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venerdì 1 ottobre 2021

Agenzia Fides 1 ottobre 2021

 

AFRICA/TUNISIA- L’Arcivescovo Antoniazzi: la nomina di una donna come premier non è solo una “operazione di facciata”
 
Tunisi (Agenzia Fides) - “Operazione di facciata? Beh, dipende da come si guarda la cosa…” L’Arcivescovo Ilario Antoniazzi, a capo dell'Arcidiocesi cattolica di Tunisi, non sembra condividere i commenti e le analisi di segno opposto che sui media occidentali tendono a enfatizzare oltremisura, oppure a declassare a mera operazione d’immagine, la scelta del Presidente tunisino Kaïs Saïed di nominare a capo del nuovo governo la Professoressa Najla Najla Bouden Romdhane, prima donna chiamata a guidare la compagine governativa in un Paese arabo. “Innanzitutto” – fa notare l’Arcivescovo in una conversazione con l’Agenzia Fides - “bisogna tener conto del fatto che qui in Tunisia le donne hanno una rilevanza nella vita sociale di cui non si trova riscontro in altri Paesi arabi. Basta pensare che la base della famosa ‘Rivoluzione dei Gelsomini’ sono state le donne. In quale Paese arabo il sindaco della Capitale è una donna? Eppure qui a Tunisi, e anche in una quarantina di altre città tunisine, c’è una donna sindaco. Poi sarà forse una cosa di poco conto, ma sulla moneta da 10 dinari c’è l’effigie di una donna, la prima donna medico tunisina”.
La Tunisia, pur essendo un piccolo Paese – sostiene l’Arcivescovo – “per molte cose è un Paese pilota. E a proposito di piloti, io ho viaggiato tante volte con compagnie aeree occidentali e non ho mai visto donne pilota sugli aerei. Mentre sugli aerei tunisini è normale incontrare donne pilota o co-pilota”. Alla luce di tutto questo – prosegue Antoniazzi – è forse fuori luogo l’eccessivo clamore tributato dai media internazionali all’alto incarico politico ricevuto dalla professoressa tunisina. Ma risultano inappropriati anche i tentativi di ridurre la scelta politica operata dal Presidente tunisino a una pura operazione d’immagine.
“E’ vero” riconosce l’Arcivescovo di Tunisi “che forse Saïed aveva bisogno di qualche ‘vitamina’ per risollevare il consenso verso di lui, dopo questo periodo di vuoto politico e istituzionale, in cui cominciavano a crescere le critiche che lo accusavano di autoritarismo. Ma mi sembra riduttivo ridurre la sua scelta a una semplice operazione di facciata“, visto che la nomina di Najla alla guida del governo nazionale “potrà rappresentare una sfida per lo stesso Presidente”.
A fine luglio, Kaïs Saïed aveva "sospeso" il Parlamento, esautorato il governo e assunto i pieni poteri, accusando i leader delle forze politiche dominanti di aver condotto il Paese allo sfascio. “Continuo a pensare” aggiunge l’Arcivescovo Antoniazzi “che il Presidente abbia mostrato coraggio nel mandare via tanti corrotti che sottraevano risorse senza fare niente per la Tunisia. Non tutti sono d’accordo con lui, ma a mio giudizio la maggioranza della popolazione ancora lo sostiene. Ogni settimana si alternano manifestazioni a sostegno e manifestazioni contro il Presidente. Tra i contrari ci sono i partiti islamisti. Ma mi sembra evidente che la maggioranza continua e la maggioranza dei cittadini continua a sostenerlo. Adesso, solo il tempo potrà dirci se questa esperienza della nomina di una donna a capo del governo in un Paese arabo potrà rappresentare una esperienza positiva e innovativa per riconoscere e affermare il ruolo delle donne non solo per la società tunisina, ma per i Paesi arabi e per tutta la comunità internazionale”.
Najla Bouden Romdhane, nata nel 1958 a Kairouan, è un ingegnere geologo, professoressa di ingegneria sismica presso la Scuola nazionale di ingegneria di Tunisi. Romdhane ha conseguito un dottorato in geologia presso la Paris School of Mines in ingegneria sismica. Nel 2011 è stata nominata Direttore Generale responsabile della Qualità presso il Ministero dell’Istruzione Superiore e della Ricerca Scientifica. Prima di essere nominata a capo del governo tunisino, Najla Bouden Romdhane era coordinatrice di programmi presso la Banca Mondiale come funzionario interno ai progetti e al Ministero dell’Istruzione Superiore e della Ricerca Scientifica. (GV) (Agenzia Fides 1/10/2021)
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AFRICA/SUD SUDAN - La missione è ciò che unisce le diverse espressioni della Chiesa: il Vescovo di Tombura-Yambio esorta alla tutela di sacerdoti e religiosi
 
Tombura-Yambio (Agenzia Fides) – Negli ultimi mesi la contea di Tombura è vittima di violenti scontri tra le due forze rivali che hanno portato allo sfollamento di massa di centinaia di famiglie (vedi Agenzia Fides 22/9/2020). Quasi il 15% della popolazione locale è coinvolta nei gravi episodi di violenza che imperversano in tutto il Paese e in particolare nella diocesi di Tombura-Yambio. “Violenze, omicidi, odio, sfiducia, sfollamenti di massa hanno progressivamente aumentato il livello della nostra povertà al 97% se non al 100%” dice in un accorato appello inviato all’Agenzia Fides Mons. Eduardo Hiiboro Kussala, Vescovo della diocesi, rivolgendosi ai fedeli.
“Sacerdoti, religiosi, catechisti, seminaristi, personale ecclesiastico e altro ancora provengono da quelle comunità etniche che ora abitano la nostra diocesi. Come si comporteranno o si rapporteranno in mezzo a tante ambiguità? In un clima di sfiducia tale, come possiamo rivolgerci ai membri della nostra stessa comunità etnica senza essere sospettati o, viceversa, non essere odiati o diffidati dai membri di altri gruppi etnici?” Il Presule ha redatto un vero e proprio ‘Orientamento’ nel quale sottolinea che l'amore di Dio non ha confini. “Abbiamo bisogno di Dio nelle nostre vite e dobbiamo affidarci a Lui come Suoi veri credenti! Dobbiamo essere costruttori di ponti tra le nostre comunità etniche! Armiamoci tutti di prudenza!” insiste Mons. Hiiboro rivolto ai sacerdoti, religiosi e personale della diocesi.
Parlando invece all’intera popolazione il Presule esorta a proteggere, rispettare e aiutare sacerdoti e religiosi, in tutte le occasioni di pericoli, e di rivolgersi alle autorità ecclesiastiche competenti prima di accusare pubblicamente qualcuno. Allo stesso modo, il Vescovo incoraggia i sacerdoti ad evitare occasioni che possono alimentare perplessità.
“Chi siamo come sud sudanesi? Prima, durante e dopo la nostra indipendenza, nel 2011, non abbiamo mai discusso apertamente le questioni controverse. Non abbiamo mai deciso che tipo di società sud sudanese vogliamo. Ecco perché la società oggi è plasmata da etnie, politiche negative e da altre alleanze false o parassitarie! Stiamo raccogliendo i frutti di tutte le cose terribili che abbiamo sofferto o lasciato irrisolte. A tutti noi credenti rivolgo il mio appello di proteggere la nostra Chiesa! Il ruolo della Chiesa nella nostra società è grazia! Vi chiedo di aiutarmi a proteggere i nostri sacerdoti, religiosi, catechisti, seminaristi, personale e tutto il personale della Chiesa!”
“I sacerdoti e i religiosi non sono angeli, sono umani e vulnerabili, commettiamo errori. Qualsiasi tipo di problema va affrontato. Dobbiamo creare un ambiente in cui ognuno abbia la libertà di essere ciò che vuole, secondo la legge del proprio paese o ciò che richiede la coscienza. Ciò che unisce queste diverse espressioni della Chiesa è la missione della Chiesa e la sua visione dello sviluppo” conclude Mons. Hiiboro. “La visione della pace e dello sviluppo è radicata nella dignità intrinseca di tutte le persone, in quanto fatte a immagine e somiglianza di Dio, aventi uguale valore. È una visione di un mondo trasformato che riflette il Regno di Dio, dove tutte le persone, le etnie, le comunità e la terra, possono prosperare e dove tutte le persone e le istituzioni lavorano per il bene comune. (HK/AP) (Agenzia Fides 1/10/2021)
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AFRICA/UGANDA - Evangelizzazione e carità missionaria, in vista della Giornata missionaria mondiale
 
Kampala (Agenzia Fides) - L'evangelizzazione e la carità sono parte integrante della missione della Chiesa, che vive per evangelizzare e che comunica all'umanità l'amore di Cristo: lo dice all’Agenzia Fides p. Pontian Kaweesa, Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Uganda, a margine di un incontro organizzato in vista della Giornata Missionaria Mondiale del 24 ottobre 2021. Dopo aver diffuso il messaggio del Papa e del tema della Giornata Missionaria Mondiale ( dal titolo «Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato») , in un recente incontro su piattaforma digitale con i direttori diocesani delle POM di tutte le 19 diocesi dell'Uganda, si è parlato di nuove modalità digitali di animazione e di raccolta fondi.
Tre i punti oggetto di approfondimento: nuovi mezzi di animazione delle diocesi; la preparazione della Giornata Missionaria Mondiale; il ricorso a innovativi mezzi digitali per la raccolta di fondi. Per il primo punto, i partecipanti hanno suggerito l'uso dei mezzi di comunicazione digitali per trasmettere la Parola di Dio e le preghiere da diffondere nelle famiglie e nei gruppi parrocchiali, anche utilizzando le radio e le TV locali, fondamentali durante il lockdown imposto dalla pandemia.
Per la preparazione della Giornata Missionaria Mondiale si auspica che, se la pandemia allenta la morsa, si consenta la celebrazione senza particolari restrizioni. In ogni caso la recita del rosario missionario in ogni famiglia, gruppo, congregazione religiosa resta fondamentale. A proposito della raccolta di fondi da destinare a progetti missionari, si pensa di creare una lista di appartenenza per ciascuna delle Pontificie Opere e di ricorrere a mezzi digitali per le donazioni. Nel mese di ottobre saranno inoltre mandati in onda, a cura dall'Ufficio Nazionale delle POM, programmi di informazione e animazione su Radio Maria, Uganda, Radio Sapientia e sulla Televisione Cattolica dell'Uganda (UCTV).
(EG) (Agenzia Fides 1/10/2021)
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ASIA/INDIA - I cristiani celebrano la Giornata nazionale di preghiera per ricordare il Mahatma Gandhi
 
New Delhi (Agenzia Fides) - In occasione della nascita del Mahatma Gandhi, eroe nazionale dell'India, i cristiani indiani di tutte le confessioni celebrano una Giornate nazionale di preghiera il 2 ottobre, in quella che è stata proclamata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite come "Giornata internazionale della non violenza". Il tema di quest'anno è "Preghiera per la nostra nazione: un grido al Dio vivente per la pace e l'integrità dell'India". “La nostra nazione ha bisogno di una intensa preghiera, mentre stiamo attraversando un momento critico della storia dell'India” dice all'Agenzia Fides Mons. Thottumarickal, Vescovo di Indore e tra i leader della "United Christian Prayer for India" (UCPI), rete interconfessionale di comunità cristiane.
Il Vescovo invita i fedeli a ricordare la figura del "Mahatma" come "anima autentica dell'India": “Vi incoraggio a condurre la preghiera per quest'anno nelle vostre rispettive aree. Come fedeli delle Chiese di tutta la nazione, vogliamo pregare per i responsabili politici e di tutte le comunità”.
Secondo Mons. Thottumarickal, la preghiera funziona come strumento che coinvolge: si consiglia di tenerla preferibilmente in un luogo pubblico, cioè fuori dall'edificio della chiesa, invitando i leader politici e i funzionari locali, come quelli del governo locale e i membri delle ONG, in particolare coloro che lavorano per i poveri. Inoltre, sono incoraggiati incontri pubblici di preghiera promossi da parte delle donne e dei giovani. "Celebrando il 2 ottobre, anniversario della nascita di Gandhi, un'icona globale della non violenza, chiediamo di pianificare incontri di preghiera ecumenici, con cristiani di diverse confessioni” afferma il Vescovo Thottumarickal, notando che sono i benvenuti anche membri delle altre comunità religiose. "L'India, con tutta la sua diversità, ha bisogno della preghiera per promuovere la convivenza, l'amore e la fratellanza tra tutti i cittadini", conclude.
Dal 2014, i cristiani indiani hanno avviato la rete UCPI con lo scopo di pregare per la nazione e per i suoi leader. “Come nazione, confessiamo umilmente i nostri peccati di corruzione, ingiustizia, disuguaglianza di status e di opportunità nella nostra società; riconosciamo le atrocità commesse contro persone vulnerabili; i crimini contro donne e bambini; la discriminazione basata su classe, casta, credo, tribù, etnia e genere; favoritismi e nepotismi; lo sfruttamento del territorio e delle risorse naturali; l'abuso di potere e posizione; l' appropriazione indebita di fondi pubblici; l'aver ignorato quanto ci dice Dio”, dice all'Agenzia Fides Sagar Parichha, leader laico cristiano dell'Odisha, nell'India orientale, che prenderà pare alla preghiera del 2 ottobre nello stato. E aggiunge: "Affidiamo la madre patria al Signore perchè possa scaldare i cuori e aiutarci a costruire una nazione giusta, pacifica, rispettosa della dignità umana, proprio come voleva il Mahatma Gandhi".
(SD-PA) (Agenzia Fides 1/10/2021)





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AMERICA/VENEZUELA - Indagine nazionale (ENCOVI): povertà ai massimi livelli, diminuisce l’occupazione, solo il 5% degli emigrati rientra
 
Caracas (Agenzia Fides) – Nell'ultimo anno la povertà estrema è aumentata in Venezuela di oltre l'8%, l'occupazione formale ha perso 1,3 milioni di posti di lavoro e la copertura educativa è diminuita del 5%. Sono i dati rilevati dall'Istituto di ricerca economica e sociale (IIES) dell'Università cattolica Andrés Bello (UCAB), per l'indagine nazionale sulle condizioni di vita (ENCOVI) dell'anno 2021, effettuata tra febbraio e marzo, in 22 stati, interpellando 17.402 famiglie. Secondo la nota pervenuta all’Agenzia Fides, lo studio rileva che la povertà in Venezuela rimane ai “massimi livelli possibili, del 94,5%”, mentre la povertà estrema continua a crescere e copre i due terzi delle famiglie del paese, il 76,6%, con un aumento di 8,9 punti, dal 67,7% dell'anno scorso.
Nella presentazione dello studio, trasmessa su YouTube e Zoom, il rettore dell'UCAB, p. Francisco José Virtuoso, s.j., ha rilevato "con grande preoccupazione, che lo Stato e i settori politici prestano poca attenzione a questi studi… Né vediamo che le organizzazioni di cooperazione internazionale, al di là del loro interesse a conoscere queste cifre, approfittano di questo input per rendere più efficace il loro lavoro”. In vista delle prossime elezioni di novembre, p. Virtuoso spera che questi dati siano valutati dai candidati per rivedere i loro piani di azione, e ha invitato i cittadini a conoscere queste informazioni e a farne uso. "Speriamo anche che gli elettori richiedano a coloro che si propongono come candidati, delle linee di azione per fronteggiare le gravi sfide presentate in questo studio" ha sottolineato.
Per il Professor Luis Pedro España i fattori che hanno maggiormente influenzato la qualità della vita dei venezuelani nell'ultimo anno sono stati la crisi del carburante e le misure preventive contro il Covid-19. La combinazione di questi due fattori ha portato "la metà dei venezuelani in età produttiva a essere gettati nell'inattività e coloro che continuano a lavorare lo fanno in condizioni molto più precarie rispetto agli anni precedenti". "La povertà estrema continua a coprire due terzi delle famiglie del paese" ha detto l'esperto, inoltre nell'ultimo anno il numero di famiglie in povertà multidimensionale – cioè in privazione o deterioramento di condizioni come istruzione, alloggio, accesso ai servizi pubblici, reddito e occupazione – è passato dal 64,8% al 65,2%, cioè un aumento di 0,4 punti percentuali. Sebbene la percentuale sembri bassa, tra il primo ENCOVI del 2014 e quello di quest'anno – meno di un decennio – le famiglie entrate in una condizione di povertà multidimensionale sono aumentate di 25,9 punti percentuali, passando dal 39,3% al 65,2%.
Un altro aspetto messo in luce dal Professore riguarda la disuguaglianza: il Venezuela risulta infatti il paese più disuguale dell’America, "dal momento che il 10% delle persone con il miglior reddito concentra il 40% di tutto il reddito nazionale". Tuttavia, ha spiegato, il problema in questo momento non è la disuguaglianza, ma è la produzione. “Se questo Paese non produce, continueremo ad essere poveri. Perché questo avvenga, devono esserci cambiamenti importanti in modo che si generi fiducia, che ci siano investimenti, certezze, che si abbiano istituzioni affidabili. Devono avvenire una serie di cambiamenti che oggi non sembrano intraversi”.
La professoressa Anitza Freitez, Demografa, coordinatrice del Progetto ENCOVI, ha sottolineato le conseguenze della chiusura dei centri educativi a causa della pandemia, e gli effetti negativi che ciò ha causato sulla copertura educativa a tutte le età, in particolare all'istruzione iniziale e universitaria. Tra il periodo 2019-2020 e il 2021, la copertura educativa globale (per le persone tra i 3 e i 24 anni) è scesa di 5 punti percentuali, dal 70% al 65%, e rispetto al 2014 (copertura del 73%) il calo è di 8 punti percentuali. Anche le disuguaglianze sociali nei processi di apprendimento sono state ampliate, a causa dell'adozione dell'istruzione a distanza senza fornire il supporto necessario a insegnanti e studenti, nonché alle famiglie in modo che possano svolgere l'accompagnamento richiesto.
Un altro aspetto affrontato dallo studio è quello delle recenti migrazioni. La maggior parte di coloro che se ne sono andati dal Venezuela, circa 5 milioni, sono uomini; quasi la metà sono giovani dai 15 ai 29 anni, il 90% se si considera la fascia di età tra i 15 e i 49 anni; la ragione principale dell'emigrazione rimane la necessità di cercare lavoro in un altro paese (86%), la seconda ragione, che sta aumentando, corrisponde al ricongiungimento familiare. La migrazione recente attraversa l'intero spettro sociale. Due migranti su tre hanno uno status regolare, perché hanno acquisito la cittadinanza di un altro paese (12%), hanno un permesso di soggiorno permanente (16%) o un permesso temporaneo (33%). Tre su cinque inviano aiuti in denaro o in natura al loro domicilio di origine, per il 57% dei casi 1 o 2 volte al mese. La professoressa Freitez ha rilevato che "nonostante la pandemia, la percentuale di rimpatriati è piuttosto piccola: il ritorno dei migranti nel paese raggiunge solo il 5% di coloro che se ne sono andati”. (SL) (Agenzia Fides 01/10/2021)
LINK
Per maggiori informazioni -> https://proyectoencovi.com
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AMERICA/BOLIVIA - Tre religiose muoiono di Covid-19 nel loro servizio di assistenza agli anziani abbandonati
 
Oruro (Agenzia Fides) – Suor María Hilda Arteaga Flores, sour María Isabel Agip Sánchez e sour Asunción Bravo Rivas, della Congregazione delle Hermanitas de los Ancianos Desamparados (Piccole Suore degli Anziani Abbandonati, HAD), sono morte a causa del Covid-19, virus che hanno contratto nell'esercizio del loro lavoro missionario, prendendosi cura degli anziani ospiti della Casa "La Sagrada Familia".
Come informa la nota della Conferenza episcopale, suor Asunción Bravo Rivas è morta il 22 settembre, mentre suor María Hilda Arteaga Flores e sour María Isabel Agip Sánchez sono morte il 29 settembre. Giovedì 30 settembre, nella Cattedrale di Oruro, Mons. Krzysztof Bialasik, Vescovo di questa Chiesa locale, ha presieduto la Messa esequiale per le religiose, chiedendo per loro al Signore il premio della vita eterna, per la loro attenzione disinteressata ai fratelli della terza età.
Le Hermanitas de los Ancianos Desamparados sono una congregazione religiosa di Diritto pontificio fondata il 27 gennaio 1873 a Barbastro (Huesca, Spagna) dal venerable Saturnino López Novoa e da Santa Teresa Jornet. Il loro fine specifico è l’esercizio costante della virtù della carità cristiana verso gli anziani più vulnerabili, accogliendoli in un ambiente familiare e provvedendo a tutte le loro necessità, materiali, affettive e spirituali. Attualmente circa 2.000 religiose sono presenti in 204 case di 19 paesi. Le ultime fondazioni sono state in Mozambico, Filippine, Guatemala, Paraguay e El Salvador. (SL) (Agenzia Fides 01/10/2021)

venerdì 24 settembre 2021

Agenzia Fides 24 settembre 2021

 

VATICANO - Papa Francesco ai Vescovi d’Europa: chiediamo aiuto ai Santi, invece di lamentarci dei tempi cattivi
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – “Tanti in Europa pensano che la fede sia qualcosa di già visto, che appartiene al passato”. Ciò succede “Perché non hanno visto Gesù all’opera nelle loro vite. E spesso non lo hanno visto perché noi, con le nostre vite non lo abbiamo mostrato abbastanza. Perché Dio si vede nei visi e nei gesti di uomini e donne trasformati dalla sua presenza”. Così Papa Francesco ha ricordato di nuovo a tutti i battezzati che la fede cristiana si confessa e si comunica nel mondo attraverso la testimonianza, intesa non come ‘mobilitazione’ e “prestazione” di apparati e operatori pastorali, ma come riflesso del cambiamento che Cristo stesso può operare nelle vite di chi porta il suo nome. L’occasione colta dal Vescovo di Roma per riproporre il dinamismo intimo di ogni missione e di ogni opera apostolica, è stata la concelebrazione eucaristica da lui presieduta nel pomeriggio di giovedì 23 settembre nella Basilica di San Pietro, con i partecipanti all’Assemblea plenaria del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (C.C.E.E.), in occasione del 50° della sua istituzione. Rivolgendosi a vescovi appartenenti a Chiese di antica fondazione, il Successore di Pietro ha tratteggiato con cenni efficaci le strade che conviene percorrere e i criteri che conviene seguire per riproporre la salvezza annunciata dal Vangelo anche a chi oggi vive nei Paesi del Vecchio Continente, segnati da avanzati processi di de-cristianizzazione.
Papa Francesco ha richiamato con realismo gli effetti più eclatanti prodotti in Europa dalla “deforestazione” della memoria cristiana. Nelle terre europee – ha riconosciuto il Papa – “i templi si svuotano e Gesù viene sempre più dimenticato”. E ciò accade in primis non perché gli attuali abitanti dell’Europa siano diventati più cattivi, ma “perché manca chi faccia loro venire l’appetito della fede e riaccenda quella sete che c’è nel cuore dell’uomo: quella «concreata e perpetua sete» di cui parla Dante (Paradiso, II,19) e che la dittatura del consumismo, dittatura leggera ma soffocante, prova a estinguere”. In tale condizioni – ha aggiunto il Papa – i cristiani d’Europa sembrano presi da una sorta di torpore: appaiono “tranquilli perché in fondo non ci manca nulla per vivere”, e non sembrano lasciarsi attraversare dall’inquietudine che invece dovrebbero provare “nel vedere tanti fratelli e sorelle lontani dalla gioia di Gesù”.
Nella sua omelia, il Pontefice ha accennato in maniera sintetica e efficace alle false soluzioni, agli atteggiamenti fuorvianti a alle reazioni inconcludenti che prevalgono in ambienti ecclesiali davanti al venir meno di ogni relazione vitale tra il cristianesimo e il vissuto reale delle popolazione europee. La prima delle “risposte sbagiate” passate velocemente in rassegna dal Papa è quella di chi si lamenta del mondo e accusa la cattiveria dei tempi: “È facile” ha notato il Vescovo di Roma “giudicare chi non crede, è comodo elencare i motivi della secolarizzazione, del relativismo e di tanti altri ismi, ma in fondo è sterile”. L’altra pista che porta fuori strada è quella del ripiegamento che cerca protezione e consolazione creando isole felici, concepite come dei ‘mondi a parte’: “Oggi in Europa” – ha rimarcato Papa Francesco - noi cristiani abbiamo la tentazione di starcene comodi nelle nostre strutture, nelle nostre case e nelle nostre chiese, nelle nostre sicurezze date dalle tradizioni, nell’appagamento di un certo consenso”. Una introversione che spesso finisce per prendere le forme dell’auto-occupazione ecclesiale, la deriva che spinge tanti a “concentrarsi sulle varie posizioni nella Chiesa, su dibattiti, agende e strategie, e perdere di vista il vero programma, quello del Vangelo”. Queste reazioni fuorvianti hanno spesso l’unico effetto di dilatare il deserto. Perché “se i cristiani, anziché irradiare la gioia contagiosa del Vangelo, ripropongono schemi religiosi logori, intellettualistici e moralistici” ha fatto notare il Pontefice “la gente non vede il Buon Pastore. Non riconosce Colui che, innamorato di ogni sua pecora, la chiama per nome e la cerca per mettersela sulle spalle”.
Nell’omelia pronunciata davanti ai vescovi europei, il Successori di Pietro non si è comunque limitato a mettere in guardia da tentazioni e reattività che possono irretire gli apparati ecclesiali. Il Pontefice ha suggerito anche dove può venire, per grazia, una ripartenza dell’opera apostolica nelle terre europee.
In primis, il Vescovo di Roma ha invitato tutti a attingere di nuovo alla “Tradizione vivente” della Chiesa, sorgente inestinguibile che non ha niente a che fare con le mode clericali segnate da “quel ‘restaurazionismo del passato che ci uccide, ci uccide tutti”. Attingere alla Tradizione vivente della Chiesa – ha rimarcato il Papa – aiuta a “guardare insieme all’avvenire, non a restaurare il passato”. Conviene sempre “ripartire dalle fondamenta, dalle radici – ha insistito il Pontefice - perché da lì si ricostruisce: dalla Tradizione vivente della Chiesa, che ci fonda sull’essenziale, sul buon annuncio, sulla vicinanza e sulla testimonianza. Da qui si ricostruisce, dalle fondamenta della Chiesa delle origini e di sempre, dall’adorazione a Dio e dall’amore al prossimo, non dai propri gusti particolari, non dai patti e negoziati che possiamo fare adesso, diciamo, per difendere la Chiesa o difendere la cristianità”. Concretamente – ha suggerito il Papa – nella Chiesa c’è da semtre una via semplice e privilegiata per attingere alle sorgenti vive della fede, che consiste nel guardare al volto dei santi, e seguire i passi di coloro nelle cui vite opera in maniera efficace e sperimentabile la grazia di Cristo. Anche i grandi santi dell’Europa – ha ricordato Papa Francesco - “Hanno messo in gioco la loro piccolezza, fidandosi di Dio. Penso ai Santi come Martino, Francesco, Domenico, Pio che ricordiamo oggi; ai patroni come Benedetto, Cirillo e Metodio, Brigida, Caterina da Siena, Teresa Benedetta della Croce”. Tutti costoro – ha sottolineato il Papa – hanno visto cambiare la propria vita accogliendo la grazia di Dio. Non si sono preoccupati dei tempi bui, delle avversità e di qualche divisione, che c’è sempre stata. Non hanno perso tempo a criticare e colpevolizzare. Hanno vissuto il Vangelo, senza badare alla rilevanza e alla politica. Così, con la forza mite dell’amore di Dio, hanno incarnato il suo stile di vicinanza, di compassione e di tenerezza – lo stile di Dio: vicinanza, compassione e tenerezza –; e hanno costruito monasteri, bonificato terre, ridato anima a persone e Paesi: nessun programma “sociale” fra virgolette, solo il Vangelo. E con il Vangelo sono andati avanti”.
Anche oggi, come ai tempi descritti nei Vangeli – ha proseguito il Papa nella parte finale della sua omelia “Questo amore divino, misericordioso e sconvolgente, è la novità perenne del Vangelo. E domanda a noi, cari Fratelli, scelte sagge e audaci, fatte in nome della tenerezza folle con cui Cristo ci ha salvati. Non ci chiede di dimostrare, ci chiede di mostrare Dio, come hanno fatto i Santi: non a parole, ma con la vita”. Per aiutare anche l’Europa di oggi, “malata di stanchezza” , a “ritrovare il volto sempre giovane di Gesù e della sua sposa”. (GV) (Agenzia Fides 24/9/2021)
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AFRICA/UGANDA - Riaperti i luoghi di culto dopo la chiusura a causa della seconda ondata di Covid-19
 
Kampala (Agenzia Fides) – Il presidente ugandese Yoweri Museveni ha annunciato la riapertura dei luoghi di culto dopo lo stop di oltre un anno. Nel mese di giugno 2020, infatti, tutti i luoghi di culto del paese vennero chiusi e vietati al pubblico a causa della forte impennata dei casi di Coronavirus.
Secondo le informazioni diffuse dalla piattaforma social Ugandan Catholics Online, Museveni ha dato indicazioni precise. “Limitare il numero dei fedeli contemporaneamente a non più di 200 a condizione che il luogo di culto possa garantire un distanziamento fisico di 2 metri da entrambi i lati e un'adeguata aerazione, totale adesione a tutte le normative previste, tra le quali il lavaggio delle mani/uso di disinfettanti a base di alcol, monitoraggio della temperatura e uso costante di mascherine per il viso da parte di tutti i fedeli, compresi il coro e i celebranti.”
Il presidente ha invitato i leader cattolici a collaborare con il governo per mobilitare la popolazione a vaccinarsi e a seguire tutte le altre misure di controllo. Al 22 settembre 2021, l'Uganda contava 123.502 casi confermati di Covid19, 3135 decessi e 340 ricoveri in ospedali, sia privati che pubblici”.
(AP) (Agenzia Fides 24/09/2021)
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ASIA/INDIA - I Vescovi si oppongono alla legge anti-conversione in Karnataka
 
Bangalore (Agenzia Fides) - I dieci Vescovi cattolici dello stato del Karnataka, nel Sud dell'India, hanno espresso al Primo ministro dello stato, Basavaraj Bommi, profonda preoccupazione per una proposta di legge che intende vietare le conversioni religiose nello stato. Guidando una delegazione che ha incontrato il Primo Ministro il 22 settembre, Mons. Peter Machado, Arcivescovo di Bangalore, ha presentato un Memorandum su varie questioni che toccano la vita dei cristiani in Karnataka. Secondo l'Arcivescovo Machado, agitare lo spauracchio di "conversioni forzate" è dannoso e inutile, e la Chiesa cattolica esprime tutto il suo disappunto.
La comunità cristiana nello stato gestisce centinaia di scuole, collegi e ospedali in varie diocesi. E milioni di studenti studiano in istituti educativi gestiti da cristiani. Milioni di persone beneficiano di queste istituzioni. A nessuno di costoro - sottolineano i Vescovi - si consiglia di abbracciare il cristianesimo. Potrebbero essersi verificati alcuni casi minori, ma sono stati gonfiati a dismisura, ha affermato l'Arcivescovo Machado. "La proposta di legge anti-conversione ha lo scopo di diffamare il cristianesimo", ha sottolineato l'Arcivescovo. La comunità cristiana infatti, si assume la piena responsabilità morale di non indulgere in alcun modo nel promuovere conversioni forzate: "Non costringiamo nessuno", ha detto.
Nel Memorandum consegnato al Primo Ministro, i Vescovi notano che qualsiasi legge anti-conversione potrà causare "problemi nei rapporti inter-comunitari e disordini non necessari" , generando dichiarazioni e reazioni controverse e portando subbuglio nella società e nelle comunità religiose.
Il 21 settembre, Goolihatti Shekhar, membro dell'Assemblea legislativa statale e appartenente al partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party (BJP), ha sollevato la questione nel Parlamento dicendo: “I missionari evangelici cristiani stanno indulgendo in una dilagante campagna di conversione religiosa nel mio collegio elettorale di Hosadurga. Hanno convertito al cristianesimo circa 20.000 persone di religione indù”.
In risposta a questo appunto, il presidente della Assemblea legislativa, Visheshwara Hegde Kageri, ha affermato che molti stati dell'India hanno già emanato leggi per frenare le conversioni religiose e ha proposto che il Karnataka possa avere una legge simile. Intervenendo nel dibattito, il ministro dell'Interno Araga Jnanedra ha affermato che il governo del Karnataka studierà le leggi in materia di altri stati e presenterà una propria versione. Il governo statale - ha detto - intende approfondire la questione per porre fine alle conversioni religiose operate con la forza e altre lusinghe.
La Costituzione indiana prevede che i cittadini abbiano la libertà di "professare, praticare e propagare" la religione. Tuttavia diversi stati della Federazione indiana hanno attuato e promulgato leggi o regolamenti per scoraggiare o vietare le conversioni religiose: sono Odisha, Uttar Pradesh, Arunachal Pradesh, Chhattisgarh, Gujarat, Jharkhand, Himachal Pradesh, Madhya Pradesh e Uttrakhand.
Il Karnataka è governato dal partito BJP, al cui interno membri e politici si dimostrano ostili alle comunità religiose minoritarie. Seguendo una ideologia diffusa nel BJP (la cosiddetta "Hindutva"), alcuni vorrebbero trasformare l'India da paese laico a stato teocratico indù.
(SD-PA) (Agenzia Fides 24/9/2021)
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ASIA/LIBANO - Raphaël Bedros XXI Minassian è il nuovo Patriarca di Cilicia degli Armeni
 
Roma (Agenzia Fides) - Il Sinodo dei Vescovi della Chiesa Patriarcale di Cilicia degli Armeni, convocato dal Santo Padre a Roma il 22 settembre 2021, ha eletto giovedì 23 settembre Patriarca di Cilicia degli Armeni, Raphaël François Minassian, finora Arcivescovo titolare di Cesarea di Cappadocia degli Armeni e Ordinario per i fedeli armeni cattolici dell’Europa Orientale. L’eletto ha assunto il nome di Raphaël Bedros XXI Minassian.
Il nuovo Patriarca armeno cattolico è nato il 24 novembre 1946 a Beirut. Ha compiuto gli studi presso il Seminario Patriarcale di Bzommar (1958-1967) e ha studiato Filosofia e Teologia alla Pontificia Università Gregoriana (1967-1973). Ha frequentato il corso di specializzazione in psicopedagogia presso la Pontificia Università Salesiana. Il 24 giugno 1973 è stato ordinato sacerdote come membro dell’Istituto del Clero Patriarcale di Bzommar. Dal 1973 al 1982 è stato Parroco della Cattedrale Armena di Beirut, dal 1982 al 1984 Segretario del Patriarca Hovannes Bedros XVIII Kasparian, e dal 1984 al 1989 incaricato di fondare il complesso parrocchiale della Santa Croce di Zalka, Beirut.
Dal 1975 al 1989, Raphaël François Minassian è stato Giudice al Tribunale Ecclesiastico della Chiesa Armena a Beirut. Ha insegnato liturgia armena all’Università Pontificia di Kaslik dal 1985 al 1989 e nel 1989 è stato trasferito negli Stati Uniti d’America, dove ha lavorato per un anno come Parroco a New York. Successivamente, fino al 2003, è stato Parroco per gli Armeni Cattolici in California, Arizona e Nevada.
Dal 2004, Minassian ha diretto Telepace Armenia, di cui è Fondatore. Nel 2005 è stato nominato Esarca Patriarcale di Gerusalemme ed Amman per gli Armeni. Il 24 giugno 2011 è stato nominato Ordinario per i Fedeli Armeni Cattolici dell’Europa Orientale, con assegnazione da parte del Santo Padre della Sede titolare vescovile di Cesarea di Cappadocia degli Armeni e del titolo di Arcivescovo ad personam. (Agenzia Fides 24/9/2021)
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AMERICA/VENEZUELA - “Ho sempre agito per la difesa della libertà, della giustizia e dei diritti del popolo venezuelano”: il testamento spirituale del Cardinale Urosa Savino
 
Caracas (Agenzia Fides) - Ieri, 23 settembre, il Cardinale Baltazar Porras, a nome dell'arcidiocesi di Caracas, ha comunicato la morte del Cardinale Jorge Urosa Savino, Arcivescovo emerito di Caracas, cui è seguita la nota della Conferenza Episcopale del Venezuela. La triste notizia ha molto colpito il popolo venezuelano, in quanto il Porporato era ben voluto e rispettato non solo in America Latina, dove era molto conosciuto. Il 28 agosto aveva compiuto, in ospedale, 79 anni. Era stato contagiato dal coronavirus più di un mese fa, e subito l'infezione era apparsa molto aggressiva.
Una settimana fa, l'Arcidiocesi di Caracas aveva pubblicato una riflessione, scritta dal Cardinale Urosa alla fine dello scorso agosto, in cui tra l’altro affermava: “Esprimo il mio grande affetto per il popolo venezuelano e la mia assoluta dedizione alla sua libertà, alle sue istituzioni, alla difesa dei diritti del popolo di fronte agli abusi che sono stati commessi dai governi nazionali. E in questo atteggiamento, ho sempre agito, non per odio o rancore, ma per la difesa della libertà, della giustizia e dei diritti del popolo venezuelano. Quindi spero che il Venezuela esca da questa situazione molto negativa".
Il Cardinale Jorge Liberato Urosa Savino, Arcivescovo Metropolita emerito di Caracas, era nato nella capitale venezuelana il 28 agosto 1942. Dopo aver compiuto gli studi primari e secondari presso il collegio «La Salle» di Tienda Honda, Caracas (1948-1959), ha frequentato il triennio filosofico nel Seminario interdiocesano di Caracas (1959-1962) e, per la Teologia, il «St. Augustine's Seminary» di Toronto, Canada, (1962-1965). A Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana (1965-1971), ha conseguito la Laurea (1967) e il Dottorato in Teologia (1971). Aveva ricevuto l'ordinazione sacerdotale il 15 agosto 1967 e quella episcopale il 22 settembre 1982, creato Cardinale da Benedetto XVI nel Concistoro del 24 marzo 2006.
(CE) (Agenzia Fides 24/09/2021)
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AMERICA/PERU' - La Chiesa sempre disponibile alla collaborazione con lo Stato nei settori sociale, educativo e sanitario, per il bene comune
 
Lima (Agenzia Fides) - La presidenza della Conferenza Episcopale Peruviana il 22 settembre ha avuto un incontro con la presidente del Congresso della Repubblica, María del Carmen Alva Prieto, presso le strutture del Congresso della Repubblica. Durante l'incontro è stata ribadita la disponibilità della Chiesa ad aiutare e a collaborare con il Congresso in particolare nei settori sociale, educativo e sanitario del Paese. L'incontro si è svolto in un clima di fraternità, cordialità e amicizia sociale. La Chiesa peruviana prosegue così nella sua agenda di incontri con le diverse istanze del Congresso della Repubblica per contribuire alla costruzione del bene comune del Paese.
All'incontro erano presenti Monsignor Miguel Cabrejos Vidarte, Presidente della Conferenza Episcopale e Presidente del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam); Monsignor Robert Prevost, Vescovo di Chiclayo e secondo Vicepresidente; Monsignor Norberto Strotmann, Vescovo di Chosica e segretario generale; padre Guillermo Inca, Vicesegretario della Conferenza Episcopale peruviana.
L'incontro è servito anche per calmare una certa tensione popolare creatasi a causa dei tanti commenti e dibattiti dopo la morte in carcere del capo di Sendero Luminoso, avvenuta pochi giorni fa. L'Arcivescovo di Lima, Monsignor Carlos Castillo, aveva celebrato una messa il 12 settembre con i principali responsabili del Gruppo Speciale dell'Intelligence Peruviana, nella Cattedrale di Lima, proprio nell'anniversario della storica cattura di Abimael Guzmán, leader del gruppo terroristico Sendero Luminoso.
Nell'omelia l’Arcivescovo aveva detto: “Se ora abbiamo la possibilità di una democrazia, anche con i suoi problemi, è perché Voi avete seminato quel seme di speranza per il Paese. Siete la forza che dobbiamo avere per continuare quel cammino di speranza che avete iniziato in una domenica come oggi. Facciamo ogni sforzo per essere semi di speranza ed essere un miracolo per il nostro popolo".
(CE) (Agenzia Fides 24/09/2021)
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AMERICA/COLOMBIA - La centralità del kerygma nell'azione evangelizzatrice della Chiesa: nell’Ottobre missionario inizia un corso on line
 
Bogotà (Agenzia Fides) - Con l'obiettivo di continuare nel modo migliore l’impegno di evangelizzazione in questi tempi di pandemia e post-pandemia, il Centro per l'Animazione Missionaria della Conferenza Episcopale della Colombia (CEC), ha organizzato un programma di formazione per evidenziare la centralità del kerygma cristiano in tutta l'azione evangelizzatrice della Chiesa. Come spiega nella nota pervenuta all’Agenzia Fides, Padre Ramiro Antonio López, direttore del Dipartimento di Animazione Missionaria della CEC, si tratta di 7 incontri virtuali che saranno offerti gratuitamente, attraverso la piattaforma Zoom, ogni martedì dal 5 ottobre al 16 novembre, alle ore 19.
"Il Kerigma è il contenuto fondamentale dell'evangelizzazione, è il primo annuncio che riceviamo - afferma il sacerdote -. Abbiamo visto la necessità di presentare questo Kerygma con una sfumatura missionaria, cioè molto testimoniale, esperienziale, con un linguaggio vicino che possa raggiungere tutto il popolo di Dio. Questo corso sarà focalizzato con una tinta molto marcata per la missione, per questo vogliamo iniziarlo nel mese di ottobre, dedicato alle missioni".
L'invito a partecipare è rivolto a laici, religiosi, religiose e anche sacerdoti che vogliono approfondire questo tema e che desiderano prepararsi meglio per continuare il cammino dell’ evangelizzazione. I temi fondamentali degli incontri sono: introduzione al Kerygma; l'amore di Dio; Dio ha mandato suo Figlio per salvarci; colui che crede sarà salvato; convertirsi e credere al Vangelo; i figli di Dio nascono solo dallo Spirito. (SL) (Agenzia Fides 24/09/2021)

martedì 31 agosto 2021

Agenzia Fides 31 agosto 2021

 

AFRICA/CAMERUN - Rapito il Vicario generale della diocesi di Mamfe
 
Yaoundé (Agenzia Fides) – Rapito il Vicario generale della diocesi di Mamfe, nel sud-ovest del Camerun, una delle due regione anglofone del Paese, dove è in corso una guerra tra l’esercito regolare e miliziani che rivendicano l’indipendenza delle due aree. “Con grande tristezza vi informo del rapimento di Mons. Agbortoko Agbor, ieri domenica 29 agosto” afferma il comunicato della diocesi di Mamfé, firmato dal cancelliere p. Sébastien Sinju.
“Il Vicario generale ha trascorso il weekend a Kokobuma per una visita pastorale e l’inaugurazione del presbiterio della parrocchia, era appena rientrato nel Seminario maggiore nel tardo pomeriggio. Mezz’ora dopo alcuni giovani armati, che si sono qualificati come separatisti, hanno assalito il Seminario dove vive Sua Ecc. Mons. Francis Teke Lysinge, Vescovo emerito di Manfe. Vista l’età avanzata del Vescovo, i separatisti hanno preferito prendere Mons. Agbor".
“I rapitori chiedono un riscatto di 20 milioni di franchi CFA (circa 30.489 euro) per la liberazione di Monsignor Agbortoko Agbor” afferma p. Sinju, che ha chiesto ai fedeli di pregare per la liberazione del sacerdote.
Quello di Mons. Agbor non è il primo rapimento di un prete della diocesi di Mamfe. Il 22 maggio p. Christopher Eboka, direttore delle comunicazioni per la diocesi, era stato rapito dai separatisti e rilasciato 10 giorni dopo, il 1° giugno.
Neppure i Vescovi sono stati risparmiati dai rapimenti. Il defunto Cardinale Christian Tumi, Arcivescovo emerito di Douala e principale mediatore della crisi anglofona, è stato rapito due volte, prima il 5 e il 6 novembre 2020, poi il 30 gennaio 2021.
Mons. Michael Miabesue Bibi, allora Vescovo ausiliare di Bamenda, nel Nord-Ovest, attualmente Vescovo di Buea nel Sud-Ovest, era stato rapito il 5 e 6 dicembre 2018.
Nel giugno 2019 è stato rapito anche l'Arcivescovo emerito di Bamenda, Mons. Cornelius Fontem Esua e due mesi dopo, Mons. George Nkuo, Vescovo della diocesi di Kumbo (nord-ovest) ha subito la stessa sorte. (L.M.) (Agenzia Fides 31/8/2021)
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ASIA/MALAYSIA - "Costruire un futuro migliore per la Malaysia": appello dei Vescovi
 
Kuala Lumpur, Malaysia (Agenzia Fides) - “Costruiamo un futuro migliore per la Malaysia”: così recita l'appello diramato da alcuni Vescovi cattolici in occasione del Merdeka Day (31 agosto) e del Malaysia Day (16 settembre), due date importanti per la storia e la vita civile della nazione. La 64a "Giornata Nazionale" (Hari Merdeka o Merdeka Day), il 31 agosto, commemora la Dichiarazione di Indipendenza della Malesia, avvenuta il 31 agosto 1957; il 16 settembre la nazione commemora l'istituzione della Federazione della Malesia, avvenuta nel 1963.
"Celebriamo la nostra nazione ringraziando Dio per la pace e l'armonia di cui godiamo in molti modi diversi, nonostante le sfide e gli ostacoli che ci attendono" affermano tre Vescovi in ​​un messaggio congiunto, diffuso per l'occasione e inviato all'Agenzia Fides. Il testo è firmato dall'Arcivescovo Julian Leow, che guida la comunità di Kuala Lumpur; da Mons. Sebastian Francis, Vescovo di Penang; e da Mons. Bernard Paul Vescovo di Malacca-Johore.
Il tema su cui si incentra il messaggio è "Malaysia Prihatin" ("La Malaysia si prende cura") e tocca naturalmente, come da un anno a questa parte, la questione della pandemia. A causa della pandemia, sono state penalizzate o sospese le celebrazioni e liturgie religiose, "mentre ombre oscure della crisi sanitaria, economica e politica hanno appesantito i cuori di molti malesi".
La pandemia, notano i Vescovi, ha avuto un impatto sulla vita dei malaysiani. Ha colpito l'economia malese poiché le imprese stanno chiudendo, i redditi sono ridotti e la perdita di posti di lavoro tocca migliaia di famiglie: sono solo alcune delle conseguenze immediate sulla vita dei cittadini comuni. “Le nostre vite sono state impoverite in modi che non avremmo mai potuto immaginare: psicologicamente, emotivamente e spiritualmente. Non solo stiamo cercando di trovare un certo equilibrio in questo periodo di disperazione, ma la realtà di aver perso i propri cari a causa della pandemia ha reso la vita ancora più difficile da sopportare per molti", notano i Vescovi.
La crisi politica iniziata all'inizio del 2020 sembra aver causato una maggiore instabilità nel Paese, con il governo che è cambiato due volte dalle elezioni generali del 2014 in poi. “C'è un senso generale di frustrazione e di impotenza nel paese, in questo momento. Speriamo che il Primo ministro nominato di recente, insieme con il suo esecutivo, ci porti fuori da questa triplice crisi, per il bene di tutti”, si legge nel messaggio.
I Vescovi invitano il nuovo Primo ministro Ismail Sabri Yaakob, nominato il 20 agosto scorso, a onorare le promesse esposte nel suo discorso inaugurale alla nazione: dare priorità alla ripresa della Malaysia su tutti i fronti con integrità, responsabilità e trasparenza, senza timori o favori. "Guardiamo al Primo Ministro perché guidi i malaysiani ad apprezzare la ricchezza e la diversità di ogni cultura, religione e razza", affermano i Vescovi.
Il 2021 segna il 51° anniversario della carta "Rukun Negara" (la Carta dei "Principi nazionali", ovvero la dichiarazione della filosofia nazionale stabilita nel 1970, in occasione della proclamazione della Giornata Nazionale). Quel documento costituisce l'orientamento per la vita della nazione, guidata dai seguenti principi: fede in Dio; lealtà al re e alla patria; supremazia della Costituzione; Stato di diritto; rispetto e moralità.
I Vescovi richiamano quella Carta: “La politiche del piano Malaysia Prihatin vanno fondate sui principi del Rukun Negara se vogliamo costruire una società unita, rispettosa, inclusiva e sostenibile. Chiediamo a tutti i leader politici, al governo e ai partiti di opposizione del paese, di mettere da parte le differenze e le ambizioni personali e di lavorare insieme per aiutare tutti i malaysiani che hanno un serio bisogno di assistenza per ricostruire le nostre vite".
A nome della Chiesa cattolica malaysiana, il documento ringrazia le persone per la loro generosità, abnegazione e determinazione mostrate durante la pandemia. E ricorda, oltre agli operatori sanitari di "prima linea" negli ospedali, gli "eroi sconosciuti" come guardie di sicurezza, addetti alle pulizie, netturbini, fattorini addetti alle consegne a domicilio e molti altri, che rischiano per mantenere attivi i servizi essenziali per tutti i cittadini.
“La costruzione di una nazione non appartiene né all'élite né a pochi eletti. Appartiene a tutti i cittadini. Mentre dobbiamo ritenere tutti i leader che eleggiamo responsabili nei confronti del ruolo che occupano, anche noi dobbiamo lavorare per promuovere l'unità e l'armonia alla base”, notano i Vescovi, che lanciano un forte appello all'unità, al bene comune e al servizio del prossimo.
“La politica della divisione non deve mai essere la narrativa che perpetuiamo perché ognuno di noi ha l'opportunità di promuovere l'unità nella nostra vita quotidiana. Non lasciamo che il senso di apatia, di non curarsi delle preoccupazioni degli altri, ci faccia perdere di vista la nostra responsabilità collettiva e il nostro dovere di cittadini. Se soccombiamo alla tentazione di essere isolati nel nostro modo di vivere, esprimiamo solo egoismo e insensibilità", affermano.
"Uniamo gli sforzi, per costruire, con l'aiuto di Dio e sotto la Sua guida, un futuro migliore per la Malesia mentre continuiamo ad essere Malaysia Prihatin", includendo i poveri e i bisognosi, conclude l'appello.
Su oltre 30 milioni di abitanti, il cristianesimo in Malesia è una religione praticata da circa il 9, 2% della popolazione (censimento 2010). Due terzi dei 2,6 milioni di cristiani vivono nella Malaysia orientale, composta dalle province di Sabah e Sarawak (nella grande isola del Borneo).
(SD-PA) (Agenzia Fides 31/8/2021)
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ASIA/PAKISTAN - Donna cristiana accusata di blasfemia per un messaggio What's App; giunti in Europa due coniugi salvati
 
Islamabaad (Agenzia Fides) - Una donna cristiana, Shagufta Kiran, residente a Islamabad, è stata accusata di blasfemia per aver semplicemente inoltrato un messaggio su WhatsApp che includeva contenuti ritenuti blasfemi. Come comunica a Fides l'organizzazione "Centre for Legal Aid Assistance & Settlement" (CLAAS) Shagufta è stata arrestata il 29 luglio dalla Federal Investigation Agency (FIA) ed è ancora sotto custodia.
Il marito di Shgufta, Rafique Masih, ha dichiarato che agenti armati hanno fatto irruzione nella loro casa e hanno arrestato sua moglie e i suoi due figli, accusandoli di aver violato la legge sulla blasfemia, inoltrando un post su WhatsApp che includeva contenuti blasfemi. Ha raccontato: “Con violenza si sono impossessati dei nostri telefoni, computer e altri oggetti di valore. Hanno arrestato Shagufta e i miei due figli senza previa informazione o mandato di arresto. Hanno portato mia moglie e i miei figli alla stazione di polizia, accusandoli in base agli articoli 295-A e 295-B del Codice penale del Pakistan (la cosiddetta legge sulla blasfemia), in seguito hanno liberato i miei figli”.
Rafique Masih e i figli sono fuggiti da Islamabad per la paura e le minacce, e si sono trasferiti in un luogo sicuro. Secondo la ricostruzione, Shagufta è stata arrestata perché inclusa in un gruppo WhatsApp in cui qualcun altro dei membri avrebbe condiviso un messaggio blasfemo, che Shagufta ha inoltrato ad altre persone senza leggerlo e senza conoscerne le conseguenze. "Shagufta non sapeva nulla del post, non era nemmeno l'autore del post in questione, ma è stata accusata di averlo diffuso", ha spiegato Rafique.
Nasir Saeed, direttore del CLAAS, ha espresso la sua preoccupazione per il continuo abuso della legge sulla blasfemia, che colpisce soprattutto membri poveri e analfabeti delle minoranze religiose: “Questa non è la prima volta che qualcuno è stato accusato di condividere un SMS o un post sui social media. Andrebbero cercati e perseguiti gli autori di tali messaggi. Ora per Shagufta Kiran inizia un calvario giudiziario e una sofferenza che potrà durare anni, finché non potrà dimostrare la sua innocenza".
Saeed ricorda la vicenda dei coniugi cristiani Shafqat Emmanuel e Shagufta Kausar, recentemente rilasciati dopo sette anni di carcere (vedi Fides 4/6/2021): i due erano stati condannati a morte in base ad accuse di presunta blasfemia commessa tramite un SMS ritenuto blasfemo. All'inizio di giugno, l'Alta Corte di Lahore ha annullato la condanna a morte comminata loro nel 2014, riconoscendo la macchinazione ai loro danni, dato che i due sono analfabeti e non avrebbero potuto scrivere personalmente alcun messaggio di testo. Non è stato appurato, però, chi abbia scritto quei messaggi e li ha incastrati, dunque l'abuso della legge resta, anche nel loro caso, impunito.
Nei giorni scorsi, grazie all'interessamento del loro avvocato difensore, il musulmano Saif-ul Malook (che è stato anche l'avvocato nel noto caso di Asia Bibi), i due hanno raggiunto sani e salvi i Paesi Bassi, in Europa. Il Parlamento dell'Unione Europea ha adottato nello scorso aprile una risoluzione in favore di Shagufta Kausar e Shafqat Emmanuel, chiedendo che il Pakistan conceda spazio alla libertà religiosa ed esortando le autorità della UE a rivedere gli accordi commerciali con il Pakistan, se non saranno rispettati i diritti e le libertà individuali.
(PA) (Agenzia Fides 31/8/2021)
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ASIA/IRAQ - Patriarca Sako: la visita di Macron a Mosul rischia di alimentare equivoci
 
Baghdad (Agenzia Fides) – “Il vertice internazionale svoltosi a Baghdad con la partecipazione del Presidente francese è stato un evento importante, un segno forte di supporto all’Iraq e al suo cammino per ritrovare stabilità. Ma poi, altri momenti della visita di Emmanuel Macron in Iraq, e soprattutto la sua trasferta a Mosul, sono stati segnati da gesti e parole che a molti iracheni appaiono inadatti, e rischiano di alimentare equivoci”. E’ un bilancio articolato e in chiaroscuro quello tracciato dal cardinale iracheno Louis Raphael Sako, Patriarca della Chiesa caldea, in merito alla visita appena conclusa del Capo dell’Eliseo in terra irachena.
In una conversazione con l’Agenzia Fides, il Patriarca si sofferma sugli aspetti generali e particolari che lo inducono a definire quella di Macron come una “visita frettolosa e mal preparata”.
In primis, il cardinale Sako ritiene fuorviante il cliché ormai obsoleto delle visite di leader occidentali che si recano nelle aree di crisi presentandosi come potenziali “risolutori” di conflitti e situazioni degradate di lungo corso: “Abbiamo visto tante ‘missioni’ politiche e militari occidentali in Medio Oriente, abbiamo visto tante promesse d’aiuto, e alla fine tutto rimane a livello di vuote parole, se non peggio. Pensiamo a quello che è successo in Afghanistan. Pensiamo alle tante promesse fatte di recente al Libano, che continua a dibattersi in una crisi gravissima. La realtà è che i Paesi occidentali non possono fare niente, soprattutto ora che sono tutti presi a risolvere i loro problemi economici e a concentrare le loro risorse nella lotta alla pandemia”.
L’errore di attendersi dall’Occidente la salvezza e la soluzione dei problemi – fa notare il Patriarca caldeo – ha avuto effetti devastanti anche quando ha riguardato nello specifico le comunità cristiane del Medio Oriente. “Quella dell’Occidente che difende i cristiani nelle altre aree del mondo” dichiara a Fides il patriarca Sako “è una leggenda che ha fatto tanti danni. E alcuni momenti della visita di Macron a Mosul sono apparsi come una ennesima riproposizione di quella leggenda”. Nella città- martire, il Presidente Macron ha visitato la chiesa latina conosciuta come Nostra Signora dell’Ora, officiata tradizionalmente dai Padri Dominicani. “In quella circostanza” fa notare il Patriarca Sako “gli interlocutori di Macron erano soprattutto europei, e anche i vescovi iracheni presenti sembravano ospiti. Si è visto un clima di cordiale familiarità tra connazionali europei, in contrasto alla atmosfera formale e fredda creatasi quando il Presidente francese ha visitato la Grande Moschea di Al Nuri. Alcuni imam sunniti hanno criticato la visita di Macron mentre era ancora in corso. Quello che voglio dire – aggiunge il Patriarca caldeo – è che il nostro primo desiderio è quello di vedere tornare e rimanere nelle proprie case i cristiani che sono fuggiti da quelle terre. Occorre favorire il ripristino di un tessuto di convivenza armoniosa tra le diverse comunità etniche e di fede, lo stesso che connotava Mosul nei tempi passati. A questo riguardo, la visita di Macron non ha aiutato, è stata un’occasione persa e ha rischiato anzi di alimentare diffidenza nei concittadini musulmani. L’ultima cosa da fare per i cristiani di qui è quella di riporre la propria fiducia nelle politiche occidentali. Se la Francia apre un consolato a Mosul o costruisce un aeroporto da quelle parti, questi non sono affari che riguardano i vescovi e le cose che i vescovi devono chiedere alle autorità civili locali”.
Nella sua trasferta di due giorni in terra irachena, Macron ha visitato Baghdad, Mosul e Erbil. Nella capitale irachena, il Presidente francese ha preso parte sabato 28 settembre al vertice regionale organizzato dal governo iracheno che ha visto la partecipazione, tra gli altri, dei ministri degli esteri (ma non dei capi di Stato) di Arabia Saudita, Iran e Turchia. “L'Iraq non può essere il teatro degli scontri regionali!”, ha dichiarato il primo ministro iracheno Mustafa al Kadhimi all'apertura dei lavori. (GV) (Agenzia Fides 31/8/2021)
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AMERICA/VENEZUELA - “La carità non ha limiti, né discrimina i destinatari”: i Vescovi lamentano ostacoli agli aiuti per le zone alluvionate
 
Caracas (Agenzia Fides) – Un appello alle autorità nazionali, regionali e militari, perché operino “non per interessi particolari”, ma ricordino che “sono al servizio di tutti i venezuelani” è venuto dai Vescovi del Venezuela, che in un messaggio del 30 agosto lamentano il comportamento di alcune autorità civili e della Guardia nazionale che domenica 29 agosto hanno impedito il passaggio di parte degli aiuti umanitari inviati alla popolazione dello stato di Mérida, colpita da violente piogge.
Secondo dati provvisori, l’ondata di maltempo che si è abbattuta sul Venezuela occidentale nei giorni scorsi con piogge torrenziali, inondazioni e frane, ha colpito 35.000 persone, causando almeno 20 morti e altrettanti dispersi, ha distrutto 8.000 case e provocato danni enormi alle infrastrutture. All’Angelus di domenica 29 agosto, Papa Francesco ha espresso la sua solidarietà con queste parole: “Sono vicino alla popolazione dello Stato venezuelano di Mérida, colpita nei giorni scorsi da inondazioni e frane. Prego per i defunti e i loro familiari e per quanti soffrono a causa di questa calamità”.
Nel comunicato della Presidenza della Conferenza episcopale del Venezuela, giunto all’Agenzia Fides, si legge: "Ci rammarichiamo e condanniamo l'atteggiamento di alcune autorità civili, così come della Guardia Nazionale Bolivariana, che, lungi dal cooperare disinteressatamente, non solo hanno impedito l'accesso di gran parte degli aiuti inviati da varie parti del Paese, ma hanno avuto un atteggiamento di disprezzo e offesa nei confronti di membri della Chiesa e di altre istituzioni". Costoro affermano di aver ricevuto ordini superiori, proseguono i Vescovi, che li esortano, “a nome delle comunità colpite, a cambiare atteggiamento e a mettersi al servizio delle istituzioni che stanno collaborando, in modo che le spedizioni di aiuti arrivino presto a destinazione, dando priorità al transito dei carichi di forniture; aprendo strade e promuovendo altre iniziative a favore della popolazione colpita”. Tutto questo, sottolineano, secondo i principi della Costituzione nazionale.
I Vescovi ribadiscono la loro solidarietà alla popolazione di Merida, soprattutto agli abitanti della Valle del Mocoties, colpita da questi fenomeni naturali violenti, e sottolineano la pronta risposta della Chiesa cattolica e di altre istituzioni nell’organizzare i soccorsi. “Grazie alla risposta immediata di tante persone di buona volontà, si sono potuti portare aiuti di diverso tipo, dalle medicine e dal cibo ai vestiti e alle altre forniture necessarie. La carità non ha limiti, né stabilisce le condizioni per praticarla, come non discrimina i destinatari delle opere di misericordia" evidenziano.
La rapidità con cui la Caritas nazionale e le Caritas diocesane hanno raccolto gli aiuti necessari provenienti da diverse parti del paese, sottolineano i Vescovi, ha dimostrato “la generosità dei cattolici e delle persone di buona volontà che, sebbene in mezzo ad una crisi che ha impoverito molte persone nella nazione”, non hanno avuto dubbi nel condividere il poco e il molto che possiedono.
La rete Caritas è stata una delle prime a dare l'allarme su quanto stava accadendo nella Valle dei Mocotíes a seguito delle intense piogge che ancora cadono sul territorio nazionale. Nella notte di lunedì 23 agosto 2021, ricorda una nota di Caritas Venezuela, Caritas Mérida ha ricevuto l'allerta dalla Caritas parrocchiale situata nella valle di Mocotíes sui danni che le forti piogge avevano iniziato a causare nei comuni di Ofvar, Zea e Antonio Pinto Salinas. Immediatamente la Caritas arcidiocesana di Mérida ha iniziato a raccogliere le informazioni per stilare un rapporto della situazione e ha contattato la Caritas nazionale. In meno di 12 ore, si è saputo del tragico bilancio di perdite di vite umane, di persone scomparse e di famiglie colpite. Già allora la rete di solidarietà era stata attivata da Caritas Merida, Caritas Caracas e di altre diocesi, guidate da Caritas Venezuela.
Il 25 agosto, Caritas Mérida insieme a Ulandinos First Aid (PAULA) ha istituito una serie di centri per raccogliere cibo non deperibile, acqua potabile, coperte, calzature e abbigliamento in buone condizioni, prodotti per l'igiene personale, medicinali, mascherine, batterie e altre fonti alternative di energia. Contemporaneamente, l'arcidiocesi di Caracas ha istituito punti di raccolta in sei parrocchie della capitale. Venerdì 26 agosto è stata effettuata la prima partenza dei camion della solidarietà per portare a Merida quanto raccolto. Sabato 28 agosto, 38.000 litri di acqua e più di 30 tonnellate di aiuti raccolti a Merida, Caracas e negli altri stati in cui la Caritas ha istituito centri di raccolta, sono giunti a destinazione. La Caritas a livello nazionale è ancora attiva per assistere, non solo la popolazione di Merida, ma anche gli abitanti di altre zone colpite dalle piogge. (SL) (Agenzia Fides 31/08/2021)
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sabato 28 agosto 2021

Agenzia Fides 28 agosto 2021

VATICANO - Il Gesuita Jeyaraj: “Seguire una via di pace partendo dalla giustizia e colmando le disuguaglianze”
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - “L’importanza della fraternità si coglie innanzi tutto a partire dall’ascolto del grido di coloro che patiscono le conseguenze della sua mancanza, cioè dei poveri, dei bisognosi delle vittime delle guerre, delle persecuzioni e delle ingiustizie dei popoli che hanno perso la sicurezza, la pace e la comune convivenza. Percorrere la strada della fratellanza richiede di misurarsi con domande tutt’altro che banali che quel grido suscita, e che già percorrono il nostro travagliato mondo”. Così si è espresso padre Xavier Jeyaraj SJ, direttore del Segretariato per la Giustizia sociale e l’Ecologia della Compagnia del Gesù, nel corso di un webinar dal titolo “Accesso ai diritti e rispetto della dignità umana”, co-organizzata dall'Atlante delle guerre e dei conflitti nel mondo, antenna italiana del “Forum Mondiale delle Città e dei Territori di Pace”, presentato in Vaticano il 31 luglio scorso (vedi Fides 31/07/2021).
Partendo dalle encicliche "Laudato si'" e "Fratelli tutti” di Papa Francesco, padre Xavier Jeyaraj , nella sua relazione, individua alcuni punti cruciali per promuovere politiche pubbliche, programmi e iniziative di cittadinanza che aiutino a costruire una reale educazione alla pace, alla dignità umana, allo sviluppo autentico e inclusivo. Secondo il Gesuita, “la cultura dell’incontro esige di mettere al centro di ogni azione politica, sociale ed economica la persona umana: per camminare verso l’amicizia sociale e la fraternità universale - sottolinea - è essenziale rendersi conto di quanto vale un essere umano, quanto vale una persona, sempre e in qualunque circostanza”. In società che spesso non esitano a ignorare o emarginare alcune categorie di persone, bisogna essere in grado “di reagire con un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole. Il ‘sogno’ - precisa p. Xavier – non va inteso non nel senso dell’evasione che fa perdere il contatto con la realtà, o dell’utopia consolatoria rispetto a una dura realtà, ma in quello che Papa Francesco indica come una visione capace di orientare, di indicare la direzione di marcia, di motivare al cambiamento”.
Persistono oggi nel mondo numerose forme di ingiustizia, nutrite da un modello economico fondato sul profitto, che non esita a sfruttare, a scartare e perfino ad uccidere l’uomo: “Mentre una parte dell’umanità vive nell’opulenza - osserva p. Jeyaraj - un’altra parte vede la propria dignità disconosciuta, disprezzata o calpestata nei suoi diritti fondamentali. La dignità della persona è dunque il vero valore non negoziabile: come dice il Papa, prendersi cura del mondo significa prendersi cura di noi stessi, ed è ora necessario costituire un ‘noi’ universale”.
In questa prospettiva il discernimento e il dialogo sono “la radice a cui fare riferimento per comprendere il significato di questa insistenza sulla necessità di costruire un popolo” - nota p. Xavier. Questa esprime un anelito che si consolida profondamente nella fede cattolica. “Con la firma del Documento di Abu Dhabi sulla fratellanza umana - spiega il religioso - questo diventa vero persino nella concretezza della formulazione del testo: quanto abbiamo in comune riusciamo anche a esprimerlo con parole, in cui tutti possiamo riconoscerci. Questo - conclude - è il modo migliore per incamminarsi concretamente verso una via di pace nella costruzione di un popolo in cui le differenze si armonizzino all’interno di un progetto comune”.
(ES) (Agenzia Fides 28/8/2021)
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AFRICA/SUDAFRICA - Il Vescovo Sipuka: economia inclusiva e istruzione, antidoto alla violenza
 
Johannesburg (Agenzia Fides) - “Dopo le violenze scoppiate a luglio, abbiamo suggerito al governo di adottare delle misure per la riconciliazione, chiedendo a chi ha rubato e saccheggiato i negozi di riportare entro breve la merce sottratta per ottenere una amnistia. Il governo ha dato l’ok e alcune persone stanno rispondendo”. Lo afferma Mons. Sithembele Sipuka, Vescovo di Mthatha, Sudafrica, e Presidente della SACBC (Southern African Catholic Bishops' Conference, che raccoglie i Vescovi di Sudafrica, Botswana ed eSwatini) in una intervista rilasciata all’Agenzia Fides. Più di 300 persone sono morte e circa 3.000 negozi sono stati saccheggiati quando a luglio sono scoppiate proteste e violenze, innescate dalla detenzione dell'ex presidente Jacob Zuma ma in seguito guidate dalla rabbia per la povertà e la disuguaglianza.
Dice il Vescovo, che ha illustrato la questione anche all'Assemblea plenaria della Southern African Catholic Bishops’ Conference (vedi Fides 6/8/2021): “La situazione è tornata alla calma, ma ora ci si chiede come sia stato possibile che migliaia di cittadini prendessero d’assalto negozi, locali, case senza che ci sia stato un intervento immediato per fermarli”. Il Sudafrica, dopo giorni di scontri che in varie città hanno lasciato segni di saccheggio e devastazione, fa i conti con le profonde divisioni che la attraversano, specie dopo l’arresto dell’ex presidente Jacob Zuma, accusato di corruzione nel periodo del suo mandato e incarcerato lo scorso 7 luglio. Zuma, condannato a 15 mesi di reclusione per essersi sempre rifiutato di venire giudicato per i crimini di cui è sospettato, ha ancora molti seguaci nel Paese, alcuni dei quali hanno scelto la rivolta.
“La violenza non è solo risposta all’incarcerazione dell’ex presidente – riprende Mons. Sipuka -. Dietro a simili avvenimenti ci sono doversi motivi: in prims una polarizzazione politica tra quanti continuano a supportare Zuma e quelli che invece si professano dalla parte della legge e vogliono che la giustizia faccia il suo corso. Tutto ciò ha una conseguenza diretta sulla società perché organismi istituzionali come l’esercito o la polizia, dipendono da ministeri alla cui guida ci sono esponenti di fazioni diverse. Le profonde divisioni nel partito al governo hanno portato a separazioni nei servizi segreti, nella polizia e nell’esercito, generando una sostanziale inazione perché chi pensa ai propri interessi non mette il Paese al primo posto. Una seconda ragione che pesa è la povertà della popolazione, ridotta in alcune fasce alla fame. Migliaia di persone facilmente utilizzabili da chi vuole fomentare la violenza. C’è un terzo elemento poi, che è la criminalità: i criminali utilizzano queste opportunità per allargare il raggio di azione e creare caos.”.
La Chiesa cattolica, che ha emanato un accorato appello a firma della SACBC (affiancato da un documento della South African Council of Churches - SACC -, ndr) richiama alla pace e, nel contempo, sviscera le radici del conflitto. Spiega Mons. Sithembele Sipuka: “La violenza è sempre da condannare e se ci sono differenze nel partito, nella politica o nella società, l’unica via è sedersi e dialogare. Mai strumentalizzare i poveri per servire i propri interessi, prima di tutto viene il bene del Paese. Il nostro messaggio ai più poveri è ‘non permettete che vi usino’. Sono loro le prime vittime: il pane in molti luoghi non si può acquistare a prezzi equi perché i negozi sono stati devastati”. Prosegue il Vescovo: “Crediamo poi che un punto fondamentale sia la collaborazione tra imprese, mondo del lavoro e governo. Bisogna viaggiare verso una economia che includa e che riduca la povertà, dato l’alto numero di disoccupati. L’istruzione è di scarsa qualità e i giovani escono dai percorsi formativi senza che possano essere produttivi da subito. Il nostro sguardo va anche alle zone più rurali del Paese: il governo si deve occupare di favorire lo sviluppo perché le popolazioni che vi abitano possano guadagnarsi la vita dignitosamente e perché sono zone fondamentali per offrire un contributo notevole all’economia”.
Il Vescovo conclude auspicando che “la voce Consiglio delle Chiese sia ascoltata, come avvenuto, ad esempio, per la consulenza su come affrontare la pandemia. In alcuni casi le nostre proposte sono divenute azioni, come per i sussidi per chi ha perso il lavoro per il Covid”.
(LA) (Agenzia Fides 28/8/2021)
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ASIA/MEDIO ORIENTE - Vescovi armeni cattolici convocati a Roma dal 20 settembre per eleggere il nuovo Patriarca
 
Aleppo (Agenzia Fides) – I vescovi armeni cattolici, provenienti dalle diocesi sparse in Medio Oriente e nei Paesi di maggior concentrazione della diaspora armena, si riuniranno a Roma, a partire dal prossimo 20 settembre, per eleggere il loro nuovo Patriarca. Lo conferma all’Agenzia Fides l’arcivescovo armeno cattolico di Aleppo, Boutros Marayati, attuale Amministratore della Chiesa patriarcale di Cilicia degli armeni. “Il Santo Sinodo elettivo svoltosi a partire dallo scorso 22 giugno presso il Convento libanese di Nostra Madre di Bzommar” ricorda l’Arcivescovo Marayati “non è andato a buon fine. In quindici giorni, nessun candidato ha ottenuto i due terzi dei voti dei dodici vescovi partecipanti al Sinodo, soglia richiesta per essere eletto successore del Patriarca Krikor Bedros XXI Ghabroyan, scomparso lo scorso 25 maggio (nella foto, durante la concelebrazione eucaristica con Papa Francesco, ndr). A quel punto, secondo quanto è stabilito dal Codice dei Canoni delle Chiese orientali, le sessioni del Sinodo elettivo sono state interrotte, e la questione è stata rimessa al Papa. Ora ci ritroveremo il prossimo 20 settembre, presso il Pontificio Collegio armeno di Roma, per due giorni di ritiro spirituale. Poi, a partire dal 22 settembre, inizierà l’assemblea sinodale per eleggere il nuovo Patriarca, che si svolgerà sotto la presidenza del Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese orientali”.
Riguardo alle procedure di elezione dei Patriarchi, il canone 72 del Codice dei Canoni delle Chiese orientali, al primo comma, stabilisce che “è eletto colui che ha riportato due terzi dei voti, a meno che per diritto particolare non sia stabilito che, dopo un conveniente numero di scrutini, almeno tre, sia sufficiente la parte assolutamente maggiore dei voti (eventualità attualmente non contemplata nel diritto particolare della Chiesa armena cattolica, ndr) e l’elezione sia portata a termine a norma del canone 183, §§3 e 4”. Il secondo comma del medesimo canone 72 chiarisce che “Se l’elezione non si porta a termine entro quindici giorni, da computare dall’apertura del Sinodo dei Vescovi della Chiesa patriarcale, la cosa viene devoluta al Romano Pontefice”.
Se anche il Sinodo elettivo della Chiesa patriarcale armena cattolica dovesse registrare una nuova situazione di stallo, l’esito positivo dell’assemblea elettorale sarà comunque garantito dal ricorso a alcune deroghe, che dopo un certo numero di votazioni avvenute senza esito consentiranno di eleggere Patriarca il candidato che raggiunge la maggioranza assoluta (la metà più uno) dei voti espressi. Se l’impasse elettorale dovesse perpetuarsi, sarà eletto Patriarca il candidato che ottiene la maggioranza relativa dei consensi. Se infine i voti dei vescovi votanti dovessero concentrarsi in maniera assolutamente paritaria intorno a due candidati, diverrà Patriarca il vescovo più anziano per ordinazione sacerdotale. (GV) (Agenzia Fides 28/8/2021).
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ASIA/BANGLADESH - I cattolici piantano un milione di alberi nello spirito della Laudato Si'
 
Dacca (Agenzia Fides) – Piantare circa un milione di alberi in occasione dell'Anno Laudato Si', nel centenario della nascita del "Padre della Nazione", lo Sheikh Mujibur Rahman, e nell'anno in cui il Bangladesh celebra i 50 anni dell'indipendenza. E' l'obiettivo raggiunto dalla piccola Chiesa cattolica bangladese, che, nella nazione di oltre 165 milioni di persone, rappresenta solo 400.000 fedeli. Il programma di piantumazione è stato avviato il 14 agosto 2020 in un impegno collettivo promosso dal Cardinale Patrick D'Rozario e da tutti i Vescovi cattolici del Bangladesh. In occasione dell'Anno Laudato si', tutte gli enti e comunità cattoliche si sono dati da fare: 400.000 alberi sono stati piantati da gruppi e parrocchie delle varie diocesi cattoliche; 360mila da Caritas Bangladesh; 215mila da Christian Cooperative Credit Union Ltd; 10.000 alberi sono stati affidati dalla Bangladesh Christian Association, per un totale di 931.000 alberi.
Padre Jyoti Francis Costa, Segretario Generale aggiunto della Conferenza Episcopale del Bangladesh, ha dichiarato all'Agenzia Fides: "Il Santo Padre ha chiamato i fedeli a prendersi cura della terra, e i fedeli cattolici di questo Paese hanno risposto piantando alberi perché gli alberi possono rendere il mondo più verde e produrre ossigeno". E ha aggiunto: "Tutti i Vescovi sovrintendono alla campagna di piantumazione degli alberi nelle diverse diocesi, che entro quest'anno sarà completata".
Anche Caritas Bangladesh sta lavorando nella stessa direzione. Sebastian Rozario, Direttore Esecutivo di Caritas, ha dichiarato all'Agenzia Fides di aver piantato alberi nelle loro aree di lavoro che coprono 49 distretti. "Stiamo consegnando altri alberi a quanti beneficiano del nostro sostegno, e si stanno piantando gli alberi aggiuntivi. La maggior parte degli alberi è già stata piantata; il resto degli alberi lo pianteremo entro quest'anno". Rozario ritiene che questa iniziativa sia una pietra miliare per la Chiesa cattolica. "Oltre a distribuire alberi ai beneficiari, tutti e 6.000 i volontari della Caritas hanno piantato un albero con il loro impegno personale", ha spiegato.
La cooperativa cristiana "Credit Union Ltd", organizzazione cooperativa fondata a Dacca dal sacerdote della Santa Croce padre Charles J. Young, sta facendo la stessa campagna. Pankaj Gilbert Costa, presidente dell'organizzazione ha confermato l'impegno a piantare 215mila alberi.
Nirmol Rozario, presidente della Bangladesh Christian Association, ha informato che la sua organizzazione ho distribuito 10.000 alberi da frutti e piante ad amici persone che se ne prenderanno cura. Il giovane Sujon Haldar ha ricevuto una piantina di mango dalla Bangladesh Christian Association e l'ha piantata nel giardino della sua abitazione: "Questi alberi in futuro mi forniranno ombra, frutti e legno. Gli alberi sono amici per sempre", dice, apprezzando l'iniziativa della Chiesa cattolica.
(FC-PA) (Agenzia Fides 28/08/2021)
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AMERICA - Nasce la piattaforma “MigraSegura” per offrire informazioni utili e sicure ai migranti venezuelani in Brasile ed Ecuador
 
Brasilia (Agenzia Fides) – E’ nata la piattaforma digitale “MigraSegura”, rivolta ai migranti, soprattutto venezuelani, che vi potranno trovare informazioni sicure e affidabili sui servizi di base e sulle politiche migratorie di Brasile e Ecuador. Frutto della collaborazione tra Caritas Ecuador e Caritas Brasile, con il sostegno della fondazione “JuntosEsMejor Challenge”, dell’USAID e della Banca Interamericana dello Sviluppo, con il supporto del Catholic Relief Services (CRS), la piattaforma è stata lanciata ufficiale il 26 agosto attraverso il sito web www.facebook.com/migrasegura.
Come spiega la nota pervenuta all’Agenzia Fides, l'obiettivo è di fornire informazioni tempestive ai migranti venezuelani, che possono essere vittime delle reti di tratta di persone e di gruppi criminali, per mancanza di una guida che li orienti. Infatti, "l'entità della crisi venezuelana, in cui si stima che più di 5 milioni e mezzo di persone abbiano lasciato il proprio Paese, richiede di mettere al servizio dei rifugiati e dei migranti venezuelani informazioni che hanno lo scopo di salvare vite umane, oltre a contribuire al processo decisionale con informazioni veritiere, in modo che possano avere un transito migratorio sicuro".
Questo progetto è iniziato alla fine del 2020. Per la sua realizzazione è stato condotto uno studio interpellando un campione di 807 rappresentanti di famiglie venezuelane (400 in Ecuador e 407 in Brasile), e 15 informatori-chiave (6 donne e 9 uomini) in rappresentanza di organizzazioni che hanno una vasta esperienza di lavoro con questa popolazione. La raccolta dei dati è stata effettuata in 8 città del Brasile e 6 città dell'Ecuador. Lo studio ha rivelato che circa il 66% delle persone che hanno lasciato il Venezuela per il Brasile e l'Ecuador, non hanno informazioni sui paesi ospitanti. Le ragioni principali per cui le famiglie lasciano il Venezuela sono la carenza di cibo nel paese (75%), la mancanza di occupazione (70%) e l’accesso limitato ai servizi sanitari e alle medicine (58%). I motivi per cui hanno scelto come paese di destinazione il Brasile e l’Ecuador sono principalmente le prospettive di lavoro più vantaggiose (68%), una maggiore situazione di sicurezza (47%) e migliori prospettive educative per i bambini e i giovani (39%).
(SL) (Agenzia Fides 28/08/2021)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

The Chosen ...é sufficiente per me...posso fare molto con questo ..

Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occ...