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martedì 4 febbraio 2020

Agenzia Fides 4 febbraio 2020

VATICANO - "Comunicazione è missione": incontro di formazione missionaria permanente
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – "Comunicazione è missione" è il tema dell’incontro in corso presso il Centro Internazionale di Animazione Missionaria (CIAM) rivolto alle direzioni nazionali delle Pontificie Opere Missionarie (POM) di lingua spagnola. Coordinati dalle POM della Spagna, con la guida di padre José María Calderón Castro, gli interventi previsti hanno come obiettivo un programma di formazione missionaria permanente nel campo della comunicazione, intesa come forma di evangelizzazione. I lavori si sono aperti, ieri lunedì 3 febbraio e finiranno sabato 8 febbraio.
Padre José María la Porte, della Pontificia università della Santa Croce di Roma, ha introdotto i partecipanti alla problematica sempre più attuale della comunicazione del messaggio religioso con e attraverso gli strumenti moderni del mondo digitale. I responsabili della comunicazione delle POM dei paesi latinoamericani, insieme a Canada Angola e Spagna, si sono impegnati a seguire il programma che prevede anche incontri con membri dei Segretariati Internazionale delle POM nella sede di Piazza di Spagna.
Lo scambio di esperienze con i membri della Segreteria per le Comunicazione della Santa Sede è stato molto intenso e apprezzato da tutti partecipanti. (CE) (4/2/2020 Agenzia Fides)
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AFRICA/CONGO RD - Nuovi massacri nell’est portano a 370 il numero dei morti da fine ottobre
 


Kinshasa (Agenzia Fides) - Almeno una quarantina di civili sono stati uccisi in una serie di assalti a sei villaggi nel territorio di Mambasa, nella provincia dell’Ituri (Nord Kivu nell’est della Repubblica Democratica del Congo), nella notte tra Sabato 1° febbraio e domenica 2 febbraio.
Secondo quanto riferito all’Agenzia Fides dall’ONG locale CEPADHO, i massacri sono stati perpetrati da terroristi dell’ADF / MTM (Madina a Tauheed Wau Mujahedeen)”, un gruppo che afferma di aver aderito allo Stato Islamico (ma sul punto le opinioni non sono unanimi), che si sono suddivisi in piccole unità per colpire simultaneamente i diversi villaggi sparsi sul territorio.
Secondo il CEPADHO sono almeno 112 i civili uccisi dai jihadisti nell'arco di 5 giorni la scorsa settimana. I recenti massacri portano il numero di civili uccisi dall'ADF / MTM a 370, in ritorsione per le offensive su larga scala lanciate contro di loro dalle forze armate congolesi (FARDC) dal 30 ottobre 2019. Ciò rappresenta una media di 123 civili massacrati in un periodo di 3 mesi.
A questo numero occorre aggiungere le sette persone uccise nell’assalto ripetuto tre volte contro il posto di polizia di Mamove la notte del 31 gennaio, da parte di una milizia di autodifesa May May.
Sempre un gruppo di May May ha assalito l’ufficio di coordinamento di risposta all’epidemia Ebola di Biakato. Grazie all’intervento delle forze dell’ordine e dell’esercito i miliziani sono stati respinti, non prima però di aver distrutto due autoveicoli in dotazione alla struttura. (L.M.) (Agenzia Fides 4/2/2020)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - A Yopougon migliaia di bambini invitati a diventare missionari della non violenza
 


Abidjan (Agenzia Fides) - “L'infanzia missionaria significa instillare nei bambini uno spirito missionario, insegnare ai bambini a essere missionari, ad attrarre amici a Cristo con piccoli gesti come la piccola Teresa di Lisieux", afferma p. Fabrice Coulibaly, cappellano diocesano della pastorale dell’infanzia di Yopougon, dove domenica 2 febbraio diecimila bambini provenienti da tutte le parrocchie della diocesi hanno celebrato la giornata mondiale dell'infanzia missionaria, riflettendo sul tema “Cantando la missione, bambino, ci impegniamo a non essere violenti”.
L’appello alla non violenza è stato rilanciato da Sua Ecc. Mons. Jean Salomon Lézoutié, Vescovo di Yopougon su uno dei due siti dove si è celebrato l’evento, il collegio Sebaco. Presentando esempi biblici, Mons. Lézoutié ha esortato bambini e ragazzi al perdono, a dire di no alla violenza e a essere missionari della non violenza nella loro vita quotidiana con amici e parenti.
Per la piccola N'Goua Marie Océane della parrocchia di Sainte Rita de Cascia a Niangon Nord, nella diocesi di Yopougon, il giorno dell'infanzia missionaria è stato un momento proficuo. “Mi è piaciuto molto quello che ha detto il Vescovo: non dobbiamo vendicarci, dobbiamo coltivare l'amore” ha detto a Fides. I bambini hanno infine chiesto di pregare per la pace in Costa d'Avorio, dove vi è preoccupazione che le elezioni presidenziali di ottobre possano degenerare nella violenza. (S.S.) (L.M.) (Agenzia Fides 4/2/2020)
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ASIA/FILIPPINE - Ingiustizia, impunità, abusi: i frutti della "guerra alla droga"
 
Manila (Agenzia Fides) – La “guerra alla droga”, la campagna lanciata nel 2016 dal presidente Rodrigo Duterte allo scopo di liberare la società dallo spaccio e dalla tossicodipendenza, ma condotta con metodi violenti criticati in patria e a livello internazionale, sta mettendo a dura prova la società filippina. Ne sono convinti sacerdoti e religiosi filippini oggi impegnati nell’accompagnamento delle vittime o nella sensibilizzazione per la difesa della dignità umana, della giustizia e dello stato di diritto.
Il francescano padre Baltasar Obico, Ofm, superiore del Santuario di Sant’Antonio a Makati, una delle città che compongono la grande "MetroManila", dice all’Agenzia Fides: “L'approccio violento della campagna anti-droga, promosso dalle istituzioni, sta erodendo il sistema democratico. Il governo, poi, cerca di imporre imponendo silenzio ai dissidenti e a ogni vice critica. Mi sembra che l’atteggiamento sprezzante del Presidente Duterte stia inoltre inducendo un crollo dei valori morali nella società, in quanto è catalizzatore di un ‘cattivo esempio’ in un figura, quella del Presidente, che è comunque un riferimento per tutti. Mi chiedo: come si può tollerare a cuor leggero tanta violenza e ingiustizia? Se i leader politici usano lessico violento e aggressivo, con un populismo che cerca solo consenso, sdoganando molti atteggiamenti ostili e sprezzanti, cosa ci si può aspettare dai giovani e dalla società? In tal quadro, a farne le spese sono avvocati, difensori dei diritti umani, attivisti, membri di Ong e anche preti e religiosi che sono dalla parte dei poveri e degli oppressi”.
Tra i religiosi filippini “in prima linea” vi è padre Angel Cortez Ofm, che per ben due volte nei mesi scorsi si è recato a Ginevra, in rappresentanza della Ong “Franciscans International”, per relazionare e appellarsi al Consiglio Onu per i Diritti umani. Così il religioso di chiara a a Fides: “Vediamo oggi sotto i nostri occhi, nelle Filippine, tante uccisioni extragiudiziali, omicidi impuniti, violenze inaudite in strada, senza alcuna remora. E’ una vera tragedia. Accompagniamo tante famiglie che soffrono e che hanno perso i loro cari, uccisi da bande di uomini mascherati. Non c'è alcuna giustizia nè pace, lo stato di diritto viene calpestato impunemente e la polizia, secondo molte Ong, copre o non indaga su queste uccisioni, che restano opera di ignoti e per le quali nessuno pagherà. Questa ‘guerra alla droga' va avanti da troppo tempo e ha già causato troppe vittime e troppa sofferenza. Non si può continuare su questa strada di morte e di lutto. E' urgente che le coscienze si risveglino e che la politica cambi rotta. E’ urgente una conversione dei cuori, delle mente, delle azioni”.
La “mancata giustizia per migliaia di vittime” della violenta campagna anti-droga è confermata da un nuovo rapporto della Ong “Amnesty International”, diffuso il 30 gennaio scorso. “Le famiglie delle vittime – nota Amnesty – non hanno ottenuto giustizia per i loro cari, a causa degli enormi ostacoli esistenti nel presentare denunce contro i perpetratori, inclusa la paura di ritorsioni. Né è stata individuata alcuna responsabilità significativa per le uccisioni, a livello nazionale”.
Secondo dati ufficiali, nella “guerra alla droga” di Duterte, oltre 6.000 persone sono state uccise in operazioni di polizia, mentre i gruppi per i diritti umani stimano l’esistenza di altre 25.000 vittime di omicidi compiuti da “squadroni di vigilantes”, del tutto impuniti.
Una recente inchiesta del sito di informazione online filippino “Rappler”, rileva che il governo ha tenuto finora un atteggiamento compiacente, lasciando che i casi di tali uccisioni fossero irrisolti, per lacune sistematiche del sistema giudiziario e per il mancato impegno o la complicità delle forze di polizia. (PA) (Agenzia Fides 4/2/2020)
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AFRICA - Popolazioni di Zambia e Zimbabwe messe in ginocchio dalla carestia
 
Lusaka (Agenzia Fides) - Lo spettro della carestia si affaccia su Zambia e Zimbabwe. Nei mesi scorsi, una lunga stagione di siccità, con temperature costantemente sopra i 40 gradi, ha distrutto gran parte dei raccolti e in nelle ultime settimane i due Paesi stanno vivendo una grave carenza alimentare. Secondo il Programma alimentare mondiale (World Food Programme, Wfp), in Zimbabwe più di otto milioni di persone (su una popolazione di 12 milioni di abitanti) e in Zambia 2,3 milioni di persone (su 11 milioni) vivono attualmente in condizioni di grave insicurezza alimentare. Le conseguenze possono essere realmente tragiche.
"In Zambia, la siccità ha colpito duro e la gente soffre. Gli stessi capi tradizionali confermano che si sta vivendo un momento particolarmente difficile" spiegano in una nota inviata all'Agenzia Fides Albert Mulanda di Caritas Mongu e Manuel Castelletti dell’Ong Celim. "Nel 2019, la regione ha conosciuto una prolungata assenza di piogge che ha causato una forte siccità. La Western Province, la regione in cui operiamo ha sofferto in modo particolare".
Quanto sia drammatica la situazione lo si può ben comprendere dall’annullamento di un evento simbolico: il "Kuomboka", il tradizionale viaggio del re dell’etnia Lozi che, su speciali imbarcazioni, si sposta nella savana inondata per trasferirsi dalla residenza della stagione secca a quella della stagione delle piogge. "In passato era già avvenuto che la cerimonia, molto sentita, fosse annullata - si osserva - quest’anno però era desolante vedere la savana secca, le piante gialle, l’aridità che avvolgeva tutto".
La popolazione Lozi ha subito pesantemente il calo di produzione di riso e mais. «La mancanza di acqua - continuano - ha penalizzato le colture di riso. Solo chi ha piantato varietà che crescono anche senz’acqua ha avuto un raccolto decente. Chi ha piantato la varietà tradizionale ha avuto rendimenti molto bassi". Ciò ha inciso sulle entrate delle persone perché il riso tradizionalmente viene venduto per ottenere un surplus di entrate che quest’anno non ci sarà.
Ancor peggio è andata per il mais. "La carenza di piogge, soprattutto nel momento della crescita del mais – ricordano i due leader - ha fatto crollare la produzione. I prezzi di un sacco di farina di mais è raddoppiato. Il dramma è che questa farina è la base dell’alimentazione locale e la carenza mette in crisi tutto il sistema nutrizionale. Molti contadini si recavano in città a vendere la carbonella (ottenuta tagliando, spesso illegalmente, le piante) per poter acquistare farina". Il governo ha iniziato a vendere sacchi di farina a prezzi calmierati e la gente si è ammassata nei luoghi di distribuzione.
Ancora più delicata la situazione in Zimbabwe. "La stagione delle piogge - spiega a Fides il Gesuita p. Bian MacGarry - sarebbe dovuta iniziare a ottobre, ma quasi ovunque le prime precipitazioni sono arrivate i primi giorni di gennaio. In molte province la pioggia è stata comunque insufficiente. Il dramma è che i meteorologi prevedono che febbraio, solitamente il mese più piovoso, sarà asciutto".
In questa situazione si è insinuata la corruzione e il malaffare. "La distribuzione di semi e fertilizzanti è stata portata avanti dalle forze armate in modo corrotto per anni - conclude padre Brian - con un risultato è tragico: molte popolazioni rurali non hanno abbastanza cibo per arrivare fino al prossimo raccolto in aprile e hanno bisogno di donazioni di cibo. Se il raccolto sarà scarso avremo ulteriori problemi. Nei prossimi mesi, il regime militare potrebbe dover affrontare la rivolta più violenta degli ultimi 40 anni e, se questo avverrà, è a rischio l’intero apparato statale, con serie conseguenze di instabilità sociale e politica". (EC) (Agenzia Fides 4/2/2020)
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ASIA/INDONESIA - Il paese ricorda Wahid, leader musulmano, promotore del dialogo e amico dei cristiani
 
Giacarta (Agenzia Fides) - "Gli sforzi di Wahid per stabilire relazioni interreligiose e per promuovere la pace nelle regioni indonesiane agitate da conflitti, saranno ricordati nella storia della nazione", afferma in una nota inviata a Fides Mathews George Chunakara, segretario generale della Conferenza cristiana dell'Asia (CCA) ), organizzazione ecumenica presente in Indonesia. Con questo spirito i cristiani indonesiani ricordano con affetto Salahuddin Wahid, importante religioso musulmano, promotore del dialogo e della democrazia in Indonesia, scomparso il 2 febbraio a Giacarta, all'età di 72 anni. Conosciuto per il suo impegno nel promuovere la tolleranza, l'armonia e la cooperazione interreligiosa, Wahid era a capo della più grande organizzazione musulmana dell'Indonesia, la "Nahdlatul Ulama" (NU) che conta oltre 80 milioni di membri. Salahuddin "Gus Sholah" Wahid, luminare del movimento islamico per la pace e la riconciliazione, era anche capo della "Associazione indonesiana per gli intellettuali musulmani" e il vicepresidente della Commissione nazionale per i diritti umani in Indonesia.
Mathews George Chunakara aggiunge che l'impegno di Wahid nel riconoscere la pluralità religiosa e l'armonia comunitaria è servito da modello per altri leader religiosi asiatici, al fine di rafforzare l'armonia religiosa in tutta l'Asia. L'Arcivescovo protestante indonesiano Willem T.P. Simarmata, moderatore della CCA, rileva: "Il nostro Paese ha perso un grande studioso islamico e un rispettato leader religioso. Il suo impegno e contributo nella difesa della tolleranza religiosa saranno ricordati dalle generazioni future",
Molto attivo sul pino della risoluzione dei conflitti, Wahid ha svolto un ruolo cruciale nel promuovere la pace nella provincia indonesiana della Papua occidentale in collaborazione con il Consiglio dei Vescovi della Papua. Si è inoltre adoperato Ha contribuito a risolvere i conflitti religiosi nelle regioni delle Molucche e di e Central Sulawesi e ha anche indagato sulle violazioni dei diritti umani a Timor Est.
Wahid ha dato priorità alla riconciliazione e all'unità rispetto a tutto il resto, ricordano i leder cristiani.
Lo statista - affermano - era noto per l'atteggiamento di compassione e solidarietà verso le minoranze religiose indonesiane, in particolare verso i cristiani.
Wahid è stato sepolto il 3 febbraio all'interno del collegio islamico Tebuireng a East Java, Indonesia.
L'Indonesia, paese musulmano più popoloso al mondo, con 270 milioni di abitanti, all'87% musulmani, il 9% cristiani (tra i quali 7 milioni cattolici), 1,7% indù e altre minoranze religiose buddiste e animiste. (SD-PA) (Agenzia Fides 4/2/2020).
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ASIA/TURCHIA- Il Patriarca armeno Sahak II: attendo che anche in Turchia siano riconosciute le sofferenze del nostro popolo
 
Istanbul (Agenzia Fides) – Sahak II Masalyan, nuovo Patriarca armeno apostolico di Costantinopoli, attende e desidera vedere presto anche in Turchia “il riconoscimento delle sofferenze del nostro popolo” superando le incomprensioni e gli equivoci di chi oggi come in passato rappresenta le comunità minoritarie presenti in Turchia come delle “élite felici e ricche, mentre questo non è affatto vero, e non è mai stato vero”. Il Patriarca, senza mai usare l’espressione ‘Genocidio armeno’, il Patriarca ha ammesso in un’ampia intervista pubblicata dal giornale turco Hurriyet che la data del 24 aprile, scelta per commemorare ogni anno i massacri di armeni perpetrati tra 1915 e 1916 nella penisola anatolica, in Turchia è stata a lungo considerato “un tabù, un evento divisivo”, fino a quando, nel 2015, il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan “ci ha inviato una lettera di condoglianze, e per la prima volta siamo stati in grado di celebrare le messe nelle nostre chiese per i nostri morti”. Nella stessa intervista, pubblicata lunedì 3 febbraio, il Patriarca armeno di Costantinopoli ha sottolineato che occorre uscire dalla logica antagonistica del “noi contro loro”, riconoscendo la comune appartenenza alla famiglia umana, riscontrabile anche dal punto di vista scientifico, visto che “la nostra costituzione genetica è la stessa” e “siamo tutti degli 'Homo sapiens' ". Il Patriarca ha anche paragonato la recente, tragica esperienza della Siria alle lacerazioni sperimentate da tutta l’umanità durante i conflitti mondiali, quando il virus del nazionalismo “entrò nelle nostre case, e tutti volevano costruire il proprio “stato-nazione” alle spese degli altri. Tra le diverse considerazioni, il Patriarca armeno ha ribadito di considerare l’Akp – il Partito di Erdogan al potere in Turchia dal 2002 – come una formazione politica dotata di una maggiore “sensibilità verso i cristiani”, soprattutto in confronto a stagioni passate, quando “non potevamo nemmeno attaccare un chiodo nelle nostre chiese”, (GV) (Agenzia Fides 4/2/2020).

sabato 18 gennaio 2020

Agenzia Fides 18 gennaio 2020

VATICANO - Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: “L’ospitalità è una virtù che testimonia l’incontro amorevole verso il prossimo”
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - “Siamo chiamati a pregare, affinché tutti i cristiani tornino ad essere un’unica famiglia, per testimoniare uniti l’amore verso Cristo”: così dichiara in un colloquio con l’Agenzia Fides, p. Anthony Currer, ufficiale del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, in occasione dell'apertura della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio), iniziativa di preghiera ecumenica internazionale, celebrata in tutto il mondo, promossa congiuntamente dal Consiglio Ecumenico delle Chiese, per protestanti e ortodossi, e dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, per i cattolici.
L'Ottvario di preghiera fu istituito per la prima volta nel 1908 come un momento in cui le confessioni cristiane pregano insieme per il raggiungimento della piena unità della Chiesa. Ogni anno si svolge nell’emisfero Nord tra il 18 e il 25 gennaio, mentre in quello Sud in altre date, ad esempio nel tempo di Pentecoste.
I testi proposti ai cristiani di tutto il mondo per il 2020 sono il frutto di un progetto realizzato dalle Chiese di Malta e Gozo, che si focalizza sulla tragedia dei migranti e sul tema dell’accoglienza: “Il sussidio di preghiera suggerito per quest’anno - riferisce p. Currer - s’intitola ‘Ci trattarono con gentilezza’ e trae spunto dall’episodio raccontato dal capitolo finale degli Atti degli apostoli (Atti 28, 2) in cui san Paolo e gli uomini che sono insieme a lui sulla nave dopo una terribile tempesta, riescono a salvarsi e vengono generosamente soccorsi dagli abitanti dell’isola di Malta”.
“Questo episodio - chiarisce il reverendo - ripropone il dramma dell’umanità: i passeggeri della barca sono alla mercé del mare violento e della poderosa tempesta che infuria intorno a loro. Sono forze che li spingono verso approdi sconosciuti, e si sentono persi. La Divina Provvidenza - prosegue - li accomuna, però, nella speranza della salvezza. La nave e tutto il suo prezioso carico andranno perduti, ma tutti avranno salva la vita”.
Dunque, persone diverse e in disaccordo tra loro, imbarcate sulla stessa nave, giungono alla stessa destinazione, dove l’ospitalità degli isolani rivela l’unità del genere umano: “Nella nostra ricerca di unità - rileva p. Currer - abbandonarsi alla Divina Provvidenza implica la necessità di lasciar andare molte delle cose cui siamo profondamente attaccati. Ciò che sta a cuore a Dio è la salvezza di tutti”.
“Come cristiani ed esseri umani - afferma p. Anthony - questa storia ci sfida: collimiamo con le fredde forze dell’indifferenza, oppure mostriamo una ‘rara gentilezza” e diventiamo testimoni dell’amorevole provvidenza di Dio a tutti gli uomini? L’ospitalità è una virtù fondamentale nella nostra ricerca dell’unità dei cristiani. La nostra unità cristiana - conclude - sarà scoperta non solo mostrandoci ospitalità l’uno all’altro, ma anche attraverso incontri d’amore con coloro che non parlano la nostra lingua, non hanno la nostra cultura o la nostra fede”.
La principale celebrazione ecumenica si è svolta nella pro-Cattedrale anglicana di San Paolo a La Valletta, la sera di venerdì 24 gennaio. Infine, i diversi partner ecumenici e le persone impegnate nel dialogo ecumenico a Malta si incontreranno sabato 25 gennaio, giorno della conclusione della Settimana, per un momento di preghiera e condivisione. (ES) (Agenzia Fides 18/1/2020)
LINK
Guarda la video-intervista al rev. Anthony Currer sul canale Youtube dell'Agenzia Fides -> https://www.youtube.com/watch?v=xFjqbvDaIhc
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AFRICA/SUD SUDAN - Tutta la Chiesa in Africa Orientale saluta la Dichiarazione di Roma per la pace in Sud Sudan
 
Juba (Agenzia Fides) - “Sono felice di apprendere della firma di questa dichiarazione. La mia speranza e preghiera è che le due parti - il governo della Repubblica del Sud Sudan e l'opposizione - lo rispettino. Sapete che il Santo Padre è coinvolto; anche noi ne siamo coinvolti. Questa è la mia preghiera e speranza” ha dichiarato Sua Ecc. Mons. John Baptist Odama, Arcivescovo di Gulu in Uganda, commentando la Dichiarazione firmata a Roma il 13 gennaio, per mettere fine alla guerra in Sud Sudan. Mons. Odama, la cui arcidiocesi ospita molti rifugiati dal Sud Sudan, è anche lui fortemente coinvolto nelle iniziative interreligiose per la pace nel Sud Sudan.
La Dichiarazione è stata firmata grazie agli sforzi della Comunità di Sant’Egidio, che ha agito da facilitatore, dai membri della delegazione del governo centrale del Sud Sudan, dai rappresentanti dei Movimenti di opposizione sud sudanesi che non hanno aderito all'accordo di pace rivitalizzato del 2018 ad Addis Abeba (SSOMA) e da quelli delle opposizioni firmatarie dell'accordo.
L’accordo prevede: l'impegno "solenne" alla cessazione delle ostilità a partire dalla mezzanotte del 15 gennaio; l'impegno a discutere e a valutare insieme, a Sant'Egidio, i meccanismi per risolvere le divergenze; la garanzia per le organizzazioni umanitarie di poter operare nel Paese a sostegno della popolazione civile.
L’accordo è stato salutato dai Vescovi dei Paesi confinanti che aderiscono all’AMECEA (Associazione dei membri delle conferenze episcopali dell'Africa orientale). Il segretario generale dell'AMECEA P. Anthony Makunde, ha elogiato le iniziative prese da Sant'Egidio e da tutti i partner regionali e internazionali per portare una pace duratura nel Sud Sudan. “Come diceva San Paolo, quando un organo è malato, tutto il corpo si sente male. Pertanto, qualsiasi sforzo per portare la pace duratura nel Sud Sudan è a favore di tutta la famiglia AMECEA. Il nostro appello è ai nostri fratelli e sorelle nel Sud Sudan di ricambiare questi sforzi in modo da poter mettere insieme i nostri sforzi per questo sforzo comune” conclude P. Makunde.
Fanno parte dell’AMECEA le Conferenze Episcopali di Etiopia ed Eritrea; Kenya; Malawi; Sudan e Sud Sudan; Tanzania; Uganda e Zambia. Somalia e Gibuti hanno lo status di osservatori. (L.M.) (Agenzia Fides 18/1/2020)

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AFRICA/TOGO - Urge una rivoluzione sociale, politica, religiosa e culturale per promuovere la leadership femminile
 
Kara (Agenzia Fides) – In molti paesi dell'Africa è tempo di elezioni. “Le strutture sociali, come la politica, la religione e la cultura, talvolta costituiscono veri e propri ostacoli alla promozione della leadership femminile”, nota il teologo ivoriano della Società per le Missioni Africane, padre Donald Zagore. “A causa delle strutture fortemente maschiliste, le donne nel continente africano rimangono fuori dai ruoli fondamentali nella vita dei loro paesi. A parte l'eccezionale e riuscito esempio di Ellen Johnson, ex presidente della Liberia, le donne in Africa si accontentano di svolgere ruoli secondari nella vita politica dei loro paesi. In Togo, ad esempio per le prossime elezioni presidenziali del 22 febbraio 2020, nessuna donna corre tra i dieci candidati dichiarati.
Il sacerdote ivoriano insiste sulle enormi potenzialità femminili “che potrebbero portare proprio quella stabilità politica che manca ai nostri paesi. Sono una miniera d'oro di talento e ricchezza da valorizzare” insiste. Urge una rivoluzione sociale, politica, religiosa e culturale per promuovere la leadership femminile in Africa”, conclude p. Zagore.
(DZ/AP) (18/1/2020 Agenzia Fides)
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ASIA/TURCHIA - Il Patriarca Sahak II smentisce le critiche alla diaspora armena attribuitegli da media turchi
 
Istanbul (Agenzia Fides) – Sahak II Masalyan, il nuovo Patriarca armeno di Costantinopoli eletto lo scorso 11 dicembre, ha voluto smentire almeno parzialmente le dichiarazioni critiche nei confronti delle comunità della diaspora armena sparse in tutto il mondo, che gli erano state attribuite da alcuni media turchi, nelle settimane seguite alla sua elezione patriarcale. Una nota della segreteria patriarcale chiama in causa in particolare il quotidiano turco Akşam, e l’articolo di quel giornale pubblicato il 2 gennaio che riportava alcuni giudizi aspri con cui il nuovo Patriarca avrebbe criticato in maniera complessiva tutta la diaspora armena, affermando che le comunità armene in diaspora non hanno “nulla in comune con gli armeni che sono rimasti in Turchia" e vivono con "100 anni di ritardo" (con un implicito riferimento alla memoria del Genocidio armeno, coltivata dagli armeni in tutto il mondo). La rettifica della segreteria patriarcale – riferisce Agos, il giornale bilingue armeno-turco pubblicato a Istanbul – sostiene che le affermazioni del Patriarca sono state riportate in maniera non precisa e fuorviante, forzandone i contenuti e distorcendo considerazioni sfumate e articolate con aggiunte di interpolazioni da attribuire soltanto all’estensore dell’articolo.
In effetti, le dichiarazioni attribuite al Patriarca - e pubblicate giovedì 2 gennaio dal quotidiano nazionalista turco Akşam – erano fatalmente destinate a provocare polemiche. In quelle dichiarazioni, il nuovo Patriarca sembrava voler enfatizzare la distanza del Patriarcato armeno di Costantinopoli dagli ambienti della diaspora armena, che trasmette di generazione in generazione come fattore identitario la memoria dei massacri subiti dagli armeni in Anatolia nel 1915. ”Noi” sottolineava tra l’altro il nuovo Patriarca “siamo rimasti su questa terra dopo quegli eventi. Abbiamo scelto di vivere con il resto della popolazione, mentre la diaspora è rimasta ferma al secolo passato”.
Il processo elettorale per la scelta del nuovo Patriarca con l’elezione di Sahak (vedi Fides 12/12/2019) è stato sofferto e segnato da controversie destinate ad avere strascichi anche in futuro, provocate almeno in parte dall’intreccio tra personalismi ecclesiastici e interferenze degli apparati secolari locali. (GV) (Agenzia Fides 18/1/2020)
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AMERICA/MESSICO - Settimana per l'unità dei cristiani: “un'unità che non escluda nessuno, specialmente i più svantaggiati, e tra questi i migranti”
 
Città del Messico (Agenzia Fides) – Il materiale per vivere la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, dal 18 al 25 gennaio, è stato preparato quest’anno dalle Chiese cristiane di Malta e Gozo. Ogni anno il 10 febbraio celebrano la festa del naufragio di San Paolo e, con questo evento, l'evangelizzazione delle isole. Le riflessioni e il motto, “Ci trattarono con gentilezza” (Atti 28, 2) hanno quindi per tema il viaggio dell'Apostolo, prigioniero e incatenato, che dovette affrontare le tempeste in mare. Come ricorda nel suo messaggio per l’ottavario, il Vescovo di Veracruz, Carlos Briseño Arch, Presidente della Commisione Episcopale per il Dialogo Interreligioso e la Comunione della Conferenza Episcopale Messicana, “prigionieri, marinai e soldati fecero naufragio e arrivarono su un'isola, dove gli abitanti non parlavano la loro lingua, non condividevano la loro cultura o religione, ma vennero accolti calorosamente, con cibo e vestiti asciutti, trattati con gentilezza”.
Nel testo pervenuto a Fides, il Vescovo di Veracruz spiega: “Questo passaggio nella vita di San Paolo ci ricorda scene che attualmente vediamo nelle notizie: migranti che affrontano tempeste, mentre infuriano i mari e arrivano in paesi con altre culture, altre lingue e altre religioni, ma a differenza degli abitanti di Malta, sono accolti in molte occasioni con indifferenza, discriminazione e rifiuto; vengono rapiti o sfruttati e persino sottoposti alla tratta di esseri umani. È questo l'atteggiamento di un cristiano? È questo ciò che Dio si aspetta da noi?”
Citando Papa Francesco che ha denunciato più volte questa situazione, Mons. Carlos Briseño Arch sottolinea che “i migranti, i rifugiati, gli sfollati e le vittime della tratta sono diventati un emblema di esclusione perché, oltre a sopportare le difficoltà dovute alle loro condizioni, sono spesso soggetti a giudizi negativi, in quanto ritenuti responsabili di malattie sociali. L'atteggiamento nei loro confronti costituisce un segnale di allarme, che ci avverte del decadimento morale che affrontiamo se continuiamo a dare spazio alla cultura dello scarto.
In Messico uno degli impegni pastorali del Progetto Globale Pastorale (PGP) è quello di identificare e accompagnare i gruppi vulnerabili della società, i migranti tra gli altri. “I materiali che offriamo per l'ottavario – conclude il Vescovo - sono stati preparati per pregare per l'unità dei cristiani, ma un'unità che non escluda nessuno, che non dimentichi nessuno, specialmente i più svantaggiati, i più deboli e, tra questi, i migranti”. (SL) (Agenzia Fides 18/1/2020)
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AMERICA/PERU’ - Assemblea dei Vescovi: tra i temi in esame le elezioni straordinarie del parlamento il 26 gennaio
 
Lima (Agenzia Fides) – Con la messa presieduta da Mons. Miguel Cabrejos OFM, Presidente della Conferenza episcopale peruviana (CEP) e Presidente del Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM), concelebrata da tutti i Vescovi del Perù, inizierà lunedì 20 gennaio la 115 Assemblea Plenaria dell'Episcopato peruviano. Dopo la messa, nella parrocchia di Sant’Antonio da Padova, a Lima, i 52 Vescovi delle 46 giurisdizioni ecclesiastiche del paese si dirigeranno alla sede della CEP per iniziare le sessioni di lavoro. Come in ogni assemblea, i Vescovi prenderanno in esame vari argomenti, nello spirito di comunione e sinodalità, e analizzeranno gli ultimi avvenimenti del Paese. Eleggeranno inoltre il segretario generale e il presidente del Consiglio economico della CEP. Come ogni anno, sarà consegnata la Medaglia di Santo Toribio de Mogrovejo a persone e istituzioni che si siano distinte per il loro lavoro a favore della Chiesa in Perù.
Tra i punti su cui i Vescovi dovranno discutere, ci sono le prossime elezioni straordinarie del Parlamento, il 26 gennaio, dopo lo scioglimento da parte del presidente Vizcarra, lo scorso 30 settembre, per la corruzione dei parlamentari. A ottobre 2019, in piena crisi politica, i Vescovi peruviani avevano chiesto alla comunità nazionale di trasformare quel sentimento amaro contro la politica in un momento di riforma per il paese, dei politici e della politica, come accade in altre realtà latinoamericane. Secondo fonti locali di Fides, ciò non accade nella realtà peruviana e la società, ereditiera dell'Impero Incaico, vive attualmente lo stesso clima del settembre scorso, prima di vedere sciolto il Parlamento. La differenza è data da una campagna elettorale che vede ogni tipo di proposte e ogni tipo di confronto fra i candidati, perfino della stessa lista di partito.
Le prime inchieste fatte da organismi attendibili hanno rilevato che la maggioranza dei peruviani non sa chi votare, inoltre c'è ancora molta indifferenza verso la politica. Si intravvede quindi la prospettiva di un possibile Parlamento con tanti piccoli partiti, che non riusciranno a superare la soglia minima per entrare per la porta principale in Parlamento. Così, come afferma la critica internazionale, ci sarà una falsa maggioranza parlamentare costituita da autentiche minoranze politiche. Purtroppo la campagna elettorale è caratterizzata dall’esibizionismo politico e dal mercato dei voti, dove i candidati cambiano casacca appena vedono chi può assicurare loro un posto fisso, ma del bene comune o del futuro del paese non sono in molti a preoccuparsi.
(CE) (Agenzia Fides, 18/01/2020

mercoledì 18 dicembre 2019

Agenzia Fides 17 dicembre 2019

VATICANO - Le sfide della missione in Asia: un convegno all'Urbaniana
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - E' incentrato sulle sfide della missione cristiana in Asia il convegno che, in occasione del 20° anniversario della esortazione post-sinodale "Ecclesia in Asia", si tiene alla Pontificia Università Urbaniana il 18 e 19 dicembre. Organizzato grazie alla partenership tra la Pontificia Facoltà teologica di San Bonaventura - Seraphicum, la Pontificia Università Urbaniana e la Pontificia Unione Missionaria, il convegno, dal titolo "Trasforming Asia" analizzerà, nella prima sessione, lo stato dell'evangelizzazione nelle società del Sudest asiatico. Dopo il l'apertura affidata al Prof. Dinh Anh Nhue Nguyen OFMConv, Preside della Pontificia Facoltà Teologica di San Bonaventura e Direttore dell'Istituto Francescano di studi teologici asiatici, p. Gianni Criveller PIME, interverrà sulle "Trasformazioni antropologiche e sociali nell'Asia contemporanea", mentre il domenicano Fr. Joseph Nguyen Tat Thang OP si soffermerà sulle "Tendenze nella vita religiosa cattolica nel Chiese del Sudest asiatico". Nelle successive relazioni, con la moderazione di p. Fabrizio Meroni, Segretario generale della Pontificia Unione Missionaria, p. Paulus Y Pham tratteggia le "Prospettive vietnamite sull'Ecclesia in Asia", mentre Fr. Paulus Budi Kleden SVD parla delle "Sfide che la missione cristiana deve affrontare in Indonesia". Al francescano Fr. Francis Yongho Lee OFM è affidata una "Riflessione buddista sulla spiritualità francescana", secondo la teologia comparativa, alla luce di "Ecclesia in Asia".
La seconda giornata dei lavori si concentra, poi, sull'analisi della missione cristiana nella società indiana e in quella cinese. Il prof Gaetano Sabetta indaga le "Prospettive religiose cristiane di fronte a quelle asiatiche: necessità, possibilità e limiti del dialogo", mentre la prof.ssa Elisa Giunipero parlerà su "L'Accordo tra la Santa Sede e Cina: sviluppi e sfide". Infine una sguardo all'Asia del Sud con l'analisi di contesti come India, Sri Lanka, Pakistan. (Agenzia Fides 17/12/2019)
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EUROPA/ITALIA - Padre Maccalli è “un filo che ci unisce da 15 mesi: lo affidiamo al Signore”
 
Crema (Agenzia Fides) – Sono passati quindici mesi dal giorno in cui non si hanno più notizie di padre Luigi Maccalli, sacerdote della Società per le Missioni Africane rapito in Niger nel settembre 2018 (vedi Agenzia Fides 18/9/2018). Tante persone continuano a mantenere vivo il suo ricordo nonostante questi lunghi mesi di silenzio:
“Ti vorrebbero tutti subito nuovamente a casa per poterti abbracciare, pensarti al sicuro e in buona salute, stare in tua compagnia. Qualcuno ha detto che vorrebbe tanto poter accarezzare la tua barba. Manchi a tutti padre Gigi, a chi ha avuto la fortuna di conoscerti bene, ma manchi anche a chi ti ha conosciuto meno" scrive Lucia Pavan, laica che frequenta la comunità SMA di Crema.
Prosegue la lettera giunta a Fides: “Esiste una ‘comunione di vite’ che va al di là dei tempi e dei modi. E la tua vita sta coinvolgendo e interrogando oggi la vita di molte persone, vicine o lontane. Che conoscevi o anche no. C’è un filo che ci unisce. A volte non lo vediamo, non ce ne accorgiamo, ma siamo tutti legati, gli uni agli altri. E ciò che mi capita, porta sempre un significato e una domanda a chi mi sta accanto, e viceversa. Nessuno sa che cosa tu stia vivendo. Nessuno sa accettare un’ingiustizia come il tuo rapimento senza farsi domande, senza reagire emotivamente. Ci sono momenti nella vita in cui possiamo solo affidarci al Signore e lasciare che Lui faccia. E così oggi, padre Gigi, vogliamo credere che anche in questo momento il Signore sta agendo attraverso la tua vita di padre missionario lì dove ti trovi, con chi hai accanto”.
Dal Niger un giorno Padre Maccalli scriveva ai suoi amici: “La speranza è la virtù africana per eccellenza e molti sono coloro che sperano un futuro diverso”. “Non avresti mai voluto che tutte le nostre attenzioni – dicono oggi nella comunità che lo attende e prega per lui – si concentrassero solo per te. E così ti affidiamo al Signore, insieme ad ogni uomo che in questo momento è privato della sua libertà e della sua dignità. Dietrich Bonhoeffer dalla sua cella ad Auschwitz scriveva: Io credo che Dio può e vuole far nascere il bene da ogni cosa. Per questo egli ha bisogno di uomini che sappiano servirsi di ogni cosa per il fine migliore. Ciao Padre Gigi, chiediamo al Signore di custodirti, di darti forza e tanta speranza”.
(LP/AP) (17/12/2019 Agenzia Fides)
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AFRICA/MALAWI - Due importanti incontri ecclesiali in Malawi
 
Blantyre (Agenzia Fides) - "L'incontro ci ha aiutato a pianificare e a prepararci al meglio all'Anno della Bibbia", ha detto il Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM), p. Vincent Mwakwawa, al termine della riunione di pianificazione dell'anno biblico, tenutasi presso il Centro Pastorale Nantipwiri, nell'Arcidiocesi di Blantyre. All’incontro hanno partecipato i membri delle POM, i Coordinatori Pastorali e gli appartenenti all’Apostolato familiare del Malawi.
I partecipanti, provenienti dalle otto diocesi del Paese, hanno anche discusso della preparazione della festa dell'Epifania, che si celebrerà il 5 gennaio del prossimo anno nella diocesi di Karonga, nella Cattedrale di San Giuseppe operaio.“È stato anche un modo per capire come le POM possano aiutare a prendersi cura delle famiglie, in particolare formare i genitori come insegnanti dei bambini, e come trasformare una famiglia in una scuola di missione” ha aggiunto p. Mwakhwawa.
Un altro importante incontro è stata l’Assemblea Generale Annuale Nazionale della Catholic Women Organization (CWO) tenutasi presso il campus principale della DMI University, nella diocesi di Mangochi, dal 12 al 15 dicembre. Aprendo l’incontro Sua Ecc. Mons. Montfort Stima, Vescovo di Mangochi, ha invitato le donne a rispondere alla chiamata di Dio alla santità.
Sua Ecc Mons. Peter Martin Musikuwa, Vescovo di Chikwawa, durante la celebrazione dell'Eucaristia ha invitato le donne a essere operatrici di pace, giustizia e amore per i poveri nel Paese. Mons. Musikuwa, ha inoltre pregato le donne della CWO di usare correttamente i social media, dicendo che questi dovrebbero essere uno strumento per portare la salvezza alle persone e non indurle a peccare contro la volontà di Dio.
P. Vincent Mwakhwawa, responsabile nazionale per i laici ha elogiato le opere della CWO in tutte le otto diocesi del Malawi. Lucy Vokhiwa, presidente della CWO in Malawi, ha annunciato che i membri della CWO svolgeranno sessioni di studio su tematiche quali l’Enciclica Laudato Si; la cura dei vulnerabili della società; il lavoro missionario delle donne cattoliche. (Agenzia Fides 17/12/2019)
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ASIA/INDIA - La nuova legge sulla cittadinanza agli immigrati "è incostituzionale": appello alla "disobbedienza civile"
 
New Delhi (Agenzia Fides) - "La nuova legge sulla cittadinanza (Citizenship Amendment Act 2019), approvata dal Parlamento e promulgata il 12 dicembre dopo la firma del Presidente dell'India, è palesemente discriminatoria, divisiva e draconiana. Inoltre è incostituzionale e va contro lo spirito democratico dell'India": lo afferma all'Agenzia Fides il Gesuita indiano p. Cedrik Prakash, attivista impegnato nel Jesuit Refugee Service, esprimendo i sentimenti della comunità cristiana in India.
Il nuovo provvedimento rende ammissibili alla cittadinanza gli immigrati irregolari di comunità indù, cristiane, buddiste, sikh e zoroastriane provenienti da Afghanistan, Bangladesh e Pakistan, escludendo, in modo significativo, quelli di religione musulmana. Il governo opera una distinzione tra i musulmani, considerati "immigrati illegalmente", e i "rifugiati" che cercano di sfuggire alle persecuzioni nel loro paese di origine. Il Ministro degli Interni Amit Shah ha pubblicamente parlato di "infiltrati", riferendosi agli immigrati musulmani. La società civile indiana, scesa in piazza per protestare, lamenta la patente violazione degli articoli 14 e 15 della Costituzione indiana, che garantisce il diritto alla parità e alla non-discriminazione.
Nota p. Prakash all'Agenzia Fides: "La legge ha un chiaro costrutto maggioritario e discriminatorio. Esiste un piano per istituire in India un 'Regno induista', come si diceva tra i gruppi estremisti indù già negli anni '30 del secolo scorso. Ma poi, grazie a indiani illuminati come Gandhi, Nehru, Patel, Ambedkar e altri, questo piano non è riuscito. Tuttavia, in modo surrettizio e insidioso, oggi questa mentalità è di nuovo in in ascesa". Il Gesuita prosegue: "Il cosiddetto 'approccio umanitario' nei confronti delle minoranze perseguitate in altri paesi, se fosse autentico, dovrebbe prendere in considerazione anche i Rohingya del Myanmar, i Tamil e i singalesi dello Sri Lanka, gli Hazara afghani e gli Ahmadi dal Pakistan. Se fosse un reale approccio umanitario, non dovrebbe discriminare nessuno".
Ora, secondo gli attivisti cristiani in India, "il prossimo passo è un ricorso alla Corte Suprema, per far dichiarare la legge incostituzionale", nota. "L'unica opzione per noi, popolo dell'India - dice il Gesuita - è la disobbedienza civile. Diversi eminenti cittadini hanno intrapreso la disobbedienza civile. Per tutelare la nostra identità e democrazia, dobbiamo prendere spunto dal Mahatma Gandhi, che promuoveva la disobbedienza come forma di resistenza e di ribellione senza violenza".
Conclude p. Prakash: "Dobbiamo agire rapidamente per garantire che il Citizenship Amendment Act sia ritirato prima che gli estremisti prendano il controllo delle nostre vite e della nazione". (PA) (Agenzia Fides 17/12/2019)
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ASIA/TURCHIA - Il nuovo Patriarca armeno: la questione del Genocidio armeno strumentalizzata per strategie economico-politiche
 
Istanbul (Agenzia Fides) - “Ci addolora vedere gli eventi capitati agli armeni 100 anni fa su queste terre, trasformati in strumenti di pressione economica, politica o strategica da parte dei Parlamenti di altri Stati. Riteniamo che questo conduca a una situazione che si rivolta in maniera inappropriata contro i nostri antenati”. Lo ha detto il nuovo Patriarca armeno di Costantinopoli, Sahak II Machalyan, nelle prime dichiarazioni pubbliche diffuse dalla stampa turca dopo la sua elezione patriarcale e con evidente riferimento alla risoluzione approvata giovedì 12 dicembre dal Senato USA che ha riconosciuta il carattere genocidario dei massacri di armeni perpetrati durante la Prima Guerra Mondiale nei territori della Penisola anatolica.
I media nazionali danno ampio spazio alla netta presa di posizione da parte del nuovo Patriarca, proposta come un tratto di forte connotazione dei primi passi del suo nuovo mandato ecclesiale. In un’intervista rilasciata a Sabah, subito dopo il voto del Senato USA, il neoeletto Patriarca armeno aveva minimizzato: “Queste cose non vanno prese troppo sul serio” aveva detto Sahak II, facendo notare che i parlamenti hanno il compito istituzionale di approvare leggi e risoluzioni, e questo non comporta nessun coinvolgimento da parte delle comunità e delle autorità ecclesiali armene. Nel contempo, il Patriarca ha comunque suggerito che le campagne di mobilitazione sul riconoscimento del Genocidio armeno fanno parte di strategie più ampie, e vengono usate come strumenti di pressione geopolitica.
“Avremmo voluto” ha aggiunto il nuovo Patriarca “che gli eventi vissuti su queste terre fossero trattati dalle persone che vivono in queste terre; avremmo voluto il miglioramento delle relazioni tra Turchia e Armenia. E che le due parti potessero dialogare tra loro. È proprio perché le due parti non parlano tra loro che altri Paesi, dell'altra sponda dell'Atlantico, si arrogano il diritto di immischiarsi in queste vicende”.
In altre dichiarazioni rilanciate negli ultimi due giorni dai media turchi, Sahak II ha richiamato la condizione singolare vissuta dagli armeni In Turchia, che in parte li differenzia dal resto delle comunità armene sparse nel mondo, anche riguardo alla memoria dei sanguinosi eventi del 1915. “Come armeni” ha detto il Patriarca di Costantinopoli “siamo integrati in Turchia e abbiamo legato il nostro avvenire con quello della Turchia. Siamo in armonia con tutte le componenti di questa nazione”. La scelta di vivere in Turchia – ha riconosciuto Sahak – comporta un modo particolare di vivere la memoria dei fatti di sangue vissuti dagli armeni nella Penisola anatolica (eventi che il Patriarca non definisce mai pubblicamente con l’espressione “Genocidio”). “Abbiamo vissuto il trauma del 1915” sottolinea Sahak II “e l'abbiamo superato in qualche modo, continuando a vivere qui. E naturalmente gli sviluppi politici registrati al di fuori della comunità armena della Turchia ci riguardano. E l'eccitazione provocata in Turchia ha come effetto quello di fomentare odio”. (GV) (Agenzia Fides 17/12/2019).
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AMERICA/COSTA RICA - “La vita è sacra”: i Vescovi indignati per le norme sulla depenalizzazione dell’aborto
 
San José (Agenzia Fides) – “Netto rifiuto e indignazione” per la firma della cosiddetta “Norma tecnica” sulla depenalizzazione dell’aborto da parte del Presidente Carlos Alvarado Quesada, è stata espressa della Conferenza Episcopale del Costa Rica, in quanto “contraddice il sentimento espresso, in modo molto chiaro, da un popolo convinto del suo amore per Dio e per la vita nascente".
Nel comunicato intitolato “La vita umana è sacra”, pervenuto all’Agenzia Fides, i Vescovi ricordano di essersi sempre espressi “contro questa e ogni azione che intenda aprire la porta per attentare alla vita umana, specialmente quella dei più vulnerabili, come il bambino che deve nascere, perché il Vangelo della Vita è al centro del messaggio di Gesù”. Allo stesso tempo i Vescovi riconoscono l’onestà e l’impegno di quanti “hanno sostenuto che ogni vita ha valore”, specialmente i legislatori e i diversi settori sociali che lo hanno ribadito con fermezza. “I credenti devono difendere e promuovere il diritto alla vita” prosegue il comunicato, che invita a chiedere al Signore della vita che guidi il nostro cammino “come un paese sovrano, e non continui ad allinearsi alla cultura della morte che gli si sta imponendo”.
Il Presidente della Costa Rica, Carlos Alvarado Quesada, ha firmato il 13 dicembre il decreto contenente il “regolamento tecnico” relativo alla depenalizzazione dell’aborto. L’interruzione volontaria della gravidanza era stata depenalizzata nel Paese nel 1970, se fatta “allo scopo di evitare un pericolo per la vita o la salute della madre”. In assenza di un decreto attuativo, tale normativa non era però applicabile nella sua interezza. Dopo le sollecitazioni della Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH), lo Stato ha predisposto il regolamento tecnico, che è stato approvato dal Fondo di previdenza sociale nazionale, ed è stato firmato dal Capo dello Stato il 13 dicembre.
I Vescovi hanno sempre sostenuto la sacralità della vita umana fin dal suo concepimento e nel comunicato del 10 ottobre avevano espresso pieno appoggio alla campagna “40 giorni per la vita” che invitava a pregare “perché l’aborto non venga mai legalizzato in Costa Rica”. Con rispetto e piena convinzione che “la vita umana è inviolabile” secondo la Costituzione del Costa Rica, invitavano il Presidente della Repubblica “a non firmare la norma tecnica”, in quanto bisogna difendere quanti non hanno la possibilità di gridare per la loro vita. (SL) (Agenzia Fides 17/12/2019)
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AMERICA/MESSICO - Tendere una mano ai migranti: iniziativa congiunta delle diocesi di frontiera di Brownsville e Matamoros
 
Matamoros (Agenzia Fides) - La Casa del Migrante San Juan Diego e San Francisco, nella città di Matamoros, stato messicano di Tamaulipas, confinante con la parte meridionale dello stato statunitense del Texas, ha ricevuto tre tonnellate di cibo, oltre a una donazione in denaro, dall'organizzazione internazione dei Cavalieri di Colombo degli Stati Uniti. Secondo le informazioni diffuse dalla diocesi di Matamoros, pervenute a Fides, si tratta di una delle iniziative congiunte promosse dai Vescovi di questa regione di frontiera per assistere i migranti, attraverso la Pastorale Sociale nel nord di Tamaulipas e la Caritas del Texas.
“In questo momento l'attenzione solidale è focalizzata su Matamoros, considerando l'arrivo di molti fratelli migranti in questa regione” ha detto il Vescovo di Brownsville, Mons. Daniel Flores, che insieme al suo Ausiliare, Mario Aviles, ha partecipato alla consegna degli aiuti. Quindi ha aggiunto: “invitiamo tutti e ognuno a continuare a sostenere la comunità migrante, senza giudicare e condannare". Il Vescovo di Matamoros, Eugenio Lira, ha commentato: "è un bel segno di solidarietà dei Cavalieri di Colombo, che hanno fatto uno sforzo per sostenere questa Casa del Migrante, dove si cerca di tendere una mano ai nostri fratelli e sorelle che, per vari motivi, hanno dovuto lasciare le loro case e sono venuti a cercare il sogno americano".
La consegna degli aiuti è stata l’occasione, per i Vescovi, di incontrare i migranti del sud del Messico e del Centroamerica che sono temporaneamente ospitati nella Casa del Migrante, di ascoltare le loro angosce, necessità, tristezze e illusioni, prima di condividere la cena in un clima di fraternità e di speranza. Erano presenti anche i membri dei Cavalieri di Colombo della diocesi di Matamoros, l’équipe di coordinamento della Pastorale sociale, i collaboratori della Casa del Migrante, oltre a giornalisti di entrambi i paesi. (SL) (Agenzia Fides 17/12/2019)

venerdì 13 dicembre 2019

Agenzia Fides 12 dicembre 2019



AFRICA/NIGERIA - Liberati due sacerdoti rapiti il 6 dicembre

Abuja (Agenzia Fides) - Liberati due sacerdoti nigeriani che erano stati rapiti il 6 dicembre, mentre si recavano ad un matrimonio. P. Joseph Nweke e P. Felix Efobi, della diocesi di Awka, si stavano recando dallo Stato di Anambra ad Akure, capitale dello Stato di Ondo, quando sono stati bloccati da alcuni sconosciuti armati sulla superstrada Benin-Owo. I sacerdoti facevano parte del corteo di auto degli invitati al matrimonio, quando i banditi all’altezza di Ajagbale, hanno bloccato solo le loro auto per poi trascinarli fuori dalle vetture per condurli in una destinazione sconosciuta.
Secondo i testimoni i banditi si sono disinteressati agli altri automobilisti, non hanno nemmeno preso i loro cellulari: “hanno solo rapito i preti e lasciato gli altri”. I rapitori hanno poi chiesto un riscatto di 100 milioni di Naira, ma nel giro di pochi giorni hanno rilasciato i sacerdoti. Secondo le notizia pervenute a Fides i due preti sono stati liberati lungo la strada nella serata del 10 dicembre. Un sacerdote di Owo è andato a prenderli. Non sarebbe stato pagato alcun riscatto per la loro liberazione. I rapimenti di sacerdoti e religiosi nel sud della Nigeria è da anni una piaga. Nel solo Stato di Enugu sono 9 i sacerdoti finora rapiti quest’anno (vedi Fides 28/11/2019). (L.M.) (Agenzia Fides 12/12/2019)

AFRICA/COSTA D’AVORIO - Concluse le celebrazioni per i 100 anni della Congregazione dei Figli della Carità

Abidjan (Agenzia Fides) - Si sono concluse domenica 8 dicembre 2019 con una messa nella parrocchia dell'Immacolata Concezione di Abobo Clouétcha, nell'arcidiocesi di Abidjan, i festeggiamenti del primo centenario della Congregazione dei Figli della Carità e i 57 anni della loro presenza in Costa d’Avorio. Le celebrazioni si erano aperte domenica 16 giugno 2018 nella parrocchia di Saint Antoine de Padoue del porto di Abidjan Treichville.
Nel corso dell’omelia dell’8 dicembre, Sua Ecc. Mons. Alexis Touably Youlo, Vescovo di Agboville, ha elogiato l’operato della Congregazione dei Figli della Carità, in tutto il mondo e in particolare in Costa d'Avorio, a favore dei lavoratori, degli operai, dei marittimi, dei poveri e di tutti coloro che non sono stati favoriti dal destino. "100 anni di servizio per la gloria di Dio e per la promozione dell'uomo, specialmente tra i più poveri, i Figli della Carità si sono fatti prossimi a tutti coloro che sono i privilegiati di Dio. Possa il Signore benedire il loro apostolato e dopo il percorso già effettuato, possano andare oltre le azioni già compiute” ha auspicato Mons. Alexis Touably.
La Congregazione dei Figli della Carità fu fondata a Parigi il 25 dicembre 1918 da padre Jean-Émile Anizan per l'evangelizzazione della classe operaia. In Costa d'Avorio, è presente dal 1962. (S.S.) (Agenzia Fides 12/12/2019)

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ASIA/FILIPPINE - Il Cardinale Tagle, dono della Chiesa nelle Filippine alla Chiesa universale

Manila (Agenzia Fides) - Il Cardinale Luis Antonio G. Tagle è "un grande dono della Chiesa delle Filippine alla Chiesa universale", ha detto l'Arcivescovo Gabriele Caccia, Nunzio Apostolico nelle Filippine, commentando all'Agenzia Fides la nomina dell'Arcivescovo di Manila come nuovo Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. Il Nunzio, che ha concelebrato con il Cardinale Tagle la messa per la solennità dell'Immacolata Concezione nella Cattedrale di Manila, ha notato: “Quello che apprezzo del popolo filippino è che sorride sempre anche se soffre nel suo cuore. Il Cardinale ora sorride, ma sappiamo che il suo cuore è spezzato, perchè dovrà lasciare l'Arcidiocesi”. Caccia ha aggiunto: “Maria ha detto il suo sì a Dio. Il Cardinale ha detto il suo sì alla chiamata di Dio, giunta attraverso il Papa. Ognuno di noi deve dire il suo sì, perché Dio conosce ciò che è buono per ciascuno di noi. Vorrei che il nostro sì fosse come il sì di Maria, che ha riconosciuto la volontà di Dio per la sua vita, fonte di vera felicità".
"Oggi - ha proseguito il Nunzio - la Chiesa nelle Filippine affida e consegna il Cardinaletagle alla Chiesa universale: a lui il compito di prendersi cura non solo della comunità di una diocesi, ma dei fedeli in tanti paesi del mondo, per l'opera di evangelizzazione. Offriamo il più bel dono che abbiamo avuto. Lo consegniamo a cuore aperto, anche se il nostro cuore soffre un po', ma lo diamo con gioia”, ha rimarcato mons. Caccia.
"Il Cardinale conosce l'entità della responsabilità affidatagli. E, come Maria Immacolata, si fida del Signore dicendo: Eccomi, sono solo un servo del Signore, sia fatto secondo la Tua parola", ha concluso.
Dopo l'annuncio ufficiale della nomina, molti fedeli nell'Arcidiocesi di Manila hanno manifestato la loro tristezza per il congedo imminente del Cardinale e hanno promesso di accompagnarlo, nel suo nuovo servizio, con la preghiera. I fedeli considerano la nomina di Tagle come una "missione che va oltre i confini, per servire il Signore". "Preghiamo perchè il Signore continui a illuminare e proteggere il nostro amato Cardinale Tagle nel suo viaggio verso una missione mondiale, per portare la Buona Novella come Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei popoli", dice a Fides Christine Regnim , laica cattolica dell'Arcidiocesi di Manila. (SD-PA) (Agenzia Fides 12/12/2019)
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ASIA/INDONESIA - Crescono le vocazioni: nuovo sacerdote Camilliano a Flores

Maumere (Agenzia Fides) – L’isola di Flores ha di recente festeggiato l’ordinazione del primo sacerdote Camilliano. Dopo dieci anni di presenza in Indonesia, i Ministri degli Infermi (MI), hanno anche loro il primo sacerdote. Si tratta di padre Mensianus Aman, ordinato prete insieme a sei giovani Carmelitani dal Vescovo Mons. Edwaldus Martinus Sedu, nella parrocchia di Maulo, parte della diocesi di Maumere, sull’isola di Flores. A darne notizia all’Agenzia Fides è padre Luigi Galvani, pioniere della missione Camilliana di Flores.
“Padre Aman - racconta p. Galvani - proviene da una famiglia di contadini della zona montuosa dell’isola di Flores e ha un fratello sacerdote nell’istituto dei Verbiti, missionario da diversi anni in Cile. Dopo aver completato i suoi studi di filosofia e teologia nel paese, in preparazione al suo sacerdozio ha seguito corsi di pastorale a Manila. Con la sua ordinazione inizierà per i Camilliani dell’Indonesia il sogno di poter contare, ogni anno, su altri candidati al sacerdozio.”
Nelle due case di formazione di Maumere e Ruteng attualmente ci sono 7 sacerdoti, 5 dei quali sono originari del luogo, 15 giovani religiosi di voti temporanei, 6 novizi, 42 studenti di filosofia e 24 nuovi candidati, tra cui due giovani del Pakistan e uno da Timor Est.
Spiega p. Luigi: “L’Indonesia, che rimane il più popoloso paese musulmano nel mondo, sta divenendo una promettente oasi di vocazioni religiose e sacerdotali. Infatti, la continua apertura di nuove comunità religiose e seminari è la chiara testimonianza di questo favorevole momento. Nell’isola di Giava, per esempio, la Facoltà Teologica di Jakarta ospita circa 300 studenti, a Jogjakarta ce ne sono 330 e a Malang altri 320. Nell’isola di Timor, a Kupang, lo Studio Teologico conta circa 300 seminaristi. Ma soprattutto a Maumere, nell’isola di Flores, si resta impressionati nel vedere il più grande Seminario filosofico e teologico della Chiesa cattolica nel mondo, diretto dai missionari Verbiti, con più di mille seminaristi.”
“Se nei decenni passati l’Indonesia era stato paese luogo destinatario dell’ evangelizzazione, ora sta restituendo tale dono alle nazioni con l’invio dei suoi missionari – precisa ancora il Camilliano. Infatti, diverse decine di missionari Indonesiani di vari istituti religiosi, con i Verbiti in prima fila, ogni anno raggiungono altri paesi del mondo per svolgere il servizio pastorale e missionario. Questo sembra poter essere anche l’obiettivo futuro dei Camilliani Indonesiani che, oltre all’impegno di preparare ‘nuovi operai per la vigna del Signore’, si propongono di diffondere il messaggio evangelico e il carisma di carità di San Camillo dentro e fuori il paese”.
(LG/AP) (12/12/2019 Agenzia Fides)

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ASIA/TURCHIA - “Pregate per me”. Eletto il nuovo Patriarca armeno di Costantinopoli

Istanbul (Agenzia Fides) – “Oggi non avete eletto un Patriarca, avete eletto il primo servo di Dio e del popolo". E’ questo il messaggio chiave che l’Arcivescovo Sahak Masalyan, appena eletto Patriarca armeno di Costantinopoli, ha voluto rivolgere ai membri della comunità armena apostolica incontrati nella chiesa di Istanbul adiacente alla Sede del Patriarcato, dopo la sua elezione, avvenuta mercoledì 11 dicembre. Nel suo breve intervento di saluto, l’85esimo Patriarca armeno di Costantinopoli (che prenderà il nome di Sahak II) ha subito sottolineato che il Patriarcato ha bisogno di “qualcosa di nuovo”, che le sue istituzioni “vanno rinnovate”, e la sua elezione può rappresentare “il primo passo” di questo percorso di riforma. “Abbiamo davanti a noi un esempio di guida: Gesù Cristo, che ha lavato i piedi ai suoi discepoli, ha mostrato come essere un buon pastore. Oggi - ha aggiunto Masalyan - non avete eletto un Patriarca, avete eletto il primo servo di Dio e del popolo”, E poi ha chiesto ai presenti di pregare per lui, aggiungendo che l’elezione è avvenuta in pace, superando problemi e divisioni, “grazie alle preghiere di migliaia di persone".
l’Arcivescovo Sahak Masalyan, già Presidente del Consiglio religioso del Patriarcato di Costantinopoli, era stato indicato da tempo come un candidato forte, in grado di prevalere nell’elezione patriarcale. Era stato lui a gestire l’incarico di coordinatore dell’intero processo elettorale, con il titolo di “Degabah” (fiduciario). Nelle ultime battute del processo elettorale, l’elezione si era di fatto ridotta alla contesa tra il candidato eletto Patriarca e l’Arcivescovo Aram Ateşyan, che per lungo tempo aveva di fatto guidato il Patriarcato in qualità di “locum tenens”, durante gli anni di malattia invalidante del precedente Patriarca Mesrob II Mutafyan.
Il processo elettorale per la scelta del nuovo Patriarca è stato sofferto e segnato da controversie destinate a avere strascichi anche in futuro, provocate almeno in parte dall’intreccio tra personalismi ecclesiastici e interferenze degli apparati secolari locali. Già nel febbraio 2018 (vedi Fides 4/4/2018) l’ufficio del governatore di Istanbul aveva azzerato il processo elettorale già avviato per cercare il successore del Patriarca Mesrob, colpito già dieci anni prima da malattia neurodegenerativa invalidante. A quel tempo, le autorità turche avevano bloccato l’iter elettorale facendo appello alla circostanza che il Patriarca Mesrob era ancora vivo, seppur ridotto in stato vegetativo, e le disposizioni giuridiche turche prevedono che si possa eleggere e insediare un nuovo Patriarca armeno solo quando la carica rimane vacante con la morte del predecessore.
Più di recente (vedi Fides 30/9/2019), a provocare sconcerto e polemiche è stato il decreto del Ministero dell’interno turco che ha ristretto la rosa dei candidati ai soli arcivescovi residenti in Turchia, escludendo l’eventuale candidatura di arcivescovi del Patriarcato residenti all'estero. L’organo di Stampa Agos, pubblicato a Istanbul in armeno e in turco, dedica all’elezione del Patriarca un editoriale non privo di passaggi polemici, poche ore prima dell’elezione del nuovo Patriarca aveva rilevato che i due Arcivescovi Maaalyan e Ateşyan avevano proseguito “le loro rispettive campagne” senza tener conto di preoccupazioni e malesseri espressi dalla comunità locale per l’esclusione dei candidati residenti fuori dalla Turchia. Un modus operandi che a giudizio di Agos potrà avere nel tempo riflessi negativi sulla condizione e sul cammino del Patriarcato armeno apostolico di Costantinopoli. (GV) (Agenzia Fides 12/12/2019)

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AMERICA/ARGENTINA - Primo discorso del neo Presidente Fernández: “Dobbiamo uscire da questa situazione con la solidarietà”

Buenos Aires (Agenzia Fides) – Il nuovo Presidente dell’Argentina, Alberto Fernández, ha richiamato diverse espressioni di Papa Francesco nel suo primo discorso davanti all'Assemblea legislativa dopo aver prestato giuramento e ricevuto l'incarico dal Presidente uscente Mauricio Macri. Il leader del Frente de Todos, che ha vinto le elezioni, accompagnato da Cristina Fernández come vice presidente, ha usato la formula "per Dio, la Patria e i santi Vangeli" quando ha giurato come presidente.
Nel suo primo messaggio da Presidente, secondo quanto ha sottolineato l’agenzia Aica, Fernández si è riferito al Pontefice come "caro Papa Francesco" e ha usato alcune delle sue espressioni abituali: "cultura dello scarto", "emarginato ed escluso", "dis-incontro", "ultimo", "inclusione ed equità", "casa comune", tra le altre. Allo stesso modo, ha anticipato che il ministero dell'area ambientale sarà ispirato dall'enciclica Laudato si' di Papa Francesco, che ha definito "magna carta etica ed ecologica a livello universale".
“Gli emarginati ed esclusi dalla nostra Patria, quelli colpiti dalla cultura dello scarto, non hanno solo bisogno di un pezzo di pane in fondo alla nostra tavola. Devono essere parte ed essere commensali della stessa mensa, della grande mensa di una nazione che deve essere la nostra casa comune" ha sottolineato il neo Presidente.
Riferendosi alla situazione del paese, Alberto Fernández ha affermato che “in un contesto di estrema gravità, di emergenza, dobbiamo capire che non c'è possibilità di chiedere sacrifici a chi ha fame, non puoi chiedere sacrifici a coloro che non riescono ad arrivare alla fine del mese. Dobbiamo uscire da questa situazione con la solidarietà". Quindi ha proseguito: “Proponiamo un'Argentina dove l'abbraccio si allunga, si moltiplica, perché dobbiamo unirci. Se riusciamo a fermare l'odio, possiamo fermare la caduta dell'Argentina. La prima e principale liberazione come paese è garantire che l'odio non abbia potere sui nostri spiriti. Che l'odio non ci colonizzi".
(CE) (Agenzia Fides 12/12/2019)

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AMERICA/CILE - “Per un Cile giusto e degno”: incontro sulle sfide all’evangelizzazione nell’attuale situazione

Valparaiso (Agenzia Fides) – La Vicaría Pastorale di Valparaiso e Caritas Valparaíso, hanno promosso un "Incontro di dialogo diocesano per un Cile giusto e degno", che si terrà sabato 14 dicembre, presso il San Pedro Nolasco College, a Valparaíso. “Da quasi 50 giorni il Cile vive quella che è stata definita come una grande crisi o epidemia sociale, caratterizzata dal sollevamento di una serie di richieste che riguardano una maggiore giustizia sociale, equità, dignità e partecipazione effettiva” sottolinea la lettera di invito, pervenuta a Fides. Quindi si ricorda che nel messaggio finale della 119a Assemblea Plenaria della Conferenza episcopale del Cile, i Vescovi hanno invitato ad una "partecipazione attiva nei dialoghi, nei consigli e in tutte le istanze della società civile, che aiuti a esprimere opinioni e proposte per il processo di una nuova Costituzione e per un nuovo patto sociale, in un clima di rispetto e amicizia civile. La nostra fede può illuminare notevolmente il momento in cui viviamo" (vedi Fides 18/11/2019).
In questo incontro del 14 dicembre, spiega il comunicato, “saranno analizzati i segni dei tempi, con enfasi particolare sull'attuale crisi che il Paese sta vivendo, e si cercherà, attraverso un dialogo fiducioso e nella prospettiva della Dottrina sociale della Chiesa, di riconoscere le sfide per l'azione evangelizzatrice della Chiesa diocesana e le risposte pastorali da promuovere riguardo al nostro servizio sociale e di solidarietà”.
L'invito a partecipare è rivolto a coloro che lavorano nell’ambito del ministero sociale, ma è aperto a tutte le persone di buona volontà, impegnate per il bene del paese, che appartengono a parrocchie, al mondo dell'educazione, a movimenti laicali e organizzazioni sociali.
“Molti operatori pastorali, religiosi, consacrati e sacerdoti, hanno espresso l'importanza di un ampio dialogo socio-pastorale sull'attuale momento che vive il nostro Paese e la nostra diocesi, e hanno anche riconosciuto che insieme alla preghiera per la pace - che è frutto della giustizia - è necessario uno spazio di incontro significativo e quindi alzare una voce chiara e forte come Chiesa, secondo la nostra identità e i nostri principi”.
In questa occasione verrà presentata la proposta degli "Incontri di dialogo comunitario per un Cile equo e degno”, un'iniziativa diocesana che sarà promossa da Caritas Valparaíso affinché le parrocchie, le scuole cattoliche e altri gruppi pastorali “assumano la sfida profetica di far sentire la propria voce per la costruzione di un nuovo Cile. La partecipazione alla vita sociale e politica è una delle più alte forme di carità e rafforzamento della democrazia”. (SL) (Agenzia Fides 12/12/2019)

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AFRICA/SUD SUDAN - Dimissioni dell’Arcivescovo Metropolita di Juba e nomina del nuovo Arcivescovo

Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Santo Padre Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi di Juba (Sud Sudan), presentata da S.E. Mons. Paulino Lukudu Loro, M.C.C.J., contemporaneamente ha nominato Arcivescovo della medesima sede Metropolitana S.E. Mons. Stephen Ameyu Martin Mulla, finora Vescovo di Torit. (SL) (Agenzia Fides 12/12/2019)
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AFRICA/CONGO - Dimissioni del Vescovo di Impfondo e nomina del successore

Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Santo Padre Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Impfondo (Repubblica del Congo), presentata da S.E. Mons. Jean Gardin, C.S.Sp. Contemporaneamente ha nominato Vescovo della medesima Diocesi il Rev. Daniel Nzika, del clero di Ouesso, finora Vicario Generale.
Il rev.do Daniel Nzika è nato a Ouesso il 16 febbraio 1971. Ha frequentato il Seminario Minore di Makoua (1992-1995), ospite della Comunità delle Beatitudini di Blagnac. Ha studiato filosofia e teologia all’Università Cattolica di Toulouse (1995-2000). È stato ordinato sacerdote il 9 dicembre 2000. Dopo l’ordinazione ha svolto le seguenti mansioni: Vicario parrocchiale nella parrocchia Saint Michel di Pokola (2000-2002); Parroco e Direttore Spirituale del Seminario Propedeutico (2003-2010); Parroco della Cattedrale Saint Pierre Claver di Ouesso (2010-2012); Vicario Generale della Diocesi (2010-2012); Licenza in Teologia Dogmatica all’Institut catholique d’Angers (Fr) (2012-2015); nuovamente Vicario Generale dal 2016. (SL) (Agenzia Fides 12/12/2019)

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AFRICA/NIGERIA - Nomina del Vescovo di Kafanchan

Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Santo Padre Francesco ha nominato Vescovo della Diocesi di Kafanchan (Nigeria), il rev. Julius Yakubu Kundi, del clero di Zaria, già parroco di San Giovanni a Muchia.
Il rev.do Julius Yakubu Kundi è nato il 15 febbraio 1968 a Danladi, nell’attuale Diocesi di Zaria. Dopo le scuole primarie e secondarie, ha studiato presso il Kafanchan Teacher’s College (1985-1987). Diventato seminarista, ha completato gli studi filosofici nel St. Thomas Aquinas Major Seminary a Makurdi (1988-1991) e quelli teologici nel St. Augustine’s Major Seminary a Jos (1992-1996). In seguito ha compiuto studi nel Catholic Institute of West Africa (2003-2006), ottenendo la Licenza in Teologia Morale. È stato ordinato sacerdote il 14 giugno 1997 per il clero di Kaduna.
Con l’erezione della Diocesi di Zaria, avvenuta il 5 dicembre 2000, ha optato per la nuova Diocesi. Dopo l’ordinazione ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale di Sant’Andrea a Kakuri, Arcidiocesi di Kaduna (1997-1998); Parroco di San Paolo nella Diocesi di Jalingo, come sacerdote Fidei Donum (1998-2003); Studi superiori a Port Harcourt (2003-2006); Parroco di Sant’Enda a Bassawa Zaria (2006-2007); Vice-Rettore del St. Joseph’s Minor Seminary a Bassawa Zaria (2006-2007); Amministratore della Cattedrale di Cristo Re a Zaria (2007-2010); Economo della Diocesi di Zaria (2007-2010); Vicario Generale della Diocesi di Zaria (2009-2010); Vice-Rettore e Formatore nel Good Shepherd Major Seminarya a Kaduna (2010-2014); Acting Rector del Good Shepherd Major Seminary a Kaduna (2014-2016); Acting Chaplain del Corpo di Polizia di Zaria (2016-2017); Parroco di San Giovanni a Muchia (2017-2018); dal 2018: Vicario parrocchiale di Our Lady of the Lake Parish a Lake Havasu City, Diocesi di Phoenix, Stati Uniti d’America. (SL) (Agenzia Fides 12/12/2019)

martedì 12 novembre 2019

Agenzia Fides 12 novembre 2019

EUROPA/ITALIA - Riconfermata alla guida delle Scalabriniane
suor Neusa de Fatima Mariano: “grandi sfide da affrontare nei prossimi sei anni”
 
Rocca di Papa (Agenzia Fides) - E’ stata riconfermata alla guida delle suore Missionarie di San Carlo Borromeo, note come Scalabriniane, suor Neusa de Fatima Mariano. Continuerà quindi a guidare la congregazione per i prossimi 6 anni, dal 2019 al 2025. Suor Neusa è brasiliana, ed è laureata in pedagogia. L’ha eletta il XIV Capitolo generale in corso a Rocca di Papa, che ha anche rinnovato le altre cariche del Consiglio (vedi Fides 28/10/2019). Le Scalabriniane sin dalla loro fondazione si occupano dei migranti in tutto il mondo.
“Ringrazio le sorelle che hanno partecipato al Capitolo e tutte quelle che, nei diversi luoghi del mondo dove operiamo, ci sono state accanto con la preghiera – ha detto suor Neusa de Fatima Mariano nella nota inviata all’Agenzia Fides –. Nei sei anni precedenti abbiamo avviato un profondo percorso di riorganizzazione, in grado di stare al passo con i tempi, con un mondo sempre più globalizzato e con esigenze ed emergenze migratorie profonde e diverse. I quattro verbi di Papa Francesco - accogliere, proteggere, promuovere e integrare -, sono per noi i punti cardinali di un cammino a sostegno dei migranti e dei rifugiati, per la loro tutela e la loro inclusione. Nei prossimi sei anni ci saranno grandi sfide da affrontare, tenendo presente che nel nostro cuore sono presenti le parole e gli insegnamenti di Gesù Cristo, che illuminano il mondo di speranza e gioia. Lo abbiamo fatto e lo faremo sempre, con gli esempi di vita cristiana di San Carlo Borromeo, del nostro fondatore il Beato monsignor Giovanni Battista Scalabrini, e dei nostri cofondatori, la Beata Madre Assunta Marchetti e il Venerabile Padre Giuseppe Marchetti”. (S.L.) (Agenzia Fides 12/11/2019)
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AFRICA/KENYA - “Unitevi alla campagna contro la corruzione” chiedono i Vescovi
 
Nairobi (Agenzia Fides) - “Uniamo le forze per combattere la corruzione nel Paese”. Così i Vescovi del Kenya chiedono a tutti i keniani di sostenere la campagna intitolata “Spezziamo le catene della corruzione” da loro lanciata il 5 novembre (vedi Fides 6/11/2019).
“Ci impegniamo a sostenere questa campagna inizialmente per i prossimi sei mesi e poi di proseguirla” affermano i Vescovi in una dichiarazione pubblicata al termine della loro Assemblea Plenaria di novembre. “Continuiamo a contare sul vostro supporto perché il mostro della corruzione non può essere affrontato da soli. Dobbiamo unire le nostre forze nella lotta per eliminare questa piaga della nostra società. Rinnoviamo l’appello a tutte le Chiese, alle altre Fedi e alle persone di buona volontà per unirsi seriamente alla guerra contro la corruzione in modo da portare onestà e integrità nella nostra società”.
Nella dichiarazione si definisce uno spettro molto ampio di corruzione che va oltre quella praticata da politici e funzionari disonesti. “Tutto ciò che promuove la cultura della morte è la corruzione” affermano i Vescovi portando ad esempio: “La distruzione dell’ambiente è corruzione; uccidere i bambini non ancora nati, l'infedeltà nel matrimonio e la violenza domestica è corruzione della famiglia; vendere droga ai giovani, attirarli nella promiscuità e abusarne è la peggiore forma di corruzione; sollecitare favori e privilegi a svantaggio degli altri, corrompendo o usando la tribù, la religione, il clan, l'affiliazione politica, la carica pubblica o l'intimidazione è corruzione”. Anche “il cercare di imbrogliare gli esami è una terribile forma di corruzione che distrugge la credibilità del Paese”.
Tra gli altri temi affrontati dalla Plenaria c’è la conferenza dell’ONU sulla popolazione che si tiene a Nairobi, dal titolo “Nairobi Summit on International Conference on Population and Development (ICPD).
“Il summit, affermando di voler perseguire il progresso e lo sviluppo delle donne, sta promuovendo i cosiddetti 'diritti alla salute sessuale e riproduttive' come mezzo per raggiungere lo sviluppo delle donne” ricordano i Vescovi che affermano di non credere “che questi siano i problemi che riguardano veramente lo sviluppo delle donne e dell'umanità in generale”. Occorre invece “migliorare la condizione di donne e bambini che vivono nella povertà estrema, attraverso strategie per lo sviluppo, l'alfabetizzazione e l'educazione, incoraggiando la cultura della pace, sostenendo la famiglia come unità di base della società, e ponendo fine alla violenza contro le donne”.
“Respingiamo l'introduzione di ideologie incentrate sul genere e su altre pratiche estranee, che vanno contro la nostra cultura africana e il nostro patrimonio religioso. Consideriamo questo programma come un tentativo di corrompere la nostra gioventù e di renderla schiava di ideologie straniere, ad esempio le unioni omosessuali”. (L.M.) (Agenzia Fides 12/11/2019)
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ASIA/SIRIA - Prete armeno e suo padre uccisi presso Deir ez Zor. L’Arcivescovo Marayati: “per noi sono martiri. E la guerra non è finita”
 
Qamishli (Agenzia Fides) – Si sono svolti stamane a Qamishli i funerali del sacerdote armeno cattolico Hovsep Hanna Petoyan e di suo padre Hanna Petoyan, uccisi lunedì 11 novembre da due killer in moto mentre erano diretti in automobile verso la città di Deir ez Zor, nel nord–est della Siria. “Per noi sono martiri. E quello che è accaduto a loro è una conferma che la guerra qui non è finita, come invece avevamo sperato” dichiara all’Agenzia Fides Boutros Marayati, Arcivescovo armeno cattolico di Aleppo.
Le esequie del sacerdote e di suo padre sono state celebrate nella chiesa armeno cattolica di San Giuseppe, alla presenza di sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli di tutte le comunità cristiane presenti nell’area. A presiedere la liturgia funebre è stato padre Antranig Ayvazian, Vicario episcopale della comunità armena cattolica dell’Alta Mesopotamia e della Siria del nord.
Padre Hovsep, 46 anni, sposato e padre di tre figli, ordinato presbitero da 5 anni, era il sacerdote della comunità armena cattolica di Qamishli, nella provincia siriana nord orientale di Hassake. “Nella città di Qamishli” racconta all’Agenzia Fides l’Arcivescovo Marayati “ sono confluiti anche tanti profughi cristiani fuggiti da Deir ez-Zor, quando quella città era stata devastata dalla guerra. Lui svolgeva anche tra di loro la sua opera pastorale, e da tempo seguiva anche i progetti messi in atto anche con l’aiuto di gruppi internazionali per ricostruire la chiesa e le case dei cristiani a Deir ez Zor, distrutte dalla guerra. Per questo si recava ogni due settimane a Deir ez Zor, per verificare lo stato di avanzamento dei lavori. Finora aveva compiuto a questo scopo già sei viaggi in quella città così cara alla memoria degli armeni, dove c’è il santuario dei martiri del genocidio, anch’esso devastato durante il conflitto. Lungo il tragitto, le altre volte, non c’erano stati problemi e tutto era andato liscio”.
Al momento dell’agguato, il sacerdote e suo padre viaggiavano insieme a un diacono armeno – rimasto ferito durante l’assalto – e a un altro accompagnatore. I due attentatori, in moto, avevano il volto coperto e sono fuggiti dopo l’agguato. Il padre del sacerdote è morto sul colpo. Padre Hovsep, ferito al petto, è stato portato dai soccorritori in un ambulatorio di Deir ez Zor e poi trasferito in ambulanza a un ospedale di Hassakè, dove è giunto già privo di vita.
La città di Deir ez Zor è controllata dall’esercito siriano, ma nell’area ci sono anche forze curde e operano ancora militari USA. Nel sotto-distretto di al-Busayrah, area dove è avvenuto l’agguato, sono concentrati anche gruppi armati affiliati al sedicente Stato Islamico (Daesh), che nella giornata di ieri ha anche diffuso sui siti jihadisti la rivendicazione del duplice omicidio (ma affermando, in maniera erronea, di aver eliminato “due sacerdoti”). “Si tratta di gruppi che agiscono come lupi solitari, non c’è più il Daesh con i blindati e l’artiglieria. Ma è evidente che questa volta non hanno colpito a caso. Sull’automobile con cui viaggiavano il sacerdote e i suoi accompagnatori c’era la scritta della Chiesa armena”.
La TV di stato siriana SANA ha definito "martirio" l’uccisione del sacerdote armeno cattolico e di suo padre, mentre i media curdi hanno presentato la recrudescenza di attacchi sanguinosi attribuibili a Daesh come una conseguenza indiretta dell’intervento militare turco in Siria, che avrebbe costretto le milizie curde operanti nell’area a rivedere le proprie strategie e a sospendere le operazioni militari rivolte contro le cellule jihadiste ancora presenti nel nord-est della Siria.
Secondo i curdi del Centro d’informazione Rojava, i jihadisti di Daesh avrebbero realizzato 30 attacchi nei primi dieci giorni di novembre, con un aumento del 300 per cento dai suoi livelli di attività rispetto al periodo precedente all’iniziativa militare turca in territorio siriano. (GV) (Agenzia Fides 12/11/2019).
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ASIA/INDIA - Violenze in crescita: i cristiani indiani reclamano i loro diritti costituzionali
 
New Delhi (Agenzia Fides) – “Le atrocità contro i cristiani sono in aumento. Nel 2014 sono stati segnalati circa 150 episodi di violenza contro la comunità. Nel 2016 il conteggio è salito a 200 e nel 2017 è andato ulteriormente a salire fino a 270 incidenti. Nel 2018 ci sono stati 292 episodi di violenza contro i cristiani. E nel 2019 (fino a settembre) sono stati segnalati 247 casi, 60 dei quali nello stato dell’Uttar Pradesh. Nell'anno scorso, 40 chiese sono state chiuse per le violenze subite. In Chhattisgarh, le comunità e altri gruppi cristiani affrontano persino il boicottaggio sociale. Chiediamo al governo di porre fine alle molestie dei pastori e alla violenza contro la comunità cristiana”. Lo afferma all’Agenzia Fides la leader cristiana Minakshi Singh, tra i responsabili cristiani che nei giorni scorsi hanno convocato una manifestazione pubblica a Delhi. Tra i punti sollevati dalla comunità cristiana, quello di porre fine agli attacchi e alle violenze su preti, religiosi, suore e laici, spesso ingiustamente accusati di “conversioni fraudolente”.
I cristiani indiani chiedono al governo federale di proteggere il benessere delle minoranze religiose, in particolare i cristiani, in tutti i settori della vita. Le comunità cristiane si rammaricano del fatto che il governo del Primo Ministro Narendra Modi non abbia dato rappresentanza alle minoranze religiose, non includendo alcun ministro cristiano nel governo. “Auspichiamo che Modi possa presto nominare un ministro cristiano nel suo gabinetto che abbia la fiducia della comunità e sia in grado di salvaguardare gli interessi e i diritti dei cristiani nei tempi a venire" afferma Minakshi Singh.
“Le minoranze religiose, come cristiani e musulmani, sono prese di mira da gruppi nazionalisti di stampo induista. Per questo urgono misure rigorose e urgenti contro i gruppi responsabili di tali violenze”, ha detto a Fides A. C.Michael, leader indiano della “Alleanza per la difesa della libertà (ADF), organizzazione globale che difende i diritti dei cristiani. Secondo Michel, che è anche coordinatore dello United Christian Forum, i leader cristiani hanno anche attirato l'attenzione del governo sulle Leggi chiamate “Freedom of Religion Act”, in vigore in sette stati indiani, abitualmente utilizzate in modo scorretto come pretesto per colpire la comunità cristiana. “Queste leggi dovrebbero essere immediatamente ritirate per garantire la totale libertà religiosa” nota Michael, laico cattolico.
I leader cristiani hanno espresso preoccupazione per il rialzo dei casi di violenze sui fedeli, confermate dal National Crime Records Bureau (NCRB). Il Vescovo protestante emerito Karam Masih di Delhi, ha dichiarato: “I nostri diritti dovrebbero essere protetti. Siamo persone amanti della pace. Il governo dovrebbe fare di tutto per mantenere la pace. Il governo dovrebbe sostenere i valori costituzionali”. (SD) (Agenzia Fides 12/11/2019)
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AMERICA - Il Presidente del CELAM: “In tutta la nostra regione c'è una sorta di ‘esplosione sociale’ senza precedenti”
 
Trujillo (Agenzia Fides) – “Desidero esprimere il mio più forte rifiuto della violenza, da qualunque parte provenga, e appellarmi ai governanti e alle autorità della nostra regione perchè attuino politiche concrete e reali che garantiscano la promozione della persona umana e del bene comune, basate sui diritti fondamenti di libertà, rispetto, equità, giustizia e cura della nostra casa comune, in modo che i nostri popoli possano davvero avere uno sviluppo umano integrale”. Lo afferma Mons. Héctor Miguel Cabrejos Vidarte, OFM, Presidente del Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM), in un suo messaggio al popolo cileno, di fronte alla grave situazione che sta vivendo, simile a quella di molti altri paesi dell’America Latina. “È importante ricordare – sottolinea l’Arcivescovo - che la politica, che è innanzitutto un servizio, non è al servizio delle ambizioni individuali, né del potere delle fazioni, perché l'immunità di cui godono molti politici non dovrebbe mai diventare impunità”.
“Profonda solidarietà e vicinanza alla Chiesa e al popolo cileno che soffrono aggressioni e violenze, che colpiscono soprattutto le persone più umili e vulnerabili” sono espresse da Mons. Cabrejos Vidarte, che richiama le parole del Consiglio permanente della Conferenza episcopale del Cile: "le persone non sono solo stanche dell'ingiustizia, ma anche della violenza".
Nel suo messaggio dell’11 novembre, che ha per titolo un versetto del profeta Isaia: “La pace è frutto della giustizia” (Is 32,17), Mons. Cabrejos Vidarte, che è Arcivescovo di Trujillo e Presidente della Conferenza episcopale peruviana, ricorda anche “i nostri fratelli e sorelle nella regione dell'America Latina e dei Caraibi che stanno soffrendo per la violenza che affligge intere famiglie, specialmente in Bolivia, Venezuela, Haiti, Honduras, Nicaragua, Portorico, Ecuador, Cile e Perù”.
Per il Presidente del CELAM le cause di questa situazione “si trovano nella corruzione, nelle democrazie imperfette e nelle situazioni di povertà, disuguaglianza, disoccupazione o sottoccupazione, nella scarsa qualità e copertura dei servizi sanitari, educativi e di trasporto, che hanno fatto accumulare un grande malcontento. In tutta la nostra regione c'è una sorta di ‘esplosione sociale’ senza precedenti”.
Mons. Cabrejos Vidarte, dopo aver ricordato che la Chiesa in America Latina e nei Caraibi è un corpo unico e “quando una parte di quel corpo soffre, la Chiesa tutta ne soffre, condivide il suo dolore, ma anche la sua speranza”, insiste sulla necessità di “cercare la pace attraverso il dialogo, con la partecipazione di tutti i protagonisti e le istituzioni, per trovare soluzioni reali orientate al bene comune.” Alla Vergine Maria, il Presidente del CELAM chiede di aiutare, orientare e illuminare “la ricerca della pace, della giustizia e del bene comune”. (S.L.) (Agenzia Fides 12/11/2019)
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AMERICA/MESSICO - Cinque temi all’esame dell’Assemblea plenaria dei Vescovi
 
Ciudad de Mexico (Agenzia Fides) – Mons. Rogelio Cabrera López, Arcivescovo di Monterrey e Presidente della Conferenza Episcopale Messicana (CEM), all'inizio dellìAssemblea plenaria n.108, l'11 novembre, ha illustrato il programma dell'incontro: "Questa Assemblea - ha detto come premessa - è uno spazio privilegiato per ‘indicare priorità e linee pastorali di livello nazionale e incoraggiarne l'esecuzione’ come leggiamo nel nostro Statuto, che abbiamo incorporato nel nostro Progetto pastorale globale 2031 - 2033".
Mons. Cabrera ha poi presentato 5 punti di riflessione. Anzitutto vivere il ministero episcopale assumendo un atteggiamento critico, offrendo anche vie di soluzione alle difficoltà a livello economico, politico e sociale che vive il paese. Quindi svolgere una "Pastorale dell'intervento", che significa agire attraverso le nostre commissioni in tutte le dimensioni, con a fianco specialisti per illuminare la realtà del paese.
Secondo tema: avere occhi e cuore di Pastori, perché la pastorale ha sempre un doppio sguardo, vicino e lontano, locale e globale. Questa Assemblea proverà a rispondere a tre sfide: Kerigmatica-mistica: come va la nostra catechesi e l’evangelizzazione; Comunitaria-Sinodale: come va la comunione fra le parrocchie e i centri cristiani; Etico-Morale: come rispondiamo alla crisi antropologica attuale per la difesa della dignità umana e la ricostruzione del tessuto sociale.
Terzo argomento: vivere una sinodalità missionaria, sotto la guida del Pontefice, diventare Pastori missionari con l’odore delle pecore, con una vita austera e misericordiosa e ricordando le parole del Papa: "Mai un vescovo lontano dal Papa e dal popolo". Occorre seguire i consigli del CELAM come istituzione latinoamericana, perché conosce la nostra realtà e il nostro cammino di conversione.
Quarto tema: seguire un itinerario spirituale, con una formazione permanente e una forte spiritualità per realizzare il Progetto Globale di Pastorale (PGP).
Quinto argomento: concretizzare il tutto in una "Assemblea Nazionale della Chiesa in Messico", per incontrare tutti i membri, religiosi, seminaristi, laici, giovani, tutte le realtà sociali della nostra nazione. Saranno incontri a livello di provincia e diocesi.
Nella conclusione il Presidente della CEM ha ricordato che preparando la festa della Madonna di Guadalupe, “la Chiesa in Messico ha bisogno di vivere la speranza di essere un popolo unito, di ripristinare la responsabilità e annunciare la Redenzione”.
(CE) (Agenzia Fides, 12/11/2019)
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OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - Un Vescovo australiano: “I rifugiati vivono in condizioni disumane”
 
Port Moresby (Agenzia Fides) - “Avevo sentito parlare delle condizioni precarie dei rifugiati e richiedenti asilo in Papua Nuova Guinea. Tuttavia, dopo averne incontrati alcuni, ho capito che la situazione in cui vivono è disumana e disumanizzante: la loro storia di sofferenza mi ha toccato molto. Incontrare i richiedenti asilo mi ha dato anche l’occasione per esprimere la nostra solidarietà e trasmettere loro il sostegno, le preghiere e la buona volontà del popolo australiano, che vanta grande tradizione nella cura dei migranti e dei rifugiati. Sono grato per questo incontro, ma sono preoccupato per le loro condizioni”. E’ quanto racconta, in una nota inviata all’Agenzia Fides, Mons. Vincent Van Long, OFM, Vescovo della Diocesi di Paramatta, Australia, e responsabile della Commissione per i migranti e i rifugiati nella Conferenza episcopale australiana, dopo la visita compiuta in Papua Nuova Guinea e l’incontro con alcuni rifugiati e richiedenti asilo di Nauru e Manus Island.
Le due isole, situate nel pieno dell’Oceano Pacifico, sono sede di campi profughi dove vengono trasferiti e trattenuti in condizioni disumane i migranti e i richiedenti asilo diretti in Australia dopo essere stati respinti: i rifugiati presenti sull’isola vivono in quel limbo ormai da anni e alcuni di loro, in uno stato di disperazione e prostrazione fisica e psicologica, sono giunti a compiere atti di autolesionismo fino a tentare il suicidio per porre fine alle proprie sofferenze .
Le parole di Mons. Van Long giungono a commento dell’incontro, avvenuto nei giorni scorsi e a Port Moresby, tra una delegazione di sette membri della Chiesa australiana e alcuni dei rifugiati da anni bloccati in Papua Nuova Guinea. Nel corso della visita, il Vescovo ha avuto occasione di visitare le case offerte dal governo papuano ai migranti: l’iniziativa era stata lanciata lo scorso agosto con l’intento di trasferire i richiedenti asilo dall’Isola di Manus alla capitale papuana, offrendo loro una sistemazione dignitosa, con un’abitazione e assistenza sanitaria. “Questa soluzione, che pure rappresenta un passo avanti, non sembra comunque placare la disperazione dei rifugiati detenuti”, ha rilevato il Vescovo dopo aver visitato le case destinate ai migranti. “Esorto la Chiesa cattolica locale a proseguire i suoi sforzi di assistenza umanitaria e assicuro il pieno sostegno della Conferenza episcopale cattolica australiana e delle sue comunità”, ha concluso Mons. Long.
Dal 2013, il governo australiano ha adottato la politica del “No Way”, basata sulla totale chiusura nei confronti dei migranti: le coste sono sorvegliate da un massiccio schieramento di unità navali e chi arriva via nave non avrà il diritto di stabilirsi legalmente nel Paese. Alcuni migranti vengono riportati nel Paese di origine, mentre altri ottengono di essere reinsediati nell’isola di Manus, territorio della Papua Nuova Guinea, o nell’isola di Nauru, dove sono organizzati campi profughi e dove i richiedenti asilo restano per lungo periodo. (LF) (Agenzia Fides 12/11/2019)
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OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - Dialogo ed evangelizzazione nella famiglia
 
Port Moresby (Agenzia Fides) – “Un dialogo costante ed eloquente nelle famiglie è essenziale per costruire relazioni sane”. Come appreso dall’Agenzia Fides, questo è stato il messaggio principale trasmesso dal Vicario generale della diocesi di Goroka, p. Piotr Michalski, MSF, durante il seminario annuale dei Coordinatori diocesani delle commissioni dedicate alla famiglia, in corso a Port Moresby.
“Quando preghiamo insieme con i bambini tendiamo a sentire la necessità di dare loro il buon esempio” ha detto p. Piotr sottolineando l’importanza di creare e mantenere e coltivare il dialogo nelle famiglie, come occasione per diffondere i semi del Vangelo.“Una famiglia che manca di uno stretto dialogo o di comunicazione tra i suoi membri tende a isolarsi” ha ricordato.
Suore, religiose, laici coordinatori diocesani delle realtà che si occupano della vita familiare provenienti da tutto il paese hanno preso parte al seminario che ha voluto riflettere sul ruolo che preti, religiosi e laici posso svolgere nella vita delle famiglie cattoliche, accompagnandole nel percorso di crescita spirituale e nell’approfondimento della fede. I partecipanti hanno la possibilità di condividere le loro esperienze ed evidenziare le sfide affrontate come coniugi nelle famiglie.
“La famiglia è il cuore della società e deve essere formata con valori cristiani per prosperare in felicità e unità”, ha detto suor Lucy D’Souza, MSI, Segretario nazionale della Commissione per la vita familiare.
Suor Hendrina Sinipo SSpS, coordinatrice della commissione per vita familiare dell'Arcidiocesi di Mount Hagen, ha espresso la sua gratitudine per il seminario, affermando che è necessario fare di più nella sua diocesi, in particolare per affrontare la poligamia e i matrimoni minorili. “Sebbene vi sia la tendenza alla poligamia e ai matrimoni minorili, sono pronta a fare tutto il possibile per aiutare le famiglie, in particolare le coppie, a migliorare le loro relazioni e dimostrare l'importanza di Dio al loro interno”, ha detto.
Il seminario è in corso presso la Conferenza episcopale a Port Moresby e si concluderà il 15 novembre. Tra gli ospiti attesi anche l’Arcivescovo di Madang, Mons. Anthon Bal, e il Segretario generale della Conferenza episcopale, P. Giorgio Licini PIME.
(AP) (12/11/2019 Agenza Fides)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

La solennità della Pentecoste viene celebrata 50 giorni dopo la Pasqua (approfondimento vatican news)

  La solennità della Pentecoste viene celebrata 50 giorni dopo la Pasqua: festa durante la quale si fa memoria del dono dello Spirito Santo,...