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domenica 13 giugno 2021

Lo scriba al Santuario di Sant'Antonio di Padova 12 giugno 2021







 Mi sono permesso di copiare un po' del depliant del pellegrino per descrivere quale può essere il percorso per avvicinarsi al santuario di un così importante Santo

mercoledì 10 marzo 2021

Vatican News 10 marzo 2021

 

VATICANO - La gratitudine di Papa Francesco per il viaggio in Iraq: “I musulmani invitano i cristiani a ritornare, e insieme restaurano chiese e moschee”
 
Roma (Agenzia Fides) – I musulmani di Mosul che invitano i loro concittadini cristiani tornare, “e insieme restaurano chiese e moschee”. E’ questa l’immagine che Papa Francesco ha voluto suggerire come segno della germinale rinascita di quella città martire e dell’intero Iraq, dopo anni di guerre, invasioni e terrore. Lo ha fatto all’Udienza generale di mercoledì 10 marzo, interamente dedicata a ripercorrere la sua visita apostolica in Iraq, appena conclusa. “Nei giorni scorsi” ha esordito il Papa “il Signore mi ha concesso di visitare l’Iraq, realizzando un progetto di San Giovanni Paolo II. Mai un Papa era stato nella terra di Abramo; la provvidenza ha voluto che ciò accedesse ora, come segno di speranza dopo anni di guerra e terrorismo e durante una dura pandemia”. Papa Francesco ha ricordato l’“indimenticabile” incontro con il Grande Ayatollah Ali al Sistani, che lo ha ricevuto nella sua residenza di Najaf, e si è soffermato sul tratto “penitenziale” da lui conferito all’intero pellegrinaggio iracheno: “Non potevo avvicinarmi a quel popolo martoriato, a quella Chiesa martire” ha spiegato il Successore di Pietro “senza prendere su di me, a nome della Chiesa cattolica, la croce che loro portano da anni: una croce grande, come quella posta all’entrata di Qaraqosh. L’ho sentito in modo particolare vedendo le ferite ancora aperte delle distruzioni, e più ancora incontrando e ascoltando i testimoni sopravvissuti alle violenze, alle persecuzioni, all’esilio… E nello stesso tempo” ha aggiunto il Papa “ho visto intorno a me la gioia di accogliere il messaggero di Cristo; ho visto la speranza di aprirsi a un orizzonte di pace e di fraternità, riassunto nelle parole di Gesù che erano il motto della visita: ‘voi siete tutti fratelli’”. Una speranza che ila Papa ha detto di aver ritrovato anche “in tanti saluti e testimonianze, nei canti e nei gesti della gente. L’ho letta sui volti luminosi dei giovani e negli occhi vivaci degli anziani. La gente che aspettava il Papa da cinque ore, in piedi…; anche donne con bambini in braccio… Aspettava, e nei loro occhi c’era la speranza”.
Ripercorrendo i vari momenti della visita, il Vescovo di Roma ha ricordato anche l’incontro ecclesiale svoltosi nella cattedrale siro-cattolica di Baghdad, dove nel 2010 un attacco terroristico fece strage tra i fedeli riuniti per la celebrazione della messa. “La Chiesa in Iraq” ha sottolineato il Papa “è una Chiesa martire, e in quel tempio, che porta iscritto nella pietra il ricordo di quei martiri, è risuonata la gioia dell’incontro: il mio stupore di essere in mezzo a loro si fondeva con la loro gioia di avere il Papa con sé”. Accennando poi alle visite di Mosul e Quaraqosh, ancora segnate dalle devastazioni seguite all’invasione dei miliziani dello Stato islamico, ricordato “la fuga di migliaia e migliaia di abitanti, tra cui molti cristiani di diverse confessioni e altre minoranze perseguitate, specialmente gli yazidi” provocata dall’occupazione jihadista. “E’ stata rovinata l’identità di queste città. Adesso” ha aggiunto il Papa “si sta cercando faticosamente di ricostruire; i musulmani invitano i cristiani a ritornare, e insieme restaurano chiese e moschee. Fratellanza, è lì. E continuiamo, per favore, a pregare per questi nostri fratelli e sorelle tanto provati, perché abbiano la forza di ricominciare”.
Con un significativo riferimento alle vicende storiche recenti dell’Iraq, Papa Francesco ha ricordato che “La Mesopotamia è culla di civiltà” e “Baghdad è stata nella storia una città di primaria importanza, che ha ospitato per secoli la biblioteca più ricca del mondo. E che cosa l’ha distrutta? La guerra. Sempre” ha insistito il Pontefice “la guerra è il mostro che, col mutare delle epoche, si trasforma e continua a divorare l’umanità. Ma la risposta alla guerra non è un’altra guerra. La risposta alle armi non sono altre armi. E io mi sono domandato: chi vendeva le armi ai terroristi? Chi vende oggi le armi ai terroristi, che stanno facendo stragi in altre parti, pensiamo all’Africa per esempio? È una domanda a cui io vorrei che qualcuno rispondesse. La risposta non è la guerra ma la risposta è la fraternità”. Il Papa si è soffermato anche a ricordare l’incontro interreligioso svoltosi a Ur, dove il profeta Abramo “ricevette la chiamata di Dio circa quattromila anni fa. Abramo” ha proseguito Papa Francesco “è padre nella fede perché ascoltò la voce di Dio che gli prometteva una discendenza, lasciò tutto e partì. Dio è fedele alle sue promesse e ancora oggi guida i nostri passi di pace, guida i passi di chi cammina in Terra con lo sguardo rivolto al Cielo. E a Ur, stando sotto quel cielo luminoso, lo stesso cielo nel quale il nostro padre Abramo vide noi, sua discendenza, ci è sembrata risuonare ancora nei cuori quella frase: Voi siete tuti fratelli”. (GV) (Agenzia Fides 10/3/2021)
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EUROPA/ITALIA - Il Covid non faccia chiudere gli occhi sulle violenze e sugli abusi subiti dai migranti, soprattutto donne
 
Roma (Agenzia Fides) - “Il Covid non può far chiudere gli occhi davanti a una crisi economica e sociale senza precedenti e a un traffico di esseri umani che continua a contraddistinguere i Paesi più poveri del mondo. Più di una donna migrante su due è vittima di abusi psicologici e fisici, quasi quattro su dieci sono state colpite da torture. Sono questi numeri che devono far capire come l’aiuto alle donne che si trovano in situazioni che le rendono vulnerabili, in Italia, come nel resto del mondo, sia una delle priorità da seguire. Anche durante questo periodo di pandemia”. Lo sottolinea suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Suore missionarie Scalabriniane, congregazione che sin dalla loro fondazione si occupa di assistenza ai migranti. I dati citati si basano su uno studio della Fondazione Ismu/L’albero della vita su valori del 2019.
“Questi numeri testimoniano che nell’agenda dei politici non può esserci solo la gestione dell’emergenza coronavirus, anche se prioritaria e importante – aggiunge suor Neusa nella nota inviata a Fides –. Le donne hanno un ruolo fondamentale nella famiglia, nello sviluppo dei figli, della voglia di riscatto e crescita che deve contraddistinguere questo momento storico. Grazie al sostegno del Santo Padre abbiamo creato case di accoglienza ‘a tempo’, come quelle aperte a Roma del progetto ‘Chaire Gynai’ (Benvenuta Donna), dove diamo modo a persone in condizioni di fragilità e semi-autonome di potersi integrare e vivere una nuova vita” (vedi Fides 1/10/2018; 4/6/2019).
Suor Neusa infine lancia un appello: “Se da una parte la rete sociale vuole accogliere, integrare, proteggere e promuovere, dall’altra è opportuno che gli Stati di tutto il mondo decidano una linea chiara nella lotta contro la tratta, il traffico e la violenza contro le donne. Proteggerle vuol dire proteggere la vita, sempre, perchè un mondo senza le donne sarebbe sterile, perchè loro sanno guardare ogni cosa con occhi materni che vedono oltre e sono capaci di fare nascere la solidarietà e la fraternità universale dal di dentro dello stesso dramma dell’emigrazione, in vista di cieli nuovi e una terra nuova!". (SL) (Agenzia Fides 10/03/2021)
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AFRICA/SENEGAL - Appello al dialogo dei Vescovi dopo i violenti scontri dei giorni scorsi
 
Dakar (Agenzia Fides) – “Finché siamo in tempo, facciamo del nostro meglio per limitare i danni e magari bloccarli. Fermiamo il ciclo di violenza!” chiede Sua Ecc. Mons. Benjamin Ndiaye, Arcivescovo di Dakar, in una dichiarazione, firmata a nome della Conferenza Episcopale della provincia ecclesiastica di Dakar, nella quale si chiede di mettere fine al ciclo di violenze che nelle ultime settimane stanno sconvolgendo il Paese.
Il messaggio invita a perseguire la via del dialogo definito come “essenziale” per instaurare un clima di pace e serenità. “Possiamo e dobbiamo, non solo difendendo i nostri diritti, ma anche assumendoci i nostri doveri, stabilire le condizioni adatte per una migliore convivenza".
Le violenze sono scoppiate dopo l’arresto, il 3 marzo, di Ousmane Sonko, il principale avversario del Presidente Macky Sall. Sonko, 46 anni, presidente del partito Pastef, terzo alle elezioni presidenziali del 2019, che è stato accusato all'inizio di febbraio di "stupro e minacce di morte" contro una lavoratrice in un salone di bellezza a Dakar. Sonko ha respinto le accuse ed ha ribattuto di essere vittima di un "complotto" e di un "tentativo di liquidazione politica" per impedirgli di candidarsi alle elezioni presidenziali del 2024.
Per i suoi sostenitori, questa accusa è solo una manovra politica simile a quelle che negli ultimi anni, hanno portato alla rimozione per via giudiziaria di altri due grandi rivali del presidente, Karim Wade, figlio dell'ex Presidente Abdoulaye Wade, e Khalifa Sall, sindaco di Dakar.
Negli scontri tra polizia e dimostranti che hanno investito Dakar e le principali città del Paese sono morte una decina di persone, altrettante sono rimaste ferite, mentre 500 manifestanti sono stati arrestati. Inoltre diversi supermercati e diverse attività commerciali sono stati saccheggiati e distrutti.
"Vite umane sono state strappate, beni pubblici e privati, frutto di un patrimonio acquisito con il lavoro, sono stati saccheggiati e depredati senza alcuna considerazione morale o etica, sfidando ogni giustizia, rendendo ancor più precaria la situazione di molti lavoratori e delle loro famiglie” deplora Mons. Ndiaye.
Per placare gli animi il Presidente Macky Sall ha annunciato un allentamento del coprifuoco instaurato per bloccare il Covid-19 nelle regioni di Dakar e Thiès, che colpisce duramente i lavoratori dell'economia informale e ha promesso di reindirizzare le risorse finanziarie verso i giovani.
Al momento vige in Senegal una tregua precaria, ma si temono nuove violenze per le manifestazioni indette dai sostenitori di Ousmane Sonko per sabato 13 marzo, che si sono uniti sotto la sigla “Mouvement de défense de la démocratie” (M2D). (L.M.) (Agenzia Fides 10/3/2021)
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AFRICA/SUDAN - Covid-19: il Paese è il primo di Medio Oriente e Africa a ricevere le prime dosi di vaccino
 
Khartoum (Agenzia Fides) - Il Sudan ha iniziato a vaccinare gli operatori sanitari in prima linea contro il Coronavirus dopo aver ricevuto il primo lotto di 828.000 dosi del vaccino AstraZeneca, per i 414.000 operatori sanitari. La notizia è stata divulgata da un funzionario sanitario dall'ospedale Jabra nella capitale Khartoum; “Abbiamo iniziato a vaccinare gli operatori sanitari e altro personale delle strutture di isolamento”. Il ministro della Sanità, Omar al-Naguib, ha dichiarato che il vaccino ‘sarà disponibile gratuitamente’ e che avranno la priorità medici in prima linea, forze dell’ordine, anziani e persone di età superiore ai 45 anni affette da patologie croniche.
“I vaccini sono fondamentali per il controllo della diffusione del virus in Sudan e per tornare alla normalità” ha detto il ministro della Sanità invitando tutta la popolazione a registrarsi per farsi vaccinare.
La dottoressa Dalia Idris, membro del Comitato tecnico contro il Covid, ha spiegato che il programma inizialmente mira a vaccinare il 20 per cento del target totale. “La nostra speranza di riprenderci dalla pandemia sono i vaccini” ha affermato Abdallah Fadil, rappresentante di UNICEF Sudan. “I vaccini hanno ridotto il flagello di numerose malattie infettive, salvato milioni di vite e hanno efficacemente eliminato molte malattie potenzialmente letali”.
Attraverso COVAX, iniziativa congiunta guidata dalle Nazioni Unite in supporto ai paesi più poveri, il Sudan si è assicurato un totale di 3,4 milioni di dosi che dovrebbero arrivare in lotti fino alla fine di settembre 2021.
Il Sudan è stato il primo paese in Medio Oriente e Nord Africa (MENA) a ricevere vaccini. Secondo i dati ufficiali del Ministero della Sanità il Coronavirus, nel Paese africano, finora ha contagiato più di 28.500 e ucciso oltre 1.900, secondo i dati ufficiali.
(AP) (10/3/2021 Agenzia Fides)
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ASIA/MYANMAR - Il Cardinale Bo fa rimuovere l'account di Twitter che era indebitamente a suo nome
 
Yangon (Agenzia Fides) - E' stato il Cardinale Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon, a chiedere alla compagnia di social network "Twitter" di rimuove un account indebitamente a lui attribuito e recante il suo nome. Lo conferma all'Agenzia Fides la segreteria del Cardinale, che già il 10 febbraio aveva pubblicamente annunciato sulla pagina Facebook della Conferenza Episcopale cattolica del Myanmar e su quella dell'Arcidiocesi di Yangon di "non avere e non gestire alcun account Facebook o Twitter". Come confermato a Fides, nessuno dei post pubblicati era da attribuire al Cardinale. Non è stato possibile, finora, rintracciare, secondo le informazioni ricevuta da Fides, chi fosse dietro e chi operasse nell'account posto a nome del Cardinale, ripreso dai mass-media di tutto il mondo per i post sulla crisi birmana.
Non è stato, dunque il governo della giunta militare a oscurare l'account Twitter del Cardinale, come hanno riferito alcune fonti di stampa , ma lo stesso Cardinale a inviare una richiesta di rimozione, accolta ed eseguita dalla compagnia.
Come appreso da Fides, in questa fase delicata della crisi politica post golpe, il Cardinale Bo risiede a Yangon e non sta rilasciando dichiarazioni pubbliche, se non quelle date ai fedeli nelle omelie delle domeniche di Quaresima .
Nell'ultimo messaggio rivolto ai fedeli, il Cardinale ha detto che "un nuovo Myanmar è possibile, una nazione senza conflitti è possibile, se questa nazione si trasfigura nella gloria che merita. Rendiamo la pace il nostro destino, non il conflitto. Le armi sono inutili. Bisogna riarmarsi con la riconciliazione e il dialogo". Il Porporato ha ribadito che "la pace è l'unica via; la pace è possibile. Papa Francesco ha chiesto la risoluzione di tutti i conflitti attraverso il dialogo. Chi vuole il conflitto non augura il bene a questa nazione".
Il suggerimento dato dalla Conferenza episcopale cattolica a tutto il personale ecclesiastico è quello di non coinvolgersi direttamente nella protesta di piazza. Numerosi preti, religiosi e suore, pur seguendo questa indicazione, si sono attivati come mediatori per le strade, cercando di fermare le violenze, per salvare le vite umane dei giovani che protestavano pacificamente, nelle fasi di dura repressione della polizia..
(PA) (Agenzia Fides 10/3/2021)
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ASIA/VIETNAM - Quaresima di fede e preghiera tra distanziamento e festa buddista
 
Danang (Agenzia Fides) - E’ una Quaresima che risente delle misure di “distanziamento sociale”, quella vissuta dalla comunità dei cattolici del Vietnam. Ma queste misure non intaccano a fede e la viva partecipazione spirituale dei fedeli. Nonostante il paese conti ad oggi solo poco più di 2500 casi e 35 morti legati al Covid-19, il governo sta continuando ad attuare misure di sicurezza sanitaria nelle zone considerate più a rischio: per questo, in alcune aree del paese, è stato impedito l’accesso alle chiese e l’organizzazione di eventi aperti al pubblico, tra i quali anche le messe. Le Chiese locali interessate da questi provvedimenti stanno comunque cercando di garantire le celebrazioni liturgiche in live streaming, giovandosi delle nuove tecnologie.
L’attività liturgica e pastorale continua con ardore, invece, nelle diocesi meno colpite: presso la Cattedrale di Danang, per esempio, la celebrazione del mercoledì delle Ceneri come quella delle Domeniche della Quaresima hanno visto una grande affluenza di fedeli, tenuti comunque a rispettare le norme sul distanziamento. Ogni venerdì, le varie parrocchie locali si riuniscono per rivivere la Passione di Cristo mediante la Via Crucis e per ricevere il sacramento della Riconciliazione. L’afflato spirituale e l’atteggiamento penitenziale di “conversione” caratterizza la partecipazione dei fedeli, tra i quali moltissimi giovani.
Va notato che in Vietnam, l’inizio della Quaresima coincide con una delle feste tradizionali più sentite del calendario nazionale: la festività del Tet, cioè il capodanno lunare, periodo caratterizzato da cerimonie e riti di ringraziamento a Buddha per l’anno trascorso e per quello che si apre. In questo contesto di festa, la Chiesa locale continua il suo cammino quaresimale con atteggiamento di preghiera comunitaria, digiuno ed elemosina, per prepararsi a celebrare la Pasqua. Come raccontano fonti di Fides, la festa e la gioia circostante, che coinvolgono tutti, non vengono rinnegate ma i fedeli cattolici del Vietnam accolgono poi calorosamente il tempo quaresimale, seguendo le indicazioni del Papa e della Chiesa per questo specifico tempo liturgico. Le parrocchie di tutto il paese si colorano di viola e ai fedeli viene chiesto di partecipare intensamente e in silenzio alla Quaresima, seguendo le tracce lasciate da Gesù e compiendo un cammino di purificazione interiore che porta alla celebrazione della Pasqua.
(AD-LF) (Agenzia Fides 10/3/2021)



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AMERICA/HAITI - I Religiosi al Presidente: “non può continuare ad essere uno spettatore, ha il dovere di dare risposte alle richieste della popolazione”
 
Port au Prince (Agenzia Fides) – "Come religiosi e religiose, intervenendo in tutti gli ambiti della vita del popolo haitiano e nei luoghi più remoti e difficili del Paese dove lo Stato, sia per mancanza di mezzi, incompetenza, o disonestà, non arriva né manifesta l'intenzione di andare, siamo testimoni privilegiati della miseria del nostro popolo. Sfortunatamente, sembra che lo Stato ignori questa miseria. Forti delle nostre esperienze e della nostra missione profetica, siamo venuti, in questa data che ci ricorda il 38° anniversario della visita di Papa San Giovanni Paolo II, a ricordarLe queste famose parole della Chiesa ad Haiti dell'epoca, riprese nell'omelia per l'occasione: ‘Qui qualcosa deve cambiare e i poveri di ogni genere devono riprendere la speranza!’.”
Così si legge nella lettera inviata a Fides dalla Conferenza Haitiana dei Religiosi (CHR) indirizzata al Presidente di Haiti, Jovenel Moïse, in occasione del 38° anniversario della visita del Papa San Giovanni Paolo II all’isola (9 marzo 1983).
"Trentotto lunghi anni dopo questa visita del Papa - continua la lettera -, i semi della morte sembrano ora aver prevalso sui semi della vita. Il Paese sta morendo, l'insicurezza dilaga, i più poveri non ce la fanno più, la popolazione è allo sbando, al limite della disperazione, il Paese è senza governo. Siamo tutti testimoni e vittime di troppi crimini, troppe ingiustizie e troppe disuguaglianze".
I religiosi ricordano la denuncia dei Vescovi nel febbraio scorso: "Il paese è sull'orlo dell'esplosione! la vita quotidiana del popolo haitiano si riduce a morte, omicidi, impunità e insicurezza. Il malcontento è ovunque!" (vedi Fides 3/02/2021). Ricordano anche l'insicurezza alimentare (vedi Fides 27/02/2021), base fondamentale di un popolo.
Quindi proseguono: “Viene da chiedersi: che senso ha aggrapparsi al potere anche illegittimamente o illegalmente, quando più della metà della popolazione vive in condizioni di insicurezza alimentare cronica? Perché volere a tutti i costi estendere o revocare una parvenza di mandato senza poter garantire la sicurezza della vita e dei beni, la libera circolazione delle persone? A che serve un presidente o un governo incapace di fermare il treno della morte che semina quotidianamente il lutto nella popolazione?”
La lettera si conclude con un messaggio diretto al Presidente: "Di fronte a questo stato di cose, di fronte al processo costante di disumanizzazione di un intero popolo, Lei non può continuare ad essere uno spettatore. Al di là delle leggendarie menzogne e delle rozze giustificazioni, la Sua responsabilità in questa discesa agli inferi è totale, Lei ha il dovere di dare veloci e concrete risposte alle richieste del popolo, la prima delle quali è il rispetto delle leggi di questo bel paese".
(CE) (Agenzia Fides 10/03/2021)

mercoledì 14 ottobre 2020

Terra Santa: p. Patton (custode), a professi solenni “viviamo in un tempo che educa all’obbedienza”

“Il tempo che viviamo è un tempo che ci allena a vivere la nostra vocazione imparando a stare nella situazione in cui ci troviamo, anziché cercare di sfuggirvi. È un tempo che ci educa all’obbedienza, perché ci costringe ad accettare le circostanze in cui ci troviamo. È un tempo che ci insegna a vivere con serenità e letizia francescana l’essere senza nulla di proprio, perché ci accorgiamo che nella situazione in cui ci troviamo, non siamo padroni di niente, ma dobbiamo accettare limitazioni, rinunce, e anche di vivere questa giornata in modo diverso da quello che avevamo immaginato”. Lo ha detto il custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, celebrando a Gerusalemme lo scorso 11 ottobre le professioni solenni di 16 frati della Custodia provenienti da nove Paesi diversi: Congo Kinshasa, Congo Brazaville, Italia, Siria, Messico, Brasile, Perù, Colombia e Sud Africa. La celebrazione si è svolta nella chiesa di San Salvatore, a porte chiuse, a causa della pandemia di coronavirus e del lockdown in corso in Israele. Da tutto il mondo parenti e amici dei professi hanno potuto seguire la messa in diretta streaming sulla pagina Facebook della Custodia di Terra Santa e del Christian Media Center. “È un tempo che ci insegna qualcosa anche sulla castità, sul valore che ha il nostro corpo e il poterci offrire interamente al Signore – ha aggiunto il custode –. Pur essendo persone fragili da tutti i punti di vista, compreso quello della salute – la pandemia ce lo ricorda ormai da mesi tutti i giorni –, il Signore accetta il dono della nostra persona, che esprime un amore personale totale: con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutto il corpo e con tutte le forze, quando siamo sani e quando siamo ammalati”. Per padre Patton le professioni sono “un motivo di grande gioia e di speranza, perché vedere che le promesse di Dio si realizzano in modo concreto anche in un tempo difficile come il nostro, da un lato mi fa gioire nel profondo e dall’altro mi rianima e mi fa dire che il Signore ci sta accompagnando e benedicendo, nonostante tutto quello che sta succedendo nel mondo”. “Voi siete l’esempio concreto di ciò su cui ci ha invitato a riflettere Papa Francesco nella sua ultima enciclica, cioè sul fatto che siamo parte di un’umanità in cui siamo tutti fratelli e in cui siamo chiamati a imparare ogni giorno di più cosa vuol dire diventare fratelli, far parte di un’unica famiglia. E se la chiamata è un dono – ha concluso – la risposta è certamente un impegno. Non un impegno gravosamente caricato sulle nostre spalle, ma un impegno che è reso possibile proprio dal fatto che l’iniziativa di chiamarci è stata del Signore”. (D.R.)

martedì 14 luglio 2020

Vatican News 14 luglio 2020

La nave ospedale Papa Francesco
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Contro la pandemia da coronavirus in Brasile, scende in campo anche la nave-ospedale “Papa Francesco” che, da circa un anno, viaggia lungo il fiume Rio delle ... 
Filippine: festa di Santo Niño
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Distrutta in un incendio la statua del Santo Niño, simbolo dell’arrivo del cristianesimo nell'arcipelago e una delle più venerate icone religiose del Paese 
Coronavirus: fila alla mensa dei poveri.
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Padre Valerio Di Trapani racconta il successo della preghiera mondiale on-line organizzata dai vincenziani per esprimere prossimità alle popolazioni impoverite ... 
Istanbul, l'interno della Basilica di Santa Sofia
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La storia della Basilica di Santa Sofia, diventata moschea, poi museo, poi di nuovo moschea, corre lungo i secoli per dire all’umanità il bisogno di trovare per ... 
Mattarella e Pahor
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Storico incontro dei due capi di Stato di Italia e Slovenia sui luoghi di efferati eccidi durante la Seconda Guerra Mondiale. Il vescovo di Gorizia e presidente ... 

venerdì 19 giugno 2020

Agenzia Fides 19 giugno 2020

  EUROPA/ITALIA - Missionari Comboniani: contempliamo il Cuore di Gesù aprendo i nostri cuori al mistero del suo amore
 
  AFRICA/MOZAMBICO - “Si ponga fine alla atrocità e alle violenze a Cabo Delgado”: l’appello dei Vescovi
 
  AFRICA/SUDAFRICA - Covid-19: dopo la morte della quinta religiosa, un convento trasformato in struttura di quarantena
 
  AFRICA/EGITTO - La pandemia non ferma le iniziative per promuovere pellegrinaggi lungo il “Cammino della Sacra Famiglia”
 
  ASIA/PAKISTAN - Obbligatoria l'istruzione coranica nelle università del Punjab: i cristiani disapprovano
 
  ASIA - La violenta contesa tra India e Cina mette a rischio la "pax asiatica"
 
  AMERICA/BRASILE - "Catastrofe umanitaria" in Brasile per la pandemia: denuncia dell'ambasciatore venezuelano all'ONU e del CIMI
 
  AMERICA/VENEZUELA - Più di 80 detenuti ricevono assistenza alimentare grazie alla solidarietà della Chiesa
 
  OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - "Ciascun salesiano deve sentirsi 'uno' con il popolo": 40 anni di presenza dei religiosi
 
  AMERICA/GIAMAICA - Nomina del Vescovo di Mandeville
 
  OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - Dimissioni dell’Arcivescovo di Rabaul e nomina del nuovo Arcivescovo

lunedì 11 maggio 2020

Agenzia Fides 11 maggio 2020

EUROPA/ITALIA - Oggi come ieri: i Camilliani in prima linea nell’emergenza Covid-19
 
Roma (Agenzia Fides) – “Sentimenti semplici come prossimità, compassione, comprensione, vicinanza, collaborazione, amore, che si mostrano attraverso uno sguardo, un sorriso, una carezza, un abbraccio, tutte cose che oggi, in questo isolamento forzato, ci sembra impossibile fare, vengono tenuti vivi dai Ministri degli Infermi, Camilliani.” Inizia così la testimonianza inviata all’Agenzia Fides da Luciana Mellone, responsabile dell’Archivio Storico della Casa Generalizia dei Camilliani a Roma.
“In questi giorni – scrive - i Camilliani sono in prima linea nell’emergenza Covid-19, ancora una volta mettendo a rischio la loro vita per proteggere la nostra, e spesso accompagnando le persone nel trapasso in un momento in cui le stesse venivano private della possibilità del conforto e della vicinanza dei loro familiari.”
Appena è scoppiata la pandemia Covid-19, il Camillian Disaster Service International (CADIS) Foundation, istituito come Task Force per far fronte alle catastrofi naturali e alle emergenze socio-sanitarie, si è mobilitato per portare assistenza alle popolazioni più vulnerabili.
“Di fronte alla precarietà della vita e al bisogno urgente di cibo – spiega la Mellone - il dilemma per molte popolazioni è scegliere tra morire di fame in casa o rischiare la morte per il coronavirus uscendo a guadagnare il pane.”
Per evitare una possibile crisi umanitaria, CADIS International, in collaborazione con la grande famiglia Camilliana, ha attivato un programma per fornire kit alimentari che consentano la sopravvivenza durante questi periodi di isolamento e contribuiscano a chiudere le linee di possibile trasmissione del contagio.
La dedizione dei Ministri degli Infermi non è cambiata nelle varie situazioni: malati di lebbra in Cina, Tailandia, Filippine, Africa, Brasile, o nei confronti dei malati di TBC, e ancora verso i pazienti affetti dall’ HIV/ AIDS ed Ebola, e nelle varie guerre dei secoli scorsi.
(LM/AP) (Agenzia Fides 11/5/2020)
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AFRICA/ZIMBABWE - “Spero che emergeremo dalla quarantena consapevoli del valore della solidarietà” auspica un sacerdote
 
Harare (Agenzia Fides) – “La pandemia causata dal coronavirus, in una certa misura, ci ha costretto ad un personale piccolo esilio, lontano dai nostri amici e a volte dalle nostre famiglie” scrive p. Keto Sithole, sacerdote dello Zimbabwe, in una nota di riflessione su come la quarantena per il Covid-19 stia avendo un impatto sulla vita della sua comunità di fedeli.
“I sacerdoti non sono sempre in grado di soddisfare i bisogni spirituali dei membri della comunità loro affidata, il momento più doloroso è rappresentato dall’assenza di funerali pubblici per coloro che sono tornati alla Casa del Padre” sottolinea con dolore p. Sithole, che opera presso la St Marys a Lukosi.
“Una grande lezione che abbiamo tratto da questo periodo è stata la scoperta che le relazioni contano più delle riunioni. Abbiamo avuto modo di trascorrere del tempo con le persone vicine e lontane (per telefono), vedendole per come sono, il che è estremamente gradevole. Questo è quello che credo che Gesù voglia che accada. Troppo spesso, siamo impegnati con i nostri desideri senza pensare seriamente agli altri a meno che non possiamo trarre da loro un vantaggio”. “Durante la quarantena, abbiamo la possibilità di pregare per gli altri e di sostenerli, semplicemente attraverso una normale telefonata pastorale e le chat. La più grande sfida è stata quella di raggiungere la maggior parte dei miei parrocchiani che non possiedono cellulari. Sono sempre stati nelle mie preghiere perché non perdano la fede e la speranza”.
Dal punto di vista liturgico p. Sithole sottolinea che “come la maggior parte delle chiese di tutto il mondo, la missione St Marys a Lukosi, dove attualmente sto lavorando, è stata chiusa. I laici non sono in grado di riunirsi e i sacerdoti non sono in grado di incontrarli mentre la nazione si prepara alla potenziale peggiore crisi sanitaria, a giudicare da come il virus ha devastato Paesi con migliori strutture mediche del nostro”.
“Mentre i figli d'Israele hanno gridato a Dio per essere salvati, facciamo anche noi appello a Dio non dai soliti luoghi di preghiera ma dai posti di quarantena, dalle nostre case, da soli o con i nostri cari” invoca il sacerdote, che conclude con la speranza che “quando emergeremo da questa chiusura, noi tutti avremo riscoperto quei valori essenziali della comunità, prendendosi cura dei bisognosi e del mondo come auspica Papa Francesco in Laudato Sì”. (L.M.) (Agenzia Fides 11/5/2020)
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CONGO RD - I missionari in aiuto delle "donne-portatrici", per sottrarle a una vita di sofferenza e schiavitù
 
Bukavu (Agenzia Fides) - Garantire piccoli prestiti per sottrarre le donne-portatrici da una vita di sofferenze e fatiche inaudite: è questo il progetto lanciato dai Padri Bianchi (chiamati anche Missionari d'Africa) nella Repubblica Democratica del Congo a sostegno dell'associazione «Femme Debout» («Donna in piedi»). A Bukavu, la capitale del Sud del Kivu (regione altamente instabile nella quale operano numerose milizie ribelli), centinaia di donne, provenienti dai quartieri più poveri e disagiati, a spalle trasportano al mercato il materiale scaricato dai battelli al porto. Il pesante lavoro di facchinaggio implica il caricarsi enormi sporte sulle spalle e facendo decine di viaggi dal porto al mercato e viceversa. Ricevono pochissimo, 300 franchi congolesi, pari a 16 centesimi di euro, per recapitare 150 kg di merce. Una via crucis estenuante e senza fine che ne mina la salute. Ogni giorno lo stesso calvario.
Centocinquanta donne, tra le più povere e vulnerabili, si sono riunite a hanno fondato «Femme Debout», un gruppo di mutuo-soccorso che si prefigge di aiutare le socie ad avviare una piccola attività commerciale, più sicura e remunerativa, e meno gravosa, rispetto al lavoro di portatrice. A turno, venti donne ricevono ciascuna un prestito che si impegnano poi a restituire entro sei mesi. Con questa somma (piccola per l’Europa, grande per l’Africa) allestiscono piccoli chioschi, un banco dove vendere frutta e verdura.
"Le facchine – spiega a Fides Angèlique Kasi, la leader dell’associazione - si spezzano la schiena al mercato e sono considerate alla stregua di schiave. Vengono maltrattate e marginalizzate. La decisione di mettersi assieme e avviare un’attività di micro-credito ha permesso di rompere questo circolo vizioso di sfruttamento e miseria. Al momento tutte le socie che hanno ricevuto il prestito lo hanno regolarmente rimborsato nei termini e nei tempi concordati. Ma occorre fare molto di più".
I Padri Bianchi si sono impegnati a sostenere questo progetto, avviato e gestito dalla società civile congolese. "Metteremo a disposizione dell’associazione “Femme Debout” 4-5mila euro – spiega a Fides padre Alberto Rovelli, missionario italiano a Bukavu -. A loro volta loro daranno a ciascuna donna tra i 70 e gli 80 euro. Le donne poi li restituiranno. La nostra non vuole essere un’iniziativa paternalista, ma un progetto che responsabilizza le donne e le aiuta a cambiare il loro destino".
I Missionari d'Africa si dedicano principalmente all'apostolato missionario presso le popolazioni non evangelizzate, alla cooperazione e allo sviluppo delle Chiese locali. Sono presenti in numerosi paesi africani, sia nell'area del magreb, sia nell'Africa sub sahariana, tra i quali Kenya, Niger, Nigeria, Ruanda, Congo Rd e molti altri. (EC) (Agenzia Fides 11/5/2020)

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AFRICA/EGITTO - Papa Francesco telefona al Patriarca copto Tawadros: chiediamo insieme che Dio abbia misericordia del mondo
 
Il Cairo (Agenzia Fides) – Una telefonata al Patriarca copto Tawadros II per confermare la vicinanza alla Chiesa copta e a tutto il popolo egiziano, e rinnovare la promessa di pregare ogni giorno l’uno per l’altro. Così Papa Francesco, nella giornata di domenica 10 maggio, ha voluto manifestare in modo semplice e diretto la sua partecipazione alla giornata dell’amore fraterno tra la Chiesa copta ortodossa e la Chiesa di Roma, celebrata ogni anno nell’anniversario dei viaggio compiuto a Roma dal Patriarca Tawadros nel 2013 per incontrare per la prima volta lo stesso Papa Francesco. Il Patriarca copto ortodosso – riferiscono media egiziani – si è riferito al tempo presente (segnato anche in Egitto dalla pandemia da Covid-19) con la frase di San Paolo in cui l’Apostolo delle Genti ricorda che «tutte le cose cooperano al bene di coloro che amano Dio»(Rm 8, 28).
Al termine della conversazione, Papa Francesco e Papa Tawadros hanno anche condiviso la supplica a Dio affinché abbia Lui misericordia della Chiesa, dei credenti e del mondo intero.
Trai Capi delle Chiese d’Oriente, Papa Tawadros è stato quello più deciso nel sostenere con forza la ricerca di una data comune per le solennità liturgiche pasquali, attualmente celebrate in giorni diversi dalle varie Chiese e comunità di battezzati (vedi Fides, 20/5/2019). La sollecitazione a unificare la data di celebrazione della Pasqua – come ha riferito a suo tempo l'Agenzia Fides - era già stata espressa dal Patriarca copto in una lettera inviata nel maggio 2014 a Papa Francesco, in occasione del primo anniversario del loro incontro in Vaticano. Tawadros, a capo della Chiesa cristiana numericamente più consistente tra quelle presenti nei Paesi arabi, era tornato a proporre la questione anche nel novembre 2014, intervenendo a Vienna alle celebrazioni per il cinquantesimo anniversario della Fondazione Pro-Oriente.
Nel giugno 2015, anche Papa Francesco aveva espresso la disponibilità della Chiesa cattolica a stabilire una data fissa per la Pasqua, «in modo che possa essere festeggiata nello stesso giorno da tutti i cristiani, siano essi cattolici, protestanti o ortodossi». L'unificazione delle date di celebrazione della Pasqua di Resurrezione è un'urgenza particolarmente sentita in Africa del Nord e in Medio Oriente, dove convivono nello stesso territorio Chiese e comunità cristiane che fissano il giorno di Pasqua in maniera difforme, avendo come criterio di riferimento le une il Calendario Giuliano e le altre quello Gregoriano. (GV) (Agenzia Fides 11/5/2020)
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ASIA - I Vescovi dell'Asia: i cristiani uniti alle altre religioni nella Giornata di digiuno, preghiera e carità del 14 maggio
 
Yangon (Agenzia Fides) - "Incoraggiamo tutti i fedeli cristiani in Asia a vivere fruttuosamente, generosamente e con speranza la Giorno di digiuno, preghiera e carità prevista in tutto il mondo il 14 maggio, per chiedere la liberazione dalla pandemia. Guardiamoci l'un l'altro. Uniamoci come leader religiosi e come credenti in Dio in tutto il mondo": è l'appello lanciato dal Cardinale Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon e Presidente delle Conferenze Episcopali del'Asia. Nel messaggio inviato a Fides, le Chiese dell'Asia aderiscono, in tal modo, alla “Giornata di preghiera, digiuno e opere di carità”, indetta a livello universale dall’Alto Comitato per la Fratellanza umana, per chiedere a Dio di proteggere l’umanità dalla pandemia da coronavirus. L’appello è stato rilanciato da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al Azhar, Sheikh Ahmed al Tayyeb.
"La pandemia di Covid-19 nel mondo è ora una 'tempesta perfetta'. Sfida i nostri modi di vivere, lavorare e festeggiare. E' un tempo di prova per tutti, specialmente perdisoccupati, lavoratori migranti, indigenti e fasce di popolazioni emarginate", rileva l'Arcivescovo Bo.
"Nella maggior parte dei paesi asiatici ora si vivono restrizioni. Le scuole sono chiuse, le fabbriche sono chiuse, i mercati stanno esaurendo le scorte, i viaggi sono vietati. Eppure, con un'incredibile follia, i conflitti continuano", prosegue la nota inviata a Fides.
Aggiunge il testo: "Molte persone chiedono: quando finirà tutto questo per tornare alla normalità? La risposta alla domanda è che non finirà, non solo nel senso che le cose non saranno più le stesse. L'Asia ha vissuto molti conflitti, guerre e crisi senza fine, lo Tsunami, il ciclone Nargis e frequenti tifoni devastanti. Ogni crisi ci ha lasciato cambiati. Questa volta tutti i paesi del mondo sono interessati e la pandemia lascerà il nostro mondo profondamente cambiato. La politica cambierà. Le relazioni internazionali saranno diverse".
Rileva il Card. Bo: "Una catastrofe che colpisce oltre 200 paesi cambia il mondo. È come una guerra mondiale. Anche se Covid-19 può essere contenuto in pochi mesi, l'eredità vivrà con noi per decenni. Interesserà il modo in cui vediamo e comprendiamo la comunità, cambierà il modo in cui ci connettiamo, come viaggiamo, come costruiamo le nostre relazioni. Se i governi non affrontano la sfida, perderanno la fiducia dei loro popoli".
In questa crisi, si vedono gli elementi-chiave di una buona leadership: dare indicazioni, creare significato ed empatia, assumendosi le responsabilità e proteggendo e includendo i poveri e i deboli, i vulnerabili: "In una crisi come questa, i veri leader sfruttano le loro opportunità per creare fiducia", non ansia e terrore, rileva la nota.
Oggi ci si chiede: "Perché abbiamo permesso così tanta divisione nel mondo? Perché tante aree dell'Asia sono soggette a conflitti ? Perché abbiamo in Asia le guerre più lunghe del mondo? Osservando la nostra storia fino ad ora,perché non sono stati creati legami più forti quando ne abbiamo avuto la possibilità? Perché milioni di persone devono migrare all'estero, solo per poter vivere? Possiamo allora costruire un'economia inclusiva, che metta la dignità della persona al primo posto? Possiamo avere una solidarietà tenace e un desiderio per il bene comune fondato sul rispetto?"
In questo momento, sottolinea il Cardinale, occorrono pazienza, energia e intelligenza: "Questo è il momento di organizzare saggiamente le nostre vite e energie; un tempo per alimentare la nostra immaginazione e intelligenza e prepararsi per un nuovo mondo. È tempo di capire che dipendiamo gli uni dagli altri e di imparare a lavorare insieme, condividendo le responsabilità e apprezzando la solidarietà. Soprattutto, questo è un momento per mettere da parte l'odio e le armi e affrontare il nemico comune che sta attaccando tutta l'umanità".
"La pandemia ci offre un tempo per incoraggiarci a vicenda, un tempo di solidarietà con le persone vulnerabili e un tempo per pregare per capire cosa sta succedendo nel nostro mondo", dice il testo, motivando così l'adesione alla speciale Giornata di preghiera e digiuno del 14 maggio. "In tutta l'Asia, molte persone sono ferite, fisicamente, emotivamente, finanziariamente e spiritualmente. E' il momento di portare nel nostro mondo la bontà, la misericordia e l'amore di Dio", conclude il Presidente della FABC, appellandosi all'unità, alla solidarietà e alla fraternità di tutte le comunità religiose in Asia.
(PA) (Agenzia Fides 11/5/2020)
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ASIA/SINGAPORE - Il matrimonio cattolico si celebra solo "in presenza" e non tramite piattaforme online, in tempo di pandemia
 
Singapore (Agenzia Fides) - L'Arcidiocesi di Singapore ha rifiutato la possibilità di celebrare e dunque convalidare un matrimonio tramite il collegamento su una piattaforma online. La soluzione, in tempi di Covid-19, è prevista dalla nuova legge intitolata "Misure temporanee per la celebrazione e la registrazione dei matrimoni", approvata in Parlamento il 5 maggio, per le nozze civili. Secondo la legge, la celebrazione dei matrimoni civili, durante la pandemia di Covid-9, può avvenire virtualmente tramite un collegamento video in diretta degli sposi, degli ufficiali civili e dei testimoni. Il procedimento vale anche per le registrazioni ufficiali delle nozze, in sede civile. La nuova legge dovrebbe entrare in vigore già dalla seconda metà di maggio, come reso noto dal Ministero dello sviluppo sociale e familiare.
Alla luce della nuova legge, l'Arcidiocesi di Singapore ha espresso la posizione per la celebrazione del rito del matrimonio religioso. La nota dell'Arcidiocesi, pervenuta a Fides, rimarca "l'importanza dell'interazione fisica delle persone che celebrano il sacramento del matrimonio e di altri sacramenti". Citando Papa Francesco, nella sua omelia del 17 aprile 2020, si ricorda che "la Chiesa, i Sacramenti, il Popolo di Dio sono concreti". Ma, pur apprezzando gli sforzi delle autorità per rendere il matrimonio accessibile alle coppie in questo momento difficile, la Chiesa cattolica di Singapore non celebrerà nè registrerà i matrimoni tramite collegamento video, afferma la nota.
"Il nostro obiettivo è aiutare le nostre coppie a celebrare di persona questo sacramento, osservando tutte le direttive sanitarie e le misure di allontanamento sociale attuate dalle nostre autorità sanitarie", si afferma. La presenza degli sposi, del sacerdote, dei testimoni, dev'essere reale. La rete Internet può, invece, diventare un mezzo utile per raggiungere famiglie allargate e amici che desiderano unirsi alla celebrazione in tempo reale, afferma la circolare. In tal modo, nota la Chiesa, si possono rispettare sia le esigenze e il significato profondo del matrimonio canonico nel rito religioso cattolico, consentendo alle famiglie e agli amici di assistere a questa felice occasione, osservando requisiti di sicurezza e salute.
La popolazione di Singapore è di 5,7 milioni, di cui circa 383.000 sono cattolici (9% della popolazione).
(SD-PA) (Agenzia Fides 11/5/2020)
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AMERICA/EL SALVADOR - I Vescovi: "Evitare il licenziamento dei lavoratori, è il momento in cui dobbiamo aiutarci l'un l'altro come fratelli"
 
San Salvador (Agenzia Fides) - La Conferenza episcopale salvadoregna, attraverso una dichiarazione intitolata "Un paese secondo il cuore di Dio" chiede ai datori di lavoro di evitare il licenziamento dei lavoratori o la sospensione dei loro contratti, approfittando del fatto che non possono recarsi al posto di lavoro perché sono in quarantena. "Agire in questo modo non è umano, e tanto meno cristiano, oggi è il momento in cui dobbiamo aiutarci l'un l'altro come i fratelli che siamo" si legge nella dichiarazione dei Vescovi inviata a Fides.
Esortano poi lo Stato, nei suoi tre organi, esecutivo, legislativo e giudiziario, a lavorare insieme, facendo il massimo sforzo per portare avanti il popolo, in questo momento critico della nostra storia a causa degli effetti del coronavirus. In questo senso, i Vescovi ricordano l'importanza di proteggere tutti i salvadoregni, in particolare i più poveri e i più vulnerabili, salvaguardando tutti i loro diritti individuali.
"Come Pastori di un popolo sofferente ed eroico, esortiamo sia i nostri leader, a tutti i livelli, sia i responsabili delle micro, piccole, medie e grandi aziende, a cercare soprattutto il bene delle persone. E, come abbiamo detto tante volte, una condizione fondamentale è che si cerchi il bene comune della società, in un clima di rispetto, dialogo sereno e un vero senso patriottico".
I Vescovi concludono il loro messaggio insistendo sul fatto che se la minaccia di questa pandemia è grave, forse c'è un pericolo ancora maggiore che si nasconde in noi: "il virus dell'indifferenza" di fronte al dolore dei fratelli e delle sorelle più deboli. A questo proposito, ricordano quanto afferma Papa Francesco: "Non lasciare nessuno indietro".
(CE) (Agenzia Fides 11/05/2020)
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OCEANIA/AUSTRALIA - Le Pontificie Opere Missionarie: campagna #WeAreStillHere per sostenere il Fondo POM per il Covid-19
 
Sydney (Agenzia Fides) – “La Chiesa è chiamata ad ascoltare l’appello di Papa Francesco per rispondere e usare le proprie risorse e le proprie reti, riflettendo sulle conseguenze economiche e sociali della pandemia. La Chiesa può offrirsi come un sicuro punto di riferimento al mondo, che è smarrito di fronte ad un evento inaspettato. Come Catholic Mission abbiamo lanciato la campagna #WeAreStillHere per sostenere il Fondo POM Covid-19”. Lo afferma P.Brian Lucas, Direttore nazionale di "Catholic Mission", ovvero l'ufficio australiano delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Australia, in una intervista all’Agenzia Fides, riflettendo sulle ripercussioni della pandemia sulla vita della Chiesa nel Nuovissimo continente e sulla risposta che è stata lanciata attraverso il Fondo di Emergenza Covid.19 delle POM, voluto dal Papa.

In che modo la pandemia interpella missione della Chiesa nel vostro Paese?

La Chiesa è stata chiamata attraverso le necessità della pandemia a rifocalizzare le sue priorità, a collaborare in modo più ampio con altre Chiese e organizzazioni secolari, per esprimere amore e preoccupazione per l'intera famiglia umana nel contesto locale e globale. L'effetto diretto sui paesi più ricchi colpiti dalla pandemia ha portato alla luce le sfide significative affrontate da coloro che si trovano in contesti missionari. Ciò ha offerto un'opportunità di dialogo e collaborazione più ampi che mai.
In Australia ciò ha messo in luce l'urgente necessità che la Chiesa risponda ai più vulnerabili della comunità facendo pressione su governi e autorità locali, per far si che sia ascoltata la voce dei più deboli. I cattolici australiani hanno fatto spontaneamente offerte per sostenere le missioni estere colpite da Covid-19.

Come sta funzionando il Fondo speciale di emergenza POM per le vittime di coronavirus nel suo paese? Che tipo di iniziative sono state avviate con quel Fondo?

Le POM dell’Australia sono particolarmente impegnate nel facilitare risposte innovative a livello locale e globale, per essere veramente missionarie nella nostra risposta alla pandemia senza precedenti, attraverso una serie di iniziative a largo raggio come queste:
- coinvolgimento del popolo australiano nell’evoluzione internazionale del Covid-19 vissuta dalla Chiesa missionaria globale, attraverso la nostra campagna #WeAreStillHere per sostenere il Fondo POM Covid-19.
- coinvolgimento dei genitori della scuola cattolica australiana, che sono a casa con i loro figli, in un viaggio missionario con particolare attenzione al Covid-19, in vista del Mese Missionario Mondiale, attraverso un innovativo impegno online per costruire comunità missionarie di preghiera, advocacy e raccolta fondi.
- raggiungere i nostri partner missionari in tutto il mondo per identificare i bisogni reali e aiutare le Chiese locali nello sviluppo di risposte efficaci e adeguate.
- condivisione delle risorse intellettuali tra le principali agenzie e congregazioni religiose locali e internazionali, come Caritas Internationalis, Gesuiti, Verbiti, Maristi, per consentire alle informazioni di fluire tra le agenzie per avere il massimo impatto su tutte le reti.
- Catholic Mission ha inviato 25.000 USD di offerte spontanee dei fedeli al fondo di emergenza.
- Catholic Mission ha rinnovato il suo appello ai donatori invitandoli a riflettere sulle esigenze dei territori di missione.

Ci sono esperienze che esprimono in questo momento il rapporto tra carità ed evangelizzazione?

Il ruolo dell'evangelizzazione in questo momento è quello di ascoltare l’appello del Papa "per esprimere la preoccupazione e l'amore della Chiesa per l'intera famiglia umana di fronte alla pandemia di Covid-19". La risposta dell'Australia è stata raccontare la storia dei missionari nel mondo attraverso la campagna #WeAreStillHere, come quella di Suor Stan, in Ghana, che ha condiviso le sue lotte per cibo e risorse per sostenere la Casa di Nazareth per i bambini di Dio.
Il popolo australiano ha risposto con fede e generosità, offrendo un sostegno finanziario congruo per lo speciale Fondo Covid-19. I sostenitori regolari del lavoro delle POM Australia sono stati contattati personalmente e la loro risposta orante ha dimostrato un grande zelo missionario che ha fornito incoraggiamento e solidarietà alle comunità più povere e più colpite in questi tempi incerti.
(SL-PA) (Agenzia Fides 11/5/2020)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

The Chosen ...é sufficiente per me...posso fare molto con questo ..

Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occ...