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mercoledì 21 luglio 2021

Agenzia Fides 21 luglio 2021

 

AFRICA/COSTA D’AVORIO - L'istruzione è la chiave per lo sviluppo: aperti gli Stati generali dell’istruzione nazionale e dell’alfabetizzazione
 
Abidjan (Agenzia Fides) – "Ripensare l'ambiente scolastico ivoriano è necessario per offrire alle giovani generazioni un'istruzione di qualità è l’obiettivo degli Stati generali dell’istruzione nazionale e dell’alfabetizzazione, inaugurati lunedì 19 luglio dal Primo ministro, Patrick Achi". Lo scrive all’Agenzia Fides padre Donald Zagore, teologo ivoriano della Società per le Missioni Africane in merito all’iniziativa.
"Non è un segreto che il sistema educativo ivoriano sia in cattive condizioni – spiega il missionario -. I programmi scolastici sono poveri di contenuti. Le nostre scuole e università, generalmente sature, funzionano molto male. Si tratta di un'iniziativa molto apprezzata e che fa ben sperare, visto lo stato di degrado in cui è sprofondato il sistema educativo ivoriano da diversi decenni. Gli stati generali consisteranno nel fare il punto della situazione, nell'ottica di tracciare solchi attraverso proposte concrete per salvare semplicemente la scuola ivoriana".
Padre Zagore sottolinea quanto l'istruzione sia la chiave di ogni vero sviluppo: "Non si può aspirare ad uno sviluppo autentico e olistico se la formazione umana integrale è relegata in secondo piano. Qualsiasi progetto deve partire dalla base educativa. Non possiamo costruire strade, ospedali, ponti, facendo sempre appello agli emigrati. E’ nelle scuole che i nostri giovani devono formarsi. L'istruzione deve essere la priorità assoluta. La grande sfida per combattere veramente la povertà in Africa consiste in un'educazione autentica e olistica".
"La società ivoriana di domani, nata dalle coscienze forgiate dall'istruzione, – conclude p. Zagore - diventerebbe il luogo dove la vita umana è rispettata, salvaguardata, protetta dal concepimento fino alla morte. Il luogo dove i giovani non sono più costretti a cercare l’illusione della felicità tra droga e gangsterismo, ma dove la giustizia, la verità, l'amore, la solidarietà, il servizio risplendono e si realizzano. La nostra società deve diventare il luogo dove la corruzione è bandita".
(DZ/AP) (Agenzia Fides 21/07/2021)
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ASIA/FILIPPINE - Partecipare alla vita politica della nazione e "scegliere un leader che incarni l'esempio di Gesù": l'invito dei Vescovi
 
Manila (Agenzia Fides) - A circa nove mesi dalle elezioni generali previse nel maggio 2022, Mons. Pablo Virgilio David, Vescovo di Caloocan, da poco eletto Presidente della Conferenza episcopale delle Filippine (CBCP), incarico che diverrà esecutivo il 1° dicembre prossimo, invita gli elettori a registrarsi nelle liste elettorali per le prossime elezioni e a partecipare consapevolmente alla vita politica della nazione. “Se non sei ancora registrato, hai la possibilità di farlo ora. Questa è l'espressione più elementare della tua disponibilità a partecipare alla costruzione della nazione", afferma nell'appello inviato all'Agenzia Fides. “Vota secondo la tua coscienza. Ma per favore assicurati anche che la tua coscienza sia ben formata e ben informata” rileva il Vescovo David.
Un pensiero è rivolto soprattutto ai giovani, invitati a essere presenti, a votare e ad esprimere "tutto il loro potenziale" per influenzare realmente il futuro del paese, grazie alla loro consistenza numerica. Parlando dei "voti dei giovani" si intendono gli elettori di età compresa tra 18 e 35 anni, che nelle Filippine sono circa il 37% dell'intero elettorato, in base ai dati diffusi dalla Commissione elettorale.
Di conseguenza, i giovani costituiscono una grossa fetta di elettori che può influenzare notevolmente l'esito delle elezioni nazionali e locali. Le questioni-chiave affrontate in ogni elezione riguardano direttamente le problematiche e le sfide che vivono i giovani, il loro futuro impiego, i servizi di cui possono usufruire, una governance onesta e incentrata sulla trasparenza e sul bene comune, un'istruzione di qualità.
Anche il Vescovo Broderick Pabillo, finora Vescovo ausiliare di Manila e da poco nominato Vicario apostolico di Taytay, ha parlato del voto del 2022 invitando gli elettori a "scegliere un leader che incarni l'esempio di leadership di Gesù Cristo". Secondo il Vescovo Pabillo, "i cristiani hanno l'opportunità di guardare a Gesù come guida nella loro ricerca di leader autentici".
Guardando a Cristo Gesù, ha notato, "l'obiettivo della leadership non è conquistare il potere, ma servire, e lo ha fatto con umiltà, amore disinteressato e compassione". “Questa dovrebbe essere la base della nostra scelta dei leader e non i sondaggi e i comunicati stampa, soprattutto non i social media, invasi dai titoll”, ha affermato Mons. Pabillo. “Invece di considerare i sondaggi lasciamoci influenzare dalla Parola di Dio. Ha molto da dirci sulla leadership, anche sulla leadership politica", ha affermato.
Secondo il Vicario apostolico di Taytay, "il paese ha bisogno di leader che siano vicini e commossi dalla terribile situazione della gente. Abbiamo bisogno di leader che abbiano pietà e compassione e che non dicano continuamente 'uccidi, uccidi, uccidi'. Un buon Pastore offre se stesso perché le persone, noi, la popolazione, possiamo vivere”. Per questo il Vescovo chiede agli elettori di non lasciarsi influenzare dai risultati dei tanti sondaggi pre-elettorali che, a suo dire, "sono spesso usati per condizionare la mente del pubblico".
In un recente sondaggio dell'istituto "Pulse Asia", il sindaco di Davao City, Sara Duterte e suo padre, l'attuale presidente delle Filippine Rodrigo Duterte, sono i potenziali candidati maggiormente apprezzati rispettivamente per la carica di Presidente e Vicepresidente, nelle elezioni del prossimo anno.
In vista delle elezioni politiche, previste per il 9 maggio 2022, la Commissione Elettorale dovrebbe pubblicare entro gennaio 2022 l'elenco ufficiale dei candidati, compresi quelli in corsa per la carica di Presidente, Vicepresidente, per i seggi di 12 senatori e di 308 membri della Camera dei Rappresentanti. E' previsto inoltre il voto per 81 governatori e vice governatori, 780 seggi nei Consigli provinciali, 1.634 sindaci e vicesindaci di comuni, e sono 13.546 i seggi da assegnare nei Consigli comunali.
Secondo la Costituzione delle Filippine del 1987, le elezioni generali si tengono ogni sei anni, il secondo lunedì di maggio.
(SD-PA)(Agenzia Fides 21/7/2021)
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ASIA/PAKISTAN - Limite di età per la conversione religiosa: il Ministero per gli affari religiosi frena
 
Lahore (Agenzia Fides) - Il Ministero per gli affari religiosi del Pakistan non intende porre limiti di età alla conversione religiosa. Come appreso da Fides, nel corso di una recente riunione della Commissione parlamentare per i diritti delle minoranze del Senato, il Ministro per gli Affari religiosi, Noorul Haq Qadri, ha affermato di non voler sostenere un possibile limite minimo di età di 18 anni per la conversione religiosa. Se qualcuno vuole cambiare religione prima dei 18 anni, quella è una libera scelta, ha asserito, mentre per il matrimonio si tratterebbe di una questione diversa. La questione relativa al limite di età minima per il matrimonio era stata sottoposta al Consiglio per l'Ideologia Islamica, organo consultivo. Ma, come notano le organizzazioni cristiane in Pakistan, la questione è strettamente connessa alla conversione religiosa.
In un messaggio inviato all'Agenzia Fides, Nasir Saeed, Direttore della Ong "CLAAS" (Centre for Legal Aid Assistance & Settlement), spiega che i casi di giovani ragazze cristiane e indù costrette a convertirsi sono aumentati vertiginosamente nell'ultimo anno. E nota: “Tenere in considerazione lo scenario complessivo e considerare l'attuale impostazione di un'età minima di 18 anni per la conversione è fondamentale. Ho riscontrato personalmente almeno due dozzine di casi di conversione forzata di giovani ragazze cristiane nel Punjab, e il 90% delle ragazze ha meno di sedici anni". Secondo il Direttore di CLAAS, "spesso la polizia trasforma i casi di rapimento in casi di 'conversione religiosa' e poi, invece di intraprendere le necessarie azioni contro il rapitore, consegna un certificato di conversione ai genitori della ragazza rapita, dicendo che la ragazza si è convertita all'Islam di sua spontanea volontà, quindi essi non possono fare nulla ed è tutto legale".
“In alcuni casi la polizia ha perfino detto ai genitori che dovevano essere felici perché la loro figlia si era convertita all'Islam. Anche i tribunali pakistani spesso non rendono giustizia alle vittime e alle loro famiglie poiché, invece di decidere e applicare le leggi vigenti nel paese, i casi vengono decisi sulla base della dichiarazione estorte alle ragazze rapite. I giudici ignorano completamente le leggi nazionali e internazionali e danneggiano l'intero paese".
Dato questo scenario, "è opportuno e urgente che il governo agisca in base alle raccomandazioni della Commissione parlamentare sui diritti delle minoranze del Senato, fissando a 18 anni l'età minima per una conversione religiosa", nota Nasir Saeed.
Secondo i leader cristiani della società civile in Pakistan, un provvedimento che limiti l'età della conversione religiosa a 18 anni può risultare utile ad arginare il fenomeno del rapimento, conversione e matrimonio delle ragazze cristiane e indù. Ma la via migliore per risolvere la questione alla radice, si afferma, è frenare i matrimoni forzati garantendo l'applicazione di un'età minima di 18 anni per il matrimonio, secondo la legge sulla protezione delle donne.
(PA) (Agenzia Fides 21/7/2021)
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ASIA/IRAQ - Incontri ecumenici per rilanciare il Consiglio dei Patriarchi e dei Capi delle Chiese presenti in Iraq
 
Erbil (Agenzia Fides) – Una delegazione della Chiesa caldea, guidata dal Patriarca e Cardinale Louis Raphael Sako, ha realizzato a Erbil una serie di incontri con rappresentanti di altre Chiese e comunità ecclesiali presenti in Iraq, nel tentativo di avviare un processo volto a riqualificare e rilanciare strumenti di contatto e organismi ecumenici “congelati” da anni in uno stato di sostanziale inerzia.
Il Patriarca Sako, con alcuni suoi collaboratori, ha incontrato tra gli altri Mor Nicodemus Daoud Matti Sharaf, Arcivescovo siro ortodosso di Mosul, l’Arcivescovo Nathanael Nizar Samaan, alla guida della diocesi siro cattolica di Hadiab (Kurdistan iracheno) e rappresentanti della Chiesa Assira d’Oriente. Negli incontri – riferiscono le fonti accreditate del Patriarcato caldeo – gli esponenti delle diverse Chiese si sono soffermati in particolare sulla necessità di trovare nuove vie di cooperazione fraterna, alla luce delle tante emergenze che affliggono il popolo iracheno e rappresentano il contesto reale in cui le comunità ecclesiali sono chiamate a confessare la stessa fede in Cristo.
Gli incontri hanno rappresentato un primo passo del processo volto a rilanciare il ruolo del Concilio dei Capi delle Chiese presenti in Iraq, organismo ecumenico costituitosi a partire dal 2006, che negli ultimi anni è entrato in una fase di sostanziale afasia e latitanza.
A giugno, come riferito dall’Agenzia Fides (vedi Fides 18/6/2021), il Patriarca Sako aveva pubblicato un intervento centrato sulle relazioni ecumeniche in cui sottolineava tra l’altro che il cammino per ricomporre la piena unità tra Chiese e comunità ecclesiali “non è così facile come qualcuno immagina”. In quel testo, il Porporato iracheno riconosceva che la questione del cammino per ricomporre la piena unità sacramentale tra i battezzati rappresenta una “questione complessa” che non può essere trattata con supponenza o sentimentalismo. Le Chiese e le comunità ecclesiali - riconosceva il Patriarca – non possono essere unificate in maniera forzosa, e non possono nemmeno essere spogliate delle loro singole identità “per decreto”, perché “la Chiesa non è una mera entità amministrativa”, ma una realtà intimamente connotata dalla sua propria, inconfondibile natura spirituale. Il modello storico e ideale a cui guardare – sottolineava Sako, proseguendo la sua riflessione – rimane quello della Chiesa nascente, raccontato negli Atti degli Apostoli. In quell’inizio – faceva notare il Cardinale iracheno – l’unità dei battezzati era non un obiettivo ideale da raggiungere attraverso sforzi e stratagemmi umani, ma fioriva come effetto gratuito della fede e della carità che animavano i cuori raggiunti dalla grazia di Cristo. Nel suo intervento, il Patriarca caldeo aveva anche deplorato l’immobilismo che, a suo giudizio, connota gli organismi ecumenici e i contatti inter-ecclesiali nel suo Paese, chiamando in causa proprio la stagione di appannamento attraversata negli ultimi anni dal Consiglio dei patriarchi e dei capi delle Chiese in Iraq, resa evidente anche dal paragone con la vivacità operativa di organismi analoghi presenti in Egitto, Giordania e Libano. (GV) (Agenzia Fides 21/7/2021)
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AMERICA/HAITI - Un missionario a Fides: “Il popolo haitiano deve riprendere la sua dignità di popolo”
 
Madrid (Agenzia Fides) - Padre Miguel de Haro, missionario redentorista spagnolo alla guida di una piccola Ong che gestisce alcuni progetti ad Haiti, in attesa di rientrare nell’isola caraibica dove risiede, in seguito alle vicende legate all'assassinio del presidente Moïse. In questo periodo era impegnato a costruire una piccola dispensa sociale a Les Anglais, nel sud del paese, e per questo scopo sta raccogliendo il materiale necessario, per poterlo portare ad Haiti. In un colloquio con l’Agenzia Fides, padre Miguel descrive la situazione nel paese caraibico, che conosce da tempo.
"La gente vive nella paura, secondo le informazioni che mi arrivano da Haiti, perché nell'isola sono continuati gli omicidi anche nella capitale, Port au Prince. Le bande armate agiscono per creare e provocare paura, e ci riescono. Questo spinge al caos sociale e politico con il rischio dell'anarchia – racconta a Fides -. Dinanzi a questo scenario, gli Organismi Internazionali, come ONU, OEA, UE, premono per ottenere un consenso, un accordo politico, fra i partiti e le istituzioni. Concretamente fra Claude Joseph e il nuovo candidato alla Presidenza, Ariel Henry. Secondo le ultime notizie, quest’ultimo ha avuto il riconoscimento di Joseph per guidare il paese, questo aiuta a creare un clima più tranquillo anche per i funerali del Presidente Moïse, il prossimo 23 luglio. Si tratta di un importante passo avanti per la ricostruzione del paese, ma non rappresenta certo la soluzione”.
Per il missionario la soluzione non può essere rappresentata dalle elezioni gestite, come in passato, dai soliti gruppi politici che ormai mancano di credibilità. “Non basta fare le elezioni tanto per farle – sottolinea -, bisogna che tutta la popolazione abbia un documento valido per poter svolgere elezioni chiare e giuste. Non bisogna nemmeno chiedere l'intervento degli organismi internazionali per controllare lo svolgimento del voto, ma bisogna fare un lavoro previo. Bisogna dare fiducia al popolo, perché ogni haitiano riesca ad avere un documento e possa partecipare realmente al voto”.
Come secondo punto, padre Miguel ritiene necessario verificare che i candidati non abbiano contatti con il narcotraffico o con qualsiasi tipo di corruzione. “Qui, penso, potrebbe partecipare direttamente la Chiesa, segnalando candidati giovani e non corrotti, per riuscire così a fare un cambio generazionale dei leader della politica haitiana. Bisogna proporre candidati con senso etico, con qualità umane, che siano formati per proporre la trasformazione necessaria al paese. Solo così la gente potrà ritrovare la fiducia e andare a votare, e le elezioni saranno realmente rappresentative”.
Riguardo alla situazione attuale, il missionario ribadisce che “è molto difficile, non c'è stabilità economica e neanche sicurezza. Bisogna cambiare l'idea che l'unica via di uscita sia la violenza, piuttosto occorre proporre il dialogo, il rispetto, la solidarietà. Il popolo haitiano deve riprendere la sua dignità di popolo. Una proposta che ritengo potrebbe dare fiducia al popolo e sarebbe parte della soluzione, è fare dei controlli sui soldi che riceve qualsiasi organismo per aiutare Haiti. Tante donazioni infatti sono sparite o perché è intervenuto lo stato o perché non è stato realizzato quanto promesso. E’ necessario che questi controlli siano pubblici e trasparenti.”
Su questo argomento padre Miguel ribadisce l’importanza di controllare e di rendere conto del denaro investito in modo pubblico, senza considerare se la Ong in esame sia sponsorizzata da personaggi famosi o politici in vista. “In questo ambito – prosegue - potrebbe essere di aiuto la Chiesa, che come istituzione ha il riconoscimento del popolo, quindi potrebbe chiedere di fare i controlli. Non interessa perdere eventuali privilegi o presentarsi come una realtà scomoda, ma sarebbe un modo di fare missione, riconoscere cioè che non bastano le parole ma occorrono i fatti”.
Ci sono tante voci in circolazione sui politici haitiani, secondo cui questi hanno rapporti con il crimine organizzato, direttamente o in modo indiretto. “Fino a quando questa situazione continua, non ci sarà un futuro diverso per il popolo” sottolinea il missionario, che auspica: “la Chiesa dovrebbe parlare in modo profetico e dire ad alta voce ai politici di non giocare con la fame dei poveri, perché sono loro a pagare le conseguenze della fame e della disperazione”.
“Ho fiducia nei giovani haitiani – conclude padre Miguel - che amano il loro Paese e vogliono un futuro diverso, più etico e più solidale per tutti coloro che da troppo tempo subiscono l'arroganza di una minoranza”.
(CE) (Agenzia Fides 21/07/2021)
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AMERICA/VENEZUELA - Inizia la missione evangelizzatrice della Diocesi di San Cristobal nel Vicariato apostolico di Caroni
 
San Cristobal (Agenzia Fides) – Ieri, 20 luglio, è stato reso pubblico il decreto con cui la Santa Sede, attraverso la Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, affida il Vicariato apostolico di Caroní alle cure pastorali della Diocesi di San Cristóbal, in Venezuela. Il Vicariato apostolico, che comprende lo stato venezuelano di Bolívar, è stato eretto il 4 marzo 1922 da Papa Pio XI. Il 30 luglio 1954 ha ceduto una parte del suo territorio per l'erezione del Vicariato apostolico di Tucupita. Sede del Vicariato di Caroni è la città di Santa Elena de Uairén, dove si trova la Cattedrale dedicata a Sant'Elena.
Secondo le notizie pervenute all’Agenzia Fides dalla diocesi venezuelana, ieri mattina l'aereo con destinazione Santa Elena de Uairén, è decollato dal suolo tachirense, con a bordo il nuovo Vicario apostolico, Monsignor Gonzalo Ontiveros, e tre sacerdoti che lo accompagneranno nella missione: Hugo Ochoa, Javier Parra e José Luis Pereira. Monsignor Mario Moronta, Vescovo di San Cristóbal, ha annunciato che nei prossimi mesi invierà seminaristi e laici impegnati, oltre all'aiuto materiale che è già stato raccolto dai fedeli della diocesi.
Il Vicariato Apostolico di Caroní era affidato all'ordine dei Frati Minori Cappuccini, che hanno svolto un lungo e diligente ministero pastorale in quel territorio, ma a causa della carenza di vocazioni missionarie hanno dovuto lasciare l’incarico. Il Vicariato apostolico ha una popolazione di 91.100 abitanti di cui 57.700 cattolici. Ci sono 6 parrocchie, 2 sacerdoti diocesani e 6 religiosi, 4 religiosi non sacerdoti e 3 suore. Mons. Gonzalo Alfredo Ontiveros Vivas è stato nominato Vicario apostolico di Caroni da Papa Francesco il 28 aprile 2021. E’ nato il 5 dicembre 1968 a El Valle Capacho, nella Diocesi di San Cristóbal de Venezuela. E’ stato ordinato sacerdote il 14 agosto 1993 e Vescovo il 26 giugno 2021. Era Cappellano militare e Vice coordinatore del team responsabile della preparazione per il Centenario della Diocesi (vedi Fides 28/4/2021).

lunedì 29 marzo 2021

Agenzia Fides 29 marzo 2021

 

AFRICA/MOZAMBICO - “Preghiamo per i nostri fratelli a Palma” dove la situazione è drammatica
 
Maputo (Agenzia Fides) – Sono almeno 7 le vittime tra le persone che sono scappate dall’Hotel Amerula in un convoglio che è stato colpito in un’imboscata dei terroristi. Lo ha annunciato un portavoce dell’esercito del Mozambico, che ha condotto un’operazione per liberare le persone intrappolate nell’albergo di Palma, la città nel nord del Mozambico, presa d’assalto da un gruppo di almeno 100 jihadisti.
L’assalto a Palma è iniziato la sera del 24 marzo, quando un’avanguardia jihadista si è infiltrata nella cittadina che si trova nei pressi di un’importante struttura del gas dal valore di oltre 60 miliardi di euro. L’assalto vero e proprio è iniziato il 25 marzo, quando oltre 100 miliziani colpiscono selvaggiamente la popolazione civile, la maggior parte della quale si rifugia nella foresta. Alcune delle vittime sarebbero state decapitate. Nell’hotel Amerula si rifugiano circa 190 persone, in maggiore parte tecnici stranieri che lavorano al vicino giacimento di gas di Afungi, protetti da un manipolo di soldati mozambicani, appoggiati da elicotteri cannonieri di una società militare privata sudafricana (vedi Fides 27/3/2021).
Il giorno successivo un convoglio di 17 veicoli tenta la fuga dalla cittadina, ma vengono fermati in un’imboscata, solo 7 veicoli riescono a fuggire. La città viene data alle fiamme dai jihadisti. Domenica 28 marzo, 1.300 persone sono evacuate via mare dal sito gasiero di Afungi. Al quarto giorno di assedio a Palma, la situazione è ancora incerta mentre proseguono le operazioni di soccorso.
Palma fa parte della provincia di Cabo Delgado, sconvolta dal 2017 dalle violenze dei jihadisti. “Ci affidiamo a Gesù per mettere fine alle sofferenze della nostra provincia di Cabo Delgado, in modo che questa guerra che nessuno capisce e calpesta tutti, finisca non appena possibile” ha detto Sua Ecc. Mons. António Juliasse Ferreira Sandramo, Vescovo ausiliare di Maputo e Amministratore apostolico di Pemba, il capoluogo della provincia, nell’omelia della Domenica delle Palme. Il Vescovo ha poi sottolineato che “non c'è religione della violenza” e chi governa non può “lavarsi le mani” come Pilato, perché “lavarsi le mani è condannare gli innocenti”. Al termine della celebrazione, l'Amministratore apostolico di Pemba ha espresso la sua “comunione con i fratelli del distretto di Palma” e ha invitato i cattolici della regione a partecipare alle celebrazioni della Settimana Santa attraverso radio e social network, nell'impossibilità di farlo di persona a causa della sospensione delle celebrazioni a causa della pandemia Covid-19. (L.M.) (Agenzia Fides 29/3/2021)
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AFRICA/MADAGASCAR - Istruzione ed evangelizzazione: la presenza missionaria nel Sudovest del paese
 
Ankililoaka (Agenzia Fides) - Ad Ankililoaka, nella zona sud occidentale del Madagascar, la missione dei Salesiani rappresenta per la popolazione locale, poverissima, un importante punto di riferimento. Attualmente 4 religiosi di Don Bosco si occupano di offrire loro accoglienza, assistenza medica, istruzione, ma soprattutto aiuto e speranza. Uno di loro, don Giovanni Corselli, missionario nel Paese da quasi 40 anni, racconta all’Agenzia Fides come è cambiata la sua vita quando, a settembre del 2019, è arrivato nel distretto missionario di Ankililoaka, proprio dove aveva iniziato l'opera salesiana con l'attuale Vescovo di Moramanga, Mons. Rosario Vella, nel lontano settembre 1981.
“Dopo essere stato sempre in piccoli villaggi, sul campo di lavoro - scrive don Corselli a Fides - a 76 anni, i superiori mi hanno nominato direttore qui ad Ankililoaka. Per noi è importante essere accanto alla gente, sempre. Nella nostra comunità ci sforziamo di compiere un’opera di evangelizzazione e di promozione umana cercando di educare i giovani e la popolazione al lavoro comune, all’aiuto reciproco, stimolandoli alla riflessione e a ricercare una loro autonomia. Il problema principale, per non dire l’unico - prosegue il missionario -, è quello dell’acqua, che purtroppo in questi ultimi anni abbiamo visto diminuire in modo vistoso. Le piogge sono diminuite di molto e per una popolazione agricola che aspetta tutto dalle piogge diventa problematico riuscire a sbarcare il lunario. Quest’anno è piovuto quasi niente e le persone hanno raccolto poco. Nella sua struttura sociale, la popolazione conserva molte caratteristiche della vita di un villaggio. La maggior parte conserva le tradizioni degli antenati e dei culti ancestrali con tabù, credenze tradizionali, e la presenza degli stregoni che guida la vita delle persone. Si è aggiunta inoltre la pandemia di Coronavirus che continua a imperversare e ha fatto aumentare le restrizioni, che per la gente che vive alla giornata, di espedienti, divengono insopportabili.”
“Naturalmente – spiega don Giovanni - in questo contesto, l’ultima cosa a cui pensano i genitori è la scolarizzazione dei loro figli, anzi non ci pensano neanche, in quanto la loro attenzione è rivolta alle cose più essenziali. Nonostante la presenza e l’uso dei mezzi di comunicazione sociale, la popolazione non è molto aperta al mondo esterno. Questo crea molta difficoltà per l’educazione e per l’evangelizzazione, i nostri principali obiettivi. Per questo noi cerchiamo di far studiare i piccoli, di educare i genitori e, indirettamente di indirizzarli ad attività redditizie di vario genere per poter diventare autonomi. Ad Ankililoaka abbiamo14 scuole elementari nei villaggi con una popolazione scolastica di 2599 allievi ed una grande scuola media e liceo con circa 750 allievi. Inoltre le Suore trinitarie di Valenza, che lavorano con noi, gestiscono un dispensario ed una scuola elementare e materna con circa 700 allievi.”
“Dovunque ho lavorato – conclude il missionario - sia a Tulear nell’ambito di attività parrocchiali e animazione dei quartieri, scuola professionale, promozione femminile, scuola elementare di recupero, sia a Benaneviky, distretto missionario di prima evangelizzazione molto esteso, con grandi difficoltà di collegamento, scuole elementari nei villaggi, costruzione di pozzi, ho potuto constatare che per la gente noi siamo un punto di riferimento, e che hanno bisogno di essere aiutati, incoraggiati, animati e sostenuti per poter arrivare lentamente ad una sufficiente autonomia, anche se lo Stato per il momento non fa quasi niente e la gente non ha fiducia nelle strutture statali. Noi non ci scoraggiamo e ci affidiamo al Signore ed alla Vergine Maria Ausiliatrice ed anche se i progressi sono molto lenti e tante volte sembra che si vada indietro, continuiamo a lottare e ad incoraggiare.”
(GC/AP) (Agenzia Fides 29/03/2021)
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ASIA/MYANMAR - Appello dei francescani: "Per la comunità internazionale è il momento di agire per ripristinare pace e democrazia"
 
Bangkok (Agenzia Fides) - "Esprimiamo profonda tristezza e grave preoccupazione per la repressione in corso di milioni di cittadini in Myanmar, a seguito di un colpo di stato militare": lo dicono i francescani in una lettera inviata al Segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres. Nella missiva, inviata anche all'Agenzia Fides, firmata dal Ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori, in rappresentanza di circa 12.500 religiosi e sacerdoti cattolici presenti e operanti in 116 paesi, si nota: "I francescani in Myanmar hanno assistito in prima persona alla brutalità delle forze di sicurezza e all’insicurezza che ciò ha creato", stigmatizzando "la violenza coordinata e continua che cresce quotidianamente". Il testo deplora "la morte di civili e la detenzione arbitraria di migliaia di persone impegnate in proteste pacifiche, distruzione delle protezioni legali, gravi restrizioni all’accesso ad Internet e alle comunicazioni, e il sovvertimento della volontà del popolo del Myanmar espressa nelle elezioni del novembre 2020". I frati minori che vivono e lavorano in Myanmar hanno chiesto a tutti i francescani del mondo di intercedere per il popolo del Myanmar.
I francescani lanciano un appello: "Ora è il momento per la comunità internazionale di agire in modo unito e deciso per evitare ulteriori perdite di vite umane, la distruzione di proprietà e per garantire il ripristino senza indugio del governo democraticamente eletto del Myanmar. Ciò dovrebbe includere la richiesta alla giunta militare di desistere immediatamente dall’uso della forza contro il popolo del Myanmar, il rilascio di coloro che sono detenuti illegalmente, il ripristino delle protezioni garantite dalla legge, compreso il diritto di protestare pacificamente". Fra Michael A. Perry, Ministro generale OFM, conclude con un auspicio: "Possa il popolo del Myanmar sperimentare ancora una volta un ritorno alla democrazia e che l’attuale crisi trovi una soluzione pacifica e duratura".
Nei giorni scorsi un altro intervento era giunto dalla Conferenza dei Ministri dell’Asia orientale e dalla Commissione "Giustizia, Pace e Integrità del Creato" dell’Ordine dei Frati Minori: "Ci uniamo al popolo del Myanmar nella sua battaglia per l’auto-determinazione con un governo regolarmente eletto. Siamo uniti a loro nel chiedere una risoluzione pacifica. Siamo con loro nell’invocare la liberazione dei membri del governo eletti democraticamente, degli attivisti e dei giovani. Siamo al loro fianco nel difendere la dignità e i diritti umani".
i frati, vedendo la sofferenza della popolazione del Myanmar, si dicono "edificati dalla testimonianza del popolo del Myanmar per la giustizia e la verità. Siamo colpiti dalla carità che esercitano verso i loro fratelli. Ci uniamo al loro dolore e a quello dei tanti cristiani in Myanmar – preti, missionari e laici - pregando con loro che questo periodo di oscurità nella loro terra finisca presto".
I seguaci del Poverello di Assi si rivolgono all'esercito birmano, "Tatmadaw": "Guardate I vostri fratelli e sorelle. Guardate alla lunga sofferenza del Myanmar, vittime dell’avidità coloniale, dell’oppressione, della rabbia. Fermiamo lo spargimento di sangue. Smettiamo di lasciare che sia l’odio a governare il nostro cuore. Invochiamo il Signore, che ha promesso di essere vicino al suo popolo, perché la giustizia e la pace possano regnare nel Myanmar, e la riconciliazione tanto attesa possa avere inizio".
La presenza francescana in Myanmar è stata ufficializzata nel 2005 con la "Fondazione San Francesco d'Assisi". Le suore Francescane Missionarie di Maria (FMM) e l'Ordine Francescano Secolare hanno accompagnato fin dall'inizio i frati della Fondazione. Nel paese sono fiorite le vocazioni francescane, e attualmente ci sono cinque frati locali professi solenni, quattro sacerdoti, altri professi temporanei, novizi e aspiranti.
(PA) (Agenzia Fides 29/3/2021)
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ASIA/INDONESIA - Attacco suicida a una chiesa cattolica in Sulawesi: rafforzate le misure di sicurezza per la Settimana santa
 
Makassar (Agenzia Fides) - Sdegno e paura nella comunità cattolica indonesiana, che si stringe intorno alla comunità di Makassar, nel Sud dell'isola di Sulawesi, colpita da un attentato suicida alla Cattedrale cattolica del Sacro Cuore di Gesù, avvenuto nella mattina di ieri, domenica 28 marzo, mentre i fedeli celebravano la messa per la Domenica della Palme. L'attentato è stato ricordato da Papa Francesco nell'Angelus del 28 marzo: "Preghiamo per tutte le vittime della violenza, in particolare per quelle dell’attentato avvenuto questa mattina in Indonesia, davanti alla Cattedrale di Makassar" ha detto il Papa.
Come comunicato dal parroco della Cattedrale, p. Wilhelmus Tulak, al momento dell'esplosione, avvenuta all'ingresso laterale della chiesa, era in corso la Celebrazione eucaristica mentre nella piazza si trovavano numerose persone. Due attentatori in motocicletta hanno cercato di entrare in chiesa ma sono stati fermati dalle guardie di sicurezza e sono morti nell'esplosione che ha fatto almeno 20 feriti, tuttora in ospedale, come riferisce a Fides p. Alfius Tandirassing, sacerdote dell'Arcidiocesi di Makassar e membro della Commissione per i giovani a Makassar. “Sacerdoti, religiosi e fedeli che erano in chiesa sono al sicuro. Finora non ci sono state vittime ad eccezione degli autori dell'attacco. Alcune persone sono state leggermente ferite” racconta.
In un comunicato pervenuto a Fides, l'Arcidiocesi di Makassar si dice preoccupata, "condanna l'incidente e ogni tipo di violenza, esortando tutte le persone a rimanere calme e vigili", e riferisce che l'attività liturgica e pastorale si ferma per qualche giorno, con l'auspicio di poterla riprendere per le celebrazioni pasquali.
"E' stato un attacco crudele. Ora occorre mantenere la calma e avere fiducia nella autorità" ha detto Gomar Gultom, capo del Consiglio delle Chiese indonesiane. La polizia, che ha avviato le indagini, ha reso noto che uno dei due attentatori suicidi era membro di un movimento radicale che sostiene lo Stato Islamico (IS) e ha effettuato precedenti attacchi alle chiese indonesiane e nelle Filippine. Secondo gli inquirenti, si tratta del gruppo "Jamaah Ansharut Daulah" (JAD), responsabile anche di attacchi a Jolo, nelle Filippine, nel 2019. Il Presidente indonesiano Joko Widodo ha definito l'attentato un "atto di terrore". "Il terrorismo è un crimine contro l'umanità: chiedo al mondo intero di lottare contro il terrorismo e il radicalismo, che sono contrari ai valori religiosi", ha detto.
Il Ministro federale per gli Affari religiosi, Yaqut Cholil Qoumas, ha condannato con forza l'attentato a Makassar. "E' un atto atroce che vuole offuscare la tranquillità della vita sociale. E' una azione molto lontana dagli insegnamenti di qualsiasi religione" ha detto, auspicando una efficace azione di polizia per scoprire i collegamenti e le reti criminali interne e internazionali. Il Ministro ha chiesto alla polizia di aumentare le misure di sicurezza nei luoghi di culto a livello nazionale, in vista della festività cristiana della Pasqua.
In Indonesia negli ultimi anni si sono verificati attentati suicidi presso le chiese e luoghi pubblici. Nel 2018 furono colpite tre chiese a Surabaya East sono. Le chiese ricordano con amarezza gli attacchi a Natale del 2000 e in altri attentati nel 2004. L'Indonesia è un paese con 270 milioni di abitanti, 230 milioni dei quali sono musulmani. Ci sono 24 milioni di cristiani nel Paese e tra loro 7 milioni sono cattolici.
(ES-PA) (Agenzia Fides 29/3/2021)
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AMERICA/CILE - “Allargare lo sguardo” esorta l’Arcivescovo Chomali per le elezioni di aprile, con la possibilità di rinvio a causa del Covid
 
Concepción (Agenzia Fides) - Con un incontro virtuale attraverso Zoom, trasmesso dai social media e trasmesso da Radio Chilena Concepción, è stato presentato il documento "Riflettere prima di votare il 10 e 11 aprile", scritto da Mons. Fernando Chomali, Arcivescovo di Concepción in vista delle elezioni del prossimo mese. Secondo le ultime informazioni dei media locali, a causa della pandemia, è stata presentata la richiesta di rinviare l'appuntamento elettorale per la designazione di 155 membri della Costituente, 17 governatori, 345 sindaci e oltre mille consiglieri comunali. Il ministro della Salute cileno, Enrique Paris, ha fatto sapere di aver preso atto che il Comitato dei consulenti Covid ha chiesto all'unanimità al governo di rinviare il voto.
Mons. Chomali, nel documento pervenuto a Fides, ha sottolineato la necessità di “allargare lo sguardo”: “Dobbiamo guardare non solo a ciò che sta accadendo nella regione, non solo a ciò che sta accadendo in Cile. Dobbiamo guardare a ciò che sta accadendo nel mondo, stiamo vivendo eventi drammatici che affliggono il mondo contemporaneo, dove ci sono situazioni che gridano al cielo, il che implica avere una nuova prospettiva".
Quindi ha ricordato che "la Dottrina Sociale della Chiesa cattolica ha valori, principi, che sono tremendamente attuali e che in qualche modo possono illuminare la coscienza per votare a dovere. Si tratta quindi di una riflessione etica che ha le sue radici in una visione dell'uomo".
"La nostra condizione trascendente - ha proseguito - ha un significato profondo anche nella dimensione del lavoro, attraverso cui possiamo generare fratellanza, ci sono esperienze che possono aiutarci in quella linea. Crediamo soprattutto che l'uomo costituisca il fondamento, il fine e la causa delle istituzioni sociali".
Dopo aver enunciato 10 consigli, l’Arcivescovo ha fatto riferimento alla situazione del Paese nell'attuale crisi sanitaria, chiedendo un grande impegno alla comunità: “Vi chiedo di restare a casa e di seguire le regole che sono già note".
La Chiesa in Concepción, come tutto il Cile, si prepara a vivere una Settimana Santa sotto rigide norme di sicurezza per evitare l'aumento dei casi di Covid, che la buona campagna di vaccinazione non riesce a fermare soprattutto in alcune città.
Sui social media dei principali mezzi d'informazione del paese, ha colpito molto la scena di quanto accaduto a Valparaiso: il sistema sanitario di quella città è collassato e non c'era più posto per i morti per Covid, così il principale ospedale della città, l'Ospedale Carlos Van Buren, ha deciso di parcheggiare un enorme TIR frigo dietro l'ospedale per congelare i cadaveri.
Secondo l'ultimo rapporto epidemiologico del Ministero della Salute cileno, al 25 marzo sono stati registrati 54.136 casi attivi. A tale data sono stati registrati 1.125.521 contagi, di cui 962.321 confermati dal laboratorio e 163.200 probabili, e più di 23 mila decessi.
(CE) (Agenzia Fides 29/03/2021)
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AMERICA/COLOMBIA - La memoria storica per la riconciliazione e la pace: progetto nella diocesi di Valledupar
 
Bogotà (Agenzia Fides) - "Rafforzare tutti i processi di ricordo e di memoria storica sta dando radici alle comunità, e quando una comunità ha radici, può resistere a molti venti e difficoltà" ha sottolineato il Vescovo di Valledupar, Mons. Oscar Vélez Isaza, che ha sottolineato anche l’importanza della riconciliazione con la casa comune, che “è un campo importante in cui la Diocesi continuerà a lavorare sodo”.
Grazie ad una iniziativa sostenuta dalla Commissione Nazionale di Conciliazione (CCN) e dall'Ambasciata norvegese in Colombia, tra dicembre 2020 e marzo 2021, la Diocesi di Valledupar, attraverso il suo team di Pastorale Sociale, ha accompagnato le comunità di Guacoche e Guachochito nel Dipartimento di Cesar, offrendo spazi di incontro, sostegno pastorale e psicosociale, oltre che di rafforzamento culturale, utili alla costruzione della memoria storica e ai processi di riconciliazione e pace, con un approccio ambientale. Le popolazioni che abitano questo territorio, situato vicino al fiume Cesar, sono state profondamente colpite dai conflitti armati.
Secondo le informazioni della Conferenza Episcopale, pervenute a Fides, al lancio del progetto, denominato "Ricostruzione storica afrodiscendente attraverso il dialogo della conoscenza per la riconciliazione e la pace a Guacoche e Guacochito" hanno partecipato bambini, giovani e adulti. Il cibo tipico, le danze popolari e la cultura locale sono i principali elementi di coesione sociale, attraverso i quali si è cercato anche di contribuire al rafforzamento del tessuto sociale. Sacerdoti, operatori pastorali, psicologi e assistenti sociali hanno partecipato allo sviluppo dell'iniziativa. (SL) (Agenzia Fides 29/03/2021)
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AMERICA/VENEZUELA - Vivere la Settimana Santa come Chiesa domestica in tempo di pandemia
 
Caracas (Agenzia Fides) – I Vescovi del Venezuela, attraverso il Dipartimento della Liturgia, hanno preparato un sussidio per la celebrazione della Settimana Santa in famiglia, facilitando l'esperienza di vivere questi giorni santi come Chiesa domestica. "Questi tempi di Covid-19 richiedono la massima responsabilità nella cura reciproca, e il grande sacrificio che molti non possano partecipare alla vita liturgica della Chiesa, ma rispondere a questa emergenza ci offre l'opportunità di crescere e rafforzare la vita spirituale come famiglia, Chiesa domestica, il desiderio di poterci incontrare di nuovo per cantare insieme le lodi al Signore" è scritto nell’introduzione del sussidio, pervenuto a Fides.
In diverse nazioni, in seguito alla pandemia di Covid 19, non sarà possibile ai fedeli partecipare in presenza alle celebrazioni della Settimana Santa, le Conferenze episcopali hanno quindi preparato alcuni sussidi e schede che le famiglia potranno utilizzare in questi giorni, dalla Domenica delle Palme alla Domenica della Risurrezione. "Presentiamo questi sussidi – si afferma nel testo del Venezuela - con l'intenzione di mantenere viva la spiritualità cristiana attraverso la preghiera e la celebrazione familiare della Settimana Santa e, soprattutto, del Triduo pasquale, il mistero della Pasqua, centro della vita liturgica e spirituale della Chiesa".(SL) (Agenzia Fides 29/03/2021)

lunedì 7 settembre 2020

Agenzia Fides 7 settembre 2020

 

AFRICA/MOZAMBICO - Rilasciate le suore rapite, il Vescovo: "Chiediamo pace"
 
Mocímboa da Praia (Agenzia Fides) - Le due suore della congregazione di San Giuseppe di Chambery rapite il 12 agosto a Mocímboa da Praia (Mozambico) sono state rilasciate. Lo ha annunciato ieri, 6 settembre, Mons. Luiz Fernando Lisboa, Vescovo di Pemba. "Le suore – informa il Vescovo in una nota pervenuta all'Agenzia Fides – sono sane e salve. Le nostre Inês ed Eliane, che lavorano nella parrocchia di Mocímboa da Praia, dopo ventiquattro giorni passati in prigionia, sono tornate tra noi".
Le due religiose di origine brasiliana erano state rapite nel corso di un furibondo attacco che le milizie al-Shabab hanno portato, martedì 12 agosto, a Mocímboa da Praia, importante centro della provincia di Cabo Delgado. In quell’occasione, le forze dell’ordine e le forze armate sono state costrette a ritirarsi precipitosamente, lasciando per alcuni giorni campo libero ai miliziani. In quel frangente, le suore erano state prelevate dalla loro comunità e portate via. Per alcuni giorni non si è saputo nulla di loro, ma le autorità nazionali e internazionali si sono subito mobilitate per favorire il loro rilascio. Le trattative sono andate a buon fine.
L’azione contro Mocímboa da Praia ha dimostrato un salto di qualità nell’operatività di queste milizie che si proclamano "jihadiste". Se nel 2017, quando hanno iniziato ad attaccare i villaggi della provincia di Cabo Delgado, si spostavano a bordo di vecchi scooter e utilizzavano armi rudimentali (machete, lance, ecc.), nelle ultime operazioni hanno mostrato fuoristrada nuovissimi e armi automatiche e una grande capacità di muoversi sul terreno. Chi ha fornito loro gli armamenti? Chi ha addestrato questi miliziani? Secondo alcuni analisti, potrebbe trattarsi non tanto di gruppi jihadisti ma di milizie legate a grandi organizzazioni criminali, che stanno creando basi per il commercio internazionale di stupefacenti. Negli ultimi due anni le loro azioni hanno creato instabilità nella zona e hanno provocato centinaia di sfollati.
Le suore di San Giuseppe di Chambery si sono trovate in mezzo ai combattimenti e sono state rapite. Le religiose sono presenti nella cittadina di Mocímboa da Praia dal 2003. Negli anni hanno creato una fitta rete di scuole materne e un centro sociale. La loro presenza ha offerto un grande contributo all’alfabetizzazione dei ragazzi e delle ragazze locali. Purtroppo, con l’intensificarsi delle azioni militari sul territorio, molte di queste scuole hanno dovuto chiudere e le attività si sono concentrate soprattutto su Mocímboa da Praia.
"Innalziamo insieme un inno di ringraziamento a Dio - scrive il Vescovo Lisboa - e continuiamo a pregare per tutti coloro che sono ancora dispersi, sfollati e che subiscono le conseguenze della violenza e della guerra. Chiediamo la benedizione di Dio per Cabo Delgado e che ci conceda il dono di una vera pace di cui abbiamo tanto bisogno!".
(EC) (Agenzia Fides 7/9/2020)
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AFRICA/CENTRAFRICA - “I gruppi armati controllano quasi l’80% del territorio e minacciano il nostro futuro” denunciano i Vescovi
 
Bangui (Agenzia Fides) – “Ci sono segnali di speranza ma la continua presenza di gruppi armati minaccia il futuro del Paese”. Si può riassumere così il grido di allarme dei Vescovi della Repubblica Centrafricana contenuto nella loro Lettera pastorale “Fai uscire il mio popolo”, pubblicata ieri, domenica 6 settembre.
“Dopo il colpo di stato del marzo 2013, il nostro Paese si è dotato di istituzioni democratiche nel marzo 2016. Attraverso il voto e le elezioni, il popolo si è dato una nuova Costituzione e delle autorità legittime” ricordano i Vescovi. Tra i progressi effettuati c’è l’Accord Politique pour la Paix et la Réconciliation en République Centrafricaine (APPRCA) firmato nel 2019 da 14 gruppi armati con il governo.
“Cari fratelli e sorelle, a livello politico, ci interroghiamo sull'efficacia delle istituzioni repubblicane nella ricostruzione del nostro Paese” afferma però il messaggio pervenuto all’Agenzia Fides. “Notiamo con amarezza che il 70% o addirittura l'80% del nostro Paese è occupato da gruppi armati, alcuni dei quali sono guidati dai mercenari più feroci”. Questi gruppi - dicono i Vescovi - “sono coinvolti in crimini di guerra, crimini contro l'umanità, crimini ambientali e il saccheggio su larga scala delle nostre risorse minerarie. Hanno commesso crimini di sangue contro persone innocenti a Bocaranga, Bohong, Bozoum, Besson, Bouar, Birao, Ndélé, Bria, Lemouna, Koudjili”.
“I signori della guerra approfittano dell'Accordo politico per la pace e Riconciliazione, approfittando delle concessioni loro offerte da quest’ultimo, in particolare la piena libertà di movimento. Hanno imposto il business della guerra, un modello economico fondato sul sangue umano” affermano i Vescovi, che lanciano l’allarme sul fatto che alcuni di questi gruppi si stanno “rafforzando, reclutando nuovi combattenti e accrescendo le scorte di armamenti e munizioni”. “Non hanno ancora rinunciato al progetto di spartizione del nostro Paese? Cercheranno di raggiungere questo scopo interrompendo il processo elettorale?” si chiede il messaggio.
“Quando si viaggia attraverso la Repubblica Centrafricana, è terrificante incontrare interi villaggi costretti all'abbandono dalle loro popolazioni o incendiati da criminali impuniti. Le famiglie preferiscono vivere in esilio o rimanere nei campi per sfollati che a volte si trovano a cento metri dalle loro case”.
“Quali leader saranno in grado di far emergere gli abitanti della Repubblica Centrafricana dall’oppressione, dalla miseria e dall’ignoranza?” chiedono i Vescovi in vista delle elezioni presidenziali di dicembre. Il messaggio si rivolge in particolare ai giovani e alle donne. I Vescovi esortano i primi a non essere “un serbatoio inesauribile di carne da cannone, ma la risorsa più importante del nostro Paese”. Il messaggio chiede loro di rifiutare il voto di scambio e di astenersi dalla contestazione violenta dei risultati del voto. Alle donne chiedono di mobilitarsi per partecipare attivamente al processo elettorale come candidate, elettrici, educatrici e promotrici della non violenza a tutti i livelli dove potete essere utile al nostro Paese”.
“Che la Vergine Maria, Regina del cielo e della terra, renda fruttuosi gli sforzi per elezioni trasparenti, credibili e pacifiche, che ci diano dei veri leader al servizio delle persone sull’esempio di Mosè” conclude il messaggio. (L.M.) (Agenzia Fides 7/9/2020)
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AFRICA/TOGO - Verso la Giornata Missionaria Mondiale: riprese le attività “in presenza”
 
Lomé (Agenzia Fides) – Preparare le attività pastorali di animazione missionaria in vista dell'Ottobre missionario e della Giornata Missionaria Mondiale, il 18 ottobre: con questa finalità nei giorni scorsi, il Direttore nazionale e i Direttori diocesani delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Togo si sono incontrati - in una primo raduno "in presenza", dopo le riunioni online - a Lomé, per la sessione di rientro, presso la sede nazionale delle POM, situata all’interno del complesso che ospita la Conferenza episcopale togolese (CET).
Tra le tematiche affrontate, l'urgenza di riprendere tutte le attività e i programmi di animazione rimasti in sospeso a causa della crisi sanitaria del Covid-19, che ha portato al divieto di raduni e alla chiusura dei luoghi di culto. Come riferito a Fides, il Direttore nazionale delle POM, padre Donald Charif-Dine Fadaz, ha presentato una riflessione sulla mancata colletta, su tutto il territorio nazionale, dell’obolo di San Pietro Apostolo, che doveva aver luogo nei mesi estivi, ma che non si è potuto fare a causa della crisi sanitaria.
Data la particolare situazione dell'anno in corso - segnato dal lockdown per il Covid-19 - i Direittori presenti hanno concordato sulla necessità di garantire uno sforzo di animazione maggiore del solito, incidendo su parrocchie, comunità, associazioni, movimenti di fedeli, anche nelle aree remote. "La missione evangelizzatrice cui siamo chiamati - si è detto - non può passare in secondo piano: è un compito di tutti i battezzati ed è la vita stessa della Chiesa, chiamata a comunicare l'amore di Dio all'umanità".
E’ stato dato particolare rilievo ai risultati della celebrazione del Mese Missionario Straordinario di Ottobre 2019, e si è impostata la programmazione delle attività per l'anno pastorale 2020-2021. Sono stati inoltre presentati i rapporti delle attività della diocesi. Inoltre la Direzione nazionale ha provveduto alla distribuzione di materiale di animazione missionaria (documenti, depliant, notiziario delle POM in Togo), ai Direttori diocesani in modo da sensibilizzare i fedeli e coinvolgerli nella animazione e celebrazione del momento più importante dell'anno: la Giornata Missionaria Mondiale del 18 ottobre prossimo.
La diocesi di Kara è stata selezionata come diocesi ospitante dell'incontro ordinario dei delegati POM, che si terrà nell'aprile 2021, e di quello per gli anni 2021-2022 dal 6 all'8 settembre 2021.
(AP/DF)) (7/9/2020 Agenzia Fides)
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ASIA - Covid-19 e emergenza educativa: urge collaborazione tra governi e settore privato per il sostegno alle famiglie
 
Bangkok (Agenzia Fides) - La pandemia di Covid-19 ha avuto un forte impatto sui sistemi educativi a livello globale. Secondo l’UNICEF, gli effetti della pandemia hanno toccato oltre 1,5 miliardi di studenti a livello globale, e 1 miliardo di studenti non hanno ancora avuto la possibilità di rientrare ancora a scuola. La chiusura delle scuole ha avuto un profondo impatto sui percorsi di apprendimento dei e delle giovani di tutto il pianeta, e si calcola che circa 430 milioni di bambini, ragazzi e giovani in Asia meridionale non abbiano avuto alcun accesso alla didattica a distanza. L'emergenza educativa si è abbattuta in modo più forte sui paesi più fragili e sulle fasce sociali più deboli e vulnerabili. Rileva una nota della campagna "Dacci oggi il nostro pane quotidiano", lanciata a livello internazionale dalla rete FOCSIV ("Federazione di organismi cristiani servizio internazionale volontario") e Caritas italiana, che "nei paesi più poveri, la scuola rappresenta uno dei pochi luoghi di promozione e protezione per i bambini provenienti da famiglie fragili e vulnerabili. La scuola è infatti è il luogo in cui almeno una volta al giorno tutti i bambini possono consumare un pasto decente; e con la chiusura delle scuole, sono stati almeno 346 milioni i bambini che hanno perso questa opportunità".
L'impatto della chiusura delle scuole si è avvertiot in molte nazioni asiatiche: con la pandemia, molti istituti di istruzione superiore nella maggior parte dei paesi asiatici sono passati all'apprendimento online. Tuttavia è stato difficile continuare la didattica per gli studenti senza accesso a Internet e queste disuguaglianze digitali persistono in tutti i paesi. Solo Singapore, Brunei e Malesia hanno oltre l'80% di persone che dispongono di Internet nella vita sociale. In Indonesia, Thailandia e Cambogia, meno del 60% della popolazione ha accesso a Internet, mentre solo il 40% circa ha accesso al web in Myanmar e Vietnam .
Il divario digitale va ben oltre l'accesso a Internet e tocca anche l'affidabilità, la velocità e l'accessibilità a dispositivi elettronici che favoriscono l'apprendimento. I più vulnerabili spesso affrontano più di uno svantaggio, il che ha amplificato l'impatto della pandemia. Alcune istituzioni o governi hanno introdotto un sistema di prestiti per fornire agli studenti bisognosi dispositivi appropriati.
Un altro aspetto fondamentale - ha affermato un recente approfondimento della Banca Mondiale - è come e se i sistemi, gli studenti e gli insegnanti siano preparati e siano riusciti ad adattarsi all'apprendimento online. Alcuni istituti superiori e università avevano un approccio "online" all'insegnamento già prima della pandemia. Ad esempio, la Taylor University in Malesia, istituto cristiano, ha reso noto che ciascuno dei suoi corsi aveva già il proprio sito virtuale, che ha consentito il coinvolgimento online per valutazioni, compiti, supporto tra studenti e docenti. I paesi con una solida infrastruttura Internet, come la Corea del Sud, hanno tratto importanti vantaggi quando si è trattato di continuare l'istruzione online. Le preoccupazioni si sono amplificate nei paesi con meno infrastrutture. In Indonesia, ad esempio, gli studenti hanno offerto risposte contrastanti per la recente transizione forzata ai corsi online. Alcuni ritengono che le lezioni online siano meno efficaci e faticano a interagire online con docenti e colleghi. Ciò non è solo a causa di problemi di accesso a Internet, ma anche perché gli studenti (e il personale docente) non sono abituati a tali ambienti o non hanno le competenze per fare un uso ottimale di tali piattaforme. In un sondaggio condotto su 1.045 studenti della "Indonesia University of Education" a Bandung, il 48% degli studenti ha detto di necessitare di più tempo per abituarsi all'apprendimento basato su Internet, nonostante la disponibilità di applicazioni didattiche .
Di fronte a queste sfide, è necessaria la piena collaborazioni tra istituzioni e tra settore privato e istituzioni e in molte nazioni asiatiche dove la Chiesa cattolica e le altre Chiese cristiane sono direttamente impegnate nel'opera di istruzione, gestendo scuole di ogni ordine e grado, ci si concentra sul benessere degli studenti e sul sostegno a medio e lungo termine al sistema scolastico, decisivo per la società. Alcune istituzioni in Vietnam stanno fornendo borse di studio a studenti le cui famiglie sono le più colpite dalla pandemia. Nelle Filippine, le istituzioni stanno valutando se rimborsare le tasse universitarie agli studenti e in Thailandia 52 università si sono impegnate a ridurre le tasse scolastiche per alleviare la pressione sugli studenti. Queste iniziative di sostegno alle famiglie e di interventi delle istituzioni rappresentano interventi nella giusta direzione che, secondo le Chiese asiatiche, possono ridurre l'impatto della pandemia sulla scuola e dunque futuro dei giovani.
(PA) (Agenzia Fides 7/9/2020)
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ASIA/MACAO - Da famiglia a famiglia: i missionari Clarettiani lanciano un'iniziativa per nutrire i bisognosi, ispirata a Madre Teresa
 
Macao (Agenzia Fides) - I missionari Clarettiani hanno dato vita a un'iniziativa per nutrire i bisognosi a Macao, ispirandosi a Madre Teresa di Calcutta, la santa che tanto ha fatto per i poveri e i diseredati in India. Come appreso dall'Agenzia Fides, l'iniziativa - avviata il 5 settembre, giorno in cui la Chiesa ricorda la Santa - è stata intitolata Mother's meal" ("Il pasto della Madre"). Per inaugurarla, missionari e i volontari hanno distribuito un kit alimentare di sopravvivenza a 50 famiglie di migranti, particolarmente colpite in tempo di Covid-19.
Padre Jijo Kandamkulathy, Clarettiano indiano, tra i fondatori del programma "Mother’s Meal, ha organizzato la distribuzione del kit per integrare le provviste alimentari a famiglia vulenerabili e indigenti. I pacchi sono stati preparati grazie a una raccolta operata nelle scorse settimane presso famiglie benestanti. L'idea del "Mother's Meal" è, infatti, quella di coinvolgere famiglie che possono permettersi di sostenere un'altra famiglia in difficoltà e si offrono per fornirle un aiuto costante per un anno.
Anche il Vescovo Stephen Lee Bun Sang di Macao , apprezzando l'iniziativa, ha voluto contribuire dando assistenza finanziaria, per consentire alle famiglie di sopravvivere in tempo di pandemia. “Ciascuna di queste famiglie viene selezionata in base alle proprie difficoltà socio-economiche. Meritano il nostro sostegno". ha rimarcato Terry, laica volontaria, coordinatrice del progetto.
Padre George Kannanthanam, il Clarettiano e Direttore di Mother’s Meal, ha detto: “Prendiamo esempio da Madre Teresa: se non possiamo nutrire 100 persone, possiamo sfamare almeno una persona. Mother’s Meal è la realizzazione di quel sogno di Madre Teresa". "Il movimento Mother’s Meal intende garantire cibo in ogni famiglia che deve affrontare la crisi economica a causa dell'impatto del coronavirus", ha detto.
Il movimento "Mother’s Meal" è stato già avviato in India nel 16 luglio 2020, in occasione del 50 ° anno di presenza clarettiana in India. Successivamente è stato esteso a 1.000 famiglie in diversi stati indiani, privilegiando famiglie con disabilità e malati terminali, oltre a vedove e anziani senza alcun sostegno. "Mother’s Meal è nato proprio per essere un sostegno per le famiglie più vulnerabili che lottano per sopravvivere. Ne sono molte anche a Macao e desideriamo estenderlo ulteriormente, in alte nazioni del mondo", ha detto p. Kannanthanam.
Secondo Sibu George, coordinatore del programma in India, già vi sono nuove richieste di attivarlo in Sri Lanka e in paesi dell'Africa.
L'idea di impegnarsi nell'iniziativa "Mother's Meal" è stata discussa e approvata dai Clarettiani dopo che l'Ong "Oxfam" (confederazione di 20 organizzazioni indipendenti che opera per alleviare la povertà a livello globale) ha affermato che fino a 12.000 persone potrebbero morire ogni giorno a causa della fame indotta dal Covid-19.
(SD-PA) (Agenzia Fides 7/9/2020)
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AMERICA/BRASILE - Festa dell’Indipendenza: “vedere le molte ricchezze che esistono nelle nostre differenze”
 
Brasilia (Agenzia Fides) – “La Festa dell’Indipendenza non va vissuta come un semplice giorno festivo, ma come un momento per celebrare la convinzione che tutti i brasiliani, ognuno con la propria differenza, dipendono l'uno dall'altro. Un paese migliore, più giusto e più fraterno, non può essere costruito con l'ostilità, con azioni che cercano di distruggere gli altri”. Lo afferma in un video messaggio per la Festa dell’Indipendenza del Brasile, che si celebra oggi, 7 settembre, il Presidente della Conferenza nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), Mons. Walmor Oliveira de Azevedo, Arcivescovo di Belo Horizonte. Nel messaggio, pervenuto all’Agenzia Fides, l’Arcivescovo ribadisce l'importanza della democrazia e della partecipazione dei cittadini come percorsi che consentono alle differenze di articolarsi e diventare ricchezza nella costruzione del presente e del futuro del Brasile, come risposta alle sfide poste dal Coronavirus.
"Celebriamo una Festa dell’indipendenza segnata da lutti e molte malattie" sottolinea il Presidente della CNBB riferendosi alla pandemia di Covid-19, ed esorta: “Questo momento impegnativo che affrontiamo non vincerà contro la società brasiliana che è forte, che sa combattere e ha superato tante altre avversità. Alla fine, la vita vince sempre, è ciò che ci mostra il Maestro Gesù… Insieme costruiremo una nuova era basata sulla forza della solidarietà”.
Nel suo messaggio Mons. Oliveira de Azevedo denuncia il clima ostile creato dal dilagare delle aggressioni, attraverso i social network, che allontanano dalla fraternità, dal rispetto per le differenze e dal dialogo. "La cultura della partecipazione responsabile e dei cittadini rimanga salda di fronte alle manifestazioni antidemocratiche e il principio di solidarietà prevalga in tutti i dibattiti" ha detto nel suo messaggio, sottolineando che l'indipendenza del Brasile deve essere costruita ogni giorno. "La democrazia e le sue istituzioni devono essere preservate e rafforzate" afferma l'Arcivescovo, chiedendo il rispetto della Costituzione federale del 1988.
In questa giornata l'Arcivescovo di Belo Horizonte invita a pensare ai brasiliani disoccupati o sottoccupati, ad ascoltare il grido dei più poveri e dei più vulnerabili, a rinnovare l’impegno per la vita, e conclude: “C'è una chiamata bellissima e stimolante in questo 7 settembre, la Giornata dell’indipendenza. Ognuno di noi brasiliani ha bisogno di vedere le molte ricchezze che esistono nelle nostre differenze. È essenziale riconoscere, soprattutto, che ogni persona è simile, un fratello, una sorella. Quando si riconosce la dignità della vita umana, che tutti sono figli e figlie di Dio, si rafforza la fedeltà ai principi etici che garantiscono la convivialità”. (SL) (Agenzia Fides 7/9/2020)
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AMERICA/HONDURAS - Il Cardinale Rodríguez Maradiaga per il Mese della patria: "Il potere è servizio e ricerca del bene comune"
 
Tegucigalpa (Agenzia Fides) - Il Cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, Arcivescovo di Tegucigalpa, nella sua omelia durante la messa di ieri, ha fatto riferimento al Mese della patria appena iniziato e alla classe politica dell'Honduras, che nella ricerca del potere ricorre a diversi mezzi illeciti, come l'uso della religione, la manipolazione delle leggi e la corruzione.
"Abbiamo iniziato queste celebrazioni del Mese della patria, che non sono semplicemente un ‘torcicollo’, un guardare insieme indietro, perché sarebbe ridicolo per un popolo che cammina verso un futuro migliore, visto che tutti noi vogliamo vivere non pensando solo a quello che è successo, dobbiamo pensare ad un futuro che deve essere costruito da tutti e, naturalmente, questa pandemia ci ha portato purtroppo molti altri problemi" ha esordito il Cardinale.
"Uno dei problemi è la miopia politica, la miopia spirituale. C'è un detto popolare che si ripete spesso: ‘Dio acceca quelli che vuole perdere’. Vale la pena che, in questo Mese della patria, coloro che cercano il potere tengano presente questa prospettiva, che non diventino ciechi nella ricerca del potere, perché perderanno" ha detto.
L'Arcivescovo di Tegucigalpa ha aggiunto che il principio fondamentale del potere è quello di servire e ha ricordato Madre Teresa: "Ieri abbiamo celebrato la festa di Santa Teresa di Calcutta, lei ha detto molto semplicemente, che bisogna servire, e chi non serve è inutile per esercitare qualsiasi potere". Il Cardinale ha avvertito che, secondo la storia dell'America Latina, chiunque abbia tentato di usare la religione per ottenere il potere ha fallito nel suo tentativo. "Chi ha voluto formare partiti politici usando la religione, è rimasto sconfitto. Il bene comune è ciò che dovrebbe guidare tutte le nostre attività, la gente se ne accorge e così i leader politici non devono pensare che con le manovre del passato otterranno il potere" ha rilevato.
"Questo Mese della patria non si può celebrare semplicemente con parole vuote, ma con fatti; i problemi principali del nostro paese non sono le leggi che vengono manipolate e usate per capriccio, i problemi principali rimandano a come possiamo unire questo popolo, nel servizio, nella ricerca del bene comune. Sono i criteri etici quelli che devono guidare le nostre azioni e la nostra vita" ha concluso.
L’Honduras celebra il Mese della patria a settembre: il primo giorno è la Giornata della Bandiera Nazionale, il 15 il giorno dell'indipendenza nazionale e il 29 l'Anniversario di Tegucigalpa e festa di San Michele Arcangelo, feste molto sentite a livello popolare.
(CE) (Agenzia Fides 7/09/2020)

mercoledì 19 febbraio 2020

Agenzia Fides 19 febbraio 2020

AFRICA/NIGERIA - Liberato p. Oboh, il prete nigeriano rapito la scorsa settimana
 
Abuja (Agenzia Fides) - È stato liberato nella serata di ieri, 18 febbraio, P. Nicholas Oboh, il prete nigeriano rapito la scorsa settimana nella regione sud-occidentale della Nigeria (vedi Fides 15/2/2020). “Sono lieto di informarvi che il nostro sacerdote rapito giovedì scorso, P. Nicolas Oboh, ha riguadagnato la sua libertà" ha detto un portavoce della diocesi di Uromi in un messaggio trasmesso via WhatsApp il 18 febbraio. “È stato rilasciato stasera" ha detto il portavoce. “Molte grazie per le vostre preghiere”.
Il rapimento di p. Oboh è l'ultimo di una serie di rapimenti e uccisioni in Nigeria di cattolici e di appartenenti ad altre confessioni cristiane. All'inizio di questa settimana, nello Stato di Borno un gruppo di militanti islamisti ha assalito alcuni veicoli, dandoli alle fiamme, uccidendo 30 persone, tra cui una madre incinta e il suo bambino. L'attacco ha anche distrutto 18 veicoli pieni di scorte di cibo per la regione.
Ricordiamo inoltre i quattro seminaristi rapiti dal seminario maggiore del Buon Pastore di Kakau, nello Stato di Kaduna, nel nord-ovest della Nigeria, da uomini armati nella notte dell'8 gennaio (vedi Fides 13/1/2020). Il più giovane di questi, Michael Nnadi (18 anni), è stato ucciso mentre gli altri tre sono stati liberati (vedi Fides 3/2/2020), ma uno si trova in ospedale in condizioni critiche per le ferite subite. (L.M.) (Agenzia Fides 19/2/2020)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - La diocesi di Yopougon impegna i suoi sacerdoti a combattere la violenza e gli abusi sessuali
 
Abidjan (Agenzia Fides) - Impegnare i propri sacerdoti nella lotta della Chiesa universale contro gli abusi sessuali e a favore della protezione dei minori e delle persone vulnerabili. È l’obiettivo che si è dato Sua Ecc. Mons. Jean Salomon Lézoutié, Vescovo di Yopougon in Costa d'Avorio, che ha organizzato un corso di formazione sull'argomento per sacerdoti diocesani e religiosi, svoltosi il 13 febbraio.
Il corso si è tenuto presso il Centro Mons. Alexandre Chapoulie, ed è stato organizzato dal Centro per la protezione dei minori e delle persone vulnerabili dell’Istituto Cattolico Missionario (ICMA). Secondo p. Donatien Lolo, Vicario episcopale responsabile del clero diocesano, il corso di formazione “ci invita a raddoppiare la vigilanza e ad accrescere la prudenza nell'accompagnare i bambini e persino gli adulti, perché dobbiamo ricordare che rischiamo di distruggere le vite con gesti e comportamenti inappropriati e indelicati”. Ha poi aggiunto che “la formazione è un mezzo molto efficace per prevenire e combattere queste tristi pratiche che deturpano la Chiesa”.
Al termine del corso, seguendo la logica di "tolleranza zero" di Papa Francesco e della Chiesa universale per la prevenzione e la gestione in modo trasparente e rigoroso dei casi di abuso sessuale di minori o sulle persone vulnerabili, la diocesi di Yopougon ha adottato alcune misure che includono, tra le altre cose, l'offerta agli operatori pastorali di un codice di condotta contro l'abuso sessuale e per la protezione di minori e persone vulnerabili, elaborato dalla Conferenza Episcopale della Costa d'Avorio la cui convalida è in attesa di approvazione da parte della Santa Sede. Verranno inoltre creati nei prossimi giorni degli uffici di segnalazione per il sostegno sia delle vittima che del sacerdote accusato. Verranno infine aumentati i corsi di formazione e sensibilizzazione affinché tutti siano coinvolti in questa lotta. (S.S.) (Agenzia Fides 19/2/2020)

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ASIA/MALAYSIA - Pace, amore e fede: pietre angolari di una società armoniosa
 
Kuching (agenzia Fides) - La Chiesa cattolica nello stato del Sarawak, parte del Borneo malaysiano, è costantemente impegnata a promuovere l'armonia interreligiosa nella società. Come appreso dall'Agenzia Fides, nei giorni scorsi l'Arcivescovo di Kuching, Simon Poh, e don Felix Au, della diocesi di Kuching, in Sarawak, hanno partecipato come delegati al 12° Forum multireligioso annuale presso l'Islamic Information Center. Giunto alla sua 12a edizione, il Forum rappresenta un'occasione di scambio e di confronto importante per affrontare questioni e preoccupazioni esistenti nelle diverse comunità di fede in Malaysia. Quest'anno i rappresentanti di varie comunità religiose della regione si sono riuniti confrontandosi su di un tema che li ha visti tutti coinvolti: "Pace, amore e fede: pietre angolari di una società armoniosa".
Don Felix Au ha spiegato ai presenti la prospettiva di un cristiano e ha toccato l'importanza di amare Dio e il prossimo, per portare il "frutto dell'amore" che è la pace. "Amare Dio è il primo e il più grande di tutti i comandamenti" ha detto. "L'espressione pratica di amare Dio è strettamente connessa con l'altro grande comandamento: amare il prossimo come te stesso" ha rimarcato il sacerdote. Don Au ha anche fatto riferimento alla parabola del Buon samaritano, applicandola al contesto della Malaysia e auspicando che ogni cittadino "possa essere aperto, umile e rispettoso verso gli altri fratelli e sorelle". "L'obiettivo del dialogo religioso - ha detto - non è 'avere la meglio in una discussione' o convertire l'interlocutore, ma di arrivare insieme alla pace, alla comprensione e al maggiore rispetto reciproco".
Il leader Desmond Tan, rappresentante del Taoismo, ha condiviso il suo pensiero, rimarcando "l'importanza di creare armonia con la natura", mentre Gurdial Singh, in rappresentanza della religione sikh ha affermato che "coltivare l'amore in se stessi e l'amore per Dio sono le chiavi per raggiungere la pace". Il Forum ha anche accolto le opinioni dei rappresentanti di fede Baha’i e di Wan Muhammad Mujahid Bin Wan Alwi, che ha parlato della prospettiva islamica.
I leader presenti hanno concordato sul fatto che l'atmosfera di comprensione e unità, a livello culturale e religioso, che si vive negli stati del Borneo malaysiano (Sabah e Sarawak) può essere un buon esempio per la società della Malaysia peninsulare. E' importante anche che le autorità civili promuovano politiche e una prassi sociale di integrazione nella gestione della religione e delle relazioni interetniche nel paese, hanno affermato. Un aspetto importante, al fine di tutelare sempre l'armonia interreligiosa, è individuare e svelare se alcune questioni religiose sono manipolate da individui con una agenda personale o in cerca di consenso elettorale. I cittadini malaysiani sono chiamati a riconoscere queste trappole e a tenere alto il livello di tolleranza, rispetto e fiducia verso altre persone, di fede, cultura o etnia differente, continuando a cercare la comprensione reciproca per combattere idee estremiste e radicali. E' stato questo l'appello conclusivo lanciato dai delegati presenti.
La Malaysia è un paese multietnico, multiculturale e multi-religioso. La sua popolazione è composta da quasi 32 milioni di persone, di cui oltre il 60% sono musulmani etnici Maaya. I cattolici rappresentano il 4% della popolazione. (SD-PA) (Agenzia Fides 19/2/2020)
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ASIA/AFGHANISTAN - Scuola per i bambini Down: la missione delle suore a Kabul
 
Kabul (Agenzia Fides) - “L’operato delle suore a Kabul continua in maniera instancabile. Sappiamo che tra qualche giorno dovrebbe ricominciare l’anno scolastico con circa un mese di ritardo. Al ritorno dalle vacanze invernali, infatti, la neve e il freddo avevano congelato le tubature per l’erogazione dell’acqua, ma ora il problema sembra essere stato risolto. Attualmente, le nostre tre suore si occupano dell’istruzione di circa quaranta bambini affetti da sindrome di Down. Gli studenti sono distribuiti in 4 aule, guidati da insegnanti locali. Le lezioni iniziano al mattino, intorno alle 8 e terminano il pomeriggio verso le 16”. E’ quanto racconta all’Agenzia Fides padre Matteo Sanavio, sacerdote della Congregazione dei padri Rogazionisti e referente dell’Associazione "Pro Bambini di Kabul". Si tratta di una realtà intercongregazionale (che accoglie, cioè, religiose di diversi Ordini) nata su iniziativa del sacerdote Guanelliano p. Giancarlo Pravettoni per rispondere alla richiesta di Giovanni Paolo II che, nel discorso di Natale del 2001, lancio un appello al mondo per salvare i bambini afghani.
“Le suore sono supportate in tutto dall’Associazione, che vive quasi esclusivamente di donazioni. Fino allo scorso anno avevamo dubbi sul fatto che potessimo continuare questo servizio nel 2020, ma abbiamo organizzato raccolte e cercato nuovi sostenitori. La Provvidenza dimostra sempre di non abbandonarci”, spiega p. Sanavio, che aggiunge: “Tutto sommato adesso la situazione è abbastanza tranquilla, non abbiamo notizie di disordini a Kabul. Il problema più grande resta quello di garantire un ricambio tra le religiose presenti nella scuola: a novembre erano rimaste in due e la situazione era piuttosto precaria, ma poi siamo riusciti a garantire nuovamente la presenza di tre sorelle”. Nel reperire le religiose, che giungono per un periodo di missione, vi è la necessità di suore che abbiano una cultura vicina a quella afghana o che, per lo meno, conoscano la lingua araba. Soprattutto bisogna trovare suore disposte a trascorrere due o tre anni della propria vita compiendo grandi sacrifici, in condizioni precarie.
In Afghanistan, dove l’Islam è riconosciuto come religione di Stato, la presenza cattolica fu ammessa all'inizio del Novecento come semplice assistenza spirituale all’interno dell’Ambasciata italiana a Kabul, con il primo sacerdote Barnabita. Nel 2002 è stata creata la “Missio sui iuris” da Giovanni Paolo II. Oggi la missione cattolica continua ad aver base nella struttura diplomatica ed è affidata al Barnabita padre Giovanni Scalese. Nella capitale afghana sono operative, inoltre, le suore Missionarie della Carità. (LF-PA) (Agenzia Fides 19/2/2020)
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ASIA/IRAQ - Gli Emirati Arabi (con patrocinio Unesco) finanziano la ricostruzione della chiesa di San Tommaso a Mosul
 
Mosul (Agenzia Fides) – Inizieranno entro aprile i lavori di ricostruzione e restauro della chiesa di San Tommaso a Mosul, devastata - ma non completamente distrutta - nel tempo in cui la metropoli irachena era sotto il controllo dei jihadisti dell’auto-proclamato Stato Islamico. La ricostruzione del luogo di culto cristiano, appartenente alla Chiesa siro–cattolica, viene presentata anche da commentatori locali come un segno della rinascita di Mosul: a sostenere l’opera di restauro sarà l’Unesco, grazie soprattutto a un cospicuo finanziamento fornito dagli Emirati Arabi Uniti.
Il progetto fa parte dell’iniziativa “Revive the spirit of Mosul”, lanciata nel 2018 e volta a raccogliere fondi per ricostruire monumenti e luoghi di culto che simboleggiano l’identità plurale, multietnica e multireligiosa della città nord-irachena, e che hanno subito gravi danni durante l’occupazione jihadista. Il programma di restauri ha ricevuto dalle autorità degli Emirati Arabi Uniti un finanziamento di 50 milioni di dollari.
Durante l’occupazione jihadista e nelle fasi di conflitto terminate nel dicembre 2017 con la riconquista di Mosul da parte delle forze armate irachene, la chiesa di San Tommaso aveva subito gravi danni alle mura esterne e al colonnato interno che separa le navate. La portata simbolica del restauro della chiesa di San Tommaso è stata sottolineata in un comunicato dell’Unesco, che descrive il luogo di culto cristiano come un emblema della storia di Mosul, che in passato è stata "crocevia di culture e rifugio tranquillo per diverse comunità religiose nel corso dei secoli". La chiesa si trova nella parte storica della città, sulla sponda orientale del fiume Tigri, ed è stata costruita nel 1859.
Dopo gli anni dell’occupazione jihadista di Mosul, e a più di un anno e mezzo dalla sua liberazione, proprio la chiesa di San Tommaso, ancora ingombra di macerie, ha ospitato giovedì 28 febbraio 2019 una “Messa per la pace” (nella foto) che ha registrato anche la presenza di musulmani e di membri di minoranze non cristiane, nel segno dell’auspicata riconciliazione tra le diverse componenti della popolazione locale. La liturgia eucaristica, come riferito dall’Agenzia Fides (vedi Fides 1/3/2019), fu celebrata dall’Arcivescovo siro cattolico Boutros Moshi, e vide la partecipazione dell’Arcivescovo caldeo Najib Mikhail Moussa OP, insieme a diverse suore, sacerdoti, rappresentanti delle organizzazioni della società civile e gruppi di musulmani, yazudi, shabak, curdi e turkmeni.
Quella liturgia eucaristica rappresentò un passaggio importante del progetto sostenuto dall’Associazione Italiana "Un Ponte Per…", progetto volto a sostenere iniziative e processi di riconciliazione tra le diverse componenti della popolazione e il superamento delle ferite, dei risentimenti e dei sospetti lasciati in eredità dal conflitto.
Nella cornice dell’iniziativa “revive the spirit of Mosul” sono già iniziati anche i lavori di restauro della grande moschea di al Nuri. Il 5 luglio 2014, Abu Bakr al Baghdadi pronunciò la sua prima allocuzione dopo essere stato proclamato “Califfo” dello Stato islamico.
Intanto, domenica 16 febbraio, Najm al-Jubouri, governatore della Provincia irachena di Ninive, ha riferito che negli ultimi tempi sono state 79 le famiglie cristiane ritornate alle proprie case nella Piana di Ninive, da dove erano dovute fuggire precipitosamente nel giugno 2014 davanti all’avanzata delle milizie jihadiste di Daesh. Al Jubouri ha ribadito che il ritorno degli sfollati nelle loro aree di tradizionale insediamento rappresenta una priorità per le autorità locali irachene. Nondimeno, diverse ricerche e indagini sui processi di contro-esodo concordano nel riferire che rimane piuttosto bassa la percentuale di sfollati cristiani ritornati alle proprie case a Mosul e nella Provincia di Ninive. (GV) (Agenzia Fides 19/2/2020).
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AMERICA - I Vescovi del continente riuniti per analizzare le situazioni particolari e individuare linee comuni di azione
 
Tampa (Agenzia Fides) – Presiedendo la preghiera del mattino e poi l'Eucaristia, il Presidente del Consiglio episcopale per l'America Latina (CELAM), Mons. Miguel Cabrejos, Arcivescovo di Trujillo (Perù), ha dato inizio ieri all'incontro dei Vescovi della Chiesa in America. L’evento si svolge presso il centro di spiritualità Betania, nella città di Tampa - Florida (Stati Uniti), dal 17 al 20 febbraio.
Questo incontro, che è iniziato nel 1967, ha come temi centrali il contesto del Sinodo speciale sull'Amazonía e la recente Esortazione apostolica "Querida Amazonia", presentata in videoconferenza da Mauricio López, segretario della rete ecclesiale panamazonica, REPAM. Altro argomento di rilievo è la realtà delle comunità indigene in Canada e le sfide pastorali per la Chiesa in quel paese, tema che sarà presentato da Mons. Raymond Poisson, Vice presidente della Conferenza episcopale del Canada.
Mons. José Horacio Gómez, Presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, ha presentato il tema dell'evangelizzazione nell'unione americana con la sfida di accompagnare una pastorale integrativa per gli immigrati e le strategie da adottare per avvicinarsi ai cattolici che si allontano sempre di più dalla Chiesa.
La prima giornata si è conclusa con la presentazione della crisi socio-politica vissuta da alcuni paesi dell'America Latina e dei Caraibi, da parte di Rodrigo Guerra, direttore del Center for Advanced Social Research.
Tale incontro, che si svolge ogni due anni, è l’unico che riunisce la Presidenza della Conferenza dei Vescovi cattolici degli Stati Uniti (USCCB), della Conferenza episcopale del Canada (CCCB) e il Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM) per coordinare linee comuni di azione a livello continentale.
(CE) (Agenzia Fides, 19/02/2020)
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AMERICA/BOLIVIA - Dilaga la dengue: la Chiesa sollecita la popolazione a collaborare per limitarne la diffusione
 
Santa Cruz (Agenzia Fides) – In Bolivia la popolazione è in allerta per la propagazione del virus della dengue che sta facendo registrare picchi molto elevati di contagi. “Il Signore ci chiede di essere corresponsabili nell'attuare le misure preventive che le autorità sanitarie hanno pianificato, ci invita ad essere solidali con i malati ma anche ad affidarli insieme alle loro famiglie alla Vergine Maria” ha detto mons. Sergio Gualberti, Arcivescovo di Santa Cruz rivolgendosi ai fedeli durante l’omelia della messa domenicale.
In occasione della Giornata Mondiale del Malato, celebrata lo scorso 11 febbraio, mons. Gualberti ha sottolineato la peculiarità di questa giornata, dando particolare rilevanza ai contagi di dengue in Bolivia e alla minaccia globale del coronavirus.
L’intera popolazione boliviana – esorta la Chiesa Cattolica – è chiamata ad assumersi la responsabilità di attenersi alle misure di prevenzione programmate dalle autorità sanitarie nelle aree endemiche. Dall’inizio del mese il Ministero della Sanità ha segnalato 5 decessi a causa della dengue in Bolivia, 9.142 casi sospetti e 1.943 confermati. Secondo il bilancio provvisorio, la situazione è particolarmente allarmante nel dipartimento di Santa Cruz, dove è stata registrata la più alta prevalenza della malattia con 5.641 casi sospetti e 1.245 confermati.
Secondo i dati diffusi dall’Organizzazione panamericana della salute (Ops) nel 2019, nell’America del Sud la propagazione del virus della dengue ha toccato picchi storici: i casi accertati di infezione sono stati circa 3 milioni 140 mila, per un totale di oltre 1.500 decessi. Nelle prime quattro settimane del 2020 sono già stati più di 125mila i nuovi casi, in netta crescita. In Bolivia, le istituzioni, la Chiesa e la società civile chiedono alla popolazione di collaborare attivamente per frenare la diffusione della malattia.
(AP) (19/2/2020 Agenzia Fides)
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AMERICA/VENEZUELA - Una connotazione missionaria alla Giornata Nazionale della Gioventù
 
Maracaibo (Agenzia Fides) – Nell’ambito delle diverse iniziative previste per la Giornata Nazionale della Gioventù (JNJ), che in Venezuela viene celebrata la domenica più vicina al 12 febbraio, i gruppi missionari giovanili delle parrocchie dell’arcidiocesi di Maracaibo hanno preso parte al Sabato Giovanile Missionario (SAJUMI), che si è svolto il 15 febbraio nella chiesa di San Martin de Porres. Secondo le informazioni pervenute a Fides, la giornata è stata scandita da varie attività formative, ricreative, di preghiera, di riflessione e di evangelizzazione. All'evento hanno partecipato oltre cento giovani di diverse comunità che condividono il carisma del Servizio di animazione e cooperazione missionaria, Jovenmision. Anche il Seminario maggiore di Maracaibo ha svolto iniziative di evangelizzazione e di fratellanza attraverso le attività sportive.
La Pastorale Giovanile dell’arcidiocesi di Maracaibo ha celebrato la 13ma Giornata Nazionale della Gioventù (JNJ) attraverso numerose attività che si sono svolte nelle parrocchie, secondo il motto scelto dalla Pastorale Giovenile del Venezuela: “Giovane venezuelano, Cristo vive e ti ama vivo!”, che era accompagnato dalla citazione biblica dell’annunciazione: “Perché nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37).
Tutti i sacerdoti sono stati invitati a celebrare questa Giornata in ogni parrocchia durante l'Eucaristia domenicale del 16 febbraio, seguendo le indicazioni di un sussidio guida, affinché questa intenzione della Chiesa del Venezuela fosse presente nella liturgia e i fedeli fossero motivati a collaborare con la loro preghiera e una colletta speciale per il lavoro portato avanti dalla Pastorale Giovanile nel paese. La Giornata Nazionale della Gioventù è uno spazio dedicato ai giovani per l'ascolto, la riflessione, la condivisione di esperienze e momenti celebrativi. (SL) (Agenzia Fides 19/2/2020)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

The Chosen ...é sufficiente per me...posso fare molto con questo ..

Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occ...