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martedì 30 maggio 2023

“La Chiesa nel digitale”

 

Comunicazioni sociali: Udine, presentato il volume “La Chiesa nel digitale”. L’arcivescovo Mazzocato, “abitare questo mondo”

Giornalisti, seminaristi, insegnanti e sacerdoti per riflettere sulla presenza della Chiesa nel digitale a partire dal messaggio di Papa Francesco per la 57ª Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali. “Parlare col cuore. ‘Secondo verità nella carità’ (Ef 4,15)” è stato il tema del pomeriggio di formazione organizzato, venerdì 26 maggio, dall’arcidiocesi di Udine al Seminario interdiocesano di Gorizia-Trieste-Udine.
Ad aprire i lavori mons. Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo di Udine che, ricordando il decreto conciliare “Inter Mirifica”, ha sottolineato come “in questi sessant’anni di distanza, gli strumenti di comunicazione sociale hanno subito una enorme e imprevedibile evoluzione ma i principi indicati per la Chiesa restano sempre validi”. L’invito dell’arcivescovo Mazzocato è di “non demonizzare ma abitare questo mondo e trovare modi, con preparazione e creatività, a servizio dell’azione missionaria della Chiesa”. L’incontro è stato l’occasione per offrire formazione verso una consapevole presenza delle comunità nel digitale, a partire dall’esperienza e dai contenuti del libro “La Chiesa nel digitale”, con la prefazione di Papa Francesco, curato da Fabio Bolzetta e promosso dall’Associazione dei WebCattolici Italiani (Weca). Diversi gli esempi e buone pratiche condivise, a partire dal territorio, e offerte nell’intervento di Fabio Bolzetta, giornalista e presidente dell’Associazione Weca che si è soffermato a lungo anche sul possibile rapporto virtuoso tra informazione, territorio e digitale. Giovanni Lesa, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale delle Comunicazioni Sociali ha moderato l’intero evento, al quale sono stati riconosciuti i crediti formativi dall’Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia-Giulia.

domenica 26 febbraio 2023

Veglia di Quaresima 2023 comunicato della Diocesi di Udine


 














VENERDÌ 3 MARZO IN CATTEDRALE LA VEGLIA DIOCESANA DI QUARESIMA DEI GIOVANI

Dopo la lunga pausa dovuta alla pandemia e ai suoi strascichi, torna in Cattedrale a Udine l'appuntamento con la Veglia di Quaresima per adolescenti e giovani, proposta dall'Ufficio diocesano di Pastorale giovanile. Venerdì 3 marzo, alle 20.30, sarà l'Arcivescovo a presiedere la preghiera, che avrà carattere penitenziale: ci sarà, infatti, la possibilità di confessarsi.


Sono attesi in Cattedrale i gruppi di adolescenti e giovani delle diverse Collaborazioni pastorali e Parrocchie dell’Arcidiocesi: cresimandi e cresimati, animatori degli oratori e scout, riuniti in preghiera insieme a coloro che si stanno preparando a vivere la Giornata mondiale della Gioventù a Lisbona di questo agosto 2023.

La veglia è aperta a tutti i giovani dai 14 ai 30 anni. Il tema della veglia sarà «Simeone: uomo dell’attesa e della verità». I giovani continuano il cammino annuale insieme a Maria, guidati dallo sguardo di Simeone, che li aiuterà a vivere pienamente il tempo quaresimale.

Al termine della veglia ci sarà la possibilità di accostarsi al Sacramento della Riconciliazione: si invitano pertanto i sacerdoti partecipanti a mettersi a disposizione per le confessioni e portare con sé il camice e la stola viola.

martedì 24 gennaio 2023

Messa del mattino della Domenica con l'Arcivescovo Andrea Bruno Mazzocato




Lo scriba e tutti i fedeli partecipanti alla messa delle 11.15 di domenica 22 gennaio hanno potuto apprezzare l'omelia dell'Arcivescovo di Udine in visita pastorale della collaborazione di San Giorgio di Nogaro. Il progetto della collaborazione, già avviato in tutta Italia da anni,   nelle nove parrocchie è avviato. La Parola di Dio ci invita all'unione e non alla divisione. Di questo parla la seconda lettura propria di questa domenica. La divisione partitica della comunità di Corinto non deve ripetersi nella Chiesa  e anche nella Collaborazione di san Giorgio di Nogaro: per cui l'arcivescovo ha invitato tutti a qualsiasi livello a unirsi nella consapevolezza dell'unico battesimo ricevuto nel nome di Gesù. Ciò nelle parrocchie tra fedeli, tra Gruppi Ecclesiali...anche tra paesi


 Seconda Lettura  1 Cor 1,10-13. 17

Siate tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi. 
 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi.
Vi esorto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire.
Infatti a vostro riguardo, fratelli, mi è stato segnalato dai familiari di Cloe che tra voi vi sono discordie. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «Io invece di Cefa», «E io di Cristo».
È forse diviso il Cristo? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo?
Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo.
 

venerdì 6 gennaio 2023

Benedetto XVI: mons. Mazzocato (Udine), “grazie per la sua testimonianza cristallina, il suo insegnamento chiaro e profetico e il suo silenzio, nutrito di preghiera, degli ultimi anni”

Benedetto XVI: mons. Mazzocato (Udine), “grazie per la sua testimonianza cristallina, il suo insegnamento chiaro e profetico e il suo silenzio, nutrito di preghiera, degli ultimi anni”

“La morte di Papa Benedetto XVI ci tocca il cuore perché è la perdita di un padre che si è spento come i grandi patriarchi del popolo di Dio, dopo essersi totalmente consumato per il suo Signore e per i suoi fratelli”. Lo scrive l’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, in un messaggio a sacerdoti e fedeli della Chiesa udinese, dopo aver appreso “con dolore” la notizia della morte di Benedetto XVI. Lunedì 2 gennaio alle 19 in cattedrale a Udine l’arcivescovo presiederà una santa messa in suffragio del Papa emerito.
“Al nostro dolore, si unisce però un sentimento di profonda riconoscenza a Dio Padre e al Signore Gesù per averlo scelto e donato alla Chiesa come guida illuminata in questo tempo complesso e come pastore amorevole e, insieme, coraggioso di fronte alle prove che non sono state risparmiate al Corpo di Cristo durante il suo pontificato – aggiunge il presule –. Il nostro grazie va, spontaneamente, anche a lui per il bene che ha fatto ad ognuno di noi, a tutto il popolo di Dio e a tutta la società contemporanea attraverso la sua testimonianza cristallina, il suo insegnamento chiaro e profetico e il suo silenzio, nutrito di preghiera, degli ultimi anni nel monastero Mater Ecclesiae”.
Secondo mons. Mazzocato, “ci sarà tempo per prendere coscienza della grandezza di fede, di dottrina e di carità di Benedetto XVI. In questo momento invito tutti ad offrirgli il dono della nostra preghiera personale e comunitaria mentre egli sta vivendo quell’incontro ultimo a cui si preparava con dei sentimenti che lui stesso ci ha confidato: ‘Ben presto mi troverò di fronte al giudice ultimo della mia vita. Sono comunque con l’animo lieto perché confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto ma, al contempo, l’amico e il fratello che ha già patito egli stesso le mie insufficienze’. Mi torna continuamente in mente quello che Giovanni racconta all’inizio dell’Apocalisse: egli vede il Figlio dell’uomo in tutta la sua grandezza e cade ai suoi piedi come morto. Ma Egli, posando su di lui la destra, gli dice: Non temere! Sono io!’”.
Mons. Mazzocato conclude: “Gesù risorto lo accolga come un ‘servo fedele della vigna del Signore’, come si era lui stesso definito. E il caro Papa Benedetto XVI continui dal cielo la sua preghiera di intercessione per la Chiesa”.

lunedì 26 dicembre 2022

“il comandamento dell’amore reciproco, dato da Gesù, ci porta a percorrere la Via santa tenendoci per mano”

Natale 2022: mons. Mazzocato (Udine), “il comandamento dell’amore reciproco, dato da Gesù, ci porta a percorrere la Via santa tenendoci per mano”


“La Via inaugurata da Gesù è ‘santa’ perché non è stata ideata da intelligenze umane, ma viene direttamente da Dio. Chi la segue è condotto all’incontro con Dio senza correre il rischio di sbagliare direzione nella propria vita. I Santi hanno imboccato, senza tentennamenti, questa Via santa, segnata dalle orme di Gesù. Ci sono testimoni che per loro è stata la direzione giusta che li ha portati a non sprecare la propria vita, ma a renderla grande e preziosa davanti a Dio e agli uomini”. Lo scrive l’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, nel messaggio per Natale. “Nelle città e nei paesi in cui è giunta la sua Via santa, essa ha fatto germogliare grandi opere di bene. Ha forgiato la civiltà europea e la nostra civiltà friulana, partendo da Aquileia cristiana”, ricorda il presule, che evidenzia anche: “Dobbiamo, purtroppo, constatare che nei secoli recenti si sono diffuse forti tentazioni a deviare dalla Via santa partita da Betlemme. Per fare un esempio tra tanti, cito il rifiuto di riconoscere nelle carte costituzionali dell’Unione europea le radici cristiane del nostro continente”. Secondo l’arcivescovo, “tale disorientamento ha conseguenze sofferte e negative sul rispetto della persona umana, della famiglia, dei più deboli, del creato. Esse appaiono evidenti e preoccupanti a chi ha la capacità di uno sguardo critico sulla realtà, libero dai condizionamenti indotti dai mezzi di comunicazione di massa”. Mons. Mazzocato precisa: “In mezzo alla confusione di opinioni, ascoltiamo anche quest’anno l’annuncio che Dio, con la nascita di Gesù, ha tracciato una Via santa per la salvezza degli uomini, che Egli ha a cuore come suoi figli. Impegniamoci a percorrerla seguendo le orme di Cristo, come hanno fatto i nostri antenati e tanti santi che ci hanno preceduto nel pellegrinaggio terreno. Sia la direttrice sulla quale impostiamo l’educazione dei nostri bambini e dei giovani. Abbiamo il dovere di essere onesti con loro indicando orientamenti sicuri per la loro vita e non sentieri insidiosi, pur apparentemente affascinanti”.
Il presule conclude: “Il comandamento dell’amore reciproco, dato da Gesù, ci porta a percorrere la Via santa tenendoci per mano e stringendo con forza le mani dei più deboli; fino alla meta del paradiso che Gesù ha aperto nascendo a Betlemme e risorgendo da morte”.

domenica 28 agosto 2022

“Riconoscente a Dio Padre che mi ha sempre sostenuto”


Diocesi: mons. Mazzocato (Udine),
il 3 settembre 50° di sacerdozio, l’8 settembre festa a Castelmonte. “Riconoscente a Dio Padre che mi ha sempre sostenuto”


Meraviglia, gratitudine, affidamento. Usa questi tre termini, scegliendo con cura le parole, l’arcivescovo di Udine Andrea Bruno Mazzocato, per descrivere in un’intervista al settimanale diocesano “La Vita Cattolica” sentimenti ed emozioni che con più viva intensità gli affiorano dal cuore, ripercorrendo con la memoria cinquant’anni di sacerdozio. Sabato 3 settembre, il presule taglierà il traguardo di 50° di ordinazione sacerdotale e celebrerà una messa a Riese Pio X, dove fu ordinato sacerdote. La Chiesa udinese si stringerà attorno al suo pastore giovedì 8 settembre, in occasione dell’annuale pellegrinaggio diocesano a Castelmonte.
“Il mio animo è attraversato fondamentalmente da due sentimenti – ha detto l’arcivescovo nell’intervista -. Il primo è un sentimento di grande riconoscenza, meravigliata, a Dio Padre e a Gesù. A questo aggiungo un altrettanto vivo e sincero sentimento di fiduciosa coscienza dei miei tanti limiti. Sento di dover mettere nelle mani del Signore tante mie lacune, inadempienze e peccati. Ma anche questa constatazione è accompagnata da un grande senso di gratitudine perché, nonostante tutte le mie mancanze, in questi cinquant’anni Lui mi ha sempre sostenuto e mi ha guidato nella fedeltà a quel ministero a cui mi aveva chiamato”.
Andrea Bruno Mazzocato è nato a San Trovaso di Preganziol il 1° settembre 1948 ed è stato ordinato sacerdote il 3 settembre 1972 dall’allora vescovo di Treviso Antonio Mistrorigo. Durante lo svolgimento di diversi incarichi pastorali, ha conseguito la licenza in liturgia pastorale e successivamente in teologia dogmatica che ha insegnato dal 1977 al 2001 presso lo Studio Teologico del Seminario di Treviso, tenendo corsi anche presso lo Studio Teologico “San Massimo” dei Frati Conventuali di Padova e presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose trevigiano. Negli anni ha avuto l’incarico di padre spirituale nel Seminario maggiore diocesano, ha seguito la formazione del clero giovane come delegato vescovile, è stato nominato pro-rettore del Seminario minore di Treviso e poi, nel 1994, rettore del Seminario vescovile. Eletto vescovo di Adria-Rovigo l’11 ottobre 2000, è stato consacrato nella cattedrale di Treviso il 9 dicembre 2000. Ha guidato la chiesa rodigina per 3 anni, prima di essere nominato vescovo di Treviso il 18 gennaio 2004. Il 20 agosto 2009 è stato eletto arcivescovo di Udine, iniziando il ministero pastorale nella Chiesa udinese il successivo 18 ottobre.

mercoledì 6 luglio 2022

Dopo una lunga malattia il Signore ha chiamato a sé don Livio Orsingher


DON LIVIO ORSINGHER È TORNATO ALLA CASA DEL PADRE

Dopo una lunga malattia il Signore ha chiamato a sé don Livio Orsingher, sacerdote del Cammino neocatecumenale che ha a lungo servito la comunità di San Giorgio di Nogaro. Il funerale sarà celebrato dall'Arcivescovo giovedì 7 luglio alle 15 in Cattedrale, a Udine.

Nato nel 1952 a Canale San Bovo, nella Provincia autonoma e Diocesi di Trento, dal 1982 don Orsingher era al servizio della Parrocchia di San Giorgio di Nogaro in qualità di vicario parrocchiale: a San Giorgio, infatti, è attiva da decenni una comunità del Cammino neocatecumenale. Nel Cammino, don Orsingher fu catechista itinerante responsabile per il Triveneto e la Polonia. Proprio in terra polacca don Orsingher iniziò nel 2002 un nuovo servizio, al termine del ministero nella comunità sangiorgina.

Don Livio Orsingher rientrò in Friuli, in particolare a Corgnolo, a seguito della scoperta di una grave malattia, la stessa che dopo anni di sofferenze l’ha portato a spirare, martedì 5 luglio, nell’ospedale di Udine.

Il funerale di don Livio Orsingher sarà presieduto dall’Arcivescovo mons. Andrea Bruno Mazzocato giovedì 7 luglio alle 15 nella Cattedrale di Udine. In seguito, la salma sarà tumulata nel cimitero di San Giorgio di Nogaro. Un Santo Rosario in suffragio di don Livio Orsingher sarà celebrato mercoledì 6 luglio alle 18 in Duomo a San Giorgio di Nogaro.

venerdì 17 giugno 2022

4 nuovi sacerdoti

 

FESTA NELLA CHIESA UDINESE PER L’ORDINAZIONE DI QUATTRO NUOVI SACERDOTI

Campane a festa nell'Arcidiocesi di Udine, per il "sì" di quattro giovani friulani chiamati al sacerdozio. Domenica 26 giugno, alle 16 in Cattedrale a Udine, l'Arcivescovo mons. Mazzocato imporrà le mani su don Matteo Lanaro, don Davide Larcher, don Gabriele Pighin e don Alberto Santi.

Una vera e propria iniezione di entusiasmo per le Parrocchie friulane quella che si concretizzerà domenica 26 giugno, con la solenne ordinazione di ben quattro giovani sacerdoti nella Cattedrale di Udine. Segno della vitalità di una Chiesa che, anche di fronte a sfide grandi, conserva la sua capacità di rigenerarsi e rinnovarsi. Un seme di speranza che, in un’epoca in cui si manifestano in modo evidente le conseguenze della carenza di vocazioni, fa guardare con fiducia al futuro.

Si tratta di don Davide Larcher, don Matteo Lanaro, don Gabriele Pighin e don Alberto Santi, quattro giovani che provengono da paesi, esperienze e cammini pastorali diversi, a riprova della fantasia dello Spirito che arriva e chiama in ogni luogo. La celebrazione solenne si terrà alle 16 in Cattedrale e sarà presieduta dall’arcivescovo mons. Andrea Bruno Mazzocato.

 

Chi sono i quattro nuovi sacerdoti

Don Matteo Lanaro, classe 1987, è originario della Parrocchia di Povoletto. Da pochi mesi presta servizio nella Parrocchia di Santa Maria Assunta di Fagagna, operando anche nelle vicine comunità di Villalta e Ciconicco. Don Matteo celebrerà la prima Messa nella chiesa di S. Clemente, a Povoletto, domenica 3 luglio alle 11. Il sabato successivo, 9 luglio, presiederà la prima Messa nella pieve di Santa Maria Assunta, a Fagagna, alle 19.

Con l’ordinazione di don Davide Larcher, la Carnia donerà alla Chiesa udinese un nuovo sacerdote: egli, infatti, proviene dalla Parrocchia di Imponzo, all’ombra della pieve di San Floriano. Classe 1997, don Davide Larcher attualmente presta servizio nella Parrocchia di San Daniele del Friuli. Proprio nel Duomo della cittadina collinare don Davide celebrerà la sua prima Messa mercoledì 29 giugno alle 20. Domenica 3 luglio, invece, la festa per la prima Messa si sposterà in Carnia, a Imponzo, dove don Larcher celebrerà alle 10.30

Don Gabriele Pighin è originario di Rivignano. Nato nel 1996, attualmente svolge servizio pastorale nella Parrocchia di Reana del Rojale, operando anche nelle diverse comunità della Collaborazione pastorale pedemontana. Don Gabriele presiederà la sua prima Messa nel Duomo di San Lorenzo, a Rivignano, sabato 2 luglio alle 18.30. Domenica 3 luglio, invece, presiederà la celebrazione delle 10.45 nella chiesa dei SS. Fortunato e Felice a Reana del Rojale.

Con i suoi ventiquattro anni, don Alberto Santi è il più giovane del gruppo e, al momento dell’ordinazione, sarà anche il più giovane presbitero del clero udinese. Originario di Ursinins Piccolo, nella parrocchia di Buja, presta servizio a Basiliano e nelle comunità della Collaborazione pastorale di Variano. Sabato 2 luglio celebrerà la prima Messa nella Pieve di San Lorenzo, a Buja, alle 18.30. Domenica 10 luglio don Alberto celebrerà la prima Messa a Basiliano, nella chiesa di S. Andrea, alle 10.

domenica 17 aprile 2022

“la guerra opera di Satana, noi troppo deboli per ripararla da soli”

Pasqua: mons. Mazzocato (Udine), “la guerra opera di Satana, noi troppo deboli per ripararla da soli”


“Viviamo la Santa Pasqua di quest’anno portando negli occhi e nel cuore le immagini della strage di persone indifese che l’insensata aggressione armata all’Ucraina continua cinicamente a perpetrare. Se mai ci fosse bisogno di conferma, credo sia evidente a tutti che la guerra è opera di satana, che odia la vita e Colui che ne è l’autore, Dio Padre creatore. Satana ha ancora una volta trovato alleati, i quali hanno nel cuore l’istinto omicida di Caino e collaborano all’identica opera di morte”. Lo scrive mons. Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo di Udine, nel suo messaggio di Pasqua. “Quei corpi abbandonati senza alcun rispetto lungo le strade o nelle fosse comuni delle città ucraine hanno addosso il sangue di Abele che chiede giustizia. La chiedono le mamme uccise con i loro bambini o mentre coprivano col proprio corpo i figli per salvarli da quell’inferno”.
Il presule si chiede “chi può fare loro giustizia? Chi può restituire, cioè, il bene primario della vita che è stato loro iniquamente strappato?”. “Non rientra tra le possibilità di qualsiasi tribunale umano, che potrà essere anche in futuro costituito – risponde l’arcivescovo -. Noi siamo troppo deboli per riparare l’opera di morte del demonio e dei suoi emissari”. Dalle parole di mons. Mazzocato emerge la consapevolezza che “la giustizia di Dio non è condanna del colpevole, ma perdono e misericordia”. “Offre ai peccatori la possibilità di purificare i loro cuori dagli istinti di cattiveria e di violenza, in modo che non ci siano più né carnefici, né vittime, ma fratelli che si amano”.
Infine, l’arcivescovo richiama il racconto nei vangeli dell’agonia vissuta nel Getsemani. “Dio Padre ha dato da bere a Gesù, suo Figlio, un calice amarissimo dov’era deposta ogni forma di male da noi umani compiuto, comprese le infernali violenze che si stanno perpetrando in Ucraina. Egli ha assorbito tutto questo male nel suo corpo e nel suo cuore donando sempre e solo misericordia e perdono, fino all’offerta totale di sé sulla croce”.

lunedì 4 aprile 2022

ilfriuli.it 42 aspiranti preti

 

Nelle Diocesi della regione è boom di vocazioni

Una decina di anni fa gli aspiranti preti si contavano quasi sulle dita di una mano. Oggi sono 42

Nelle Diocesi della regione è boom di vocazioni

L’eccezione non sempre conferma la regola, ma se la regola è un mondo di giovani nulla facenti e non inseriti in un percorso d’istruzione o formazione, ben vengano le eccezioni.

Il seminario interdiocesano di Castellerio frazione di Pagnacco, dedicato a San Cromazio di Aquileia, ospita ben 42 seminaristi. Di questi dieci stanno frequentando l’anno propedeutico a Gorizia e tornano a Castellerio ogni mercoledì. Conclusi i sette anni di formazione, diventeranno preti, una scelta per la vita che solitamente spaventa gli adulti, figurarsi i ragazzi che, in molti casi, entrano in seminario subito dopo il diploma.

Fino a qualche anno fa il seminario ospitava solo una decina di ragazzi. Oggi, anche grazie all’impegno di monsignor Andrea Bruno Mazzocato, “la ripresa dei giovani – spiega l’arcivescovo - che si preparano al sacerdozio è sorprendente. Undici anni fa Udine aveva sette seminaristi in tutto”.

Monsignor Mazzocato non si prende meriti, ma “certamente una delle priorità che mi sono dato al mio arrivo a Udine era quella d'impegnarmi per le vocazioni al sacerdozio e per il seminario. Non c’inventiamo noi le vocazioni. Uno si deve sentirsi chiamato. Però, collaborare e creare le condizioni più favorevoli è fondamentale. Perché uno può essere chiamato a dirigere la propria barca verso un certo porto, però se ha il vento contro... Se in una diocesi non c’è impegno, non ci si crede e non si creano le condizioni è come mettere il vento contro. Bisogna dare un incoraggiamento e il vescovo è chiamato a dare un segnale diocesano in questo senso. E’ come mettere il vento favorevole. In parte è dovuto anche a questo. Non ho fatto niente di straordinario. Mi pareva una priorità obbligata. Il Signore mi chiedeva di tenere alzate le armi, anche se non ero sicuro dei risultati. Abbiamo tenuto alte le armi e sono arrivati i risultati”.

“Non è una fuga dal mondo. Anche se genitori e amici spesso non ci capiscono”

Fare una scelta per tutta la vita fa sempre paura, anche agli adulti e soprattutto ai genitori di chi vuole diventare prete. “La prima reazione – spiega don Loris – è ‘per tutta la vita? Un po’ sì, ma non tutta la vita’. E poi, soprattutto le madri, hanno paura della solitudine dei preti. Una volta le sorelle li seguivano. Ora i tempi sono cambiati. Innanzitutto, nessuno è solo, se non lo vuole essere. Il prete è inserito in mezzo alla sua gente, nella sua comunità. E’ molto impegnato e vuole costruire relazioni. Non è solo”.

Ben inserito nella comunità è Stefano, 33 anni, di Coia di Tarcento.“Sono in servizio presso la parrocchia di San Giorgio di Nogaro – racconta – e sono al quarto anno di seminario, dopo l’anno propedeutico, importante anno di discernimento. Sia qui nel seminario, sia nella parrocchia, la comunità è una scuola, per poter crescere e costruire rapporti buoni. In seminario non è sempre facile, ma soprattutto per noi cristiani, nelle parrocchie, nella città e nel mondo in generale, s’impara a costruire rapporti buoni, rapporti di pace che in questo momento sono particolarmente urgenti. Questo per rispondere alla chiamata, alla vocazione”.

Matteo ha 23 anni ed è il seminarista al secondo anno più giovane di Castellerio. “Non bisogna isolarci – spiega -, ma mantenere il contatto con la parrocchia e anche con gli amici fuori. Io sento sempre i compagni delle superiori, che non hanno un’esperienza di fede immediata, anzi sono abbastanza freddi e lontani. Restano amici, però. Sono incuriositi, attratti e con certi loro modi di ragionare provocano e suscitano domande. La loro idea del seminario è ‘Il nome della rosa’: un convento senza illuminazione coi preti che cantano salmi da mattina e sera. Invece la nostra vita è concreta”.

E’ una scelta di vita, però, che potrebbe sembrare semplice, piuttosto che rimanere nel mondo esterno a combattere ogni giorno con mille preoccupazioni. “Se uno entra qui – continua Matteo -, credendo che sia più facile, crolla ai primi terremoti. Può nascondersi e mascherarsi, ma quando poi dovrà mettersi in gioco, non gli sarà né facile, né congeniale. Io non credo di aver rifiutato qualcosa. Ho forse rinunciato, ma la rinuncia è consapevole e non mi sento una persona con qualcosa in meno. Anzi, ho una marcia in più. Sono carico”.

La scelta di Stefano, che è entrato in seminario dopo aver frequentato l’università, “è una ricerca che continua e si configura come risposta. Non è molto capita dai coetanei - conclude -, ma per il cambiamento d’epoca e dei riferimenti diversi. Una scelta di questo tipo comporta risposte nuove. La mia non è una profezia eremitica, ma di speranza per la comunità”.

Anche il più sicuro sicuro, però, potrebbe aver sbagliato. “Finché non sono sbagli che rendono problematica la scelta - conclude Loris - , va bene. Nessuno vuole preti Superman. Nè il Signore, né le persone che non sbagliano mai. Siamo chiamati a rafforzare la nostra vocazione in un mondo che non ci aiuta. Anzi, caso mai ci propone altro. Ma è l’unico mondo nel quale viviamo. E’ il mondo di sempre, con alcuni aspetti nuovi, soprattutto sul fronte mediatico e tecnologico”.

Ragazzi come tutti gli altri, con un impegno in più

Ormai da una decina d’anni Don Loris Della Pietra è il rettore del Seminario interdiocesano di Castellerio. Un giovane, don Loris ha solo 45 anni, tra i giovani. I seminaristi rimangono o cambiano idea? “Di solito continuano. Dopo l’anno propedeutico, obbligatorio da cinque anni in tutti i seminari, durante il quale c’è il primo discernimento, seguono sei anni di teologia”.

Qual è l’età media di chi entra in seminario? “Negli ultimi anni il trend è l’età giovanile, terminate le scuole superiori. Questo aspetto è positivo, perché i giovani hanno energie più fresche e, soprattutto, mi pare abbiano maggiore slancio e disponibilità a guardare avanti senza troppe preclusioni”.

Ci vuole molta forza? “Ci vuole, perché la cultura attuale non aiuta una scelta di questo tipo, caso mai la scoraggia, la dissuade. In genere è così per tutte le scelte che impegnano tutta la vita, anche quella matrimoniale. Questi giovani sono per lo più emanazione delle parrocchie. Non sono allo sbaraglio, monadi isolate”.

Come vivono a Castellerio? “Nel seminario non tutto è rosa e fiori. Stare gomito a gomito per sei anni è faticoso, ma estremamente arricchente. Non è il seminario di cinquant’anni fa. Adesso c’è Internet, i social, vanno e vengono quando vogliono, hanno la macchina. Il seminarista di oggi è un giovane come tutti gli altri, con un impegno in più, che è quello di fare discernimento della propria vita”.

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

The Chosen ...é sufficiente per me...posso fare molto con questo ..

Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occ...