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venerdì 9 aprile 2021

Agenzia Fides 9 aprile 2021

 

AFRICA/CONGO RD - “Basta uccidere”: appello dei Vescovi per fermare le violenze nell’est del Paese
 
Kinshasa (Agenzia Fides) – “Da più di due decenni, l'est del nostro Paese è sconvolto da conflitti armati e dall’insicurezza ricorrente che causano la morte, la desolazione e lo sfollamento delle popolazioni. Sfortunatamente, tutti i nostri appelli non hanno ancora trovato echi significativi nelle persone interessate” afferma un messaggio del Comitato Permanente della Conferenza Episcopale della Repubblica Democratica del Congo (CENCO) pervenuto all’Agenzia Fides.
“Per dimostrare la nostra vicinanza emotiva ed efficace con i nostri fratelli e sorelle feriti e vittime di questa tragedia, una delegazione di Vescovi dell'Associazione delle Conferenze Episcopali dell'Africa Centrale (ACEAC) e della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) ha svolto una missione pastorale nell'Est del Paese, in particolare nelle diocesi di Goma, Butembo-Beni e Bunia, dal 14 al 26 gennaio” (vedi Fides 30/1/2021). “Durante questa missione, i Vescovi hanno pregato con le popolazioni e conferito con i rappresentanti di diversi strati della società” ricorda il messaggio.
I Vescovi congolesi durante la sessione ordinaria del Comitato permanente tenutasi a Kinshasa dal 22 al 25 febbraio 2021, “vista l'importanza delle informazioni ricevute”, hanno preso in esame “la possibilità di rivolgere un appello al Capo dello Stato e di rendere pubblica una comunicazione speciale sui risultati e sulle nostre raccomandazioni nella speranza di ottenere una grande mobilitazione per lottare contro le cause profonde di questa insicurezza”.
Le violenze dei gruppi armati che agiscono per occupazione di terre, sfruttamento illegale delle risorse naturali, ingiusto arricchimento, islamizzazione della regione a dispetto della libertà religiosa, hanno lasciato famiglie in lutto, provocato massicci spostamenti di popolazioni e causato una significativa perdita di proprietà, danneggiando l'economia di una regione che funge da granaio del Paese. Le vittime sono migliaia: più di 6.000 morti a Beni dal 2013 e più di 2.000 a Bunia solo nel 2020. Ci sono anche almeno 3 milioni di sfollati e circa 7.500 persone rapite.
“A ciò si possono aggiungere l'incendio di diverse case e villaggi, la distruzione e la chiusura di scuole e centri sanitari, il saccheggio di edifici amministrativi, il saccheggio di animali, campi e raccolti, ecc. Gli autori sono spesso gruppi armati e miliziani, alcuni dei quali trasmettono un'ideologia vicina al "satanismo" denunciano i Vescovi.
La stessa situazione di precarietà e di insicurezza che caratterizza il Nord Kivu e l’Ituri si riscontra nel Sud Kivu, dove, per questo motivo, “verrà inviata un'altra missione di ascolto e rassicurazione nei prossimi mesi”.
“La CENCO resta impegnata a sostenere il processo di costruzione della pace e della coesione sociale. In virtù della nostra missione pastorale, lavoreremo, internamente ed esternamente, per consolidare la fraternità tra i popoli e le comunità in modo che gli avversari si impegnino a prendere parte al cammino insieme” conclude il messaggio. (L.M.) (Agenzia Fides 9/4/2021)
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AFRICA/GUINEA BISSAU - Morto per Covid il Vescovo di Bafatà: il primo Vescovo missionario brasiliano di un territorio di missione fuori del Brasile
 
Bissau (Agenzia Fides) – “Oggi è urgente ricostruire la persona, il cuore delle persone, perché la gente soffre psicologicamente e spiritualmente, oltre che per la povertà. Occorre promuovere la riconciliazione e la pace. Bafatà poi è una regione abitata da moltissimi musulmani, quindi è necessario il dialogo per lavorare insieme”. Così in un’intervista all’Agenzia Fides (vedi Fides 6/7/2001) Sua Ecc. Mons. José Pedro Carlos Zilli, Vescovo di Bafatà, nella Guinea Bissau, descriveva la situazione nella nuova diocesi al momento di assumere l'incarico di primo Vescovo. Mons. Zilli, 67 anni, è venuto a mancare lo scorso 31 marzo, stroncato dal Covid-19 nell'ospedale di Cumura, alla periferia di Bissau, dove era ricoverato da due settimane.
Mons. Zilli era missionario del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) e prima della nomina a Vescovo di Bafatà aveva già trascorso 14 anni in Guinea Bissau (1985-1999) ricoprendo diversi incarichi tra cui vicario parrocchiale a Bafatà e superiore regionale del suo istituto. Nato nel 1954 nello stato di San Paolo (Brasile), padre Zilli è stato il primo missionario brasiliano nominato Ordinario di un territorio di missione fuori del Brasile.
Nell’intervista a Fides, Mons. Zilli, aveva ricordato la sua precedente esperienza di missionario nel Paese africano, facendo particolare riferimento ai rapporti con i musulmani: “Durante la mia permanenza c’era un rapporto di amicizia molto bello: avevamo un cuoco musulmano che lavorava per noi ed era una persona squisita, attraverso di lui ho imparato a conoscere ed amare i musulmani. Comunque anche i musulmani vogliono bene ai missionari: soprattutto con la guerra hanno visto che la Chiesa ama le persone, senza fare alcuna distinzione. In generale il rapporto è buono: non ci sono estremismi come in altri posti. Abbiamo già lavorato insieme per alcuni progetti sociali, nelle scuole, sia pure allo stato iniziale. Qualcuno dei missionari ha avuto un rapporto più profondo, soprattutto nel campo medico”.
Mons. Zilli aveva poi preannunciato quali erano le sue priorità pastorali come primo Vescovo della nuova diocesi. “I cristiani sono pochi e devono essere educati a dare la loro testimonianza senza paura, ma con gioia… Al primo posto della mia agenda di lavoro metto l’evangelizzazione, quindi il lavoro per le vocazioni, la famiglia, l’impegno nel sociale, il dialogo, l’inculturazione, e molte altre cose che verranno…”. (L.M.) (Agenzia Fides 9/4/2021)
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ASIA/INDONESIA - “Tutto è possibile per chi crede”: un missionario Camilliano dall’isola colpita dal ciclone Seroja
 
Maumere (Agenzia Fides) - “Qui nella nostra città e diocesi di Maumere non siamo stati toccati dal terribile ciclone tropicale Seroja (vedi Agenzia Fides 8/4/2021) che invece ha colpito in modo disastroso la diocesi di Larantuka e alcune sue isole, in particolare quelle di Adonara e Lembata distanti circa 150 Km da noi”, scrive all’Agenzia Fides padre Luigi Galvani missionario Camilliano sull’isola di Flores. “Le due isole, che ho visitato alcune volte per la promozione vocazionale - continua il missionario - sono molto povere, ma hanno una loro ricchezza particolare: sono in maggioranza cattoliche e ciò favorisce sicuramente il nascere di molte vocazioni religiose e sacerdotali.”
“Dalle notizie che abbiamo ricevuto, il potente ciclone ha colpito non solo Flores ma anche alcune zone dell'isola di Timor a Malacca, diocesi di Atambua e a Kupang. A tutt'oggi lì, per esempio, la popolazione è ancora carente di elettricità. In mezzo a tanti disagi e sofferenze per migliaia di persone, stiamo vedendo una gara di solidarietà specialmente da parte di organizzazioni religiose cattoliche della Caritas Indonesiana. Le isole di Flores e Timor sono le due a maggioranza cattolica di tutta l'Indonesia e notare che la Chiesa Cattolica si sta mobilitando con molta generosità per venire incontro ai bisogni di quelle popolazioni è commovente.”
Come racconta padre Galvani “anche noi Camilliani, nel nostro piccolo, abbiamo inviato due giovani studenti a visitare le isole di Adonara e Lembata per valutare la situazione e classificare le necessità più urgenti. I bisogni sono molti, ma ci hanno riferito che cibo, acqua e sostegno psicologico sarebbero le priorità. In concreto, con l'aiuto di alcuni benefattori locali, abbiamo già inviato 3 tonnellate di riso, 300 pacchi di noodles e migliaia di vitamine. Tutto ciò coordinato con la Caritas della diocesi di Larantuka. Sicuramente non ci fermeremo nell'impegno di promuovere ulteriori iniziative di sostegno magari con l'arrivo di altri aiuti provvidenziali esterni per essere vicini a quella gente che, già provata dalla povertà ordinaria, ora ne ha un'altra maggiore da superare. Sicuramente non sarà facile, ma tutto è possibile a chi crede”, sottolinea il missionario.
“Circa la situazione del Covid 19, - conclude p. Luigi - qui nella nostra isola, fortunatamente, i contagi sono limitati. Però le difficoltà non mancano per tanta gente che ha perso il lavoro. Ogni mese provvediamo alla distribuzione di pacchi alimentari a un paio di centinaia di famiglie particolarmente bisognose”.
Stando alle statistiche ufficiali, il ciclone ha fatto registrare almeno 165 morti in Indonesia e 37 a Timor Est, mentre più di 55 sono i dispersi. L'Agenzia indonesiana per la gestione dei disastri si è attivata per cercare tra le montagne di detriti i corpi e i possibili sopravvissuti.
(LG/AP) (Agenzia Fides 9/4/2021)
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ASIA/MYANMAR - Raid militari in chiese e templi: l'esercito viola la libertà religiosa
 
Yangon (Agenzia Fides) - Chiese cristiane e templi buddisti subiscono continui raid militari e violente perquisizioni dell'esercito birmano, in cerca di attivisti nascosti o presunte attività illegali. Come confermano fonti di Fides, nei giorni scorsi l'esercito ha fatto irruzione in numerose chiese cristiane di tutte le confessioni nello Stato di Kachin, sostenendo che era in corso un'attività sovversiva. I militari hanno perquisito le chiese cristiane battiste, cattoliche a anglicane nella città di Mohnyin. I raid riguardano anche monasteri e templi buddisti in tutta la nazione.
“Queste incursioni sono deplorevoli e sono patenti violazioni della libertà religiosa. I siti religiosi sono sacri. Tutta la popolazione stigmatizza ed è scandalizzata dal fatto che si penetri con le armi in pugno in un luogo sacri, Chiese e monasteri buddisti vengono regolarmente perquisiti con violenza. Sono gravi atti intimidatori dell'esercito che stanno generando sempre maggiore marezza e ostilità nella popolazione birmana di tutte le etnie e religioni", nota la fonte di Fides. "I militari individuano i giovani e i leader della protesta sui social media e poi lanciano ogni giorno operazioni notturne per arrestarli", racconta.
“I soldati hanno hanno scavalcato le recinzioni e sono entrati in ogni edificio del complesso, senza alcuna giustificazione e hanno perquisito tutti gli spazi”, ha riferito il Reverendo Awng Seng della Kachin Baptist Convention (KBC), raccontando, ancora scosso, quanto avvenuto nello stato Kachin. I soldati sospettavano che un leader della protesta fosse nascosto all'interno del complesso e che i leader religiosi stessero partecipando alle proteste e alle iniziative contro il regime. Le forze di sicurezza non hanno trovato nulla di illegale in tutte le chiese perquisite.
“È inaccettabile compiere questi raid in un sito religioso cristiano con personale armato che agisce come se stesse conducendo un'operazione militare. Lo condanniamo fermamente. Se l'esercito agisce in questo modo nel luoghi sacri, non possiamo immaginare come si comporti nelle case private delle persone", ha rimarcato il Rev. Awng Seng, riferendo che sono stati perquisiti anche il Kachin Theological Collegee l'annesso Seminario cristiano battista nella capitale dello Stato di Kachin, Myitkyina.
La Kachin Baptist Convention che, con oltre 400.000 membri e 429 chiese, svolge un ruolo di primo piano nello stato Kachin, ha ricordato che "le comunità religiose cristiane, buddiste, indù, musulmane predicano la verità e la giustizia" affermando che "tali raid violenti e intimidatori sono spaventosi". La KBC ha dichiarato di opporsi al regime militare e ha tenuto quotidianamente liturgie di preghiera per la pace e la giustizia, chiedendo una democrazia federale, l'uguaglianza, il rispetto della libertà e dei diritti umani..
Nei giorni scorsi le forze di sicurezza hanno fatto irruzione anche una chiesa Battista a Lashio, nello Stato settentrionale di Shan, arrestando per due giorni 10 leader religiosi e il personale residente (poi tutti rilasciati), esplodendo colpi di arma da fuoco all'interno della chiesa mentre cercavano manifestanti anti-regime.
(PA-JZ) (Agenzia FIdes 9/4/2021)
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ASIA/SIRIA - Il Patriarca siro cattolico: affama il popolo siriano chi usa le sanzioni come strumento di pressione politica
 
Damasco (Agenzia Fides) – Nella crisi siriana, “non è né giusto né logico vincolare la revoca delle sanzioni a una cosiddetta ‘soluzione politica’, mentre la gente comune è impoverita e soffre di fame, malattie e umiliazione”. Il lucido e penetrante giudizio sull’uso delle sanzioni imposte da lungo tempo dalla comunità internazionale alla Siria di Bashar al Assad arriva da Ignace Youssef III Younan, Patriarca di Antiochia dei siro cattolici. Il Primate della Chiesa siro cattolica, che abitualmente risiede presso la sede patriarcale in Libano, lo ha inserito all’interno del messaggio diffuso in occasione della Pasqua.
Nel testo pasquale, il Patriarca richiama “i decisori internazionali e tutti coloro che hanno buona volontà a compiere sforzi per revocare le ingiuste sanzioni imposte al popolo siriano, la cui sofferenza si intensifica di giorno in giorno”. L’attuale catastrofe siriana – rimarca il Patriarca - ha superato le brutalità degli imperatori e degli invasori del passato e degli occupanti: “Dieci anni di guerra, uccisioni, distruzioni e conflitti internazionali combattuti sul suolo siriano, hanno portato solo all’annientamento del popolo e alla distruzione delle sue strutture economiche e sociali e del suo patrimonio di civiltà”. (GV) (Agenzia Fides 9/4/2021)
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AMERICA/VENEZUELA - I Vescovi sollecitano le vaccinazioni: "Non si può aspettare ancora, l'essere umano è al di sopra delle diatribe politiche"
 
Caracas (Agenzia Fides) – “Motivati dal nostro ministero pastorale a favore del popolo di Dio, facciamo eco al suo grido sulla necessità di risolvere al più presto possibile il tema della vaccinazione contro il Covid 19. E’ una urgenza che deve essere inquadrata nell’appello a praticare il comandamento dell’amore fraterno, che ci ha lasciato il Signore Gesù”. Con queste parole la Presidenza della Conferenza Episcopale Venezuelana (CEV) ha pubblicato una dichiarazione sottolineando l'urgenza della vaccinazione contro il Covid-19 senza preclusioni di alcun tipo, e la convocazione delle diverse realtà coinvolte nel campo sanitario e sociale.
Nella dichiarazione, pervenuta a Fides, i Vescovi lamentano che purtroppo è aumentato il numero dei contagiati e dei morti, e questo ha creato ancora maggiore angoscia nella popolazione, soprattutto nei più vulnerabili, per questo ribadiscono che "le persone hanno il diritto di essere debitamente curate, sia nella fase della prevenzione che nelle cure mediche necessarie".
Quindi si rivolgono all’Esecutivo nazionale, alle autorità sanitarie, a tutte le istanze pubbliche e private, perché “pensando al bene della popolazione di cui sono a servizio”, cerchino un accordo che consenta di avere i migliori vaccini da somministrare a tutta la popolazione, senza esclusioni né discriminazioni. "Non si può aspettare ancora. L'essere umano è al di sopra delle diatribe politiche, perché la vita di ogni persona è degna e sacra".
Il comunicato della Presidenza della CEV chiede alle nazioni e agli organismi multilaterali impegnati nella distribuzione dei vaccini, di collaborare con il popolo venezuelano, e all’Esecutivo nazionale di convocare i rappresentanti di tutte le realtà che operano nel settore sanitario e sociale, senza fare scelte partitiche o ideologiche, al fine di fare fronte comune per assicurare la vaccinazione di tutta la popolazione senza condizioni di alcun tipo. Infine reitera l’invito a tutti a seguire le direttive per la biosicurezza. (SL) (Agenzia Fides 9/4/2021)
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AMERICA/GUATEMALA - Centenario dell’arcidiocesi di Los Altos: “Evangelizzare, formare discepoli, testimoniare è stato, è e sarà il nostro impegno”
 
Los Altos (Agenzia Fides) – “Il 27 luglio 2021 celebreremo il primo centenario della creazione della diocesi di Los Altos. Questo avvenimento suscita due atteggiamenti. Da una parte il ringraziamento a Dio perché ci consente di essere membri della sua Chiesa in questa arcidiocesi, dall’altra la preghiera di supplica perchè la sua grazia ci guidi negli anni futuri”. Lo scrive l’Arcivescovo di Los Altos, Quelzaltenango-Totonicapan, Mons. Mario Alberto Molina Palma, OAR, nella sua Lettera pastorale al popolo di Dio, che porta la data del Giovedì Santo, 1 aprile 2021.
L’Arcivescovo fa memoria dei Vescovi che si sono succeduti in questa diocesi, dal 1996 arcidiocesi da cui si sono originate altre cinque diocesi, dei sacerdoti locali e stranieri, secolari e religiosi, in particolare di quanti durante gli anni difficili della riorganizzazione e della violenza del conflitto armato, “servirono e guidarono il popolo di Dio in questa terra”. Ringrazia poi le innumerevoli religiose, che nei diversi campi dell’educazione, della salute, della cura degli anziani, della formazione catechistica e della promozione sociale “hanno collaborato nell’impegno dell’evangelizzazione”. Un ringraziamento speciale poi ai laici, “che in tutte le epoche hanno offerto il loro tempo, il loro ingegno, i loro sacrifici personali per collaborare con i Pastori, sostituendoli e rappresentandoli nella guida e nel coordinamento delle comunità, nella catechesi e nell’evangelizzazione”.
Per il centenario sarà pubblicato uno studio accademico sulla storia della diocesi, dal momento che si hanno poche notizie al riguardo. E’ stato comunque preparato del materiale divulgativo, a carettere teologico e storico, per organizzare conferenze, video clips, programmi radiofonici e televisivi, al fine di preparare questo evento riflettendo sulla natura della Chiesa e della fede cristiana.
Nella sua Lettera pastorale l’Arcivescovo invita a rendere grazie a Dio, “Signore della Chiesa e del tempo… per la fede che abbiamo conosciuto e ricevuto… per il servizio e il ministero delle persone che sono state strumento nelle sue mani perchè attraverso di loro ci arrivasse la fede e si realizzassero tante opera di evangelizzazione, di catechesis e di carità”.
Mons. Molina invita quindi tutte le comunità sabato 24, domenica 25 e lunedì 26 luglio, ad offrire la Messa in ringraziamento per il cammino fatto durante questi cento anni. Martedì 27 luglio, giorno anniversario, la Messa sarà celebrata per la Chiesa locale, usando letture bibliche proprie. Purtroppo, lamenta l’Arcivescovo, la situazione sanitaria impedisce una celebrazione comunitaria di tutta l’Arcidiocesi, con la partecipazione di sacerdoti, religiosi e laici di tutte le comunità, ma spera che si possa realizzare in futuro.
Nella seconda parte della Lettera, Mons. Molina invita a guardare con speranza al futuro, tracciando un ampio quadro della situazione attuale e indicando alcune scelte pastorali da compiere. Infine l’Arcivescovo ricorda che “Evangelizzare, formare discepoli, vivere come Chiesa di Gesù Cristo, dare testimonianza al mondo della nostra speranza, è stato, è e sarà il nostro impegno. Senza dubbio Dio suscita pensieri, ispira decisioni, dinamizza le opere. Ognuno di noi apporta pensieri, decisioni e opera che in coscienza ritiene possano contribuire all’annuncio del Vangelo, all’edificazione della Chiesa e alla formazione dei fedeli fino al raggiungimento dell’obiettivo finale, che è la vita di santità in Dio”. (SL) (Agenzia Fides 9/4/2021)
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mercoledì 24 febbraio 2021

Agenzia Fides 24 febbraio 2021

 

AFRICA/NIGERIA - “La Nigeria rischia di spaccarsi” avvertono i Vescovi
 
Abuja (Agenzia Fides) – “La Nigeria rischia di cadere a pezzi”. È il grido di allarme dei Vescovi nigeriani che notano un ripiegamento in se stessi dei diversi gruppi nazionali che compongono la Federazione, di fronte alle gravi mancanze delle istituzioni statali, in primo luogo l’incapacità di garantire a tutti la sicurezza.
“Le spinte all'autodifesa stanno rapidamente guadagnando terreno. Molti gruppi etnici stanno suonando rumorosamente i tamburi di guerra, chiedendo non solo una maggiore autonomia, ma anche la rinuncia definitiva a una nazione in cui hanno perso ogni fiducia e senso di appartenenza. Le richieste di secessione su base etnica non dovrebbero essere ignorate o prese alla leggera” avvertono i Vescovi in una dichiarazione firmata da Sua Ecc. Mons. Augustine Obiora Akubeze, Arcivescovo di Benin City e Presidente della Conferenza Episcopale nigeriana (CBCN), e da Sua Ecc. Mons. Camillus Raymond Umoh, Vescovo di Ikot Ekpene e Segretario della CBCN.
Alla base dello scoramento dei nigeriani nei confronti dell’unità nazionale, secondo i Vescovi, c’è il fallimento del governo: “Molti hanno rinunciato alla possibilità e persino all'aspirazione di una Nigeria come un Paese unito. Non c'è da stupirsi che molti attori non statali stiano riempiendo il vuoto creato dal fallimento tangibile del governo”.
“Il governo federale sotto il Presidente Muhammadu Buhari non può più ritardare l'assunzione del suo obbligo di governare la nazione; non secondo pregiudizi etnici e religiosi ma sulla falsariga di principi oggettivi e positivi di correttezza, equità e, soprattutto, giustizia” rimarca la dichiarazione.
“Noi, della Conferenza episcopale della Nigeria, con membri provenienti da tutte le parti della Nigeria, siamo molto turbati per l'attuale stato di instabilità del Paese” continua la dichiarazione. “Lanciamo questo allarme per un profondo amore patriottico per la nostra nazione, non per interessi settoriali, siano essi politici, etnici o anche religiosi” sottolineano i Vescovi.
“Nonostante il persistere delle crisi, omicidi, Covid 19, rapimenti, banditismo, rapine a mano armata, affermiamo sinceramente la nostra fede nella fattibilità e desiderabilità del Progetto Nigeria, come una nazione prospera sotto la protezione del Signore” concludono i Vescovi. “Ma siamo anche convinti che la costruzione di una nazione del genere, specialmente nelle nostre attuali circostanze, abbia un costo. Siamo anche convinti che l'alternativa di separarci, abbia un costo di gran lunga superiore a quello che serve per tenerci insieme” conclude il messaggio lanciando un appello a tutti per “fare i sacrifici necessari per gestire meglio le nostre differenze e trasformarle in una forza positiva invece che negativa”. (L.M.) (Agenzia Fides 24/2/2021)
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AFRICA/CONGO RD - “L’attacco all’Ambasciatore italiano è la manifestazione eloquente del terrorismo che la popolazione deve affrontare da anni”
 
Kinshasa (Agenzia Fides) – L’ONG congolese per i diritti umani CEPADHO, nel porgere le condoglianze per l’uccisione di Luca Attanasio, del carabiniere di scorta, Vittorio Iacovacci e dell’autista congolese Mustafa Milambo, condanna fermamente questo crimine e qualifica “l’attacco come una manifestazione eloquente del terrorismo che la popolazione deve affrontare da diversi anni nel Nord Kivu”.
Nel comunicato inviato all’Agenzia Fides il CEPADHO “incoraggia le autorità congolesi a coinvolgere le forze armate congolesi, la Polizia, i Servizi di sicurezza civile e militare, nella ricerca attiva degli autori di questo barbarie, in modo che vengano arrestati e che rispondano penalmente per il loro atto. In questa occasione, CEPADHO invita le Grandi Potenze a mostrare più solidarietà con la RDC a caccia di gruppi armati e movimenti terroristici, in vista della loro eliminazione immediata e definitiva nell'est del paese”. (L.M.) (Agenzia Fides 24/2/2021)

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AFRICA/GHANA - Istruzione e Covid-19: la situazione delle scuole nelle zone rurali del Paese
 
Accra (Agenzia Fides) – A partire dal 18 gennaio le scuole dell’intero Paese hanno ripreso le attività. Tuttavia in diversi villaggi al momento della riapertura mancavano i dispositivi di protezione individuali (DPI) per tutti e la situazione non è ancora del tutto sotto controllo. “E’ stato un vero spettacolo vedere genitori e bambini in fila in attesa di essere registrati davanti ai compound delle scuole, dopo 10 mesi di chiusura a causa del Covid-19”, scrive all’Agenzia Fides padre Paul Saa-Dade Ennin, Superiore Provinciale dei missionari SMA in Ghana.
“Se da una parte c’erano i genitori sollevati dal fatto di poter riportare i propri figli a scuola, dall’altra gli scolari erano felici di tornare a rivedere i compagni e condividere questi lunghi mesi trascorsi chi in casa ad aiutare i genitori per le faccende domestiche, chi fuori per i mercati o per i campi.”
P. Paul spiega che nel villaggio di Babaso, distretto Ejura-Sekyeredumase della regione di Ashanti, i DPI dovevano ancora essere consegnati al momento della riapertura della scuola. Gli scolari indossavano le mascherine, e la chiesa parrocchiale locale aveva fornito i secchi e il sapone liquido per il lavaggio delle mani che purtroppo non sono stati sufficienti per tutti. “In questo contesto scolastico – racconta il missionario - il distanziamento sociale è la sfida principale. Nelle aule i banchi sono disposti tenendo conto delle distanze richieste, ma in alcune classi, a causa del numero di alunni e delle dimensioni dell'aula, è stato impossibile. Gli insegnanti hanno grandi difficoltà in particolare durante la ricreazione – spiega p. Paul -. È semplicemente impossibile lasciare che i bambini giochino insieme osservando i protocolli, serve un aiuto immediato concreto da parte del governo prima che nelle scuole, specialmente quelle nelle aree rurali svantaggiate come Babaso, scoppino nuove epidemie.”
Nel suo racconto il Superiore Provinciale SMA descrive la gioia di tanti piccoli che sono potuti rientrare a scuola in tempo di Covid, ma anche il rammarico per tanti altri compagni che per poter sostenere e aiutare le proprie famiglie, sono stati costretti a trasferirsi in città per lavorare come domestici. “Alcune delle ragazze sono purtroppo rimaste incinte durante il lockdown, altre sono state date in matrimonio per mantenere la famiglia e non torneranno” spiega p. Ennin. Il missionario evidenzia il fatto che queste sono solo alcune delle tristi realtà degli effetti del Covid-19 sui bambini: “Il loro futuro sarà gravemente compromesso se non vengono intraprese azioni e provvedimenti strategici e coscienziosi.”
(PE/AP) (24/2/2021 Agenzia Fides)
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ASIA/MALAYSIA - In Quaresima riaprono le chiese nello stato di Sarawak
 
Kuching (Agenzia Fides) - Le chiese di Kuching, capitale dello stato malaysiano del Sarawak in Malaysia (situato sull'isola del Borneo), hanno riaperto in occasione del tempo di Quaresima. Come comunicato all'Agenzia Fides dall'Arcivescovo di Kuching, Simon Poh, il governo locale ha permesso la riapertura della maggior parte delle chiese, dopo oltre due settimane di chiusura per contenere la diffusione del Covid-19. La celebrazione eucaristica nelle parrocchie che hanno avuto il permesso è iniziata tra il 20 e il 21 febbraio, in occasione della prima domenica di Quaresima. I fedeli sono stati invitati a verificare gli orari di riapertura e a conformarsi a tutte le informazioni e i protocolli sanitari per frequentare la chiesa nella massima sicurezza. Le chiese situate nelle aree in cui sono ancora presenti dei focolai di Covid-19 non possono riaprire. Lo stato di Sarawak è ancora strettamente bloccato fino al 1 marzo, con diversi focolai di Covid attivi.
“Affidiamo ai nostri leader della Chiesa cattolica e ai responsabili dei Consigli pastorali nei 300 villaggi cattolici dell'arcidiocesi, il compito di monitorare e garantire il rispetto delle procedure sanitarie necessarie durante le preghiere, le celebrazioni, i riti funebri. L'autorità statale considera tali raduni ad alto rischio di potenziali infezioni", rimarca l'Arcivescovo, invitando al massimo rigore e attenzione.
L'Arcivescovo invita i fedeli ad osservare nel tempo di Quaresima la pratica del digiuno, dell'astinenza, della preghiera e della carità, anche sfruttando i canali di comunicazione online per restare in contatto con le chiese, e a dare molto spazio ala preghiera in casa. "Tutti siamo chiamati a fare dei sacrifici e a fare del nostro meglio per contenere il Covid. Tutti i fedeli sono chiamati ad assumersi la responsabilità cristiana, sociale e morale, per ridurre il rischio di sviluppare nuovi focolai", ha detto.
“Rimanete vigili, seguite tutti i protocolli di sicurezza. Pregate, digiunate e fate l'elemosina. fate pratiche penitenziali. Offrite a Gesù i vostri sacrifici durante questa Quaresima. Convertitevi e credete al Vangelo", ha detto l'Arcivescovo.
Bernard Lim, leader laico cattolico, dichiara a Fides: “Siamo felici per la riapertura delle chiese durante la Quaresima. Ci impegneremo a seguire le misure sanitarie richieste. Vivremo questo tempo immersi nella preghiera".
(SD-PA) (Agenzia Fides 24/2/2021)
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ASIA/TURCHIA - Stop per la banda dei “ladri di chiese”. Provarono a vendere anche la Basilica di Sant’Antonio
 
Istanbul (Agenzia Fides) – La Basilica cattolica di Sant’Antonio da Padova, situata nella centralissima Istiklal Caddesi, uno dei viali più rinomati di Istanbul, non corre per ora alcun rischio di finire sul mercato immobiliare come un immobile privato di pregio. Nei giorni scorsi è stato arrestato e rinviato a giudizio - con la richiesta di condanna a 285 anni di carcere - il faccendiere Sebahattin Gök, l’uomo che lo scorso anno, con una rete di complici aveva architettato una complessa operazione truffaldina per entrare illegalmente in possesso della più grande chiesa cattolica di Istanbul e rivenderla al miglior offerente. Le indagini compiute intorno al caso hanno confermato che la “banda” di Gök e dei suoi sodali si stava specializzando in truffe immobiliari compiute ai danni di comunità ecclesiali e religiose, di proprietari stranieri o di gruppi etnici minoritari.
La prima chiesa sorta nell’area attualmente occupata dalla Basilica fu eretta già nel 1725 dalla comunità italiana di Istanbul. L’attuale luogo di culto (nella foto), officiato dai Francescani Conventuali, fu ricostruito in stile neogotico veneziano tra il 1906 e il 1912. Conformemente alla prassi dell’epoca, la proprietà della chiesa fu intestata a membri della famiglia reale italiana. Nel gennaio 1971, gli eredi di Casa Savoia rinunciarono ai diritti sull’immobile, a vantaggio della associazione Sent Antuan Kilisesi (Chiesa di Sant’Antonio) che risponde alla comunità cattolica locale.
Negli ultimi anni anni, Sebahattin Gök aveva compiuto diversi viaggi in Italia, Francia e Stati Uniti, raccogliendo procure e deleghe firmate da persone da lui presentate come eredi legittimi degli antichi intestatari della Basilica (compresi i membri di una famiglia di Saluzzo, che nel contenzioso sorto non hanno ancora del tutto rinunciato alle loro pretese). Con queste lettere, e dopo aver rastrellato anche dubbi “certificati di eredità” presso un tribunale civile di pace, il faccendiere turco si era presentato al locale distretto catastale, rivendicando il diritto di entrare in possesso del luogo di culto a nome dei legittimi proprietari. Lo scorso anno, i Francescani Conventuali affidatari della chiesa sono ricorsi alla giustizia turca, ottenendo un provvedimento cautelare volto a tutelare il luogo di culto e i locali ad esso collegati. Nel corso delle indagini, è emerso che la stessa rete di complici legata a Gök aveva messo in atto un tentativo analogo di appropriazione illegale della chiesa bulgara di Galata e di altri luoghi di culto e immobili eretti in passato dalle locali comunità armene, francesi, italiane ed ebraiche, collezionando per questi tentativi 34 cause legali intentate contro di lui. Un contenzioso analogo a quello sorto intorno alla Basilica di Sant'Antonio coinvolge anche uno storico istituto scolastico appartenente a una Congregazione religiosa femminile di origine piemontese.
L’arresto di Gök è avvenuto in base alle accuse di falsificazione di documenti ufficiali finalizzati e truffa aggravata. La vicenda ripropone a suo modo la controversa questione delle tante chiese e dei beni ecclesiastici disseminati in territorio turco dei cui titoli di proprietà, nel corso dei secoli, si sono perse le tracce, e che in vario modo, non sempre legale, sono finiti in possesso di privati, o in tempi anche recenti sono stati acquisiti dal Dicastero turco del Tesoro. (GV) (Agenzia Fides 24/2/2021)
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AMERICA - Assemblea continentale delle Pontificie Opere Missionarie: “Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e udito”
 
La Paz (Agenzia Fides) – “Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e udito”: sotto questo slogan, dal 22 al 27 febbraio si sta svolgendo, in forma virtuale, l'Assemblea continentale dei Direttori nazionali delle Pontificie Opere Missionarie (POM) dell’America. Per le POM della Bolivia partecipano Mons. Waldo Barrionuevo CSsR, Direttore nazionale POM; Mons. Adolfo Bittschi, Vescovo responsabile per le Missioni della Conferenza Episcopale; Suor Cintia Vásquez, Coordinatrice nazionale delle POM, oltre ai collaboratori della Direzione nazionale.
Ogni giornata inizia con una preghiera dedicata a un continente. Lunedì 22 febbraio l’Arcivescovo Mons. Giampietro Dal Toso, Presidente delle POM, ha condiviso uno spazio di riflessione incoraggiando il lavoro missionario delle POM del continente. Ha anche ringraziato per l'animazione missionaria portata avanti in diversi modi, secondo il carisma missionario, e indicato come farla nel contesto attuale.
Martedì 23 febbraio la riflessione sul motto dell’anno e sul Messaggio di Papa Francesco per la Giornata Missionaria 2021 è stata tenuta da P. Ricardo Guillén (Venezuela). Quindi è seguito un percorso di riflessione proposto dal team del CAM VI-Porto Rico, e infine la condivisione dell’esperienza di formazione e animazione missionaria virtuale portata avanti dalle POM Honduras.
Mercoledì 24 è prevista una riflessione in chiave missionaria dell’enciclica "Fratelli Tutti" a cura del Dottor Lucas Cerviño, quindi la condivisione dell’esperienza di formazione e animazione missionaria virtuale portata avanti dalle POM del Costa Rica.
Giovedì 25 febbraio, P. Mauricio Jardín affronterà le sfide missionarie del Sinodo. Seguirà la presentazione dell’esperienza della raccolta fondi da parte della Direzione Nazionale degli Stati Uniti. Quindi il webinar fundraising e uno spazio da condividere.
L’ultimo giorno, venerdì 26 febbraio, inviterà a guardare verso la Prima Assemblea Ecclesiale dell'America Latina e dei Caraibi, quindi ci sarà un incontro con i membri del CELAM. Infine la presentazione di Missio Invest dagli USA e la chiusura dell'Assemblea.
(PA/CE) (Agenzia Fides 24/02/2021)
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AMERICA/EL SALVADOR - Nuovo passo in avanti per il diritto all’acqua e all’alimentazione: i partiti firmano un impegno pubblico
 
San Salvador (Agenzia Fides) – Una nuova tappa è stata raggiunta nel percorso per l'approvazione definitiva della riforma della Costituzione che preveda i diritti umani all'acqua e all'alimentazione in El Salvador.
Dopo la vittoria ottenuta, nell'ottobre 2020 (vedi Fides 17/10/2020), con l'inserimento dell'accesso all'acqua e ai servizi igienici come diritto umano, il 28 gennaio l'Assemblea Legislativa ha approvato, con 57 voti favorevoli su 84, la riforma dell'articolo 69 che ora include il cibo come diritto umano. Ora la Chiesa cattolica e l'Alleanza per la Riforma Costituzionale di El Salvador hanno ottenuto la "Firma dell'impegno per i diritti umani all'acqua e all’alimentazione" da parte dei partiti politici, in un documento presentato ieri sui social media dell'Arcidiocesi di San Salvador.
Il documento esprime l'impegno pubblico dei partiti firmatari a votare a favore della riforma definitiva degli articoli 2 e 69 che riguardano questi diritti. Mentre la Chiesa cattolica diffondeva questo documento attraverso i suoi social media, membri dell'Alleanza per la Riforma hanno dato vita ad una carovana pubblica, i giorni 22 e 23 febbraio, per consegnare ad ogni sede di partito la lettera dell'impegno firmata.
(CE) (Agenzia Fides 24/02/2021)
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AMERICA/MESSICO - Migranti: i molti aspetti del circuito della mobilità nel Centroamerica
 
Tijuana (Agenzia Fides) - La frontiera a Nord, tra Messico e Stati Uniti d’America, è uno dei principali corridoi migratori del mondo, segnato da violazioni dei diritti fondamentali e da un alto rischio per la vita dei migranti, con discriminazione e xenofobia. Ma la migrazione nel Continente è anche altro: ce n'è una centroamericana di cui si parla meno. E’ quanto sottolinea il dossier “Mobilità alla frontiera: Tijuana come spazio di (ri)costruzione della vita” realizzato dal Csem, il Centro scalabriniano di Studi Migratori.
L’analisi fatta dai ricercatori del Csem, parte da Tijuana luogo di frontiera tra Usa e Messico dove proprio le suore Missionarie Scalabriniane hanno creato un modello di accoglienza nell’Istituto Madre Assunta. Secondo la nota inviata a Fides, il testo analizza la migrazione centroamericana da una prospettiva regionale più vasta, analizzando le differenze che hanno coinvolto i singoli Stati. El Salvador, Honduras e Guatemala possono considerarsi come nazioni che hanno avuto principalmente una emigrazione verso gli Stati Uniti. Il Belize, invece, ha la doppia caratteristica di essere sia recettore dei migranti centroamericani sia luogo di partenza verso gli Usa.
Il Nicaragua, invece, è l’eccezione regionale, con alti indici di intensità migratoria verso il Costa Rica. Panama ha flussi importanti di migranti verso gli Usa, a causa della sua condizione storica e politica con la federazione e, ora, è un Paese che ha mutato in parte la propria realtà e ne accoglie molti. Ma esistono anche circuiti migratori intraregionali in Centroamerica, facilitati dal programma di libera circolazione Ca4 e dall’uso del dollaro a El Salvador e a Panama.
In questo panorama risalta il caso del Messico, tanto che ora si parla di un circuito migratorio centroamericano. I dati parlano nel 2010 della presenza di 59.936 centroamericani nel Paese. Sono dodici milioni i messicani negli Usa, con una curva che ha avuto il suo picco nel 2007, con 6,9 milioni a partire da quell’anno.
Secondo lo studio che tocca l’America, dal 1970 al 2020 il contesto sociopolitico è cambiato. Se negli anni Settanta il tipo di migrazione era principalmente politica (a causa dell’esilio derivato da dittature e da regimi coloniali di Belize e Panama), si è passati ai lavoratori economici degli anni Novanta e ai primi rifugiati ambientali e agli sfollati interni degli anni Duemila. Dal 2010, invece, l’America è caratterizzata da rifugiati, dalle migrazioni familiari, infantili e giovanili e dalle carovane dei migranti.
Particolarmente critica è la violenza omicida che caratterizza alcuni Paesi: il tasso più elevato è a El Salvador (58 omicidi ogni 100.000 abitanti in media tra il 2016 e il 2019), poi Honduras (45 ogni 100.000), Belize (36,5 ogni 100.000). Le rimesse incidono parecchio sui sistemi economici dell’America Latina: a El Salvador contano il 21,4% del Pil, in Honduras il 20%, in Guatemala il 12%, in Nicaragua l’11,3%, in Belize il 5% e in Messico il 2,7%.
Uno dei temi maggiormente trattati è stato quello della violenza istituzionale. In 5 anni il Venezuela ha espulso 4,5 milioni di persone, specialmente verso i Paesi dell’America Latina. Nel 2014 solo il 2,3 per cento della popolazione venezuelana viveva all’estero e nel 2019 la cifra è cresciuta al 16%, la seconda dell’America Latina dopo El Salvador, la cui percentuale è al 25%. Il Messico ha il 10% dei suoi cittadini all’estero.
Ma nel Sud del continente, si legge ancora nello studio, “inefficienza, rozzezza e bassezza di molte istituzioni pubbliche e private, esercitano una violenza passiva sulla popolazione”. Oggi, “l’impunità istituzionale, la violenza sistemica e la povertà neoliberale hanno portato alle principali cause della migrazione”. (SL) (Agenzia Fides 24/02/2021)

martedì 2 febbraio 2021

Agenzia Fides 2 febbraio 2021

 


AFRICA/NIGERIA - I Vescovi della Provincia di Ibadan: “Chiediamo una revisione delle forze di sicurezza”
 
Abuja (Agenzia Fides) – "Con la realtà attuale è diventato più che mai necessario chiedere la revisione dell'architettura di sicurezza della Nigeria" affermano i Vescovi della Provincia Ecclesiastica di Ibadan al termine del loro incontro del 25-26 gennaio. L’insicurezza che colpisce aree sempre più vaste della Nigeria sta suscitando sconforto e risentimento nei confronti delle autorità federali. “Date le promesse elettorali dell'attuale governo e i focolai d'insicurezza che eruttano in tutto il Paese, è un peccato che il governo federale sia rimasto insensibile a queste sfide" scrivono i Vescovi.
"Di conseguenza, facciamo sfilare un esercito nigeriano che non è stato in grado di controllare efficacemente le atrocità di Boko Haram per oltre un decennio”. Il rischio è la formazione di milizie e di gruppi locali di autodifesa. "Tale modo di governo, che si adopera per proteggere gli interessi di un segmento della popolazione a scapito della sicurezza della vita e della proprietà della maggioranza, rende inevitabile l'emergere di milizie e di leader auto-nominati" affermano i Vescovi, secondo i quali però alcune iniziative come il South Western Security Network (SWSN), noto come Amotekun, potrebbero essere utili complementi alle forze di sicurezza statali e ferali.
In riferimento alle proteste giovanili contro gli abusi della polizia (End-SARS vedi Fides 26/10/2020) i Vescovi chiedono “ai governi federali e statali di mantenere le promesse fatte sulla scia delle proteste e di non ignorare le ragioni per le quali le proteste si sono verificate, come normalmente accade in Nigeria”. Lanciano inoltre un appello alle organizzazioni religiose e pubbliche e ai cittadini perché offrano posti di lavoro ai giovani per far fronte a una situazione potenzialmente esplosiva.
Sul piano dell’Evangelizzazione, i Vescovi della Provincia Ecclesiastica di Ibadan esprimono apprezzamento per il Documento di Kampala del Simposio delle Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar (SECAM) e hanno esortato i leader della Chiesa nel Paese a trarne vantaggio nella loro missione di evangelizzazione. "Esortiamo tutti i nostri sacerdoti, religiosi, fedeli laici, seminari e altre case di formazione ad accedere, studiare e applicare il documento di Kampala ai bisogni pastorali concreti. Ciò è necessario affinché gli sforzi di evangelizzazione degli ultimi 50 anni in Africa possano essere ulteriormente alimentati, e i frutti che ne derivano, sfruttati per un'ulteriore crescita e consolidamento". (L.M.) (Agenzia Fides 2/2/2021)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Al via la Fondazione "I missionari di San Giuseppe" per una maggiore devozione al Patrono della Chiesa universale
 
Abidjan (Agenzia Fides) - L'8 dicembre 2020, nella solennità dell'Immacolata Concezione, Papa Francesco ha dedicato un intero anno a San Giuseppe per celebrare il 150° anniversario della proclamazione di San Giuseppe a Patrono della Chiesa universale. E per celebrare con una pietra miliare questo anno speciale, il gruppo di preghiera "Amici di San Giuseppe della Costa d'Avorio" intende dare vita ad un progetto, la Fondazione "I missionari di San Giuseppe" della Costa d'Avorio (FMSJ-CI).
Lo scopo della Fondazione, la cui sede si trova nella parrocchia di Saint Jacques, nell'arcidiocesi di Abidjan, è quello di: creare e gestire un database relativo alle competenze di tutti gli Amici di San Giuseppe della Costa d'Avorio; costruire centri di spiritualità; aiutare i poveri e le persone vulnerabili, compiere atti di beneficenza; costituire fondi speciali con istituzioni finanziarie per programmi destinati a promuovere e sostenere gli obiettivi della fondazione. Lo statuto e il regolamento interno della fondazione "I missionari di San Giuseppe" della Costa d'Avorio sono stati presentati sabato 30 gennaio. Durante questo incontro sono stati costituiti anche gli organi di gestione della fondazione ed è stato nominato l’Avvocato Boli Zouckou Léa, Presidente del consiglio di amministrazione per un mandato di 6 anni rinnovabile una volta.
"Il fondamento dei missionari di San Giuseppe, è far conoscere a tutti la devozione a San Giuseppe, specialmente in quest'anno consacrato a San Giuseppe. Attraverso questa fondazione oggi, dopo 21 anni di esistenza, vogliamo entrare in azione ed è insieme che faremo in modo che questa fondazione prenda forma” ha affermato il Presidente del consiglio di amministrazione. (S.S) (Agenzia Fides 2/2/2021)
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ASIA/PAKISTAN - Leader religiosi islamici difendono l'infermiera cristiana accusata di blasfemia
 
Karachi (Agenzia Fides) - “A nessuno deve essere permesso di farsi giustizia da sé, né di abusare delle leggi sulla blasfemia. Tutte le organizzazioni religiose e i leader hanno condannato le torture inflitte all'infermiera cristiana in ospedale. Il Governo del Pakistan non tollererà questi abusi": come appreso dall'Agenzia Fides, è quanto ha dichiarato Hafiz Tahir Mehmood Ashrafi, assistente speciale del Primo Ministro per l'armonia religiosa. Hafiz Tahir Mehmood Ashrafi, religioso musulmano a capo del Consiglio degli Ulema del Pakistan, ha espresso indignazione e dolore per il trattamento violento riservato a Tabitha Nazir Gill, donna cristiana accusata di blasfemia il 28 gennaio mentre lavorava al Sobhraj Maternity Hospital, e ha promesso una attenta indagine sull'incidente, per scandagliare ogni abuso.
Tabitha Nazir Gill è stata accusata di aver commesso blasfemia dai suoi colleghi il 28 gennaio mattina, dopodiché è stata trascinata sul pavimento dell'ospedale, percossa, minacciata, legata e torturata per ore, fino a quando la polizia non ha raggiunto l'istituto e l'ha presa in custodia. I funzionari di polizia, dopo una prima indagine, l'avevano rilasciata senza alcun addebito (vedi Fides 29/01/2021), ma il giorno successivo hanno registrato una denuncia (First Information Report) contro dei lei dopo le proteste dei gruppi musulmani (vedi Fides 30/01/2021), che la accusano di aver usato termini dispregiativi sui profeti Adamo, Abramo e Maometto, reato punibile secondo l'articolo 295 C del Codice penale pakistano.
Il leader islamico Allama Shehryar Raza Abidi ha condannato l'attacco e la violenza e, in un videomessaggio consultato da Fides, afferma: “È stato vergognoso vedere donne musulmane che picchiano una donna cristiana e usano un linguaggio offensivo verso di lei. Quella violenza mostra il loro estremismo e fondamentalismo, che non sono insegnamenti dell'Islam, e comunica un messaggio e un'immagine sbagliata dell'Islam. Questo fondamentalismo non ha nulla a che fare con l'Islam, che non diffonde violenza".
Condividendo le sue preoccupazioni sul recente caso di Tabitha Gill, Shehryar Raza Abidi cita uccisioni extragiudiziali avvenute in passato, ricordando il caso del governatore del Punjab, Salam Taseer, ucciso nel 2011, che aveva solo rimarcato l' uso improprio delle leggi sulla blasfemia . E aggiunge: “Se poi si trasformano gli assassini in eroi dell'Islam, è un'altra cosa triste che rovina l'immagine dell'Islam e del Pakistan. L'Islam ci insegna a stare con gli oppressi, ad opporci alla violenza, a proteggere i deboli: come seguaci del Profeta Maometto, dobbiamo essere misericordiosi ”.
Il leader musulmano, esprimendo preoccupazioni per il crescente estremismo e fondamentalismo nel paese, chiosa: “Le azioni violente non offrono il vero messaggio dell'Islam e danneggeranno anche le nostre generazioni future. Esorto tutti i miei fratelli musulmani ad essere messaggeri di misericordia e amano testimoniare l'autentico Islam ”.
(AG-PA) (Agenzia Fides 2/2/2021)
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ASIA/INDIA - I cattolici: piena solidarietà con gli agricoltori in protesta, si chiede l'abrogazione delle nuove leggi sul settore
 
New Delhi (Agenzia Fides) - Piena solidarietà agli agricoltori che dallo scorso novembre sono in stato di protesta, chiedendo il ritiro delle nuove leggi che regolano il settore agricolo: la esprime la "All India Catholic Union" (AICU), storica organizzazione del laicato cattolico indiano, fondata nel 1920. In una nota inviata all'Agenzia Fides, "l'AICU riafferma la vicinanza agli agricoltori e ai lavoratori della nazione", dice il Presidente nazionale Lancy D'Cunha.
L'AICU è il più grande movimento di questo tipo in Asia, con membri in ogni stato dell'India. I membri sono professionisti, operano nei servizi e nelle piccole imprese. Molti di loro lavorano nel settore agricolo, e sono coltivatori di risaia e altri cereali, come proprietari e lavoratori in aziende agricole.
"Noi siamo naturalmente solidali con le persone di tutte le fedi che sono agricoltori, pescatori e lavoratori nelle fabbriche. Sappiamo e comprendiamo quanto lavoro e sudore dell'agricoltore servano per produrre cibo per il paese e raccogliere raccolti per l'esportazione" dice D'Cunha. "Conosciamo l'amore che l'agricoltore ha per la terra, per gli animali che alleva, per l'ambiente in cui lavora. Questa passione non si misura solo in termini di denaro" si legge nel comunicato. "Pertanto - prosegue - siamo in totale solidarietà con gli agricoltori che ora protestano alle porte della capitale nazionale, Nuova Delhi. Gli agricoltori lottano per salvare l'agricoltura e quindi salvare l'India dal disastro" ha detto il presidente dell'AICU.
Il governo federale ha approvato nell'autunno dello scorso tre progetti di legge: il disegno di legge per il commercio dei prodotti agricoli; l'accordo per l'assicurazione dei prezzi; la legge sui servizi agricoli, riformando così in toto il settore agricolo. Le nuove leggi abbandonano i sistemi di marketing assistiti dal governo e promuoveranno l'agricoltura a contratto e gli investimenti multinazionali nel settore agricolo. Gli agricoltori hanno espresso la loro diffidenza contro il nuovo sistema, che rischia di esporli - senza più la mediazione statale - alla mercé dei grandi gruppi internazionali. Per questo dal novembre scorso promuovono manifestazioni per l'abrogazione delle leggi, tra l'altro promulgate dal governo federale nel settembre 2020 senza alcuna consultazione né dibattito nazionale, e senza alcun passaggio parlamentare.
"Sappiamo anche che in Europa e in molti altri paesi, i governi onorano l'opera degli agricoltori. I governi, quindi, danno enormi sussidi ai loro agricoltori" dice a Fides il portavoce dell'AICU, John Dayal. Secondo Dayal, “la situazione in India varia da stato a stato e gli agricoltori sono molto stressati. In caso di siccità, grandinate o inondazioni, il lavoro di un intero anno è perso. Sappiamo che negli ultimi dieci anni più di 350mila agricoltori si sono suicidati perché non potevano ripagare i loro prestiti e lo stress era diventato troppo forte". Dayal conclude: "Il governo ha adottato un atteggiamento disumano nei confronti dei contadini, accampati fuori dalla capitale nazionale in un clima pungente e piovoso. Chiediamo che le nuove leggi siano immediatamente ritirate".
(SD-PA) (Agenzia Fides 2/2/2021)
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ASIA/TERRA SANTA - “Vengo da una terra di conflitti”. Margaret Karram, palestinese di Galilea, eletta Presidente dei Focolari
 
Haifa (Agenzia Fides) - «Sono nata ad Haifa, una città in Galilea, e la mia terra da sempre è stata una terra di conflitti». Così parla di sé Margaret Karram, 58 anni, palestinese, appena eletta nuova Presidente dei Focolari. A sceglierla per la successione a Maria Voce sono stati i 359 delegati partecipanti all’Assemblea generale del Movimento, in corso in questi giorni in modalità virtuale. Le elezioni si sono svolte il 31 gennaio. Margaret ha raccolto le preferenze espresse dai rappresentanti dei Focolari sparsi in tutto il mondo. La nomina è stata ufficializzata lunedì 1° febbraio, dopo che è arrivata la conferma da parte del Dicastero vaticano per i Laici, la Famiglia e la Vita, come previsto dagli Statuti generali dei Focolari.
In una video-intervista di alcuni anni fa, oggi accessibile sui media ufficiali dei Focolari, Margaret Karram ha raccontato come la sua nascita in Galilea, la sua provenienza familiare e il lungo tratto di vita trascorso in Medio Oriente abbiano connotato con tratti indelebili la sua spiritualità, le sue attese interiori e il suo sguardo sulle cose del mondo.
«La nostra casa» ha raccontato Margaret «si trovava sul Monte Carmelo, in un quartiere ebraico. Eravamo l’unica famiglia araba cristiana cattolica, di origine palestinese. Ricordo che da piccola, avevo sei anni, alcuni bambini iniziarono ad offendermi pesantemente dicendomi che ero araba e non potevo stare in quel quartiere. Corsi dalla mia mamma piangendo, chiedendole il perché di quella situazione. Per tutta risposta, mia mamma mi chiese di invitare questi bambini a casa. Aveva preparato del pane arabo e ne ha dato loro pregandoli di portarlo alle loro famiglie. Da questo piccolo gesto sono nati i primi contatti con i vicini ebrei che vollero conoscere questa donna che aveva fatto un gesto del genere». Cittadina israeliana, Margaret Karram si è laureata in ebraismo all’Università ebraica di Los Angeles. Molti dei suoi familiari sono emigrati Libano durante gli anni della guerra. E lei stessa ha vissuto nel suo intimo momenti di smarrimento comuni a quanti vivono e crescono in situazioni di conflitto. «Spesso» ha raccontato di sé Margaret «mi recavo nei quartieri arabi a Gerusalemme, a Betlemme o in altri territori palestinesi. Se parlavo in arabo, che è la mia prima lingua, le persone riconoscevano dal mio accento la provenienza dalla Galilea che si trova in territorio israeliano. Viceversa, se parlavo in ebraico mi si faceva notare che il mio accento era diverso dal loro. Questo mi ha creato un senso di smarrimento della mia identità: non ero palestinese, né israeliana … All’età di 15 anni ho incontrato il Movimento dei Focolari e la spiritualità di Chiara Lubich... Ho sentito che non dovevo cambiare le persone ma cambiare io, il mio cuore. Sono tornata a credere che l’altro è un dono per me e io posso essere un dono per l’altro».
Margaret Karram ha lavorato per 14 anni presso il Consolato italiano a Gerusalemme, durante il tempo dell’Intifada, segnato anche da sanguinosi attentati nei luoghi pubblici, «anche nei pullman che io usavo ogni giorno per andare al lavoro. Avevo paura. Sono andata avanti grazie al fatto di avere con me una comunità che condivideva la spiritualità del Focolare. E ho finalmente ritrovato la mia vera identità: quella di essere cristiana, cattolica, testimone di speranza. È stata una tappa importante nella mia vita, che mi ha liberato dalle paure ed incertezze. Potevo amare tutti, arabi e israeliani, rispettando la loro storia e fare di tutto per creare spazi di dialogo, per costruire ponti, fiducia, assistendo a piccoli miracoli, vedevo persone ebraiche e musulmane cambiare atteggiamento e cercare insieme di fare qualcosa per la pace».
Nel giugno 2014, Margaret Karram ha fatto parte della delegazione cristiana presente alla preghiera di “invocazione per la pace” condivisa nei Giardini vaticani da Papa Francesco insieme al Patriarca ecumenico Bartolomeo I, al Presidente israeliano Shimon Peres e al Presidente palestinese Abu Mazen. Dopo quell’incontro, è ricominciata la guerra nella Striscia di Gaza. «Ho capito» ha raccontato Margaret, ricordando quel tempo «che il cuore degli uomini lo può cambiare solo Dio. Dobbiamo continuare a invocare la pace a Dio. Come gli alberi d’ulivo che abbiamo piantato quel giorno, che la pace metta radici e si possano vedere i frutti». (GV) (Agenzia Fides 2/2/2021)
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AMERICA/EL SALVADOR - Il Cardinale Rosa Chávez critica i conflitti tra i poteri dello Stato e la mancata applicazione della legge anti Covid
 
San Salvador (Agenzia Fides) – Il Cardinale Gregorio Rosa Chávez, Vescovo ausiliare di San Salvador, in un breve incontro con alcuni giornalisti della capitale ha criticato domenica scorsa la poca "volontà" da parte delle autorità, di tenere conto della recente legge transitoria speciale per contenere la pandemia dovuta al virus Covid-19, dal momento che si vede solo la tensione tra gli organi legislativo ed esecutivo.
“È un tiro alla fune permanente tra due potenze dello Stato chiamate a lavorare insieme, a cercare insieme il meglio per il Paese, cosa che non è avvenuta, e questa legge ne è un esempio. Viene approvata, viene pubblicata, è una strada aperta, ma non c'è davvero la volontà di prenderla come base” ha detto il Cardinale. Quindi ha evidenziato che questo genere di azioni in cui non c'è accordo, "non aiutano il Paese", ma hanno generato e continuano a generare conflitti e tensioni, "provocando tristezza, indifferenza e anche frustrazione".
Non è la prima volta che il Cardinale critica questo atteggiamento dei poteri dello stato. Nel suo messaggio alla fine del 2020 aveva detto chiaramente: "In questo drammatico clima di sofferenza per la pandemia, c'è una realtà deplorevole a livello di potere politico, c'è un confronto permanente tra i poteri dello Stato, soprattutto tra il potere esecutivo e il potere legislativo. Il dialogo è stato impossibile, ci sono state offese, discredito reciproco, squalifiche e questa è stata una grande sofferenza per chi vuole vedere un Paese che affronta il dolore in serenità e pace, è un debito che abbiamo quest'anno con le persone che aspettano dai loro leader un atteggiamento diverso”.
Con molta fatica, la legge per contenere la pandemia Covid-19 è stata pubblicata dall'Assemblea legislativa ed è entrata in vigore sabato 23 gennaio 2021, dopo che la Camera costituzionale della Corte suprema di giustizia (CSJ) ha ordinato di procedere con tale azione; ma adesso sembra che la mancanza di una normativa pratica venga usata per non applicarla.
(CE) (Agenzia Fides 02/02/2021)
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AMERICA/PARAGUAY - Continuare ad evangelizzare e a catechizzare ancora di più in questa situazione molto difficile
 
Asuncion (Agenzia Fides) - “L'iniziazione e l'educazione alla fede con l'accompagnamento delle nuove generazioni di cristiani per vivere questa fede, è una delle attività primarie della Chiesa. Vi ringraziamo tutti per i vostri sforzi nell'anno 2020, che ha posto a tutti noi una grande sfida. Quest'anno 2021 dobbiamo prepararci a continuare ad evangelizzare e a catechizzare ancora di più in questa situazione molto difficile che ci colpisce”. E’ l’esortazione che il Coordinamento Nazionale della Catechesi (CNC) della Conferenza Episcopale Paraguaiana rivolge ai catechisti offrendo alcune linee guida per l’anno pastorale 2021 che sta per iniziare nel paese sudamericano.
In ogni diocesi la situazione è differente, come anche tra le zone urbane e quelle rurali, e il documento invita a tenere conto delle due modalità dell’attività catechistica, virtuale e in presenza, anche se l’auspicio è di tornare al più presto possibile agli incontri in presenza. “Dobbiamo animare costantemente adulti, famiglie, giovani e bambini, specialmente in questo tempo eccezionale. La Chiesa non può sentirsi svincolata dalla comunione tra i credenti nel Signore” è l’obiettivo generale di queste indicazioni, che invitano i catechisti e i responsabili a fare incontri periodici anche se virtuali, a non perdere il contatto con gli interlocutori attraverso il telefono o le reti sociali, e le relazioni con le famiglie.
Per quanto riguarda gli incontri di catechesi in presenza si raccomanda di osservare le norme sanitarie stabilite dalle autorità: è preferibile svolgere gli incontri all’aria aperta o in locali molto ampi e ventilati, necessario usare mascherine gel disinfettante, attuare il distanziamento, fare incontri ridotti…
In questa situazione, il CNC esorta i catechisti: “Dobbiamo educarci e uscire dall’analfabetismo digitale per entrare nella cultura digitale. Dobbiamo prepararci sempre di più ad usare bene i mezzi telematici” come Zoom, WhatsApp, Facebook… La CNC offrirà un corso di formazione nei mezzi virtuali. Si raccomanda poi in alcuni luoghi di preferire i mezzi più semplici, come la messaggeria, il telefono; inoltre gli audio e i video realizzati siano brevi e offrano possibilità di interazione.
“Tenendo conto che la pandemia non è ancora terminata e che molte cose ci condizionano e ci fanno soffrire, apriamo le iscrizioni alla catechesi in forma virtuale, animata, attraente nonostante la situazione” raccomanda il CNC, che ribadisce: “Abbiamo tanti adulti che dobbiamo animare e rafforzare nel loro incontro con Gesù Cristo, perché abbiano la forza di guidare i bambini e i giovani, di sostenere gli anziani: tutti hanno bisogno di essere iniziati alla vita di fede. Siamo creativi, coinvolgiamo gli adulti. Se a volte la parte dottrinale risulta meno forte in questi tempi, è il momento di dare enfasi alla preghiera, alla vita di carità e alle opere di misericordia come parte della catechesi”. (SL) (Agenzia Fides 02/02/2021)
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lunedì 11 gennaio 2021

Agenzia Fides 11 gennaio 2021

 

AFRICA/UGANDA - Elezioni, i Vescovi: “No alla violenza della polizia, sì al dialogo e alla riconciliazione nazionale”
 
Kampala (Agenzia Fides) – “No all’abuso delle autorità e alle violenze della polizia contro i cittadini innocenti e i legittimi rappresentati dell’opposizione” ammoniscono i Vescovi dell’Uganda, nella loro lettera pastorale per le elezioni presidenziali del 14 gennaio, pervenuta all’Agenzia Fides. Ricordando le settanta vittime della violenta repressione del 18 e 19 novembre di alcune proteste durante le elezioni primarie, i Vescovi denunciano “il fatto che molte delle vittime siano morte o siano rimaste ferite nelle mani di agenzie di sicurezza incaricate di proteggere la vita e la proprietà dei cittadini”. “Oltre a dimostrare la mancanza di maturità politica, tale violenza indebolisce le basi della democrazia poste dalla Costituzione della Repubblica dell'Uganda del 1995”.
Ogni elezione, dall'indipendenza, ha prestato scarsa attenzione ai diritti umani. Tuttavia, i diritti umani sono inalienabili, sono radicati nella legge naturale” constatano i Vescovi, che denunciano inoltre la compravendita dei voti e la corruzione prevalente nel Paese.
“Chiediamo quindi a tutti di comportarsi in modo da promuovere la pace, l'unità, l'uguaglianza, la libertà e la giustizia sociale. Dobbiamo tutti concentrarci sulla costruzione e non sulla distruzione della nostra casa comune, l'Uganda. Non possiamo farlo se non dimostriamo un alto livello di maturità politica. Ciò include l'accettazione di coloro che sono diversi da noi nelle loro opinioni” rimarcano i Vescovi.
I Vescovi chiedono ai responsabili dell'organizzazione delle prossime elezioni, di stabilire un processo elettorale credibile, il cui esito sarà rispettato da tutte le parti interessate e agli elettori di partecipare in gran numero per votare i candidati di loro scelta. “E una volta terminate le elezioni, consigliamo al partito che salirà al potere di avviare un processo di dialogo e riconciliazione nazionale. Vi sono molte questioni in sospeso nel nostro Paese che non possono essere risolte con le elezioni o il semplice cambio di leadership. Gli ugandesi devono avere l'opportunità di tracciare un futuro insieme e sforzarsi di promuovere una società che si addice a Dio e all'umanità” concludono. (L.M.) (Agenzia Fides 11/1/2021)

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AFRICA/NIGER - Aumentano gli sfollati dopo i massacri del 2 gennaio
 
Niamey (Agenzia Fides) – Il terrore seminato dal duplice assalto a due villaggi in Niger il 2 gennaio (vedi Fides 4/1/2021), ha provocato la fuga di oltre 10.000 abitanti nella regione di Tillaberi, nell'ovest. Secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), circa 10.600 persone sono state sfollate dopo l'attacco che ha causato 105 vittime, 73 a Tchombangou e 32 a Zaroumadareye.
Il governo del Niger ha fornito sostegno iniziale alle persone colpite, compresi cibo, forniture mediche alle strutture sanitarie e assistenza finanziaria alle famiglie dei civili deceduti.
A seguito degli attacchi del 2 gennaio in due villaggi nella regione di Tillaberi, la maggior parte degli sfollati interni ha trovato rifugio nel villaggio di Mangaize presso famiglie che già vivono in condizioni precarie. Secondo le Nazioni Unite, attualmente più di 500 bambini sfollati non vanno a scuola.
Dal 2017 la regione di Tillaberi è frequentemente presa di mira da gruppi terroristici basati in Mali. Il Niger, il Burkina Faso e il Mali nel Sahel sono l'epicentro di una delle crisi di sfollamento in più rapida crescita al mondo.
Anche nel sud del Niger si registrano attacchi jihadisti. Il mese scorso, almeno 28 persone sono state uccise e altre centinaia ferite in un attacco, successivamente rivendicato dal gruppo terroristico Boko Haram, nella regione di Diffa sud-orientale del Niger. La regione ospita già 851.000 rifugiati e quasi 2 milioni di sfollati, secondo l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati.
Nonostante le violenze dei gruppi jihadisti, il Niger si appresta al pacifico passaggio di poteri dal Presidente uscente Mahamadou Issoufou, che lascia il potere dopo due mandati, e il successore che emergerà dal secondo turno delle elezioni presidenziali che si terranno il 20 febbraio. “Questa è la prima volta in sessant'anni che avviene un passaggio di consegne da un Presidente democraticamente eletto a un altro democraticamente eletto. Stiamo stabilendo una tradizione democratica” ha sottolineato il Presidente uscente che ha nettamente respinto ogni ipotesi di cambiare la Costituzione per presentarsi per un terzo mandato, a differenza da quanto fatto da alcuni suoi colleghi africani: “Non si possono avere istituzioni forti giocherellando con le Costituzioni, cambiando le regole del gioco durante il gioco, non posso imbarcarmi nell'avventura del terzo mandato. Ciò avrebbe indebolito le istituzioni che stiamo costruendo”. (L.M.) (Agenzia Fides 11/1/2021)
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ASIA/KIRGHIZSTAN - Elezioni e referendum costituzionale: il paese verso il presidenzialismo con il leader Japarov
 
Bishkek (Agenzia Fides) - “Non sorprende che Sadyr Japarov sia risultato vincitore, con quasi l’80% delle preferenze, nelle elezioni presidenziali kirghise. Il dato significativo è un altro: ieri si è tenuto anche il referendum costituzionale che chiedeva agli elettori se avessero preferito continuare con un sistema istituzionale parlamentare o passare a un sistema presidenziale. I risultati preliminari raccontano che c’è stata una netta maggioranza per secondo. Il quadro del Kirghizistan, quindi, non sembra dei più rosei: hanno un presidente controverso, che fino a quattro mesi fa era in carcere e che è accusato di essere legato, in maniera più o meno esplicita, a organizzazioni criminali locali. A ciò si aggiunge che si sta procedendo verso un sistema presidenziale: il che, se di per sé non è un problema, potrebbe sfociare in atteggiamenti di autoritarismo, se inseriti in un contesto come quello del Kirghizistan in questa fase storica. Questo non rappresenterebbe una novità per l’Asia centrale, zona in cui già esistono regimi autoritari, ma colpisce che accada in Kirghizistan, che è sempre stato visto come il paese faro della democrazia in quell’area geografica”. E’ l’analisi, di Davide Cancarini, ricercatore ed esperto di politica dell’Asia centrale, che commenta in un colloquio con l’Agenzia Fides, le elezioni presidenziali e il referendum costituzionale, tenutisi ieri, 11 gennaio, in Kirghizistan.
Il nuovo turno elettorale si è reso necessario dopo il caos dello scorso 4 ottobre. Nelle ore successive al voto, infatti, le evidenze di brogli avevano portato in piazza a Bishkek, capitale del paese centroasiatico, un nutrito gruppo di manifestanti, che chiedevano l’annullamento delle elezioni, da cui risultava vincitore il filorusso Sooronbay Jeenbekov. I dimostranti avevano occupato edifici governativi e liberato politici incarcerati, tra i quali l’ex presidente Almazbek Atambayev e Sadyr Japarov, poi nominato primo ministro e presidente. Gli scontri avevano provocato, secondo quanto riportato dal Ministero della Salute kirghiso, un morto e 590 feriti.
La crisi è rientrata solo dieci giorni dopo le elezioni, con le dimissioni del primo ministro Kubatbek Boronov, del presidente del Parlamento Dastanbek Jumabekov e dello stesso presidente eletto Jeenbekov. Tale situazione ha portato a un accentramento dei poteri nelle mani di Sadyr Japarov, nominato, in poche ore, Primo ministro e Presidente ad interim. Japarov si è poi dimesso da questo ruolo per potersi candidare alle nuove elezioni. Secondo Cancarini, il periodo che ha preceduto l’appuntamento elettorale di ieri non è stato caratterizzato da particolari instabilità: “Dopo il caos post-elettorale del 4 ottobre, la situazione si è normalizzata, c’è stata una campagna elettorale tutto sommato normale. Nel paese non ci sono stati scontri o crisi. Ma l’affluenza alle urne è stata davvero scarsa, pari al circa il 33% della popolazione. Nelle elezioni del 2017 si era superato abbondantemente il 50%: ciò denota una disaffezione molto forte dei cittadini verso la politica”.
Una delle sfide che il governo kirgiso si troverà ad affrontare è quella della povertà: secondo l’Asian Development Bank, il 22,4% della popolazione kirghisa vive al di sotto della soglia di povertà. Soprattutto a questa fascia di persone si rivolge l’operato della piccola comunità cattolica: circa 1.500 fedeli, che portano avanti numerosi progetti facendo leva su carità ed istruzione, focalizzati particolarmente sui giovani provenienti da famiglie povere e villaggi rurali.
(LF) (Agenzia Fides 11/1/2021)
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ASIA/SINGAPORE - Il contributo delle infermiere cattoliche per l'assistenza sanitaria durante la pandemia: un canale dell'amore di Dio
 
Singapore (Agenzia Fides) - E' un valido e prezioso contributo quello offerto dalle infermiere cattoliche a Singapore, nel tempo della pandemia, ed è uno straordinari canale per comunicare l'amore di Dio: lo afferma l'Arcidiocesi di Singapore, apprezzando l'opera della "Catholic Nurses Guild of Singapore" (CNG), ente che riunisce le donne che operano nel campo della sanità, e che oggi è membro della Caritas Singapore.
Secondo l'Arcivescovo di Singapore, William Goh, le infermiere "svolgono un ruolo vitale nella guarigione dei malati, avviando un processo integrale che include la guarigione del cuore, della mente e del corpo. La loro responsabilità è curare a volte, alleviare spesso e confortare sempre".
“Essere infermiera è più di una professione e, soprattutto per una cattolica, è pura dedizione. Durante questa pandemia di Covid-19, le infermiere ci hanno dato un esempio di eroismo nella loro disponibilità a rischiare la vita per gli altri. Rendiamo omaggio al loro coraggio e al loro sacrificio guidato dal loro amore per Cristo”, afferma padre Johnson Fernandez, direttore spirituale di CNG, in una nota inviata all'Agenzia Fides. Secondo p. Fernandez, le donne della CNG, che accoglie circa 250 membri, portano da 50 anni, ogni giorno, "compassione, cura e conforto alle persone, specialmente durante una pandemia in corso". "Le infermiere cattoliche nel Paese sono il volto della Chiesa di Singapore e svolgono la missione di Gesù" rileva, elogiando l'organizzazione che ha celebrato nel 2020 il giubileo d'oro della sua esistenza.
“Oggi siamo orgogliosi di essere un'associazione di 250 infermiere impegnate e premurose, vivendo la nostra vocazione e missione secondo i principi morali cristiani e l'insegnamento sociale cattolico. Non solo ci sforziamo di mantenere la massima competenza tecnica e medica, ma ci dedichiamo a favorire e promuovere lo sviluppo umano integrale dei nostri membri, non solo professionalmente ma anche socialmente e spiritualmente, per il bene comune dei nostri pazienti e della società” dice all'Agenzia Fides Theresa Cheong, ex presidente di CNG.
Operando sotto l'egida della Caritas, prima della pandemia di Covid-19, CNG ha partecipato attivamente e sostenuto la Chiesa locale in molte attività per aiutare i malati, i portatori di handicap, gli anziani e i bambini con bisogni speciali. Collaborando con la Commissione pastorale diocesana per i lavoratori migranti e itineranti, offre corsi di formazione sull'assistenza medica di base ai lavoratori domestici stranieri. Inoltre CNG si prende cura dei pazienti con HIV/AIDS nell'ambito del "Catholic Aids Relief Effort" (CARE), interagendo e fornendo loro educazione sanitaria due volte al mese. L'ente si occupa di fornire copertura medica e di pronto soccorso per eventi ecclesiali e organizza cliniche mediche gratuite e laboratori di assistenza pastorale per laici. Per le missioni all'estero, collabora cn il programma della Caritas Humanitarian Aid and Relief Initiatives (CHARIS).
La CNG è stata avviata nel 1970, originariamente a Kedah, in Malaysia, da padre Albert Fortier, un prete francese. Successivamente CNG ha aperto le sue filiali in tutta la Malaysia, inclusa Singapore. Dopo l'indipendenza di Singapore nel 1965, nel 1969 CNG Malaysia e CNG Singapore divennero due realtà distinte, ciascuna delle quali si occupava delle infermiere cattoliche nei propri paesi.
CNG è membro del Comitato Cattolico Internazionale degli Infermieri e Assistenti Medico-Sociali, che collabora con il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, il Pontificio Consiglio della Famiglia e il Pontificio Consiglio dei Laici della Santa Sede.
(SD-PA) (Agenzia Fides 11/01/2021)
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ASIA/IRAQ - “Siete tutti fratelli”. Pubblicati motto e logo della visita papale in Iraq
 
Baghdad (Agenzia Fides)- “Siete tutti Fratelli”. L’espressione di Gesù, tratta da un versetto del Vangelo di Matteo (“Ma voi non fatevi chiamare ‘rabbì’, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli”, Mt 23, 8) è stata scelta come “slogan” ufficiale dell’annunciato viaggio di Papa Francesco in Iraq, in programma dal 5 all’8 marzo 2021. Le parole di Gesù, scritte in arabo, incorniciano il logo della visita, reso noto dal Patriarcato caldeo, e rinviano intenzionalmente anche al titolo dell’ultima Enciclica di Papa Francesco, “Fratelli Tutti”.
Nel logo, su sfondo bianco, compare la foto di Papa Francesco in atteggiamento di saluto, accanto al disegno stilizzato della mappa del Paese, attraversata dai fiumi Tigri e Eufrate. A completare la simbologia del logo contribuiscono l’immagine di una palma e la colomba bianca che vola sopra le bandiere del Vaticano e della Repubblica dell'Iraq, portando il ramoscello d’ulivo, simbolo della pace.
Un mese fa, in un messaggio rivolto “ai cristiani e a tutti gli iracheni” (vedi Fides 10/12/2020), il Patriarca caldeo Louis Raphael Sako aveva scritto che l’annunciata visita apostolica di Papa Francesco in Iraq sarà per i battezzati iracheni e di tutto il Medio Oriente una occasione provvidenziale per compiere un “pellegrinaggio” di conversione e un “ritorno alle nostre prime sorgenti”, e annunciare con più entusiasmo la salvezza promessa nel Vangelo, a vantaggio di tutti. Per questo – aveva aggiunto il Patriarca - tutti sono chiamati a vigilare affinché questa circostanza propizia non passi “senza lasciare un segno in noi, nella nostra Chiesa e nel nostro Paese”. (GV) (Agenzia Fides 11/1/2021)
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AMERICA/VENEZUELA - Violazioni al diritto all'informazione e al diritto al lavoro dei giornalisti denunciate dall'arcidiocesi di Caracas
 
Caracas (Agenzia Fides) - Sabato 9 gennaio 2021 si è svolta in modalità virtuale la terza sessione dell'Assemblea Plenaria Ordinaria dell'Episcopato Venezuelano (CEV), durante la quale gli Arcivescovi e i Vescovi hanno potuto conoscere il lavoro svolto durante il 2020 dall'Istituto di previdenza sociale del Clero, dalla Pastorale Sociale-Caritas del Venezuela e dall'Associazione di promozione e Educazione Popolare, nonché valutare la proposta di Ristrutturazione del Segretariato Permanente dell'Episcopato Venezuelano.
Il Cardinale Baltazar Porras, Arcivescovo di Mérida e Amministratore Apostolico di Caracas, ha presentato il Riepilogo della Gestione di Cáritas Venezuela, in qualità di Presidente, illustrando le azioni pastorali intraprese a livello nazionale, durante l'anno 2020. Il rapporto evidenzia il servizio ai più svantaggiati, in tempi di pandemia, soprattutto attraverso consegne di medicinali, kit per l'igiene e alimenti, con oltre 9 milioni di beneficiari diretti e indiretti. "L'accompagnamento spirituale e il sostegno psicosociale è stato il lavoro essenziale di quest'anno, allo stesso tempo abbiamo lavorato duramente per contribuire alla vita materiale delle famiglie fornendo beni alimentari e di altro genere ad un gran numero di famiglie" ha detto il Cardinale Porras.
A conclusione della giornata, l'Arcivescovo di Maracaibo e Presidente della CEV, Mons. José Luis Azuaje, ha rivolto parole di incoraggiamento ai Vescovi, per continuare l'azione pastorale e missionaria della Chiesa in Venezuela anche in mezzo alle difficili circostanze a cui devono adattarsi e reinventarsi. Una prova su come i Vescovi del Venezuela seguono da vicino la realtà delle proprie comunità è stata la denuncia, attraverso l’account Twitter dell’arcidiocesi di Caracas, guidata dal Cardinale Baltazar Porras, che sabato 9 gennaio ha scritto: “La libertà di espressione è sinonimo di democrazia. Se i media vengono violati, di conseguenza, la democrazia viene violata. Siamo solidali con gli operatori dell'informazione che questo venerdì hanno visto violato il loro diritto all'informazione e il loro diritto al lavoro”.
Infatti, secondo fonti dell’arcidiocesi, venerdì 8 gennaio ci sono stati tre attacchi a due portali e ad una stazione televisiva. Il governo di Nicolás Maduro ha inviato al canale Venezolanos por la Información (VPItv) e Panorama, a Zulia, i funzionari della Commissione nazionale per le telecomunicazioni (Conatel) e del Servizio nazionale integrato di amministrazione doganale e fiscale (Seniat). Nel primo caso hanno confiscato le apparecchiature per la trasmissione, nonché i computer e altri strumenti di lavoro dal canale, che viene mantenuto solo con la promozione dei suoi programmi. Panorama è stato chiuso per cinque giorni per presunta violazione dei doveri formali. Il portale TalCualDigital ha subito un attacco digitale che è riuscito a superare in breve tempo, grazie all'impegno del proprio staff. Allo stesso tempo, media ufficiali come El Universal e Globovisión, hanno trasmesso presunti lavori di indagine, in cui hanno accusato i portali Efecto Cocuyo, El Pitazo, Caraota Digital, Radio Fe y Alegría e l'Unione nazionale dei lavoratori della stampa, di aver ricevuto finanziamenti dal governo dell'Inghilterra per attaccare Nicolás Maduro.
(CE) (Agenzia Fides 11/01/2021)
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AMERICA/HAITI - Liberata la suora rapita l’8 gennaio; ogni giorno si verificano decine di atti di violenza
 
Port-au-Prince (Agenzia Fides) - Secondo le informazioni pervenute a Fides dal Segretario Generale della Conferenza dei Religiosi di Haiti, padre Gilbert Peltrop, suor Dachoune Sévère, religiosa della Congregazione delle Piccole Sorelle di Santa Teresa di Gesù Bambino, che era stata rapita da banditi armati venerdì 8 gennaio (vedi Fides 10/01/2021) è stata rilasciata dai suoi rapitori la sera di ieri, domenica 10 gennaio 2021. Attualmente si trova nella sua comunità, da dove era stata rapita. “Rendiamo grazie a Dio per la liberazione della suora, e allo stesso tempo ringraziamo tutti coloro che hanno pregato per la sua liberazione” scrive padre Gilbert Peltrop.
P. Renold Antoine, CSsR, missionario redentorista ad Haiti, ricorda che il rapimento della suora è solo un caso tra le decine che vengono registrati quotidianamente nell'area metropolitana di Port-au-Prince. Infatti la situazione si complica sempre di più su tutto il territorio nazionale. “Finora le autorità statali non hanno fatto nulla per fermare questa deriva che semina paura e lutto tra la popolazione haitiana. Poiché questa situazione rappresenta oggi una minaccia significativa per tutti i cittadini haitiani, imploriamo la misericordia di Dio su Haiti, in modo che cessi questo male che sta divorando la società”, conclude il missionario.
(CE) (Agenzia Fides 11/01/2021)
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AMERICA/CILE - Nuove violenze in Araucania: dichiarazione del Vescovo di Temuco, “solo la fraternità genera pace sociale”
 
Temuco (Agenzia Fides) – “In questi giorni la nostra regione, già profondamente colpita dalla pandemia, dalla povertà e dalla mancanza di opportunità, dalla polarizzazione, dal mancato mantenimento delle promesse fatte al popolo Mapuche e dal sentimento di abbandono per quella che considera una mancanza dello Stato, è stata sconvolta da nuovi atti di violenza gravissima che sono oggetto di indagine”: lo scrive il Vescovo di Temuco, Monsignor Héctor Vargas, in una sua dichiarazione del 9 gennaio giunta a Fides, in cui denuncia gli ultimi episodi di violenza avvenuti nell’Araucania. Anche nell’ultima Assemblea della Conferenza episcopale cilena, svoltasi a novembre, i Vescovi avevano ribadito “la ferita permanente che sanguina nella regione dell'Araucanía” (vedi Fides 27/11/2020).
Le ultime violenze si aggiungono a quanti nel mondo rurale “hanno perso la vita, sono stati feriti o hanno visto violati i loro diritti, a causa di azioni indiscriminate indipendentemente da età, sesso, razza o condizione sociale". Il Vescovo sottolinea che le conseguenze di tali atti sono devastanti in molti modi, e alcune dureranno per tutta la vita, ricordando che il peccato più grande che esiste rimane quello di concedersi il diritto di porre fine alla vita di un altro essere umano. “Questa sarà sempre la base di una grande violenza, che può solo portare a nuovi e gravi mali. La storia insegna che la violenza non sarà mai il cammino migliore per un’autentica trasformazione, la dovuta giustizia e una sana convivenza sociale, ancor meno se irrazionale, indiscriminata e contro innocenti".
Nell’Araucania, prosegue il Vescovo, all’origine di questa situazione ci sono anche profonde ingiustizie e conflitti politici, ideologici, sociali ed economici di lunga data, che né la società né le istituzioni democratiche hanno saputo valutare e risolvere. “Insieme a Papa Francesco, siamo fermi nella convinzione che solo la fraternità genera pace sociale, perché crea un equilibrio tra libertà e giustizia, tra responsabilità personale e solidarietà, tra il bene delle persone e il bene comune. Quindi la nostra comunità politica, ha l'obbligo inderogabile di promuovere tutto questo con trasparenza e responsabilità”.
Il Vescovo ribadisce la vicinanza al dolore delle vittime di ieri e di oggi, invitando a non indurire il nostro cuore con odio, risentimento o vendetta, ma aspettando, con pazienza, il conforto di Dio e della sua giustizia. Infine, ricordando le parole di Papa Francesco, “la vita è l'arte di una cultura dell’incontro”, Monsignor Héctor Vargas evidenzia che “si tratta di costruire la società secondo un'altra logica, in cui accettando il grande principio dei diritti che derivano dal possesso di una dignità umana inalienabile, è possibile accettare la sfida di sognare e pensare un'altra politica, un'altra umanità e un'altra Araucanía”. (SL) (Agenzia Fides 11/01/2021)
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Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

The Chosen ...é sufficiente per me...posso fare molto con questo ..

Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occ...