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lunedì 20 gennaio 2020

Agenzia Fides 20 gennaio 2020

AFRICA/NIGERIA - “Siamo sotto assedio” afferma l’Arcivescovo di Kaduna dove sono stati rapiti 4 seminaristi
 
Abuja (Agenzia Fides) - “Nessun altro Paese può tollerare questi livelli di insicurezza senza che si scatenino proteste di massa. Sicuramente il nostro paese è sotto assedio” ha affermato Sua Ecc. Mons. Matthew Man-oso Ndagoso, Arcivescovo di Kaduna, in Nigeria, l’arcidiocesi dove la sera dell’8 gennaio quattro seminaristi sono stati rapiti nel Seminario Maggiore “Buon Pastore” di Kakau lungo l'autostrada Kaduna-Abuja (vedi Fides 13/1/2020). “Quello dei seminaristi è il terzo rapimento di personale ecclesiastico avvenuto nella nostra diocesi” ha ricordato l’Arcivescovo. “Non riesco a dormire al pensiero delle condizione che stanno vivendo i quattro studenti” ha aggiunto Mons. Ndagoso.
“Le persone non riescono più a dormire con due occhi chiusi, eppure i nostri leader hanno il coraggio di dire che c'è sicurezza nel Paese” sottolinea Mons. Ndagoso, che aggiunge che la popolazione sembra essere rassegnata all’insicurezza crescente. “Penso che ora le persone sembrano aver rinunciato alla sicurezza perché non c'è niente che possano fare, si sono semplicemente rassegnate al destino”.
L’Arcivescovo si chiede come mai non si riesca a ristabilire la sicurezza nell’area perché “con le tecnologie di sicurezza avanzate sviluppate nel 21° secolo, non c'è nessun posto al mondo, nemmeno sott'acqua, che i criminali non possano essere rintracciati”. “Ma le agenzie di sicurezza continuano a dire che hanno il controllo della situazione”.
Dopo aver affermato che “sono state rafforzate le misure di sicurezza nel seminario, “al fine di proteggere gli altri studenti”, Mons. Ndagoso conclude: “continueremo a pregare per i seminaristi rapiti, fino a quando non saranno liberati. Continuiamo a sperare che Dio converta coloro che stanno dietro l'insicurezza in questo Paese”. (L.M.) (Agenzia Fides 20/1/2020)
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ASIA/PAKISTAN - Chiuse le celebrazioni degli 800 anni dell'incontro tra San Francesco e il Sultano: un impegno di pace in Pakistan
 
Lahore (Agenzia Fides) - Con una lettura congiunta di brani della Sacra Bibbia e del Corano, si è tenuta nei giorni scorsi a Lahore la cerimonia di chiusura delle celebrazioni che commemorano gli 800 anni dal colloquio tra San Francesco d'Assisi e il Sultan Al-Kamil, avvenuto nel 1219: l'ottavo centenario di quello storico incontro ha avuto vasta eco in Pakistan nel corso di tutto il 2019. A Lahore si è celebrata la chiusura dello speciale Giubileo, in un incontro alla presenza di numerosi leader cristiani e musulmani.
Come appreso da Fides, tra i presenti, l'Arcivescovo Christophe Zakhia El-Kassis, Nunzio Apostolico in Pakistan, ha sottolineato che "l'incontro di San Francesco d'Assisi con il Sultano si è verificato in una atmosfera di paura e pericolo, ma quella paura si è trasformata in dialogo che ha portato alla pace e all'amicizia". "Possiamo imparare a promuovere la pace e la coesistenza da San Francesco d'Assisi e dal Sultano", ha aggiunto, promettendo "sostegno per la promozione della pace, dell'armonia, della tolleranza nella società" e trasmettendo i saluti di Papa Francesco.
Accanto a lui, mons. Sebastian Francis Shaw, Arcivescovo di Lahore e Presidente della Commissione nazionale per il dialogo interreligioso e l'ecumenismo, nella Conferenza episcopale cattolica del Pakistan, ha concordato, affermando che "è necessario accettarsi l'un l'altro nella società, come hanno fatto San Francesco d'Assisi e il Sultan Al-Kamil, per promuovere una convivenza pacifica".
Tra le autorità civili, Ijaz Alam Augustine, Ministro provinciale per i diritti umani e le minoranze e Ministro del dialogo interreligioso in Punjab, ha dichiarato di "apprezzare la significativa cerimonia" notando che "il governo promuove la tolleranza e l'armonia nella società e intende continuare a sviluppare una politica di pace e armonia interreligiosa al fine di promuovere lo spirito di convivenza nella società".
Numerosi leader religiosi musulmani e indù hanno partecipato a questa cerimonia, assicurando il loro impegno "a sostenere la causa dell'umanità per una società prospera e armoniosa in Pakistan, tenendo presente l'iniziativa di pace vissuta secoli fa da San Francesco d'Assisi e del Sultano".
Nell'assemblea vi erano studenti di diverse scuole che hanno presentato una performance teatrale ispirata alla preghiera di pace di San Francesco d'Assisi e al brano nazionale pakistano "Is percham k saye talay eik hain - Siamo una cosa sola". I giovani dello studentato francescano Cappuccino a Lahore hanno presentato una drammatizzazione dell'incontro di San Francesco d'Assisi con il Sultano. La cerimonia si è conclusa con un solenne impegno da parte di tutti i presenti a essere "strumenti e operatori di pace in Pakistan". (PA) (Agenzia Fides 20/1/2020)
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AMERICA/MESSICO - Il Vescovo di Tapachula: dinanzi alla posizione ufficiale ambigua ed esitante, “vedere, sentire e trattare i migranti come fratelli”
 
Tapachula (Agenzia Fides) – “Tutti coloro che fanno parte di questa famiglia diocesana di Tapachula, ognuno secondo le sue possibilità e responsabilità, assicurino che a questi fratelli migranti non manchi un pezzo di pane, non vengano violentati o aggrediti nel passaggio attraverso la nostra diocesi, non ricevano manifestazioni di rifiuto né di disprezzo e sentano, nonostante le circostanze avverse, di camminare tra fratelli e come fratelli, non come estranei, né avventurieri, né criminali, né esiliati, né disprezzati. Dio ricompenserà lo sforzo di tutti di vederli, sentirli e trattarli come fratelli. Proprio come vorremmo che i nostri connazionali irregolari venissero trattati negli Stati Uniti”. E’ l’appello rivolto da Mons. Jaime Calderón Calderón, Vescovo di Tapachula, ai sacerdoti, ai seminaristi, alle religiose e ai laici della sua diocesi, dopo le notizie riguardanti una nuova consistente carovana di emigrati dell’Honduras che si sta muovendo per raggiungere gli Stati Uniti d’America.
“Le dichiarazioni del governo federale e il silenzio del governo statale ci fanno vedere che la posizione ufficiale è, come in altre occasioni, ambigua ed esitante” denuncia il Vescovo nel suo messaggio pervenuto a Fides, intitolato “Responsabilità e amore per i nostri fratelli”, non avendo certezza che la carovana dei migranti possa attraversare il confine, raggiungere Tapachula o proseguire oltre lo stato del Chiapas. “Data questa incertezza, ma consapevoli del nostro dovere cristiano di battezzati figli di Dio - Padre di tutti senza differenze o distinzioni - sentiamo il dovere di mostrare il nostro pensiero con semplicità, chiarezza e determinazione in relazione ai fratelli che vengono con la carovana” prosegue Mons. Jaime Calderón Calderón.
Il Vescovo ricorda che la famiglia diocesana di Tapachula “si è sempre distinta per essere una Chiesa locale fraterna e solidale che, dalla sua povertà, è sempre stata attenta a mostrare il volto misericordioso di Dio, essendo ospitale con i fratelli migranti”. Il suo volto è quello del buon samaritano, quindi “ci assicureremo sempre che, di passaggio o in una permanenza temporanea o stabile nel nostro territorio diocesano, i fratelli migranti non accumulino altre sofferenze oltre a quelle che comporta una strada lunga, tortuosa, accidentata, insicura e violenta”.
Nel suo comunicato il Vescovo assegna alle diverse comunità, coordinate dalla Commissione di emergenza e dai Vicari foranei, il compito di assistere i migranti che attraversano il territorio diocesano, invocando Dio “di aiutarci, ancora una volta, a fare questo lavoro con un alto senso di responsabilità e di amore per i nostri fratelli”. (SL) (Agenzia Fides 20/1/2020)
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AMERICA/COLOMBIA - “Non stiamo più vivendo un'emergenza, ma una situazione di sopravvivenza sociale” denuncia Mons. Darío de Jesús Monsalve
 
Cali (Agenzia Fides) –"Ho invitato diplomatici e rappresentanti di organizzazioni internazionali, come le Nazioni Unite e altri, a offrire la loro sede come protezione e rifugio” a quanti denunciano i responsabili degli attacchi contro leader sociali e difensori dei diritti umani in Colombia: lo ha detto Mons. Darío de Jesús Monsalve, Arcivescovo di Cali. "Dovete sapere – prosegue l’Arcivescovo nella nota inviata a Fides -, che all'interno del territorio nazionale non ci sono garanzie per proclamare la verità. Se credete che una sede diplomatica fuori del paese possa essere utile, spero che sarete accolti con favore, perché ciò che la Colombia sta vivendo non è più un'emergenza ma una situazione di sopravvivenza sociale, per garantire che la vita sia sostenuta in mezzo a così tante minacce".
Le dichiarazioni di Mons. Monsalve sono state fatte durante un atto civile e religioso della comunità di Cali per commemorare il giudice Alcibíades Libreros, assassinato alla fine di dicembre, che era il giudice responsabile di importanti indagini sul crimine organizzato. Secondo il Presule, dal momento che nel paese non ci sarebbero garanzie, le denunce dei responsabili degli attacchi ai leader sociali e ai difensori dei diritti umani, potrebbero essere fatte nei consolati situati in altri paesi e persino con l'accompagnamento di qualche ong. Il numero di leader sociali assassinati nel 2020 appena iniziato è di almeno 17 (vedi Fides 17/01/2020).
Allo stesso modo, l'Arcivescovo di Cali, ha affermato che gli assassini di pubblici ministeri, leader sociali ed ex combattenti dovrebbero essere indagati come una priorità, altrimenti si può ipotizzare una complicità in un settore dello stesso Stato.
La violenza in Colombia, specie contro leader sociali e giudici, è aumentata negli ultimi mesi, al punto che la Conferenza Episcopale ha chiesto pubblicamente il rispetto per la vita di ogni persona, "vita che è sacra", e di mettere fine agli omicidi e alle azioni violente "contro i nostri fratelli e sorelle" (vedi Fides 17/01/2020), in modo particolare nei dipartimenti di Chocó, Cauca, Valle del Cauca, Norte de Santander, Nariño e Arauca.
(CE) (Agenzia Fides, 20/01/2020)
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OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - Giubileo della beatificazione di Peter ToRot, un esempio per tutti
 
Kavieng (Agenzia Fides) – “La difesa del sacramento del matrimonio come via di santità coniugale è stata la motivazione principale che ha condotto alla beatificazione di Peter ToRot” ha detto mons. Rochus Tatamai MSC, Vescovo di Kavieng - Lorengau e presidente della Conferenza Episcopale di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, in occasione della celebrazione del Giubileo d’argento del Beato e martire, innalzato alla gloria degli altari 25 anni fa, laico e primo beato della Papua Nuova Guinea.
Nella sua omelia il Vescovo, che è anche nipote del beato, ha parlato a lungo della vita e del martirio di Peter ToRot, additandolo a tutti i fedeli come “esempio di vita cristiana” da seguire. Dalla sua storia e dalla sua vicenda il Vescovo ha tratto spunti utili per i catechisti, parlando del sacramento del matrimonio e della vita familiare, e soffermandosi sui rapporti tra fede e cultura.
La messa del Giubileo è stata un momento di grande devozione e partecipazione di fedeli: il coro e un gruppo di giovani donne hanno guidato la processione dell'offertorio con una danza e una melodia tradizionali delle Isole Duke of York, nella provincia della Nuova Britannia orientale. Tra i partecipanti anche un consistente gruppo di fedeli delle parrocchie dell'arcidiocesi di Port Moresby e membri di varie congregazioni religiose. Le celebrazioni principali del Giubileo si sono svolte nel villaggio di Rakunai venerdì 17 gennaio 2020, sono state coordinate dalla “Blessed Peter ToRot Foundation Inc”, una organizzazione laica fondata nel 1996 per promuovere la vita e il lavoro del Beato e per sostenere l'Arcivescovo di Rabaul nella causa della canonizzazione.
La presenza e il messaggio del Beato ha anche varcato i confini della Papua Nuova Guinea ed è giunto in Australia: il 19 gennaio il Cardinale Ribat ha benedetto una cappella dedicata a Peter ToRot nel Santuario di Nostra Signora Aiuto dei Cristiani, nella Marian Valley, a Brisbane.
Il beato Peter ToRot, catechista del villaggio di Rakunai nella penisola di Gazelle, provincia orientale della Nuova Britannia, fu ucciso dai giapponesi nel 1945, verso la fine della Seconda guerra mondiale, per essersi rifiutato di interrompere le sue attività di catechista e testimone della fede. In particolare ToRot difese la santità del matrimonio, sfidando così la pratica della poligamia, autorizzata dai giapponesi. Papa Giovanni Paolo II lo dichiarò ufficialmente martire per la fede il 17 gennaio 1995 nel corso della cerimonia di beatificazione a Port Moresby. (AP) (20/1/2020 Agenzia Fides)
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AFRICA/MADAGASCAR - Nomina del Rettore del Seminario filosofico “Saint Paul Apotre” ad Antsirabé
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Card. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il 1 marzo 2019 ha nominato Rettore del Seminario maggiore filosofico interdiocesano “Saint Paul Apotre” nella diocesi di Antsirabé, in Madagascar, il rev. Jean Nicolas Rakotojaona, del clero arcidiocesano di Antananarivo.
Il nuovo Rettore è nato il 18 gennaio 1973 ad Anosy Avaratra ed è stato ordinato sacerdote il 3 agosto 2002 a Faliarivo Ambanidia. Si è formato presso il Seminario minore e quello propedeutico di Ambohipo, quindi ha studiato filosofia al Seminario maggiore “Saint Paul Apotre” di Antsirabé e teologia al Seminario maggiore Sainte Thérèse de l’Enfant Jésus a Faliarivo. Ha proseguito gli studi all’Università cattolica del Madagascar e all’Università di Friburgo, conseguendo la laurea in Filosofia e il dottorato in teologia. Dopo l’ordinazione è stato impegnato nella pastorale parrocchiale, professore in diversi seminari e nei corsi di formazione per i laici. Dal 2017 era Vicerettore del Seminario “Saint Paul Apotre” di cui è stato nominato Rettore. (SL) (Agenzia Fides 20/1/2020)

giovedì 21 novembre 2019

Mentre il Papa sta in Tailandia...Agenzia Fides 21 novembre 2019

AFRICA/SUD SUDAN - La comunità cristiana in attesa della visita di Papa Francesco per rilanciare la riconciliazione
 
Juba (Agenzia Fides) – “Credo che la visita di Papa Francesco in Sud Sudan sarà una missione congiunta, una visita congiunta insieme all'Arcivescovo di Canterbury Justin Welby e all'Arcivescovo presidente della Chiesa presbiteriana in Scozia”, ha detto all’Agenzia Fides Mons. Edwardo Hiiboro Kussala, Vescovo di Tombura Yambo, dopo l’annuncio che Papa Francesco ha fatto in merito al suo desiderio di recarsi nel 2020 in Sud Sudan.
Secondo il Vescovo Hiiboro, che fino ad ottobre è stato Presidente della Conferenza episcopale cattolica del Sud Sudan, la visita di Papa Francesco e degli altri leader cristiani sarà “un'occasione speciale poiché riunirà tutte le comunità cristiane del Paese”.
“Ad aprile Papa Francesco, l'Arcivescovo di Canterbury e il leader della Chiesa presbiteriana in Scozia, hanno incontrato i nostri leader politici in Vaticano e hanno promesso di accompagnare il popolo del Sud Sudan fino a quando la nazione otterrà una pace duratura. Il Santo Padre ha espresso ripetutamente il suo desiderio di venire nel nostro Paese – evidenzia il Vescovo – e questo significa che lo vuole davvero. Per accogliere questo suo desiderio, come Chiesa locale e come Paese, abbiamo bisogno di una Chiesa inclusiva di tutta la regione AMECEA (che comprende l’Africa orientale)”, nota mons. Hiiboro.
A nome della Chiesa cattolica nel Sud Sudan, l’Arcivescovo ha ringraziato Papa Francesco per essere “padre, pastore, leader e Vicario di Cristo ed essere così vicino alla popolazione del Sud Sudan. La nostra gente si è dispersa nei conflitti, nel mondo della guerra, della divisione, della povertà. Papa Francesco continua a cercarci e lo ringraziamo anche per questo”.
Al termine dell’Angelus del 10 novembre 2019 Papa Francesco ha espresso il desiderio di visitare il Sud Sudan. La data ancora non è definita. Francesco, nell’appello rivolto per la riconciliazione, ha invitato tutti a pregare insieme con queste parole: “Il popolo sud-sudanese ha sofferto troppo negli ultimi anni e attende con grande speranza un futuro migliore, soprattutto la fine definitiva dei conflitti e una pace duratura” ha detto Papa Bergoglio. “Esorto pertanto i responsabili a proseguire, senza stancarsi, l’impegno in favore di un dialogo inclusivo nella ricerca del consenso per il bene della Nazione”, ha concluso.
(AP) (21/11/2019 Agenzia Fides)
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AFRICA/BURKINA FASO - Il Congresso di Africa e Madagascar sulla Divina Misericordia è “una benedizione per il Paese”
 
Ouagadougou (Agenzia Fides) - “Il vostro Congresso è una misericordia divina per il nostro tempo” ha affermato Siméon Sawadogo, Ministro dell’Amministrazione Territoriale, del Decentramento e della Coesione Sociale del Burkina Faso, che rappresenta il Capo dello Stato al 4° Congresso di Africa e Madagascar sulla Divina Misericordia che si tiene a Ouagadougou (vedi Fides 20/11/2019). Le parole del Ministro riflettono la grave situazione nella quale vive il Burkina Faso, per l’azione di gruppi jihadisti che sconvolgono ampie aree del Paese. Ieri le autorità hanno annunciato la morte di almeno 18 jihadisti, rimasti uccisi nell’assalto ad un posto di polizia nel nord del Paese.
La presenza di 900 delegati al Congresso della Divina Misericordia viene sentita come una testimonianza di vicinanza della Chiesa universale al Burkina Faso in questo momento così difficile. I delegati provengono oltre che dal Burkina Faso, da Benin, Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Congo-Brazzaville, Costa d'Avorio, Gabon, Kenya, Madagascar, Niger, Nigeria, Uganda, Rwanda, Tanzania, Togo, Belgio, Italia, Vaticano e Polonia.
Papa Francesco ha designato come suo rappresentato al Congresso Sua Eminenza il Cardinale Dieudonné Nzapalainga, Arcivescovo di Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana. "La divina misericordia si riferisce all'amore, alla pace", ha detto il Cardinale, aggiungendo però che "Siamo prigionieri del male e la Parola di Dio dice che dove abbonda il peccato, abbonda la grazia. Questo è il motivo per cui diciamo che l'ultima parola non appartiene al male, alla morte o alla violenza. L'ultima parola appartiene all’amore, alla vita, alla riconciliazione e al perdono”. (L.M.) (Agenzia Fides 21/11/2019)
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ASIA/FILIPPINE - Proclamare il Vangelo in “modo creativo” sui social network
 
Manila (Agenzia Fides) - Proclamare il Vangelo in “modo creativo”, anche sui social network: è l'appello del Vescovo Mylo Hubert Vergara, alla guida della diocesi di Pasig, Presidente della Commissione per le comunicazioni sociali e i mass media della Conferenza episcopale, che ha invitato i fedeli a "diffondere la Buona Novella con dinamismo e nuovi approcci". "Il messaggio fondamentale dell'amore di Dio va comunicato in modo creativo, ogni giorno in modo nuovo"
Come appreso dall'Agenzia Fides, il Vescovo ha parlato della "comunicazione efficace del Vangelo" durante un raduno di tutti coloro che si occupano dei social media cattolici, come strumento della pastorale. Al raduno, promosso da "YouthPinoy", un'organizzazione che si definisce di "missionari on-line", hanno preso parte più di 200 delegati, riuniti il 16 novembre scorso nella città di Mandaluyong, vicino a Manila, in collaborazione con "Areopagus Communications Inc" e con la Commissione per i media della Conferenza episcopale delle Filippine.
Il Vescovo ha sottolineato che "urge comunicare il messaggio centrale della misericordia e dell'amore di Dio. Penso che questo sia il primo principio". "Presentare il messaggio centrale di Gesù, il suo amore salvifico, qualcosa che sperimentiamo qui e ore, che è poi il mistero pasquale: questo è il nostro compito", ha aggiunto. "Credo che questo messaggio debba avere un riverbero nel mondo digitale", ha detto.
Il contatto con tutte le persone, inoltre - ha ricordato, facendo eco al messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale delle comunicazioni di quest'anno - deve avere lo stile di "una comunione compassionevole".
"Quel messaggio fa capire che la comunità degli utenti nei social network dovrebbe contribuire a una comunità umana fraterna e solidale, fuggendo da inimicizia e ostilità", ha concluso. (SD) (Agenzia Fides 21/11/2019)


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AMERICA - CELAM: “Camminare insieme per la pace dei nostri popoli”
 
Bogotà (Agenzia Fides) – Vicinanza ai popoli latinoamericani che stanno attraversando gravi instabilità, solidarietà alle Chiese delle singole nazioni che danno testimonianza della loro fede, rifiuto di ogni forma di violenza e frattura sociale, necessità di un discernimento evangelico sugli eventi e del dialogo tra fratelli: questi i sentimenti espressi in un messaggio della Presidenza del CELAM (Consiglio Episcopale Latinoamericano) indirizzato “al Popolo di Dio e alle Conferenze episcopali di America latina e Caribe”, intitolato “Camminare insieme per la pace dei nostri popoli”.
La Presidenza del CELAM, che si è riunita a Bogotà dal 19 al 21 novembre per discutere il rinnovamento e la ristrutturazione del CELAM, nel messaggio che porta la data del 21 novembre, pervenuto a Fides, si dice “unita a tutti i paesi che in questi momenti sono attraversati da situazioni di grave instabilità sociale e politica”.
“Negli ultimi mesi e settimane – prosegue il testo -, nei paesi fratelli come Bolivia, Colombia, Cile, Ecuador, Haiti, Nicaragua e Venezuela, si stanno verificando grandi mobilitazioni di cittadini, che protestano per le disuguaglianze e le ingiustizie che sono frutto del peccato che si è istituzionalizzato, voltando le spalle ai più poveri ed emarginati. Queste mobilitazioni in molte occasioni sono state duramente represse”.
“Il discernimento evangelico su queste realtà, che sono autentici segni dei tempi, è urgente e necessario” sottolinea il messaggio, ribadendo che “Gesù Cristo è l’unico che può redimere realmente le persone e le società” e quindi vengono appoggiate “tutte le iniziative di dialogo per la pace che consentano di ricostruire il tessuto sociale danneggiato”. “Solo con l’amicizia civile e l’impegno solidale, soprattutto con i poveri e gli esclusi – ribadiscono -, possiamo affrontare questa crisi, per progredire verso un futuro condiviso più ricco di speranza. Non dobbiamo desistere nella promozione del dialogo per la convivenza, la pace sociale ed il bene comune”.
Citando San Paolo, la Presidenza del CELAM esorta a “vincere il male con il bene” e, come Chiesa e come popolo di Dio, ad operare per la riconciliazione e la pace. Invita quindi le autorità “ad assumere le proprie responsabilità, garantendo il buon funzionamento dei rispettivi paesi e delle loro istituzioni; allo stesso modo tutti i cittadini devono partecipare con responsabilità al bene comune della nazione, e così sconfiggere l’insicurezza, la corruzione, l’impunità, la violenza e tutti i semi di morte. La violenza non si combatte con la violenza. Distruggere i nostri paesi non è una vera soluzione. E’ ora di agire come fratelli e non come nemici”.
Nella conclusione la Presidenza del CELAM sottolinea che “tutti i popoli sono responsabili gli uni degli altri”, per questo chiede “alle grandi nazioni del mondo di rispettare il cammino di ogni paese, pur piccolo che sia, lasciando da parte i propri interessi e optando per un aiuto solidale”. Il messaggio si conclude invocando l’intercessione di Santa Maria di Guadalupe per l’America latina, in questi momenti di tensione, affinchè conceda di fare di ogni angolo di questa regione, “un luogo dove si possa amare Dio, vivere con dignità e si possa godere del dono della libertà che rende possibile la giustizia e la pace autentica”. (S.L.) (Agenzia Fides 21/11/2019)
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AMERICA/COLOMBIA - Oggi sciopero nazionale; non si ferma la violenza nel Cauca e nel Chocò
 
Cauca (Agenzia Fides) – Si svolge oggi 21 novembre, in Colombia il cosiddetto "Paro Civico": i sindacati colombiani, gli indigeni, gli studenti e i settori sociali hanno indetto una giornata di protesta. Lo sciopero nazionale e la marcia cittadina nazionale vogliono manifestare il rifiuto su varie questioni dell'agenda del governo, come la riforma del lavoro, la riforma delle pensioni, l’aumento delle aliquote energetiche, le riduzioni fiscali alle grandi multinazionali, reclamando la dignità dei salari e la lotta alla corruzione.
Mentre settori del governo sottolineano che le motivazioni della protesta si basano su notizie false, gli organizzatori accusano il governo di criminalizzare la mobilitazione. Proprio per questo clima di tensione che si è creato già da qualche settimana, la Conferenza Episcopale Colombiana aveva proposto 6 temi di riflessione (vedi Fides 15/11/2019). Domenica scorsa, 17 novembre, i Vescovi hanno anche invitato "tutti i cattolici e le persone di buona volontà a pregare per la nostra Patria", fornendo ad ogni parrocchia il testo di una “Preghiera per la Colombia” da recitare a conclusione della preghiera dei fedeli.
La Chiesa cattolica colombiana si è espressa a favore della protesta pacifica e ha chiamato alla costruzione di una nazione riconciliata e in pace: "il cammino per il superamento dei problemi sociali e per lo sviluppo integrale del nostro paese, passa per l’ascolto e il dialogo, con la partecipazione di tutti i protagonisti della società. La soluzione dipende da tutti, è necessario costruire, senza dilazioni, un progetto comune di paese, una casa comune in pace", ha ripetuto più volte in questi giorni Mons. Elkin Fernando Álvarez Botero, Vescovo ausiliare di Medellín e Segretario generale della Conferenza Episcopale.
Purtroppo in Colombia si verificano ancora episodi di violenza in diverse zone. In meno di 30 giorni nel dipartimento di Cauca ci sono stati veri massacri di indigeni e della popolazione civile, che vive ancora la tensione delle guerre del narcotraffico degli anni passati, senza poter verificare se ora si tratti di dissidenti delle FARC o di nuovi gruppi armati. E’ stato comunque annunciato l'invio di 2.500 militari nella zona.
Diego Jaramillo, della Rete dei diritti umani di Cauca, ha spiegato alla stampa internazionale che preoccupano le conseguenze dell'aumento della presenza militare governativa: "Il timore delle comunità è che l'aumento militare, come annunciato, radicalizzi molto di più la reazione delle organizzazioni armate contro la popolazione". Poi ha aggiunto: "è già stato visto molte volte che l'esercito entra nell'area senza rispettare la giurisdizione indigena, né l'autorità indigena".
Ma la tensione popolare a questo riguardo non si registra solo nel Cauca, ma anche nel Chocò, nel comune di Bojayà, si vive una situazione molto simile. “Mentre in questi giorni le comunità di afro-colombiani e le comunità indigene nel comune di Bojayá hanno ricordato i massacrati del fatidico 2 maggio 2002, veniamo a sapere di nuove minacce e di sfollamenti, reclusioni, massacri, torture, sparizioni e ricatti” ha affermato il sacerdote Sterling Londoño, della diocesi di Quibdó.
Padre Londoño lo ha afformato presentando una lettera firmata dalla diocesi di Quibdó, insieme al Forum interetnico di solidarietà di Chocó, dal Consiglio della Comunità dell'Associazione contadina integrale di Atrato, dalla Federazione delle Associazioni dei Consigli indigeni di Chocó (Fedeorewa) e dall'Ufficio Indigeno di Chocó.
In questa lettera, le comunità hanno denunciato che dopo la firma dell'accordo di pace nel novembre 2016, lo spazio lasciato dalle FARC è stato occupato dalla guerriglia dell'Esercito di liberazione nazionale (ELN), che "si è rafforzato militarmente e ha aumentato le sue aggressioni alla popolazione civile". Questo il motivo per cui hanno chiesto al presidente Duque di attuare gli Accordi di Pace in "modo tempestivo e globale, soprattutto per quanto riguarda il capitolo etnico, e di fornire garanzie costituzionali agli afro-colombiani e agli indigeni di Bojayá".
(CE) (Agenzia Fides, 21/11/2019)

domenica 14 ottobre 2018

Vatican news 14 ottobre 2018

Vatican News
Le notizie del giorno
14/10/2018
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Vatican News tra i fedeli in Piazza San Pietro per i 7 nuovi Santi, proclamati da Papa Francesco
Foto Foto d'archivio del 28 giugno 2018
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mercoledì 26 aprile 2017

Bollettino Agenzia Fides 26 aprile 2017

AFRICA/MADAGASCAR - Ucciso un padre cappuccino nell’assalto al suo convento, ferito un diacono
 
Antananarivo (Agenzia Fides) - Un cappuccino malgascio di 46 anni, p. Lucien Njiva, è stato ucciso nella notte tra sabato 22 e domenica 23 aprile, nel convento di Ambendrana Antsohihy.
Secondo quanto riferisce all’Agenzia Fides Don Eric Franck Randriamiandrinirinarivo, Direttore di Radio Don Bosco Madagascar, “intorno all’una di notte almeno cinque banditi hanno assalito il convento, aggredendo e ferendo un giovane diacono di 26 anni, Jérémy. Sentendo le grida del diacono p. Lucien è accorso brandendo un fucile da caccia, ma i banditi lo hanno freddato sparandogli con un fucile Kalashnikov”.
“Il diacono è stato trasferito in una struttura ospedaliera nella capitale Antananarivo, mentre le forze dell’ordine hanno annunciato l’arresto di alcune persone in relazione all’omicidio di p Lucien” riferisce don Franck.
I banditi volevano impadronirsi della campana del convento. I cappuccini erano riusciti a sventare un primo tentativo di furto durante la Settimana Santa, quando i banditi avevano assalito il convento sempre di notte, ma erano stati messi in fuga dalla reazione dei religiosi. La campana era stata nascosta ma questo non è bastato a far desistere i malviventi.
Il Direttore di Radio Don Bosco Madagascar spiega che “ da tempo si sono moltiplicati i furti di campane delle chiese al fine di estrarne i metalli con le quali sono fatte e rivenderli al mercato nero. È un affare molto lucroso”.
L’assalto al convento di Ambendrana Antsohihy è solo l’ultimo di una serie di assalti a conventi e chiese cattoliche. Prima dell’omicidio di p. Lucien, l’episodio più grave è stato l’assalto nella notte del 1° aprile al convento delle Sœurs de Notre Dame de la Salette di Antsahatanteraka Antsirabe, con violenze sessuali nei confronti di alcune religiose e postulanti (vedi Fides 8/4/2017). Secondo la stampa locale in cinque settimane sono stati registrati quattro assalti con saccheggio ad altrettanti conventi. (L.M.) (Agenzia Fides 26/4/2017)
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AFRICA/EGITTO - Il Vescovo copto cattolico Antonios Mina: alla messa del Papa verranno anche i copti ortodossi, e molti musulmani
 
Il Cairo (Agenzia Fides) - La preparazione della visita di Papa Francesco in Egitto “procede secondo programma”, e l'attesa per l'arrivo del Vescovo di Roma “non riguarda solo i cristiani, ma coinvolge tutto il Paese”. Lo conferma all'Agenzia Fides Anba Antonios Aziz Mina, Vescovo copto cattolico emerito di Guizeh. Secondo Anba Antonios, un indizio dell'interesse diffuso per la visita papale sarà offerto dalla partecipazione multiforme che si registrerà alla messa celebrata da Papa Francesco sabato 29 aprile, alle 10 di mattina, nello stadio dell'aeronautica militare, alla periferia del Cairo. “In precedenza” spiega Anba Antonios” la messa doveva essere celebrata in una struttura coperta al centro del Cairo. Il cambiamento di programma si è reso necessario non solo perchè lo stadio può essere meglio gestito dai sistemi di sicurezza, ma anche per assicurare un maggior numero di posti disponibili per quelli che vogliono partecip are. I fedeli cattolici potrrebbero essere al massimo 5-6mila, e quello stadio può contenere più di 20mila persone. Verranno molti copti ortodossi e cristiani di altre Chiese e comunità ecclesiali, e anche altri musulmani, oltre a quelli delle nutrite delegazioni ufficiali, sia religiose che civili”. Al suo arrivo, per salutare i fedeli e tutti i presenti, Papa Francesco farà un giro dello stadio in golf car. (GV) (Agenzia Fides 26/4/2017).
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AFRICA/EGITTO - La Chiesa copta esprime preoccupazione per le attività delle sètte di matrice occidentale
 
Il Cairo (Agenzia Fides) – il dipartimento dottrinale della Commissione episcopale copta ortodossa incaricata della pastorale mette in guardia i propri fedeli rispetto alle attività dei Testimoni di Geova in Egitto. In un documento ufficiale, rilanciato dai media locali, il dipartimento dottrinale copto ortodosso specifica che i Testimoni di Geova sono una sètta non cristiana fondata negli Stati Uniti, le cui origini risalgono al secolo XIX, e i cui adepti non riconoscono la divinità di Gesù Cristo. Lo stesso dipartimento dottrinale ha in particolare lanciato l'allarme intorno ad articoli e messaggi pubblicati sul website arabo intitolato “Ortodossia e Bibbia”, riferendo che dietro alle attività del sito online ci sarebbero gli stessi Testimoni di Geova, e il loro intento sarebbe quello di confondere le anime dei cristiani per farli allontanare dalla fede custodita e proposta dalla Chiesa copta.
Intanto il Patriarca copto ortodosso Tawadros II, in visita in Kuwait, ha ripetuto che gli attacchi terroristici contro i copti mirano a sabotare l'unità nazionale tra le componenti della popolazione egiziana, ricordando che le violenze delle reti del terrore non colpisono solo i cristiani, ma anche le forze armate, la polizia e i semplici citttadini di religione musulmana. Papa Tawadros ha espresso la sua fiducia nella capacità degli egiziani di resistere al disegno perseguito dai terroristi, ripetendo che in Egitto la convivenza tra cristiani e musulmani dura da 14 secoli. (GV) (Agenzia Fides 26/4/2017).
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AMERICA/BRASILE - Invito dei Vescovi ad aderire allo sciopero nazionale “per difendere i diritti acquisiti, in difesa della vita e della dignità di tutti”
 
Brasilia (Agenzia Fides) – Il Vescovo di Barra do Piraí-Volta Redonda, Sua Ecc. Mons. Francesco Biasin, ha chiesto ai fedeli della sua diocesi di aderire allo sciopero generale indetto dai sindacati per venerdì 28 aprile. "Invito tutti a partecipare e a chiedere giustizia e dignità" ha detto il Presule in un video pubblicato sul sito della sua diocesi e rilanciato sui social network. "E' una causa giusta - ha spiegato -, difendere i diritti acquisiti, in difesa della vita e della dignità di tutti, specialmente i poveri e gli indifesi".
Lo sciopero è stato indetto da tutti i sindacati brasiliani in segno di protesta contro la riforma delle pensioni e contro la riforma del lavoro proposte dal governo del presidente Michel Temer. Tali riforme mirano ad innalzare l'età minima per andare in pensione e ad eliminare alcuni diritti dei lavoratori e le garanzie, in un presunto tentativo da parte del governo di ridurre il deficit di bilancio e favorire la creazione di posti di lavoro.
"Facciamo vedere ai nostri leader la nostra indignazione per quanto riguarda le riforme imposte alla popolazione, senza dialogo con la società civile organizzata, e per esprimere il nostro desiderio di costruire un Brasile migliore per tutti" ha detto il Vescovo.
L'invito di Mons. Biasin non è isolato: anche Mons. Fernando Antônio Saburido, O.S.B., Arcivescovo di Olinda y Recife, ha pubblicato un invito ai suoi fedeli per partecipare alla manifestazione nazionale. "La classe operaia non può perdere i diritti che sono stati conquistati a fatica" si legge nel suo comunicato.
Oggi iniziano a Brasilia i lavori dell'Assemblea della Conferenza Episcopale, e il Segretario, Mons. Leonardo Steiner, Vescovo ausiliare di Brasilia, ha già annunciato che il tema sarà dell'ordine del giorno di oggi, 26 aprile.
(CE) (Agenzia Fides, 26/04/2017)
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AMERICA/PUERTO RICO - Attivare il processo di fallimento per salvare il paese: lo chiedono i leader religiosi
 
San Juan (Agenzia Fides) – "Confermiamo il nostro incoraggiamento e il nostro sostegno al governatore di Porto Rico e al Comitato di supervisione, per autorizzare il processo di fallimento del Titolo 3 entro il 28 aprile, prima che scadano le protezioni legali del debito": è quanto si legge in una dichiarazione, inviata a Fides, rilasciata ieri, 25 aprile, dall'Arcivescovo di San Juan de Puerto Rico, Roberto González, firmata anche del reverendo Heriberto Martínez, capo della Società Biblica di Puerto Rico. "Se il consiglio di vigilanza e il governatore non agiscono entro il 28 aprile, temiamo che Puerto Rico possa cadere ostaggio dei predatori e dei fondi ‘avvoltoio’” prosegue il testo.
Solo pochi mesi fa, la legge sulla crisi del debito di Puerto Rico è stata approvata dal Congresso statunitense, in quanto è uno stato federato degli Stati Uniti d'America. Le norme legislative comprendevano le protezioni temporanee dalle cause legali e un processo di fallimento destinato a ristrutturare tutto il debito dell'isola (vedi Fides 23/03/2017).
"Il processo di fallimento progettato dal Congresso è uno strumento molto potente, è davvero l'unico processo che ha la capacità di ristrutturare ogni dollaro del debito" ha spiegato Eric LeCompte, direttore esecutivo del Jubilee USA Network. LeCompte ha lavorato alla legislazione ed è consigliere dei leader religiosi di Puerto Rico. "Il tempo di Puerto Rico è quasi arrivato ed è responsabilità del consiglio di vigilanza autorizzare ora il processo di fallimento" ha concluso.
(CE) (Agenzia Fides, 26/04/2017)
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AMERICA/COLOMBIA - Abusi e violenze su minori: non diminuiscono i casi anche tra i neonati
 
Bogotà (Agenzia Fides) – Secondo le cifre ufficiali, in Colombia ogni 120 minuti si diffonde la notizia di abusi sessuali. Su dieci casi, sette tra le vittime sono bambini. Nell’80% delle denunce l’aggressore è una persona vicina, come genitori, parenti, amici e altri minori. Nei mesi di gennaio e febbraio di quest’anno, gli investigatori del dipartimento che si occupa della tutela di Infanzia e Adolescenza hanno ricevuto 2.600 procedimenti per violenza sessuale contro minori. Durante il 2016, l’Istituto di Medicina Legale ha seguito 17.908 casi di minori vittime di denunce di presunto abuso sessuale. Il 2017 non promette bene.
Da gennaio a marzo sono stati assistiti 4.315 minori di 17 anni. Il maggior numero di casi si riscontrano in bambine e bambini tra i 10 e i 14 anni. Seguono quelli tra cinque e nove anni. Non vengono risparmiati a questa crudeltà neanche i neonati. Quasi 500 bambini, appena nati fino a 4 anni di età, sono stati sottoposti ad esami medici per presunti abusi. La legislazione colombiana stabilisce come sanzione massima per un minorenne una pena di otto anni e si applica solo in caso di omicidio. La condanna massima è di 60 anni di carcere anche se sono in tanti a volere l’ergastolo per chi compie questo tipo di reato contro i minori.
(AP) (26/4/2017 Agenzia Fides)
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AFRICA/CAMERUN - Dimissioni del Vescovo di Yokadouma e nomina del successore
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Santo Padre Francesco, in data 25 aprile 2017 ha accettato
la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Yokadouma (Camerun), presentata da Sua Ecc. Mons. Eugeniusz Juretzko, O.M.I. Il Papa ha nominato Vescovo di Yokadouma il rev.do Paul Lontsié-Keuné, del clero di Bafoussam, Rettore del Seminario Maggiore Interdiocesano Saint Augustin di Maroua-Mokolo.
Il Rev.do Paul Lontsié-Keuné è nato il 25 agosto 1963 a Balatchi, nella Diocesi di Bafoussam. Ha studiato Filosofia e Teologia in patria, rispettivamente nel Seminario Maggiore Interdiocesano di Douala e in quello di Yaoundé. Ha una Licenza in Liturgia Sacramentaria conseguita presso l’Istituto Cattolico di Parigi, in Francia. È stato ordinato sacerdote il 17 marzo 1991 ed incardinato nella Diocesi di Bafoussam.
Dopo l’ordinazione ha ricoperto vari incarichi: 1991-1994: Studi di specializzazione a Parigi; 1995-1998: Vicario parrocchiale di Bangangté e Direttore del Collège Saint Jean Baptiste; 1998-2008: Segretario diocesano all’Educazione Cattolica; Cerimoniere diocesano, docente nel Seminario Interdiocesano di Maroua, Vicario parrocchiale successivamente nelle Parrocchie di Notre Dame des Sept Douleurs de Bangangte e Saint Paul a Bafoussam; dal 2008: Rettore del Seminario Maggiore St Augustin di Maroua-Mokolo. (SL) (Agenzia Fides 26/4/2017)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

The Chosen ...é sufficiente per me...posso fare molto con questo ..

Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occ...