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venerdì 20 maggio 2016

Bollettino dell'agenzia Fides del 20 maggio 2016

AFRICA/NIGERIA - “La liberazione delle ragazze di Chibok è un segno importante” afferma il Card. Onaiyekan
 
Abuja (Agenzia Fides) - “La domanda che dobbiamo porci è: come mai fino adesso non le abbiamo trovate a due anni dal loro rapimento?” dice all’Agenzia Fides Sua Eminenza il Card. John Olorunfemi Onaiyekan, Arcivescovo di Abuja, commentando la recente liberazione di due delle 219 ragazze rapite nella notte del 14 aprile 2014 nella loro scuola a Chibok nel nord della Nigeria da parte della setta islamista Boko Haram.
“Sappiamo che diverse centinaia di donne e bambini rapiti da Boko Haram sono stati liberati in questi ultimi mesi grazie alle operazioni condotte dall’esercito” sottolinea il Cardinale. “Ma le ragazze di Chibok hanno un valore speciale, a causa della mobilitazione mediatica internazionale in loro favore, per cui sembra che Boko Haram le nasconda con maggior cura rispetto agli altri rapiti. Quindi se iniziamo a trovare le ragazze di Chibok è un segno che finalmente l’organizzazione di Boko Haram sta crollando” afferma il Cardinale, che si dice “preoccupato per le condizioni di salute di queste povere ragazze che hanno subito violenze profonde. Gli uomini di Boko Haram sono infatti ricompensati dalla loro organizzazione non tanto con denaro ma con le ragazze da loro rapite”.
Nonostante l’impegno delle forze militari nel dare la caccia a Boko Haram, le condizioni sicurezza generali della Nigeria rimangono preoccupanti. Lo stesso Card. Onaiyekan di recente è stato coinvolto in un agguato stradale attribuito a pastori Fulani (vedi Fides 2/5/2016). “Non posso dire se fossero pastori fulani coloro che hanno sparato alla mia vettura, perché hanno sparato dalla foresta verso la strada e non ho visto nessuno” dice il Cardinale. “Si è sicuramente trattato di un agguato stradale come ce ne sono purtroppo tanti in Nigeria e non di un attentato mirato alla mia persona. Le violenze dei pastori Fulani sono un problema che va risolto, cercando l’interesse di tutti, ma è la situazione di insicurezza generale nella quale vive il Paese ad essere maggiormente preoccupante” conclude il Cardinale. (L.M.) (Agenzia Fides 20/5/2016) 
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AFRICA/KENYA - Chiusura di Dadaab: il Presidente Kenyatta ne discute con il Consiglio di Sicurezza dell’ONU
 
Nairobi (Agenzia Fides)- Il Presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta, si incontra oggi, 20 maggio, con i membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU giunti a Nairobi per discutere la decisione keniana di chiudere il campo di rifugiati di Dadaab, rimpatriando le persone accolte, oltre che della situazione in Somalia, da dove proviene la maggior parte dei richiedenti asilo in Kenya.
L’incontro con i 15 diplomatici del Consiglio di Sicurezza segue l’appello lanciato dal Segretario Generale dell’ONU, Ban Ki-Moon, al Presidente Kenyatta di non chiudere Dadaab. I Vescovi keniani hanno fortemente criticato il rimpatrio forzato, pur mostrando comprensione per le preoccupazioni delle autorità nazionali relative alla sicurezza (vedi Fides 19/5/2016).
Il Kenya ha giustificato la chiusura del campo d’accoglienza di rifugiati più grande del mondo affermando che al suo interno si nascondono cellule terroristiche degli Shabaab somali che hanno commesso attentati sul suo territorio. “Alcuni dei più grandi attacchi terroristici, compreso quello al centro commerciale Westgate, sono stati pianificati ed eseguiti a partire da Dadaab” ha affermato un altro funzionario del Ministero degli Interni keniano.
Secondo Nairobi, la sicurezza del Kenya è strettamente legata alla situazione in Somalia, e uno dei punti discussi tra Kenyatta e i rappresentanti dell’ONU è la mancanza di truppe dell’AMISOM (la missione dell’Unione Africana in Somalia che riceve finanziamenti dall’ONU) nella regione di Gedo, “che è diventata un bastione degli Shabaab da dove colpiscono le truppe keniane impegnate in Somalia e persone lungo il confine tra Kenya e Somalia” rimarca un comunicato della Presidenza keniana.
Il comunicato lamenta pure “la recente decisione dell’Unione Europea di ridurre del 20 % i fondi all’AMISOM. Ugualmente importante, è la tentazione dei nostri partner internazionali di dimenticare che l’Unione Africana è in Somalia per conto delle Nazioni Unite”.
L’annuncio della chiusura di Dadaab potrebbe essere interpretata come una mossa per esercitare pressioni su ONU, Unione Europea ed altri partner internazionali perché prendano in considerazioni le preoccupazioni di Nairobi sulla sua sicurezza. (L.M.) (Agenzia Fides 20/5/2016)
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AFRICA/BURKINA FASO - “Fermare il fenomeno dei matrimoni precoci”, il monito del Vescovo di Tenkodogo
 
Roma (Agenzia Fides) – Come tutte le giovani diocesi, anche quella di Tenkodogo in Burkina Faso, ha tante difficoltà da affrontare e, soprattutto per la vastità dell’area che le è affidata, si muove lentamente in tutti i settori. “A Tenkodogo mancano tante strutture di base, come dispensari e scuole, ma il fenomeno dei matrimoni precoci è una delle piaghe più gravi che affligge la popolazione della mia diocesi, alle quali occorre porre subito un rimedio” racconta all’Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Prosper Kontiebo, primo Vescovo dei Missionari Camilliani, MI (vedi Agenzia Fides 13/2/2012).
“Le bambine, ancora prima di nascere, sono destinate a sposarsi e i genitori, una volta nate, impediscono loro di andare a scuola per evitare che abbiano contatti esterni. Si tratta di un problema molto serio. Per aiutare questa fascia di popolazione stiamo pensando di progettare un collegio che faccia anche da casa di accoglienza per queste bambine, dove si potrebbe garantire loro, oltre che istruzione, una vera ‘liberazione’ da questa schiavitù alla quale sarebbero destinate” conclude il Vescovo.
(AP) (20/5/2016 Agenzia Fides)
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ASIA/GIORDANIA - Aiuti dagli Emirati Arabi per i rifugiati cristiani iracheni
 
Amman (Agenzia Fides) – Le undici famiglie di rifugiati cristiani iracheni originari di Mosul che hanno trovato ospitalità a Naur, area urbana occidentale della municipalità di Amman, riceveranno anche quest'anno aiuti materiali a loro riservati provenienti dagli Emirati Arabi Uniti. Nella giornata di ieri, giovedì 19 maggio, padre Rifat Bader, sacerdote giordano promotore del Catholic Centre for Studies and Media e del sito onlineabouna.org, ha ricevuto presso la chiesa del Sacro Cuore, il dottor Bilal Bdur, Ambasciatore degli Emirati Arabi in Giordania, insieme ai rappresentanti di Caritas Jordan e a una parte della famiglie di profughi cristiani iracheni che risiedono in quell'area.
Già lo scorso anno gli Emirati Arabi Uniti avevano offerto un significativo aiuto finanziario per il sostegno dello stesso gruppo di famiglie irachene.
Padre Rifat, nel suo discorso di benvenuto, ha ricordato che le famiglie di rifugiati cristiani hanno potuto trasferirsi in case in affitto proprio grazie al sostegno finanziario mensile fornito loro dalla Mezzaluna Rossa degli Emirati, e ha anche espresso apprezzamento per la legge contro la diffamazione delle religioni e dei discorsi che diffondono odio sfruttando argomenti religiosi, promulgata di recente in quel Paese.
Il sostegno finanziario degli Emirati alle famiglie cristiane è stato presentato come un piccolo ma significativo esempio di collaborazione e amicizia tra cristiani e musulmani che è stato in grado di farsi carico di bisogni concreti, superarando l'astrattezza dei “discorsi enfatici” e dei formalismi auto-compiaciuti che a volte segnano certe riunioni dedicate al dialogo interreligioso.
Nel distretto urbano di Naur, situato ad ovest di Amman, vivono più di di 50.000 abitanti, molti dei quali cristiani palestinesi fuggiti dal loro Paese nel 1948 e nel 1967. (GV) (Agenzia Fides 20/5/2016). 
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ASIA/SIRIA - Armi dagli Usa alle “milizie cristiane”? L'Arcivescovo Hindo: forse i mercanti di armi devono svuotare i magazzini
 
Hassakè (Agenzia Fides) – L'idea di finanziare con i fondi del governo Usa le forniture di armi per le sedicenti “milizie cristiane” che si muovono nello scenario stravolto dei conflitti in atto in Siria e Iraq “è una follia, forse ispirata da qualche trafficante d'armi che non ha ancora svuotato i suoi magazzini”. Così l'Arcivescovo siro cattolico Jacques Behnan Hindo, alla guida dell'eparchia di Hassakè-Nisibi, commenta le notizie sul progetto di legge presentato al Congresso degli Stati Uniti per autorizzare il finanziamento di armi leggere e pesanti destinate in maniera mirata a gruppi armati che cercano di identificarsi come “braccio militare” di comunità cristiane locali (vedi Fides 19/5/2016).
Il progetto di legge è stato presentato su alcuni media statunitensi come una ricaduta pratica della dichiarazione con cui lo stesso Congresso Usa è stato condotto a definire come “Genocidio” le violenze subite dai cristiani da parte dei militanti jihadisti dell'autoproclamato Stato Islamico (Daesh). “Fin dal primo momento” riferisce all'Agenzia Fides l'Arcivescovo Hindo “ho pensato che quella campagna per far applicare alle sofferenze dei cristiani la categoria di 'Genocidio' fosse una operazione geopolitica che mirava a interessi concreti. Secondo le procedure Usa, chiamando in causa la categoria di Genocidio diventa più facile autorizzare operazioni militari o di altro tipo, più o meno trasparenti”.
Secondo l'Arcivescovo Hindo, “nella situazione in cui ci troviamo, in Iraq e in Siria, ogni individuo, anche cristiano, è chiamato a fare le sue scelte secondo coscienza. Ma se un cristiano vuole prendere parte alla liberazione dal Daesh, può farlo arruolandosi negli eserciti regolari. L'opzione di creare altre milizie settarie che pretendono di presentarsi come ‘cristiane’ è contro il Vangelo, ed è anche una scelta tatticamente suicida”. L'Arcivescovo siriano ricorda a tale proposito una vicenda che lo ha coinvolto in prima persona: “quando il conflitto in Siria ha raggiunto la nostra regione, il governo aveva offerto 700 kalashnikov da distribuire tra i cristiani di Hassakè, e mille per quelli di Qamishli, e io ho rifiutato. Noi siamo contro la violenza, da qualsiasi parte essa venga. Come pastori dobbiamo sostenere il nostro popolo camminando sulla via del Vangelo, qualunque sia la situazione in cui veniamo a trovarci. Inoltre, con certe scelt e sconsiderate rischiamo anche di far esporre tutti i cristiani a ritorsioni e violenze mirate”. (GV) (Agenzia Fides 20/5/2016). 
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AMERICA - La Presidenza del CELAM in visita alla Curia Romana per parlare di progetti
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – La presidenza del Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM) sta compiendo in questi giorni la sua visita annuale ai vari dicasteri della Curia Romana per uno scambio di punti di vista, in particolare sugli 80 progetti programmati, che spaziano dall’educazione all’evangelizzazione, dall’assistenza sanitaria alla promozione umana.
Ieri, 19 maggio, i membri della Presidenza sono stati ricevuti da Papa Francesco e, secondo la nota inviata a Fides, hanno avuto la possibilità di esprimere, in un dialogo aperto e fraterno, le preoccupazioni per ciò che sta accadendo nel campo sociale, politico ed economico in molti paesi dell'America Latina.
Il Cardinale colombiano, Ruben Salazar Gomez, Arcivescovo di Bogotà, Presidente del CELAM, ha sottolineato l'accoglienza e la disponibilità del Pontefice nel discutere su questi temi. "E' sempre molto bello l'incontro con il Papa, perché il Papa ha certamente il carisma di discernere ciò che è più importante e ci aiuta molto a discernere il nostro compito" ha commentato.
Il CELAM è stato creato nel 1955 ed è un organismo di comunione, riflessione, collaborazione e servizio come un segno e strumento di collegialità in comunione con la Chiesa universale e il suo capo visibile, il Romano Pontefice. L'attuale Presidenza è stata eletta nel 2015 e rimarrà in carica fino al 2019.
(CE) (Agenzia Fides, 20/05/2016)
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AMERICA/PORTO RICO - Obiettivi chiari per ridurre la povertà e proteggere la democrazia
 
San Juan (Agenzia Fides) – Il deputato del Wisconsin Sean Duffy ha presentato una nuova versione della normativa per contribuire a risolvere la crisi finanziaria in cui si trova Porto Rico. La recente proposta di legge per il Porto Rico, che supervisiona, gestisce e propone una azione di stabilità economica denominata "PROMESA" (ora HR 5278), offre strumenti per ridiscutere il debito e stabilisce un consiglio di sorveglianza fiscale.
Eric LeCompte, direttore esecutivo della “Jubilee USA Network”, la rete di organizzazioni e comunità religiose, ha inviato a Fides la seguente dichiarazione: "Il Congresso dovrebbe approvare queste norme legislative sul debito di Porto Rico il più presto possibile. Non ci può essere crescita economica a Porto Rico fino a quando non viene ridiscusso il debito. Senza una soluzione negoziata alla crisi, tale normativa prevede strumenti che possono aiutare a pagare il debito in tempi e modi diversi. Appena il processo di approvazione del Congresso procederà, lavoreremo su alcune migliorie. Abbiamo bisogno di obiettivi chiari per ridurre la povertà infantile sull'isola. Vogliamo una legislazione che protegga i lavoratori ordinari. Noi vogliamo proteggere la democrazia locale".
Porto Rico ancora soffre la crisi del debito finanziario, al punto che sono stati tagliati i servizi fondamentali per la popolazione (vedi Fides 18/03/2016) e si cominciano a vedere i gruppi che lasciano il paese per la paura e la povertà (vedi Fides 3/05/2016).
(CE) (Agenzia Fides, 20/05/2016)

mercoledì 2 dicembre 2015

Udienza di Mercoledi 2 dicembre


vaticanit - italiano has uploaded Papa: la convivenza tra ricchezza e povertà è uno scandalo
Papa: la convivenza tra ricchezza e povertà è uno scandalo
vaticanit - italiano
L’Africa è bella, nonostante lo scandalo della convivenza tra ricchezza e povertà, una vergogna per l’umanità in tutto il mondo. In una fredda ma soleggiata piazza San Pietro, in occasione dell’udienza generale, Papa Francesco si è soffermato sul suo recente viaggio internazionale, in Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana. Ai fedeli presenti ha ricordato come il Kenya rappresenti “bene la sfida globale della nostra epoca: tutelare il creato riformando il modello di sviluppo perché sia equo, inclusivo e sostenibile”. Dopo aver fatto memoria della tragica morte – lo scorso 2 aprile – dei giovani dell’Università di Garissa, barbaramente uccisi solo perché cristiani, il Pontefice ha poi rivolto lo sgu ...

domenica 19 luglio 2015

Bollettino Fides News del 18 luglio 2015

AFRICA/ETIOPIA - I Vescovi africani invocano “provvedimenti coraggiosi per uscire dalla povertà”
Addis Abeba (Agenzia Fides) - “Occorrono provvedimenti coraggiosi per far uscire dall’abbietta povertà intere comunità”. Lo ha affermato Sua Ecc. Mons. Abraham Desta, Vicario Apostolico di Meki (Etiopia), che parlava a nome di Mons. Gabriel Anokye, Arcivescovo di Kumasi (Ghana) e secondo Vice Presidente del Simposio delle Conferenze Episcopale di Africa e Madagascar (SECAM), nel suo intervento alla Conferenza sul finanziamento dello sviluppo che si è tenuta ad Addis Abeba dal 13 al 16 luglio (vedi Fides 11/7/2015).
“La promozione del bene comune, e specialmente l’affrancamento delle comunità povere dalla povertà assoluta, richiede misure e posizioni coraggiose da parte dei rispettivi governi guidati dai valori e dal principio del rispetto della dignità umana, della trasparenza, della responsabilità reciproca, dell’integrità della creazione, della partecipazione democratica e del principio di sussidiarietà, che fanno parte dell’insegnamento sociale della Chiesa” ha affermato Mons. Desta.
Il SECAM ha raccomandato di creare un forum nel quale tutte le parti interessate nel processo di sviluppo possano giocare un ruolo attivo nell’attuazione dei nuovi obiettivi di sviluppo che saranno adottati a settembre nel corso dell’Assemblea Generale dell’ONU a New York. Il SECAM ha inoltre chiesto misure concrete per lottare contro l’evasione fiscale con la creazione di un organismo dell’ONU che regolamenti la materia della tassazione a livello globale.
Quest’ultima previsione è stata però rigettata per l’opposizione dei Paesi più ricchi, che favoriscono così le multinazionali che possono pagare le tasse in Stati con regimi fiscali a loro convenienti. La conferenza si è conclusa con l’impegno preso dalle nazioni ricche e da quelle in via di sviluppo di trovare 2.500 miliardi di dollari per finanziare gli obiettivi di sviluppo 2015-2040 che saranno stabiliti a settembre. (L.M.) (Agenzia Fides 18/7/2015)
AFRICA/ANGOLA - Trasparenza, degrado ambientale e Anno della Misericordia al centro delle attività di “Giustizia e Pace”
Luanda (Agenzia Fides) - La Commissione Episcopale “Giustizia e Pace” dell’Angola chiede al governo maggiore trasparenza sugli introiti dei commerci con la Cina, “al fine di evitare le speculazioni”. È quanto afferma il comunicato finale dell’incontro nazionale della Commissione, pervenuto all’Agenzia Fides.
Tra le raccomandazioni emerse dall’incontro, la “necessità di uno studio e di una conoscenza migliore della legislazione ambientale da parte di tutti gli operatori pastorali, a tutti i livelli, e la diffusione capillare di questa conoscenza, in modo che tutti possano conoscere i pericoli dell'inquinamento e del degrado dell'ambiente (degrado dei mari, uso improprio dei terreni e dei corsi d'acqua nelle aree minerarie, ecc..) e le sue implicazioni per la salute e la qualità della vita”.
Visto l’alto tasso di violenza domestica in tutto il Paese, la Commissione Giustizia e Pace promuove nelle diocesi una campagna contro la violenza domestica, facendo conoscere la legge contro la violenza domestica in gruppi e movimenti apostolici e scuole, e promuove organismi di difesa legale per le vittime.
In vista dell'Anno della Misericordia, a partire dal mese di dicembre, verrà rinnovata la campagna per la riconciliazione nazionale, prestando maggiore attenzione ai prigionieri, agli emarginati, agli immigrati e ad altri gruppi vulnerabili.
“Giustizia e Pace” invita infine gli avvocati cattolici e altri volontari ad offrire assistenza legale alle persone svantaggiate e / o in conflitto con la legge. (L.M.) (Agenzia Fides 18/7/2015)
AFRICA/SUDAN - Allarme nel Paese per prevenire la diffusione del colera dal Sud Sudan
Karthoum (Agenzia Fides) – Il Ministero della Sanità Sudanese ha lanciato una serie di iniziative preventive per il monitoraggio di eventuali epidemie di colera che potrebbero diffondersi dal Sud Sudan dove, il 23 giugno, sono stati registrati quasi 200 casi sospetti e 18 morti a causa della pandemia. Intanto il flusso di rifugiati sud sudanesi in Sudan continua ad aumentare. Secondo i dati dell’OCHA al 5 luglio erano 187.747. Altri 38 mila negli Stati di White Nile, South Kordofan, West Kordofan, e Khartoum erano arrivati nel mese di giugno. Presso il Teaching Hospital di Juba è operativo un centro per il trattamento del colera e ultimamente anche l’ong Medici Senza Frontiere ne ha aperto un altro a Munuki, un sobborgo della capitale sud sudanese, dopo aver registrato altri 733 casi e 33 morti.
Secondo il Ministero della Sanità del Sud Sudan, nello Stato di Jonglei sono stati registrati oltre 60 casi. Subito dopo l’annuncio dell’epidemia, la Croce Rossa locale e i partner della Red Crescent hanno attivato il Movimento Cholera Task Force per far fronte all’epidemia di Juba e pianificare interventi in altri Stati inclini ad una possibile epidemia, come Torit e Greater Upper Nile. E’ stata inoltre avviata una campagna di sensibilizzazione per educare la popolazione sulla prevenzione della malattia attraverso visite porta a porta, e la promozione di norme igieniche nelle comunità colpite della contea di Juba. (AP) (18/7/2015 Agenzia Fides)
ASIA/SIRIA - Aleppo muore di sete, le parrocchie continuano a essere “fari di speranza”
Aleppo (Agenzia Fides) – Nella città-martire di Aleppo, sfiancata da oltre quattro anni di guerra civile, uomini, donne e bambini si aggirano tutto il giorno per le strade con latte di plastica e bottiglie, alla continua ricerca di un po' d'acqua da bere. E' questo lo scenario angoscioso descritto all'Agenzia Fides dal siro-cattolico damasceno Samaan Daoud, ex guida turistica, da tempo coinvolto nei programmi sociali e assistenziali curati dalle comunità cristiane siriane, a partire da quelli avviati dalla Società salesiana di San Giovanni Bosco.
“L'emergenza acqua - riferisce Samaan - è resa insopportabile dal caldo soffocante di questi giorni. Le chiese distribuiscono senza interruzione l'acqua potabile estratta dai propri pozzi, ma la richiesta è altissima e non si riesce a soddisfarla”. Anche la sete della popolazione viene usata come arma di pressione nella guerra civile che sconvolge il Paese: “Aleppo è una città ricca di risorse idriche - spiega Samaan - ma i gruppi armati che controllano le pompe idriche chiudono i rubinetti per fare pressione sulla città. Non si sa quali trattative stanno tentando di imporre al governo di Damasco, e usano l'approvvigionamento idrico come strumento di ricatto. Quelli che pagano il prezzo più alto sono i civili, che non c'entrano niente”.
Sul terreno delle operazioni militari, gli sviluppi più recenti confermano che per Aleppo la soluzione può essere trovata solo a livello internazionale. “La città è molto vicina al confine con la Turchia - ricorda Samaan - e i ribelli non hanno problemi a ricevere appoggi logistici, armi e ogni tipo di aiuto da quella parte. A livello locale, si possono trovare solo soluzioni provvisorie fondate su equilibri precari”.
Intanto, nella metropoli assetata e sfigurata dalla guerra – racconta a Fides Samaan Daoud – le chiese cristiane non ancora distrutte dalle bombe continuano a tener viva la speranza 'contro ogni speranza'. “Alla parrocchia dei Francescani si incontrano ogni giorno più di 150 giovani - riferisce Saaman - e anche l'oratorio dei Salesiani organizza attività estive per 500 ragazzi e ragazze. Lì si prova a custodire nei ragazzi anche la memoria di Aleppo com'era prima: una città vitale, allegra, con tante possibilità di incontro. Se vai in queste parrocchie, ancora trovi una luce di speranza. Sono come i fari quando illuminano le notti di tempesta, e riaccendono la speranza per i naviganti che si erano perduti in un mare buio e ostile”. (GV) (Agenzia Fides 18/7/2015).
ASIA/LIBANO - Il Catholicosato della Grande Casa di Cilicia commemora i 100 anni del Genocidio Armeno
Antelias (Agenzia Fides) – Nei giorni di sabato 18 e domenica 19 luglio, il Catholicosato armeno della Grande Casa di Cilicia – con sede a Antelias, in Libano, attualmente retto dal Catholicos Aram I – ha organizzato una serie di solenni eventi liturgici e culturali per commemorare il centesimo anniversario del Genocidio armeno. Alla serie di eventi partecipano capi e delegazioni di altre Chiese, compreso il Patriarca copto ortodosso Tawadros II. La Santa Sede è rappresentata da una delegazione guidata dal Card. Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'Unità tra i cristiani. Nel programma figura anche l’inaugurazione del Museo “Aram Bezikian”, dedicato agli orfani del Genocidio. (GV) (Agenzia Fides 18/7/2015).
ASIA/YEMEN - Situazione umanitaria catastrofica: non rispettata la tregua proposta dalle Nazioni Unite
Saná (Agenzia Fides) - La situazione umanitaria nello Yemen è drammatica. L’11 luglio le Nazioni Unite avevano annunciato una tregua umanitaria di una settimana, tuttavia dopo poche ore dalla sua entrata in vigore, sono ripresi bombardamenti e conflitti che continuano e in alcune zone si sono addirittura intensificati. Questa settimana è stata una delle più tragiche dall’inizio del conflitto, nel corso del quale hanno perso la vita 3.500 persone e sono stati registrati 16 mila feriti. La “presunta” tregua si è appena conclusa e il Paese si ritrova con milioni di donne, uomini e bambini privi di assistenza medica, generi alimentari e vittime di atrocità. Secondo le organizzazioni internazionali, che hanno denunciato il fatto che nessuna delle parti in conflitto abbia rispettato la tregua, i feriti continuano ad arrivare negli ospedali, dove mancano combustibile, farmaci e attrezzature sanitarie; le strutture di campagna sono sopraffatte dal gran numero di feriti. Attual mente l’80% della popolazione necessita di assistenza umanitaria e oltre un milione di persone sono state costrette ad abbandonare le rispettive abitazioni. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR), ha offerto assistenza a 20 mila sfollati nelle città di Saná, Adén e Taiz, le più gravemente colpite dalla violenza, durante i 7 giorni di mancata tregua. (AP) (18/7/2015 Agenzia Fides)
AMERICA/COLOMBIA - “Una società civile emarginata e impoverita chiede giustizia” denunciano i Vescovi
Cali (Agenzia Fides) – “La regione colombiana del Pacifico continua ad attraversare un conflitto sociale profondo” scrivono preoccupati i Vescovi di Istmina-Tadó, Quibdó, Guapi, Tumaco, Buenaventura, Apartado e Cali in un loro messaggio intitolato “La pace è possibile, urgente, necessaria”.
Nel testo, pervenuto all’Agenzia Fides, descrivono la dura realtà di questa regione: “le necessità di base insoddisfatte, l'alto tasso di povertà economica, la crisi dei diritti umani”. “La mancanza di accesso alla salute, all'istruzione, ad un alloggio degno, ai servizi igienici di base, al lavoro e agli incentivi per lo sviluppo dei contadini e dei settori popolari, hanno configurato una società civile emarginata e impoverita, che chiede giustizia e di essere liberata da flagelli come lo spostamento forzato, il confinamento, la persecuzione nel proprio territorio, il narcotraffico, l’estrazione mineraria illegale e l'estorsione. Questo panorama di sofferenza è aggravato dalla presenza costante di gruppi armati che fanno del Pacifico uno scenario di guerra, nel quale gli abitanti sono vittime degli scontri armati e di costanti minacce".
Di fronte a questa situazione, i Vescovi richiamano: “la volontà di pace di tutti i settori deve essere ferma, autentica e perseverante”, quindi propongono alcuni impegni precisi. Al Governo nazionale raccomandano: “il dialogo deve continuare e non si deve cedere alle pressioni che suggeriscono la via militare come unica soluzione al conflitto armato. E’ assolutamente importante superare il conflitto armato risolvendo il conflitto sociale”. Quindi “la società civile colombiana deve fare una decisa opzione per la pace. Nessun argomento deve giustificare la guerra come cammino normale per un popolo”. Si rivolgono quindi alle FARC e all’ELN: “Come Pastori della Chiesa, invitiamo le FARC a fermare realmente la strategia di incremento delle azioni violente… l’ELN inizi quanto prima il processo di negoziati con il Governo nazionale allo scopo di rendere concreta la volontà di pace che hanno manifestato”.
Il messaggio si conclude ribadendo che la Chiesa di questa regione “si impegna a continuare ad annunciare il Dio della vita”, “a continuare ad accompagnare le nostre comunità, lavorando a difesa delle vittime, per la promozione e la difesa dei diritti umani, per il rispetto dell’ambiente”. (SL) (Agenzia Fides 18/07/2015)
AMERICA/BRASILE - Settimana missionaria per i giovani, tra carcerati, senzatetto e malati di Aids
Porto Alegre (Agenzia Fides) – Giovani di tutte le arcidiocesi e diocesi della regione Sul 3 della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), che comprende lo stato brasiliano di Rio Grande do Sul, vivranno dal 20 al 26 luglio una Settimana Missionaria che li porterà a contatto con diverse realtà sociali, in collegamento con altri settori di impegno pastorale. Secondo le notizie pervenute all’Agenzia Fides, l’obiettivo è di far vivere ai giovani delle esperienze di riflessione missionaria in contesti diversi: con persone che convivono con l'Hiv, carcerati, senzatetto, raccoglitori di carta.
Secondo la Coordinatrice del Servizio di Evangelizzazione dei Giovani della regione Sul 3, suor Zenilde, si tratta di una opportunità per i giovani di venire a contatto con un detenuto, con una persona malata di Hiv… “liberandosi da ogni pregiudizio e facendo l'esperienza di un incontro", in quanto dobbiamo vedere la persona, indipendentemente dallo stato sociale in cui essa vive, "è un incontro tra persone e in questo incontro lasciamo che Dio si manifesti". L’obiettivo finale è che da questa esperienza missionaria i giovani possano trovare, nell’ambito dei vari ministeri della Chiesa, il loro posto in cui mettersi a servizio degli altri. "Vorrei che i giovani di tutto lo Stato potessero fare una esperienza così importante che li porti ad azioni concrete verso tutte le persone, specialmente le più vulnerabili, perché Dio si manifesta nella cura di coloro che soffrono” conclude suor Zenilde. (SL) (Agenzia Fides 18/07/2015)

domenica 21 giugno 2015

Bollettino Fides News del 20 giugno 2015

EUROPA/SPAGNA - Per il “diritto a giocare senza giocarsi la vita” di milioni di bambini rifugiati e sfollati
Madrid (Agenzia Fides) – Si celebra oggi, 20 giugno, la Giornata Mondiale del Rifugiato. Il fenomeno della migrazione diventa sempre più allarmante, aggravato dai conflitti sparsi in tutto il mondo. Le persone sfollate o richiedenti asilo continuano ad aumentare e i bambini costituiscono la fascia più vulnerabile (vedi Agenzia Fides 19/06/2015). Guerre come quelle in corso in Africa hanno provocato finora lo sfollamento forzato di oltre 14 milioni di persone. Solo in sud Sudan più di un milione di bambini sono nati in campi profughi e non hanno mai avuto alcuna possibilità di vivere la loro età.
Tra le varie iniziative in tuttl i continenti, la campagna “Diritto a giocare senza giocarsi la vita” promossa dalla ong spagnola Entreculturas dei gesuiti, è impegnata a favore dell’istruzione, di opportunità che possano offrire stabilità e speranza a bambini e giovani in situazioni di emergenza. Nei Paesi colpiti dai conflitti armati, l’istruzione infatti può giocare un ruolo molto importante per la promozione di una cultura di pace, educando ai valori, alla tolleranza a alla convivenza. Negli Stati Arabi, del totale di minori rifugiati e sfollati, più dell’ 87% non hanno accesso alla scuola. Dei quasi 5 milioni di bambini siriani in età scolare, circa 2 milioni non vanno a scuola nel Paese.
In questi contesti di violenza generalizzata, risulta impossibile frequentare sia per la distruzione delle infrastrutture e delle istituzioni scolastiche che per la mancanza di risorse umane. In molti Paesi, andare a scuola è diventata una attività ad altissimo rischio per la vita dei bambini. Infatti, nell’ultimo decennio, è aumentata anche la violenza contro scuole, studenti o insegnanti. L’obiettivo di Entreculturas è che questi minori possano godere del loro diritto a giocare e apprendere in libertà, senza giocarsi la vita, che possano recuperare la loro infanzia per aspirare al futuro che desiderano e che ogni essere umano ha diritto di avere. (AP) (20/6/2015 Agenzia Fides)
AFRICA/ZIMBABWE - I giovani, l'oro dell'Africa
Harare (Agenzia Fides) – “Giovani, voi siete l'oro dell'Africa, per cui vi incoraggio ad essere i vincenti dei vostri sogni. Avete la responsabilità di essere i custodi dei vostri fratelli, migliorando il vostro futuro e quello degli altri. Coltivate in voi il desiderio di lavorare per gli Stati Uniti d'Africa”: con queste parole Lucy Chelimo, ambasciatrice del Kenya in Zimbabwe, si è rivolta ai numerosi giovani provenienti da diverse parrocchie e scuole cattoliche, che si sono ritrovati nei giorni scorsi all'Arrupe College, la scuola di lettere e filosofia dei gesuiti ad Harare, in Zimbabwe.
Secondo le informazioni inviate all’Agenzia Fides dalla curia dei gesuiti, l’occasione per la riunione è stata data dal concerto organizzato dal gruppo “Young People for Others”, guidato dal giovane gesuita dello Zimbabwe Batanai Padya. Il gruppo lavora per ispirare e stimolare altri giovani a fare di più per la società e in particolare per le opere di carità. L’incontro di Harare aveva lo scopo di riunire giovani africani di diverse nazionalità per condividere le loro culture e idee e riscoprire l'orgoglio per le proprie radici. Durante la giornata i giovani africani hanno infatti esibito il loro talento in diverse manifestazioni artistiche, testimoniando così la ricchezza e la multiformità della cultura africana. (SL) (Agenzia Fides 20/6/2015)
AFRICA/SUD SUDAN - Crimini e brutalità contro i minori vittime di una guerra fratricida
Juba (Agenzia Fides) - La violenza contro i bambini del Sud Sudan ha raggiunto un nuovo picco di brutalità. Le forze armate del Sud Sudan continuano a commettere crimini atroci contro i minori. Le piccole vittime subiscono violenze di ogni genere, vengono castrate, mutilate, decapitate. Da un comunicato diffuso dall’Unicef risulta che, nel corso del conflitto civile che sta distruggendo il Paese da un anno e mezzo, decina di migliaia di bambini sono stati assassinati negli ultimi 18 mesi di scontri. Almeno 129 sono morti a maggio nello Stato settentrionale di Unity, scenario dei peggiori combattimenti dall’inizio della guerra civile a dicembre del 2013. Il conflitto è degenerato in una guerra fratricida caratterizzata da massacri etnici, violenze di massa e lo sfruttamento di bambini soldato. Migliaia di minori sono stati sequestrati per costringerli a combattere, attualmente sono circa 13 mila. Circa 250 mila piccoli rischiano di morire di fame, mentre due terzi dei 12 milioni di abitanti del Paese hanno bisogno di aiuti urgenti. Tra questi, 4 milioni e mezzo rischiano di ritrovarsi senza generi alimentari. (AP) (20/6/2015 Agenzia Fides)
AMERICA/ARGENTINA - Dialogo e riconciliazione, lotta alla corruzione, alla povertà e alla droga per superare la crisi
Buenos Aires (Agenzia Fides) – La crisi economica e istituzionale del Paese si supera attraverso il dialogo, indignandosi per la corruzione, provando compassione ed essendo operatori di riconciliazione. E’ il parere di Sua Ecc. Mons. Jorge Casaretto, Vescovo emerito di San Isidro e membro della Commissione Episcopale per la Pastorale Sociale, che si è espresso durante un incontro di lavoro organizzato dall'Associazione Imprenditori Dirigenti (ADE).
“E’ necessario pensare a un nuovo progetto di paese che comprenda 4 o 5 punti di base, e lavorare per combattere la povertà, che secondo l’Osservatorio sociale della UCA raggiunge il 25% della popolazione” ha sottolineato Mons. Casaretto, evidenziando la necessità di dialogare e di giungere ad un accordo per combattere la corruzione e sradicare il traffico di droga. Su questo tema ha aggiunto, secondo le informazioni di Aica: “Dobbiamo perseguire e arrestare i leader, non c’è altro modo… la povertà è aumentata in Argentina per la debolezza della giustizia".
Il Vescovo ritiene necessaria una nuova leadership, che lavori per la riconciliazione e metta fine alla classificazione “amico o nemico” dell’altro, considerandolo come fratello anche se lui la pensa diversamente. Riguardo poi al sistema di istruzione, ha evidenziato che "la scuola di qualità è necessaria, tuttavia sono richiesti anche dei centri di sostegno perché possano accedere ad una preparazione migliore i ragazzi che non possono andare avanti per il loro stato di malnutrizione e dipendenza”. Il sistema scolastico inoltre “dovrebbe essere collegato alle politiche del lavoro”. (SL) (Agenzia Fides 20/6/2015)
AMERICA/BOLIVIA - Come realizzare la “trasformazione missionaria” della Chiesa ?
Cochabamba (Agenzia Fides) – Sacerdoti, religiosi e religiose impegnati nell’animazione pastorale delle comunità della Bolivia, avranno l’occasione di apprendere le nozioni ed i principi cui ispirarsi per attuare la trasformazione missionaria della Chiesa. La Conferenza Episcopale Boliviana, il Centro Missionario Maryknoll in America Latina e l'Istituto Latino-americano di Missionologia, hanno quindi promosso un corso semiresidenziale che vuole aprire uno spazio di formazione in cui riflettere e progettare processi di trasformazione missionaria della Chiesa, in linea con l'invito di Papa Francesco, la V Conferenza dell'Episcopato Latinoamericano tenutasi ad Aparecida e la Conferenza Episcopale Boliviana.
Secondo le informazioni pervenute all’Agenzia Fides, il corso è articolato in quattro moduli: Visione storica e riflessione sulla missione in America Latina; Discepolato missionario: teologia, spiritualità e conversione pastorale; Proposte progettuali per la programmazione pastorale; Esperienze di trasformazione missionaria della Chiesa. Quattro saranno gli incontri nazionali residenziali di due giorni ciascuno: il primo a Cochabamba il 28 e 29 luglio, mentre la conclusione sarà il 16 dicembre. Inoltre è prevista la partecipazione continua attraverso i social network, con l’aiuto di una équipe.
Partendo dalla Esortazione apostolica “Evangelii gaudium” e dal documento di Aparecida, che ha invitato a lavorare perché l’opzione missionaria “impregni tutte le strutture ecclesiali e tutti i piani pastorali”, la Chiesa boliviana avverte che tutto questo presuppone “un rinnovamento e una conversione pastorale ed ecclesiale, una Chiesa in stato di missione che superi ogni tentazione di chiusura, il pessimismo sterile, la mondanità spirituale, le divisioni interne, che abbandoni il clericarismo e rivaluti i laici e in particolare le donne”. (SL) (Agenzia Fides 20/6/2015)

martedì 26 maggio 2015

Bollettino del 25 maggio 2015, in evidenza il messaggio del Papa per la Giornata Missionaria 2015

VATICANO - Il Messaggio del Papa per la Giornata Missionaria 2015
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Pubblichiamo il testo integrale del Messaggio del Santo Padre Francesco per la Giornata Missionaria 2015, che si celebrerà quest’anno domenica 18 ottobre.

Cari fratelli e sorelle,
la Giornata Missionaria Mondiale 2015 avviene sullo sfondo dell’Anno della Vita Consacrata e ne riceve uno stimolo per la preghiera e la riflessione. Infatti, se ogni battezzato è chiamato a rendere testimonianza al Signore Gesù annunciando la fede ricevuta in dono, questo vale in modo particolare per la persona consacrata, perché tra la vita consacrata e la missione sussiste un forte legame. La sequela di Gesù, che ha determinato il sorgere della vita consacrata nella Chiesa, risponde alla chiamata a prendere la croce e andare dietro a Lui, ad imitare la sua dedicazione al Padre e i suoi gesti di servizio e di amore, a perdere la vita per ritrovarla. E poiché tutta l’esistenza di Cristo ha carattere missionario, gli uomini e le donne che lo seguono più da vicino assumono pienamente questo medesimo carattere.
La dimensione missionaria, appartenendo alla natura stessa della Chiesa, è intrinseca anche ad ogni forma di vita consacrata, e non può essere trascurata senza lasciare un vuoto che sfigura il carisma. La missione non è proselitismo o mera strategia; la missione fa parte della “grammatica” della fede, è qualcosa di imprescindibile per chi si pone in ascolto della voce dello Spirito che sussurra “vieni” e “vai”. Chi segue Cristo non può che diventare missionario, e sa che Gesù «cammina con lui, parla con lui, respira con lui. Sente Gesù vivo insieme con lui nel mezzo dell’impegno missionario» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 266).
La missione è passione per Gesù Cristo e nello stesso tempo è passione per la gente. Quando sostiamo in preghiera davanti a Gesù crocifisso, riconosciamo la grandezza del suo amore che ci dà dignità e ci sostiene; e nello stesso momento percepiamo che quell’amore che parte dal suo cuore trafitto si estende a tutto il popolo di Dio e all’umanità intera; e proprio così sentiamo anche che Lui vuole servirsi di noi per arrivare sempre più vicino al suo popolo amato (cfr ibid., 268) e a tutti coloro che lo cercano con cuore sincero. Nel comando di Gesù: “andate” sono presenti gli scenari e le sfide sempre nuovi della missione evangelizzatrice della Chiesa. In essa tutti sono chiamati ad annunciare il Vangelo con la testimonianza della vita; e in modo speciale ai consacrati è chiesto di ascoltare la voce dello Spirito che li chiama ad andare verso le grandi periferie della missione, tra le genti a cui non è ancora arrivato il Vangelo.
Il cinquantesimo anniversario del Decreto conciliare Ad gentes ci invita a rileggere e meditare questo documento che suscitò un forte slancio missionario negli Istituti di vita consacrata. Nelle comunità contemplative riprese luce ed eloquenza la figura di santa Teresa di Gesù Bambino, patrona delle missioni, quale ispiratrice dell’intimo legame della vita contemplativa con la missione. Per molte congregazioni religiose di vita attiva l’anelito missionario scaturito dal Concilio Vaticano II si attuò con una straordinaria apertura alla missione ad gentes, spesso accompagnata dall’accoglienza di fratelli e sorelle provenienti dalle terre e dalle culture incontrate nell’evangelizzazione, tanto che oggi si può parlare di una diffusa interculturalità nella vita consacrata. Proprio per questo è urgente riproporre l’ideale della missione nel suo centro: Gesù Cristo, e nella sua esigenza: il dono totale di sé all’annuncio del Vangelo. Non vi possono essere compromessi su questo: chi, con la grazia di Dio, accoglie la missione, è chiamato a vivere di missione. Per queste persone, l’annuncio di Cristo, nelle molteplici periferie del mondo, diventa il modo di vivere la sequela di Lui e ricompensa di tante fatiche e privazioni. Ogni tendenza a deflettere da questa vocazione, anche se accompagnata da nobili motivazioni legate alle tante necessità pastorali, ecclesiali o umanitarie, non si accorda con la personale chiamata del Signore a servizio del Vangelo. Negli Istituti missionari i formatori sono chiamati sia ad indicare con chiarezza ed onestà questa prospettiva di vita e di azione, sia ad essere autorevoli nel discernimento di autentiche vocazioni missionarie. Mi rivolgo soprattutto ai giovani, che sono ancora capaci di testimonianze coraggiose e di imprese generose e a volte controcorrente: non lasciatevi rubare il sogno di una missione vera, di una sequela di Gesù che implichi il dono totale di sé. Nel segreto della vostra coscienza, domandatevi quale sia la ragione per cui avete scelto la vita religiosa missionaria e misurate la disponibilità ad accettarla per quello che è: un dono d’amore al servizio dell’annuncio del Vangelo, ricordando che, prima di essere un bisogno per coloro che non lo conoscono, l’annuncio del Vangelo è una necessità per chi ama il Maestro.
Oggi, la missione è posta di fronte alla sfida di rispettare il bisogno di tutti i popoli di ripartire dalle proprie radici e di salvaguardare i valori delle rispettive culture. Si tratta di conoscere e rispettare altre tradizioni e sistemi filosofici e riconoscere ad ogni popolo e cultura il diritto di farsi aiutare dalla propria tradizione nell’intelligenza del mistero di Dio e nell’accoglienza del Vangelo di Gesù, che è luce per le culture e forza trasformante delle medesime.
All’interno di questa complessa dinamica, ci poniamo l’interrogativo: “Chi sono i destinatari privilegiati dell’annuncio evangelico?”. La risposta è chiara e la troviamo nel Vangelo stesso: i poveri, i piccoli e gli infermi, coloro che sono spesso disprezzati e dimenticati, coloro che non hanno da ricambiarti (cfr Lc 14,13-14). L’evangelizzazione rivolta preferenzialmente ad essi è segno del Regno che Gesù è venuto a portare: «Esiste un vincolo inseparabile tra la nostra fede e i poveri. Non lasciamoli mai soli» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 48). Ciò dev’essere chiaro specialmente alle persone che abbracciano la vita consacrata missionaria: con il voto di povertà si sceglie di seguire Cristo in questa sua preferenza, non ideologicamente, ma come Lui identificandosi con i poveri, vivendo come loro nella precarietà dell’esistenza quotidiana e nella rinuncia all’esercizio di ogni potere per diventare fratelli e sorelle degli ultimi, portando loro la testimonianza della gioia de l Vangelo e l’espressione della carità di Dio.
Per vivere la testimonianza cristiana e i segni dell’amore del Padre tra i piccoli e i poveri, i consacrati sono chiamati a promuovere nel servizio della missione la presenza dei fedeli laici. Già il Concilio Ecumenico Vaticano II affermava: «I laici cooperino all’opera evangelizzatrice della Chiesa, partecipando come testimoni e come vivi strumenti della sua missione salvifica» (Ad gentes, 41). È necessario che i consacrati missionari si aprano sempre più coraggiosamente nei confronti di quanti sono disposti a collaborare con loro, anche per un tempo limitato, per un’esperienza sul campo. Sono fratelli e sorelle che desiderano condividere la vocazione missionaria insita nel Battesimo. Le case e le strutture delle missioni sono luoghi naturali per la loro accoglienza e il loro sostegno umano, spirituale ed apostolico.
Le Istituzioni e le Opere missionarie della Chiesa sono totalmente poste al servizio di coloro che non conoscono il Vangelo di Gesù. Per realizzare efficacemente questo scopo, esse hanno bisogno dei carismi e dell’impegno missionario dei consacrati, ma anche i consacrati hanno bisogno di una struttura di servizio, espressione della sollecitudine del Vescovo di Roma per garantire la koinonia, così che la collaborazione e la sinergia siano parte integrante della testimonianza missionaria. Gesù ha posto l’unità dei discepoli come condizione perché il mondo creda (cfr Gv 17,21). Tale convergenza non equivale ad una sottomissione giuridico-organizzativa a organismi istituzionali, o ad una mortificazione della fantasia dello Spirito che suscita la diversità, ma significa dare più efficacia al messaggio evangelico e promuovere quell’unità di intenti che pure è frutto dello Spirito.
L’Opera Missionaria del Successore di Pietro ha un orizzonte apostolico universale. Per questo ha bisogno anche dei tanti carismi della vita consacrata, per rivolgersi al vasto orizzonte dell’evangelizzazione ed essere in grado di assicurare un’adeguata presenza sulle frontiere e nei territori raggiunti.
Cari fratelli e sorelle, la passione del missionario è il Vangelo. San Paolo poteva affermare: «Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1 Cor 9,16). Il Vangelo è sorgente di gioia, di liberazione e di salvezza per ogni uomo. La Chiesa è consapevole di questo dono, pertanto non si stanca di annunciare incessantemente a tutti «quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi» (1 Gv 1,1). La missione dei servitori della Parola – vescovi, sacerdoti, religiosi e laici – è quella di mettere tutti, nessuno escluso, in rapporto personale con Cristo. Nell’immenso campo dell’azione missionaria della Chiesa, ogni battezzato è chiamato a vivere al meglio il suo impegno, secondo la sua personale situazione. Una risposta generosa a questa universale vocazione la possono offrire i consacrati e le consacrate, mediante un’intensa vita di preghiera e di unione con il Signore e col suo sacrificio redentore.
Mentre affido a Maria, Madre della Chiesa e modello di missionarietà, tutti coloro che, ad gentes o nel proprio territorio, in ogni stato di vita cooperano all’annuncio del Vangelo, di cuore invio a ciascuno la Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, 24 maggio 2015
Solennità di Pentecoste
FRANCESCO
(Agenzia Fides 25/05/2015)
AFRICA/MALI - Malgrado le ultime violenze, si spera nei colloqui di Algeri per ritrovare finalmente la pace
Bamako (Agenzia Fides)- “La popolazione del Mali aveva riposto grande speranza nell’accordo di pace firmato il 15 maggio, ma purtroppo le violenze continuano nelle regioni del nord” dice all’Agenzia Fides don Edmond Dembele, Segretario della Conferenza Episcopale del Mali.
“Da circa tre settimane nel nord del nostro Paese ci sono scontri quasi quotidiani tra l’esercito maliano, alcune milizie filo-governative e il Coordinamento dei Movimenti dell’Azawad. Questa situazione preoccupa molto le popolazioni locali, che non sanno quando potranno ritrovare la pace” riferisce don Dembele.
Uno dei problemi da risolvere per ritrovare la pace è la spaccatura che si è originata all’interno dei gruppi Toureg. “In effetti - spiega il sacerdote - due gruppi del Coordinamento si sono presentati il 15 maggio a Bamako per firmare gli accordi di pace. Ma i gruppi principali del Coordinamento, come l’MNLA (Movimento Nazionale di Liberazione dell’Azawad), si sono finora rifiutati di aderire all’accordo del 15 maggio e hanno chiesto di proseguire il negoziato per ottenere maggiori concessioni”.
Proprio oggi, 25 maggio, ad Algeri, si dovrebbero tenere nuovi colloqui per trovare delle soluzioni che permettano di regolare alcuni dettagli dell’applicazione dell’accordo del 15 maggio, che non sarà però oggetto di negoziato in quanto tale, perché il governo del Mali ha affermato che non intende modificarlo. “Malgrado la recrudescenze delle violenze delle ultime settimane, ci sono buone speranze che in Algeria si possano trovare delle intese per ritrovare la pace. D’altronde non abbiamo alternative” conclude don Dembele. (L.M.) (Agenzia Fides 25/5/2015)
AFRICA/BURUNDI - Minacciata di morte Maggy Barankitse, la “mamma nazionale” del Burundi
Bujumbura (Agenzia Fides)- Marguerite (Maggy) Barankitse, la “mamma nazionale” del Burundi, è minacciata di morte ed è costretta a nascondersi, secondo quanto denuncia Info Catho del Belgio.
Dopo l’uccisione di Zedi Ferzi, presidente di uno dei partiti dell’opposizione, si moltiplicano le minacce di morte nei confronti di esponenti dell’opposizione e della società civile, mentre continuano le proteste popolari contro la decisione del Presidente Pierre Nkurunziza di presentarsi alle elezioni per un terzo mandato.
Tra le persone che hanno ricevuto minacce di morte c’è Maggy Barankitse, una cattolica impegnata, che dal 1993 all’inizio della guerra civile, conclusasi nel 2006, non si è tirata indietro cercando di salvare bambini e ragazzi dalla violenza. È lei ad avere creato la “Maison Shalom” un’ong che gestisce nel Paese una serie di centri di accoglienza per bambini e ragazzi.
Secondo le notizie raccolte dal sito cattolico belga, nelle ultime settimane Maggy Barankitse ha visitato gli ospedali per portare viveri ai feriti degli scontri e le prigioni, dove ha denunciato le condizioni di detenzione. “Questo è stato sufficiente per metterla in testa nella lista nera delle persone ricercate e di essere catalogata come coinvolta nel fallito golpe militare (vedi Fides 15/5/2015)” ha dichiarato uno dei suoi amici.
Sono giunte intimidazioni ad amici, familiari e agli operatori di Maison Shalom e dell’ospedale da lei fondato. I suoi familiari sono dovuti fuggire e Maggy Barankitse è costretta a nascondersi in un luogo sicuro. Per i suoi sforzi umanitari, Maggy Barankitse ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali. (L.M.) (Agenzia Fides 25/5/2015)
AFRICA/MAROCCO - Il matrimonio precoce aggravato da povertà e ignoranza
Casablanca (Agenzia Fides) - Il matrimonio precoce coinvolge 15 milioni di bambine ogni anno in tutto il mondo. E’ un fenomeno crescente aggravato da povertà, ignoranza e paura. E’ la denuncia pervenuta all’Agenzia Fides dai partecipanti ad un recente forum tenutosi in Marocco. Secondo la ong Girls not brides, che raccoglie 450 organizzazioni di 70 Paesi e che ha organizzato questo forum di tre giorni a Casablanca, circa il 10% delle donne di tutto il mondo sono sposate prima di aver compiuto 18 anni. Se non si prendono subito provvedimenti, da qui al 2050 circa 1.200 milioni di bambine saranno costrette a sposarsi. Nei Paesi in via di sviluppo una bambina su tre si sposa prima dei 18 anni di età e una su nove prima dei 15. Tra i più colpiti da questo fenomeno Bangladesh, India e Niger, dove ogni anno si sposano 244 mila bambine non ancora diciottenni. Sono bambine che non vanno a scuola, secondo quanto dichiarato da un membro della Coalizione delle Organizzazioni Nige rine dei Diritti del Bambino (Conide), e la povertà e l’ignoranza contribuiscono a far crescere i matrimoni precoci. In India si registrano il 40% dei matrimoni infantili di tutto il mondo.
Alla fine del 2014, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato per la prima volta una risoluzione che sollecitava i Governi a vietare i matrimoni minorili. L’Unione Africana, da parte sua, ha lanciato una campagna di due anni per porre fine al matrimonio precoce, mentre vari governi dell’Asia meridionale hanno adottato un piano di azione regionale. Tuttavia il fenomeno non riguarda solo i Paesi in via di sviluppo, è una tradizione anche tra le comunità di emigranti. In occasione di una campagna di sensibilizzazione, la Fondazione Ytto ha denunciato che la pratica è attuata anche nelle comunità marocchine di Spagna e Francia. In Marocco, il matrimonio dei minori continua a creare preoccupazione e, nonostante il codice sulla famiglia adottato nel 2004 lo proibisca, il giudice ha l’autorità di registrarli. Nel 2013, ne sono stati registrati oltre 35 mila, di fronte ai 18 mila degli ultimi dieci anni. (AP) (25/5/2015 Agenzia Fides)
ASIA/MYANMAR - Il Card. Bo al governo birmano: “Compassione e misericordia con i boat people”
Yangon (Agenzia Fides) – “Un'agonia immensa si svolge sui mari del Sudest asiatico: una nuova ondata di boat people, fuggiti a causa di povertà e conflitti da Myanmar e Bangladesh, è alla deriva nei mari. Sfruttati da trafficanti senza scrupoli, uomini, donne e bambini sono ammassati in squallidi barconi e spesso muoiono in mare. Una nuova ferita si apre. Lasciamo che misericordia e compassione scorrano come un fiume nella terra di Bhudda”: è l’appello lanciato dal Cardinale Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon, mentre è ancora in corso l’emergenza dei rifugiati Rohingya, che cercano asilo in nazioni come Thailandia, Malaysia, Indonesia.
In un messaggio inviato a Fides, il Cardinale ricorda i boat people del Vietnam e anche gli sbarchi nel Mediterraneo, e afferma: “I profughi fuggono per cercare dignità e sicurezza. Con un grande gesto di umanità, Malesia, Filippine e Indonesia hanno aperto le loro porte. Il governo del Myanmar ha salvato due barche alla deriva. Questo gesto, proveniente da una nazione devota al Signore della Compassione, Buddha, è altamente lodevole” afferma. Ma, aggiunge, in tempi recenti nel paese si sono diffusi “l’odio e la negazione del diritto”, riferendosi alla violenza perpetrata da frange buddiste nei confronti dei musulmani Rohingya e all’ostilità mostrata dal governo birmano.
Mons. Bo rimarca: “ Sollecitiamo fortemente il governo a non consentire che discorsi di odio sovvertano la gloriosa tradizione birmana di compassione. I cittadini del Myanmar hanno l'obbligo morale di proteggere e promuovere la dignità di tutte le persone umane. Una comunità non può essere demonizzata e non le si possono negare i suoi diritti di base come l’identità, la cittadinanza e il diritto di essere comunità”.
Citando grandi monaci buddisti che sono “faro di compassione per il mondo”, l’Arcivescovo ricorda che “questa religione presenta la compassione come la virtù più nobile” rivolta a tutti gli esseri viventi, animati e inanimati. Compassione e misericordia sono due occhi di questa nazione, che permettono una visione di pace e dignità. Lasciate che misericordia e compassione scorrano come un fiume nella nostra terra” conclude il Card. Bo. (PA) (Agenzia Fides 25/5/2015)
ASIA/PAKISTAN - Accusa di blasfemia: violenza in un quartiere cristiano di Lahore, ma “nessun allarmismo”
Lahore (Agenzia Fides) – Il quartiere cristiano di Sanda, nella zona più antica di Lahore, è stato teatro di nuova violenza, ieri pomeriggio, 24 maggio, in seguito a un caso di blasfemia. “La polizia è intervenuta tempestivamente, fermando sul nascere ed evitando la violenza di massa. Oggi i rangers presidiano la zona e la situazione è del tutto sotto controllo” riferisce all’Agenzia Fides Cecil Shane Chaudhry, Direttore Esecutivo della Commissione “Giustizia e Pace” dei Vescovi pakistani (NCJP), minimizzando l’accaduto, dopo rapporti allarmistici ed esagerati diffusi da alcuni mass media. “Non ci sono stati né morti, né feriti. Nessuna chiesa è stata bruciata. Alcuni manifestanti hanno gettato sassi e tentato di penetrare e saccheggiare la chiesa cattolica di san Giuseppe, ma non ci sono riusciti per il pronto intervento delle forze dell’ordine che hanno fermato e anche incriminato alcuni aggressori. Alcune case private di fedeli cristiani del distretto hanno subito d anni, ma non rilevanti” spiega il Direttore, chiedendo di non cedere agli allarmismi. “Vi sono persone e gruppi che tendono ad ampliare gli incidenti e le violenze sui cristiani, per propri interessi personali o anche per motivi economici. Bisogna stare molto attenti a diffondere notizie, che spesso vengono all’origine manipolate” nota Chaudhry.
L’episodio è stato scatenato da un presunto caso di blasfemia. Ieri la polizia, ricevuta una segnalazione, aveva arrestato un uomo per la presunta dissacrazione di alcune pagine del Corano. A carico del cristiano Humayun Faisal Masih è stato quindi registrato un caso di blasfemia secondo l’art 295-b del Codice penale (profanazione del Corano). L’uomo, mentalmente disabile, è accusato da alcuni musulmani di aver bruciato pagine del libro sacro all’islam. Alcuni passanti lo hanno denunciato. Dopo l’arresto, un gruppo di persone ha iniziato a raccogliersi presso la stazione di polizia, compiendo atti violenti, ma gli agenti hanno disperso la folla. I manifestanti hanno allora cercato di rivolgere la loro rabbia verso il quartiere cristiano, ma la polizia ha controllato la situazione.
P. James Channan, Domenicano, direttore del “Peace Center” di Lahore, nota a Fides: “E’ un clichet che si ripete: accuse di blasfemia, tutte da verificare, a cui seguono violenze di massa. E’ già accaduto in passato. I cristiani sono terrorizzati perché all’improvviso possono essere attaccati. Secondo la legge sulla blasfemia, esiste una procedura da rispettare e a nessuno dev’essere consentito di farsi giustizia da sé. Le istituzioni e la polizia devono garantire sicurezza e giustizia. D’altro canto noi possiamo operare per contenere e contrastare la cultura dell’odio che gruppi estremisti diffondono nella società, operando per il dialogo e l’armonia”. (PA) (Agenzia Fides 25/5/2015)
ASIA/SIRIA - Il Patriarca siro cattolico Ignace Youssif III: preghiere e digiuni per invocare la liberazione di padre Murad e del diacono Hanna
Homs (Agenzia Fides) – Nella giornata di ieri, domenica 24 maggio, in tutte le chiese siro-cattoliche del mondo i fedeli hanno pregato per chiedere al Signore la liberazione di padre Jacques Murad, il sacerdote siriano sequestrato da sconosciuti venerdì 22 insieme al diacono Boutros Hanna, presso il monastero di Mar Elian, di cui è Priore. Dei due rapiti non si hanno notizie dal momento del loro sequestro. Già venerdì scorso, il Patriarca siro cattolico Ignace Youssif III aveva invitato tutti i fedeli siro-cattolici del mondo a esprimere con la preghiera e con altri atti di devozione e penitenza la propria comunione spirituale con i due sequestrati. “Offriamo preghiere, messe, suppliche e digiuni” si legge nel messaggio inviato dal Patriarca a tutte le comunità siro-cattoliche sparse per il mondo “nella speranza che padre Jacques sia liberato e torni presto alla sua parrocchia”. Nel testo, pervenuto all'Agenzia Fides, il Patriarca invita tutti i fedeli “a essere fermi nella fede, nella speranza e nella fiducia nel Signore e nelle sue promesse che non deludono, supplicando la Madre di Dio e tutti i santi martiri e confessori per la liberazione di padre Jacques. Nella festa di Pentecoste chiediamo che lo Spirito Santo ci illumini, ci consoli e ci custodisca”. (GV) (Agenzia Fides 25/5/2015).
ASIA/TERRA SANTA - La Society of St. Yves organizza una giornata di studio sulla confisca delle terre in Cisgiordania
Gerusalemme (Agenzia Fides) – La Society of St. Yves, organismo impegnato nella difesa dei diritti umani collegato con il Patriarcato latino di Gerusalemme, torna a puntare i riflettori sulla delicata questione delle confische di terre appartenenti a palestinesi realizzate dal governo d'Israele in Cisgiordania. I responsabili dell'organizzazione – riferiscono i media ufficiali del Patriarcato latino – hanno deciso di dedicare a tale questione un'escursione guidata prevista mercoledì 27 maggio per celebrare il santo patrono Sant'Ivo (la cui festa cade in realtà il 19 maggio). In quell'occasione, alcuni consulenti della Society of St. Yves, esperti in diritto internazionale, terranno delle conferenze itineranti per illustrare la prassi e le giustificazioni giuridiche e politiche seguite dalle autorità israeliane nei recenti casi di confisca di terre palestinesi nella cosiddetta “Area C” della Cisgiordania, in violazione delle leggi internazionali.
La giornata si articolerà intorno alla visita sulle terre appartenenti a proprietari palestinesi che hanno usufruito dei servizi di tutela giuridica offerti dalla Società nel villaggio palestinese di Battir e nell'area di Al Makhrour, nei dintorni di Beit Jala. Gli assistiti della Society of St. Yves racconteranno le proprie esperienze sui tentativi di confisca subiti da parte del governo israeliano. La visita includerà anche una tappa nella Valle di Cremisan, dove i membri della Society of St. Yves esporranno gli effetti e le implicazione del pronunciamento recente dell'Alta Corte d'Israele che ha di fatto bloccato la costruzione del tratto del Muro di separazione progettato in quella zona. (GV) (Agenzia Fides 25/5/2015).
AMERICA/EL SALVADOR - Beatificato l’Arcivescovo Romero: “simbolo di pace, di concordia, di fratellanza”
San Salvador (Agenzia Fides) - Se i persecutori di Mons. Romero “sono spariti nell’ombra dell’oblio e della morte, la memoria di Romero invece continua a essere viva e a dare conforto a tutti i derelitti e gli emarginati della terra”: lo ha sottolineato il Card. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione per le cause dei Santi, che sabato 23 maggio ha presieduto a San Salvador la solenne celebrazione per la beatificazione dell’Arcivescovo Oscar Arnulfo Romero Galdámez, ucciso “in odium fidei” il 24 marzo 1980 (vedi Fides 29/4/2015; 19/5/2015).
Nella sua omelia il Card. Amato ha sottolineato che l’opzione per i poveri di Romero “non era ideologica ma evangelica. La sua carità si estendeva anche ai persecutori ai quali predicava la conversione al bene e ai quali assicurava il perdono, nonostante tutto”. Mons. Romero non si fece scoraggiare dalle minacce di morte né dalle critiche quotidiane che riceveva, anzi, andava avanti senza rancori per nessuno, per questo, ha sottolineato il Cardinale, non è un “simbolo di divisione, ma di pace, di concordia, di fratellanza. Ringraziamo il Signore per questo suo servo fedele, che alla Chiesa ha donato la sua santità e all’umanità la sua bontà e la sua mitezza”.
La Conferenza Episcopale di El Salvador, nel messaggio pubblicato per la Beatificazione di Mons. Romero intitolato “Entra nella gioia del tuo Signore” (cfr Mt 25,21), ricorda che “la morte di Mons. Romero commosse il mondo”, e in questi trentacinque anni da allora “il cammino non è stato facile… la difficoltà maggiore è stata la manipolazione della figura e delle parole del prossimo beato”. Per questo nel loro messaggio i Vescovi sottolineano, citando ampiamente le sue stesse parole, che Romero “fu uomo di Dio”, uomo di profonda comunione, totalmente abbandonato alla volontà di Dio. Fu anche “uomo della Chiesa”, secondo il suo motto episcopale “Sentire cum Ecclesia”, a cui dedicò le quattro lettere pastorali scritte durante il suo ministero di Arcivescovo. In una di queste “spiegò ampiamente che la Chiesa esiste per annunciare e rendere presente il mistero di Cristo” ed illustrò come la Chiesa che desiderava costruire in El Salvador fosse “in totale sintonia con la dottrina d el Concilio Vaticano II come è stata intepretata dai documenti di Medellin”.
L’aspetto più conosciuto di Mons. Romero fu “il suo amore per i poveri e la sua completa dedizione per la promozione e la difesa della loro dignità come persone e come figli di Dio”, facendo propria l’opzione dei Vescovi Latinoamericani espressa a Puebla, nel 1977. L’ultimo aspetto su cui si soffermano i Vescovi riguarda “Mons.Romero testimone della fede fino allo spargimento del suo sangue”. “Mons. Romero fu assassinato perchè amava i poveri, sull’esempio del suo Maestro, Gesù di Nazareth – scrivono -. A loro prestò la sua voce di profeta, e a loro dedicò la sua vita, rinunciando alla comoda soluzione di abbandonare il gregge e fuggire come fanno i mercenari”.
“Questo è l’uomo di Dio che a partire dal 23 maggio veneriamo come beato – concludono i Vescovi -. La sua testimonianza ci stimoli a vivere coerentemente gli impegni battesimali. La sua parola illumini il nostro cammino di vita cristiana. La sua intercessione apra vie di riconciliazione tra noi e ci aiuti a vincere tutte le forme di violenza perché si stabilisca tra noi il Regno della vita, della giustizia, della verità, dell’amore e della pace”. (SL) (Agenzia Fides 25/5/2015)
Links:
Il testo integrale del Messaggio della Conferenza Episcopale (in spagnolo)
http://arzobispadosansalvador.org/index.php/noticias-y-eventos/noticias-y-eventos/noticias-y-eventos-18
AMERICA/ARGENTINA - E’ povero un quarto dei bambini con meno di 4 anni
Buenos Aires (Agenzia Fides) – In Argentina il 26,2% dei bambini compresi nella fascia di età che va da 0 a 4 anni è povero, rispetto al 10,8% della popolazione totale. E’ quanto emerge dai dati diffusi dal Centro di Attuazione delle Politiche Pubbliche per l’Uguaglianza e la Crescita (CIPPEC): si tratta di un bambino povero su quattro. Quelli che vivono nei settori più emarginati non ricevono alcun sussidio e c’è grande disuguaglianza anche per l’accesso ai servizi di assistenza e all’istruzione. Secondo il CIPPEC, oggi il 74,5% dei bambini usufruisce di qualche aiuto, ma oltre il 25% dei minori della fascia più povera e il 20% di quelli poveri in seconda battuta non ricevono alcun tipo di aiuto. Oltre al settore educativo e sociale, c’è grande divario anche in quello sanitario. Nonostante un calo del tasso di mortalità infantile del 58% tra il 1990 e il 2013, il 61,8% dei casi di decesso sono stati registrati per cause evitabili. (AP) (25/5/2015 Agenzia Fides)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

The Chosen ...é sufficiente per me...posso fare molto con questo ..

Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occ...