collegamento orari cp
Visualizzazione post con etichetta terremoto. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta terremoto. Mostra tutti i post

giovedì 9 febbraio 2023

Fides News 9 febbraio

 

AFRICA/CONGO RD - Si aggrava il bilancio dell’assalto a un convoglio ONU
 
Kinshasa (Agenzia Fides) – Rimane alta la tensione nella provincia del Nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Questa mattina, 9 febbraio, sono segnalati nuovi scontri tra le forze armate congolesi (FARDC) e i ribelli M23 lungo la strada Kitshanga – Sake a circa 10 km da quest’ultima. I combattimenti hanno creato il panico generale nella città di Sake, da dove diverse persone si stanno dirigendo verso Goma e Minova, accrescendo ulteriormente il numero di sfollati accolti nel capoluogo del Nord Kivu e nei suoi dintorni.
Nel frattempo si aggrava il bilancio dell’assalto al convoglio della Missione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione del Congo (MONUSCO) del 7 febbraio. Sono infatti 8 e non 3 come riportato in precedenza (vedi Fides 8/2/2023) le vittime tra gli assalitori, provenienti dal campo di sfollati di Kanyaruchinya, non lontano da Goma. I feriti sono 28.
Il nuovo bilancio è stato reso noto ieri, 8 febbraio, dal governatore militare del Nord Kivu, tenente generale Ndima Kongba Constant. Secondo il comunicato ufficiale del governatore militare “intorno alle sei del pomeriggio ora locale, un convoglio della MONUSCO proveniente da Rutshuru è stato fermato da sfollati di guerra che vivono nel campo di Kanyaruchinya nel gruppo di Buvira perché volevano conoscere il carico dei veicoli del convoglio. Di fronte al rifiuto della MONUSCO, la popolazione ha barricato la strada, impedendole così di avanzare verso Goma. Di fronte a questa situazione, i militari dell’ONU preposti alla sicurezza hanno sparato alcuni colpi di avvertimento che hanno causato purtroppo la morte di 8 civili oltre a 28 feriti”.
Sia la MONUSCO sia la nuova forza militare dispiegata dalla Comunità degli Stati dell’Africa Orientale (EAC) sono al centro delle proteste scoppiate a Goma, dove diversi dimostranti sono scesi in strada per chiedere il ritiro dei militari stranieri accusati di passività o addirittura di complicità con i ribelli M23. La missione militare dell’EAC è stata approvata il 20 giugno scorso nel corso di una riunione dei Capi di Stato e di governo della Comunità. Il progetto prevede di dispiegare una forza militare congiunta con un minimo di 6.500 ad un massimo di 12.000 soldati comandanti da un generale keniano con base a Goma, con il compito di “contenere, vincere e sradicare le forze negative” (gruppi armati) che agiscono nel Nord e Sud Kivu, in Ituri e in Haut-Uélé. (L.M.) (Agenzia Fides 9/2/2023)

ASIA/SIRIA - Patriarchi e Capi delle Chiese: dopo il terremoto, basta sanzioni e embargo contro il popolo siriano
 
Damasco (Agenzia Fides) – Dopo il terremoto che lunedì 6 febbraio ha colpito ampie aree nel nord siriano, vanno immediatamente rimossi embarghi economici e sanzioni disposti da Paesi e organismi occidentali contro la Repubblica araba di Siria. La richiesta, perentoria, arriva da Patriarchi e Capi delle Chiese e comunità ecclesiali residenti in Siria.
Il sisma ha provocato in Siria migliaia di vittime, seminando distruzione e moltiplicando le sofferenze del popolo siriano, già piegato sotto il peso della guerra, della pandemia, dell’inflazione e della mancanza di risorse naturali, medicine, beni di prima necessità. Davanti a una terra e a una nazione tanto devastata, Patriarchi e Capi delle Chiese e comunità ecclesiali presenti in Siria fanno appello all’ONU, e si rivolgono anche direttamente alle Nazioni che impongono da anni sanzioni e embargo economico alla Siria guidata da Bashar al Assad, chiedendo di rimuovere immediatamente tali misure definite «inique» e avviando piuttosto iniziative umanitarie eccezionali e tempestive per soccorrere le popolazioni siriane travolte da sciagure insostenibili.
La richiesta dei Capi cristiani è affidata a un comunicato, sottoscritto, tra gli altri, da Mar Ignatius Aphrem II, Patriarca di Antiochia dei Siri ortodossi, da Yohanna X, Patriarca di Antiochia dei greco-ortodossi, e da Youssef I Absi, Patriarca di Antiochia dei greco-cattolici melkiti. «Facciamo inoltre appello» si legge nel comunicato, che porta la data di martedì 7 febbraio «alle persone di coscienza viva sparse in tutto il mondo, affinché alzino la voce chiedendo di porre fine alle sofferenze del popolo siriano e consentire ai cittadini siriani di vivere con dignità, secondo quanto è affermato nella Dichiarazione universale dei diritti umani».
Il terremoto – si legge nel comunicato dei Patriarchi e dei Capi delle Chiese in Siria – ha distrutto luoghi di culto, presidi sanitari, centri di assistenza sociale, alimentando una nuova impennata nel numero dei senzatetto e degli sfollati interni, proprio mentre l’inverno fa registrare le sue temperature più rigide.
Nel loro intervento, Patriarchi e Capi delle Chiese assicurano preghiere per le vittime del terremoto e le loro loro famiglie, pregano per la guarigione dei feriti e per tutti gli operatori coinvolti nella macchina dei soccorsi, chiedendo a governi, istituzioni internazionali e organizzazioni umanitarie di intervenire in aiuto del popolo siriano prescindendo da qualsiasi considerazione e calcolo di ordine politico.

Le sanzioni e i blocchi economici imposti da anni da Paesi occidentali contro il governo di Damasco, introdotti già nel 2011, vengono di volta in volta prorogati nell’intento di produrre il collasso del sistema che fa capo al Presidente Bashar al Assad. Nel corso degli anni, in innumerevoli occasioni, organismi ecclesiali e singoli Patriarchi e Vescovi hanno criticato con asprezza tali disposizioni che producono gravi conseguenze per la vita quotidiana di milioni di siriani, chiedendone la sospensione o l’abolizione. «Perpetuare le sanzioni contro la Siria» dichiarava all’Agenzia Fides nel novembre 2021 il Vescovo Georges Abou Khazen, Vicario apostolico (ora emerito) di Aleppo per i cattolici di rito latino «significa condannare a morte molta gente» (vedi Fides 20/11/2021). Dopo il terremoto, anche il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente (Middle East Council of Churches-MECC, organismo ecumenico di collegamento delle Chiese e comunità ecclesiali presenti nei Paesi mediorientali e del Nord Africa) ha chiesto «l’immediata revoca delle sanzioni contro la Siria e l’accesso a tutte le risorse, in modo che le sanzioni non si trasformino in un crimine contro l’umanità». (GV) (Agenzia Fides 9/2/2023)
 top^ 
 
 
 
ASIA/TURCHIA - Il Vescovo Bizzeti: situazione drammatica. Il terremoto spinga a abbandonare politiche di conflitto
 
Iskenderun (Agenzia Fides) – Davanti al terremoto che ha annientato migliaia di vite umane e ridotto in macerie interi quartieri tra Siria e Turchia, la tragedia collettiva e il dolore comune di nazioni e popoli diversi «rende ancora più evidente, nel caso non fosse già abbastanza chiaro, che solo muovendoci insieme nella stessa direzione possiamo fare qualcosa di utile. Una tragedia come questa, se fosse guardata con lucidità e realismo, potrebbe diventare un paradossale incentivo alla pace». Con questo sguardo e con questo giudizio il Vescovo Paolo Bizzeti, Vicario apostolico dell’Anatolia, valuta i possibili riflessi del sisma sul groviglio di tensioni, violenze, incursioni armate, setterismi e voracità geopolitiche che si intrecciano proprio nelle aree colpite dall’ultima catastrofe mediorientale.

Ora sono sotto gli occhi di tutti i palazzi sbriciolati, gli affannosi tentativi di soccorrere i sopravvissuti, le paure di nuove scosse e del propagarsi di epidemie. Ma quelle stesse aree vedono da anni confrontarsi e scontrarsi le rivendicazioni del potere di Damasco, le perduranti sacche di resistenza di gruppi d’opposizione e milizie islamiste, progetti autonomisti curdi, incursioni e occupazioni militari turche in chiave anti-curda. Mentre il leader turco Recep Tayyip Erdogan, da anni impegnato a espandere gli scenari del suo protagonismo geopolitico, punta a perpetuare il suo potere ottenendo un altro mandato come Presidente alle elezioni del prossimo 14 maggio.

In questo quadro complicato e pieno di incognite – fa notare il Vescovo Bizzeti - «la popolazione colpita dal terremoto ora ha solo bisogno di aiuti, da qualsiasi parte arrivino. La circostanza tragica che stiamo vivendo, se si guarda correttamente alle cose così come sono, dovrebbe essere per tutti un’occasione per riconoscere che conviene abbattere muri e steccati, divisioni politiche che alla fine non hanno nessun risvolto di bene per la popolazione. Il terremoto è anche un occasione per ripensare le nostre vite insieme, le nostre politiche, orientandole verso la pace».

Intanto, sul terreno – riferisce il Vicario apostolico di Anatolia – «la situazione appare drammatica soprattutto nei centri urbani come Iskenderun e Antakya, dove sono venuti giù palazzi e intere aree abitate costruite senza criterio. La situazione è meno grave nelle aree rurali dove le case sono basse. Le reti di carità legate in vario modo alla Chiesa cattolica – a partire dalla Caritas – si sono sono tutte attivate in aiuto delle popolazioni colpite, e c’è una stretta collaborazione con gli organismi dello Stato. Ma l’area colpita è molto vasta, e non è stato possibile intervenire in maniera tempestiva su tutti i fronti». (GV) (Agenzia Fides 9/2/2023).
 top^ 
 
 
 
ASIA/MYANMAR - Con la legge marziale in altre 37 città, l'esercito è deciso a "schiacciare ogni resistenza"
 
Mandalay (Agenzia Fides) - Con l'imposizione della legge marziale in altri 37 comuni in tutto il paese, comprese le roccaforti della resistenza delle regioni di Sagaing e Magwe, si fa decisamente più forte la pressione del governo militare del Myanmar sulla popolazione civile, al fine di "schiacciare ogni possibile ribellione", nota una fonte di Fides nella nazione. "La sofferenza di innocenti e lo sfollamento di civili, donne, bambini e anziani, sta raggiungendo livelli insostenibili. La crudeltà dei militari verso il popolo è terribile, così come i crimini di guerra", nota la fonte di Fides che risiede nell'area di Mandalay.
La legge marziale è arrivata il giorno dopo che il regime ha esteso lo "stato di emergenza" per altri sei mesi, a due anni dal colpo di stato del 1° febbraio 2021. Il capo della giunta Min Aung Hlaing ha detto pubblicamente che "la sicurezza deve essere rafforzata in 65 delle 330 township del paese per ripristinare lo stato di diritto" e, con l'approvazione del nuovo provvedimento, la legge marziale è ufficialmente in vigore in 37 nuovi comuni, sparsi in otto stati, che sono sotto il controllo diretto dei comandanti regionali. Il regime aveva dichiarato la legge marziale in alcune parti delle province di Yangon, Mandalay e dello Stato Chin nel 2021.
Tra i nuovi comuni destinatari della legge marziale, 11 sono nella regione di Sagaing, sul fiume Irrawaddy, a sudovest di Mandalay. Qui nelle scorse settimane si è intensificata l'azione militare dell'esercito, costringendo altri 6.000 civili a fuggire dalle loro case prima dell'avanzata delle truppe. Secondo un rapporto dell'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli Affari umanitari, nella martoriata regione di Sagaing - considerata una delle roccaforti della resistenza delle Forze di Difesa popolare (People' Defence Forces) - in due anni i combattimenti hanno costretto quasi 650.000 persone ad abbandonare le loro case e vivere in campi profughi, alloggi di fortuna, o nelle foreste.
La giunta, inoltre, ha reso noto che i tribunali militari esamineranno tutti i casi di violazione della legge marziale, avvertendo la popolazione che potranno essere comminate pene come l'ergastolo e la pena di morte. In tali casi, inoltre, non saranno ammessi appelli per i verdetti, ad eccezione della condanna a morte, per cui un appello potrà essere presentato direttamente al generale Min Aung Hlaing, capo della giunta, per una decisione definitiva e inappellabile.
Hlaing ha detto al Consiglio nazionale di difesa e sicurezza che 198 delle 330 township del paese sono attualmente "stabili e pacifiche" e che è necessario incrementare gli sforzi per sedare ogni protesta.
Intanto i ministri degli Esteri dell'ASEAN (la Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico), di cui il Myanmar è membro, riuniti a Giacarta nei giorni scorsi, hanno affrontato durante il vertice la questione birmana: la presidente di turno, il ministro degli Esteri dell'Indonesia Retno Marsudi, ha proposto ai membri dell'Associazione l'immediata applicazione del piano di pace in cinque punti, concordato con la stessa giunta birmana nell'aprile 2021, che prevede la fine delle violenze e il dialogo tra militari e ribelli. L'ASEAN ha reso noto un "ampio consenso da parte di tutti i Paesi" sulla proposta. Anche se il Myanmar continua a far parte dell'ASEAN, la nazione è stata esclusa dai vertici di alto livello proprio perchè non ha attuato il piano del 2021.
(PA) (Agenzia Fides 9/2/2023)


mercoledì 30 dicembre 2020

Vatican news 30 dicembre 2020

 


Non riesci a vedere la newsletter?  Guardala online

Vatican News

Le notizie del giorno

30/12/2020

1609320282147.JPG
video icon

È la preghiera di ringraziamento il centro della catechesi del Papa all'udienza generale: “Tutti nasciamo perché qualcuno ha desiderato per noi la vita. E questo è solo il primo di una lunga serie di debiti che contraiamo vivendo. Debiti di riconoscenza” 

1609249444895.JPG
video icon

Al termine dell'udienza generale, l'ultima del 2020, Francesco ha rivolto un pensiero speciale alla Croazia ferita ieri da un violento sisma. Il bilancio è ... 

article icon

Il Papa presiede domani pomeriggio i Primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, che si concludono con l'inno cristiano per l’anno trascorso ... 

Papa Francesco durante il Te Deum dello scorso anno

SANTA SEDE E CHIESA NEL MONDO

1601808806153.jpg
video icon

In un videomessaggio per il 75.mo di fondazione dell’Associazione Italiana Maestri Cattolici, il segretario di Stato esorta a essere elementi di coesione in un ... 

La Croce di Cristo
article icon

Nella panoramica che fotografa l'Agenzia vaticana, è l'America il continente in cui si è versato più sangue nel 2020. Ricordate anche le centinaia di sacerdoti ... 

La Nigeria è il Paese africano con più missionari uccisi: un laico, un seminarista e una religiosa
article icon

Il direttore delle Pontificie opere missionarie commenta il rapporto dell'Agenzia Fides sui sacerdoti, religiosi e laici uccisi nel 2020 nella loro attività di ... 

Tutela della vita
article icon

Con un comunicato i presuli del Paese, a poche ore dall'approvazione in Senato della legge sull'interruzione volontaria di gravidanza, ribadiscono il loro ... 

Solidarietà e supporto alla vita
article icon

L’approvazione dell’aborto in Argentina è solo uno degli ultimi provvedimenti con cui diversi Stati hanno aperto le maglie dell’interruzione di gravidanza e ... 

La città di Petrinja devastata dal sisma
article icon

Continua a tremare la terra in Croazia. Questa mattina, si sono registrate nuove scosse di assestamento di magnitudo 4,8 e 4,7, che hanno interessato, la ... 

La Casa d'Avvento dei frati
article icon

"Pasto per pasto" è l’iniziativa natalizia promossa dai frati francescani di Zagabria, per aiutare i tanti bisognosi che ogni giorno affollano la loro mensa ... 

Cattedrale di Santo Stefano a Vienna
article icon

A causa della pandemia i nove giorni di preghiera pensati dai vescovi austriaci saranno realizzati nelle case e in famiglia con appositi sussidi liturgici, ... 

Libano, Beirut
article icon

A Beirut l'inizitiva di una parrocchia greco-cattolica melchita per testimoniare che dove c'è desolazione Gesù porta speranza 



lunedì 13 gennaio 2020

Agenzia Fides 13 gennaio 2020

AFRICA/NIGERIA - Ancora non ci sono notizie di quattro seminaristi rapiti a Kaduna
 
Abuja (Agenzia Fides) - Non si hanno ancora notizie dei quattro seminaristi rapiti la sera dell’8 gennaio dal Seminario Maggiore “Buon Pastore" a Kakau, lungo l'autostrada Kaduna-Abuja. Il villaggio si trova nei pressi di Kaduna, capitale dello Stato di Kaduna, nel centro della Nigeria. L’8 gennaio, tra le 22,30 e le 23,00 alcuni banditi hanno assalito il Seminario, sparando in maniera indiscriminata, senza per fortuna provocare vittime. Al termine dell’assalto, dopo aver proceduto all’appello degli studenti, ci si è resi conto che i banditi erano fuggiti portando con loro 4 seminaristi. Secondo un portavoce della polizia, nell’assalto durato una trentina di minuti, i banditi “hanno avuto accesso al dormitorio della scuola, che ospita 268 studenti”. Il rapimento a fine di estorsione di personale ecclesiastico è una triste realtà in Nigeria, nonostante da alcuni anni la Conferenza Episcopale locale abbia proibito il pagamento di riscatti per la liberazione di preti, religiosi/e e seminaristi sequestrati. (L.M.) (Agenzia Fides 13/1/2020)
 top^ 
 
 
 
AFRICA/COSTA D’AVORIO - Si apre oggi la 114a Assemblea plenaria della Conferenza Episcopale nel segno della riconciliazione
 
Abidjan (Agenzia Fides) - “La comunione al servizio della riconciliazione”. È questo il tema della 114a Assemblea Plenaria della Conferenza Episcopale della Costa d’Avorio, che si tiene dal 13 al 19 gennaio, presso il Centro Lataha di Korhogo, nel nord del Paese.
P. Emmanuel Wohi Nin, Segretario Generale della Conferenza Episcopale, ha annunciato che nel corso dell’Assemblea i Vescovi rifletteranno su una lettera pastorale sulla riconciliazione, "che costituirà l'aspetto principale dell’Assemblea plenaria”, al termine della quale verrà indirizzato un messaggio a tutti gli ivoriani. La lettera stessa verrà pubblicata qualche tempo dopo la conclusione dell’incontro.
Un altro argomento all'ordine del giorno è "il protocollo sulla protezione dei minori e delle persone vulnerabili", secondo le indicazioni di Papa Francesco che ha auspicato che ogni Conferenza Episcopale si doti di un simile documento. Sarà infine discusso il progetto di accordo quadro tra la Santa Sede e la Repubblica della Costa d'Avorio. Alla fine dell’incontro, un comunicato stampa finale sarà reso pubblico durante la messa di chiusura domenica prossima, 19 gennaio. (S.S) (Agenzia Fides 13/1/2020)
 top^ 
 
 
 
ASIA/FILIPPINE - Si intensifica la preghiera mentre si rischia uno "tsunami vulcanico"
 
Manila (Agenzia Fides) - Mentre Manila e molte province adiacenti si preparano all'eruzione del secondo vulcano più attivo del paese, il Taal, vicino a Manila, i fedeli cattolici intensificano le preghiere per la sicurezza delle popolazioni a rischio. Un'enorme nuvola di cenere è fuoriuscita questa mattina dal cratere centrale del vulcano che si trova a 60 chilometri a sud della capitale delle Manila, oscurando il cielo. "Preghiamo per la sicurezza delle persone che vivono nelle aree vicine al vulcano Taal", ha detto Mons. Pablo Virgilio S. David, Vescovo di Caloocan e vicepresidente della Conferenza episcopale delle Filippine.
Il Taal, a circa 40 miglia a sud di Manila, ha iniziato a mostrare segni di attività. Si sono avvertite scosse sull'isola del vulcano e nei villaggi intorno alla vicina città di Agoncillo, nella provincia di Batangas, dove rumori fragorosi dal vulcano hanno creato paura tra i residenti.
Decine di migliaia di persone sono state evacuate dalle loro residenze e comunità. Il governo ha disposto la chiusura delle scuole e degli uffici pubblici il 13 gennaio. Le autorità hanno inoltre emesso un avvertimento pubblico per la regione di Luzon centrale, che comprende sette province: Aurora, Bataan, Bulacan, Nueva Ecija, Pampanga, Tarlac e Zambales, nell'isola centrale di Luzon. L'allarme vale anche per la regione di Calabarzon che comprende cinque province: Cavite, Laguna, Batangas, Rizal, Quezon e Lucena, oltre alla regione di Metro Manila.
L'Istituto filippino di vulcanologia e sismologia ha alzato il livello di allarme per il vulcano Taal fino al livello quattro (su cinque esistenti), affermando che "un'eruzione esplosiva pericolosa è possibile in poche ore o giorni".
L'Istituto ha avvertito che l'eruzione potrebbe causare uno "tsunami vulcanico" e ha consigliato alle comunità vicine di prendere precauzioni contro eventuali onde del lago che circonda il vulcano. Circa 6.000 persone vivono sull'isola e domenica la popolazione locale è stata trasferita in salvo a Batanga.
A causa degli avvertimenti sullo "Tsunami vulcanico", il governo ha consigliato alle persone di rimanere in casa poiché, in seguito all'eruzione, le ceneri sono molto dannose per la salute, contenendo particelle con anidride carbonica, anidride solforosa, fluoro, acido cloridrico.
L'arcipelago filippino si trova sul cosiddetto "anello di fuoco" del Pacifico, dove le placche tettoniche si scontrano, causando terremoti e regolare attività vulcanica. Nel gennaio 2018, decine di migliaia di persone furono evacuate a causa di un'eruzione del Mont Mayon, nella regione centrale di Bicol. L'ultima eruzione di Taal risale al 1977. La più forte eruzione che ha colpito un'area densamente popolata fu quella del vulcano del Monte Pinatubo nel giugno 1991. (SD) (Agenzia Fides 13/1/2020)
 top^ 
 
 
 
AMERICA/HAITI - “Il terremoto del 12 gennaio 2010 ci ha lasciato molti insegnamenti”: la testimonianza di un missionario redentorista
 
Port au Prince (Agenzia Fides) – “Port-au-prince è totalmente devastata, ovunque si sentono grida da sotto le macerie” raccontava il Nunzio apostolico a Fides, l'Arcivescovo Bernardito Auza, 10 anni fa, informando così il mondo del terremoto che aveva devastato l'isola e provocato quasi 300 mila morti. Era il 13 gennaio 2010 (vedi Fides 13/01/2010).
Oggi, dopo 10 anni, Fides ha raccolto la testimonianza di uno dei sopravvissuti al sisma, padre P. Renold Antoine, CSsR, che con i missionari redentoristi ha vissuto momento dopo momento le terribili conseguenze di questa tragedia naturale ed è ancora ad Haiti. "Per molti di noi - dice a Fides padre Renold -, la storia di Haiti si divide prima e dopo il terremoto. Una data indimenticabile per l'intero popolo haitiano, dal momento che, in soli 35 secondi, gran parte del paese ha sperimentato la furia della natura per un terremoto che ha lasciato oltre 300.000 morti e migliaia di feriti. Come Redentoristi, abbiamo sofferto in prima persona le conseguenze della tragedia, quando sono crollate le due case principali che avevamo a Port-au-Prince (il monastero di San Gerardo e la casa di San Clemente). Allo stesso tempo, sono crollate la chiesa parrocchiale di San Gerardo e la scuola parrocchiale con centinaia di bambini e insegnanti morti. I confratelli, per grazia di Dio, sono rimasti tutti vivi, alcuni feriti non gravemente. Nelle strade l'immagine era desolante: corpi ammucchiati, feriti e macerie ovunque. La Cattedrale di Port-au-Prince, il palazzo nazionale, il Parlamento e molte parrocchie e centri educativi non hanno resistito alle forti scosse”.
“Il terremoto ad Haiti del 12 gennaio 2010 ci ha lasciato molti insegnamenti, soprattutto che tutti siamo a rischio, e in un minuto possono sparire i sogni di benessere di migliaia di famiglie – prosegue il missionario -. Ma la vera tragedia che sconvolge il nostro paese, in modo estremo, è che la nostra società affronta quotidianamente scenari drammatici di rischio concentrati in alcuni settori della popolazione che hanno subito esclusione storica, povertà estrema, violenza, insicurezza alimentare, corruzione, ingiustizia sociale. Questo è il vero disastro di Haiti: quella lezione dovrebbe essere il contributo indelebile al dolore di così tante persone. Nonostante la natura molte volte inclemente con noi, e la diffusa corruzione che scuote il paese, Haiti è anche un paese che nel suo dolore riesce ancora a sorridere, che ha sempre insegnato la resilienza, la capacità di recuperare e andare avanti. Noi preghiamo che la Nostra Madre del Perpetuo Soccorso, patrona di Haiti, ci assista sempre, in modo che qualcosa di simile non si ripeta mai più" conclude padre Renold.
(CE) (Agenzia Fides 13/01/2020)
 top^ 
 
 
 
AMERICA/COLOMBIA - Vescovi del Pacifico e del sud-ovest: rispetto dei diritti umani, dei popoli e del diritto internazionale
 
Quibdò (Agenzia Fides) – “In diverse occasioni abbiamo richiamato l’attenzione sulle difficoltà che molte persone vivono nella regione del Pacifico e del Sud-ovest e abbiamo chiesto allo Stato colombiano una soluzione globale che risolva le cause strutturali che sono alla base della crisi umanitaria… >Alziamo di nuovo la nostra voce di Pastori e chiediamo di riprendere il cammino della pace nella prospettiva del rispetto dei diritti umani, dei diritti dei popoli e del diritto internazionale umanitario". E’ quanto chiedono i Vescovi del Pacifico e della regione sud-occidentale della Colombia, esprimendo solidarietà e preoccupazione per la riacutizzazione del conflitto nel dipartimento del Chocò, nella diocesi di Quibdò e in altre regioni di questa area del paese (vedi Fides 18/6/2019; 17/4/2019; 12/10/2017; 2/10/2017; 1/9/2017).
In questi territori vivono soprattutto comunità indigene e afro-discendenti, che vivono “una situazione drammatica”, per questo i Vescovi, attraverso il loro comunicato intitolato “Rafforzare la costruzione della pace di fronte all'acuirsi del conflitto”, si appellano al Governo nazionale e alle altre istanze statali, "perché stabiliscano condizioni per una vita dignitosa e meccanismi di protezione per le comunità e i leader sociali". Chiedono anche attenzione “per possibili collusioni tra membri della Forza pubblica e gruppi illegali, segnalate da organizzazioni sociali e dei diritti umani e dalla diocesi di Quibdó negli anni precedenti e reiterate negli ultimi due anni”. Da parte loro, “i gruppi armati devono essere consapevoli del loro status di aggressori della popolazione civile e, pertanto, accettare il rifiuto di cui sono oggetto a causa delle loro azioni criminali”.
All'inizio del nuovo anno, tra le numerose preoccupazioni in cui vivono tanti cittadini colombiani, i Vescovi ribadiscono la necessità di trovare soluzioni politiche e pacifiche al conflitto armato, con l’ELN (Ejército de Liberación Nacional) per raggiungere un accordo di pace, e con l'AGC (Autodefensas Gaitanistas de Colombia) e altre strutture simili. “Attendiamo la risposta sincera dei vari protagonisti, attraverso gesti concreti di una autentica volontà di pace” concludono il comunicato, chiedendo al popolo colombiano di “pregare e impegnarsi nella costruzione di un paese equo, fraterno e senza violenza”. Il documento è firmato dagli Arcivescovi e Vescovi ordinari di Cali, Popayán, Quibdó, Istmina – Tadó, Apartadó, Mocoa – Sibundoy, Buenaventura, Ipiales, Tumaco, Palmira. (SL) (Agenzia Fides 13/1/2020)
 top^ 
 
 
 
OCEANIA/AUSTRALIA - Catholic Mission si mobilita per le necessità della popolazione australiana, colpita dagli incendi
 
Sidney (Agenzia Fides) – “Catholic Mission” Australia, che è la Direzione nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Australia, ha annunciato una immediata collaborazione con la St. Vincent de Paul Society per offrire un contributo concreto nell’opera di cooperazione e solidarietà, al fine di rispondere all’emergenza nazionale degli incendi che, dallo scorso settembre, stanno devastando l’habitat naturale della nazione. “Si tratta di una strage infinita, senza precedenti, una vera e propria catastrofe ambientale che si stima abbia bruciato un’area grande oltre 84 mila chilometri quadrati” afferma una nota di Catholic Mission inviata all’Agenzia Fides.
Per rispondere alla crisi, i Vescovi cattolici australiani, oltre a promuovere una raccolta fondi a livello mondiale, hanno voluto predisporre un piano nazionale che coinvolge tutte le comunità cattoliche. Le Pontificie Opere Missionarie sono da sempre rivolte, per vocazione, alle esigenze delle comunità oltre confine, ma ”riconosciamo che è difficile concentrarsi sulla necessità all’estero quando in Australia è in corso una crisi senza precedenti”, ha affermato Padre Brian Lucas, Direttore nazionale di Catholic Mission.
Per questo le POM sensibilizzano i propri donatori e benefattori a contribuire oggi alle necessità della popolazione all’interno dell’Australia: “Abbiamo molti sostenitori nelle diocesi, gravemente colpite, di tutto il paese. E’ nostro dovere offrire una risposta missionaria e consentirla anche a coloro che vogliono dare la priorità ai loro amici, famiglie e compagni australiani colpiti da questi devastanti incendi boschivi”, nota p. Lucas.
“Le comunità lungo la costa meridionale stanno lottando con grande difficoltà. Tante persone, dalle parrocchie locali alle celebrità, si sono messe insieme per sostenere quanti hanno perso tutto. Faremo la nostra parte”, dice David Harrison, direttore diocesano di Catholic Mission a Wollongong, anch’essa devastata.
L'organizzazione missionaria conferma, però, che i piani di emergenza rivolti alla situazione australiana non interromperanno la distribuzione dei fondi e i progetti già avviati in Africa, Asia e Pacifico dalle POM australiane. “Riconosciamo la gravità della situazione locale ma dobbiamo anche rispettare la nostra missione, restando impegnati nelle comunità che hanno un grande bisogno in tutto il mondo”, conclude padre Lucas.
(AP) (13/1/2020 Agenzia Fides)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

The Chosen ...é sufficiente per me...posso fare molto con questo ..

Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occ...