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giovedì 20 febbraio 2020

Il punto sull’attività del Papa e della Santa Sede.


Vatican News: La rivoluzione più grande della storia

Il punto sull’attività del Papa e della Santa Sede. Oggi Francesco ha celebrato la Messa a Santa Marta e ha ricevuto i partecipanti alla Plenaria della Congregazione per l'Educazione Cattolica. Meeting point per presentare la prossima apertura degli Archivi Vaticani relativi al pontificato di Pio XII



Sergio Centofanti – Città del Vaticano

Una rivoluzione educativa che aiuti l’umanità ad essere più fraterna, più solidale, più inclusiva: ne ha parlato il Papa nel discorso ai partecipanti alla Plenaria della Congregazione per l'Educazione Cattolica in vista della giornata per il patto educativo globale, in programma il prossimo 14 maggio. Francesco ha promosso questo evento per vincere le tendenze odierne alla frammentazione e alla contrapposizione alimentate dall’idolatria dell’Ego. “Mai come ora - ha affermato - c’è bisogno di unire gli sforzi in un’ampia alleanza educativa per formare persone mature”, capaci di ricostruire il tessuto delle relazioni umane all’insegna della compassione e della responsabilità. Per raggiungere questi obiettivi ci vuole coraggio: “Il coraggio di mettere al centro la persona ... Il coraggio di formare persone disponibili a mettersi al servizio della comunità”. Una rivoluzione educativa che aiuti a trovare l’equilibrio con sé stessi, con gli altri, con la natura e con Dio.

La rivoluzione più grande della storia è quella compiuta da Gesù: la sua morte e la sua resurrezione hanno cambiato il mondo, hanno cambiato radicalmente l’umanità. Nella Messa a Santa Marta, Francesco commenta il Vangelo odierno in cui Pietro confessa che Gesù è “il Cristo” ma, subito dopo l’annuncio che il Figlio dell’uomo avrebbe sofferto molto e sarebbe stato ucciso per poi risorgere, si mette a rimproverare il Maestro, che risponde: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». “Confessare Gesù - ha detto il Papa nell’omelia - è confessare la sua morte, la sua resurrezione; non è confessare: ‘Tu sei Dio’ e fermarci lì, no: ‘Tu sei venuto per noi e sei morto per me. Tu sei risorto. Tu ci dai la vita, Tu ci hai promesso lo Spirito Santo per guidarci’. Confessare Gesù significa accettare la strada che il Padre ha scelto per Lui: l’umiliazione”. E quando i cristiani non seguono questa strada, sbagliano, diventano mondani, della stessa pasta del mondo. Il cristiano, invece, è un rivoluzionario se segue Gesù, perché accoglie la grazia della sua morte e risurrezione che cambia radicalmente il cuore.

La vera rivoluzione è spostare l’attenzione da sé agli altri. Nel tweet per la Giornata mondiale della giustizia sociale, il Papa afferma: “La scelta per i più poveri e dimenticati ci spinge a liberarli dalla miseria materiale e a difendere i loro diritti, ma anche a proporre ad essi l’amicizia con il Signore, che li ama e ha donato loro un’immensa dignità”. Evangelizzazione e promozione umana: essere cristiani a tutto tondo.

Aiutare gli altri senza far rumore. Mons. Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio Apostolico Vaticano, parla dell’opera grandiosa svolta da Pio XII negli anni della Seconda Guerra mondiale, un vero “fiume di carità” a favore dei più bisognosi. Oggi, nella Sala Stampa vaticana, si è tenuto un “Meeting Point” con i giornalisti per presentare l’apertura, il prossimo 2 marzo, degli Archivi della Santa Sede relativi al pontificato di Papa Pacelli (1939-1958). Mons. Pagano, in particolare, ha sottolineato ai nostri microfoni che i nuovi documenti che saranno a disposizione degli studiosi potranno confermare l’aiuto offerto da Pio XII agli ebrei in quel periodo. La leggenda nera dei cosiddetti silenzi di questo Pontefice nasce alcuni anni dopo la sua morte. Eppure, osserva il prefetto, negli Archivi “ci sono molti documenti che contengono i ringraziamenti di persone ebree. E parlo ovviamente di ebrei non battezzati, rimasti nella loro fede, che ringraziano Papa Pacelli per l’aiuto prestato”. Questa non è una rivoluzione, è semplicemente storia.

martedì 14 gennaio 2020

Agenzia Fides 14 gennaio 2020

VATICANO - Il congedo del Cardinale Filoni da “Propaganda Fide”: “E’ tempo della missione inter gentes”
 
Città del Vaticano (Agenzi Fides) - “Oggi in tutto il mondo c’è bisogno di un rinnovato annuncio del Vangelo, non solo nei tradizionali ‘territori di missione’ ma anche nei continenti di antica evangelizzazione. Dalla missione ad gentes, oggi è il tempo della missione inter gentes. Ogni battezzato è un missionario. E se in passato l’annuncio del Vangelo era appannaggio di sacerdoti e religiosi, oggi notiamo una straordinaria partecipazione dei laici, sia singolarmente, sia come membri di movimenti e gruppi ecclesiali: tra loro – novità suscitata dallo Spirito santo – vi sono anche coppie di coniugi e famiglie con bambini che partecipano con fervore all’opera di evangelizzazione: questo è un grande motivo di speranza”. Lo dice all’Agenzia Fides il Cardinale Fernando Filoni, che il 15 gennaio termina il suo mandato alla guida del Dicastero di “Propaganda Fide”, di cui resta “Prefetto emerito”, per iniziare il suo servizio come Gran maestro dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Il Cardinale, nel suo congedo, ha voluto ricordare “la grande responsabilità della Congregazione verso oltre 1.200 circoscrizioni ecclesiastiche in Africa, Asia, Oceania, America” spiegando che, proprio per “entrare in contatto con le giovani Chiese”, in quasi nove anni alla guida del Dicastero missionario, ha compiuto circa 50 viaggi, occasione propizia per incontrare e ascoltare le Chiese locali, al fine di “far conoscere loro l’attività della Congregazione e, nel contempo, capire le loro esigenze”. Questo ascolto è stato funzionale nell’opera precipua di “Propaganda Fide”, quella di nominare Vescovi e vicari apostolici nelle diocesi dei territori sotto la sua giurisdizione, per “intuire qual tipo di Pastore ogni comunità attende”.
Il Prefetto emerito ha voluto nuovamente rimarcare la preziosa opera di formazione portata avanti dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli che, grazie al sostegno delle Pontificie Opere Missionarie, eroga ogni anno oltre 600 di borse di studio a seminaristi, sacerdoti e religiose delle giovani Chiese, e cura il sostegno l’aggiornamento per i nuovi vescovi, i rettori e i docenti dei seminari dei territori di missione, organizzando apposito corsi a Roma.
Allora, di fronte al calo delle offerte raccolte in occasione della Giornata missionaria mondiale, che permettono alle Pontificie Opere Missionarie di sostenere migliaia di progetti in tutto il mondo, il cardinale Filoni ha lanciato un appello: “Se ogni battezzato donasse l’equivalente di un solo dollaro all’anno per le missioni, si potrebbe rispondere alle attese e ai bisogni di vaste popolazioni indigenti”.
A conclusione del mandato del Cardinale, l’Arcivescovo Giampietro Dal Toso, Segretario aggiunto della Congregazione per l’evangelizzazione dei Popoli e Presidente delle Pontificie Opere Missionarie, lo ha salutato con queste parole: “Nel lavoro lei ci ha dato sicurezza. Il lavoro di Prefetto di Propaganda Fide non è per niente facile, in particolare è affidato a questa Congregazione un compito delicatissimo, quello di provvedere alla successione apostolica. In questo compito ci sentivamo sicuri della sua esperienza, del suo discernimento, frutto di un attento ascolto, della sua sapienza, che ha guidato le sue scelte anche in situazioni estremamente complicate. Questa guida sicura ha il suo peculiare fondamento in un atteggiamento di vita che non posso sottacere: la sua abnegazione, cioè dire ‘no’ a se stesso per servire più liberamente la Chiesa”. Ha aggiunto mons. Dal Toso, con un tradizionale augurio altoatesino: “Vergelt’s Gott”, cioè “Che Dio la ricompensi”: “Dio le ripaghi in consolazione, benedizione, compagnia, tutto il bene che ha fatto e voluto per le missioni da questo suo ufficio”. (PA) (Agenzia Fides 14/01/2020)
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AFRICA/CENTRAFRICA - I Vescovi: “i 125 anni dell’Evangelizzazione siano uno sprone ad uscire dalla crisi”
 
Bangui (Agenzia) - “Dopo 125 anni di evangelizzazione, rendiamo grazie a Dio per la sua opera di salvezza nella vita del popolo centrafricano attraverso l'impegno di uomini e donne di fede. Rendiamo omaggio a tutti i missionari, religiosi e laici, la cui testimonianza di fede e dedizione è stata e rimane un modello nella costruzione di comunità ecclesiali. Inoltre, ci inchiniamo davanti al ricordo di coloro che seguirono Cristo al Calvario e portarono la sua sofferenza nei loro corpi, come martiri” scrivono i Vescovi della Repubblica Centrafricana nel messaggio pubblicato al termine della loro Assemblea Ordinaria, tenutasi presso la cattedrale di Bangui dal 6 al 12 gennaio.
Richiamando il Mese Missionario Straordinario dell’ottobre 2019, i Vescovi affermano di volere “apportare uno sguardo alla vita missionaria della Chiesa e trasmettere un messaggio di speranza, di pace e di risveglio della coscienza”.
“Benediciamo il Signore per il suo Spirito che guida la Chiesa nella Repubblica Centrafricana nei suoi impegni per la giustizia, i diritti umani, il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni e il regolamento non violento dei conflitti, specialmente nei momenti peggiori della nostra storia” continua il messaggio, il cui testo è pervenuto all’Agenzia Fides.
“Tuttavia, è risaputo che resta ancora molto da fare per un'efficace ripresa del nostro Paese” ammoniscono i Vescovi. “Il conflitto che imperversa con tutte le sue drammatiche conseguenze fa apparire delle forme di contro-testimonianza nella nostra vita. Alcuni cristiani separano la loro vita professionale dalla loro vita di fede. Altri mescolano pratiche di magia con celebrazioni sacramentali. Altri ancora si lasciano attrarre da sette e società segrete (massoneria, Rosacroce, ecc.). Infine, alcuni abbandonano i grandi valori di unità, dignità, lavoro, rispetto, solidarietà, onestà a favore di facili guadagni e del perseguimento dei propri interessi”.
Pur esprimendo apprezzamento per l’operato del governo nel potenziare le forze di sicurezza, i Vescovi sottolineano che “la soluzione al conflitto armato nella Repubblica centrafricana non è solo militare, ci chiediamo: a quando la formazione di qualità e l’assunzione di massa di insegnanti, professori, infermieri e medici?”
I Vescovi concludono con una serie di raccomandazioni alle diverse componenti della società centrafricana. In particolare chiedono al governo di impegnarsi a rispettare la Costituzione e di organizzare elezioni libere e trasparenti nei tempi stabiliti dalla legge. (L.M.) (Agenzia Fides 14/1/2020)
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ASIA/FILIPPINE - La Corte Suprema boccia il matrimonio omosessuale: la Chiesa filippina approva
 
Manila (Agenzia Fides) - I leader della Chiese filippina hanno accolto con favore la sentenza della Corte suprema che ha confermato la sua precedente decisione di rigettare la petizione che mirava a legalizzare il matrimonio omosessuale nel paese. La petizione, secondo la Corte, manca di "argomenti sostanziali" per giustificare l'inversione della sentenza già emessa.
Come appreso da Fides, il Vescovo Broderick Pabillo, ausiliare di Manila, ha elogiato la sentenza, esortando la politica e i legislatori "a occuparsi di questioni urgenti come la povertà, la disoccupazione e i cambiamenti climatici". Il Vescovo Honesto Ongtioco, alla guida della diocesi di Cubao, ha ricordato che "la Chiesa sosterrà sempre gli insegnamenti di Gesù riguardo al matrimonio, indipendentemente da ciò che lo stato potrà decidere con le sue leggi". Secondo padre Melvin Castro, per anni segretario della Commissione episcopale per la famiglia, "la sentenza della Corte resta incompleta perché non proibisce esplicitamente il matrimonio tra persone dello stesso sesso, e lascia la possibilità che il Congresso possa emanare tale legge". Per questo "i cristiani dovranno essere vigili e sempre in guardia", ha detto.
In reazione alla sentenza della Corte, Maria Sofia Robles, membro del gruppo ecclesiale "Couples for Christ", esprimendo i sentimenti di tutti i fedeli impegnati in difesa della famiglia, della vita e del sacramento del matrimonio, ha dichiarato a Fides: "Il matrimonio è solo quello tra un uomo e una donna, fecondo secondo la legge naturale. Siamo lieti che la Corte Suprema abbia riconosciuto questa verità che continueremo a promuovere come segno di amore nella società". (SD) (Agenzia Fides 14/1/2020)
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ASIA/THAILANDIA - La missione della “Casa degli angeli” per l’integrazione dei bambini disabili con le loro famiglie
 
Nonthaburi (Agenzia Fides) – Nella parrocchia di Nostra Signora della Misericordia, a Nonthaburi, nella diocesi di Bangkok, alla periferia nord della capitale, sorge la “Casa degli Angeli”. Qui sono accolti bambini disabili e le loro mamme in un contesto che giudica la disabilità come frutto di una colpa personale, fonte di emarginazione.
Nata da un’iniziativa della Caritas di Venezia in collaborazione con il Pontificio Istituto per le Missioni Estere e le Missionarie Saveriane, la Casa è stata gestita per anni dalla fondatrice suor Angela Bertelli (vedi Agenzia Fides 7/1/2010). “Bangkok significa ‘città degli angeli’ e la vera missione della Casa degli Angeli è l’incontro con Dio nei nostri ospiti angioletti”, ha dichiarato la missionaria saveriana nel recente passaggio di consegne della casa alla Comunità Papa Giovanni XXIII.
“Nella Casa degli angeli accogliamo piccoli indigenti che sono discriminati in un contesto culturale che tende ad emarginare le persone con handicap”, ha detto il Presidente della Comunità fondata da don Benzi, Giovanni Paolo Ramonda, nel suo incontro con l’Arcivescovo di Bangkok, il Cardinale Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij.
La casa cerca di accompagnare e reintegrare i disabili nelle loro famiglie. Attualmente ci sono 12 ragazzi, 7 dei quali dormono in casa, altri sono assistiti in vari contesti. Tra gli ospiti, oltre ad una madre indonesiana con il suo bimbo con grave handicap, anche una ragazza di 19 anni che frequenta la Casa tre volte la settimana e una bimba congolese immigrata di 6 anni. Sono tre le donne rimaste tra quelle che erano presenti al tempo di suor Angela.
La Comunità di don Benzi opera da 50 anni al fianco degli ultimi in tutti i campi della marginalità sociale. In Italia gestisce 201 case famiglia, che accolgono 1.283 persone di tutte le età e di tutte le provenienze. E' presente in 42 paesi del mondo.
(AdB/AP) (14/1/2020 Agenzia Fides)
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AMERICA/CILE - Migliaia di pellegrini alla grande festa de “El Niño Dios” a Sotaquí pregano per il Cile
 
Sotaquí (Agenzia Fides) - Il sole cocente non ha scoraggiato migliaia di pellegrini e devoti di “El Niño Dios” di Sotaquí, che domenica 12 gennaio hanno dato vita alla “Fiesta Grande 2020”, una delle feste religiose più importanti e sentite del Cile, il cui programma è stato guidato dal motto “Preghiamo tutti per il Cile”. Di fronte alla grave crisi sociale e religiosa che sta vivendo il paese, la festa e la novena che l’ha preceduta, dal 3 all’11 gennaio, hanno voluto invitare tutti ad una grande preghiera per il Paese.
Padre José Antonio López, Rettore del Santuario, ha sottolineato il significato della festa, che si è concentrata sulla preghiera per il Paese: “In questa occasione abbiamo voluto enfatizzare la preghiera per il Cile, perché le richieste espresse da gran parte della società siano ascoltate e risolte. Anche la novena è andata in quella direzione, tutti noi preghiamo il Signore e la sua santa Madre. Possa El Niño Dios de Sotaquí intercedere per noi e per la buona accoglienza delle richieste” ha affermato.
Secondo le informazioni diffuse dalla Conferenza episcopale del Cile, pervenute a Fides, la Messa solenne è stata presieduta dall'Arcivescovo di La Serena, Mons. René Rebolledo Salinas, concelebrata da numerosi sacerdoti e diaconi permanenti di tutta l'arcidiocesi. Nel pomeriggio è iniziata la tradizionale processione per le strade della città, accompagnata da canti e danze in onore del Bambino Gesù.
“El Niño Dios” di Sotaquí è una piccola statua il legno, considerata miracolosa, raffigurante Gesù Bambino. Si colloca tra le raffigurazioni di Gesù Bambino diffuse in Spagna, Italia, America latina e Filippine, tra gli altri luoghi, la cui devozione si tramanda di generazione in generazione. E’ alta circa 40 cm ed è custodita nella chiesa del Niño Dios nella piccola località cilena di Sotaquí, nel comune di Ovalle, dove fu ritrovata per caso da alcuni bambini. Per l’annuale “festa grande” di gennaio, che dura alcuni giorni, arrivano in questo luogo migliaia di persone, provenienti da tutto il paese e anche dall’estero. (SL) (Agenzia Fides 14/1/2020)
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AMERICA/ARGENTINA - Nonostante il massimo impegno della Caritas è sempre alto il numero delle persone in povertà
 
Buenos Aires (Agenzia Fides) – “Il nostro modello è Cristo, che è venuto a servire con semplicità e umiltà" ha affermato Monsignor Carlos Tissera, Vescovo di Quilmes, presidente di Caritas Argentina, ricordando all'inizio dell'anno che la realtà della fame e di coloro che soffrono è dura ma la Chiesa, attraverso la Caritas, dà speranza alle persone.
Secondo il rapporto diffuso da Caritas Argentina relativo all’attività svolta nel 2019, pervenuto all’Agenzia Fides, nel periodo compreso tra il 27 settembre e il 18 ottobre 2019, la Caritas ha distribuito in 54 diocesi di tutto il paese, 810 tonnellate di viveri fornite dal Ministero della saluto e dello sviluppo sociale, per un valore approssimativo di 77 milioni pesos, nel quadro dell'emergenza alimentare decretata. A sua volta, la Caritas ha lanciato una campagna di raccolta fondi, che tra maggio e dicembre ha raccolto 1.626.020 dollari destinati ad aiutare 755 bambini e 2.358 famiglie attraverso mense e distribuzione di merende, della diocesi di Añatuya (Santiago del Estero), Concepción de Tucumán (Tucumán), Esquel (Chubut), Jujuy (Jujuy), Oberá (Misiones), Paraná (Entre Ríos), Reconquista (Santa Fe) e Salta (Salta).
“La distribuzione logistica richiesta da questo lavoro di assistenza ci ha richiesto il massimo impegno, ma nonostante gli sforzi dei nostri volontari vediamo ancora un'alta percentuale di persone in condizioni di povertà. Riteniamo che ciò sia dovuto al fatto che ogni giorno ci sono più persone bisognose di alimenti di base: gli aumenti dei prezzi e la mancanza di lavoro rendono difficile l'accesso a una popolazione vulnerabile in crescita” afferma Sofía Terek, Coordinatrice dell'area di assistenza immediata ed emergenze.
Caritas Argentina lavora per rispondere ai problemi sociali delle comunità emarginate e delle persone in situazioni di povertà e di emergenza nel paese. Tra i suoi programmi offre un aiuto immediato con 180 mila pacchi alimentari al mese e 600 mila generi alimentari. Allo stesso tempo gestisce più di 760 mense e oltre 3.000 posti dove vengono forniti colazione, snack e "bicchieri di latte" a bambini piccoli, bambini in età scolare, adolescenti, donne in gravidanza e anziani.
Nel terzo trimestre del 2019 il 40.8% della popolazione argentina è stato classificato come povero dallo studio dell'Osservatorio del debito sociale dell'Università Cattolica Argentina (UCA), il quale ha precisato che anche l'indigenza è progredita, raggiungendo quota 8,9% (vedi Fides 6/12/2019). Secondo il quotidiano Ambito Financiero, giornale finanziario specializzano in materia, quattro argentini su dieci sono poveri, il che significa 16 milioni di persone. (SL) (Agenzia Fides 14/1/2020)
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AFRICA - Passaggio di Circoscrizioni Ecclesiastiche della Regione Nord dell’Africa
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Santo Padre Francesco ha deciso di far passare le Circoscrizioni Ecclesiastiche della Regione Nord dell’Africa - Alger, Constantine, Oran, Tunis - dalla Congregazione per i Vescovi alla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. (SL) (Agenzia Fides 14/1/2020)

giovedì 9 gennaio 2020

agenzia Fides 9 gennaio 2020

AFRICA/TOGO - Un missionario: “Non ci sono grandi autostrade per l’evangelizzazione, ma piccoli sentieri che bisogna cercare ogni giorno”
 
Kolowaré (Agenzia Fides) – “Ero già stato, alcuni giorni fa in alcune fattorie in mezzo alla savana boschiva, dietro Kadambara, verso il Sud, dove persiste un pressante bisogno di acqua”, ha raccontato all’Agenzia Fides padre Silvano Galli, sacerdote della Società per le Missioni Africane, narrando una sua recente esperienza di missione. “Bisognava inoltrarsi per una quindicina di km, su una pista sterrata, per raggiungere i luoghi. Una serie di agglomerati, di una ventina di persone ciascuno, distanti l’uno dall’altro, un tiro di freccia”, prosegue.
Nella nota inviata a Fides il missionario condivide alcuni tratti della vita quotidiana che lui affronta insieme ai suoi collaboratori: “Non ci sono grandi autostrade per l’evangelizzazione, ma piccoli sentieri che bisogna umilmente cercare ogni giorno. Ieri mattina, 8 gennaio, insieme ai miei collaboratori ci dirigiamo in tutt’altra direzione. Prendiamo la strada che va verso il Benin, poi ad Afadadè, infiliamo una pista laterale che non conoscevo, e via per una decina di km in mezzo alla savana. Ogni tanto c’è un piccolo villaggio con la sua moschea. Una mi colpisce particolarmente: appena uscita dal terreno, nuova, pulita e pronta all’uso. Il villaggio non è sulla pista, ma per raggiungerlo bisogna fare una deviazione, e decidiamo di fermarci. Anziani, giovani, donne, bambini, tutti erano là ad accoglierci, sotto il grande albero. Sono tutti musulmani. Sono commossi dal gesto che abbiamo fatto: siamo venuti a trovarli nel loro villaggio, sperduto in mezzo al nulla. Uno ad uno passano a salutarci. Un gruppo di donne si avvicina e depone davanti a noi un secchio: ecco l’acqua che troviamo, ci dicono. Ci scambiamo le notizie. Eravate venuti a trovarmi, dico, e noi, a nostra volta, siamo venuti a visitarvi, per mostrarvi che non siete soli, che siamo accanto a voi”. Il capo villaggio dice allora: “Non ho parole per ringraziarvi, Dio solo potrà farlo e lo farà, dandovi forza e salute perché possiate continuare la vostra missione”.
(SG/AP) (9/1/2020 Agenzia Fides)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Una carovana di pace, riconciliazione e sviluppo in preparazione alle elezioni presidenziali dell'ottobre 2020
 
Abidjan (Agenzia Fides) - Dal 2011 la pace è la principale preoccupazione nelle menti e nei cuori degli ivoriani. In effetti, dopo oltre un decennio di crisi politico-militare in Costa d'Avorio (2002-2011), gli ivoriani in generale e il governo in particolare si sono resi conto che la pace è la condizione indispensabile per la coesione e lo sviluppo sociale ed economico del Paese. Le crisi e le attuali tensioni vissute dagli ivoriani a solo 9 mesi dalle prossime elezioni presidenziali hanno reso però la situazione allarmante, al punto che la pace è ora considerata un'emergenza vitale per la stabilità e lo sviluppo del Paese.
È per indicare questo percorso di convivenza pacifica che il PLCRD (Plateforme des Leaders Croyants pour la Paix, la Réconciliation, la Cohésion sociale et le Développement), ha organizzato "la carovana della pace, della riconciliazione e dello sviluppo” con l’obiettivo di mobilitare la coscienza collettiva degli ivoriani su queste problematiche. La carovana è stata presentata in una conferenza stampa il 7 gennaio presso la Casa San Francesco d'Assisi della comunità Madre del Divino Amore, situata a Cocody Riviera Palmeraie.
La città di Gagnoa accoglierà la prima tappa della carovana, dal 12 al 19 gennaio 2020, che toccherà poi le città di Bouaké, Man, Abengourou, Korhogo e Abidjan.
La PLCRD è una rete interreligiosa di leader religiosi che lavorano per la pace, creando un clima di fiducia promuovendo il vivere insieme e lo sviluppo comunitario. (S.S) (L.M.) (Agenzia Fides 9/1/2020)
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ASIA/FILIPPINE - Il Card. Tagle: "Preghiamo per la pace in Medio Oriente"
 
Manila (Agenzia Fides) - Il Card. Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, nominato Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, esorta i fedeli filippini a pregare per la pace e la sicurezza dei popoli in Medio Oriente. Nella solenne Messa in occasione della Traslazione del Nazareno nero nel Rizal Park, all'alba del 9 gennaio, evento che registra annualmente una massiccia partecipazione popolare, il Cardinale ha chiesto ai fedeli di pregare intensamente perché "non si produca una escalation di vendetta tra USA e Iran".
"Siamo preoccupati per quanto accade in alcune parti del nostro mondo. Esiste il pericolo che la violenza degeneri in aperto conflitto" ha detto il Card. Tagle, esortando: "Preghiamo per la sicurezza dei nostri vicini in Medio Oriente, perché i desideri di distruzione e di vendetta scompaiano" ha aggiunto, ricordando i tanti cittadini filippini che vivono in Medio Oriente per lavoro e rivolgendo un pensiero alle loro famiglie nelle Filippine, preoccupate per loro.
Intanto il governo filippino ha ordinato l'evacuazione obbligatoria dei lavoratori filippini dall'Iraq e dall'Iran a causa delle ostilità tra gli Stati Uniti e l'Iran. Il governo ha alzato l'allerta in Iraq ai massimi livelli, richiedendo ai filippini di lasciare il paese a causa dei crescenti rischi per la loro sicurezza.
Secondo i registri del Ministero del lavoro, 2.191 filippini lavorano in Iraq, alcuni dei quali nelle strutture statunitensi, mentre più di 1.180 risiedono in Iran, e tra loro vi sono donne filippine sposate con iraniani. Sono oltre 2,1 milioni i lavoratori filippini in tutto il Medio Oriente, ha reso noto il ministero. (SD) (Agenzia Fides 9/1/2020)
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ASIA/FILIPPINE - Processione del Nazareno nero: "La nostra missione è l'amore"
 
Manila (Agenzia Fides) - Circa due milioni di filippini si sono riversati fin dalle prime ore di oggi, 9 gennaio, per le strade di Manila, occupando il distretto di Quiapo, per venerare un'immagine di Gesù Cristo che porta la croce, popolarmente conosciuta come il "Nazareno nero". La celebrazione del Nazareno nero, preparata da una novena di preghiera, culmina in una processione nota come "traslacion" (traslazione), che dura tutta la giornata del 9 gennaio. La processione ricorda il trasferimento dell'immagine del Nazareno nero che nel 1787 fu trasferito da una chiesa agostiniana, sita nella vecchia città fortificata di Manila, alla basilica nel quartiere Quiapo della città.
"Questo evento è espressione della grande fede della gente verso Cristo Gesù. La dimostrazione della pietà popolare dei fedeli è incredibile: molti camminano a piedi nudi per immedesimarsi nella sofferenza, altri aiutano a tirare il carro che porta la statua, c'è chi tenta di arrampicarsi per toccare il volto del Nazareno e avere una grazia", racconta a Fides Eduardo Torres Mejorada, un laico presente alla processione.
L'Arcivescovo di Manila, il Card Luis Antonio Tagle, nominato Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, ha celebrato la messa dell'alba per la folla di fedeli riuniti nel Rizal Park, invitando i presenti a "seguire la missione di Cristo: l'amore puro è la nostra missione. E' questo che possiamo donare agli altri".
Dopo la messa, l'immagine annerita del Cristo sofferente, invocato per i suoi poteri miracolosi, si è spostata dal Rizal Park di Manila fino alla Basilica del Nazareno nero a Quiapo, con una processione seguita da centinaia di migliaia di persone, mentre la polizia ha assicurato un servizio d'ordine e i volontari della Croce Rossa hanno fornito assistenza medica.
La statua color ebano fu portata a Manila dal Messico dai frati dell'Ordine degli Agostiniani Recolletti il 31 maggio 1606. Posto all'inizio nella chiesa di san Giovanni battista, il Nazareno nero fu trasferito nella chiesa di Quiapo nel 1787. La statua è sopravvissuta a numerosi disastri, come i grandi incendi che distrussero la chiesa di Quiapo nel 1791 e nel 1929 e i terremoti nel 1645 e nel 1863.
Quella verso il Nazareno nero è una delle manifestazioni di devozione religiose più popolari del paese. Le altre sono devozione a "Santo Nino" e a Maria Madre del Perpetuo Soccorso. (SD) (Agenzia Fides 9/1/2020)
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ASIA/LIBANO - Vescovi maroniti ai politici libanesi: non trascinate il Paese nei conflitti che agitano il Medio Oriente
 
Beirut (Agenzia Fides) – I politici libanesi devono fare il possibile per rafforzare la coesione nazionale del Libano e tenere il Paese al riparo dai nuovi venti di guerra che agitano l’intera regione. Lo chiedono i Vescovi della Chiesa maronita, riunitisi mercoledì 8 gennaio nella sede patriarcale di Bkerkè, sotto la presidenza del Patriarca Bechara Boutros Rai, per il loro tradizionale incontro mensile. Nel messaggio diffuso alla fine della riunione, tra le altre cose, i Vescovi maroniti hanno espresso inquietudine per la nuova escalation di violenza riaccesa in Medio Oriente dopo l’attentato con cui, il 3 gennaio, gli apparati USA hanno ucciso a Baghdad il generale iraniano Qasem Soleimani. Nel testo, i membri dell’Episcopato maronita hanno fatto appello alla comunità internazionale e ai governi delle nazioni affinché si faccia il possibile per prevenire ulteriori turbolenze. in un’area del mondo instabile e tormentata da conflitti negli ultimi decenni.
I Vescovi hanno anche richiamato le parole con cui Papa Francesco, nel suo messaggio “Urbi et Orbi” di Natale, ha esortato il popolo libanese a riscoprire “la sua vocazione ad essere un messaggio di libertà e di armoniosa coesistenza per tutti”. "La libertà – hanno aggiunto i Vescovi - è sempre stata, nel corso dei secoli, nel cuore dell'esistenza di questo piccolo Paese, in un Levante che si allontana sempre da essa, facendo scelte deleterie per tutti”. (GV) (Agenzia Fides 9/1/2020).
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AMERICA/MESSICO - Appello dei Vescovi all’inizio dell’anno: fermiamo la guerra e la violenza, frutto di intolleranza e interessi
 
Città del Messico (Agenzia Fides) – I Vescovi del Messico lanciano un appello “per fermare la violenza causata dall'intolleranza delle idee e dalla lotta degli interessi degli uni contro gli altri”, in un messaggio pubblicato l’8 gennaio con il titolo “No alla guerra e alla violenza”. “Non possiamo continuare ad accettare, e tanto meno a promuovere discorsi politici che polarizzano l'umanità o incitano alla violenza – scrivono i Vescovi nel loro messaggio, pervenuto a Fides -. La guerra rappresenta sempre una sconfitta per l'umanità. La pace sarà sempre un orizzonte raggiungibile per tutti, basato sul diritto internazionale, sulla solidarietà tra i popoli e sul rispetto reciproco e della nostra casa comune".
All'inizio del nuovo anno, i Vescovi messicani si rivolgono ai fedeli e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà con queste parole: “Siamo tutti testimoni della delicata situazione di incertezza e violenza che viviamo a livello nazionale e internazionale, specialmente in questi primi giorni del 2020. La nostra famiglia umana continua a portare segni di guerre e conflitti tra le nazioni”.
Citando il Messaggio di Papa Francesco per la 53^ Giornata mondiale della Pace, proseguono: “Come Pastori non possiamo permettere il decadimento della speranza di fronte all'oscurità della guerra e dei conflitti, dobbiamo sempre pronunciarci affinché l'umanità e le nazioni esercitino il loro diritto al dialogo onesto e al nobile esercizio della diplomazia, come metodi che salvaguardano l’integrità e la dignità delle persone”.
Nella conclusione i Vescovi ribadiscono, a nome della Chiesa in Messico, che “non cammineremo lungo la strada della violenza e della guerra, che la storia giudicherà con vergogna, sapendo che un fratello ha alzato la mano contro suo fratello”, e invocano la benedizione del Dio della pace e l’intercessione di Maria, madre di tutti i popoli della terra, perché ci sostenga “nel duro cammino della riconciliazione”. (SL) (Agenzia Fides 9/1/2020)
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AMERICA/VENEZUELA - L’Assemblea dei Vescovi esamina la realtà ecclesiale e sociopolitica; richiamo al rispetto dell’Assemblea nazionale
 
Caracas (Agenzia Fides) – Mentre si sta svolgendo l’Assemblea plenaria ordinaria della Conferenza Episcopale del Venezuela (CEV), i 41 Vescovi delle diverse circoscrizioni ecclesiastiche del paese hanno pubblicato un forte comunicato sull'autonomia dell'Assemblea Nazionale e sui fatti di questi ultimi giorni. "Il 7 gennaio, il popolo venezuelano è stato testimone di un abuso di potere... si tratta di una nuova espressione dell'ideologia totalitaria di coloro che detengono il potere politico. Hanno promosso il non riconoscimento dell'autonomia della legittima Assemblea Nazionale" si legge nel documento dei Vescovi pervenuto all’Agenzia Fides.
"Si tratta di un duro colpo all'istituzione dello Stato, - continua il testo - tutto è indirizzato a tenere il potere e non a generare processi per il bene della società". "Condanniamo quanto accaduto, e come cittadini venezuelani chiediamo il rispetto dell'Assemblea Nazionale, unica Istituzione politica eletta dal popolo nel 2015". "Come Pastori, chiediamo di agire a favore del bene comune del popolo, colpito da una profonda crisi che svaluta la sua dignità" conclude il testo, che porta la data dell’8 gennaio.
L'Assemblea della CEV si è aperta il 7 gennaio presso l'Universidad Católica Andrés Bello (UCAB), con il discorso di accoglienza di Mons. José Trinidad Fernández, Vescovo ausiliare di Caracas e Segretario Generale della CEV, che ha presentato i temi da esaminare nell'Assemblea, che si concluderà domenica 12 gennaio. Mons. Mario Moronta, Vescovo di San Cristóbal e primo Vicepresidente della CEV, ha quindi letto il discorso di apertura scritto da Mons. José Luis Azuaje, Arcivescovo di Maracaibo e Presidente della CEV, assente per motivi di salute.
Il discorso è diviso in due parti fondamentali, la parte ecclesiale ("Aspetti ecclesiali globali di rilievo") e la parte socio-politica ("Una realtà che colpisce l'anima dell'essere venezuelano").
Fra altre cose, sono state segnalate “situazioni moralmente intollerabili”, dove la “violenza istituzionalizzata” si accompagna a “menzogne e parole manipolatorie”. Le statistiche sulle condizioni di vita nel Paese, mostrano uno scenario in progressivo deterioramento. La povertà è in aumento e sono sempre più negativi i dati riferiti all’accesso al lavoro. La “carenza alimentare” è inoltre una drammatica realtà per l’87% delle famiglie venezuelane.
(CE) (Agenzia Fides, 09/01/2020)

sabato 21 dicembre 2019

Agenzia Fides 21 dicembre 2019

AFRICA/MOZAMBICO - Dopo il ciclone è “emergenza fame”: appello dei Padri Bianchi
 
Beira (Agenzia Fides) - La popolazione è sull'orlo della carestia e l’emergenza umanitaria non cessa: è l’allarme lanciato dai Padri Bianchi, nove mesi dopo che il ciclone Idai si è abbattuto sul Mozambico provocando gravi inondazioni e lasciando una scia di distruzione. Il ciclone ha ucciso più di mille persone (602 in Mozambico, 344 nello Zimbabwe, 60 in Malawi) e la città più colpita è stata Beira. Lo straripamento dei fiumi Buzi e Pungue hanno sommerso interi villaggi che sono rimasti isolati per giorni. Da allora la vita è lentamente ripresa, ma si vive tuttora, alla vigilia del Natale, in uno stato di emergenza umanitaria.
P. John Itaru, economo dei Padri Bianchi in Mozambico, ha visitato le zone di Beira, Dombe, Sussundenga e Tete e racconta a Fides: “Beira è stata gravemente colpita. La città è stata messa in ginocchio . Ora la vita sembra lentamente tornare alla normalità. Le nostre comunità sono state solo leggermente danneggiate. A parte Nazarè dove sorge il nostro centro catechistico. In quella zona, nei giorni del ciclone, i forti venti e le piogge torrenziali hanno fatti saltare i tetti. Lì e in altre zone sono proprio i tetti in lamiera divelti e scagliati a terra dalle folate d’aria ad aver fatto numerose vittime”.
Nelle settimane dopo il ciclone, sono arrivati in Mozambico aiuti provenienti da altri Paesi africani, dall’Europa e dall’America del Nord. Questo ha permesso ai mozambicani di risollevarsi, ma ora, trascorsi diversi mesi, molti donatori stanno gradualmente abbandonando il Paese. “La maggior parte delle persone - continua padre John - specialmente quelle che vivono nei campi, hanno ancora bisogno di aiuto. I raccolti sono andati perduti, le infrastrutture sono state distrutte. Alla maggior parte di queste persone, che ora vivono in campi profughi, non è permesso tornare alle loro case semidistrutte e pericolose. Alcuni campi di Dombe, Tete e Beria sono in condizioni orribili e non ci sono le condizioni base per vivere una vita dignitosa Si chiede loro di ricominciare una nuova vita in zone di reinsediamento, ma per questa gente non è facile riprendere in aree che non conoscono”.
I Padri Bianchi si sono attivati per aiutare le popolazioni nei campi di Dombe, Beira e Tete: “A Tete – conclude il missionario - la situazione è molto difficile. Qui sono arrivati solo in parte gli aiuti necessari. Stiamo lavorando alacremente per riuscire a portare cibo, vestiario e, soprattutto, acqua pulita. C’è il rischio che si diffondano malattie. Lanciamo un appello: non spegnete i riflettori sul Mozambico. Continuate a sostenere gli aiuti. La popolazione ne ha veramente bisogno!”.
L’Ong Oxfam conferma la gravità della situazione rilevando che “In Mozambico la risposta umanitaria, richiesta dalle Nazioni Unite, è finanziata per meno della metà” e parlando di “peggioramento di una crisi dimenticata”. Dallo scorso aprile il numero delle persone che hanno urgente bisogno di aiuti alimentari per poter sopravvivere in Mozambico, colpito dai due cicloni Idai e Kenneth che si sono susseguiti ad aprile, è aumentato di oltre un quarto, passando da 1,6 milioni a 2 milioni di persone. Il peggioramento è dovuto in parte alle conseguenze del cambiamento climatico, che si è tradotto in una gravissima siccità nel Sud del Paese, mentre violentissimi scontri armati stanno dilaniando il Nord del Mozambico. La drammatica situazione colpisce soprattutto i piccoli agricoltori. Rileva Oxfam che “la fame rischia ora di decimare la popolazione sopravvissuta al ciclone Idai”. (EC) (Agenzia Fides 21/12/2019)
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AFRICA/ETIOPIA - “L'assistenza alla sviluppo sia segno dell’amore di Dio perché la missione della Chiesa è l'evangelizzazione"
 
Addis Abeba (Agenzia Fides) - "La Chiesa non dovrebbe essere identica agli altri agenti di sviluppo ma servire piuttosto con lo spirito di Cristo. La sua missione principale è l'evangelizzazione", ha affermato Sua Eccellenza Mons. Roberto Bergamaschi, Vicario Apostolico di Awasa (conosciuta anche come Hawassa) nel suo intervento all’incontro dei coordinatori pastorali e dei direttori degli uffici di sviluppo e assistenza della Chiesa cattolica in Etiopia, che si è tenuto dal 19 al 21 dicembre ad Awasa.
Nel suo intervento Mons. Bergamaschi ha sottolineato “che qualunque cosa facciamo, è per la diffusione del regno di Dio e per la salvezza del Suo popolo”. "Quando le persone vedono la Chiesa e il suo servizio dovrebbero essere grati a Dio e non alle nostre istituzioni o individui. Siamo persone chiamate a testimoniare l'amore di Dio e condividerlo con gli altri” ha spiegato.
Nel corso del meeting, i partecipanti hanno discusso su come attuare le decisioni e le direttive impartite dall'ultima Assemblea dei Vescovi che si è tenuta a Meki dal 9 al 13 dicembre 2018.
In particolare l'incontro si concentrato sulla ristrutturazione delle istituzioni della Chiesa cattolica per un migliore lavoro di evangelizzazione e per accrescere la responsabilità finanziaria e la trasparenza al fine di raggiungere l'auto sostenibilità. (L.M.) (Agenzia Fides 21/12/2019)
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ASIA/CAMBOGIA - Un missionario: "Comunicare il Vangelo e accompagnare la popolazione verso un cammino di pienezza"
 
Phnom Penh (Agenzia Fides) - “Con spirito di servizio, bisogna comunicare il messaggio di salvezza del Vangelo e accompagnare la popolazione verso un cammino di pienezza di vita”. Lo afferma in un’intervista all’Agenzia Fides padre Mario Ghezzi, missionario del Pontificio Istituto per le Missioni Estere (Pime), che per diciassette anni ha operato in Cambogia, parlando delle sfide della Chiesa locale nella costruzione e nello sviluppo umano e sociale del paese. I missionari del Pime sono arrivati nel Paese nel 1990, e la loro attività si svolge nel Vicariato apostolico della capitale, Phnom Penh e nella prefettura apostolica di Battambang: “Negli ultimi decenni, la Chiesa cambogiana ha sperimentato una rinascita lenta ma concreta”, spiega padre Ghezzi. “Gradualmente - prosegue - le comunità cristiane khmer si sono rinsaldate, seguite spiritualmente prima da catechisti e poi da sacerdoti. Ora si contano 700 catecumeni”.
In ogni comunità ci sono solitamente tre commissioni da cui dipendono le diverse attività: “La prima commissione - riferisce p. Mario - si occupa della liturgia e della preghiera; la seconda è incaricata della catechesi e della formazione cristiana; la terza organizza l’assistenza ai poveri e agli ammalati, in collaborazione con la Caritas e altre organizzazioni attive nel settore sanitario”. Sebbene le comunità cattoliche khmer si stiano riorganizzando, i due terzi dei 25mila cattolici cambogiani sono di origine vietnamita: “La rivalità tra le comunità riflette il tradizionale antagonismo che caratterizza i rapporti tra i due gruppi etnici”, riporta il missionario. “Abitualmente khmer e vietnamiti, anche cattolici, vivono divisi, anche se la sola lingua ammessa nella liturgia è quella khmer”, osserva p. Ghezzi.. “La difficoltà - rileva - è proprio quella di facilitare una collaborazione tra la comunità khmer e gli immigrati, generalmente più attivi”.
I rapporti con le altre religioni sono cordiali. Da oltre dieci anni è attivo un Consiglio delle Religioni per la Pace, di cui fanno parte il Vescovo di Phnom Penh e i Prefetti apostolici di Battambang e di Kompong Cham: “I leader i incontrano regolarmente con i capi delle due denominazioni buddiste presenti nel Paese”, riporta il sacerdote del Pime. I contatti con altre denominazioni cristiane, invece, vanno avanti a livello locale. “A Kompong Cham, - continua - le 15 denominazioni cristiane si incontrano mensilmente per un momento di preghiera comune”. “Le comunità protestanti, quasi inesistenti prima del 1975, stanno ora crescendo rapidamente - nota il religioso - facilitate anche dal fatto che il loro catecumenato e la formazione dei loro pastori richiedono un tempo più breve rispetto ai cattolici”.
Dopo le tragedie del passato, legate al regime imposto dagli khmer rossi, la Cambogia sta cercando una nuova identità nazionale e culturale: “I vari gruppi che compongono la società - rimarca p. Mario - hanno bisogno di una formazione basata su onestà, generosità e rispetto della vita. Una attenzione particolare va rivolta alle giovani generazioni”, aggiunge. “La Chiesa cambogiana - sottolinea p. Ghezzi - sa di essere chiamata a un ruolo attivo nella società”. “Grandi sfide l’attendono - conclude - ma la determinazione dei suoi pastori e l’entusiasmo delle sue comunità sono il segno di una fede in grado di offrire un sostegno concreto a questo cammino”.
Indipendente dal 1953, la Cambogia è uno degli stati più piccoli del continente asiatico: ha una popolazione di 18 milioni di abitanti. Il 95% della popolazione è di etnia khmer, con minoranze vietnamite e cinesi. Il buddismo è la religione predominante (98%), ma anche esistono minoranze musulmane. La comunità cattolica è composta da circa 25mila fedeli. (ES) (Agenzia Fides 21/12/2019)
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Guarda la viedo-intervista a p. Mario Ghezzi sul canale Youtube dell'Agenzia Fides -> https://www.youtube.com/watch?v=RS4c12vIVM8
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ASIA/INDIA - Avvento segnato dall'intolleranza verso le minoranze religiose
 
New Delhi (Agenzia Fides) - Diversi episodi di intolleranza religiosa hanno segnato il periodo dell'Avvento e della preparazione al Natale in India. Mentre la nazione è scossa dalla protesta per l'adozione del Citizenship Amendment Act 2019, che discrimina la concessione del diritto di cittadinanza, negandolo ai rifugiati musulmani, anche le comunità cristiane denunciano atti ed episodi che violano la libertà di culto e di pratica religiosa, in diversi stati della Federazione.
Come comunicato all'Agenzia Fides, una riunione di canti natalizi è stata bruscamente interrotta il 17 dicembre a Permuapalayam, in Tamil Nadu, da cinque uomini che hanno aggredito le persone presenti, tra i quali un ragazzo di 17 anni. Il Pastore protestante Giosuè, che guida la una comunità locale, aveva riunito alcuni fedeli per celebrare l'Avvento nella propria casa, quando si è verificata l'aggressione dei militanti, contrari alla celebrazione del Natale. E quando, il giorno dopo l'episodio, i cristiani si sono recati dalla polizia per sporgere denuncia, sono stati respinti.
"Gli episodi di intolleranza verso la fede cristiana sono in aumento nel Tamil Nadu negli ultimi anni", scrive in una nota inviata a Fides nota l'Ong Christian Solidarity Worldwide (CSW), che monitora la situazione delle minoranze religiose in India.
Nehemiah Christie, attivista locale per i diritti umani, argomenta: “Il livello di intolleranza a cui stiamo assistendo oggi in questo paese è senza precedenti. I cristiani non possono celebrare le feste per timori di violenza. In linea di massima, l'attuale leadership politica va ritenuta responsabile perchè promuove una falsa narrativa sulle minoranze religiose. Oggi il veleno penetrato a livello di base è molto diffuso. Anche la polizia è complice e non prende sul serio i reclami. In molti casi la sofferenza rimane inascoltata, la violenza resta impunita e la gente continua a vivere nella paura”.
Secondo CSW, “è profondamente preoccupante vedere che le festività religiose vengano distorte da quanti vogliono piantare semi di contesa e discordia in India. Rispettare il diritto di praticare la propria religione è fondamentale. Esortiamo a le autorità a prendere misure appropriate contro tali comportamenti e a promuovere una cultura del rispetto reciproco". (PA) (Agenzia Fides 21/12/2019)
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AMERICA/VENEZUELA - Natale, occasione per “ravvivare la speranza, in un paese che soffre”
 
Caracas (Agenzia Fides) – “Il Natale è un'occasione per rafforzare la speranza”, vista la "situazione critica che peggiora ogni giorno in Venezuela”: lo afferma il Cardinale Jorge Urosa Savino, Arcivescovo emerito di Caracas, notando che “coloro che soffrono sono i più poveri".
“La situazione in Venezuela sta peggiorando, da molti punti di vista. L'economia soffre sempre di più a causa dell'incessante svalutazione del bolivar. Un dollaro, che valeva 60 bolivar 16 mesi fa, ora costa 47.000. Ciò significa che il costo della vita, in particolare il cibo, è salito alle stelle”, afferma il Cardinale in una nota pervenuta a Fides. Il Cardinale venezuelano considera come "qualcosa di incredibile" la gestione del governo per risolvere la situazione in Venezuela. “Un paese petrolifero soffre di carenza di benzina e gas domestico: è qualcosa di imbarazzante e inaudito!” nota.
“E’ una brutta situazione da molti punti di vista. E quelli che soffrono di più sono i più poveri!”, ha aggiunto l'Arcivescovo emerito di Caracas. La popolazione, in vista del Natale è chiamata a ravvivare la speranza: “Anche nel mezzo di così tante difficoltà dobbiamo rafforzare la nostra pratica religiosa, andare in chiesa, partecipare alla Messa domenicale e ricevere i sacramenti della Riconciliazione e dell'Eucaristia, confidando in Dio”. “E siamo chiamati a vivere profondamente la carità fraterna, specialmente con i più bisognosi”, ha concluso. (CE) (Agenzia Fides, 21/12/2019)

venerdì 13 dicembre 2019

Agenzia Fides 12 dicembre 2019



AFRICA/NIGERIA - Liberati due sacerdoti rapiti il 6 dicembre

Abuja (Agenzia Fides) - Liberati due sacerdoti nigeriani che erano stati rapiti il 6 dicembre, mentre si recavano ad un matrimonio. P. Joseph Nweke e P. Felix Efobi, della diocesi di Awka, si stavano recando dallo Stato di Anambra ad Akure, capitale dello Stato di Ondo, quando sono stati bloccati da alcuni sconosciuti armati sulla superstrada Benin-Owo. I sacerdoti facevano parte del corteo di auto degli invitati al matrimonio, quando i banditi all’altezza di Ajagbale, hanno bloccato solo le loro auto per poi trascinarli fuori dalle vetture per condurli in una destinazione sconosciuta.
Secondo i testimoni i banditi si sono disinteressati agli altri automobilisti, non hanno nemmeno preso i loro cellulari: “hanno solo rapito i preti e lasciato gli altri”. I rapitori hanno poi chiesto un riscatto di 100 milioni di Naira, ma nel giro di pochi giorni hanno rilasciato i sacerdoti. Secondo le notizia pervenute a Fides i due preti sono stati liberati lungo la strada nella serata del 10 dicembre. Un sacerdote di Owo è andato a prenderli. Non sarebbe stato pagato alcun riscatto per la loro liberazione. I rapimenti di sacerdoti e religiosi nel sud della Nigeria è da anni una piaga. Nel solo Stato di Enugu sono 9 i sacerdoti finora rapiti quest’anno (vedi Fides 28/11/2019). (L.M.) (Agenzia Fides 12/12/2019)

AFRICA/COSTA D’AVORIO - Concluse le celebrazioni per i 100 anni della Congregazione dei Figli della Carità

Abidjan (Agenzia Fides) - Si sono concluse domenica 8 dicembre 2019 con una messa nella parrocchia dell'Immacolata Concezione di Abobo Clouétcha, nell'arcidiocesi di Abidjan, i festeggiamenti del primo centenario della Congregazione dei Figli della Carità e i 57 anni della loro presenza in Costa d’Avorio. Le celebrazioni si erano aperte domenica 16 giugno 2018 nella parrocchia di Saint Antoine de Padoue del porto di Abidjan Treichville.
Nel corso dell’omelia dell’8 dicembre, Sua Ecc. Mons. Alexis Touably Youlo, Vescovo di Agboville, ha elogiato l’operato della Congregazione dei Figli della Carità, in tutto il mondo e in particolare in Costa d'Avorio, a favore dei lavoratori, degli operai, dei marittimi, dei poveri e di tutti coloro che non sono stati favoriti dal destino. "100 anni di servizio per la gloria di Dio e per la promozione dell'uomo, specialmente tra i più poveri, i Figli della Carità si sono fatti prossimi a tutti coloro che sono i privilegiati di Dio. Possa il Signore benedire il loro apostolato e dopo il percorso già effettuato, possano andare oltre le azioni già compiute” ha auspicato Mons. Alexis Touably.
La Congregazione dei Figli della Carità fu fondata a Parigi il 25 dicembre 1918 da padre Jean-Émile Anizan per l'evangelizzazione della classe operaia. In Costa d'Avorio, è presente dal 1962. (S.S.) (Agenzia Fides 12/12/2019)

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ASIA/FILIPPINE - Il Cardinale Tagle, dono della Chiesa nelle Filippine alla Chiesa universale

Manila (Agenzia Fides) - Il Cardinale Luis Antonio G. Tagle è "un grande dono della Chiesa delle Filippine alla Chiesa universale", ha detto l'Arcivescovo Gabriele Caccia, Nunzio Apostolico nelle Filippine, commentando all'Agenzia Fides la nomina dell'Arcivescovo di Manila come nuovo Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. Il Nunzio, che ha concelebrato con il Cardinale Tagle la messa per la solennità dell'Immacolata Concezione nella Cattedrale di Manila, ha notato: “Quello che apprezzo del popolo filippino è che sorride sempre anche se soffre nel suo cuore. Il Cardinale ora sorride, ma sappiamo che il suo cuore è spezzato, perchè dovrà lasciare l'Arcidiocesi”. Caccia ha aggiunto: “Maria ha detto il suo sì a Dio. Il Cardinale ha detto il suo sì alla chiamata di Dio, giunta attraverso il Papa. Ognuno di noi deve dire il suo sì, perché Dio conosce ciò che è buono per ciascuno di noi. Vorrei che il nostro sì fosse come il sì di Maria, che ha riconosciuto la volontà di Dio per la sua vita, fonte di vera felicità".
"Oggi - ha proseguito il Nunzio - la Chiesa nelle Filippine affida e consegna il Cardinaletagle alla Chiesa universale: a lui il compito di prendersi cura non solo della comunità di una diocesi, ma dei fedeli in tanti paesi del mondo, per l'opera di evangelizzazione. Offriamo il più bel dono che abbiamo avuto. Lo consegniamo a cuore aperto, anche se il nostro cuore soffre un po', ma lo diamo con gioia”, ha rimarcato mons. Caccia.
"Il Cardinale conosce l'entità della responsabilità affidatagli. E, come Maria Immacolata, si fida del Signore dicendo: Eccomi, sono solo un servo del Signore, sia fatto secondo la Tua parola", ha concluso.
Dopo l'annuncio ufficiale della nomina, molti fedeli nell'Arcidiocesi di Manila hanno manifestato la loro tristezza per il congedo imminente del Cardinale e hanno promesso di accompagnarlo, nel suo nuovo servizio, con la preghiera. I fedeli considerano la nomina di Tagle come una "missione che va oltre i confini, per servire il Signore". "Preghiamo perchè il Signore continui a illuminare e proteggere il nostro amato Cardinale Tagle nel suo viaggio verso una missione mondiale, per portare la Buona Novella come Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei popoli", dice a Fides Christine Regnim , laica cattolica dell'Arcidiocesi di Manila. (SD-PA) (Agenzia Fides 12/12/2019)
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ASIA/INDONESIA - Crescono le vocazioni: nuovo sacerdote Camilliano a Flores

Maumere (Agenzia Fides) – L’isola di Flores ha di recente festeggiato l’ordinazione del primo sacerdote Camilliano. Dopo dieci anni di presenza in Indonesia, i Ministri degli Infermi (MI), hanno anche loro il primo sacerdote. Si tratta di padre Mensianus Aman, ordinato prete insieme a sei giovani Carmelitani dal Vescovo Mons. Edwaldus Martinus Sedu, nella parrocchia di Maulo, parte della diocesi di Maumere, sull’isola di Flores. A darne notizia all’Agenzia Fides è padre Luigi Galvani, pioniere della missione Camilliana di Flores.
“Padre Aman - racconta p. Galvani - proviene da una famiglia di contadini della zona montuosa dell’isola di Flores e ha un fratello sacerdote nell’istituto dei Verbiti, missionario da diversi anni in Cile. Dopo aver completato i suoi studi di filosofia e teologia nel paese, in preparazione al suo sacerdozio ha seguito corsi di pastorale a Manila. Con la sua ordinazione inizierà per i Camilliani dell’Indonesia il sogno di poter contare, ogni anno, su altri candidati al sacerdozio.”
Nelle due case di formazione di Maumere e Ruteng attualmente ci sono 7 sacerdoti, 5 dei quali sono originari del luogo, 15 giovani religiosi di voti temporanei, 6 novizi, 42 studenti di filosofia e 24 nuovi candidati, tra cui due giovani del Pakistan e uno da Timor Est.
Spiega p. Luigi: “L’Indonesia, che rimane il più popoloso paese musulmano nel mondo, sta divenendo una promettente oasi di vocazioni religiose e sacerdotali. Infatti, la continua apertura di nuove comunità religiose e seminari è la chiara testimonianza di questo favorevole momento. Nell’isola di Giava, per esempio, la Facoltà Teologica di Jakarta ospita circa 300 studenti, a Jogjakarta ce ne sono 330 e a Malang altri 320. Nell’isola di Timor, a Kupang, lo Studio Teologico conta circa 300 seminaristi. Ma soprattutto a Maumere, nell’isola di Flores, si resta impressionati nel vedere il più grande Seminario filosofico e teologico della Chiesa cattolica nel mondo, diretto dai missionari Verbiti, con più di mille seminaristi.”
“Se nei decenni passati l’Indonesia era stato paese luogo destinatario dell’ evangelizzazione, ora sta restituendo tale dono alle nazioni con l’invio dei suoi missionari – precisa ancora il Camilliano. Infatti, diverse decine di missionari Indonesiani di vari istituti religiosi, con i Verbiti in prima fila, ogni anno raggiungono altri paesi del mondo per svolgere il servizio pastorale e missionario. Questo sembra poter essere anche l’obiettivo futuro dei Camilliani Indonesiani che, oltre all’impegno di preparare ‘nuovi operai per la vigna del Signore’, si propongono di diffondere il messaggio evangelico e il carisma di carità di San Camillo dentro e fuori il paese”.
(LG/AP) (12/12/2019 Agenzia Fides)

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ASIA/TURCHIA - “Pregate per me”. Eletto il nuovo Patriarca armeno di Costantinopoli

Istanbul (Agenzia Fides) – “Oggi non avete eletto un Patriarca, avete eletto il primo servo di Dio e del popolo". E’ questo il messaggio chiave che l’Arcivescovo Sahak Masalyan, appena eletto Patriarca armeno di Costantinopoli, ha voluto rivolgere ai membri della comunità armena apostolica incontrati nella chiesa di Istanbul adiacente alla Sede del Patriarcato, dopo la sua elezione, avvenuta mercoledì 11 dicembre. Nel suo breve intervento di saluto, l’85esimo Patriarca armeno di Costantinopoli (che prenderà il nome di Sahak II) ha subito sottolineato che il Patriarcato ha bisogno di “qualcosa di nuovo”, che le sue istituzioni “vanno rinnovate”, e la sua elezione può rappresentare “il primo passo” di questo percorso di riforma. “Abbiamo davanti a noi un esempio di guida: Gesù Cristo, che ha lavato i piedi ai suoi discepoli, ha mostrato come essere un buon pastore. Oggi - ha aggiunto Masalyan - non avete eletto un Patriarca, avete eletto il primo servo di Dio e del popolo”, E poi ha chiesto ai presenti di pregare per lui, aggiungendo che l’elezione è avvenuta in pace, superando problemi e divisioni, “grazie alle preghiere di migliaia di persone".
l’Arcivescovo Sahak Masalyan, già Presidente del Consiglio religioso del Patriarcato di Costantinopoli, era stato indicato da tempo come un candidato forte, in grado di prevalere nell’elezione patriarcale. Era stato lui a gestire l’incarico di coordinatore dell’intero processo elettorale, con il titolo di “Degabah” (fiduciario). Nelle ultime battute del processo elettorale, l’elezione si era di fatto ridotta alla contesa tra il candidato eletto Patriarca e l’Arcivescovo Aram Ateşyan, che per lungo tempo aveva di fatto guidato il Patriarcato in qualità di “locum tenens”, durante gli anni di malattia invalidante del precedente Patriarca Mesrob II Mutafyan.
Il processo elettorale per la scelta del nuovo Patriarca è stato sofferto e segnato da controversie destinate a avere strascichi anche in futuro, provocate almeno in parte dall’intreccio tra personalismi ecclesiastici e interferenze degli apparati secolari locali. Già nel febbraio 2018 (vedi Fides 4/4/2018) l’ufficio del governatore di Istanbul aveva azzerato il processo elettorale già avviato per cercare il successore del Patriarca Mesrob, colpito già dieci anni prima da malattia neurodegenerativa invalidante. A quel tempo, le autorità turche avevano bloccato l’iter elettorale facendo appello alla circostanza che il Patriarca Mesrob era ancora vivo, seppur ridotto in stato vegetativo, e le disposizioni giuridiche turche prevedono che si possa eleggere e insediare un nuovo Patriarca armeno solo quando la carica rimane vacante con la morte del predecessore.
Più di recente (vedi Fides 30/9/2019), a provocare sconcerto e polemiche è stato il decreto del Ministero dell’interno turco che ha ristretto la rosa dei candidati ai soli arcivescovi residenti in Turchia, escludendo l’eventuale candidatura di arcivescovi del Patriarcato residenti all'estero. L’organo di Stampa Agos, pubblicato a Istanbul in armeno e in turco, dedica all’elezione del Patriarca un editoriale non privo di passaggi polemici, poche ore prima dell’elezione del nuovo Patriarca aveva rilevato che i due Arcivescovi Maaalyan e Ateşyan avevano proseguito “le loro rispettive campagne” senza tener conto di preoccupazioni e malesseri espressi dalla comunità locale per l’esclusione dei candidati residenti fuori dalla Turchia. Un modus operandi che a giudizio di Agos potrà avere nel tempo riflessi negativi sulla condizione e sul cammino del Patriarcato armeno apostolico di Costantinopoli. (GV) (Agenzia Fides 12/12/2019)

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AMERICA/ARGENTINA - Primo discorso del neo Presidente Fernández: “Dobbiamo uscire da questa situazione con la solidarietà”

Buenos Aires (Agenzia Fides) – Il nuovo Presidente dell’Argentina, Alberto Fernández, ha richiamato diverse espressioni di Papa Francesco nel suo primo discorso davanti all'Assemblea legislativa dopo aver prestato giuramento e ricevuto l'incarico dal Presidente uscente Mauricio Macri. Il leader del Frente de Todos, che ha vinto le elezioni, accompagnato da Cristina Fernández come vice presidente, ha usato la formula "per Dio, la Patria e i santi Vangeli" quando ha giurato come presidente.
Nel suo primo messaggio da Presidente, secondo quanto ha sottolineato l’agenzia Aica, Fernández si è riferito al Pontefice come "caro Papa Francesco" e ha usato alcune delle sue espressioni abituali: "cultura dello scarto", "emarginato ed escluso", "dis-incontro", "ultimo", "inclusione ed equità", "casa comune", tra le altre. Allo stesso modo, ha anticipato che il ministero dell'area ambientale sarà ispirato dall'enciclica Laudato si' di Papa Francesco, che ha definito "magna carta etica ed ecologica a livello universale".
“Gli emarginati ed esclusi dalla nostra Patria, quelli colpiti dalla cultura dello scarto, non hanno solo bisogno di un pezzo di pane in fondo alla nostra tavola. Devono essere parte ed essere commensali della stessa mensa, della grande mensa di una nazione che deve essere la nostra casa comune" ha sottolineato il neo Presidente.
Riferendosi alla situazione del paese, Alberto Fernández ha affermato che “in un contesto di estrema gravità, di emergenza, dobbiamo capire che non c'è possibilità di chiedere sacrifici a chi ha fame, non puoi chiedere sacrifici a coloro che non riescono ad arrivare alla fine del mese. Dobbiamo uscire da questa situazione con la solidarietà". Quindi ha proseguito: “Proponiamo un'Argentina dove l'abbraccio si allunga, si moltiplica, perché dobbiamo unirci. Se riusciamo a fermare l'odio, possiamo fermare la caduta dell'Argentina. La prima e principale liberazione come paese è garantire che l'odio non abbia potere sui nostri spiriti. Che l'odio non ci colonizzi".
(CE) (Agenzia Fides 12/12/2019)

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AMERICA/CILE - “Per un Cile giusto e degno”: incontro sulle sfide all’evangelizzazione nell’attuale situazione

Valparaiso (Agenzia Fides) – La Vicaría Pastorale di Valparaiso e Caritas Valparaíso, hanno promosso un "Incontro di dialogo diocesano per un Cile giusto e degno", che si terrà sabato 14 dicembre, presso il San Pedro Nolasco College, a Valparaíso. “Da quasi 50 giorni il Cile vive quella che è stata definita come una grande crisi o epidemia sociale, caratterizzata dal sollevamento di una serie di richieste che riguardano una maggiore giustizia sociale, equità, dignità e partecipazione effettiva” sottolinea la lettera di invito, pervenuta a Fides. Quindi si ricorda che nel messaggio finale della 119a Assemblea Plenaria della Conferenza episcopale del Cile, i Vescovi hanno invitato ad una "partecipazione attiva nei dialoghi, nei consigli e in tutte le istanze della società civile, che aiuti a esprimere opinioni e proposte per il processo di una nuova Costituzione e per un nuovo patto sociale, in un clima di rispetto e amicizia civile. La nostra fede può illuminare notevolmente il momento in cui viviamo" (vedi Fides 18/11/2019).
In questo incontro del 14 dicembre, spiega il comunicato, “saranno analizzati i segni dei tempi, con enfasi particolare sull'attuale crisi che il Paese sta vivendo, e si cercherà, attraverso un dialogo fiducioso e nella prospettiva della Dottrina sociale della Chiesa, di riconoscere le sfide per l'azione evangelizzatrice della Chiesa diocesana e le risposte pastorali da promuovere riguardo al nostro servizio sociale e di solidarietà”.
L'invito a partecipare è rivolto a coloro che lavorano nell’ambito del ministero sociale, ma è aperto a tutte le persone di buona volontà, impegnate per il bene del paese, che appartengono a parrocchie, al mondo dell'educazione, a movimenti laicali e organizzazioni sociali.
“Molti operatori pastorali, religiosi, consacrati e sacerdoti, hanno espresso l'importanza di un ampio dialogo socio-pastorale sull'attuale momento che vive il nostro Paese e la nostra diocesi, e hanno anche riconosciuto che insieme alla preghiera per la pace - che è frutto della giustizia - è necessario uno spazio di incontro significativo e quindi alzare una voce chiara e forte come Chiesa, secondo la nostra identità e i nostri principi”.
In questa occasione verrà presentata la proposta degli "Incontri di dialogo comunitario per un Cile equo e degno”, un'iniziativa diocesana che sarà promossa da Caritas Valparaíso affinché le parrocchie, le scuole cattoliche e altri gruppi pastorali “assumano la sfida profetica di far sentire la propria voce per la costruzione di un nuovo Cile. La partecipazione alla vita sociale e politica è una delle più alte forme di carità e rafforzamento della democrazia”. (SL) (Agenzia Fides 12/12/2019)

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AFRICA/SUD SUDAN - Dimissioni dell’Arcivescovo Metropolita di Juba e nomina del nuovo Arcivescovo

Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Santo Padre Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi di Juba (Sud Sudan), presentata da S.E. Mons. Paulino Lukudu Loro, M.C.C.J., contemporaneamente ha nominato Arcivescovo della medesima sede Metropolitana S.E. Mons. Stephen Ameyu Martin Mulla, finora Vescovo di Torit. (SL) (Agenzia Fides 12/12/2019)
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AFRICA/CONGO - Dimissioni del Vescovo di Impfondo e nomina del successore

Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Santo Padre Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Impfondo (Repubblica del Congo), presentata da S.E. Mons. Jean Gardin, C.S.Sp. Contemporaneamente ha nominato Vescovo della medesima Diocesi il Rev. Daniel Nzika, del clero di Ouesso, finora Vicario Generale.
Il rev.do Daniel Nzika è nato a Ouesso il 16 febbraio 1971. Ha frequentato il Seminario Minore di Makoua (1992-1995), ospite della Comunità delle Beatitudini di Blagnac. Ha studiato filosofia e teologia all’Università Cattolica di Toulouse (1995-2000). È stato ordinato sacerdote il 9 dicembre 2000. Dopo l’ordinazione ha svolto le seguenti mansioni: Vicario parrocchiale nella parrocchia Saint Michel di Pokola (2000-2002); Parroco e Direttore Spirituale del Seminario Propedeutico (2003-2010); Parroco della Cattedrale Saint Pierre Claver di Ouesso (2010-2012); Vicario Generale della Diocesi (2010-2012); Licenza in Teologia Dogmatica all’Institut catholique d’Angers (Fr) (2012-2015); nuovamente Vicario Generale dal 2016. (SL) (Agenzia Fides 12/12/2019)

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AFRICA/NIGERIA - Nomina del Vescovo di Kafanchan

Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Santo Padre Francesco ha nominato Vescovo della Diocesi di Kafanchan (Nigeria), il rev. Julius Yakubu Kundi, del clero di Zaria, già parroco di San Giovanni a Muchia.
Il rev.do Julius Yakubu Kundi è nato il 15 febbraio 1968 a Danladi, nell’attuale Diocesi di Zaria. Dopo le scuole primarie e secondarie, ha studiato presso il Kafanchan Teacher’s College (1985-1987). Diventato seminarista, ha completato gli studi filosofici nel St. Thomas Aquinas Major Seminary a Makurdi (1988-1991) e quelli teologici nel St. Augustine’s Major Seminary a Jos (1992-1996). In seguito ha compiuto studi nel Catholic Institute of West Africa (2003-2006), ottenendo la Licenza in Teologia Morale. È stato ordinato sacerdote il 14 giugno 1997 per il clero di Kaduna.
Con l’erezione della Diocesi di Zaria, avvenuta il 5 dicembre 2000, ha optato per la nuova Diocesi. Dopo l’ordinazione ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale di Sant’Andrea a Kakuri, Arcidiocesi di Kaduna (1997-1998); Parroco di San Paolo nella Diocesi di Jalingo, come sacerdote Fidei Donum (1998-2003); Studi superiori a Port Harcourt (2003-2006); Parroco di Sant’Enda a Bassawa Zaria (2006-2007); Vice-Rettore del St. Joseph’s Minor Seminary a Bassawa Zaria (2006-2007); Amministratore della Cattedrale di Cristo Re a Zaria (2007-2010); Economo della Diocesi di Zaria (2007-2010); Vicario Generale della Diocesi di Zaria (2009-2010); Vice-Rettore e Formatore nel Good Shepherd Major Seminarya a Kaduna (2010-2014); Acting Rector del Good Shepherd Major Seminary a Kaduna (2014-2016); Acting Chaplain del Corpo di Polizia di Zaria (2016-2017); Parroco di San Giovanni a Muchia (2017-2018); dal 2018: Vicario parrocchiale di Our Lady of the Lake Parish a Lake Havasu City, Diocesi di Phoenix, Stati Uniti d’America. (SL) (Agenzia Fides 12/12/2019)

martedì 12 novembre 2019

Agenzia Fides 12 novembre 2019

EUROPA/ITALIA - Riconfermata alla guida delle Scalabriniane
suor Neusa de Fatima Mariano: “grandi sfide da affrontare nei prossimi sei anni”
 
Rocca di Papa (Agenzia Fides) - E’ stata riconfermata alla guida delle suore Missionarie di San Carlo Borromeo, note come Scalabriniane, suor Neusa de Fatima Mariano. Continuerà quindi a guidare la congregazione per i prossimi 6 anni, dal 2019 al 2025. Suor Neusa è brasiliana, ed è laureata in pedagogia. L’ha eletta il XIV Capitolo generale in corso a Rocca di Papa, che ha anche rinnovato le altre cariche del Consiglio (vedi Fides 28/10/2019). Le Scalabriniane sin dalla loro fondazione si occupano dei migranti in tutto il mondo.
“Ringrazio le sorelle che hanno partecipato al Capitolo e tutte quelle che, nei diversi luoghi del mondo dove operiamo, ci sono state accanto con la preghiera – ha detto suor Neusa de Fatima Mariano nella nota inviata all’Agenzia Fides –. Nei sei anni precedenti abbiamo avviato un profondo percorso di riorganizzazione, in grado di stare al passo con i tempi, con un mondo sempre più globalizzato e con esigenze ed emergenze migratorie profonde e diverse. I quattro verbi di Papa Francesco - accogliere, proteggere, promuovere e integrare -, sono per noi i punti cardinali di un cammino a sostegno dei migranti e dei rifugiati, per la loro tutela e la loro inclusione. Nei prossimi sei anni ci saranno grandi sfide da affrontare, tenendo presente che nel nostro cuore sono presenti le parole e gli insegnamenti di Gesù Cristo, che illuminano il mondo di speranza e gioia. Lo abbiamo fatto e lo faremo sempre, con gli esempi di vita cristiana di San Carlo Borromeo, del nostro fondatore il Beato monsignor Giovanni Battista Scalabrini, e dei nostri cofondatori, la Beata Madre Assunta Marchetti e il Venerabile Padre Giuseppe Marchetti”. (S.L.) (Agenzia Fides 12/11/2019)
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AFRICA/KENYA - “Unitevi alla campagna contro la corruzione” chiedono i Vescovi
 
Nairobi (Agenzia Fides) - “Uniamo le forze per combattere la corruzione nel Paese”. Così i Vescovi del Kenya chiedono a tutti i keniani di sostenere la campagna intitolata “Spezziamo le catene della corruzione” da loro lanciata il 5 novembre (vedi Fides 6/11/2019).
“Ci impegniamo a sostenere questa campagna inizialmente per i prossimi sei mesi e poi di proseguirla” affermano i Vescovi in una dichiarazione pubblicata al termine della loro Assemblea Plenaria di novembre. “Continuiamo a contare sul vostro supporto perché il mostro della corruzione non può essere affrontato da soli. Dobbiamo unire le nostre forze nella lotta per eliminare questa piaga della nostra società. Rinnoviamo l’appello a tutte le Chiese, alle altre Fedi e alle persone di buona volontà per unirsi seriamente alla guerra contro la corruzione in modo da portare onestà e integrità nella nostra società”.
Nella dichiarazione si definisce uno spettro molto ampio di corruzione che va oltre quella praticata da politici e funzionari disonesti. “Tutto ciò che promuove la cultura della morte è la corruzione” affermano i Vescovi portando ad esempio: “La distruzione dell’ambiente è corruzione; uccidere i bambini non ancora nati, l'infedeltà nel matrimonio e la violenza domestica è corruzione della famiglia; vendere droga ai giovani, attirarli nella promiscuità e abusarne è la peggiore forma di corruzione; sollecitare favori e privilegi a svantaggio degli altri, corrompendo o usando la tribù, la religione, il clan, l'affiliazione politica, la carica pubblica o l'intimidazione è corruzione”. Anche “il cercare di imbrogliare gli esami è una terribile forma di corruzione che distrugge la credibilità del Paese”.
Tra gli altri temi affrontati dalla Plenaria c’è la conferenza dell’ONU sulla popolazione che si tiene a Nairobi, dal titolo “Nairobi Summit on International Conference on Population and Development (ICPD).
“Il summit, affermando di voler perseguire il progresso e lo sviluppo delle donne, sta promuovendo i cosiddetti 'diritti alla salute sessuale e riproduttive' come mezzo per raggiungere lo sviluppo delle donne” ricordano i Vescovi che affermano di non credere “che questi siano i problemi che riguardano veramente lo sviluppo delle donne e dell'umanità in generale”. Occorre invece “migliorare la condizione di donne e bambini che vivono nella povertà estrema, attraverso strategie per lo sviluppo, l'alfabetizzazione e l'educazione, incoraggiando la cultura della pace, sostenendo la famiglia come unità di base della società, e ponendo fine alla violenza contro le donne”.
“Respingiamo l'introduzione di ideologie incentrate sul genere e su altre pratiche estranee, che vanno contro la nostra cultura africana e il nostro patrimonio religioso. Consideriamo questo programma come un tentativo di corrompere la nostra gioventù e di renderla schiava di ideologie straniere, ad esempio le unioni omosessuali”. (L.M.) (Agenzia Fides 12/11/2019)
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ASIA/SIRIA - Prete armeno e suo padre uccisi presso Deir ez Zor. L’Arcivescovo Marayati: “per noi sono martiri. E la guerra non è finita”
 
Qamishli (Agenzia Fides) – Si sono svolti stamane a Qamishli i funerali del sacerdote armeno cattolico Hovsep Hanna Petoyan e di suo padre Hanna Petoyan, uccisi lunedì 11 novembre da due killer in moto mentre erano diretti in automobile verso la città di Deir ez Zor, nel nord–est della Siria. “Per noi sono martiri. E quello che è accaduto a loro è una conferma che la guerra qui non è finita, come invece avevamo sperato” dichiara all’Agenzia Fides Boutros Marayati, Arcivescovo armeno cattolico di Aleppo.
Le esequie del sacerdote e di suo padre sono state celebrate nella chiesa armeno cattolica di San Giuseppe, alla presenza di sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli di tutte le comunità cristiane presenti nell’area. A presiedere la liturgia funebre è stato padre Antranig Ayvazian, Vicario episcopale della comunità armena cattolica dell’Alta Mesopotamia e della Siria del nord.
Padre Hovsep, 46 anni, sposato e padre di tre figli, ordinato presbitero da 5 anni, era il sacerdote della comunità armena cattolica di Qamishli, nella provincia siriana nord orientale di Hassake. “Nella città di Qamishli” racconta all’Agenzia Fides l’Arcivescovo Marayati “ sono confluiti anche tanti profughi cristiani fuggiti da Deir ez-Zor, quando quella città era stata devastata dalla guerra. Lui svolgeva anche tra di loro la sua opera pastorale, e da tempo seguiva anche i progetti messi in atto anche con l’aiuto di gruppi internazionali per ricostruire la chiesa e le case dei cristiani a Deir ez Zor, distrutte dalla guerra. Per questo si recava ogni due settimane a Deir ez Zor, per verificare lo stato di avanzamento dei lavori. Finora aveva compiuto a questo scopo già sei viaggi in quella città così cara alla memoria degli armeni, dove c’è il santuario dei martiri del genocidio, anch’esso devastato durante il conflitto. Lungo il tragitto, le altre volte, non c’erano stati problemi e tutto era andato liscio”.
Al momento dell’agguato, il sacerdote e suo padre viaggiavano insieme a un diacono armeno – rimasto ferito durante l’assalto – e a un altro accompagnatore. I due attentatori, in moto, avevano il volto coperto e sono fuggiti dopo l’agguato. Il padre del sacerdote è morto sul colpo. Padre Hovsep, ferito al petto, è stato portato dai soccorritori in un ambulatorio di Deir ez Zor e poi trasferito in ambulanza a un ospedale di Hassakè, dove è giunto già privo di vita.
La città di Deir ez Zor è controllata dall’esercito siriano, ma nell’area ci sono anche forze curde e operano ancora militari USA. Nel sotto-distretto di al-Busayrah, area dove è avvenuto l’agguato, sono concentrati anche gruppi armati affiliati al sedicente Stato Islamico (Daesh), che nella giornata di ieri ha anche diffuso sui siti jihadisti la rivendicazione del duplice omicidio (ma affermando, in maniera erronea, di aver eliminato “due sacerdoti”). “Si tratta di gruppi che agiscono come lupi solitari, non c’è più il Daesh con i blindati e l’artiglieria. Ma è evidente che questa volta non hanno colpito a caso. Sull’automobile con cui viaggiavano il sacerdote e i suoi accompagnatori c’era la scritta della Chiesa armena”.
La TV di stato siriana SANA ha definito "martirio" l’uccisione del sacerdote armeno cattolico e di suo padre, mentre i media curdi hanno presentato la recrudescenza di attacchi sanguinosi attribuibili a Daesh come una conseguenza indiretta dell’intervento militare turco in Siria, che avrebbe costretto le milizie curde operanti nell’area a rivedere le proprie strategie e a sospendere le operazioni militari rivolte contro le cellule jihadiste ancora presenti nel nord-est della Siria.
Secondo i curdi del Centro d’informazione Rojava, i jihadisti di Daesh avrebbero realizzato 30 attacchi nei primi dieci giorni di novembre, con un aumento del 300 per cento dai suoi livelli di attività rispetto al periodo precedente all’iniziativa militare turca in territorio siriano. (GV) (Agenzia Fides 12/11/2019).
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ASIA/INDIA - Violenze in crescita: i cristiani indiani reclamano i loro diritti costituzionali
 
New Delhi (Agenzia Fides) – “Le atrocità contro i cristiani sono in aumento. Nel 2014 sono stati segnalati circa 150 episodi di violenza contro la comunità. Nel 2016 il conteggio è salito a 200 e nel 2017 è andato ulteriormente a salire fino a 270 incidenti. Nel 2018 ci sono stati 292 episodi di violenza contro i cristiani. E nel 2019 (fino a settembre) sono stati segnalati 247 casi, 60 dei quali nello stato dell’Uttar Pradesh. Nell'anno scorso, 40 chiese sono state chiuse per le violenze subite. In Chhattisgarh, le comunità e altri gruppi cristiani affrontano persino il boicottaggio sociale. Chiediamo al governo di porre fine alle molestie dei pastori e alla violenza contro la comunità cristiana”. Lo afferma all’Agenzia Fides la leader cristiana Minakshi Singh, tra i responsabili cristiani che nei giorni scorsi hanno convocato una manifestazione pubblica a Delhi. Tra i punti sollevati dalla comunità cristiana, quello di porre fine agli attacchi e alle violenze su preti, religiosi, suore e laici, spesso ingiustamente accusati di “conversioni fraudolente”.
I cristiani indiani chiedono al governo federale di proteggere il benessere delle minoranze religiose, in particolare i cristiani, in tutti i settori della vita. Le comunità cristiane si rammaricano del fatto che il governo del Primo Ministro Narendra Modi non abbia dato rappresentanza alle minoranze religiose, non includendo alcun ministro cristiano nel governo. “Auspichiamo che Modi possa presto nominare un ministro cristiano nel suo gabinetto che abbia la fiducia della comunità e sia in grado di salvaguardare gli interessi e i diritti dei cristiani nei tempi a venire" afferma Minakshi Singh.
“Le minoranze religiose, come cristiani e musulmani, sono prese di mira da gruppi nazionalisti di stampo induista. Per questo urgono misure rigorose e urgenti contro i gruppi responsabili di tali violenze”, ha detto a Fides A. C.Michael, leader indiano della “Alleanza per la difesa della libertà (ADF), organizzazione globale che difende i diritti dei cristiani. Secondo Michel, che è anche coordinatore dello United Christian Forum, i leader cristiani hanno anche attirato l'attenzione del governo sulle Leggi chiamate “Freedom of Religion Act”, in vigore in sette stati indiani, abitualmente utilizzate in modo scorretto come pretesto per colpire la comunità cristiana. “Queste leggi dovrebbero essere immediatamente ritirate per garantire la totale libertà religiosa” nota Michael, laico cattolico.
I leader cristiani hanno espresso preoccupazione per il rialzo dei casi di violenze sui fedeli, confermate dal National Crime Records Bureau (NCRB). Il Vescovo protestante emerito Karam Masih di Delhi, ha dichiarato: “I nostri diritti dovrebbero essere protetti. Siamo persone amanti della pace. Il governo dovrebbe fare di tutto per mantenere la pace. Il governo dovrebbe sostenere i valori costituzionali”. (SD) (Agenzia Fides 12/11/2019)
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AMERICA - Il Presidente del CELAM: “In tutta la nostra regione c'è una sorta di ‘esplosione sociale’ senza precedenti”
 
Trujillo (Agenzia Fides) – “Desidero esprimere il mio più forte rifiuto della violenza, da qualunque parte provenga, e appellarmi ai governanti e alle autorità della nostra regione perchè attuino politiche concrete e reali che garantiscano la promozione della persona umana e del bene comune, basate sui diritti fondamenti di libertà, rispetto, equità, giustizia e cura della nostra casa comune, in modo che i nostri popoli possano davvero avere uno sviluppo umano integrale”. Lo afferma Mons. Héctor Miguel Cabrejos Vidarte, OFM, Presidente del Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM), in un suo messaggio al popolo cileno, di fronte alla grave situazione che sta vivendo, simile a quella di molti altri paesi dell’America Latina. “È importante ricordare – sottolinea l’Arcivescovo - che la politica, che è innanzitutto un servizio, non è al servizio delle ambizioni individuali, né del potere delle fazioni, perché l'immunità di cui godono molti politici non dovrebbe mai diventare impunità”.
“Profonda solidarietà e vicinanza alla Chiesa e al popolo cileno che soffrono aggressioni e violenze, che colpiscono soprattutto le persone più umili e vulnerabili” sono espresse da Mons. Cabrejos Vidarte, che richiama le parole del Consiglio permanente della Conferenza episcopale del Cile: "le persone non sono solo stanche dell'ingiustizia, ma anche della violenza".
Nel suo messaggio dell’11 novembre, che ha per titolo un versetto del profeta Isaia: “La pace è frutto della giustizia” (Is 32,17), Mons. Cabrejos Vidarte, che è Arcivescovo di Trujillo e Presidente della Conferenza episcopale peruviana, ricorda anche “i nostri fratelli e sorelle nella regione dell'America Latina e dei Caraibi che stanno soffrendo per la violenza che affligge intere famiglie, specialmente in Bolivia, Venezuela, Haiti, Honduras, Nicaragua, Portorico, Ecuador, Cile e Perù”.
Per il Presidente del CELAM le cause di questa situazione “si trovano nella corruzione, nelle democrazie imperfette e nelle situazioni di povertà, disuguaglianza, disoccupazione o sottoccupazione, nella scarsa qualità e copertura dei servizi sanitari, educativi e di trasporto, che hanno fatto accumulare un grande malcontento. In tutta la nostra regione c'è una sorta di ‘esplosione sociale’ senza precedenti”.
Mons. Cabrejos Vidarte, dopo aver ricordato che la Chiesa in America Latina e nei Caraibi è un corpo unico e “quando una parte di quel corpo soffre, la Chiesa tutta ne soffre, condivide il suo dolore, ma anche la sua speranza”, insiste sulla necessità di “cercare la pace attraverso il dialogo, con la partecipazione di tutti i protagonisti e le istituzioni, per trovare soluzioni reali orientate al bene comune.” Alla Vergine Maria, il Presidente del CELAM chiede di aiutare, orientare e illuminare “la ricerca della pace, della giustizia e del bene comune”. (S.L.) (Agenzia Fides 12/11/2019)
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AMERICA/MESSICO - Cinque temi all’esame dell’Assemblea plenaria dei Vescovi
 
Ciudad de Mexico (Agenzia Fides) – Mons. Rogelio Cabrera López, Arcivescovo di Monterrey e Presidente della Conferenza Episcopale Messicana (CEM), all'inizio dellìAssemblea plenaria n.108, l'11 novembre, ha illustrato il programma dell'incontro: "Questa Assemblea - ha detto come premessa - è uno spazio privilegiato per ‘indicare priorità e linee pastorali di livello nazionale e incoraggiarne l'esecuzione’ come leggiamo nel nostro Statuto, che abbiamo incorporato nel nostro Progetto pastorale globale 2031 - 2033".
Mons. Cabrera ha poi presentato 5 punti di riflessione. Anzitutto vivere il ministero episcopale assumendo un atteggiamento critico, offrendo anche vie di soluzione alle difficoltà a livello economico, politico e sociale che vive il paese. Quindi svolgere una "Pastorale dell'intervento", che significa agire attraverso le nostre commissioni in tutte le dimensioni, con a fianco specialisti per illuminare la realtà del paese.
Secondo tema: avere occhi e cuore di Pastori, perché la pastorale ha sempre un doppio sguardo, vicino e lontano, locale e globale. Questa Assemblea proverà a rispondere a tre sfide: Kerigmatica-mistica: come va la nostra catechesi e l’evangelizzazione; Comunitaria-Sinodale: come va la comunione fra le parrocchie e i centri cristiani; Etico-Morale: come rispondiamo alla crisi antropologica attuale per la difesa della dignità umana e la ricostruzione del tessuto sociale.
Terzo argomento: vivere una sinodalità missionaria, sotto la guida del Pontefice, diventare Pastori missionari con l’odore delle pecore, con una vita austera e misericordiosa e ricordando le parole del Papa: "Mai un vescovo lontano dal Papa e dal popolo". Occorre seguire i consigli del CELAM come istituzione latinoamericana, perché conosce la nostra realtà e il nostro cammino di conversione.
Quarto tema: seguire un itinerario spirituale, con una formazione permanente e una forte spiritualità per realizzare il Progetto Globale di Pastorale (PGP).
Quinto argomento: concretizzare il tutto in una "Assemblea Nazionale della Chiesa in Messico", per incontrare tutti i membri, religiosi, seminaristi, laici, giovani, tutte le realtà sociali della nostra nazione. Saranno incontri a livello di provincia e diocesi.
Nella conclusione il Presidente della CEM ha ricordato che preparando la festa della Madonna di Guadalupe, “la Chiesa in Messico ha bisogno di vivere la speranza di essere un popolo unito, di ripristinare la responsabilità e annunciare la Redenzione”.
(CE) (Agenzia Fides, 12/11/2019)
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OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - Un Vescovo australiano: “I rifugiati vivono in condizioni disumane”
 
Port Moresby (Agenzia Fides) - “Avevo sentito parlare delle condizioni precarie dei rifugiati e richiedenti asilo in Papua Nuova Guinea. Tuttavia, dopo averne incontrati alcuni, ho capito che la situazione in cui vivono è disumana e disumanizzante: la loro storia di sofferenza mi ha toccato molto. Incontrare i richiedenti asilo mi ha dato anche l’occasione per esprimere la nostra solidarietà e trasmettere loro il sostegno, le preghiere e la buona volontà del popolo australiano, che vanta grande tradizione nella cura dei migranti e dei rifugiati. Sono grato per questo incontro, ma sono preoccupato per le loro condizioni”. E’ quanto racconta, in una nota inviata all’Agenzia Fides, Mons. Vincent Van Long, OFM, Vescovo della Diocesi di Paramatta, Australia, e responsabile della Commissione per i migranti e i rifugiati nella Conferenza episcopale australiana, dopo la visita compiuta in Papua Nuova Guinea e l’incontro con alcuni rifugiati e richiedenti asilo di Nauru e Manus Island.
Le due isole, situate nel pieno dell’Oceano Pacifico, sono sede di campi profughi dove vengono trasferiti e trattenuti in condizioni disumane i migranti e i richiedenti asilo diretti in Australia dopo essere stati respinti: i rifugiati presenti sull’isola vivono in quel limbo ormai da anni e alcuni di loro, in uno stato di disperazione e prostrazione fisica e psicologica, sono giunti a compiere atti di autolesionismo fino a tentare il suicidio per porre fine alle proprie sofferenze .
Le parole di Mons. Van Long giungono a commento dell’incontro, avvenuto nei giorni scorsi e a Port Moresby, tra una delegazione di sette membri della Chiesa australiana e alcuni dei rifugiati da anni bloccati in Papua Nuova Guinea. Nel corso della visita, il Vescovo ha avuto occasione di visitare le case offerte dal governo papuano ai migranti: l’iniziativa era stata lanciata lo scorso agosto con l’intento di trasferire i richiedenti asilo dall’Isola di Manus alla capitale papuana, offrendo loro una sistemazione dignitosa, con un’abitazione e assistenza sanitaria. “Questa soluzione, che pure rappresenta un passo avanti, non sembra comunque placare la disperazione dei rifugiati detenuti”, ha rilevato il Vescovo dopo aver visitato le case destinate ai migranti. “Esorto la Chiesa cattolica locale a proseguire i suoi sforzi di assistenza umanitaria e assicuro il pieno sostegno della Conferenza episcopale cattolica australiana e delle sue comunità”, ha concluso Mons. Long.
Dal 2013, il governo australiano ha adottato la politica del “No Way”, basata sulla totale chiusura nei confronti dei migranti: le coste sono sorvegliate da un massiccio schieramento di unità navali e chi arriva via nave non avrà il diritto di stabilirsi legalmente nel Paese. Alcuni migranti vengono riportati nel Paese di origine, mentre altri ottengono di essere reinsediati nell’isola di Manus, territorio della Papua Nuova Guinea, o nell’isola di Nauru, dove sono organizzati campi profughi e dove i richiedenti asilo restano per lungo periodo. (LF) (Agenzia Fides 12/11/2019)
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OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - Dialogo ed evangelizzazione nella famiglia
 
Port Moresby (Agenzia Fides) – “Un dialogo costante ed eloquente nelle famiglie è essenziale per costruire relazioni sane”. Come appreso dall’Agenzia Fides, questo è stato il messaggio principale trasmesso dal Vicario generale della diocesi di Goroka, p. Piotr Michalski, MSF, durante il seminario annuale dei Coordinatori diocesani delle commissioni dedicate alla famiglia, in corso a Port Moresby.
“Quando preghiamo insieme con i bambini tendiamo a sentire la necessità di dare loro il buon esempio” ha detto p. Piotr sottolineando l’importanza di creare e mantenere e coltivare il dialogo nelle famiglie, come occasione per diffondere i semi del Vangelo.“Una famiglia che manca di uno stretto dialogo o di comunicazione tra i suoi membri tende a isolarsi” ha ricordato.
Suore, religiose, laici coordinatori diocesani delle realtà che si occupano della vita familiare provenienti da tutto il paese hanno preso parte al seminario che ha voluto riflettere sul ruolo che preti, religiosi e laici posso svolgere nella vita delle famiglie cattoliche, accompagnandole nel percorso di crescita spirituale e nell’approfondimento della fede. I partecipanti hanno la possibilità di condividere le loro esperienze ed evidenziare le sfide affrontate come coniugi nelle famiglie.
“La famiglia è il cuore della società e deve essere formata con valori cristiani per prosperare in felicità e unità”, ha detto suor Lucy D’Souza, MSI, Segretario nazionale della Commissione per la vita familiare.
Suor Hendrina Sinipo SSpS, coordinatrice della commissione per vita familiare dell'Arcidiocesi di Mount Hagen, ha espresso la sua gratitudine per il seminario, affermando che è necessario fare di più nella sua diocesi, in particolare per affrontare la poligamia e i matrimoni minorili. “Sebbene vi sia la tendenza alla poligamia e ai matrimoni minorili, sono pronta a fare tutto il possibile per aiutare le famiglie, in particolare le coppie, a migliorare le loro relazioni e dimostrare l'importanza di Dio al loro interno”, ha detto.
Il seminario è in corso presso la Conferenza episcopale a Port Moresby e si concluderà il 15 novembre. Tra gli ospiti attesi anche l’Arcivescovo di Madang, Mons. Anthon Bal, e il Segretario generale della Conferenza episcopale, P. Giorgio Licini PIME.
(AP) (12/11/2019 Agenza Fides)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occ...