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giovedì 23 gennaio 2020

Agenzia Fides 23 gennaio 2020

EUROPA/CIPRO - Consiglio delle Chiese del Medio Oriente: Gerusalemme Est sia “la Capitale dello Stato palestinese indipendente”
 
Larnaca (Agenzia Fides) – Nelle convulsioni e nei conflitti che feriscono il Medio Oriente, i cristiani di quella regione possono sperimentare “il mistero dell’amore di Dio”, la sua compassione e il suo amore per ogni essere umano anche in mezzo a tante circostanze difficili. Lo sottolinea il comunicato diffuso dal Comitato esecutivo del Consiglio delle Chiese del medio oriente (MECC Middle East Council of Churches), riunitosi martedì 21 e mercoledì 22 gennaio a Larnaca (Cipro), per due giorni di convivenza e lavoro comune vissuti nel contesto della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. All’incontro, ospitato da Chrysostomos II, Arcivescovo greco ortodosso di Cipro, hanno preso parte tra gli altri anche Yohanna X, Patriarca greco ortodosso di Antiochia, Ignatios Aphrem II, Patriarca siro ortodosso di Antiochia”, e il Cardinale Louis Raphael Sako, Patriarca di Babilonia sui Caldei.
Nel documento comune, diffuso a conclusione dei lavori, i partecipanti al Comitato esecutivo MECC chiedono che sia custodita la fede e la speranza di tanti cristiani del Medio Oriente, area ancora afflitta da “eventi sanguinosi”. Nel contempo, si sottolinea che le sofferenze non vengono patite solo dalle Chiese e dai cristiani, ma toccano interi popoli della regione, Il documento richiama tutte le realtà ecclesiali coinvolte nell’organismo ecumenico ad intensificare la propria presenza “a fianco di ogni persona sofferente, sfollata e migrante, che ha perso i propri cari o i propri beni a causa della violenza e delle guerre, in modo che le Chiese rimangano un'icona della tenerezza e della prossimità di Dio”.
Oltre a condividere riflessioni, preoccupazioni e suggerimenti sulla condizione in cui versano popoli e Chiese nei diversi Paesi, i membri del comitato hanno anche ascoltato la relazione della professoressa Souraya Bechealany, Segretario generale del MECC, riguardante il lavoro compiuto nell’anno trascorso e sulle prospettive e iniziative future dell’organismo ecumenico. I partecipanti all’incontro hanno anche chiesto, nella preghiera comune, che si possa conoscere presto la sorte di Boulos Yazigi e Mar Gregorios Yohanna Ibrahim, i due Arcivescovi di Aleppo –il primo greco ortodosso, il secondo siro ortodosso – scomparsi il 22 aprile 2013 in Siria. Poi, soffermandosi su situazioni e eventi riguardanti i singoli Paesi, i partecipanti alla riunione hanno posto l’accento sulle istanze di giustizia sociale e di lotta alla corruzione che stanno connotando le manifestazioni di protesta in corso in Iraq. Riguardo alla Siria, il Comitato esecutivo del MECC ha sottolineato l’urgenza di coinvolgere tutte le componenti locali e internazionali nel processo volto a ristabilire la pace su tutto il territorio e favorire il ritorno alle proprie case di sfollati interni e profughi. Esplicito sostegno è stato espresso anche verso le mobilitazioni del popolo libanese che esprimono insofferenza verso la corruzione e le inadempienze della classe politica nazionale. Riguardo a Cipro, che ospitava il summit ecumenico, i membri del Comitato esecutivo del MECC hanno chiesto esplicitamente che si ponga fine all'occupazione che ha portato alla divisione dell'isola, mentre in merito alla situazione della Palestina hanno espresso sostegno a quanti soffrono “le conseguenze dell'occupazione, la politica di apartheid” e l’espansione indiscriminata di insediamenti illegali sul territorio palestinese, chiedendo nel contempo il rispetto della libertà di seguire i riti e le pratiche legate alla propria fede per tutti i palestinesi, cristiani e musulmani, anche a Gerusalemme Est, definita nel documento come “la Capitale di uno Stato palestinese indipendente”. Il comunicato finale diffuso del MECC esprime anche il sostegno al popolo egiziano impegnato a affrancarsi da violenze e estremismo e a consolidare il principio di cittadinanza come fattore essenziale della vita civile. “Invitare i popoli della regione a far prevalere il principio di cittadinanza, insieme ai diritti e ai doveri” si legge nel comunicato “richiede una revisione dei sistemi e delle leggi” che aiuti a coniugare unità nazionale e riconoscimento delle diversità, e affrancare la vita civile da ogni settarismo.
Il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente, fondato nel 1974 a Nicosia e attualmente con sede a Beirut, ha lo scopo di facilitare la convergenza delle comunità cristiane mediorientali su temi di comune interesse e favorire il superamento di contrasti di matrice confessionale. La professoressa Souraya Bechealany, cristiana maronita, insegna teologia presso la Université Saint-Joseph de Beyrouth. Souraya è stata eletta Segretario generale del MECC nel gennaio 2018, e ha intrapreso insieme ai suoi collaboratori un processo di ristrutturazione dei dipartimenti dell’organismo ecumanico. (GV) (Agenzia Fides 23/1/2020)
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AFRICA/CONGO RD - “No a nuove guerre”: il grido d’allarme dei Vescovi di RDC, Rwanda e Burundi
 
Kinshasa (Agenzia Fides) - "La situazione sociale rimane preoccupante, in primo luogo alla luce dell'insicurezza persistente in alcune aree, in particolare ai confini di tre Paesi” affermano i Vescovi del Comitato Permanente dell’Association des Conférences Episcopales de l’Afrique Centrale (ACEAC), nel comunicato finale della riunione ordinaria che si è tenuta a Bukavu (nell’est della Repubblica Democratica del Congo), dal 15 al 18 gennaio.
L’ACEAC che riunisce i Vescovi di Burundi, Rwanda e RDC, denuncia inoltre che nei loro tre Paesi, “il potere d'acquisto della popolazione è diminuito ulteriormente, costringendo molte famiglie a vivere al di sotto della soglia di povertà”.
“E poiché la sfortuna non arriva mai da sola, il virus Ebola e le piogge torrenziali degli ultimi mesi hanno causato diverse vittime e danni materiali significativi e lasciato diverse persone senza riparo” continua il comunicato inviato all’Agenzia Fides.
I Vescovi apprezzano il “dinamismo” delle Caritas e delle Commissioni Giustizia e Pace, che pur con le scarse risorse a loro disposizione hanno portato soccorso alle popolazioni colpite, e invitano le comunità cristiane di continuare a essere solidali con le vittime.
I Vescovi deplorano il deterioramento del clima di fiducia tra i leader politici nella regione, che rischia di accrescere la possibilità di scontri armati a danno delle popolazioni locali: “Facciamo appello alla coscienza dei governanti per tenere nel cuore e nella mente il dovere di proteggere le popolazioni e di lavorare per la prosperità delle persone che devono godere appieno dei loro diritti come creature create a immagine di Dio”.
I Vescovi rinnovano l’impegno preso nel 2013 di lavorare con altre confessioni religiose per stabilire una pace duratura nella regione “attraverso la testimonianza di vita, i gesti e le parole”. A tal fine, pubblicheranno nei prossimi mesi un programma pastorale per la conversione dei cuori e la promozione della coesione sociale, e invitano i fedeli a recitare ogni giorno la preghiera per la pace di San Francesco d'Assisi. (L.M.) (Agenzia Fides 23/1/2020)
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AFRICA/NIGER - “Potranno tagliare gli alberi ma non le radici della croce”: minacce ai cristiani nel paese
 
Niamey (Agenzia Fides) – “Le reiterate minacce alle comunità cristiane presenti nella zona frontaliera col Burkina Faso hanno raggiunto lo scopo che si prefiggevano: decapitare le comunità e farne poi preda della paura di professare la fede nella preghiera della domenica nelle cappelle” (vedi Agenzia Fides 20/12/2019), scrive all’Agenzia Fides padre Mauro Armanino, sacerdote della Società per le Missioni Africane in Niger.
“Martedì 14 gennaio scorso, in un villaggio non lontano da Bomoanga, che da oltre un anno ha assistito impotente al rapimento di Padre Pierluigi Maccalli, - continua il missionario – un gruppo di criminali andati per un regolamento di conti con l’infermiere capo che opera in un dispensario della zona, hanno preso, portato poco lontano dalla sua casa e decapitato il nipote, battezzato da bambino. A Bomoanga la gente non va più in chiesa la domenica. La ‘basilica’, come p. Maccalli soleva chiamarla, concepita, edificata e da lui inaugurata, è adesso deserta, così come la scuola colpita di recente”.
Nella nota pervenuta a Fides, p. Armanino evidenzia lo sconcerto, la sofferenza, il timore ma soprattutto la consapevolezza della situazione manifestati durante l’incontro di formazione con i catechisti e gli animatori delle zona Gourmanché, frontaliera col Burkina Faso, organizzato recentemente a Niamey. “Anche laddove esistono persecuzioni, prove e tensioni, è possibile tradurre la fede – sottolinea - con una maggiore valorizzazione dei laici e del loro apporto, una più grande flessibilità per quanto riguarda i luoghi e i tempi delle celebrazioni e della vita della comunità”.
Il missionario conclude dicendo: “A Makalondi, Kankani e Torodi, nella stessa zona, le celebrazioni, seppur con prudenza, continuano come sempre, malgrado i preti non siano residenti sul posto. Più complicata la realtà nelle zone rurali che, essendo di difficile accesso, permettono ai gruppi armati di agire indisturbati. Potranno tagliare gli alberi ma non le radici della croce. Il terzo giorno c’è una risurrezione”.
(MA/AP) (23/1/2020 Agenzia Fides)
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ASIA/KYRGYZSTAN - Preghiera e missione: esercizi spirituali ignaziani sulle rive del lago Issyk-kul
 
Bishkek (Agenzia Fides) - Vivere una settimana di spiritualità, secondo il carisma di sant'Ignazio di Loyola, e proporre questa esperienza di immersione e di vicinanza a Dio come forma di evangelizzazione, in una nazione dove il seme del Vangelo è diventato un piccolo germoglio: con questo spirito i padri Gesuiti presenti in Kirghizistan hanno organizzato una settimana di esercizi spirituali in completo silenzio, secondo il metodo di Sant’Ignazio di Loyola. Come riferito all'Agenzia Fides, l’iniziativa, aperta a tutti, si svolgerà dal 16 al 22 marzo 2020 presso l’“Issyk Center”, la casa per bambini kirghisi disabili e indigenti, situata sulle rive del lago Issyk-kul e gestita proprio dai religiosi della Compagnia di Gesù. L'invito è rivolto a giovani, adulti, persone curiose o interessate a conoscere la fede cristiana. Spiega una nota inviata all’Agenzia Fides dagli organizzatori: “Non è la prima volta che questi esercizi spirituali si svolgono in un luogo pittoresco sulle rive del lago Issyk-Kul, a soli 100 metri dalla spiaggia ed a pochi chilometri dalle montagne di Tien Shan”. Il contatto con la natura incontaminata rappresenta una via per raggiungere una dimensione di riflessione e di approfondimento, alla ricerca di Dio. Il tema di quest'anno sarà "Dio, guidami sulla via eterna. Libertà, Ringraziamento e Misericordia”. A guidare la settimana di spiritualità sarà il gesuita di Novosibirsk (Siberia), padre Janez Sever.
Il programma di esercizi spirituali include un'introduzione alla preghiera ignaziana e alla meditazione delle Sacre Scritture, momenti di preghiera individuale e assembleare, la celebrazione dell’Eucaristia, l’Adorazione e l'opportunità di parlare con un assistente spirituale.
“Certamente si tratterà di giorni di ristoro del corpo e dello spirito, in un paesaggio così bello. D’altra parte, il fatto che una modalità di preghiera sviluppata circa cinque secoli fa venga ancora richiesta, ne testimonia l’efficacia”, conclude la nota dei Gesuiti.
Il Kirghizistan è un piccolo paese con una popolazione di quasi 6 milioni di abitanti che gode di libertà religiosa. Circa il 90% della popolazione è musulmana. I cristiani ortodossi rappresentano quasi il 10% del totale, e le altre confessioni cristiane sono una esigua minoranza. I cattolici del posto possono contare sull’assistenza spirituale di sette sacerdoti, un religioso e cinque suore francescane. (LF) (Agenzia Fides 23/1/2020)
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ASIA/MALAYSIA - Promozione umana e solidarietà: nasce la Caritas Malaysia
 
Kuala Lumpur (Agenzia Fides) - Essere maggiormente presenti nella società malaysiana con iniziative di carità, promozione umana, sviluppo solidale, segno di prossimità verso ogni uomo e segno potente dell'amore di Dio: con questo spirito la Conferenza episcopale cattolica della Malayia, Singapore e Brunei ha deciso di istituire la Caritas Malaysia, riorganizzando e promuovendo l'attuale Ufficio per lo sviluppo umano esistente in seno alla Conferenza. Come appreso dall'Agenzia Fides, nei mesi scorsi i Vescovi della Malaysia hanno avuto un fitto scambio con i responsabili della Caritas Internationalis e, dopo aver chiarito gli aspetti organizzativi e istituzionali, hanno deciso all'unanimità di aprire un Ufficio nazionale della Caritas, che abbraccia tutte le diocesi nella Malaysia peninsulare e quelle nei territori del Borneo malaysiano, ovvero Sabah e Sarawak.
L'Ufficio avrà sede a Kuala Lumpur e il Vescovo Anthony Bernard Paul, alla guida della diocesi di Melaka-Johor, è stato nominato primo presidente della Caritas Malaysia. Il Vescovo inviterà a un primo incontro consultivo i rappresentanti delle nove diocesi entro il primo trimestre dell'anno, per avviare l'opera di coordinamento di tute le attività caritative già in essere e per stendere un programma di lavoro della Caritas per i prossimi anni.
Caritas Malaysia è parte della Caritas Internationalis, confederazione di oltre 160 membri, presente in quasi tutti i paesi del mondo. Espressione diretta della Chiesa cattolica, la Caritas rivolge aiuto concreto ai poveri, ai vulnerabili e agli esclusi, indipendentemente da etnia, cultura e religione, per costruire un mondo basato sulla giustizia e sull'amore fraterno. (SD) (Agenzia Fides 23/1/2020)
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AMERICA/BOLIVIA - Un processo elettorale che sia pacifico, democratico e trasparente, per guardare con fiducia al futuro
 
La Paz (Agenzia Fides) – "In questo momento storico, in questo periodo preelettorale, in cui ci prepariamo a nuove elezioni, abbiamo bisogno che i partiti politici riescano a presentare progetti promettenti per il Paese, dove la priorità sia cercare il bene comune, la crescita e il benessere del nostro popolo. Di fronte all'incertezza, cerchiamo di essere artigiani della pace, artigiani della riconciliazione e artigiani del bene comune": lo ha detto il segretario esecutivo della Commissione della Comunione Ecclesiale della Conferenza Episcopale Bolivia, padre Diego Plà, durante la celebrazione eucaristica della scorsa domenica, in vista delle elezioni del 3 maggio.
Mons. Eugenio Scarpellini, Vescovo della diocesi di El Alto e Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie, intervistato da una televisione locale, ha detto: "Ancora una volta, come Chiesa cattolica, vogliamo esortare affinché il processo elettorale sia il più pacifico e democratico possibile... Il popolo ha bisogno di ricreare la fiducia nelle autorità, ha bisogno di un processo trasparente, di guardare al futuro con nuovi governanti eletti dal popolo e che pensino al bene comune e allo sviluppo realmente positivo".
La Bolivia ha celebrato ieri, 22 gennaio, il Giorno dello Stato Plurinazionale, e per l'occasione la Presidente ad interim, Jeanine Añez, ha chiesto di elaborare un piano per garantire la sicurezza del voto nelle prossime elezioni del 3 maggio 2020. "Ho chiesto ai ministri della Difesa e del governo nazionale di organizzare un piano comune, prima, durante e dopo il 3 maggio, in modo che il voto dei boliviani sia protetto" ha detto in un messaggio al paese per questa circostanza. La celebrazione del Dia del Estado Plurinacional si svolge ogni anno dal 2009, quando, secondo la nuova Costituzione, la Bolivia ha cessato di definirsi una repubblica.
Jeanine Áñez, che ha assunto la presidenza dopo le anomalie scoperte nelle ultime elezioni e dopo che Morales aveva rinunciato ed era fuggito all’estero, ha sottolineato che, proprio per questi motivi, "le elezioni del 3 maggio diventeranno il processo elettorale boliviano meglio accompagnato e più osservato nella nostra storia". L'OAS, le Nazioni Unite, l'Unione Europea e la Chiesa cattolica hanno espresso il desiderio di sostenere e accompagnare il processo elettorale.
(CE) (Agenzia Fides, 23/01/2020)
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AMERICA/VENEZUELA - Comunicato del Vescovo di San Cristobal sul sacerdote ucciso
 
San Cristobal (Agenzia Fides) – Il Vescovo di San Cristobal, Mons. Mario Moronta, ha pubblicato un secondo comunicato relativo alla morte del sacerdote Jesus Manuel Rondon Molina, che era scomparso il 16 gennaio ed è stato ritrovato ucciso il 21 gennaio (vedi Fides 22/1/2020).
Nel testo del 22 gennaio, pervenuto all’Agenzia Fides, il Vescovo afferma: “Secondo le informazioni fornite dalle autorità, il suddetto sacerdote sarebbe stato ucciso da un minore, che era stato vittima di abusi sessuali da parte del chierico, un'azione che ripudiamo. Lamentiamo la tragica morte del sacerdote e chiediamo che la giustizia divina si manifesti con misericordia. Preghiamo per lui, per sua madre e per la sua famiglia che stanno attraversando un momento di dolore e tristezza”.
Il Vescovo sottolinea che anche nella diocesi di San Cristóbal sono state adottate le norme della Chiesa universale per trattare i casi di abusi sui minori da parte del clero. Nel caso di p. Jesus Manuel Rondon Molina, “sono state ricevute diverse denunce contro di lui, sono state condotte le relative indagini e sono state prese le misure precauzionali... Nonostante le molteplici richieste di attenzione, ha disobbedito agli ordini e alle misure precauzionali stabilite nella legge della Chiesa”.
Mons. Moronta scrive che questo fatto “ci riempie di tristezza e preoccupazione”, chiede alle autorità “di chiarire cosa è successo senza usare questo triste evento per scopi politici o di altro tipo”, ricorda che la stragrande maggioranza dei sacerdoti si dedica generosamente al servizio della popolazione, “nonostante le difficoltà e le mancanze i fallimenti che alcuni possono avere”. “Sentiamo il dolore del popolo di Dio che soffre per molte cause e ancora di più per la cattiva testimonianza di alcuni – conclude -, condividiamo il dolore delle vittime di abusi… Sapendo che questo dolore si identifica con quello di Cristo sulla Croce, fissiamo lo sguardo sulla forza potentemente liberatrice della sua Risurrezione”. (SL) (Agenzia Fides 23/1/2020)

sabato 4 luglio 2015

Bollettino Fides News di Venerdì 3 luglio 2015

AFRICA/NIGERIA - “Boko Haram vuole punire i musulmani che si ribellano alla loro violenza” dice un sacerdote da Abuja
Abuja (Agenzia Fides) - “Questi terribili attentati contro la comunità musulmana sono segnali di debolezza e non di forza” dice all’Agenzia Fides p. Patrick Tor Alumuku, Direttore delle Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi di Abuja, capitale della Nigeria, dove in due violenti attacchi di Boko Haram nel nord est sono morte 145 persone di fede musulmana. L’attacco più feroce è avvenuto nel villaggio di Kukawa, vicino al lago Ciad. Secondo quanto riportano i testimoni, una cinquantina di uomini hanno aperto il fuoco sui fedeli riuniti in preghiera in una moschea del villaggio, in pieno Ramadam. Sono 97 i morti, tra cui donne e bambini.
“Il nuovo Presidente, Muhammadu Buhari, un musulmano fervente, è deciso a sconfiggere Boko Haram. Buhari appare maggiormente deciso del Presidente precedente, che era un cristiano, nel combattere Boko Haram” sottolinea p. Patrick. “I provvedimenti adottati dal Capo dello Stato hanno messo in serie difficoltà la setta islamista. Per esempio il trasferimento del comando delle operazioni militari contro Boko Haram dalla capitale federale, Abuja, a Maiduguri, capitale dello Stato di Borno, il feudo della setta, è visto da Boko Haram come una sfida non accettabile”.
“Tutto questo - prosegue il sacerdote - sta mettendo in difficoltà Boko Haram, tanto più che nella comunità musulmana si stanno levando diverse voci che denunciano le atrocità commesse dagli islamisti”.
“Di fronte alla ribellione delle comunità musulmane, Boko Haram ha deciso di punirle, perché nella loro ideologia o sei con loro o sei contro di loro. Ma questo alla fine è un segnale di debolezza e non di forza” conclude p. Patrick. (L.M.) (Agenzia Fides 3/7/2015)
AFRICA/LESOTHO - Il Sudafrica preoccupato per la situazione “esplosiva” in Lesotho
Maseru (Agenzia Fides) - Preoccupazione in Sudafrica per la situazione definita “esplosiva” in Lesotho, dopo l’uccisione, la scorsa settimana, dell’ex Capo di Stato Maggiore, il generale Maaparankoe Mahao, che secondo i familiari è stato assassinato da uomini che indossavano uniformi militari e guidavano veicoli dell’esercito. La dirigenza sudafricana ha inviato il Vice Presidente Cyril Ramaphosa per cercare di mediare tra le diverse fazioni che si disputano il controllo del Paese, completamente circondato dal Sudafrica.
Nel settembre 2014 un tentativo di golpe aveva gettato il Lesotho nel caos (vedi Fides 8/9/2014). Le elezioni tenutesi a marzo erano state però definite dagli osservatori libere e trasparenti (vedi Fides 9/3/2015). Il Sudafrica teme un’ondata di profughi se la situazione nel Paese vicino dovesse precipitare, aggravando le tensioni xenofobe registratesi negli ultimi mesi (vedi Fides 17/4/2015). (L.M.) (Agenzia Fides 3/7/2015)
AFRICA/LIBERIA - Torna l’incubo ebola: 3 nuovi casi
Nedowein (Agenzia Fides) - La Liberia, dichiarata “Ebola-free” lo scorso 9 maggio dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), è ripiombata nell’incubo di una nuova epidemia. Tre nuovi casi si sono verificati tutti nello stesso villaggio, Nedowein, che si trova 40 km a sud dalla capitale Monrovia. Dopo oltre 7 settimane (vedi Fides 11/5/2015) un ragazzo di 17 anni, ammalatosi il 21 giugno e morto il 28 per quella che si pensava fosse malaria, era in realtà positivo all’ebola. Il 1 luglio la conferma, da parte del ministro della Sanità locale, di un secondo caso e oggi, 3 luglio, di un terzo. Entrambi i contagiati sono stati trasferiti in un centro di cura a Monrovia. Inoltre, sono state identificate 102 persone venute a contatto con il ragazzo morto, e 14 operatori sanitari sono ora sotto osservazione. Al momento non ci sono altri casi probabili o sospetti e non si conosce l’origine del contagio. Dopo la morte del ragazzo, le autorità liberiane hanno messo in quara ntena l’area.
Secondo l’ultimo rapporto dell’Oms, che si riferisce al 28 giugno, l’epidemia di ebola in Liberia, Sierra Leone e Guinea, ha provocato finora 27.514 casi e 11.120 morti. Il maggior numero è stato registrato in Sierra Leone (13.119), mentre il record di decessi in Liberia (4.806). (AP) (3/7/2015 Agenzia Fides)
ASIA/GIORDANIA - L'Onu diminuisce gli aiuti ai rifugiati siriani. Il Direttore di Caritas Jordan: le grandi potenze hanno creato la catastrofe, e ora se ne lavano le mani
Amman (Agenzia Fides) – I fondi dell'Onu per i profughi siriani stanziati in Giordania stanno per essere tagliati, e presto 450mila di loro potrebbero essere ridotti alla fame, con conseguenze devastanti anche per la stabilità del Regno Hascemita. L'allarme viene lanciato in queste ore da Wael Suleiman, direttore generale di Caritas Jordan. “Il World Food Program dell'Onu - riferisce Suleiman all'Agenzia Fides - ha avvertito da una settimana che, per mancanza di risorse, interromperà l'invio di fondi per i profughi siriani, già diminuiti in percentuale dal mese scorso. Ieri sui media giordani c'era la notizia che, se non arriveranno più i soldi dell'Onu, si interromperà la distribuzione di cibo per 450mila persone. Che così saranno costrette a rubare, se vogliono sopravvivere”.
I profughi siriani presenti sul territorio giordano sono attualmente un milione e 400mila, di cui solo 650mila registrati presso gli uffici dell'Onu. “Questa catastrofe - sottolinea Suleiman, in riferimento alla ventilata sospensione degli aiuti internazionali - è anche un effetto delle politiche e degli sconsiderati interventi militari realizzati in Medio Oriente delle Potenze straniere. Adesso, dopo aver contribuito a creare il disastro, se ne lavano le mani anche dal punto di vista delle emergenze umanitarie. E' evidente a tutti che solo una grande conferenza di pace potrebbe avviare processi di ricostruzione per provare a uscire da questa situazione, insostenibile anche dal punto di vista economico. Ma evidentemente c'è chi ha interesse a perpetuare questo caos. I soldi non ci sono per dar da mangiare ai profughi, ma si trovano sempre soltanto per costruire, vendere e comprare le armi”. (GV) (Agenzia Fides 3/7/2015).
ASIA/IRAQ - Conclusa la conferenza di fondazione della Lega caldea
Erbil (Agenzia Fides) – Si chiama Safah Sabah Hindi ed è un caldeo iracheno emigrato in Svizzera, il primo Presidente eletto della Lega Caldea, l'organizzazione - fortemente voluta dal Patriarca caldeo Louis Raphael I – che ha celebrato dal primo al 3 luglio a Erbil la sua conferenza di fondazione (vedi Fides 1/7/2015). Alla riunione, oltre al Patriarca, hanno preso parte anche Vescovi, sacerdoti e laici caldei provenienti dall'Iraq e dalle comunità caldee della diaspora, sparse in tutto il mondo. Durante le giornate della conferenza – si legge nel comunicato finale pervenuto all'Agenzia Fides – si è svolto un dibattito vivace e democratico che ha portato alla modifica di molti passaggi delle bozze degli statuti, e sono stati eletti per votazione – oltre al Presidente – altri 11 membri del Consiglio direttivo, destinato a durare in carica per un anno.
Le modifiche apportate alle bozze degli statuti hanno accentuato le venature identitarie e “nazionaliste” della Lega Caldea. Anche nel comunicato finale della conferenza si sottolinea la necessità di salvaguardare e promuovere in tutti i modi – compresi convegni, corsi di lingua e iniziative culturali – l'identità caldea, presentata come primordiale fattore di civilizzazione della regione mesopotamica. La vocazione primaria della Lega Caldea – viene ribadito nel comunicato finale del convegno – sarà quella di “custodire i nostri diritti sociali politici e culturali”, senza che la rivendicazione di tali diritti diventi appannaggio esclusivo di singole sigle partitiche. (GV) (Agenzia Fides 3/7/2015).
ASIA/MALAYSIA - L’Evangelii Gaudium in lingua bahasha
Kuala Lumpur (Agenzia Fides) – L’Esortazione apostolica di Papa Francesco “Evangelii Gaudium” sarà tradotta in bahasha, la lingua indigena parlata dalla maggioranza della popolazione di Malaysia e Indonesia. Come appreso dall’Agenzia Fides, il progetto è curato dalle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Malaysia, in particolare come ausilio per i catechisti, ma anche per tutti i fedeli che vorranno beneficiarne. Il testo tradotto sarà infatti distribuito gratuitamente a parrocchie e comunità.
Il documento viene ritenuto fondamentale per un corretto approccio all’evangelizzazione oggi, come è stato detto in un recente incontro dei Direttori diocesani delle POM di Malaysia, Singapore e Brunei, tenutosi a Miri (in Malaysia) e guidato dall’Arcivescovo John Wong. I presenti hanno riflettuto sul messaggio del Papa per la Giornata Missionaria mondiale del 2015 e condiviso le proprie esperienze. I Direttori delle POM, approvando il progetto dell’Evangelii Gaudium in bahasha, hanno ribadito il bisogno della formazione permanente dei fedeli, in particolare dei bambini, incoraggiati a pregare e diventare “piccoli missionari”. Per questo tra i vari progetti delle POM c’è anche quello di ristampare la Bibbia dei ragazzi, da distribuire soprattutto alle famiglie povere e bisognose. (PA) (Agenzia Fides 3/7/2015)
ASIA/INDIA - Cento anni di missione nei mass-media per le Figlie di San Paolo
Nagpur (Agenzia Fides) – Festeggiano cento anni di missione e di annuncio del Vangelo nel mondo dei mass media le Figlie di San Paolo: come appreso da Fides, il 29 giugno hanno celebrato il centenario della loro fondazione con una santa messa di ringraziamento nella cattedrale di Nagpur, nello stato indiano di Maharashtra.
La Congregazione delle Figlie di San Paolo è una realtà fiorente in India, con 168 religiose attive che vivono in 15 comunità, sparse in 12 diocesi, in 11 stati dell’India. Inoltre le suore si sono dedicate, secondo il loro carisma, anche alla missione ad gentes: 17 suore indiane rendono servizi al di fuori dell'India, e vivono attualmente in paesi africani, in Europa (Repubblica Ceca, Italia, Spagna), in America Latina (Bolivia, Perù) e anche in Australia.
L’Eucarestia a Nagpur è stata celebrata dall’Arcivescovo Abramo Viruthakulnagara, alla presenza di numerosi sacerdoti, religiosi e fedeli. “Le Figlie di San Paolo – ha detto nell’omelia – predicano Gesù Cristo e vanno fino agli estremi confini della terra per annunciare la Buona Novella, come dovremmo essere tutti noi: siamo tutti unti dallo Spirito Santo, inviati in missione pe l’annuncio del Vangelo”.
L’Arcivescovo ha ricordato il Fondatore, il beato Don Giacomo Alberione, che ha avuto l’intuizione di annunciare Gesù “non solo in modo tradizionale, ma con qualsiasi mezzo, anche con i moderni mezzi di comunicazioni sociale”. E ha ringraziato per la presenza delle suore in India, che “vivono una vita nella luce di Cristo e nella continua conversione”. Le suore Figlie di San Paolo sono presenti in oltre 53 paesi nei cinque continenti. (PA) (Agenzia Fides 3/7/2015)
AMERICA/HAITI - Manifestazione per una proroga agli haitiani che rischiano l’espulsione dalla Repubblica Dominicana
Ouanaminthe (Agenzia Fides) – Una folla di fedeli cattolici e numerosi cittadini di Ouanaminthe, piccolo centro abitato a nord-est di Haiti, alla frontiera con la Repubblica Dominicana, hanno partecipato ad una marcia di solidarietà con gli haitiani che, secondo la recente legge sull’immigrazione, essendo privi di documenti saranno a breve espulsi dalla Repubblica Dominicana (vedi Fides 23/6/2015).
Secondo le informazioni inviate all’Agenzia Fides, alla manifestazione, che si è svolta martedì 30 giugno, ha preso parte un folto gruppo di persone, molti indossando gli abiti locali. Hanno portato la bandiera nazionale, suonato musica e cantato inni religiosi che invocavano la pace. Presenti anche diverse organizzazioni, tra cui quella per i diritti umani e il Servizio dei Gesuiti per i Migranti. Il Vescovo della diocesi di Fort-Liberté (Haiti), Sua Ecc. Mons. Alphonse Quesnel, S.M.M., i sacerdoti della chiesa di Nostra Signora dell'Assunzione di Ouanaminthe e i fedeli della parrocchia di Cristo Re, erano in testa al corteo.
La folla ha attraversato la strada statale n. 6, passando per il Consolato dominicano a Ouanaminthe, dove il Vescovo ha letto un messaggio in lingua spagnola, prima di raggiungere il confine tra i due paesi. Mons. Quesnel ha chiesto ai cattolici delle province di Dajabón e Montecristi di mostrare solidarietà ai migranti haitiani. “Questa marcia ha anche lo scopo di protestare contro i maltrattamenti ai migranti haitiani e dominicani di origine haitiana” ha detto il Vescovo, chiedendo alle autorità dominicane di trattare gli haitiani con dignità.
"Con le espulsioni di massa degli haitiani dal suo territorio, il governo dominicano non fa che tagliare il ramo su cui è seduto” ha detto il Vescovo, considerando il contributo dei migranti haitiani allo sviluppo della Repubblica Dominicana.
Mons. Quesnel ha chiesto al tempo stesso di prorogare il termine del 6 luglio 2015, concesso dalle autorità dominicane a coloro che vogliono lasciare volontariamente Santo Domingo, e la garanzia che non ci sarà nessun rimpatrio in questo momento.
(CE) (Agenzia Fides, 03/07/2015)
AMERICA/HONDURAS - I Vescovi: “Partecipare tutti al dialogo per la pace sociale, chiunque lo convochi”
Tegucigalpa (Agenzia Fides) – Il Presidente dell’Honduras, Juan Orlando Hernández, ha incontrato diversi Vescovi che hanno offerto il loro sostegno al dialogo nazionale, come ha reso noto il Palazzo del Governo in un comunicato pervenuto a Fides. Lo stesso bollettino del Palazzo del Governo ha precisato che il Vescovo ausiliare dell'arcidiocesi di Tegucigalpa, Sua Ecc. Mons. Juan José Pineda, ha invitato tutti i settori della società ad unirsi al dialogo, accogliendo l’invito del Presidente Hernández.
La Chiesa cattolica, secondo quanto ha detto ai giornalisti Mons. Pineda, che è Presidente della Commissione giuridica della Conferenza episcopale honduregna, si è anche offerta di fornire dei moderatori per il dialogo, per assicurare maggiore democrazia e trasparenza. Il paese latinoamericano vive momenti difficili soprattutto per due gravi problemi: la violenza e la corruzione.
Mons. Pineda ha sottolineato che "a prescindere che sia il Presidente della Repubblica a convocare il dialogo o chiunque altro, si tratta di una cosa importante, perché è l'unico modo per riuscire a chiarire disaccordi o divergenze". Quindi ha ribadito: "Non solo è un invito che faccio a tutti gli honduregni che hanno responsabilità in questo paese, per poter andare avanti, ma dobbiamo comunque partecipare a qualsiasi iniziativa di dialogo, chiunque la convochi". Ha poi osservato che si tratta di "un'iniziativa giusta, perché sono tutti i settori a partecipare, compresi i Vescovi dell'Honduras, che saranno presenti".
La Conferenza Episcopale dell'Honduras si è pronunciata ieri, 2 luglio, a sostegno delle decine di migliaia di manifestanti che hanno protestato contro la corruzione, in una lettera pastorale in cui propongono un "dialogo per la pace sociale", “per un Honduras migliore”.
(CE) (Agenzia Fides, 03/07/2015)
AMERICA/PERU - L’infanzia perduta nelle piantagioni di caffè
Lima (Agenzia Fides) – Il 25% della popolazione del Perù, ossia 7 milioni e 700 mila persone, vive in condizioni di povertà, prevalentemente nelle zone rurali. Un milione di persone vive in condizioni di estrema povertà con meno di un dollaro al giorno. Per aiutare le famiglie, migliaia di bambini sono impegnati tutto il giorno in attività lavorative di ogni genere, pregiudicando così il loro futuro. Nel dipartimento di Pasco, una delle regioni più povere del Perù, il 64% dei minori lavora in ristoranti o nel settore agricolo, come nelle piantagioni di caffè, dove tagliano, seminano, innaffiano e raccolgono. Ogni mattina questi piccoli si alzano alle 5 per andare a raccogliere i chicchi di caffè. Lavorano per otto ore completamente sprovvisti di stivali e guanti. Finito il lavoro, studiano dalle sei alle dieci di sera. Molti di loro sono impegnati anche nei fine settimana, nei ristoranti, vendendo cibo, caricando legname o in qualsiasi altra attività. La situazione più grave è quella delle bambine che lavorano come domestiche e spesso finiscono per essere sfruttate e abusate. (AP) (3/7/2015 Agenzia Fides)

mercoledì 25 giugno 2014

Critiche alla sentenza della Corte Federale

ASIA/MALAYSIA - Critiche alla sentenza della Corte Federale sul caso del nome “Allah”
Kuala Lumpur (Agenzia Fides) – E’ un passo indietro per la libertà religiosa, una “decisione regressiva” quella adottata dalla Corte Suprema sull’uso del nome “Allah” per i cristiani. Così il Consiglio delle Chiese della Malaysia (CCM), che unisce le comunità cristiane di diverse confessioni, ha definito la sentenza della Corte che ha confermato il divieto imposto al settimanale cattolico “Herald” di usare il nome “Allah”. In una nota inviata a Fides, il Segretario generale del CCM, Hermen Shastri, afferma che “il governo dovrebbe rendersi conto che i cittadini malaysiani hanno sempre utilizzato Bibbie in Bahasa Malaysia (la lingua locale) contenenti il nome Allah”. Secondo il Segretario, si tratta di un verdetto che palesemente “si allontana dalla verità”.
Anche l’Ong “Human Rights Watch” (HRW) nota che “la tolleranza religiosa della società multireligiosa della Malaysia è in calo”, affermando che “il governo malese dovrebbe lavorare sui modi per promuovere la libertà di religione” piuttosto che dare spazio a gruppi islamici radicali e conservatori.
La Corte Suprema (il terzo grado di giudizio) ha emesso il verdetto tramite un collegio di sette giudici, con un solo voto di scarto (4 a 3). Come appreso da Fides, i tre giudici, tutti musulmani, che hanno votato a favore dei cristiani hanno notato che “esiste un pregiudizio, in quanto la parola Allah circola liberamente nella Bibbia o nei libri sacri Sikh”. Inoltre hanno affermato che la Corte di appello (il secondo grado), imponendo il divieto, “ha oltrepassato i suoi poteri e le sue competenze giurisdizionali, senza basarsi su fatti concreti né su precise disposizioni di diritto”. (PA) (Agenzia Fides 25/6/2014)

lunedì 23 giugno 2014

Lanciano un allarme per la libertà religiosa nel paese.

ASIA/MALAYSIA - Questione “Allah”: per i leader cristiani “gravi ripercussioni sulla libertà religiosa”
Kuala Lumpur (Agenzia Fides) – I leader cristiani riuniti nella “Federazione Cristiana della Malaysia”, organismo interconfessionale, esprimono forte delusione dopo la sentenza della Corte Suprema che conferma il divieto imposto al settimanale cattolico “Herald” di usare il termine “Allah” e lanciano un allarme per la libertà religiosa nel paese. In un comunicato inviato all’Agenzia Fides, la Federazione afferma: “Continuiamo a sostenere che la decisione della Corte d’Appello, confermata dalla Corte Federale, è gravemente viziata in molti aspetti. Secondo giustizia, si dovevano correggere numerose osservazioni errate e imprecise. Ora vi saranno gravi ripercussioni negative per la libertà di religione dei cristiani in Malaysia”.
“Il Procuratore Generale – ricorda il testo – aveva sottolineato, il 20 ottobre 2013, che questa decisione riguarda esclusivamente l'uso della parola ‘Allah’ nel giornale Herald. Pertanto chiediamo al governo e alla magistratura di ricordare pubblicamente che la decisione della Corte Federale resta limitata alle circostanze specifiche del caso e che i cristiani malaysiani continuano ad avere il diritto di usare la parola ‘Allah’ nella Bibbia, nelle funzioni religiose e nei raduni”, Infatti, nota il comunicato, “esistono già diversi casi pendenti davanti ai nostri tribunali che riguardano questo problema. Bisognerà vedere se, in questi altri procedimenti, i giudici sceglieranno la via di difendere la libertà di religione e di espressione in Malaysia”. “Nel frattempo – conclude la Federazione – chiediamo alla comunità cristiana in Malaysia di restare salda nella fede di fronte a tali prolungate avversità”. (PA) (Agenzia Fides 23/6/2014)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

The Chosen ...é sufficiente per me...posso fare molto con questo ..

Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occ...