminato la condizione delle donne e come queste ultime possono partecipare nelle questioni rilevanti nella regione (migrazione, sicurezza alimentare, violenza, salute e incidenza politica) allo scopo di trovare soluzioni e condividere esperienze. Inoltre uno spazio è stato dedicato a discutere gli obiettivi di sviluppo sostenibile, indicandoli come un'opportunità per iniziare a sradicare questi mali dalla società. Come riferisce all'Agenzia Fides la Caritas dell'America Latina, le partecipanti si sono impegnate a fare diventare realtà i diritti che accompagnano ciascuno degli Obiettivi, basandosi sull'etica nel servizio pubblico e sulla gestione dei beni globali”. Intervenendo all’incontro “Donne, sicurezza alimentare, sradicamento della povertà e incidenza” il Card. José Luis Lacunza, Vescovo di David, e Mons. José Domingo Ulloa, Arcivescovo di Panama, hanno espresso l’auspicio che la prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che si terrà a Panama nel 2019, possa includere una speciale attenzione alle donne. (L.G) (Agenzia Fides 13/11/2017)

martedì 21 febbraio 2017

Bollettino agenzia Fides 21 febbraio 2017

VATICANO - Appello del Papa per quanti soffrono per la violenza in Congo, Pakistan e Iraq
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Dopo la preghiera mariana dell’Angelus con i fedeli riuniti in piazza san Pietro, ieri, domenica 19 febbraio, il Santo Padre Francesco ha invitato a pregare per le popolazioni che soffrono per la violenza in diverse parti del mondo. Queste le sue parole: “continuano purtroppo a giungere notizie di scontri violenti e brutali nella regione del Kasai Centrale della Repubblica Democratica del Congo. Sento forte il dolore per le vittime, specialmente per tanti bambini strappati alle famiglie e alla scuola per essere usati come soldati. Questa è una tragedia, i bambini soldati. Assicuro la mia vicinanza e la mia preghiera, anche per il personale religioso e umanitario che opera in quella difficile regione; e rinnovo un accorato appello alla coscienza e alla responsabilità delle Autorità nazionali e della Comunità internazionale, affinché si prendano decisioni adeguate e tempestive per soccorrere questi nostri fratelli e sorelle.
Preghiamo per loro e per tutte le popolazioni che anche in altre parti del Continente africano e del mondo soffrono a causa della violenza e della guerra. Penso, in particolare, alle care popolazioni del Pakistan e dell’Iraq, colpito da crudeli atti terroristici nei giorni scorsi. Preghiamo per le vittime, per i feriti e i familiari. Preghiamo ardentemente che ogni cuore indurito dall’odio si converta alla pace, secondo la volontà di Dio”. (SL) (Agenzia Fides 20/02/2017) 
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AFRICA/CONGO RD - Saccheggiati un seminario nel Kasai centrale ed una parrocchia a Kinshasa
 
Kinshasa (Agenzia Fides) - I miliziani di Kamwina Nsapu hanno saccheggiato il seminario maggiore di Malole di Kananga, nel Kasai Centrale, nella Repubblica Democratica del Congo.
“I miliziani hanno rotto sistematicamente le porte delle camere e distrutto tutto quello si trovava dentro. Sono entrati nelle camere degli insegnati ed hanno bruciato i loro bagagli” ha dichiarato a Radio Okapi il rettore del seminario, don Richard Kitenge. Dopo uno scontro durato un’ora, l’esercito è riuscito a liberare il seminario dai miliziani.
Il fatto risale a sabato 18 febbraio, il giorno prima che Papa Francesco lanciasse il suo appello, dopo l’Angelus, per questa provincia congolese da mesi sconvolta dalle violenze dei seguaci del defunto leader tradizionale Kamwina Nsapu, ucciso ad agosto dalle forze di sicurezza (vedi Fides 20/2/2017).
In un comunicato inviato all’Agenzia Fides il Vescovo di Luiza, Sua Ecc. Mons. Félicien Mwanama Galumbulula, aveva denunciato “violenze eccezionali e atrocità inimmaginabili nei confronti della popolazione” commesse dai miliziani di Kamwina Nsapu in diverse località della sua diocesi del Kasai Centrale (vedi Fides 13/2/2017).
Anche nella capitale Kinshasa si è avuto un grave atto vandalico nei confronti della Chiesa cattolica. Domenica 19 febbraio una decina di giovani sconosciuti hanno saccheggiato la parrocchia di San Domenico alle prime luci dell’alba. Secondo la testimonianza del parroco, il gruppo era organizzato con zaini per portare via gli oggetti da depredare. Il governo congolese ha condannato l’assalto alla parrocchia ed ha affermato che gli assalitori avevano un movente politico. (L.M.) (Agenzia Fides 20/2/2017)
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AFRICA/SUD SUDAN - Allarme colera: “almeno 300 casi sospetti in un’area vasta e poverissima” afferma il Cuamm
 
Juba (Agenzia Fides) - Sono circa 300 i casi sospetti di colera registrati in pochi giorni a febbraio nelle contee di Yirol East e di Awerial, ma il numero è destinato a crescere perché “allarmanti sono i racconti di chi arriva nei centri sanitari dai villaggi più lontani”. Lo afferma un comunicato inviato all’Agenzia Fides da Medici con l’Africa Cuamm. I dati riportati provengono dalle contee di Yirol East e Awerial (ex Stato dei Laghi) dove il Cuamm lavora e coordina l’attività di 16 centri sanitari periferici, che fanno riferimento all’ospedale di Yirol. Si tratta di un’area che presenta diverse complessità, dalle difficoltà per raggiungere le comunità che vivono sparse lungo il Nilo e lontane dai centri sanitari, alla problematica dell’offrire servizi adeguati a una popolazione che, dal dicembre 2013, è cresciuta sotto l’influsso di migliaia di sfollati.
“Non abbiamo ancora la conferma ufficiale che si tratti di colera, ma noi che siamo lì pensiamo sia molto probabile” dice Giovanni Dall’Oglio, responsabile dell’intervento del Cuamm nella zona. Nel novembre 2016, l’intervento del Cuamm nell’ex Stato dei Laghi si è esteso fino a coprire tutte e 8 le contee (comprese quelle colpite dall’epidemia di colera), arrivando a supportare 3 ospedali e 90 centri di salute periferici, per una popolazione beneficiaria di poco meno di 1 milione di abitanti, circa 250.000 bambini con meno di 5 anni e 58.000 donne in gravidanza. Si tratta di un’area vastissima che comprende anche le sponde del Nilo e le sue isole, zone queste completamente sprovviste di alcun tipo di centro sanitario. (L.M.) (Agenzia Fides 20/2/2017)
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ASIA/INDONESIA - Nasce "Televita", la prima Tv cattolica
 
Giacarta (Agenzia Fides) - L'Indonesia ha la sua prima televisione cattolica che trasmette in streaming e ben presto andrà su una frequenza satellitare. Come Fides apprende dalla Commissione per le comunicazioni sociali dell'arcidiocesi di Jakarta, il primo canale televisivo cattolico si chiama "Hidup TV", dal termine “hidup” che significa "vita".
La Tv è stata presentata durante la riunione annuale di "Signis Indonesia" tenutasi a Java centrale, nei giorni scorsi. Tra i membri di "Signis Indonesia" vi sono i responsabili della Commissione per le comunicazione sociali a Giacarta.
Durante la riunione, padre Harry Sulistiyo, responsabile della Commissione di Giacarta, ha condiviso con gli altri responsabili diocesani del settore il progetto della stazione televisiva, vista soprattutto come "un'occasione pastorale". Padre Sulistiyo ha informato che Hidup Tv trasmette programmi in streaming e a breve si svilupperà attraverso la frequenza satellitare Q-Band, visibile con una parabola in tutta l'Indonesia. Il Segretario esecutivo della Commissione episcopale per le comunicazioni sociali, p. Kamilus Pantus, ha detto a Fides: "Ringraziamo l'Arcivescovo Ignatius Suharyo di Jakarta che ha incoraggiato e sostenuto la Commissione per le comunicazioni sociali nell'ideare e fondare la Hidup Tv".
L'idea è dare alla Tv un volto soprattutto pastorale, facendone un supporto alla predicazione e alla catechesi. Si tratta di un progetto che nasce già come interdiocesano e che potrà diffondere notizie ed esperienze specifiche di ogni diocesi. "Tutte le commissioni diocesane per le comunicazioni sociali potranno contribuire con produzioni e programmi di diversi formati: forum a filmati, documentari, musica che saranno trasmessi di Hiup Tv" .
Padre Sette Lalu, direttore della Commissione per le comunicazioni sociali nella diocesi di Manado (sull’isola indonesiana di Sulawesi) ha confermato il suo sostegno al progetto e, in un colloquio con l'Agenzia Fides, ha detto che considera Hidup Tv "una iniziativa creativa per rispondere alle necessità dei fedeli, in un mondo segnato dallo sviluppo delle tecnologie dell'informazione".
Oggi Hidup Tv trasmette in streaming digitale tre ore al giorno, e in un prossimo futuro arriverà fino a otto ore al giorno. Fra le trasmissioni attualmente esistenti, vi sono programmi dedicati a riflessioni e commenti spirituali, programmi per bambini, programmi musicali. (PA-PP) (Agenzia Fides 20/2/2017)
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ASIA/TURCHIA - Il Catholicos armeno Karekin II convoca un summit per affrontare i problemi interni del Patriarcato armeno di Costantinopoli
 
Erevan (Agenzia Fides) - Il Patriarca Karekin II, Catholicos di tutti gli Armeni, ha convocato a Erevan, presso la Sede patriarcale del Catholicosato di Echmiadzin, alcuni dei protagonisti della disputa in atto intorno alla prossima elezione del Patriarca armeno apostolico di Costantinopoli, nel tentativo di sciogliere i nodi di una vicenda che continua ad aggrovigliarsi. Il summit tra il Catholicos Karekin e i membri autorevoli del Patriarcato armeno apostolico di Costantinopoli – riferiscono fonti armene - è in programma per la settimana corrente.
La guida del Patriarcato armeno apostolico di Costantinopoli, con sede a Istanbul, appare incerta da quando, nel 2008, il Patriarca Mesrob II Mutafyan è stato colpito da una malattia incurabile. Da allora, le funzioni di Vicario del Patriarca sono state assolte dall'Arcivescovo Aram Ateshyan. Negli ultimi anni la comunità armena apostolica di Turchia vive un dibattito, a tratti lacerante, sulla possibile successione di Mesrob, con membri autorevoli della comunità armena presente in Turchia che sostenevano la necessità urgente di eleggere un Co-Patriarca con funzioni piene, e altri che si richiamavano alle strette regole secondo cui non era possibile procedere all'elezione di un nuovo Patriarca fino a quando era in vita il suo predecessore.
La situazione si era sbloccata lo scorso ottobre, quando l'Assemblea sinodale del Patriarcato armeno aveva annunciato il ritiro di Mesrob dalle funzioni patriarcali, ed erano state avviate, con il placet delle autorità civili, le procedure per l'elezione di un nuovo Patriarca. Nelle scorse settimane si era consumato un nuovo scontro tra il Vescovo armeno apostolico Sahak Mashalyan e il Vicario generale Aram Ateshyan, con il primo che aveva accusato il secondo di ostacolare dalla sua posizione il processo elettorale. Tra i due contendenti – riferiscono fonti mediatiche turche, consultate dall'Agenzia Fides – era poi stato concordato un protocollo in base al quale l'elezione del nuovo Patriarca si sarebbe dovuta tenere il prossimo 28 maggio. Ma proprio questo accordo locale sembra aver provocato obiezioni da parte del Catholicosato di Echmiadzin: secondo i media turchi, il Catholicos Karekin ha giudicato il protocollo sottoscritto da Ateshyan e Mashal yan come una violazione dei regolamenti in vigore per l'elezione patriarcale, e per questo ha convocato a Erevan i due Vescovi e altri rappresentanti del Patriarcato armeno apostolico di Costantinopoli, con l'intento di superare le divergenze e concordare insieme una procedura elettorale legittima e riconosciuta da tutti. (GV) (Agenzia Fides 20/2/2017).
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ASIA/LIBANO - Trasferta libanese per Marine Le Pen. In agenda anche l'incontro con il Patriarca maronita
 
Beirut (Agenzia Fides) – Se diventerà presidente della Francia, Marine Le Pen riallaccerà i rapporti diplomatici ufficiali con la Siria di Assad e farà riaprire l'ambasciata francese a Damasco. La candidata all'Eliseo, leader del Front National, ha confermato le sue intenzioni programmatiche relative al dossier siriano nelle interviste rilasciate alla stampa libanese, in occasione della visita di 48 ore che sta compiendo nel Paese dei Cedri. Nel corso della sua breve trasferta in Libano, Marine Le Pen è stata già ricevuta dal Presidente Michel Aoun nel Palazzo presidenziale di Babda. L'agenda del breve viaggio prevede anche incontri di Le Pen con il Patriarca maronita Boutros Bechara Rai, con il Premier libanese Saad Hariri e con il politico Samir Geagea, leader delle Forze Libanesi.
Nell'incontro con il Presidente Aoun – riferiscono i media libanesi - Marine Le Pen ha raccontato di aver fatto riferimento alla lotta al fondamentalismo di matrice islamista come terreno di collaborazione tra Libano e Francia, e ha richiamato la necessità di un più deciso sostegno internazionale che aiuti le istituzioni e la popolazione libanese ad affrontare l'emergenza dei rifugiati provenienti da Siria e Iraq. (GV) (Agenzia Fides 20/2/2017). 
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AMERICA/NICARAGUA - Cresce l'attesa per il "Memorándum de entendimiento"
 
Managua (Agenzia Fides) – Cresce l'aspettativa per il "Memorándum de entendimiento" che l'Organizzazione degli Stati Americani (OEA) dovrà firmare il 28 febbraio insieme al governo di Daniel Ortega, indicando le azioni da intraprendere per rafforzare le istituzioni democratiche. Da parte dell'opposizione, secondo quanto informa una nota pervenuta a Fides, c’è molto pessimismo dopo che il 20 gennaio (vedi Fides 26/01/2017) il rapporto pubblico che valutava lo svolgimento delle ultime elezioni e l'esercizio della democrazia nel paese aveva ignorato completamente il contributo di alcuni settori, tra cui i rappresentanti dei contadini e della Chiesa cattolica.
Il rapporto del 20 gennaio era la prima risposta agli accordi dell’ottobre 2016, quando l'OEA aveva messo in guardia il governo di Ortega del suo intervento come osservatore privilegiato alle elezioni vinte dallo stesso Ortega.
Il 28 febbraio quindi il governo del Nicaragua e l'OEA firmeranno un "Memorándum de Entendimiento" che prevede, entro tre anni, la realizzazione di iniziative specifiche “per quanto riguarda le attività di monitoraggio delle elezioni municipali del novembre 2017, il miglioramento del sistema di rappresentatività politica e i meccanismi legali per rafforzarla", si legge nella nota pervenuta a Fides.
Alcuni membri dell'opposizione hanno detto che aspettano il 28 febbraio per pronunciarsi, dicendo: "Speriamo che l’OEA non perda questa opportunità in favore della democrazia del Nicaragua".
Oggi la Conferenza Episcopale del Nicaragua (CEN) si riunisce per la sua Assemblea, durante la quale rifletterà sul suo programma durante questo anno 2017, mentre la comunità cattolica aspetta sempre una parola di orientamento dinanzi alla situazione che vive il paese.
(CE) (Agenzia Fides, 20/02/2017)
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AMERICA/GUATEMALA - Continua il flusso di migranti che arrivano in Guatemala per raggiungere gli Stati Uniti
 
Città del Guatemala (Agenzia Fides) – Continua il flusso di migranti che arrivano in Guatemala con la speranza di poter raggiungere in qualche modo gli Stati Uniti: lo segnala una nota di Prensa Latina, giunta a Fides, dove si informa che dall'inizio del 2017 sono ormai 1.254 i migranti arrivati in Guatemala senza documenti. La Direzione Generale della Migrazione (DGM) ha segnalato inoltre che di questi 953 sono donne. Fra i paesi di provenienza troviamo: Haiti, Eritrea, Guinea, Cuba, India, Nepal ed altri ancora, sia pure in numero minore. Da rilevare la crescita degli africani.
La nota informa che un gruppo di migranti sono stati messi in salvo dalla Polizia Nazionale Civile del Guatemala: una rete criminale li aveva infatti sequestrati e chiedeva, a loro o ai loro familiari, 40 mila dollari per liberare ognuno. La nota segnala che, secondo il protocollo, queste persone vengono fermate per essere registrate e coordinare il ritorno ai loro paesi d'origine. Secondo la Commissione della Mobilità Umana del Congresso del Guatemala, nel 2016 sono stati registrate in questa situazione 8.387 persone.
Dopo l'aumento delle misure di sicurezza alla frontiera meridionale del paese (vedi Fides 14/02/2017), i gruppi di migranti non sono diminuiti, ma hanno cercato altre vie d'ingresso in Guatemala, paese che rappresenta la "porta d'ingresso" al Messico, vicino degli Stati Uniti.
(CE) (Agenzia Fides, 20/02/2017)
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AFRICA/RD CONGO - Dimissioni del Vescovo di Mweka e nomina del successore
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Santo Padre Francesco, in data 18 febbraio 2017, ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Mweka (Repubblica Democratica del Congo), presentata da S.E. Mons. Gérard Mulumba Kalemba. Il Papa ha nominato Vescovo di Mweka il p. Oscar Nkolo Kanowa, C.I.C.M., Economo nel Noviziato dei Missionari di Scheut di Mbudi, Kinshasa.
Il Rev.do P. Oscar Nkolo Kanowa, C.I.C.M., è nato l’8 settembre 1957 a Mbuji-Mayi. Ha frequentato la scuola primaria a Kamilabi-Kananga e quella secondaria presso il Seminario Minore di Kabwe. È, poi, entrato nel Seminario Maggiore Interdiocesano di Kasai-Kabwe, per il ciclo di Filosofia. Nel 1981 è passato nel Noviziato dei Padri Scheut a Mbudi, Kinshasa. Ha emesso i primi voti nel settembre 1982 e quelli perpetui nel settembre 1986. È stato ordinato sacerdote il 19 luglio 1987.
Dopo l’ordinazione ha trascorso 10 anni in missione nella Repubblica Dominicana, dove ha assunto varie responsabilità: 1988-1995: Vicario parrocchiale e Parroco di San Antonio da Padova, assumendo nel contempo il servizio dell’Economato della Provincia dominicana; 1995-1997: Vice Provinciale della Repubblica Dominicana; 1996-1998: Rettore del Pre-noviziato; 1998-1999: Studi per Formatore alla St. Louis University (USA); 1999-2000: Rettore dello Scolasticato a Kinshasa; 2001-2003: Membro del governo provinciale e Procuratore aggiunto della Provincia; 2004-2012: Superiore provinciale del Kasayi (2 mandati successivi) e dell’Africa Australe (1 mandato); dal 2014: Economo del Noviziato internazionale di Mbudi, a Kinshasa.
La Diocesi di Mweka, eretta nel 1964, è suffraganea dell'Arcidiocesi di Kananga, ha una superficie di 21.700 kmq e una popolazione di 850.535 abitanti, di cui 355.840 sono cattolici. Ci sono 14 parrocchie, 41 sacerdoti (31 diocesani e 10 religiosi), 14 fratelli religiosi, 13 suore e 33 seminaristi. (SL) (Agenzia Fides 20/02/2017)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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