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giovedì 19 gennaio 2017

Bollettino Agenzia Fides, 19 gennaio 2017

EUROPA/SPAGNA - “Quando c'è amicizia tra cristiani e musulmani, non c'è paura” afferma il Direttore POM del Marocco
Madrid (Agenzia Fides) – "Simeone Czeslaw Stachera, Direttore delle Pontificie Opere Missionarie del Marocco e Vicario generale di Tangeri, è soprattutto un missionario". Così è stato presentato ieri dal Direttore delle POM della Spagna, padre Anastasio Gil, questo missionario francescano di origine polacca che ha lavorato per molti anni in Bolivia. Oggi è "Pastore di tutti" e non solo della piccola comunità cristiana del Marocco. Padre Stachera ha affermato che "quando c'è amicizia tra cristiani e musulmani, non c'è più la paura, ecco perché la Chiesa in Marocco sa bene che non può rimanere nelle chiese ma uscire verso tutti, verso le famiglie, laddove sia possibile custodire e dare dignità alla vita umana".
Come Direttore nazionale delle POM del Marocco, il suo lavoro con i bambini si svolge su tre fronti. Il primo è con le minoranze cristiane, in cui è necessario lavorare soprattutto con i figli dei lavoratori stranieri che trascorrono un periodo di tempo nel paese. Poi nell'educazione dei bambini marocchini e nella lotta contro la povertà. A tale proposito ha evidenziato la generosità della Chiesa spagnola, in termini di personale (ci sono 78 missionari spagnoli nel paese) e di aiuti economici. La terza area, da 5 o 6 anni, riguarda i figli dei migranti più vulnerabili, in cui le situazioni di vulnerabilità coprono una vasta gamma, da coloro che sono abbandonati a quelli che perdono i loro genitori.
Il Direttore delle POM del Marocco ha evidenziato in questo campo il coinvolgimento personale dell'Arcivescovo di Tangeri, anch’egli missionario francescano spagnolo, Sua Ecc. Mons. Santiago Agrelo. Padre Stachera ha detto senza mezzi termini che "tutto ciò che riguarda i migranti è nostro".
La conferenza stampa organizzata dalle POM a Madrid per la Giornata dell'Infanzia Missionaria che in Spagna si celebra domenica prossima, 22 gennaio, si è conclusa con l'intervento di padre Gil che ha informato in dettaglio sul contributo delle POM a questo paese africano, lamentando che l'unica notizia che si ha del Marocco è sempre quella "della rete che ci separa", mentre "i bambini che vivono in Marocco sono come quelli che vivono nella nostra città". Padre Gil ha sottolineato infine che "dall'altra parte della barricata, molti bambini ricevono l'aiuto dell'Infanzia Missionaria, anche molti musulmani, mentre noi riceviamo da lì la testimonianza di una vita di fede che ci muove, ci spinge ad impegnarci di più".
(CE) (Agenzia Fides, 19/01/2017)
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AFRICA/GAMBIA - Il Presidente Barrow si insedia nell’ambasciata gambiana di Dakar; primo passo per l’intervento militare panafricano?
Banjul (Agenzia Fides) - Il Presidente eletto del Gambia, Adama Barrow, presterà giuramento oggi, 19 gennaio, nell’ambasciata gambiana di Dakar, in Senegal, dove si è rifugiato dopo che il Presidente uscente, Yahya Jammeh, ha deciso di non cedere il potere (vedi Fides 18/1/2017).
L’insediamento all’estero di Barrow apre le porte all’intervento militare in Gambia dei Paesi della Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (CEDEAO/ECOWAS). Barrow, riconosciuto come legittimo Capo dello Stato gambiano dalla comunità internazionale, potrà infatti invocare l’intervento degli Stati vicini per deporre Jammeh e prendere il potere nel Paese.
Nel frattempo, secondo fonti della stampa locale, Jammeh avrebbe reclutato diversi mercenari originari di Liberia, Sierra Leone, Mali e Casamance, la provincia meridionale del Senegal, che confina con il Gambia. In questi Paesi sono presenti combattenti ed ex combattenti di milizie che hanno combattuto nelle guerre civili locali e che hanno spesso conservato le loro armi. È quindi facile reclutarli per nuove imprese belliche. Nel frattempo gli eserciti di Senegal, Nigeria e Ghana si sono posizionati lungo il confine tra Senegal e Gambia in vista di un intervento nel piccolo Paese africano. (L.M.) (Agenzia Fides 19/1/2017)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Nuove proteste di militari e gendarmi, raid all’Ucao
Abidjan (Agenzia Fides) - Diverse aree della Costa d’Avorio sono in preda a proteste di militari, gendarmi, poliziotti e doganieri che scendono per le strade, sparando in aria e intimidendo i civili. Da Abidjan a Yamoussoukro, da Bouaké a San Pedro, nell’ultima settimana gli episodi di ammutinamento di militari e gendarmi si sono moltiplicati dopo l’accordo raggiunto con quella parte dei soldati che sono ex guerriglieri integrati in seguito nell’esercito. Questi ultimi erano scesi per le strade di Man, di Bouaké e di altre città del nord che erano state i bastioni della ribellione durante la crisi del 2002-2011, ottenendo un aumento di stipendio che non è stato però concesso agli altri militari (vedi Fides 9/1/2017).
Le proteste dei soldati stanno creando una frattura con la società civile che oltre a vedere le proprie attività bloccate, teme che i progressi economici ottenuti negli ultimi anni possano essere compromessi da una ripresa dell’instabilità.
La soluzione invocata da molti è una profonda riforma dell’esercito che escluda coloro che considerano l’indossare una divisa un’occasione per estorcere denaro e favori.
Il clima d’intimidazione non ha risparmiato l’Université Catholique d’Afrique de l’ouest (Ucao): la sua sede ad Abidjan è stata fatta oggetto il 16 gennaio di un raid di diversi individui armati, che hanno proferito minacce e derubato studenti e professori. (L.M.) (Agenzia Fides 19/1/2017)
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ASIA/SIRIA - Aleppo attende l'arrivo del Cardinale Zenari. Il Vescovo Khazen: “visiterà gli ospedali, i campi profughi e le chiese devastate”
Aleppo (Agenzia Fides) – Nel primo pomeriggio di oggi, giovedì 19 gennaio, è previsto l'arrivo ad Aleppo del Cardinale Mario Zenari, Nunzio apostolico in Siria, per una visita fitta di impegni e di incontri che si protrarrà fino a lunedì prossimo. Il rappresentante pontificio sarà accompagnato anche da mons. Giovanni Pietro Dal Toso, fino al 31 dicembre scorso Segretario del Pontificio Consiglio Cor Unum. “Quella che inizia oggi - riferisce all'Agenzia Fides il Vescovo Georges Abou Khazen OFM, Vicario apostolico di Aleppo per i cattolici di rito latino – è la prima visita che il Nunzio Zenari realizza da quando tutta la città è tornata sotto il controllo del governo, ed è anche la prima volta che viene da quando lui è diventato Cardinale. Siamo tutti contenti. Qui la gente, anche i non cristiani, non si stancano di ringraziare per tutto quello che Papa Francesco fa e dice per la Siria, e certo approfitteranno dell'occasione per manifestare la lo ro gratitudine al rappresentante del Papa”.
Il programma delle giornate del Cardinale Zenari ad Aleppo è intenso: “Il Cardinale e Nunzio pontificio” riferisce a Fides il Vescovo Georges “avrà un inconto con i Vescovi, i sacerdoti, i reliigosi e le religiose cattolici. Poi visiterà i tre ospedali cristiani, che vivono una fase di emergenza. Sono previste due visite ai campi di raccolta rifugiati dove operano la Caritas e il Jesuit Refugee Service, e dove il Card. Zenari incontrerà anche famiglie sfollate dai quartieri orientali che restano in mano ai ribelli. Il Rappresentante del Papa visiterà anche le chiese devastate, avrà incontri con autorità civili e religiose, e sabato 21 parteciperà alla veglia ecumenica con Vescovi, sacerdoti e fedeli di tutte le Chiese, riuniti in occasione della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani. Pregheremo insieme anche per la rinascita di Aleppo”. (GV) (Agenzia Fides 19/1/2017)
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ASIA/MYANMAR - Due cristiani scomparsi nello stato Kachin, mentre il conflitto continua
Myitkyina (Agenzia Fides) – Due leader cristiani di etnia kachin sono scomparsi nello stato Kachin, stato birmano dove proseguono i combattimenti tra gruppi indipendentisti ed esercito regolare e dove il flusso di profughi prosegue: di Dumdaw Nawng Lat e Langjaw Gam Seng, i due kachin cristiani, si sono perse le tracce dal Natale scorso e si teme siano stati sequestrati dai militari birmani. I due si erano spostati dalla città di Mong Ko alla città di Muse, nello stato Shan, per discutere con i militari stanziati in loco il caso dell'arresto di un uomo del posto, di loro conoscenza.
Secondo fonti locali di Fides, la responsabilità della scomparsa dei due va attribuita all'esercito. Dumdaw Nawng Lat e Langjaw Gam Seng avevano anche lavorato come “stringer” (guide locali), accompagnando alcuni giornalisti nello stato Kachin e mostrando una chiesa cattolica bombardata e danneggiata dai militari birmani. Il loro sequestro, si afferma, potrebbe essere una rappresaglia dell’esercito in risposta a quest'atto di “cattiva propaganda”.
Raggiunto da Fides, p. Joseph Yung Wa, sacerdote della diocesi di Myitkyina, capitale dello stato Kachin, racconta: "La situazione è ancora molto tesa. I combattimenti continuano e la sofferenza della popolazione civile non si ferma. I profughi aumentano e stentano a vivere. La gente è disperata. A Myitkyina come Chiesa locale ci occupiamo di due campi profughi, assistendo oltre cinquemila sfollati interni”.
Nell’area si nutrivano speranze dopo la conferenza sulla riconciliazione con le minoranze etniche, organizzata dal governo birmano a settembre 2016: “Quella conferenza non ha avuto un impatto nella nostra realtà. La presenza dei militari è invasiva, auspichiamo che il governo birmano si interessi con sollecitudine ad una vera pace e restituisca una vita dignitosa e serena alla popolazione locale, fatta di agricoltori” conclude il prete.
“In questa nuova fase della democrazia in Birmania, è scioccante sapere della scomparsa di due leader kachin cristiani e di altre violazioni dei diritti umani tuttora commesse da militari. Chiediamo alle autorità del Myanmar di intervenire e chiarire subito il caso” chiede l'Ong “Christian Solidarity Worldwide” (CSW). “Abusi dei diritti umani vengono ancora commessi negli stati di Rakhine, Kachin e Shan” afferma una nota della Ong inviata a Fides, chiedendo una speciale Commissione di inchiesta Onu per il Myanmar, “dove si commettono impunemente crimini contro l'umanità”, rileva CSW. La richiesta di una specifica Commissione d'inchiesta è condivisa da una rete di 40 organizzazioni della società civile birmana, che l’ha presentata alla coreana Yanghee Lee, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nel paese, che sta per concludere la sua visita in Myanmar, prevista dal 9 al 20 gennaio. (PA) (Agenzia Fides 19/1/2017)
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AMERICA/STATI UNITI - Il “Movimiento de Santuario” conta più di 800 punti di riferimento per gli immigrati
Tucson (Agenzia Fides) – A poche ore dell'insediamento del nuovo Presidente degli Stati Uniti, il numero di chiese e congregazioni religiose che hanno aderito al "Movimiento de Santuario" per offrire protezione agli immigrati privi di documenti che si trovano negli Stati Uniti supera ormai quota 800. Ora i leader religiosi, protestanti, cattolici ed ebrei, pensano di includere anche le moschee, oltre ad organizzare veglie e manifestazioni di protesta.
L'idea, secondo la nota degli organizzatori del "Movimento" inviata a Fides, è quella di opporsi ai piani annunciati dall'amministrazione Trump e proteggere i gruppi vulnerabili. Sono in programma per la prossima settimana una decina di veglie, conferenze e altri eventi a Los Angeles e San Francisco (California), Denver (Colorado), Portland (Oregon), Tucson (Arizona) e Philadelphia (Pensilvania).
Il "Movimiento de Santuario"' è nato nella chiesa presbiteriana a sud di Tucson, a marzo 1982, come una sfida per il governo federale che in quel momento doveva risolvere il problema degli immigrati che arrivavano dal Centro America in fuga dalla guerra civile. Il movimento è cresciuto, e poco tempo dopo contava già sull’adessione di oltre 500 realtà protestanti, cattoliche ed ebraiche in 17 città, che da allora sono diventate un punto di riferimento sicuro per gli immigrati.
(CE) (Agenzia Fides, 19/01/2017)
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AMERICA/COLOMBIA - “Tornare a sorridere”: campagna medica di chirurgia ricostruttiva per bambini
Cartagena (Agenzia Fides) – Anche quest’anno medici e volontari della ong americana Healing The Children faranno una selezione tra i bambini, nella fascia di età che va da 0 a 17 anni, che necessitano di interventi di chirurgia ricostruttiva. “Tornare a sorridere” è il nome dell’iniziativa che la ong porta avanti da venti anni e della quale beneficiano gratuitamente minori che soffrono di palatoschisi, ustioni, labbro leporino e malformazioni congenite (con problemi funzionali). Secondo le informazioni inviate a Fides, nel corso delle 20 giornate previste per gli interventi, che si concluderanno il 18 febbraio, gli organizzatori stimano che verranno operati un migliaio di bambini.
(AP) (19/1/2017 Agenzia Fides)

martedì 26 maggio 2015

Bollettino del 25 maggio 2015, in evidenza il messaggio del Papa per la Giornata Missionaria 2015

VATICANO - Il Messaggio del Papa per la Giornata Missionaria 2015
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Pubblichiamo il testo integrale del Messaggio del Santo Padre Francesco per la Giornata Missionaria 2015, che si celebrerà quest’anno domenica 18 ottobre.

Cari fratelli e sorelle,
la Giornata Missionaria Mondiale 2015 avviene sullo sfondo dell’Anno della Vita Consacrata e ne riceve uno stimolo per la preghiera e la riflessione. Infatti, se ogni battezzato è chiamato a rendere testimonianza al Signore Gesù annunciando la fede ricevuta in dono, questo vale in modo particolare per la persona consacrata, perché tra la vita consacrata e la missione sussiste un forte legame. La sequela di Gesù, che ha determinato il sorgere della vita consacrata nella Chiesa, risponde alla chiamata a prendere la croce e andare dietro a Lui, ad imitare la sua dedicazione al Padre e i suoi gesti di servizio e di amore, a perdere la vita per ritrovarla. E poiché tutta l’esistenza di Cristo ha carattere missionario, gli uomini e le donne che lo seguono più da vicino assumono pienamente questo medesimo carattere.
La dimensione missionaria, appartenendo alla natura stessa della Chiesa, è intrinseca anche ad ogni forma di vita consacrata, e non può essere trascurata senza lasciare un vuoto che sfigura il carisma. La missione non è proselitismo o mera strategia; la missione fa parte della “grammatica” della fede, è qualcosa di imprescindibile per chi si pone in ascolto della voce dello Spirito che sussurra “vieni” e “vai”. Chi segue Cristo non può che diventare missionario, e sa che Gesù «cammina con lui, parla con lui, respira con lui. Sente Gesù vivo insieme con lui nel mezzo dell’impegno missionario» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 266).
La missione è passione per Gesù Cristo e nello stesso tempo è passione per la gente. Quando sostiamo in preghiera davanti a Gesù crocifisso, riconosciamo la grandezza del suo amore che ci dà dignità e ci sostiene; e nello stesso momento percepiamo che quell’amore che parte dal suo cuore trafitto si estende a tutto il popolo di Dio e all’umanità intera; e proprio così sentiamo anche che Lui vuole servirsi di noi per arrivare sempre più vicino al suo popolo amato (cfr ibid., 268) e a tutti coloro che lo cercano con cuore sincero. Nel comando di Gesù: “andate” sono presenti gli scenari e le sfide sempre nuovi della missione evangelizzatrice della Chiesa. In essa tutti sono chiamati ad annunciare il Vangelo con la testimonianza della vita; e in modo speciale ai consacrati è chiesto di ascoltare la voce dello Spirito che li chiama ad andare verso le grandi periferie della missione, tra le genti a cui non è ancora arrivato il Vangelo.
Il cinquantesimo anniversario del Decreto conciliare Ad gentes ci invita a rileggere e meditare questo documento che suscitò un forte slancio missionario negli Istituti di vita consacrata. Nelle comunità contemplative riprese luce ed eloquenza la figura di santa Teresa di Gesù Bambino, patrona delle missioni, quale ispiratrice dell’intimo legame della vita contemplativa con la missione. Per molte congregazioni religiose di vita attiva l’anelito missionario scaturito dal Concilio Vaticano II si attuò con una straordinaria apertura alla missione ad gentes, spesso accompagnata dall’accoglienza di fratelli e sorelle provenienti dalle terre e dalle culture incontrate nell’evangelizzazione, tanto che oggi si può parlare di una diffusa interculturalità nella vita consacrata. Proprio per questo è urgente riproporre l’ideale della missione nel suo centro: Gesù Cristo, e nella sua esigenza: il dono totale di sé all’annuncio del Vangelo. Non vi possono essere compromessi su questo: chi, con la grazia di Dio, accoglie la missione, è chiamato a vivere di missione. Per queste persone, l’annuncio di Cristo, nelle molteplici periferie del mondo, diventa il modo di vivere la sequela di Lui e ricompensa di tante fatiche e privazioni. Ogni tendenza a deflettere da questa vocazione, anche se accompagnata da nobili motivazioni legate alle tante necessità pastorali, ecclesiali o umanitarie, non si accorda con la personale chiamata del Signore a servizio del Vangelo. Negli Istituti missionari i formatori sono chiamati sia ad indicare con chiarezza ed onestà questa prospettiva di vita e di azione, sia ad essere autorevoli nel discernimento di autentiche vocazioni missionarie. Mi rivolgo soprattutto ai giovani, che sono ancora capaci di testimonianze coraggiose e di imprese generose e a volte controcorrente: non lasciatevi rubare il sogno di una missione vera, di una sequela di Gesù che implichi il dono totale di sé. Nel segreto della vostra coscienza, domandatevi quale sia la ragione per cui avete scelto la vita religiosa missionaria e misurate la disponibilità ad accettarla per quello che è: un dono d’amore al servizio dell’annuncio del Vangelo, ricordando che, prima di essere un bisogno per coloro che non lo conoscono, l’annuncio del Vangelo è una necessità per chi ama il Maestro.
Oggi, la missione è posta di fronte alla sfida di rispettare il bisogno di tutti i popoli di ripartire dalle proprie radici e di salvaguardare i valori delle rispettive culture. Si tratta di conoscere e rispettare altre tradizioni e sistemi filosofici e riconoscere ad ogni popolo e cultura il diritto di farsi aiutare dalla propria tradizione nell’intelligenza del mistero di Dio e nell’accoglienza del Vangelo di Gesù, che è luce per le culture e forza trasformante delle medesime.
All’interno di questa complessa dinamica, ci poniamo l’interrogativo: “Chi sono i destinatari privilegiati dell’annuncio evangelico?”. La risposta è chiara e la troviamo nel Vangelo stesso: i poveri, i piccoli e gli infermi, coloro che sono spesso disprezzati e dimenticati, coloro che non hanno da ricambiarti (cfr Lc 14,13-14). L’evangelizzazione rivolta preferenzialmente ad essi è segno del Regno che Gesù è venuto a portare: «Esiste un vincolo inseparabile tra la nostra fede e i poveri. Non lasciamoli mai soli» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 48). Ciò dev’essere chiaro specialmente alle persone che abbracciano la vita consacrata missionaria: con il voto di povertà si sceglie di seguire Cristo in questa sua preferenza, non ideologicamente, ma come Lui identificandosi con i poveri, vivendo come loro nella precarietà dell’esistenza quotidiana e nella rinuncia all’esercizio di ogni potere per diventare fratelli e sorelle degli ultimi, portando loro la testimonianza della gioia de l Vangelo e l’espressione della carità di Dio.
Per vivere la testimonianza cristiana e i segni dell’amore del Padre tra i piccoli e i poveri, i consacrati sono chiamati a promuovere nel servizio della missione la presenza dei fedeli laici. Già il Concilio Ecumenico Vaticano II affermava: «I laici cooperino all’opera evangelizzatrice della Chiesa, partecipando come testimoni e come vivi strumenti della sua missione salvifica» (Ad gentes, 41). È necessario che i consacrati missionari si aprano sempre più coraggiosamente nei confronti di quanti sono disposti a collaborare con loro, anche per un tempo limitato, per un’esperienza sul campo. Sono fratelli e sorelle che desiderano condividere la vocazione missionaria insita nel Battesimo. Le case e le strutture delle missioni sono luoghi naturali per la loro accoglienza e il loro sostegno umano, spirituale ed apostolico.
Le Istituzioni e le Opere missionarie della Chiesa sono totalmente poste al servizio di coloro che non conoscono il Vangelo di Gesù. Per realizzare efficacemente questo scopo, esse hanno bisogno dei carismi e dell’impegno missionario dei consacrati, ma anche i consacrati hanno bisogno di una struttura di servizio, espressione della sollecitudine del Vescovo di Roma per garantire la koinonia, così che la collaborazione e la sinergia siano parte integrante della testimonianza missionaria. Gesù ha posto l’unità dei discepoli come condizione perché il mondo creda (cfr Gv 17,21). Tale convergenza non equivale ad una sottomissione giuridico-organizzativa a organismi istituzionali, o ad una mortificazione della fantasia dello Spirito che suscita la diversità, ma significa dare più efficacia al messaggio evangelico e promuovere quell’unità di intenti che pure è frutto dello Spirito.
L’Opera Missionaria del Successore di Pietro ha un orizzonte apostolico universale. Per questo ha bisogno anche dei tanti carismi della vita consacrata, per rivolgersi al vasto orizzonte dell’evangelizzazione ed essere in grado di assicurare un’adeguata presenza sulle frontiere e nei territori raggiunti.
Cari fratelli e sorelle, la passione del missionario è il Vangelo. San Paolo poteva affermare: «Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1 Cor 9,16). Il Vangelo è sorgente di gioia, di liberazione e di salvezza per ogni uomo. La Chiesa è consapevole di questo dono, pertanto non si stanca di annunciare incessantemente a tutti «quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi» (1 Gv 1,1). La missione dei servitori della Parola – vescovi, sacerdoti, religiosi e laici – è quella di mettere tutti, nessuno escluso, in rapporto personale con Cristo. Nell’immenso campo dell’azione missionaria della Chiesa, ogni battezzato è chiamato a vivere al meglio il suo impegno, secondo la sua personale situazione. Una risposta generosa a questa universale vocazione la possono offrire i consacrati e le consacrate, mediante un’intensa vita di preghiera e di unione con il Signore e col suo sacrificio redentore.
Mentre affido a Maria, Madre della Chiesa e modello di missionarietà, tutti coloro che, ad gentes o nel proprio territorio, in ogni stato di vita cooperano all’annuncio del Vangelo, di cuore invio a ciascuno la Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, 24 maggio 2015
Solennità di Pentecoste
FRANCESCO
(Agenzia Fides 25/05/2015)
AFRICA/MALI - Malgrado le ultime violenze, si spera nei colloqui di Algeri per ritrovare finalmente la pace
Bamako (Agenzia Fides)- “La popolazione del Mali aveva riposto grande speranza nell’accordo di pace firmato il 15 maggio, ma purtroppo le violenze continuano nelle regioni del nord” dice all’Agenzia Fides don Edmond Dembele, Segretario della Conferenza Episcopale del Mali.
“Da circa tre settimane nel nord del nostro Paese ci sono scontri quasi quotidiani tra l’esercito maliano, alcune milizie filo-governative e il Coordinamento dei Movimenti dell’Azawad. Questa situazione preoccupa molto le popolazioni locali, che non sanno quando potranno ritrovare la pace” riferisce don Dembele.
Uno dei problemi da risolvere per ritrovare la pace è la spaccatura che si è originata all’interno dei gruppi Toureg. “In effetti - spiega il sacerdote - due gruppi del Coordinamento si sono presentati il 15 maggio a Bamako per firmare gli accordi di pace. Ma i gruppi principali del Coordinamento, come l’MNLA (Movimento Nazionale di Liberazione dell’Azawad), si sono finora rifiutati di aderire all’accordo del 15 maggio e hanno chiesto di proseguire il negoziato per ottenere maggiori concessioni”.
Proprio oggi, 25 maggio, ad Algeri, si dovrebbero tenere nuovi colloqui per trovare delle soluzioni che permettano di regolare alcuni dettagli dell’applicazione dell’accordo del 15 maggio, che non sarà però oggetto di negoziato in quanto tale, perché il governo del Mali ha affermato che non intende modificarlo. “Malgrado la recrudescenze delle violenze delle ultime settimane, ci sono buone speranze che in Algeria si possano trovare delle intese per ritrovare la pace. D’altronde non abbiamo alternative” conclude don Dembele. (L.M.) (Agenzia Fides 25/5/2015)
AFRICA/BURUNDI - Minacciata di morte Maggy Barankitse, la “mamma nazionale” del Burundi
Bujumbura (Agenzia Fides)- Marguerite (Maggy) Barankitse, la “mamma nazionale” del Burundi, è minacciata di morte ed è costretta a nascondersi, secondo quanto denuncia Info Catho del Belgio.
Dopo l’uccisione di Zedi Ferzi, presidente di uno dei partiti dell’opposizione, si moltiplicano le minacce di morte nei confronti di esponenti dell’opposizione e della società civile, mentre continuano le proteste popolari contro la decisione del Presidente Pierre Nkurunziza di presentarsi alle elezioni per un terzo mandato.
Tra le persone che hanno ricevuto minacce di morte c’è Maggy Barankitse, una cattolica impegnata, che dal 1993 all’inizio della guerra civile, conclusasi nel 2006, non si è tirata indietro cercando di salvare bambini e ragazzi dalla violenza. È lei ad avere creato la “Maison Shalom” un’ong che gestisce nel Paese una serie di centri di accoglienza per bambini e ragazzi.
Secondo le notizie raccolte dal sito cattolico belga, nelle ultime settimane Maggy Barankitse ha visitato gli ospedali per portare viveri ai feriti degli scontri e le prigioni, dove ha denunciato le condizioni di detenzione. “Questo è stato sufficiente per metterla in testa nella lista nera delle persone ricercate e di essere catalogata come coinvolta nel fallito golpe militare (vedi Fides 15/5/2015)” ha dichiarato uno dei suoi amici.
Sono giunte intimidazioni ad amici, familiari e agli operatori di Maison Shalom e dell’ospedale da lei fondato. I suoi familiari sono dovuti fuggire e Maggy Barankitse è costretta a nascondersi in un luogo sicuro. Per i suoi sforzi umanitari, Maggy Barankitse ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali. (L.M.) (Agenzia Fides 25/5/2015)
AFRICA/MAROCCO - Il matrimonio precoce aggravato da povertà e ignoranza
Casablanca (Agenzia Fides) - Il matrimonio precoce coinvolge 15 milioni di bambine ogni anno in tutto il mondo. E’ un fenomeno crescente aggravato da povertà, ignoranza e paura. E’ la denuncia pervenuta all’Agenzia Fides dai partecipanti ad un recente forum tenutosi in Marocco. Secondo la ong Girls not brides, che raccoglie 450 organizzazioni di 70 Paesi e che ha organizzato questo forum di tre giorni a Casablanca, circa il 10% delle donne di tutto il mondo sono sposate prima di aver compiuto 18 anni. Se non si prendono subito provvedimenti, da qui al 2050 circa 1.200 milioni di bambine saranno costrette a sposarsi. Nei Paesi in via di sviluppo una bambina su tre si sposa prima dei 18 anni di età e una su nove prima dei 15. Tra i più colpiti da questo fenomeno Bangladesh, India e Niger, dove ogni anno si sposano 244 mila bambine non ancora diciottenni. Sono bambine che non vanno a scuola, secondo quanto dichiarato da un membro della Coalizione delle Organizzazioni Nige rine dei Diritti del Bambino (Conide), e la povertà e l’ignoranza contribuiscono a far crescere i matrimoni precoci. In India si registrano il 40% dei matrimoni infantili di tutto il mondo.
Alla fine del 2014, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato per la prima volta una risoluzione che sollecitava i Governi a vietare i matrimoni minorili. L’Unione Africana, da parte sua, ha lanciato una campagna di due anni per porre fine al matrimonio precoce, mentre vari governi dell’Asia meridionale hanno adottato un piano di azione regionale. Tuttavia il fenomeno non riguarda solo i Paesi in via di sviluppo, è una tradizione anche tra le comunità di emigranti. In occasione di una campagna di sensibilizzazione, la Fondazione Ytto ha denunciato che la pratica è attuata anche nelle comunità marocchine di Spagna e Francia. In Marocco, il matrimonio dei minori continua a creare preoccupazione e, nonostante il codice sulla famiglia adottato nel 2004 lo proibisca, il giudice ha l’autorità di registrarli. Nel 2013, ne sono stati registrati oltre 35 mila, di fronte ai 18 mila degli ultimi dieci anni. (AP) (25/5/2015 Agenzia Fides)
ASIA/MYANMAR - Il Card. Bo al governo birmano: “Compassione e misericordia con i boat people”
Yangon (Agenzia Fides) – “Un'agonia immensa si svolge sui mari del Sudest asiatico: una nuova ondata di boat people, fuggiti a causa di povertà e conflitti da Myanmar e Bangladesh, è alla deriva nei mari. Sfruttati da trafficanti senza scrupoli, uomini, donne e bambini sono ammassati in squallidi barconi e spesso muoiono in mare. Una nuova ferita si apre. Lasciamo che misericordia e compassione scorrano come un fiume nella terra di Bhudda”: è l’appello lanciato dal Cardinale Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon, mentre è ancora in corso l’emergenza dei rifugiati Rohingya, che cercano asilo in nazioni come Thailandia, Malaysia, Indonesia.
In un messaggio inviato a Fides, il Cardinale ricorda i boat people del Vietnam e anche gli sbarchi nel Mediterraneo, e afferma: “I profughi fuggono per cercare dignità e sicurezza. Con un grande gesto di umanità, Malesia, Filippine e Indonesia hanno aperto le loro porte. Il governo del Myanmar ha salvato due barche alla deriva. Questo gesto, proveniente da una nazione devota al Signore della Compassione, Buddha, è altamente lodevole” afferma. Ma, aggiunge, in tempi recenti nel paese si sono diffusi “l’odio e la negazione del diritto”, riferendosi alla violenza perpetrata da frange buddiste nei confronti dei musulmani Rohingya e all’ostilità mostrata dal governo birmano.
Mons. Bo rimarca: “ Sollecitiamo fortemente il governo a non consentire che discorsi di odio sovvertano la gloriosa tradizione birmana di compassione. I cittadini del Myanmar hanno l'obbligo morale di proteggere e promuovere la dignità di tutte le persone umane. Una comunità non può essere demonizzata e non le si possono negare i suoi diritti di base come l’identità, la cittadinanza e il diritto di essere comunità”.
Citando grandi monaci buddisti che sono “faro di compassione per il mondo”, l’Arcivescovo ricorda che “questa religione presenta la compassione come la virtù più nobile” rivolta a tutti gli esseri viventi, animati e inanimati. Compassione e misericordia sono due occhi di questa nazione, che permettono una visione di pace e dignità. Lasciate che misericordia e compassione scorrano come un fiume nella nostra terra” conclude il Card. Bo. (PA) (Agenzia Fides 25/5/2015)
ASIA/PAKISTAN - Accusa di blasfemia: violenza in un quartiere cristiano di Lahore, ma “nessun allarmismo”
Lahore (Agenzia Fides) – Il quartiere cristiano di Sanda, nella zona più antica di Lahore, è stato teatro di nuova violenza, ieri pomeriggio, 24 maggio, in seguito a un caso di blasfemia. “La polizia è intervenuta tempestivamente, fermando sul nascere ed evitando la violenza di massa. Oggi i rangers presidiano la zona e la situazione è del tutto sotto controllo” riferisce all’Agenzia Fides Cecil Shane Chaudhry, Direttore Esecutivo della Commissione “Giustizia e Pace” dei Vescovi pakistani (NCJP), minimizzando l’accaduto, dopo rapporti allarmistici ed esagerati diffusi da alcuni mass media. “Non ci sono stati né morti, né feriti. Nessuna chiesa è stata bruciata. Alcuni manifestanti hanno gettato sassi e tentato di penetrare e saccheggiare la chiesa cattolica di san Giuseppe, ma non ci sono riusciti per il pronto intervento delle forze dell’ordine che hanno fermato e anche incriminato alcuni aggressori. Alcune case private di fedeli cristiani del distretto hanno subito d anni, ma non rilevanti” spiega il Direttore, chiedendo di non cedere agli allarmismi. “Vi sono persone e gruppi che tendono ad ampliare gli incidenti e le violenze sui cristiani, per propri interessi personali o anche per motivi economici. Bisogna stare molto attenti a diffondere notizie, che spesso vengono all’origine manipolate” nota Chaudhry.
L’episodio è stato scatenato da un presunto caso di blasfemia. Ieri la polizia, ricevuta una segnalazione, aveva arrestato un uomo per la presunta dissacrazione di alcune pagine del Corano. A carico del cristiano Humayun Faisal Masih è stato quindi registrato un caso di blasfemia secondo l’art 295-b del Codice penale (profanazione del Corano). L’uomo, mentalmente disabile, è accusato da alcuni musulmani di aver bruciato pagine del libro sacro all’islam. Alcuni passanti lo hanno denunciato. Dopo l’arresto, un gruppo di persone ha iniziato a raccogliersi presso la stazione di polizia, compiendo atti violenti, ma gli agenti hanno disperso la folla. I manifestanti hanno allora cercato di rivolgere la loro rabbia verso il quartiere cristiano, ma la polizia ha controllato la situazione.
P. James Channan, Domenicano, direttore del “Peace Center” di Lahore, nota a Fides: “E’ un clichet che si ripete: accuse di blasfemia, tutte da verificare, a cui seguono violenze di massa. E’ già accaduto in passato. I cristiani sono terrorizzati perché all’improvviso possono essere attaccati. Secondo la legge sulla blasfemia, esiste una procedura da rispettare e a nessuno dev’essere consentito di farsi giustizia da sé. Le istituzioni e la polizia devono garantire sicurezza e giustizia. D’altro canto noi possiamo operare per contenere e contrastare la cultura dell’odio che gruppi estremisti diffondono nella società, operando per il dialogo e l’armonia”. (PA) (Agenzia Fides 25/5/2015)
ASIA/SIRIA - Il Patriarca siro cattolico Ignace Youssif III: preghiere e digiuni per invocare la liberazione di padre Murad e del diacono Hanna
Homs (Agenzia Fides) – Nella giornata di ieri, domenica 24 maggio, in tutte le chiese siro-cattoliche del mondo i fedeli hanno pregato per chiedere al Signore la liberazione di padre Jacques Murad, il sacerdote siriano sequestrato da sconosciuti venerdì 22 insieme al diacono Boutros Hanna, presso il monastero di Mar Elian, di cui è Priore. Dei due rapiti non si hanno notizie dal momento del loro sequestro. Già venerdì scorso, il Patriarca siro cattolico Ignace Youssif III aveva invitato tutti i fedeli siro-cattolici del mondo a esprimere con la preghiera e con altri atti di devozione e penitenza la propria comunione spirituale con i due sequestrati. “Offriamo preghiere, messe, suppliche e digiuni” si legge nel messaggio inviato dal Patriarca a tutte le comunità siro-cattoliche sparse per il mondo “nella speranza che padre Jacques sia liberato e torni presto alla sua parrocchia”. Nel testo, pervenuto all'Agenzia Fides, il Patriarca invita tutti i fedeli “a essere fermi nella fede, nella speranza e nella fiducia nel Signore e nelle sue promesse che non deludono, supplicando la Madre di Dio e tutti i santi martiri e confessori per la liberazione di padre Jacques. Nella festa di Pentecoste chiediamo che lo Spirito Santo ci illumini, ci consoli e ci custodisca”. (GV) (Agenzia Fides 25/5/2015).
ASIA/TERRA SANTA - La Society of St. Yves organizza una giornata di studio sulla confisca delle terre in Cisgiordania
Gerusalemme (Agenzia Fides) – La Society of St. Yves, organismo impegnato nella difesa dei diritti umani collegato con il Patriarcato latino di Gerusalemme, torna a puntare i riflettori sulla delicata questione delle confische di terre appartenenti a palestinesi realizzate dal governo d'Israele in Cisgiordania. I responsabili dell'organizzazione – riferiscono i media ufficiali del Patriarcato latino – hanno deciso di dedicare a tale questione un'escursione guidata prevista mercoledì 27 maggio per celebrare il santo patrono Sant'Ivo (la cui festa cade in realtà il 19 maggio). In quell'occasione, alcuni consulenti della Society of St. Yves, esperti in diritto internazionale, terranno delle conferenze itineranti per illustrare la prassi e le giustificazioni giuridiche e politiche seguite dalle autorità israeliane nei recenti casi di confisca di terre palestinesi nella cosiddetta “Area C” della Cisgiordania, in violazione delle leggi internazionali.
La giornata si articolerà intorno alla visita sulle terre appartenenti a proprietari palestinesi che hanno usufruito dei servizi di tutela giuridica offerti dalla Società nel villaggio palestinese di Battir e nell'area di Al Makhrour, nei dintorni di Beit Jala. Gli assistiti della Society of St. Yves racconteranno le proprie esperienze sui tentativi di confisca subiti da parte del governo israeliano. La visita includerà anche una tappa nella Valle di Cremisan, dove i membri della Society of St. Yves esporranno gli effetti e le implicazione del pronunciamento recente dell'Alta Corte d'Israele che ha di fatto bloccato la costruzione del tratto del Muro di separazione progettato in quella zona. (GV) (Agenzia Fides 25/5/2015).
AMERICA/EL SALVADOR - Beatificato l’Arcivescovo Romero: “simbolo di pace, di concordia, di fratellanza”
San Salvador (Agenzia Fides) - Se i persecutori di Mons. Romero “sono spariti nell’ombra dell’oblio e della morte, la memoria di Romero invece continua a essere viva e a dare conforto a tutti i derelitti e gli emarginati della terra”: lo ha sottolineato il Card. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione per le cause dei Santi, che sabato 23 maggio ha presieduto a San Salvador la solenne celebrazione per la beatificazione dell’Arcivescovo Oscar Arnulfo Romero Galdámez, ucciso “in odium fidei” il 24 marzo 1980 (vedi Fides 29/4/2015; 19/5/2015).
Nella sua omelia il Card. Amato ha sottolineato che l’opzione per i poveri di Romero “non era ideologica ma evangelica. La sua carità si estendeva anche ai persecutori ai quali predicava la conversione al bene e ai quali assicurava il perdono, nonostante tutto”. Mons. Romero non si fece scoraggiare dalle minacce di morte né dalle critiche quotidiane che riceveva, anzi, andava avanti senza rancori per nessuno, per questo, ha sottolineato il Cardinale, non è un “simbolo di divisione, ma di pace, di concordia, di fratellanza. Ringraziamo il Signore per questo suo servo fedele, che alla Chiesa ha donato la sua santità e all’umanità la sua bontà e la sua mitezza”.
La Conferenza Episcopale di El Salvador, nel messaggio pubblicato per la Beatificazione di Mons. Romero intitolato “Entra nella gioia del tuo Signore” (cfr Mt 25,21), ricorda che “la morte di Mons. Romero commosse il mondo”, e in questi trentacinque anni da allora “il cammino non è stato facile… la difficoltà maggiore è stata la manipolazione della figura e delle parole del prossimo beato”. Per questo nel loro messaggio i Vescovi sottolineano, citando ampiamente le sue stesse parole, che Romero “fu uomo di Dio”, uomo di profonda comunione, totalmente abbandonato alla volontà di Dio. Fu anche “uomo della Chiesa”, secondo il suo motto episcopale “Sentire cum Ecclesia”, a cui dedicò le quattro lettere pastorali scritte durante il suo ministero di Arcivescovo. In una di queste “spiegò ampiamente che la Chiesa esiste per annunciare e rendere presente il mistero di Cristo” ed illustrò come la Chiesa che desiderava costruire in El Salvador fosse “in totale sintonia con la dottrina d el Concilio Vaticano II come è stata intepretata dai documenti di Medellin”.
L’aspetto più conosciuto di Mons. Romero fu “il suo amore per i poveri e la sua completa dedizione per la promozione e la difesa della loro dignità come persone e come figli di Dio”, facendo propria l’opzione dei Vescovi Latinoamericani espressa a Puebla, nel 1977. L’ultimo aspetto su cui si soffermano i Vescovi riguarda “Mons.Romero testimone della fede fino allo spargimento del suo sangue”. “Mons. Romero fu assassinato perchè amava i poveri, sull’esempio del suo Maestro, Gesù di Nazareth – scrivono -. A loro prestò la sua voce di profeta, e a loro dedicò la sua vita, rinunciando alla comoda soluzione di abbandonare il gregge e fuggire come fanno i mercenari”.
“Questo è l’uomo di Dio che a partire dal 23 maggio veneriamo come beato – concludono i Vescovi -. La sua testimonianza ci stimoli a vivere coerentemente gli impegni battesimali. La sua parola illumini il nostro cammino di vita cristiana. La sua intercessione apra vie di riconciliazione tra noi e ci aiuti a vincere tutte le forme di violenza perché si stabilisca tra noi il Regno della vita, della giustizia, della verità, dell’amore e della pace”. (SL) (Agenzia Fides 25/5/2015)
Links:
Il testo integrale del Messaggio della Conferenza Episcopale (in spagnolo)
http://arzobispadosansalvador.org/index.php/noticias-y-eventos/noticias-y-eventos/noticias-y-eventos-18
AMERICA/ARGENTINA - E’ povero un quarto dei bambini con meno di 4 anni
Buenos Aires (Agenzia Fides) – In Argentina il 26,2% dei bambini compresi nella fascia di età che va da 0 a 4 anni è povero, rispetto al 10,8% della popolazione totale. E’ quanto emerge dai dati diffusi dal Centro di Attuazione delle Politiche Pubbliche per l’Uguaglianza e la Crescita (CIPPEC): si tratta di un bambino povero su quattro. Quelli che vivono nei settori più emarginati non ricevono alcun sussidio e c’è grande disuguaglianza anche per l’accesso ai servizi di assistenza e all’istruzione. Secondo il CIPPEC, oggi il 74,5% dei bambini usufruisce di qualche aiuto, ma oltre il 25% dei minori della fascia più povera e il 20% di quelli poveri in seconda battuta non ricevono alcun tipo di aiuto. Oltre al settore educativo e sociale, c’è grande divario anche in quello sanitario. Nonostante un calo del tasso di mortalità infantile del 58% tra il 1990 e il 2013, il 61,8% dei casi di decesso sono stati registrati per cause evitabili. (AP) (25/5/2015 Agenzia Fides)

lunedì 23 giugno 2014

Affermano che “il coraggio, la speranza e la fede dei migranti suscitano spesso la nostra ammirazione

AFRICA - “I migranti stanno trasformando la nostra Chiesa” affermano i Vescovi del Nord Africa
Roma (Agenzia Fides) - La questione dei migranti e delle migrazioni è stata al centro dei lavori dell’Assemblea della Conférence des Evêques de la Région Nord de l’Afrique (CERNA) che si è tenuta a Roma dal 15 al 18 giugno. Nel comunicato finale, inviato all’Agenzia Fides, i Vescovi del Nord Africa affermano che “il coraggio, la speranza e la fede dei migranti suscitano spesso la nostra ammirazione. Essi contribuiscono sempre più alla vitalità delle nostre comunità cristiane e abbiamo la gioia di celebrare di frequente battesimi e cresime”.
“Siamo però toccati dalle situazioni drammatiche che subiscono un gran numero di loro - continua il comunicato - la violazione frequente dei loro diritti ma anche il traffico del quale sono le vittime”. “Denunciamo il fatto che siano considerati alla stregua di delinquenti, anche da parte dell’opinione pubblica” affermano i Vescovi, che annunciano di “voler essere ancora più attenti allo sfruttamento sempre più terribile di donne e bambini”:
Secondo il comunicato, i Paesi del Nord Africa sono ormai non solo terra di transito per i migranti ma anche Paesi di accoglienza, al punto che il Marocco lo riconosce ufficialmente. La Chiesa in Nord Africa intende lavorare insieme alla Chiesa nei Paesi di provenienza dei migranti e a quella nei Paesi di destinazione, per coordinare al meglio l’azione pastorale nei loro confronti.
I Vescovi ricordano infine le precarie condizioni di sicurezza della Libia, che hanno impedito la partecipazione all’Assemblea della CERNA a Sua Ecc. Mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, Vicario Apostolico di Tripoli, a Sua Ecc. Mons. Sylvester Magro, Vicario Apostolico di Bengasi, e ai loro rispettivi Vicari generali. (L.M.) (Agenzia Fides 23/6/2014)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

The Chosen ...é sufficiente per me...posso fare molto con questo ..

Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occ...