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lunedì 29 marzo 2021

Agenzia Fides 29 marzo 2021

 

AFRICA/MOZAMBICO - “Preghiamo per i nostri fratelli a Palma” dove la situazione è drammatica
 
Maputo (Agenzia Fides) – Sono almeno 7 le vittime tra le persone che sono scappate dall’Hotel Amerula in un convoglio che è stato colpito in un’imboscata dei terroristi. Lo ha annunciato un portavoce dell’esercito del Mozambico, che ha condotto un’operazione per liberare le persone intrappolate nell’albergo di Palma, la città nel nord del Mozambico, presa d’assalto da un gruppo di almeno 100 jihadisti.
L’assalto a Palma è iniziato la sera del 24 marzo, quando un’avanguardia jihadista si è infiltrata nella cittadina che si trova nei pressi di un’importante struttura del gas dal valore di oltre 60 miliardi di euro. L’assalto vero e proprio è iniziato il 25 marzo, quando oltre 100 miliziani colpiscono selvaggiamente la popolazione civile, la maggior parte della quale si rifugia nella foresta. Alcune delle vittime sarebbero state decapitate. Nell’hotel Amerula si rifugiano circa 190 persone, in maggiore parte tecnici stranieri che lavorano al vicino giacimento di gas di Afungi, protetti da un manipolo di soldati mozambicani, appoggiati da elicotteri cannonieri di una società militare privata sudafricana (vedi Fides 27/3/2021).
Il giorno successivo un convoglio di 17 veicoli tenta la fuga dalla cittadina, ma vengono fermati in un’imboscata, solo 7 veicoli riescono a fuggire. La città viene data alle fiamme dai jihadisti. Domenica 28 marzo, 1.300 persone sono evacuate via mare dal sito gasiero di Afungi. Al quarto giorno di assedio a Palma, la situazione è ancora incerta mentre proseguono le operazioni di soccorso.
Palma fa parte della provincia di Cabo Delgado, sconvolta dal 2017 dalle violenze dei jihadisti. “Ci affidiamo a Gesù per mettere fine alle sofferenze della nostra provincia di Cabo Delgado, in modo che questa guerra che nessuno capisce e calpesta tutti, finisca non appena possibile” ha detto Sua Ecc. Mons. António Juliasse Ferreira Sandramo, Vescovo ausiliare di Maputo e Amministratore apostolico di Pemba, il capoluogo della provincia, nell’omelia della Domenica delle Palme. Il Vescovo ha poi sottolineato che “non c'è religione della violenza” e chi governa non può “lavarsi le mani” come Pilato, perché “lavarsi le mani è condannare gli innocenti”. Al termine della celebrazione, l'Amministratore apostolico di Pemba ha espresso la sua “comunione con i fratelli del distretto di Palma” e ha invitato i cattolici della regione a partecipare alle celebrazioni della Settimana Santa attraverso radio e social network, nell'impossibilità di farlo di persona a causa della sospensione delle celebrazioni a causa della pandemia Covid-19. (L.M.) (Agenzia Fides 29/3/2021)
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AFRICA/MADAGASCAR - Istruzione ed evangelizzazione: la presenza missionaria nel Sudovest del paese
 
Ankililoaka (Agenzia Fides) - Ad Ankililoaka, nella zona sud occidentale del Madagascar, la missione dei Salesiani rappresenta per la popolazione locale, poverissima, un importante punto di riferimento. Attualmente 4 religiosi di Don Bosco si occupano di offrire loro accoglienza, assistenza medica, istruzione, ma soprattutto aiuto e speranza. Uno di loro, don Giovanni Corselli, missionario nel Paese da quasi 40 anni, racconta all’Agenzia Fides come è cambiata la sua vita quando, a settembre del 2019, è arrivato nel distretto missionario di Ankililoaka, proprio dove aveva iniziato l'opera salesiana con l'attuale Vescovo di Moramanga, Mons. Rosario Vella, nel lontano settembre 1981.
“Dopo essere stato sempre in piccoli villaggi, sul campo di lavoro - scrive don Corselli a Fides - a 76 anni, i superiori mi hanno nominato direttore qui ad Ankililoaka. Per noi è importante essere accanto alla gente, sempre. Nella nostra comunità ci sforziamo di compiere un’opera di evangelizzazione e di promozione umana cercando di educare i giovani e la popolazione al lavoro comune, all’aiuto reciproco, stimolandoli alla riflessione e a ricercare una loro autonomia. Il problema principale, per non dire l’unico - prosegue il missionario -, è quello dell’acqua, che purtroppo in questi ultimi anni abbiamo visto diminuire in modo vistoso. Le piogge sono diminuite di molto e per una popolazione agricola che aspetta tutto dalle piogge diventa problematico riuscire a sbarcare il lunario. Quest’anno è piovuto quasi niente e le persone hanno raccolto poco. Nella sua struttura sociale, la popolazione conserva molte caratteristiche della vita di un villaggio. La maggior parte conserva le tradizioni degli antenati e dei culti ancestrali con tabù, credenze tradizionali, e la presenza degli stregoni che guida la vita delle persone. Si è aggiunta inoltre la pandemia di Coronavirus che continua a imperversare e ha fatto aumentare le restrizioni, che per la gente che vive alla giornata, di espedienti, divengono insopportabili.”
“Naturalmente – spiega don Giovanni - in questo contesto, l’ultima cosa a cui pensano i genitori è la scolarizzazione dei loro figli, anzi non ci pensano neanche, in quanto la loro attenzione è rivolta alle cose più essenziali. Nonostante la presenza e l’uso dei mezzi di comunicazione sociale, la popolazione non è molto aperta al mondo esterno. Questo crea molta difficoltà per l’educazione e per l’evangelizzazione, i nostri principali obiettivi. Per questo noi cerchiamo di far studiare i piccoli, di educare i genitori e, indirettamente di indirizzarli ad attività redditizie di vario genere per poter diventare autonomi. Ad Ankililoaka abbiamo14 scuole elementari nei villaggi con una popolazione scolastica di 2599 allievi ed una grande scuola media e liceo con circa 750 allievi. Inoltre le Suore trinitarie di Valenza, che lavorano con noi, gestiscono un dispensario ed una scuola elementare e materna con circa 700 allievi.”
“Dovunque ho lavorato – conclude il missionario - sia a Tulear nell’ambito di attività parrocchiali e animazione dei quartieri, scuola professionale, promozione femminile, scuola elementare di recupero, sia a Benaneviky, distretto missionario di prima evangelizzazione molto esteso, con grandi difficoltà di collegamento, scuole elementari nei villaggi, costruzione di pozzi, ho potuto constatare che per la gente noi siamo un punto di riferimento, e che hanno bisogno di essere aiutati, incoraggiati, animati e sostenuti per poter arrivare lentamente ad una sufficiente autonomia, anche se lo Stato per il momento non fa quasi niente e la gente non ha fiducia nelle strutture statali. Noi non ci scoraggiamo e ci affidiamo al Signore ed alla Vergine Maria Ausiliatrice ed anche se i progressi sono molto lenti e tante volte sembra che si vada indietro, continuiamo a lottare e ad incoraggiare.”
(GC/AP) (Agenzia Fides 29/03/2021)
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ASIA/MYANMAR - Appello dei francescani: "Per la comunità internazionale è il momento di agire per ripristinare pace e democrazia"
 
Bangkok (Agenzia Fides) - "Esprimiamo profonda tristezza e grave preoccupazione per la repressione in corso di milioni di cittadini in Myanmar, a seguito di un colpo di stato militare": lo dicono i francescani in una lettera inviata al Segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres. Nella missiva, inviata anche all'Agenzia Fides, firmata dal Ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori, in rappresentanza di circa 12.500 religiosi e sacerdoti cattolici presenti e operanti in 116 paesi, si nota: "I francescani in Myanmar hanno assistito in prima persona alla brutalità delle forze di sicurezza e all’insicurezza che ciò ha creato", stigmatizzando "la violenza coordinata e continua che cresce quotidianamente". Il testo deplora "la morte di civili e la detenzione arbitraria di migliaia di persone impegnate in proteste pacifiche, distruzione delle protezioni legali, gravi restrizioni all’accesso ad Internet e alle comunicazioni, e il sovvertimento della volontà del popolo del Myanmar espressa nelle elezioni del novembre 2020". I frati minori che vivono e lavorano in Myanmar hanno chiesto a tutti i francescani del mondo di intercedere per il popolo del Myanmar.
I francescani lanciano un appello: "Ora è il momento per la comunità internazionale di agire in modo unito e deciso per evitare ulteriori perdite di vite umane, la distruzione di proprietà e per garantire il ripristino senza indugio del governo democraticamente eletto del Myanmar. Ciò dovrebbe includere la richiesta alla giunta militare di desistere immediatamente dall’uso della forza contro il popolo del Myanmar, il rilascio di coloro che sono detenuti illegalmente, il ripristino delle protezioni garantite dalla legge, compreso il diritto di protestare pacificamente". Fra Michael A. Perry, Ministro generale OFM, conclude con un auspicio: "Possa il popolo del Myanmar sperimentare ancora una volta un ritorno alla democrazia e che l’attuale crisi trovi una soluzione pacifica e duratura".
Nei giorni scorsi un altro intervento era giunto dalla Conferenza dei Ministri dell’Asia orientale e dalla Commissione "Giustizia, Pace e Integrità del Creato" dell’Ordine dei Frati Minori: "Ci uniamo al popolo del Myanmar nella sua battaglia per l’auto-determinazione con un governo regolarmente eletto. Siamo uniti a loro nel chiedere una risoluzione pacifica. Siamo con loro nell’invocare la liberazione dei membri del governo eletti democraticamente, degli attivisti e dei giovani. Siamo al loro fianco nel difendere la dignità e i diritti umani".
i frati, vedendo la sofferenza della popolazione del Myanmar, si dicono "edificati dalla testimonianza del popolo del Myanmar per la giustizia e la verità. Siamo colpiti dalla carità che esercitano verso i loro fratelli. Ci uniamo al loro dolore e a quello dei tanti cristiani in Myanmar – preti, missionari e laici - pregando con loro che questo periodo di oscurità nella loro terra finisca presto".
I seguaci del Poverello di Assi si rivolgono all'esercito birmano, "Tatmadaw": "Guardate I vostri fratelli e sorelle. Guardate alla lunga sofferenza del Myanmar, vittime dell’avidità coloniale, dell’oppressione, della rabbia. Fermiamo lo spargimento di sangue. Smettiamo di lasciare che sia l’odio a governare il nostro cuore. Invochiamo il Signore, che ha promesso di essere vicino al suo popolo, perché la giustizia e la pace possano regnare nel Myanmar, e la riconciliazione tanto attesa possa avere inizio".
La presenza francescana in Myanmar è stata ufficializzata nel 2005 con la "Fondazione San Francesco d'Assisi". Le suore Francescane Missionarie di Maria (FMM) e l'Ordine Francescano Secolare hanno accompagnato fin dall'inizio i frati della Fondazione. Nel paese sono fiorite le vocazioni francescane, e attualmente ci sono cinque frati locali professi solenni, quattro sacerdoti, altri professi temporanei, novizi e aspiranti.
(PA) (Agenzia Fides 29/3/2021)
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ASIA/INDONESIA - Attacco suicida a una chiesa cattolica in Sulawesi: rafforzate le misure di sicurezza per la Settimana santa
 
Makassar (Agenzia Fides) - Sdegno e paura nella comunità cattolica indonesiana, che si stringe intorno alla comunità di Makassar, nel Sud dell'isola di Sulawesi, colpita da un attentato suicida alla Cattedrale cattolica del Sacro Cuore di Gesù, avvenuto nella mattina di ieri, domenica 28 marzo, mentre i fedeli celebravano la messa per la Domenica della Palme. L'attentato è stato ricordato da Papa Francesco nell'Angelus del 28 marzo: "Preghiamo per tutte le vittime della violenza, in particolare per quelle dell’attentato avvenuto questa mattina in Indonesia, davanti alla Cattedrale di Makassar" ha detto il Papa.
Come comunicato dal parroco della Cattedrale, p. Wilhelmus Tulak, al momento dell'esplosione, avvenuta all'ingresso laterale della chiesa, era in corso la Celebrazione eucaristica mentre nella piazza si trovavano numerose persone. Due attentatori in motocicletta hanno cercato di entrare in chiesa ma sono stati fermati dalle guardie di sicurezza e sono morti nell'esplosione che ha fatto almeno 20 feriti, tuttora in ospedale, come riferisce a Fides p. Alfius Tandirassing, sacerdote dell'Arcidiocesi di Makassar e membro della Commissione per i giovani a Makassar. “Sacerdoti, religiosi e fedeli che erano in chiesa sono al sicuro. Finora non ci sono state vittime ad eccezione degli autori dell'attacco. Alcune persone sono state leggermente ferite” racconta.
In un comunicato pervenuto a Fides, l'Arcidiocesi di Makassar si dice preoccupata, "condanna l'incidente e ogni tipo di violenza, esortando tutte le persone a rimanere calme e vigili", e riferisce che l'attività liturgica e pastorale si ferma per qualche giorno, con l'auspicio di poterla riprendere per le celebrazioni pasquali.
"E' stato un attacco crudele. Ora occorre mantenere la calma e avere fiducia nella autorità" ha detto Gomar Gultom, capo del Consiglio delle Chiese indonesiane. La polizia, che ha avviato le indagini, ha reso noto che uno dei due attentatori suicidi era membro di un movimento radicale che sostiene lo Stato Islamico (IS) e ha effettuato precedenti attacchi alle chiese indonesiane e nelle Filippine. Secondo gli inquirenti, si tratta del gruppo "Jamaah Ansharut Daulah" (JAD), responsabile anche di attacchi a Jolo, nelle Filippine, nel 2019. Il Presidente indonesiano Joko Widodo ha definito l'attentato un "atto di terrore". "Il terrorismo è un crimine contro l'umanità: chiedo al mondo intero di lottare contro il terrorismo e il radicalismo, che sono contrari ai valori religiosi", ha detto.
Il Ministro federale per gli Affari religiosi, Yaqut Cholil Qoumas, ha condannato con forza l'attentato a Makassar. "E' un atto atroce che vuole offuscare la tranquillità della vita sociale. E' una azione molto lontana dagli insegnamenti di qualsiasi religione" ha detto, auspicando una efficace azione di polizia per scoprire i collegamenti e le reti criminali interne e internazionali. Il Ministro ha chiesto alla polizia di aumentare le misure di sicurezza nei luoghi di culto a livello nazionale, in vista della festività cristiana della Pasqua.
In Indonesia negli ultimi anni si sono verificati attentati suicidi presso le chiese e luoghi pubblici. Nel 2018 furono colpite tre chiese a Surabaya East sono. Le chiese ricordano con amarezza gli attacchi a Natale del 2000 e in altri attentati nel 2004. L'Indonesia è un paese con 270 milioni di abitanti, 230 milioni dei quali sono musulmani. Ci sono 24 milioni di cristiani nel Paese e tra loro 7 milioni sono cattolici.
(ES-PA) (Agenzia Fides 29/3/2021)
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AMERICA/CILE - “Allargare lo sguardo” esorta l’Arcivescovo Chomali per le elezioni di aprile, con la possibilità di rinvio a causa del Covid
 
Concepción (Agenzia Fides) - Con un incontro virtuale attraverso Zoom, trasmesso dai social media e trasmesso da Radio Chilena Concepción, è stato presentato il documento "Riflettere prima di votare il 10 e 11 aprile", scritto da Mons. Fernando Chomali, Arcivescovo di Concepción in vista delle elezioni del prossimo mese. Secondo le ultime informazioni dei media locali, a causa della pandemia, è stata presentata la richiesta di rinviare l'appuntamento elettorale per la designazione di 155 membri della Costituente, 17 governatori, 345 sindaci e oltre mille consiglieri comunali. Il ministro della Salute cileno, Enrique Paris, ha fatto sapere di aver preso atto che il Comitato dei consulenti Covid ha chiesto all'unanimità al governo di rinviare il voto.
Mons. Chomali, nel documento pervenuto a Fides, ha sottolineato la necessità di “allargare lo sguardo”: “Dobbiamo guardare non solo a ciò che sta accadendo nella regione, non solo a ciò che sta accadendo in Cile. Dobbiamo guardare a ciò che sta accadendo nel mondo, stiamo vivendo eventi drammatici che affliggono il mondo contemporaneo, dove ci sono situazioni che gridano al cielo, il che implica avere una nuova prospettiva".
Quindi ha ricordato che "la Dottrina Sociale della Chiesa cattolica ha valori, principi, che sono tremendamente attuali e che in qualche modo possono illuminare la coscienza per votare a dovere. Si tratta quindi di una riflessione etica che ha le sue radici in una visione dell'uomo".
"La nostra condizione trascendente - ha proseguito - ha un significato profondo anche nella dimensione del lavoro, attraverso cui possiamo generare fratellanza, ci sono esperienze che possono aiutarci in quella linea. Crediamo soprattutto che l'uomo costituisca il fondamento, il fine e la causa delle istituzioni sociali".
Dopo aver enunciato 10 consigli, l’Arcivescovo ha fatto riferimento alla situazione del Paese nell'attuale crisi sanitaria, chiedendo un grande impegno alla comunità: “Vi chiedo di restare a casa e di seguire le regole che sono già note".
La Chiesa in Concepción, come tutto il Cile, si prepara a vivere una Settimana Santa sotto rigide norme di sicurezza per evitare l'aumento dei casi di Covid, che la buona campagna di vaccinazione non riesce a fermare soprattutto in alcune città.
Sui social media dei principali mezzi d'informazione del paese, ha colpito molto la scena di quanto accaduto a Valparaiso: il sistema sanitario di quella città è collassato e non c'era più posto per i morti per Covid, così il principale ospedale della città, l'Ospedale Carlos Van Buren, ha deciso di parcheggiare un enorme TIR frigo dietro l'ospedale per congelare i cadaveri.
Secondo l'ultimo rapporto epidemiologico del Ministero della Salute cileno, al 25 marzo sono stati registrati 54.136 casi attivi. A tale data sono stati registrati 1.125.521 contagi, di cui 962.321 confermati dal laboratorio e 163.200 probabili, e più di 23 mila decessi.
(CE) (Agenzia Fides 29/03/2021)
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AMERICA/COLOMBIA - La memoria storica per la riconciliazione e la pace: progetto nella diocesi di Valledupar
 
Bogotà (Agenzia Fides) - "Rafforzare tutti i processi di ricordo e di memoria storica sta dando radici alle comunità, e quando una comunità ha radici, può resistere a molti venti e difficoltà" ha sottolineato il Vescovo di Valledupar, Mons. Oscar Vélez Isaza, che ha sottolineato anche l’importanza della riconciliazione con la casa comune, che “è un campo importante in cui la Diocesi continuerà a lavorare sodo”.
Grazie ad una iniziativa sostenuta dalla Commissione Nazionale di Conciliazione (CCN) e dall'Ambasciata norvegese in Colombia, tra dicembre 2020 e marzo 2021, la Diocesi di Valledupar, attraverso il suo team di Pastorale Sociale, ha accompagnato le comunità di Guacoche e Guachochito nel Dipartimento di Cesar, offrendo spazi di incontro, sostegno pastorale e psicosociale, oltre che di rafforzamento culturale, utili alla costruzione della memoria storica e ai processi di riconciliazione e pace, con un approccio ambientale. Le popolazioni che abitano questo territorio, situato vicino al fiume Cesar, sono state profondamente colpite dai conflitti armati.
Secondo le informazioni della Conferenza Episcopale, pervenute a Fides, al lancio del progetto, denominato "Ricostruzione storica afrodiscendente attraverso il dialogo della conoscenza per la riconciliazione e la pace a Guacoche e Guacochito" hanno partecipato bambini, giovani e adulti. Il cibo tipico, le danze popolari e la cultura locale sono i principali elementi di coesione sociale, attraverso i quali si è cercato anche di contribuire al rafforzamento del tessuto sociale. Sacerdoti, operatori pastorali, psicologi e assistenti sociali hanno partecipato allo sviluppo dell'iniziativa. (SL) (Agenzia Fides 29/03/2021)
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AMERICA/VENEZUELA - Vivere la Settimana Santa come Chiesa domestica in tempo di pandemia
 
Caracas (Agenzia Fides) – I Vescovi del Venezuela, attraverso il Dipartimento della Liturgia, hanno preparato un sussidio per la celebrazione della Settimana Santa in famiglia, facilitando l'esperienza di vivere questi giorni santi come Chiesa domestica. "Questi tempi di Covid-19 richiedono la massima responsabilità nella cura reciproca, e il grande sacrificio che molti non possano partecipare alla vita liturgica della Chiesa, ma rispondere a questa emergenza ci offre l'opportunità di crescere e rafforzare la vita spirituale come famiglia, Chiesa domestica, il desiderio di poterci incontrare di nuovo per cantare insieme le lodi al Signore" è scritto nell’introduzione del sussidio, pervenuto a Fides.
In diverse nazioni, in seguito alla pandemia di Covid 19, non sarà possibile ai fedeli partecipare in presenza alle celebrazioni della Settimana Santa, le Conferenze episcopali hanno quindi preparato alcuni sussidi e schede che le famiglia potranno utilizzare in questi giorni, dalla Domenica delle Palme alla Domenica della Risurrezione. "Presentiamo questi sussidi – si afferma nel testo del Venezuela - con l'intenzione di mantenere viva la spiritualità cristiana attraverso la preghiera e la celebrazione familiare della Settimana Santa e, soprattutto, del Triduo pasquale, il mistero della Pasqua, centro della vita liturgica e spirituale della Chiesa".(SL) (Agenzia Fides 29/03/2021)

mercoledì 2 dicembre 2020

Agenzia Fides 2 dicembre 2020

 

VATICANO - Il Papa ricorda quattro missionarie uccise in El Salvador 40 anni fa
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Al termine dell’udienza generale di oggi, il Santo Padre Francesco ha ricordato il martirio di quattro missionarie, con queste parole: “Oggi è il quarantesimo anniversario della morte di quattro missionarie del Nord America, uccise in El Salvador: le suore di Maryknoll Ita Ford e Maura Clarke, la suora orsolina Dorothy Kazel e la volontaria Jean Donovan. Il 2 dicembre 1980 furono rapite, violentate e assassinate da un gruppo di paramilitari. Prestavano il loro servizio a El Salvador nel contesto della guerra civile. Con impegno evangelico e correndo grandi rischi portavano cibo e medicinali agli sfollati e aiutavano le famiglie più povere. Queste donne vissero la loro fede con grande generosità. Sono un esempio per tutti a diventare fedeli discepoli missionari”.
Suor Ita Ford e suor Maura Clarke prima di arrivare in El Salvador avevano passato anni di missione rispettivamente in Cile e in Nicaragua, mentre suor Dorothy Kazel lavorava da tempo in quel paese. La Conferenza Episcopale di El Salvador ha indetto per il 2020 un Anno Giubilare dei Martiri, a 40 anni dal martirio di San Oscar Arnulfo Romero (vedi Fides 28/01/2020), ricordando che "i martiri hanno dato la vita e ci accompagnano nel nostro pellegrinaggio di fede. Vogliamo sentire la loro voce e allo stesso tempo vogliamo far riecheggiare quella voce”. (SL) (Agenzia Fides 2/12/2020)
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AFRICA/SUDAFRICA - I Vescovi: “No alla cultura dell’edonismo che porta i giovani a ignorare le restrizioni anti Covid-19”
 
Johannesburg (Agenzia Fides) – “Le persone sono stanche delle restrizioni per il Covid-19” afferma Sua Ecc. Mons. Sithembele Sipuka, Vescovo di Mthatha e Presidente della SACBC (Southern African Catholic Bishops' Conference, che riunisce i Vescovi di Sudafrica, Botswana ed ESwatini), nel suo messaggio di fine anno sullo stato della nazione e della Chiesa in Sudafrica.
“Secondo la maggior parte dei resoconti, la crescita dei contagi nella seconda ondata, è dovuto in gran parte alle persone che non rispettano le misure preventive del Covid-19. Ciò che preoccupa è che queste misure non sono violate per motivi di sopravvivenza, ad esempio, persone che chiedono sovvenzioni o pacchi di cibo, ma per motivi culturali e di intrattenimento” denuncia Mons. Sipuka.
Il Vescovo cita ad esempio le cerimonie funebri tradizionali (imicimbi), nelle quali le persone rimangono a stretto contatto fisico, mangiano dal piatto comune (isithebe) e bevono dallo stesso calice (ibhekile).
“L'inosservanza delle norme di prevenzione del Covid-19 per motivi di intrattenimento, che si manifestano in riunioni e feste di gruppo, è commessa in gran parte dai giovani. Queste pratiche forniscono l'opportunità perfetta per la diffusione del virus e, come guide spirituali, che ci piaccia o no, saremo coinvolti nelle conseguenze di questi comportamenti fatali, quindi dobbiamo fare qualcosa per questo problema” sottolinea Mons Sipuka.
Secondo il Presidente della SACBC, alla radice del radunarsi in gruppi per fare festa da parte dei giovani, ignorando il pericolo della trasmissione del Covid-19, “c'è la cultura edonistica dominante che propaga la ricerca del piacere a tutti i costi, anche se ciò significa mettere in pericolo gli altri”. “Contro questa forma di egoismo, il valore della solidarietà umana proposto da Papa Francesco nella sua ultima Enciclica “Fratelli Tutti” e il valore di rimandare il piacere momentaneo per il bene comune sono valori alternativi che potremmo presentare ai giovani” suggerisce Mons. Sipuka.
“Ancora più importante, dobbiamo sottolineare che l'attuale disagio imposto dalla normativa Covid-19 è nulla in confronto ai danni alla vita sociale e all'economia che deriverà dall'infezione da Covid-19, ci saranno molte lacrime e rimpianti!” conclude. A fine novembre in Sudafrica i casi di Covid-19 erano 775 502 con 21.201 decessi. (L.M.) (Agenzia Fides 2/12/2020)
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AFRICA/CONGO RD - Gli Stati dell’Africa Australe invitati a fare fronte comune contro la minaccia terroristica in Kivu e nel Mozambico
 
Kinshasa (Agenzia Fides) - La minaccia islamista nell’est della Repubblica Democratica del Congo e nel nord del Mozambico sono sfide comuni, che devono essere affrontate da tutti gli appartenenti alla Comunità degli Stati dell’Africa Australe (SADC), chiede il CEPADHO, un’organizzazione per la difesa dei diritti umani del Nord Kivu, provincia nell’est della RDC piagata da decenni dalle violenze commesse dai ribelli di origine ugandese delle ADF. In un comunicato inviato all’Agenzia Fides il CEPADHO saluta il vertice straordinario della Troika di difesa e sicurezza della SADC, tenutosi a Gaberone (Botswana), dedicato alla minaccia islamista in Mozambico e nell’est della RDC. All’incontro hanno partecipato i leader dei Paesi della Troika, Botswana, Sudafrica e Zimbabwe, oltre al Presidente congolese Félix Antoine Tshisekedi.
“Considerando l'entità della minaccia terroristica caratterizzata dalla serie di ripetuti massacri di civili perpetrati dagli islamisti dell'ADF/MTM a Beni, nel Nord-Kivu (est della RDC), per 6 anni e, dati i suoi comprovati legami con il movimento ANSAR AL-SUNNA, attivo nella Provincia di Cabo Delgado, in Mozambico, tutti legati allo Stato Islamico/Daesh, gli Stati della Regione non hanno più diritto ad errori di apprezzamento. Sono chiamati ad agire prontamente e in solidarietà con le forze armate per arginare questo grande pericolo” afferma il CEPADHO.
“Il CEPADHO, che accoglie con favore la presenza del Capo dello Stato congolese alla riunione, invita gli Stati della SADC a concordare una forza regionale (che includa espressamente l'Angola) a sostegno degli eserciti della RDC e del Mozambico”. In effetti le truppe appartenenti ai Paesi della SADC sono state invitate a sostituire i Caschi Blu della Missione ONU nella RDC (MONUSCO). (L.M.) (Agenzia Fides 2/12/2020)
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AFRICA/ALGERIA - Addio all’Arcivescovo Henri Teissier, amico di Sant’Agostino, fratello dei nuovi martiri
 
Algeri (Agenzia Fides) – Ha lasciato questo mondo la mattina di martedì primo dicembre, giorno della memoria del Beato Charles de Foucauld: Henri Antoine Marie Teissier, Arcivescovo emerito di Algeri, si è spento per le conseguenze di un ictus all’età di 91 anni, dopo una vita dedicata con intelligenza a servire e amare per passione evangelica il popolo algerino e la missione delle comunità cristiane disseminate in terra d’Algeria.
Nato a Lione nel 1929, Henri Tessier si era trasferito in Algeria quando era ancora un giovane seminarista, venendo ordinato sacerdote nel 1955 dall’allora Arcivescovo di Algeri, il Cardinale Léon-Etienne Duval. Nel 1966 aveva ottenuto la cittadinanza algerina, e nel 1972 Papa Papa Paolo VI lo aveva nominato Vescovo di Orano. Nel 1980 era diventato Coadiutore dell’Arcivescovo Duval, per succedergli nel 1988 – e fino al 2008 - alla guida dell’Arcidiocesi di Algeri.
Durante i venti anni del suo ministero a capo dell’Arcidiocesi di Algeri, il Paese attraversa il periodo buio del terrorismo e delle stragi islamiste. Tra le innumerevoli vittime di quella lunga stagione di sangue figurano anche i 19 religiosi e religiose della Chiesa cattolica locale – tra cui il vescovo Pierre Lucien Claverie e i sette monaci di Tibhirine - assassinati tra il 1994 e il 1996, che saranno poi proclamati Beati l’8 dicembre 2018, nella liturgia di beatificazione celebrata a Orano. “Ho un ricordo di ciascuno. Erano i miei fratelli e le mie sorelle. Avevo incontrato ciascuno di loro pochi giorni prima che venissero uccisi”, aveva raccontato l’Arcivescovo Teissier in una intervista a Mondo e Missione. Lui stesso, a partire da quegli anni, fu costretto a muoversi sotto scorta. “I nostri fratelli e sorelle uccisi” aggiungeva l’Arcivescovo parlando dei nuovi martiri d’Algeria “celebravano o partecipavano alla Messa ogni giorno, consapevoli che forse sarebbe stata l’ultima volta. (…). Sono stati vittime delle violenze nei posti in cui vivevano ed erano conosciuti. Gli attentatori volevano dimostrare che quelle relazioni e quella condivisione dovevano avere fine. Ma non è stato così. La grande maggioranza di preti, religiosi, religiose e laici ha deciso di restare”.
Nei lunghi anni vissuti al servizio del popolo algerino e della Chiesa locale, l’Arcivescovo Teissier ha dedicato con passione il suo tempo e le sue energie a riscoprire e divulgare l’attualità delle grandi figure africane dei primi secoli cristiani, a cominciare da Sant’Agostino. “Gli europei” spiegava Teissier “devono sapere che una parte notevole delle loro radici cristiane latine si trovano nel sud del Mediterraneo. E gli abitanti del Maghreb devono allo stesso modo conoscere il ruolo che i loro antenati hanno svolto in una tradizione culturale e religiosa che ora sembra completamente estranea alla loro terra. Una presa di coscienza che può anche avere la sua importanza per le giovani Chiese d’Africa che vedono le proprie fonti spirituali come unicamente europee, dimenticando non solo le origini orientali della Bibbia e lo sviluppo della patristica orientale, ma anche il ruolo dell’Africa romana”. In una sua relazione del 2003, l’Arcivescovo di Algeri ricordava tra l’altro che “Verso il 200, al primo Concilio di Cartagine, si contano già settanta vescovi dell’Africa romana sotto la presidenza di Agrippino. Nello stesso periodo, in Italia del nord non si sa se ci fossero altri vescovadi all’infuori di quelli di Roma, Milano e Ravenna”. Del resto – aggiungeva Teissier - l’influenza africana a Roma si era fatta sentire “già fin dal 189, quando Vittore, un africano di Leptis Magna, viene eletto papa a Roma (189-198). Ciò dimostra il posto che doveva avere la Chiesa d’Africa a Roma fin dalla fine del secondo secolo. E nel terzo e quarto continuerà ad aumentare”.
Nel 2001 l’Arcivescovo Teissier era stato protagonista del grande convegno su Sant’Agostino organizzato a Algeri per riscoprire l’africanità e l’universalità del Santo Vescovo d’Ippona. “Durante la crisi integralista in cui è sprofondato il Paese dal 1990 al 2000” ricordava Teissier “la prima battaglia per la libertà, legata ad Agostino, è stata quella per ottenere di parlare liberamente di lui nella società algerina”, in quanto i settori integralisti bollavano il Santo di Ippona come un “infedele” sottomesso all’imperialismo “occidentale” dell’Antica Roma. Secondo l’Arcivescovo Teissier, “Una delle più gravi ingiustizie fatte ad Agostino è stata quella di dipingerlo come un partigiano della coercizione in nome della verità”. Nei suoi interventi dedicati ad Agostino, l’Arcivescovo Teissier ricordava come il Santo de Le Confessioni e della Città di Dio, "dopo la sua conversione a Cassiciacum e il battesimo a Milano abbia voluto ritornare nella sua terra natale per non abbandonarla più e inscrivere tutta la sua opera entro la Chiesa d’Africa. Questa libertà di situarsi all’interno della sua propria cultura, Agostino la esercita anche all’interno della Chiesa”.
In un’intervista del 2001 pubblicata sul mensile 30Giorni, l’Arcivescovo Teissier sottolineava quanto fosse utile per la missione attuale della Chiesa riscoprire la figura di Agostino d’Ippona e la sua teologia della grazia, ricolma di preziose suggestioni su come si può comunicare la novità cristiana agli uomini e alle donne del tempo presente: “I nostri amici musulmani” rimarcava in quell’intervista l’Arcivescovo Teissier “desiderano che la religione abbia tutta la sua importanza nella vita totale della società. Non accettano la distinzione tra temporale e spirituale che (più o meno facilmente) si fa tra i cristiani, e dicono che tutta la civitas deve essere sottomessa alla legge di Dio. Quando Agostino cammina nella città di Dio cammina contemporaneamente nella città degli uomini, e indica certamente l’imprescindibilità della città di Dio nell’esistenza dell’uomo, però non c’è teocrazia. L’importante non è avere un capo cristiano religioso che imponga per obbedienza religiosa le sue convinzioni alla società, ma che ciascuno dei credenti si apra alla grazia di Dio, al dono di Dio”. (GV) (Agenzia Fides 2/12/2020)
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ASIA/INDIA - Due statue della Madonna e di Madre Teresa distrutte da vandali in Bengala Occidentale
 
Baruipur (Agenzia Fides) - Due statue della Beata Vergine Maria e di Madre Teresa di Calcutta, collocate in due grotte fuori dalla chiesa del Sacro Cuore a Morapai, nello stato del Bengala occidentale, sono state distrutte da vandali ignoti. Don Soosaiappan, il parroco, e p. Gautam Naskar, viceparroco, se ne sono accorti alle 6 del mattino del 28 novembre. Hanno informato il capo del consiglio del villaggio e la polizia locale.
“Le due immagini sono ridotte in frantumi” ha riferito mons. Shyamal Bose, Vescovo della diocesi di Baruipur, dove si trova la parrocchia, visitando il luogo. "Le autorità ci hanno assicurato di arrestare i colpevoli al più presto e sostituiranno immediatamente tutte le immagini" ha detto il Vescovo.
In una nota pervenuta a Fides, il Global Council of Indian Christians (Gcic), ha espresso preoccupazione e sgomento per i diversi incidenti di violenza anticristiana che si stanno verificando in diversi stati dell'India, soprattutto nelle aree tribali. In vista del Natale, il Consiglio dei cristiani auspica che "possano prevalere pace e armonia nella società indiana, e che Cristo, principe della pace, porti pace e sicurezza ai fedeli Indiani”.
Secondo il sito web "MapViolence", gestito dallo United Christian Forum (UCF), che monitora gli episodi di violenza e ostilità contro la comunità cristiana in India, la maggior parte degli episodi di violenza si registra negli stati di Uttar Pradesh, Madhya Pradesh e Chhattisgarh. A partire dal 1° settembre fino a oggi, 2 dicembre, gli episodi di violenza anticristiana, su persone, oggetti o luoghi, segnalati nell'intera nazione, sono 76. In tutto il 2020 (gennaio-novembre) sono 250.
Alla radice di tali violenze, spiega l'UCF, vi è la diffusione di notizie false o di propaganda tendenziosa: si afferma, ad esempio che i cristiani starebbero cercando di convertire fedeli indù, anche offrendo denaro. Tali notizie, diffuse ad arte sui social media, innescano reazioni violente. "I cristiani indiani rispettano la legge e nutrono benevolenza nei confronti dei concittadini" ribadisce l'UCF.
(SD-PA) (Agenzia Fides 2/12/2020)
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ASIA/FILIPPINE - Diritto alla vita e alla salute: la Chiesa in prima linea nella lotta all'Aids
 
Manila (Agenzia Fides) - Anche in tempo di pandemia, urge uno sforzo comune e collettivo per combattere l'Aids e porre fine ai pregiudizi e allo stigma che colpisce quanti sono sieropositivi. "La nostra nazione e tutto mondo è chiamato a solidarietà ed empatia con coloro che ne soffrono. Tutti dobbiamo lavorare insieme nella lotta contro l'Aids" ha detto il Camilliano p. Dan Cancino, Segretario esecutivo della Commissione episcopale per la sanità. Parlando in occasione della Giornata mondiale contro l'Aids, celebrata ieri, 1° dicembre, il Camilliano ha sottolineato che "bisogna continuare a sostenere le famiglie delle persone morte per gli effetti dell'AIDS”.
Secondo il Ministero della salute, nel Paese vengono segnalati quotidianamente in media 21 nuovi casi di infezione da Hiv. Le Filippine hanno segnalato 81.169 casi di Hiv/Aids da gennaio 1984 (quando si registro il primo caso) a ottobre 2020.
Intervenendo sul nodo della malattia, che non diminuisce in tempo di pandemia, la Christian Conference of Asia (CCA), un organismo ecumenico che riunisce Chiese protestanti di diverse denominazioni e la Chiesa cattolica, ha ribadito il suo impegno "a lavorare per una società libera dall'AIDS". Ricordando il tema della Giornata mondiale contro l'Aids 2020, "Solidarietà globale e responsabilità condivisa", Mathews George Chunakara, Segretario generale della CCA, ha affermato in una dichiarazione inviata all'Agenzia Fides: "Occorre riflettere sulle nostre azioni come comunità di fedeli e rafforzare i nostri sistemi sanitari, provati dalla crisi Covid-19". La pandemia Covid-19 sta costringendo i paesi a sospendere le loro risposte all'Hiv, nel campo della prevenzione, test e trattamento. Il Covid-19 ha reso le comunità più vulnerabili poiché i servizi diventano limitati". Chunakara ribadisce la responsabilità collettiva delle Chiese in Asia per combattere l'epidemia di Aids che affligge il mondo da 40 anni.
“La CCA, insieme alle organizzazioni che ne fanno parte, continuerà ad essere in prima linea nel movimento per il diritto alla vita e alla salute. Insieme, mettiamo fine all'Aids, chiedendo solidarietà globale e responsabilità condivisa, assicurando che nessuno venga lasciato indietro" ha aggiunto.
(SD-PA) (Agenzia Fides 2/12/2020)
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AMERICA/VENEZUELA - “Senza incontrarsi, senza dialogo autentico, non ci sarà benessere e fratellanza”: i Vescovi in vista delle elezioni
 
Caracas (Agenzia Fides) - La Commissione Permanente dell'Episcopato venezuelano rivolge un messaggio al popolo di Dio, in vista delle elezioni legislative per il rinnovo del parlamento unicamerale, indette per il 6 dicembre, ribadendo quanto già affermato: "lungi dal contribuire alla soluzione democratica della situazione politica che stiamo vivendo oggi, tendono ad aggravarla e non aiuteranno a risolvere i veri problemi delle persone” (vedi Fides 19/10/2020).
Allo stesso tempo, i Vescovi rilanciano l'appello urgente “a tutti coloro che dedicano i loro sforzi alla politica e alle varie organizzazioni della società civile, per continuare a compiere sforzi comuni per ripristinare i diritti democratici della nazione". Ricordano quindi che tutte le iniziative sono necessarie e importanti, come la consultazione popolare, in quanto “le persone hanno pieno diritto di esprimersi attraverso i canali legittimi garantiti dalla Costituzione, esprimendo la propria opinione come autentico soggetto sociale”.
Fedeli al loro ministero di Pastori e come cittadini del Venezuela, i Vescovi invitano “ad un serio discernimento che ci porti alla ricerca di una soluzione giusta, pacifica, democratica e concordata tra tutti i venezuelani, alla crisi multiforme che colpisce il Venezuela”. Esortano quindi a non lasciarsi vincere dallo scoraggiamento, al contrario, “dobbiamo continuare a fare tutto il possibile e a lavorare per l'unità, la pace e la prosperità della nazione, ponendo il bene comune al primo posto”.
Nel messaggio i Vescovi sottolineano che “il popolo venezuelano anela certamente a un cambiamento pacifico della situazione, per il quale vuole esprimersi con il voto, in condizioni giuste, eque e uguali per i partiti. Altrimenti, dandosi le spalle, senza riconoscersi e accettarsi, qualsiasi risultato rafforzerà il confronto più della sincera ricerca di una soluzione in cui tutti hanno una parte. Senza incontrarsi, senza riconoscimento reciproco e senza dialogo autentico, non ci sarà soluzione che porti benessere e fratellanza”.
I Vescovi si affidano all'intercessione del Venerabile José Gregorio Hernández e della Verine Maria di Coromoto, la Madre amorevole che ci accompagna e che “ci ha fatto il meraviglioso dono del grande liberatore di tutta l'umanità, la cui nascita celebreremo il prossimo Natale, Gesù, il Signore”. (SL) (Agenzia Fides 2/12/2020)
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AMERICA/HAITI - "La popolazione sta perdendo la speranza, ma noi continuiamo ad annunciare Cristo Redentore": testimonianza di un missionario
 
Port au Prince (Agenzia Fides) – "La popolazione sta perdendo la speranza, sembra che non ci sia via di uscita, ma come Chiesa continuiamo ad annunciare Cristo Redentore!" afferma il missionario redentorista, padre Renold Antoine CSsR, che ha inviato a Fides una sua testimonianza della situazione ad Haiti che riportiamo di seguito.
"Da diversi mesi il Paese soffre una situazione drammatica sotto diversi aspetti. Il caos e l’anarchia si stanno diffondendo nelle strade. Molte attività su tutto il territorio nazionale stanno lavorando a metà. La vita in alcuni luoghi diventa impossibile. Manifestazioni pianificate e spontanee, violente o pacifiche, di tutti i settori e le forze della società haitiana, occupano le strade di tutte le grandi città del Paese.
C’è una corruzione generalizzata, che è un cancro per il Paese. Vediamo aumentare rapine, crimini organizzati e sequestri di persone, si accentua ogni giorno il proliferare di gruppi armati nei quartieri popolari.
In questi giorni si sono alzate delle voci da tutti i settori per denunciare l’insicurezza generalizzata che sta vivendo il Paese e per chiedere al governo nazionale di assumersi le proprie responsabilità per la tutela della vita e dei beni della popolazione. Purtroppo vediamo che la paura si impadronisce di tutti, e in tutti i settori della popolazione, poiché sono tutti vittime dei banditi armati.
Molte persone perdono la speranza, perché sembra che non ci sia via d’uscita per risolvere questa situazione caotica. Come Chiesa locale, continuiamo ad annunciare Cristo, perché in Lui c’è redenzione piena. Allo stesso tempo invitiamo i protagonisti a sedersi e a cercare in modo comune le soluzioni adeguate per far uscire il Paese da questo labirinto, poiché nessun gruppo particolare può in modo magico risolvere questa crisi acuta che il Paese sta attraversando.
Come abbiamo detto più volte, Haiti si salverà quando ci sarà un dialogo sincero, in cui tutti i protagonisti partecipino e mettano al primo posto l’interesse collettivo" conclude Padre Renold Antoine CSsR, Missionario Redentorista ad Haiti.
La situazione nel paese caraibico sta degenerando sempre di più. Due giorni fa Luis Abinader, il presidente del paese vicino, la Repubblica Dominicana, ha fatto delle dichiarazioni riguardo ad Haiti: "Non possiamo aiutare Haiti, siamo anche noi un Paese con troppi problemi per prenderci cura di un altro Paese che è il più povero dell'emisfero occidentale. In effetti, non è necessario essere esperti di politica internazionale per pensare che uno Stato in via di sviluppo si assuma l'arduo compito di assumersi la responsabilità di un altro, tanto meno nelle circostanze attuali. Senza dubbio, la Repubblica di Haiti come Stato ha fallito. Ciò è dovuto principalmente alla visione a breve termine e all'individualismo della sua classe politica, che non compie sforzi significativi per lottare per il progresso collettivo. Di conseguenza, manca di istituzionalità e di certezza del diritto.”
In un messaggio a conclusione dell’Assemblea plenaria, con il titolo: "Non lasciatevi rubare la vostra speranza", la Conferenza Episcopale di Haiti ha espresso preoccupazione sulla realtà di violenza e ha denunciato le situazioni che devono cambiare, chiedendo a tutte le parrocchie di Haiti tre giorni di "Preghiera, digiuno e intercessione per la conversione e per la liberazione del paese", dal 5 al 7 dicembre (vedi Fides 01/12/2020)
(CE) (Agenzia Fides 02/12/2020)
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mercoledì 7 ottobre 2020

Agenzia Fides 7 ottobre 2020

 

AFRICA/ESWATINI - Verso la Giornata Missionaria: evangelizzare con creatività durante la pandemia
 
Mbabane (Agenzia Fides) – “Quando, un anno fa, Papa Francesco ha invitato la Chiesa a celebrare un Mese Missionario Straordinario, abbiamo accolto con gioia questo invito: nel Regno di Eswatini e abbiamo deciso di prorogarlo per tutto l'anno”, racconta all’Agenzia Fides Mons José Luis Ponce de León IMC, Vescovo di Manzini, eSwatini (Swaziland). Quello slancio missionario non si è fermato nemmeno durante la pandemia e oggi, dice il Vescovo, si rinnova con l’avvicinarsi della Giornata Missionaria Mondiale, il 18 ottobre prossimo. “Con la pandemia, la Chiesa, chiamata a uscire, si trovò improvvisamente a predicare: resta a casa”, racconta il Vescovo. Quindi aggiunge: “Ben presto, però, ci siamo resi conto che il Covid-19 avrebbe potuto cambiare il contesto in cui stavamo vivendo ma non la nostra chiamata ad annunciare il Vangelo. Rimaniamo 'battezzati e inviati’ e quindi ci siamo tutti rialzati dicendo: Eccoci Signore, manda noi, in nuovi modi, creativi”.
Mons Ponce de Leon elenca alcune attività creative di apostolato avviate: formando un piccolo coro, membri delle associazioni e sacerdoti si sono resi disponibili per le celebrazioni domenicali su YouTube; i giovani hanno avviato campagne di sensibilizzazione sul coronavirus nelle zone rurali, tra le più vulnerabili del Paese; gli infermieri si sono resi disponibili nelle diverse parrocchie per guidare o supportare questi team; un gruppo di laici e sacerdoti ha iniziato a offrire brevi podcast radiofonici quotidiani di preghiera e riflessione basati sulle letture del giorno e oltre mille persone si sono registrate su WhatsApp per riceverle.
Conclude mons, Ponce de Leon: “Inoltre tramite la radio siamo stati vicini alle famiglie in modo che il messaggio del governo riguardante l’emergenza arrivasse anche a loro, e anche i bambini hanno potuto continuare a studiare da casa. Siamo attivi con iniziative di solidarietà consegnando dispositivi di protezione individuale (DPI), pacchi di cibo per chi rischia la fame e fornitura di acqua nelle aree in cui la pioggia è scarsa”.
Una fervente testimonianza di fede, in questa situazione, viene da James McBride, laico cattolico, sposato da 54 anni con Anne; 3 figli e 3 nipoti, da 35 anni coinvolto nell'insegnamento del Catechismo: James continua a restare in ogni modo possibile in contatto con ragazzi e giovani per alimentare il loro rapporto quotidiano con Dio. (EG) (Agenzia Fides 7/10/2020)
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AFRICA/MOZAMBICO - A 28 anni dagli accordi di pace, diverse aree del Mozambico vivono nell’ansia della guerra
 
Maputo (Agenzia Fides) – A 28 anni dalla storica firma degli accordi di pace che hanno messo fine alla guerra civile in Mozambico, diverse zone del Paese vivono nell’ansia della guerra. Lo ha detto Sua Ecc. Mons. João Carlos Hatoa Nunes, Vescovo di Chimoio, secondo il quale “la pace è ancora un desiderio nel nostro Paese ... Vediamo ancora diversi segnali molto chiari, come gli attacchi nelle aree del centro e del nord e la paura senza fine che incombe su diverse popolazioni che si trovano in queste zone di conflitto”. "Tutto questo dimostra che la pace è ancora un desiderio per molti mozambicani e che non siamo ancora riusciti a incontrarci e a lavorare insieme per la crescita del nostro Paese".
Il 4 ottobre 1992 a Roma, il governo del Mozambico e la Resistenza nazionale mozambicana (RENAMO), firmavano il trattato di pace che pose fine alla guerra civile del Paese scoppiata nel 1975 subito dopo l’indipendenza dal Portogallo. L’accordo venne raggiunto grazie alla mediazione della Comunità di Sant'Egidio, dell’allora Arcivescovo di Beira, Sua Ecc. Jaime Gonçalves, e del rappresentante del governo italiano Mario Raffaelli.
Il Mozambico si trova ora confrontato da un lato dalle difficoltà che ancora si incontrano nella piena attuazione degli accordi di Roma, e dall’altro dall’esplosione della violenza jihadista nella provincia settentrionale di Cabo Delgado, Per quanto concerne il primo punto, nel 2014, la Renamo aveva rigettato il risultato delle elezioni riprendendo la via delle armi. Nel dicembre 2016 era stata raggiunta una tregua provvisoria che aveva congelato il conflitto armato. Il 6 agosto 2019 alla vigilia della visita di Papa Francesco nel Paese, il Presidente Filipe Nyusi e il leader della RENAMO Ossufo Momade avevano firmato un accordo per mettere fine alle ostilità (vedi Fides 7/8/2019).
Dall’ottobre 2017 nella provincia di Cabo Delgado, le violenza dei ribelli sono costate più di 1.000 morti e hanno provocato 250.000 sfollati.
Secondo l'ex Presidente del Mozambico, Joaquim Chissano, è necessario trovare le ragioni profonde delle violenze a Cabo Delgado per garantire la pace nel Paese. Per l'ex presidente della Repubblica è necessario fare una diagnosi chiara su quanto sta accadendo nella regione più settentrionale del Mozambico, ricca di gas e petrolio. Chissano dubita che le motivazioni degli insorti siano economiche. Ricorda che ci sono Paesi africani con risorse naturali, come gas e petrolio, ma che vivono in pace. "La ragione di questa guerra deve essere scovata per trovare i mezzi per sedarla. In guerra hai un avversario dichiarato con cui combatti. Ma questa ... è questa una guerra? ", ha chiesto Chissano, evidenziando così le incognite che circondano un'insurrezione, che ha già causato numerose vittime.
L'ex capo di Stato sottolinea che il dialogo è l'unico modo per risolvere questa guerra senza volto. "Il dialogo non va mai messo da parte. Ora dobbiamo scoprire con chi parlare e di cosa parlare. Lo abbiamo fatto a suo tempo con i portoghesi e con la RENAMO e dobbiamo farlo ora”. (L.M.) (Agenzia Fides 7/10/2020)
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AFRICA/CENTRAFRICA - Il 60% della popolazione centrafricana necessita di protezione umanitaria, afferma l’ONU
 
Bangui (Agenzia Fides) – “Oggi, 2,8 milioni di centrafricani hanno bisogno di aiuti umanitari e di protezione, ovvero quasi il 60% della popolazione del Paese… Le crescenti violazioni commesse dai gruppi armati stanno creando nuovi sfollati e nuovi bisogni umanitari. E, naturalmente, tutto questo è aggravato dall'impatto del Covid-19 ", ha affermato il Sottosegretario generale per gli Affari umanitari delle Nazioni Unite, Mark Lowcock, a due mesi dalle elezioni presidenziali e legislative previste per il prossimo dicembre nella Repubblica Centrafricana.
L’alto ufficiale dell’ONU ha deplorato la situazione della sicurezza nel Paese, che mette a rischio il lavoro degli operatori umanitari, ricordando che "solo nei primi nove mesi di quest'anno sono morti due colleghi operatori umanitari e altri 21 sono stati feriti in diversi episodi”.
Con l'avvicinarsi del rinnovo del mandato della Missione delle Nazioni Unite nella Repubblica Centrafricana (MINUSCA), previsto per metà ottobre dal Consiglio di sicurezza, Lowcock ha invitato gli Stati membri a "continuare a dare priorità alla protezione dei civili nei loro impegni nella Repubblica centrafricana, visti i numerosi rischi e le dinamiche dei conflitti nel Paese e nella regione in generale”.
Lowcock ha affermato che lo Stato fa fatica ad erogare ai cittadini i servizi di base (sanità, istruzione, ecc.), lacune cui cercano di ovviare le organizzazioni umanitarie.
"Se queste attività sono un'ancora di salvezza per le persone, penso che sarà molto positivo vedere un cambiamento nel supporto dei partner di sviluppo per migliorare l'erogazione dei servizi e per investire in infrastrutture critiche” ha detto Lowcock che ha ringraziato i paesi per i loro generosi contributi al Piano di risposta umanitaria che sta cercando di raccogliere 553 milioni di dollari e di cui è finanziato poco più della metà.
Nella loro lettera pastorale del 6 settembre (vedi Fides 7/9/2020) i Vescovi centrafricani hanno denunciato la presenza di gruppi armati che minacciano il futuro del Paese. “Notiamo con amarezza che il 70% o addirittura l'80% del nostro Paese è occupato da gruppi armati, alcuni dei quali sono guidati dai mercenari più feroci” affermano i Vescovi nel denunciare i crimini commessi contro le popolazioni di diverse aree del Paese. (L.M.) (Agenzia Fides 7/10/2020)
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ASIA - Un Atlante geopolitico della pandemia: il virus non ferma le guerre
 
Roma (Agenzia Fides) - “Il 23 gennaio 2020 la città cinese di Wuhan viene sigillata. Poi è la volta di Huanggang e quindi di Ezhou. Secondo l’OMS isolare una città grande come Wuhan è senza precedenti nella storia della salute pubblica. Da qui comincia la storia del Covid-19 verso cui il continente più vasto e popoloso del Pianeta adotterà risposte molto diverse”, a volte con reazioni virtuose e innovative, a volte con gestioni tardive o mistificando i dati, a volte facendo pagare la pandemia ai più poveri, agli immigrati, alla gente delle periferie". E’ quanto si legge, nella parte dedicata all’Asia, nello “Speciale Covid” prodotto dall’Associazione “46mo Parallelo”, che da dieci anni pubblica un “Atlante delle guerre e dei conflitti del Mondo” (edito in Inglese e in Italiano), che dà conto dello stato di salute della pace nel pianeta.
Nell’edizione 2020, pervenuta all’Agenzia Fides, lo Speciale riflette sullo sviluppo del Covid19 e sui suoi riflessi sugli equilibri geopolitici mondiali, riferendo gli effetti della pandemia non solo dal punto di vista sanitario e indagando le principali strategie per contenerla e sconfiggerla. Soprattutto se ne osservano le conseguenze socio-economiche e politiche a livello mondiale. L’Atlante descrive, inoltre, i riposizionamenti strategici e militari, la rete delle alleanze internazionali, gli scontri che la pandemia ha alimentato o creato, la tregua inascoltata lanciata dall’Onu e da Papa Francesco e i casi in cui il “pretesto” del Coronavirus ha permesso “leggi speciali” e la sospensione dei diritti. Infine degli effetti sulle aree di conflitti più o meno conclamati o intesivi.
“La pandemia Covid-19 non ha fermato le guerre – si legge nella presentazione dell’Atlante – e ha sostanzialmente lasciato ignorato l’appello delle Nazioni Unite e del Pontefice per una tregua. Non ha riequilibrato la distribuzione della ricchezza e il Pil mondiale è crollato, ma ad essere colpiti sono stati soprattutto i poveri. L’economia informale, quella di strada, che consentiva a miliardi di persone di vivere in Africa, America Latina e Asia, è stata spazzata via. E mentre tutto questo accade, immense risorse, che potrebbero essere impiegate per contrastare l’epidemia sul piano sanitario, sociale ed economico, vengono investite in armi”.
(MG) (Agenzia Fides 7/10/2020)
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ASIA/PAKISTAN - Assolto un cristiano accusato falsamente di blasfemia. Ora si chiede giustizia per la violenza commessa alla Joseph Colony
 
Lahore (Agenzia Fides) - Sawan Masih, l'uomo cristiano che era stato falsamente accusato di blasfemia nel 2013, è stato assolto ieri, 6 ottobre 2020, dalla Corte di appello di Lahore. Come appreso dall'Agenzia Fides, dopo 7 anni di carcere e una sentenza di condanna in primo grado, la Corte ha riconosciuto che Sawan era stato falsamente implicato in questo caso con intenzioni illecite dalla mafia legata al "land grabbing", prosciogliendolo da ogni accusa e disponendone l'immediato rilascio.
L'avvocato della difesa ha sottolineato il fatto che esisteva un ritardo di trentaquattro ore tra il presunto reato di blasfemia e la denuncia presentata alla polizia: questo elemento va a confermare la tesi di un'accusa orchestrata a tavolino per incastrare l'uomo, abusando della legge sulla blasfemia. Inoltre, i testimoni chiamati in causa per convalidare le accuse di blasfemia, hanno reso dichiarazioni contraddittorie e non coerenti. Basandosi su questi elementi, il giudice ha ribaltato la sentenza di primo grado.
Sawan Masih è stato accusato di blasfemia nel marzo 2013. In seguito al suo caso, oltre 178 case del quartiere cristiano Joseph Colony a Lahore furono bruciate da una folla di musulmani. Nel 2014 è giunta la condanna a morte per blasfemia (vedi Fides 4/4/2014), mentre nessun musulmano è stato ancora punito per la devastazione compiuta nel quartiere cristiano. L'uomo dall’aprile del 2014 era nel braccio della morte nel carcere di Faisalabad ma "restava fiducioso sulla sua liberazione e sulla sua salvezza" dice, in una nota inviata all’Agenzia Fides, il cristiano Joseph Francis, leader dell’Ong CLAAS (Centre for Legal Aid Assistance & Settlement) che segue e assiste casi di cristiani discriminati o bisognosi di assistenza legale in Pakistan. Afferma a Fides l'Ong CLAAS: "Siamo estremamente orgogliosi e felici perchè oggi, dopo otto anni di incessante impegno, è stata resa giustizia a un uomo innocente. Continuiamo a lavorare per tutti i cristiani accusati ingiustamente, vittime di una legge draconiana che andrebbe modificata per evitare gli abusi". Masih ha detto di aver pregato ogni giorno in carcere "per i giudici, perché Dio infondesse in loro coraggio, e potessero applicare la vera giustizia nelle loro decisioni".
Ricorda all'Agenzia Fides il Domenicano p. James Channan, Direttore del "Peace Center" a Lahore: “I cristiani, così come gli induisti e altri membri di fedi minoritarie, in Pakistan sono oggetto di discriminazione e ingiustizie che si consumano spesso sfruttando in modo scorretto le leggi sulla blasfemia, causando poi attacchi gratuiti e immotivati sulle comunità cristiane innocenti. Grazie ai buoni rapporti con leader musulmani, come Abdul Khabir Azad, l’imam della Moschea reale di Lahore, abbiamo lavorato insieme per risolvere situazioni di tensione, come l’attacco al quartiere cristiano 'Joseph Colony' nel cuore di Lahore, a marzo 2013. Siamo grati alla Corte per aver prosciolto reso la libertà a Masih, riconoscendone l'innocenza. Ora occorre rendere giustizia alle famiglie che persero le loro case e proprietà, nelle aggressione generata da una falsa accusa di blasfemia verso Sawan Masih".
Vi sono attualmente almeno 80 persone in prigione in Pakistan per il reato di "blasfemia", e almeno la metà di loro rischia l'ergastolo o la pena di morte. Le persone accusate in base alle legge sono principalmente musulmani, in un paese in cui il 98% della popolazione segue l'Islam ma, come notano la gli attivisti cristiani della Commissione "Giustizia e pace" dei Vescovi cattolici pakistani, "la legge prende di mira in modo sproporzionato membri di minoranze religiose come cristiani e indù".
non va sottovalutato il caso di esecuzioni extragiudiziali, dato che leader radicali esortano i militanti a "farsi giustizia da soli", uccidendo persone ritenute colpevoli di blasfemia, anche se non sono condannate in tribunale o sono accusate falsamente. Secondo la Ong "Centro per la giustizia sociale", fondata e guidata dal cattolico pakistano Peter Jacob, a partire dal dal 1990, almeno 77 persone sono state uccise in esecuzioni extragiudiziali, in relazione ad accuse di blasfemia: tra gli uccisi vi sono persone accusate di blasfemia, i loro familiari, avvocati e giudici che hanno assolto gli accusati del reato.
(PA) (Agenzia Fides 7/10/2020)
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ASIA/TERRA SANTA - Il Patriarcato latino di Gerusalemme ringrazia l’Ordine del Santo Sepolcro. Estinti i debiti per l’Università di Madaba
 
Gerusalemme (Agenzia Fides) – Un ringraziamento intenso e non formale per essere stati “il segno concreto e tangibile della Provvidenza divina” per il Patriarcato latino di Gerusalemme: lo ha rivolto ai Cavalieri e Dame del Santo Sepolcro l’Arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, Amministratore apostolico del Patriarcato, in un messaggio in cui, tra le altre cose, conferma che è stato interamente estinto il debito legato alla costruzione dell’Università americana di Madaba che pesava sulle casse patriarcali, eliminando in tal modo il 60 per cento del deficit che pesava sui bilanci del Patriarcato.
“In questi quattro anni di servizio alla diocesi latina di Gerusalemme, nel Patriarcato Latino” sottolinea l’Arcivescovo Pizzaballa nel suo messaggio “ho potuto constatare personalmente quale sia per questa Chiesa il ruolo dei Cavalieri e delle Dame del Santo Sepolcro, non solo nel contesto delle attività educative e pastorali, ma in generale per la vita di tutta la diocesi”. Viene ricordato che quattro anni fa, “in un momento particolarmente difficile per il Patriarcato”, l’Ordine equestre del Santo Sepolcro ha mostrato “solidarietà e vicinanza incoraggiando e sostenendo anche concretamente i processi di revisione e controllo della vita amministrativa della diocesi, resisi ormai necessari e improcrastinabili”. Una prossimità rinnovatasi davanti alla nuova, improvvisa emergenza rappresentata dalla pandemia da Covid-19: “A causa delle misure decise dai vari governi per fronteggiare la pandemia” ricorda l’Amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, “gran parte della nostra popolazione si è trovata di fronte ad un taglio drastico di salari, e ad una situazione economica generale ancora più fragile di quella usuale. Grazie al supporto del Gran Maestro (attualmente il Cardinale Fernando Filoni, ndr) con il Gran Magistero, il nostro appello ai Cavalieri e Dame ha avuto una risposta che è andata molto oltre le nostre aspettative e che ci ha dato il respiro necessario per gestire questa emergenza con maggiore serenità. Siamo rimasti tutti stupiti e colpiti dall’immediata risposta e dalla sua portata”.
In Terra Santa gli effetti collaterali della pandemia – blocco delle attività economiche, perdita del lavoro, stop dei pellegrinaggi e del turismo, chiusura delle scuole e crisi delle reti assistenziali – hanno penalizzato le fasce più deboli della popolazione. Per questo, a metà maggio – vedi Fides 14/5/2020), il Cardinale Fernando Filoni, Gran Maestro dell’Ordine Equestre dei Cavalieri del Santo Sepolcro, ha annunciato la costituzione un Fondo ad hoc per la raccolta di sovvenzioni straordinarie da destinare al sostegno per le famiglie più in difficoltà nella Terra di Gesù.
L’Ordine del Santo Sepolcro sostiene il funzionamento ordinario di 38 scuole in Palestina, Israele e Giordania, dove 1300 tra docenti e impiegati operano al servizio di 15mila studenti, musulmani e cristiani. Dai 30mila membri dell’Ordine, e dalle luogotenenze sparse nei cinque continenti – ha riferito il cardinale Gran Maestro - è arrivata «una risposta generosa» alla richiesta a finanziare il Fondo speciale emergenza-Covid per la Terra Santa: da maggio a settembre è stato raccolto un contributo economico extra di circa tre milioni di euro, che si è andato a aggiungere all'aiuto ordinario fornito alla diocesi latina di Gerusalemme. L’aiuto extra fornito dall’Ordine del Santo Sepolcro ha permesso di garantire sostegno economico a più di 2.400 famiglie in oltre 30 parrocchie. (GV) (Agenzia Fides 7/10/2020)
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AMERICA/NICARAGUA - Il Vescovo di Matagalpa: “Ci stiamo giocando il nostro futuro, il futuro del paese”
 
Matagalpa (Agenzia Fides) - Dopo le dichiarazioni di Mons. Mata riguardo alle ultime proposte di legge (vedi Fides 1/10/2020), anche Mons. Rolando Álvarez, Vescovo della diocesi di Matagalpa, si è espresso durante una conferenza stampa domenica scorsa: "Il Nicaragua sta vivendo un momento molto delicato e complesso. Ci stiamo giocando il nostro futuro, il futuro del paese. Perché i protagonisti politici non dovrebbero provocare una frattura sociale maggiore di quella già esistente, e dovrebbero legiferare pensando al bene comune, seguendo la Costituzione".
Secondo Mons. Álvarez "il popolo è il sovrano, da cui scaturisce il potere politico", per questo "i responsabili delle leggi devono ascoltare con umiltà il popolo e conoscere da vicino le sue esigenze". Tuttavia, le proposte di legge saranno approvate il 13 ottobre senza aver consultato la società civile.
Riguardo alla proposta di regolamento sulla criminalità informatica, il Vescovo ha avvertito: lo Stato deve essere "molto attento a non ledere le libertà fondamentali e i diritti umani universali, come il diritto di informare in modo veritiero e il diritto di esprimere liberamente i propri pensieri".
Da quando la proposta sul cybercrime è entrata in Parlamento, diverse organizzazioni contrarie al regime di Daniel Ortega e giornalisti indipendenti hanno denunciato che questa legge cerca di mettere a tacere le voci critiche, in quanto stabilisce pene detentive per i cittadini che, dal loro punto di vista, diffondono notizie ritenute false "attraverso le tecnologie dell'informazione e della comunicazione".
(CE) (Agenzia Fides 07/10/2020)
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AMERICA/MESSICO - La legge deve essere al servizio della vita e della dignità di ogni essere umano
 
Nuevo Casas Grandes (Agenzia Fides) – “Considerando la situazione che sta attraversando il nostro Paese, avvertiamo il grave pericolo che comporta un'altra iniziativa che divide, polarizza la società e frantuma l'istituzione più importante per i messicani, che è la famiglia”. Così si esprimono i Vescovi messicani mentre è al Senato della Repubblica una iniziativa che intende riformare diverse disposizioni di legge con il pretesto di promuovere il diritto alla salute dei messicani, e in particolare delle donne, dei bambini e degli adolescenti. I Vescovi invitano tutti i cittadini messicani a vigilare che tali iniziative siano orientate al bene di ogni persona coinvolta, in quanto “vediamo con preoccupazione che, alla base di queste iniziative, in realtà c'è un attacco alla vita, alla dignità della persona, alla libertà di coscienza, al superiore interesse dei bambini e all'autentico diritto alla salute”.
Il comunicato è firmato dal Presidente della Conferenza Episcopale Messicana (CEM), l’Arcivescovo di Monterrey, Rogelio Cabrera Lopez, dal Responsabile della Commissione episcopale per la Vita della CEM, il Vescovo di Nuevo Casas Grandes, Jesús José Herrera Quiñones, e dal Segretario generale della CEM, Alfonso G. Miranda Guardiola, Ausiliare di Monterrey. I Vescovi ribadiscono quanto già affermato nella loro Dichiarazione del 16 luglio (vedi Fides 18/7/2020), in cui invitavano alla vigilanza su alcuni programmi di governo, leggi e provvedimenti che attentano alla dignità della persona umana e in particolare sono contro la vita.
Quindi osservano che la “cultura della morte colpisce duramente e ripetutamente il cuore del popolo messicano” ed esortano tutti coloro che sono coinvolti in questa iniziativa di riforma legislativa, “a garantire il rispetto incondizionato e il bene di ragazze, adolescenti e donne, valorizzando la dignità intrinseca di ogni essere umano dal momento del concepimento e fino alla morte naturale”. Chiedono quindi “rispetto e, soprattutto, attaccamento alla dignità e ai diritti umani dei messicani, in ogni fase della vita e in ogni circostanza”.
“Non è attraverso soluzioni ideologiche – concludono - che si dovrebbe rispondere ai bisogni della gente, in particolare a un problema così complesso come la violenza sessuale che colpisce in modo particolare le donne messicane. Questa proposta di riforma comporta un rischio enorme di produrre effetti negativi, perché può facilitare i meccanismi di vittimizzazione e sfruttamento a fini sessuali di ragazze, adolescenti e donne”. (SL) (Agenzia Fides 07/10/2020)

mercoledì 9 settembre 2020

Agenzia Fides 9 settembre 2020

 

EUROPA/SPAGNA - Verso la Giornata Missionaria Mondiale: “Nonostante le avversità, non ce ne andremo!” videomessaggio di speranza dei missionari di tutto il mondo
 
Madrid (Agenzia Fides) - Di fronte all'incertezza creata dalla pandemia, la Chiesa missionaria mostra la sua volontà unanime di restare in missione, tra la gente. Le Pontificie Opere Missionarie (POM) della Spagna lanciano un video internazionale in cui missionari di tutto il mondo e rappresentanti delle Chiese locali dei territori di missione uniscono le loro voci per lanciare un messaggio di speranza al mondo. Questo video, iniziativa di varie Direzioni nazionali delle Pontificie Opere Missionarie, invita a “scaldare i motori” nel cammino verso la Giornata Missionaria Mondiale, che si svolgerà il 18 ottobre in tutto il mondo.
"Il mondo è cambiato e tutto sembra incerto ... Le vite sono cambiate ...". Inizia così il video #WeAreStilHere (# SeguimosAquí), che mostra in modo corale vari missionari e rappresentanti dei territori di missione. “Ma lasciate che vi diciamo una cosa: una cosa è certa. Non ce ne andremo" continua. “Non ci arrenderemo, perché siamo missionari. Con Dio non c'è niente di impossibile”. Concludono quindi con l’invito a partecipare al loro lavoro.
Il video raccoglie le testimonianze di responsabili di circoscrizioni ecclesiastiche di territori di missione, come il Cardinale Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon (Myanmar), o il gesuita spagnolo Kike Figaredo, Prefetto apostolico di Battambang (Cambogia), e di missionari di varie nazionalità. Tra questi il Padre bianco spagnolo José María Cantal Rivas, che in Algeria lavora nel dialogo interreligioso; suor Veronika, missionaria croata che si trova nelle Isole Salomone, con la comunità Buma; P. Anton, missionario maltese in Guatemala, parroco nella foresta pluviale; suor Francise, missionaria irlandese in Pakistan, che opera tra i più emarginati della società.
Usando lingue diverse che mostrano l'universalità della Chiesa - inglese, francese, italiano, tedesco, spagnolo, maltese, swahili, coreano, tagalog, birmano ... - i missionari lanciano un unico messaggio: la fedeltà alla missione, anche nel momenti avversi come quelli che stiamo vivendo. “Avere una missione è amare. E l'amore rende tutto possibile. Ed è per questo che continueremo qui”. (SL) (Agenzia Fides 9/9/2020)
LINK
Guarda il video della campagna di sensibilizzazione delle POM -> https://www.youtube.com/watch?v=OQuikKxh2mY&feature=youtu.be
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AFRICA/MOZAMBICO - Pandemia e violenze a Capo Delgado: la solidarietà dei Vescovi dell’Africa australe
 

Maputo (Agenzia Fides) – “La violenza, la perdita di vite umane e la realtà degli sfollati nella provincia di Cabo Delgado, nel nord del Mozambico, ci preoccupa profondamente” affermano i membri dell’IMBISA (Inter-Regional Meeting of the Bishops of Southern Africa, che raggruppa i Vescovi di Angola, Botswana, Eswatini, Lesotho, Mozambico, Namibia, São Tomé e Príncipe, Sudafrica e Zimbabwe) in un messaggio di solidarietà ai fedeli della regione, sconvolti dall’emergenza COVID-19 e nel caso specifico di Cabo Delgado dalle violenze dei jihdisti della “Provincia dell’Africa centrale dello Stato islamico” (ISCAP, vedi Fides 17/8/2020).
Le persone vivono nella paura, non solo del COVID-19, ma anche della violenza che viene frequentemente esercitata su di loro” afferma il messaggio pervenuto a Fides, firmato da Sua Ecc. Mons. Lucio Andrice Muandula, Vescovo di Xai-Xai, Presidente dell’IMBISA e pubblicato al termine dell’incontro del Comitato Permanente dell’organizzazione.
“Vogliamo anche, seguendo il buon esempio di Papa Francesco, esprimere la nostra vicinanza e sostegno a Mons. Luiz Fernando Lisboa della diocesi di Pemba, Mozambico, e alla gente di Cabo Delgado. Vi invitiamo a pregare affinché gli sforzi per la pace possano produrre i frutti desiderati in quella bellissima terra. Ricordando il motto della visita papale dello scorso anno in Mozambico, "Speranza, riconciliazione e pace", vi chiediamo di pregare incessantemente affinché la pace possa diventare una realtà nella provincia di Cabo Delgado. Segnali di speranza in questa direzione sono già presenti, il che è molto incoraggiante, come testimoniato dall'incontro del Presidente Felipe Nyusi del Mozambico con Mons. Luiz” afferma il messaggio facendo riferimento all’incontro del 31 agosto tra il Capo dello Stato mozambicano e Sua Ecc. Mons. Luis Fernando Lisboa, Vescovo di Pemba. L’incontro ha permesso di superare una difficile fase di due settimane di crescente tensione tra la Chiesa e lo Stato (vedi 18/8/2020).
La pandemia ha sconvolgo la vita sociale ed economica dei Paesi membri dell’IMBISA. “La nuova pandemia COVID-19 ha causato profondi danni spirituali, sociali, psicologici, economici e medici a molte dei nostri fedeli” sottolineano i Vescovi. “Le celebrazioni eucaristiche hanno dovuto essere annullate o per lo meno frequentate da pochi, sono state sospese le lezioni di catechismo, limitata la partecipazione ai funerali e ridotto il contatto fisico tra i ministri della Chiesa e i fedeli. I protocolli riguardanti COVID-19 hanno fatto sì che molte scuole, luoghi di lavoro e altre strutture per lo sviluppo delle persone siano rimaste chiuse”.” Ciò ha influito sulla salute mentale di molte persone e ha aumentato l'incidenza di molte forme di violenza domestica. L'interruzione dell'attività economica ha causato la perdita di mezzi di sussistenza che a sua volta può portare alla perdita di vite umane causata dalla fame e da altri problemi sociali. Tutti i Paesi dell'IMBISA, già in difficoltà economiche, rimangono con infrastrutture sanitarie fragili e limitate”.
Il messaggio conclude rinnovando l’invito alla preghiera per la fine della pandemia e chiedendo ai governi di evitare la tentazione della corruzione per dare invece alle popolazioni in difficoltà l’assistenza necessaria. (L.M.) (Agenzia Fides 9/9/2020)
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AFRICA - “No alla violenza e sì alla pace”: appello dei Vescovi africani ad un anno dalla visita di Papa Francesco
 
Roma (Agenzia Fides) – Pace, Speranza e Riconciliazione. Sono queste le parole chiave della visita effettuata da Papa Francesco un anno fa in Mozambico, Madagascar e Mauritius, dal 4 al 10 settembre 2019 (vedi Fides4/9/2019), ricorda il messaggio pubblicato per l’anniversario dal Simposio delle Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar (SECAM/SCEAM).
“Per papa Francesco tutto si perde con la guerra e tutto si guadagna con la pace. Ha detto: "Con la guerra, molti uomini, donne e bambini soffrono perché non hanno una casa in cui vivere, niente cibo, niente scuole per istruirsi, ospedali per curarsi, chiese per incontrarsi per la preghiera e campi per impiegare la forza lavoro. Molte migliaia di persone sono costrette a spostarsi in cerca di sicurezza e di mezzi per sopravvivere (…) No alla violenza e sì alla pace!” dice il messaggio pervenuto a Fides.
Per il Santo Padre- continua il messaggio- la pace non è solo assenza di guerre, ma impegno instancabile - soprattutto di chi è in posizione di maggiore responsabilità - a riconoscere, garantire e ricostruire concretamente la dignità, così spesso dimenticata o ignorata, dei nostri fratelli e sorelle, in modo che possano sentirsi i principali protagonisti del destino della loro nazione e continente”-
I Vescovi africani ricordano che “Papa Francesco ha insistito sul fatto che per rendere possibile la riconciliazione è necessario superare i tempi di divisione e violenza, di xenofobia e tribalismo. A questo proposito, dobbiamo raccogliere la sfida di accogliere e proteggere i migranti che arrivano in cerca di lavoro e alla ricerca di migliori condizioni di vita per le loro famiglie, di difendere gli incontri ecumenici e interreligiosi e di trovare modi per promuovere la collaborazione tra tutti - cristiani, religioni tradizionali, musulmani - per un futuro migliore per l'Africa”.
“È passato un anno dalla memorabile visita di Papa Francesco in Africa. In effetti, il calore della sua presenza e la ricchezza dei suoi messaggi sono ancora sentiti dalle persone di buon cuore. Tuttavia, atti di violenza brutali sono commessi in diversi Paesi africani, tra cui uno di quelli che il Santo Padre ha visitato lo scorso anno (Mozambico)” recita la conclusione. “In un discorso alla popolazione del Paese in occasione del primo anniversario della storica visita, i Vescovi del Mozambico hanno affermato: “Il Santo Padre ci ha lasciato un messaggio di incoraggiamento, animazione e guida per la nostra situazione attuale. Questo messaggio richiede da noi un impegno forte, continuo e rinnovato per la sua realizzazione”.
“Pertanto, con la presente ripetiamo l'appello di Papa Francesco che; tutti noi dobbiamo dire continuamente "no alla violenza e sì alla pace"; tutti devono unirsi per mano per porre fine alla povertà e tutti devono essere attivamente coinvolti nella cura della nostra casa comune. Ringraziamo Papa Francesco, messaggero di speranza, annunciatore di pace e fautore della riconciliazione” conclude il messaggio. (L.M.) (Agenzia Fides 9/9/2020)
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ASIA/PAKISTAN - Cristiano condannato a morte per "blasfemia"; i Vescovi chiedono una campagna del governo per i diritti delle minoranze
 
Lahore (Agenzia Fides) - Un tribunale di Lahore, capitale della provincia del Punjab pakistano, ha condannato a morte un cristiano per aver commesso "blasfemia": si tratta di Asif Pervaiz, 37 anni, è in carcere dal 2013 con l'accusa di aver inviato messaggi di testo SMS "blasfemi" al datore di lavoro Muhammad Saeed Khokher. Come riferito dall'avvocato Saif-ul-Malook, il legale musulmano che ha difeso anche la cristiana Asia Bibi, il tribunale non ha dato credito alla sua testimonianza, in cui l'uomo negava ogni addebito, e lo ha condannato a morte ieri, 8 settembre. Secondo la versione di Pervaiz, riferita dall'avvocato Malook, "Khokher voleva convincerlo a convertirsi all'Islam e, quando egli non ha acconsentito, lo ha accusato falsamente di blasfemia". Secondo Malook, "si tratta di un altro caso in cui la legge viene utilizzata ingiustamente contro le minoranze religiose". In Pakistan la "Legge di blasfemia" (gli articoli 295 "b" e "c" del Codice penale") prevede l'ergastolo o la pena di morte per il reato di vilipendio al Profeta Maometto, all'Islam o al Corano.
P. Qaisar Feroz OFM Cap, Segretario esecutivo della Commissione per le comunicazioni sociali dei Vescovi cattolici del Pakistan, rileva in un colloquio con l'Agenzia Fides: "La comunità cristiana del Pakistan è profondamente addolorata per la condanna a morte di Asif Pervaiz. Chiediamo vivamente al governo del Pakistan di far sì che si possa riconsiderare la decisione della Corte in modo che sia fatta giustizia. I casi di blasfemia aumentano di giorno in giorno in Pakistan, il che non è affatto un buon segno, per una società dove regna la tolleranza. Raccomandiamo vivamente al Primo Ministro Imran Khan di lanciare una campagna di sensibilizzazione in video per promuovere i diritti delle minoranze e la dignità umana".
Raggiunto dall'Agenzia Fides, padre Mario Rodrigues, prete e parroco a Karachi, commenta: "Pur non conoscendo direttamente il caso, non crediamo alle accuse. Ci sono troppi precedenti e casi di false accuse, in cui si strumentalizza la legge. Nessun cristiano in Pakistan si sognerebbe mai di insultare l'Islam o il Profeta Maometto. Siamo un popolo di persone rispettose verso tutte le religioni, tantopiù nella condizione in cui viviamo, sapendo che quello della blasfemia è un tasto molto delicato. Siamo tristi perchè le strumentalizzazioni e gli abusi della legge continuano. E' tempo di fare giustizia e reale uguaglianza per tutti i cittadini pakistani: anche i musulmani sono spesso vittime di false accuse".
Vi sono attualmente almeno 80 persone in prigione in Pakistan per il reato di "blasfemia", e almeno la metà di lro rischia l'ergastolo o la pena di morte. le persone accusate in base alle legge sono principalmente musulmani, in un paese in cui il 98% della popolazione segue l'Islam ma, come notano la gli attivisti cristiani della Commissione "Giustizia e pace" dei Vescovi cattolici pakistani, "la legge prende di mira in modo sproporzionato membri di minoranze religiose come cristiani e indù".
Vi sono inoltre casi di esecuzioni extragiudiziali, dato che leader radicali esortano i militanti a "farsi giustizia da soli", uccidendo persone ritenute colpevoli di blasfemia, anche se non sono condannate in tribunale o sono accusate falsamente. Secondo la Ong "Centro per la giustizia sociale", fondata e guidata dal cattolico pakistano Peter Jacob, a partire dal dal 1990, almeno 77 persone sono state uccise in esecuzioni extragiudiziali, in relazione ad accuse di blasfemia: tra gli uccisi vi sono persone accusate di blasfemia, i loro familiari, avvocati e giudici che hanno assolto gli accusati del reato. L'ultimo clamoroso omicidio del genere è avvenuto alla fine luglio, quando un uomo pakistano, ma con cittadinanza americana, Tahir Ahmad Naseem, 57 anni, accusato di blasfemia e sotto processo a Peshawar, è stato colpito a morte con sei colpi di arma da fuoco dal 19enne musulmano Faisal, mentre si trovava dentro al palazzo del tribunale di Peshawar.
A partire dal 2017, dopo una serie di sit-in di protesta su larga scala, i partiti politici di matrice islamica hanno incluso con sempre maggiore frequenza la questione della "difesa della legge di blasfemia" nelle loro piattaforme e agende politiche. Il partito politico Tehreek-e-Labbaik Pakistan (TLP), formato dal leader Khadim Hussain Rizvi conduce una dura aperta campagna per la difesa delle legge sulla blasfemia. Attivisti, Ong, gruppi religiosi non islamici ne chiedono la revisione per evitare gli abusi della legge e l'uso improprio come "arma" per vendette private.
(PA) (Agenzia Fides 9/9/2020)
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ASIA/MALAYSIA - Un Vescovo nel Comitato per il Piano di unità nazionale, "per costruire l'armonia e il bene comune"
 
Kuching (Agenzia Fides) - "Vivo questa nomina come un servizio al bene comune per aiutare il governo a promuovere la pace, l'armonia, la comprensione, la solidarietà e lavorare per lo sviluppo": come appreso dall'Agenzia Fides, con queste parole l'Arcivescovo di Kuching, mons. Simon Peter Poh Hoon Seng, ha accolto la nomina a membro dello speciale Comitato federale per il Piano d'azione per l'unità nazionale (2021-2025). L'Arcivescovo è uno dei 20 rappresentanti del Sarawak, l'unico stato della Federazione della Malaysia che è a maggioranza cristiana. Lo speciale Comitato governativo, composto da leder della società civile, uomini politici, personalità di rilievo nel mondo della cultura e della religione, ha il compito di assistere e sostenere il Ministero dell'Unità Nazionale (Kementerian Perpaduan Negara) nella sua azione di rafforzare l'armonia tra i cittadini nella società malaysiana, multiculturale, multietnica e multireligiosa. Il Comitato è in linea con l'aspirazione del governo che intende consolidare l'unità nazionale come fondamento dell'economia, della politica e della stabilità sociale in Malaysia.
Il governo malaysiano ha lanciato nei giorni scorsi uno speciale sondaggio popolare tra i cittadini per raccoglier opinioni sul Piano d'azione per l'unità nazionale (2021-2025), con lo scopo di raccogliere contributi e idee per applicare i principi del "Rukun Negara" e con l'intento di avere suggerimenti su programmi, iniziative e attività idonei ad promuovere l'unità. Il documento del "Rukun Negara" ("Principi nazionali") è la dichiarazione della filosofia alla base della nazione, approvata a partire dalla proclamazione della "Giornata nazionale", nel 1970. Mons. Seng è stato, accanto a funzionari governativi, responsabili di ONG, capi di associazioni, tra coloro che hanno partecipato al lancio e hanno illustratole finalità e obiettivi sondaggio popolare: si intente, infatti coinvolgere il più possibile la società civile, con una azione capillare affinchè il "Piano per l'unità" non venga percepito come "calato dall'alto", ma divenga reale espressione di una volontà popolare.
L'Arcivescovo è persona apprezzata da leader religiosi e politici, sempre impegnato a mantenere buone relazioni interreligiose e con le istituzioni. Da anni il suo impegno è riconosciuto in programmi e attività che mirano al miglioramento della società, e a promuovere l'armonia tra persone di diverse fedi.
Il Sarawak è lo stato più grande della Federazione della Malaysia. Situato sul Borneo malaysiano, copre un'area quasi uguale a quella della Malesia peninsulare. La capitale, Kuching, la maggiore città del Sarawak, è l centro economico dello stato e la sede del governo dello stato del Sarawak. Si tratta di uno stato caratterizzato dal pluralismo etnico, culturale e linguistico e religioso. I principali gruppi etnici sono Iban, Malay, Chinese, Melanau, Bidayuh e Orang Ulu. Su popolazione del Sarawak era di 2,6 milioni di abitanti (censimento 2015) il Sarawak è l'unico stato della Malesia dove i cristiani (42,6%) sono più numerosi dei musulmani (32,2%). Altre comunità religiose professano buddismo, induismo, culti tradizionali o animisti.
(SD-PA) (Agenzia Fides 9/9/2020)
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AMERICA/CUBA - Per la prima volta i media hanno trasmesso la festa religiosa della Vergine della Carità
 
L'Avana (Agenzia Fides) - La televisione cubana ha trasmesso la solenne Eucaristia in onore della Vergine della Carità, patrona di Cuba, celebrata la mattina di ieri, 8 settembre, nel suo santuario di El Cobre, una cittadina vicino alla città di Santiago de Cuba. A Cuba finora non erano mai stati trasmessi eventi religiosi dai media del governo, quindi tale gesto viene considerato come l'inizio di una nuova epoca.
La messa, presieduta da Mons. Dionisio García, Arcivescovo di Santiago de Cuba, è stata trasmessa in differita, alla sera, da uno dei canali nazionali della televisione cubana, in spirito di collaborazione tra la Chiesa e lo Stato, affinché il rito religioso potesse raggiungere il maggior numero di fedeli durante l’attuale pandemia di Covid-19.
Lo stesso Presule aveva spiegato la scorsa settimana che i festeggiamenti previsti per il giorno della festa della Vergine si sarebbero adeguati alle misure preventive a causa dell'epidemia. Solo un gruppo ristretto di fedeli ha assistito alla messa nella Basilica del Cobre.
Anche le radio provinciali trasmettono da domenica scorsa le preghiere dei Vescovi di ciascuna diocesi, come atto di venerazione della Vergine della Carità, che ogni anno per la sua festa vede radunarsi migliaia di cubani devoti alla loro Santa Patrona.
Conosciuta tra i cubani come la 'Vergine Mambisa', poiché venerata dai combattenti per l'indipendenza cubana, che secondo la storia portarono la sua immagine sui campi di battaglia, fu proclamata Patrona di Cuba da Papa Benedetto XV nel 1916.

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

The Chosen ...é sufficiente per me...posso fare molto con questo ..

Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occ...