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mercoledì 25 marzo 2020

Agenzia fides 25 marzo 2020


 
News
 
EUROPA/ITALIA - “Oggi Don Orione siete voi, non più con la veste talare, ma con il vostro camice bianco”
 
Roma (Agenzia Fides) – “Don Orione ci ispira a vivere questo tempo di emergenza sanitaria e sociale con serietà, nel pieno rispetto delle norme e delle indicazioni pubbliche, ma anche con la fantasia della carità”. Lo scrive padre Tarcisio Vieira, Direttore generale dell’Opera Don Orione, in un messaggio inviato a tutti gli Orionini in questa situazione di pandemia da coronavirus. La Piccola Opera della Divina Provvidenza, fondata da San Luigi Orione, è impegnata nell'evangelizzazione con diversi tipi di apostolato, tra cui l’assistenza a malati, orfani, anziani, minorati fisici e psichici, in una trentina di nazioni di Europa, Africa, Asia e America.
In questi giorni di emergenza sanitaria sono mancati quattro membri della famiglia orionina: il 20 marzo è deceduto nell' ospedale di Novi Ligure Don Cesare Concas, 81 anni. Il 23 marzo all’ospedale di Tortona sono morte Suor Maria Ulisia (Evelina Felici), 86 anni, e Suor Maria Filomena (Rosaria Licitra), 98 anni. Sempre nell’ospedale di Tortona, il 24 marzo è deceduta Suor Maria Cristina (Hortencia Nicanora Fontes), nata a Maldonado (Uruguay), 91 anni.
Nella sua lettera padre Vieira informa, in mezzo a tante notizie tristi, di alcune “briciole” di bene. “Un sacerdote, l’unico “parente vicino”, che benedice una bara non lasciando mancare la preghiera della Chiesa. Un dottore, con tutti i suoi diplomi, che si mette a fare il servizio più semplice come quello di imboccare un anziano residente. Una dipendente che, nell’impossibilità della presenza del sacerdote (tutti in isolamento obbligatorio), “benedice” le bare mettendovi sopra un’immaginetta di San Luigi Orione. Un parroco che, in mattinata, fa il giro di telefonate tra i suoi parrocchiani, cercando di raggiungere particolarmente gli anziani isolati. Tanti laici che si “incontrano” nei media per pregare e sostenersi a vicenda. La Comunità del Santuario di Tortona, in quarantena, in preghiera davanti all’urna del Fondatore. I volontari che, nonostante il pericolo, continuano a preparare e a distribuire i pasti ai senza tetto. I seminaristi e i religiosi di Cordoba che fanno i turni per sostituire una parte del personale dipendente nell’assistenza ai residenti del Cottolengo. I chierici del Teologico che continuano a prestare il loro servizio nelle “docce vaticane” per aiutare i senza. fissa dimora”
In questa situazione inedita, gli Orionini si comportano come avrebbe fatto il Padre Fondatore, rileva il Direttore generale: “di fronte al continuo flusso di notizie, per non rimanere chiusi in un’emotività sterile, Don Orione ci invita a una compassione attiva”, privilegiando i poveri, “prendersi cura di loro è “prendersi cura di Gesù”. Nelle nostre strutture abbiamo tante persone in situazione di vulnerabilità, per cui è più importante che mai curare l’organizzazione e il coordinamento di tutte quelle iniziative che possono proteggerli”. Esortando a mantenere salda la fiducia nella Divina Provvidenza, che è nel nome dell’istituto, padre Vieira conclude con questa esortazione: “Dopo la crisi, ci sarà da correre per riavviare l’economia, ristabilire le scuole, riprogrammare le manifestazioni culturali e sportive e forse anche recuperare tutte quelle “feste” che si sono perdute. Non è che per caso ci dimenticheremo, ancora una volta, di quei valori imparati a caro prezzo? Tocca a noi, orionini, fare opera di accompagnamento e di formazione delle coscienze sulle priorità. Cominciamo già oggi a costruire il domani”.
Don Aurelio Fusi, direttore della Provincia "Madre della Divina Provvidenza" ha scritto una lettera agli operatori sanitari e agli amici del Centro Don Orione di Bergamo, un complesso socio-assistenziale diretto dagli Orionini che comprende 222 posti letto di RSA, 60 posti letto di Riabilitazione, 24 posti letto di persone in stato vegetativo persistente. “Da diversi giorni la vita di tutti è cambiata perché un nemico invisibile è venuto a stanziarsi in mezzo a noi. Di fronte a lui, voi e tutti noi, ci sentiamo impotenti” scrive don Fusi.
“Che fare, dunque? Dobbiamo arrenderci? C’è una luce in questa notte? Sì. La luce siete voi. Ho saputo - prosegue - che siete diminuiti perché alcuni di voi si sono ammalati, ma un drappello coraggioso, senza più badare ad orari, a ferie o ai diritti lavorativi, è presente ogni giorno per aiutare i nostri ammalati e per portare con la terapia, il conforto della presenza. Quanto vale per gli ammalati, vale ancor più per coloro che stanno passando al Signore”. “Carissimi amici, oggi Don Orione siete voi - conclude don Fusi - non più con la veste talare, ma con il vostro camice bianco. Oggi, il riflesso del volto di Don Orione siete voi che accompagnate le terapie con una parola di conforto e con uno sguardo amico. Vi ringrazio per la vostra presenza e per i vostri sacrifici. Verranno ricompensati dal Signore che è grande nell’amore”. (SL) (Agenzia Fides 25/03/2020)
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AFRICA/GIBUTI - Il Vescovo di Gibuti: “Il nemico Covid è arrivato, la Caritas riduce gli aiuti”
 
Gibuti (Agenzia Fides) – “Qui a Gibuti è arrivato il nemico: ci sono due casi accertati”, scrive all’Agenzia Fides mons. Giorgio Bertin, Vescovo di Gibuti. “La nostra cattedrale è chiusa da sabato scorso: solo la decina di noi che viviamo all'interno del compound continuiamo a celebrare la Messa. Abbiamo cominciato a trasmettere su Facebook le Messe di giovedì, sabato e domenica sera, oltre alla Via Crucis del venerdì sera. I fedeli hanno capito e apprezzano l'importanza di queste iniziative”, continua il vescovo. “Mancano i volontari per il servizio che offriamo con la nostra Caritas Gibuti ai bambini di strada e siamo stati costretti a ridurre le attività. Potrebbero soffrire molto i più poveri. Tra le misure preventive disposte dalle autorità locali è stato chiuso l'aeroporto ed è stata interrotta la linea ferroviaria verso l'Etiopia. Inoltre il personale di servizio ritenuto non essenziale deve essere lasciato a casa, scuole chiuse da venerdì scorso. Anche le moschee sono chiuse.”
“La situazione non è così tragica – aggiunge mons. Bertin - ma bisogna stare in guardia perché le strutture sanitarie di qui sono veramente fragili. Coraggio a voi a Roma e in Italia”, conclude.
Il Ministero della Sanità locale ha istituito un numero verde per informare la popolazione in merito alle misure igieniche da osservare e al quale rivolgersi in caso di necessità di un team medico. Ogni giorno le autorità sanitarie inviano un messaggio su ciascun numero locale con le misure di prevenzione da seguire.
Le autorità sanitarie civili e militari hanno unito le forze per rafforzare il controllo sanitario ai punti di arrivo e allestire l’ospedale di Bouffard per la quarantena oltre ad un centro di cura per casi gravi nell’ospedale di Arta.
(GB/AP) (25/3/2020 Agenzia Fides)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Covid-19: le radio cattoliche mobilitate per permettere ai fedeli di seguire da case la Messa
 
Abidjan (Agenzia Fides) – I Vescovi della Costa d'Avorio nella loro dichiarazione del 17 marzo sulle misure di protezione dal coronavirus avevano dato ai fedeli una serie di raccomandazioni, come il divieto di riunione di più di 50 persone, e la sospensione di Via Crucis, pellegrinaggi e catechesi (vedi Fides 18/3/2020). Per quanto riguarda le Celebrazioni eucaristiche, la Conferenza Episcopale ha proposto che ogni diocesi le organizzi in modo responsabile nel rispetto gli standard stabiliti dal governo nel combattere COVID-19.
Per venire incontro alle necessità spirituali dei fedeli i Vescovi hanno chiesto ai media cattolici di trasmettere Messe e altre devozioni. Seguendo questa raccomandazione, Radio Nationale Catholique de Côte d’Ivoire (RNC) ha preso accordi per consentire ai fedeli di vivere la Messa ogni giorno.
"Abbiamo stabilito legami con alcuni dei sacerdoti in modo che vi sia ogni giorno la trasmissione della Messa alle 6.15, alle 12 e alle 18, mentre le Messe domenicali verranno trasmesse in diretta la domenica alle 7, alle 9 e alle 11” ha detto p. Emile Vangah, Direttore generale della RNC. L’emittente proporrà inoltre ai suoi utenti l’ascolto di devozioni spirituali, Via Crucis e una novena di preghiera. "Sulle antenne della nostra radio, viene trasmessa ogni venerdì a mezzogiorno e alle 17 la Via Crucis. Oltre a ciò, proponiamo una novena di preghiera che abbiamo chiamato 'Novena a Nostra Signora di Lourdes per la Salute dei Malati’ perché noi pensiamo e crediamo che la Beata Vergine di Lourdes può aiutare i malati”. La novena si terrà dal 1° aprile fino all’8 aprile.
Oltre a RNC altri media cattolici offrono trasmissioni e Messe ai fedeli per continuare a nutrire la loro fede.
Per contenere la diffusione del Coronavirus il governo ivoriano il 16 marzo ha adottato 13 misure; tra queste, la sospensione per un periodo di 15 giorni rinnovabile a partire dal 16 marzo, dell'ingresso nel Paese di viaggiatori non ivoriani provenienti da Paesi con oltre 100 casi confermati di malattia da Coronavirus, la chiusura di tutti gli istituti di istruzione prescolare, primaria, secondaria e superiore per un periodo di 30 giorni, il divieto di raduni di oltre 50 persone. (S.S.) (Agenzia Fides 25/3/2020)
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ASIA/LIBANO - «Che Maria protegga il mondo». Cristiani e musulmani pregano insieme nella festa dell’Annunciazione
 
Beirut (Agenzia Fides) – Quest’anno cristiani e musulmani libanesi non potranno incontrarsi nelle piazze e nelle chiese per venerare insieme la Vergine Maria nella solennità mariana dell’Annunciazione del Signore, proclamata fin dal 2010 festa nazionale nel Paese dei Cedri. Le disposizioni emanate da istituzioni politiche e religiose per frenare la pandemia del coronavirus comportano la cancellazione di ogni evento che comporti assembramenti di persone. Per questo, ha preso forma in maniera spontanea una iniziativa per celebrare comunque la Vergine Maria nelle condizioni di restrizione e isolamento in cui si trova a vivere la popolazione libanese ai tempi della pandemia: cristiani e musulmani, ognuno nella propria casa, affacciandosi alla finestra o uscendo sul proprio balcone, potrà recitare insieme una preghiera alla Vergine diffusa in tutto il Paese attraverso le reti sociali dalla Fondazione Aydan, la nota associazione di promozione del dialogo e del pluralismo religioso inaugurata nel 2007 dal sacerdote Fadi Daou. «In occasione della festa dell’Annunciazione, e viste le restrizioni sanitarie» si legge nel messaggio diffuso da Aydan «recitiamo tutti insieme, dai balconi, con le candele accese, alle ore 19, la preghiera islamo-cristiana dedicata alla Vergine».
Si tratta di una preghiera composta ad hoc per la Festa dell’Annunciazione di questo anno 2020, che vede trutto il mondo afflitto dalla pandemia del coronavirus
La preghiera, composta da una invocazione iniziale e da cinque strofe, e letta in un video diffuso in rete da ???, nota “voce narrante” nazionale, è tutta intessuta di formule e parole familiari tratte dal lessico spirituale proprio del cristianesimo e da quello proprio dell’islam. L’orazione invoca Dio Signore del Creato e dell’umanità, che ha «scelto la Vergine Maria» e l’ha «prediletta tra tutte le donne del mondo», inviando l’angelo «che ha portato a Lei l’annuncio che noi oggi celebriamo insieme, cristiani e musulmani». La preghiera implora Dio «onnipotente e misericordioso», che ama «tutto il popolo» e ha regalato a tutti «il dono della vita» di salvarci «dal rischio di questa pandemia» e di aiutare tutti trovare nella Madonna «un modello per le nostre vite, da seguire per alimentare la condivisione nei tempi di tribolazione, affidandosi alla sua provvidenza per non «cedere alla paura o alla propria presunzione». Nel testo della preghiera, si invoca anche Dio come «Colui che aiuta» (uno dei cento nomi di Dio presenti nel Corano), implorandolo di soccorrere i malati, i medici e i sanitati che curano le vittime della pandemia.
In Libano, l’odierna solennità mariana dell’Annunciazione del Signore è stata proclamata Festa nazionale fin dal 2010. Negli ultimi anni si era registrato il moltiplicarsi di iniziative in cui cristiani e musulmani condividono insieme, in occasione di tale festa, atti di venerazione nei confronti della Vergine Maria. Lo Sheikh sunnita Mohamad Nokkari, professore di diritto islamico a Beirut, Dubai e Strasburgo, ha raccontato all’agenzia Fides il percorso che ha in Libano ha condotto crisriani e musulmani a valorizzare la condivisa venerazione verso Maria come fattore di coesione sociale e nazionale (vedi Fides 25/3/2020). La scelta della data per far celebrare Maria da cristiani e musulmani cadde sulla festa dell’Annunciazione, anche perché l’Annuncio dell’Angelo a Maria è raccontato sia nel Vangelo che nel Corano, che ne parla in due Sure diverse. Maria è l’unica donna citata per nome nel Corano ben 34 volte (mentre il nome di Maria appare nei Vangeli 19 volte).
La prima celebrazione islamo-cristiana della festa dell’Annunciazione fu ospitata nel santuario libanese di Nostra Signora di Jamhour, nel 2007. I leader politici rimasero impressionati dall’iniziativa, e nel 2010 il premier Saad Hariri, musulmano sunnita, proclamò festività nazionale il 25 marzo, giorno in cui si celebra l’Annunciazione. (GV/PR) (Agenzia Fides 25/3/2020).
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ASIA/AFGHANISTAN - Il paese è impreparato ad affrontare la crisi del Coronavirus
 
Kabul (Agenzia Fides) - “Le strutture sanitarie dell’Afghanistan non sono in grado di poter affrontare una pandemia come quella del Covid-19. Al momento è in difficoltà persino l’Occidente, quindi possiamo solo lontanamente immaginare cosa potrebbe accadere in una situazione come quella afghana: le attrezzature sanitarie, fatta eccezione per le città, sono carenti e sarebbe oggettivamente difficile non solo far applicare, ma anche semplicemente comunicare tutte le misure di sicurezza che in questo momento si seguono in Italia. Sarebbe un’impresa riuscire a fermare la vita di un villaggio e farvi arrivare degli aiuti. Riesco difficilmente a immaginare Kabul completamente bloccata”. E’ il commento rilasciato all’Agenzia Fides dal Barnabita p. Giuseppe Moretti, missionario in Afghanistan dal 1990 al 2015, che valuta le conseguenze di una eventuale espansione dei contagi da Coronavirus nel paese asiatico.
A peggiorare la già precaria situazione sanitaria, rileva il Barnabita, vi è l’instabilità del governo, caratterizzato dal dualismo tra il presidente eletto Ashraf Ghani e il suo avversario Abdullah Abdullah, entrambi autoproclamatisi vincitori delle ultime elezioni: “Mi chiedo chi dovrà le decisioni in un’eventuale crisi sanitaria. La speranza è che, di fronte a questo problema, possano trovare una soluzione unitaria. Ci auguriamo, inoltre, che i talebani abbiano quel minimo di umanità che permetta l’aiuto e le cure agli ammalati ”.
Proprio alcuni giorni fa, il movimento Taliban ha fatto sapere che non ostacolerà l’accesso di personale delle organizzazioni internazionali impegnate contro la diffusione del Covid-19 in Afghanistan.
Secondo quanto affermato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono 34 le persone affette da Coronavirus in Afghanistan. Gli ultimi casi riguardano due diplomatici e quattro militari italiani e c’è il primo caso accertato nella capitale Kabul. Nel paese manca la consapevolezza del rischio legato alla pandemia. Come racconta all’Agenzia Fides il venticinquenne leader del movimento ambientalista “Friday For Future - Afghanistan”, Qais Murshid, infatti, “i primi casi afghani sono stati probabilmente importati dall’Iran: il confine è attraversato quotidianamente da circa 15mila persone, ma qui sono in molti a non aver ancora preso il problema sul serio”. (LF-PA) (Agenzia Fides 25/3/2020)
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ASIA/INDIA - I cristiani in India: aiutare i più poveri in tempi di blocco della nazione per il Covid-19
 
New Delhi (Agenzia Fides) - E'urgente prendersi cura dei più poveri durante i 21 giorni di blocco totale della nazione, imposto dal governo fino al 14 aprile, come misura per contenere la diffusione di COVID-19. Lo affermano i laici cristiani all'indomani dell'annuncio del primo ministro, Narendra Modi: per i prossimi 21 giorni, 1, 3 miliardi di cittadini indiani, quasi un quinto della popolazione mondiale dovrebbe "dimenticare cosa significa uscire". L'ordine di rimanere a casa per tre settimane mira a prevenire un disastro per la salute pubblica, ha detto, mentre al 25 marzo, il numero di casi di coronavirus è superiore a 469 infezioni e i decessi sono 11.
Il governo ha già introdotto misure rigorose per frenare la trasmissione locale in un paese in cui milioni di cittadini vivono in condizioni densamente popolate con carenti strutture igienico-sanitarie. Attualmente ci sono solo 40.000 ventilatori in India. Oltre 1,8 milioni di persone in tutto il paese vengono monitorate perché hanno mostrato sintomi della malattia, o sono state esposte a casi confermati. Si teme che le basse cifre del contagio siano legate alla mancanza di test, dato che solo 17.000 tamponi sono stati effettuati finora. Secondo gli esperti, il virus è diffuso in quasi tutti gli stati dell'India. “Se non saremo in grado di gestire questa pandemia nei prossimi 21 giorni, il Paese e la tua famiglia saranno arretrati di 21 anni. Se non saremo in grado di gestire i prossimi 21 giorni, molte famiglie saranno distrutte per sempre ", ha detto Modi nel suo messaggio.
Il blocco avrà un impatto devastante sui 300 milioni di indiani che vivono al di sotto della soglia di povertà e sopravvivono in base ai guadagni giornalieri. Il ministro delle finanze indiano Nirmala Sitharaman ha promesso l'adozione di uno specifico pacchetto di aiuti, destinato alle fasce meno abbienti.
In tale quadro i cristiani hanno fatto appello al governo affinché si prenda cura dei bisogni dei poveri. "Il blocco è necessario, ma non è chiaro è come sopravviveranno i poveri, gli emarginati, quanto vivono alla giornata. Milioni di poveri non hanno frigoriferi per conservare il cibo. Come sopravviveranno quelle famiglie? Come compreranno il cibo e dove lo compreranno?", dice a Fides Mathew George, un leader cristiano. George suggerisce di attivare una rete di organizzazioni per provvedere alle e necessità di persone indigenti, migranti, i lavoratori a giornata.
Padre Augustine Singh dell'arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar nello stato di Orissa, nell'India orientale, rileva a Fides : “Queste misure sono per il benessere della nazione. Dobbiamo collaborare e perseverare. Quindi, decidiamo di restare a casa". E Michael Pereira, laico cattolico, dichiara: “Ora è un momento critico per la nostra nazione, possiamo pregare da casa, ma evitare la diffusione di questa pandemia è di massima priorità. Preghiamo tutti il ​​nostro Signore per un calo della trasmissione del virus".
Sima Ranjit, un avvocatessa cattolica, aggiunge: “La preoccupazione riguarda soprattutto la sopravvivenza per migliaia di persone povere e per quanti vivono soli a casa". (SD-PA) (Agenzia Fides 25/3/2020)
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AMERICA/EL SALVADOR - Nel 40 anniversario di San Romero, la testimonianza dei fedeli attraverso i social media
 
San Salvador (Agenzia Fides) – El Salvador ha celebrato ieri il 40° anniversario del martirio di San Oscar Arnulfo Romero, assassinato il 24 marzo 1980 nella cappella dell'ospedale Divina Provvidenza mentre celebrava la messa. Nel 1994 il suo successore come Arcivescovo di San Salvador, Mons. Arturo Rivera y Damas, iniziò il suo processo di beatificazione. Nel 2000 la Congregazione per la Dottrina della Fede iniziò lo studio di tutti i discorsi di Romero. Nel 2005 il postulatore della causa, il Vescovo italiano Vincenzo Paglia, assicurò pubblicamente che "Romero non era un Vescovo rivoluzionario, ma un uomo della Chiesa, del Vangelo e dei poveri".
La causa di beatificazione di Romero infatti è stata bloccata per anni. Riprese sotto il pontificato di Papa Francesco nel 2013, e nel 2015 venne approvato il decreto che riconosce il martirio di Romero per "odio della fede" e quindi la sua beatificazione il 23 maggio 2015. Il decreto con il riconoscimento del miracolo avvenuto per intercessione del Beato Monsignor Romero è stato firmato da Papa Francesco il 7 marzo 2018, e ha aperto le porte alla sua canonizzazione, insieme a quella del Beato Paolo VI, di due sacerdoti, due religiose e un laico, il 14 ottobre 2018 a Roma. La liturgia della canonizzazione si svolse in piazza San Pietro, presieduta da Papa Francesco. Contemporaneamente, nel suo paese natale, si tenne una veglia per vivere la canonizzazione del primo Santo di El Salvador.
Questa nota sul 40° anniversario della morte del Santo salvadoregno, è arrivata a Fides insieme ad un video che presenta la testimonianza di gente comune, fedeli di tutto il paese, che vivono sull'esempio di colui che "è stato la voce di chi voce non ne ha avuta mai". La Messa di questo anniversario è stata celebrata dall'attuale Arcivescovo di San Salvador, Mons. José Luis Escobar Alas, sulla tomba di Mons. Romero e trasmessa in diretta Facebook per tutta la popolazione e i fedeli che non hanno potuto recarsi sulla sua tomba per l'emergenza sanitaria che colpisce anche questo paese.
(CE) (Agenzia Fides, 25/03/2020)

mercoledì 19 febbraio 2020

Agenzia Fides 19 febbraio 2020

AFRICA/NIGERIA - Liberato p. Oboh, il prete nigeriano rapito la scorsa settimana
 
Abuja (Agenzia Fides) - È stato liberato nella serata di ieri, 18 febbraio, P. Nicholas Oboh, il prete nigeriano rapito la scorsa settimana nella regione sud-occidentale della Nigeria (vedi Fides 15/2/2020). “Sono lieto di informarvi che il nostro sacerdote rapito giovedì scorso, P. Nicolas Oboh, ha riguadagnato la sua libertà" ha detto un portavoce della diocesi di Uromi in un messaggio trasmesso via WhatsApp il 18 febbraio. “È stato rilasciato stasera" ha detto il portavoce. “Molte grazie per le vostre preghiere”.
Il rapimento di p. Oboh è l'ultimo di una serie di rapimenti e uccisioni in Nigeria di cattolici e di appartenenti ad altre confessioni cristiane. All'inizio di questa settimana, nello Stato di Borno un gruppo di militanti islamisti ha assalito alcuni veicoli, dandoli alle fiamme, uccidendo 30 persone, tra cui una madre incinta e il suo bambino. L'attacco ha anche distrutto 18 veicoli pieni di scorte di cibo per la regione.
Ricordiamo inoltre i quattro seminaristi rapiti dal seminario maggiore del Buon Pastore di Kakau, nello Stato di Kaduna, nel nord-ovest della Nigeria, da uomini armati nella notte dell'8 gennaio (vedi Fides 13/1/2020). Il più giovane di questi, Michael Nnadi (18 anni), è stato ucciso mentre gli altri tre sono stati liberati (vedi Fides 3/2/2020), ma uno si trova in ospedale in condizioni critiche per le ferite subite. (L.M.) (Agenzia Fides 19/2/2020)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - La diocesi di Yopougon impegna i suoi sacerdoti a combattere la violenza e gli abusi sessuali
 
Abidjan (Agenzia Fides) - Impegnare i propri sacerdoti nella lotta della Chiesa universale contro gli abusi sessuali e a favore della protezione dei minori e delle persone vulnerabili. È l’obiettivo che si è dato Sua Ecc. Mons. Jean Salomon Lézoutié, Vescovo di Yopougon in Costa d'Avorio, che ha organizzato un corso di formazione sull'argomento per sacerdoti diocesani e religiosi, svoltosi il 13 febbraio.
Il corso si è tenuto presso il Centro Mons. Alexandre Chapoulie, ed è stato organizzato dal Centro per la protezione dei minori e delle persone vulnerabili dell’Istituto Cattolico Missionario (ICMA). Secondo p. Donatien Lolo, Vicario episcopale responsabile del clero diocesano, il corso di formazione “ci invita a raddoppiare la vigilanza e ad accrescere la prudenza nell'accompagnare i bambini e persino gli adulti, perché dobbiamo ricordare che rischiamo di distruggere le vite con gesti e comportamenti inappropriati e indelicati”. Ha poi aggiunto che “la formazione è un mezzo molto efficace per prevenire e combattere queste tristi pratiche che deturpano la Chiesa”.
Al termine del corso, seguendo la logica di "tolleranza zero" di Papa Francesco e della Chiesa universale per la prevenzione e la gestione in modo trasparente e rigoroso dei casi di abuso sessuale di minori o sulle persone vulnerabili, la diocesi di Yopougon ha adottato alcune misure che includono, tra le altre cose, l'offerta agli operatori pastorali di un codice di condotta contro l'abuso sessuale e per la protezione di minori e persone vulnerabili, elaborato dalla Conferenza Episcopale della Costa d'Avorio la cui convalida è in attesa di approvazione da parte della Santa Sede. Verranno inoltre creati nei prossimi giorni degli uffici di segnalazione per il sostegno sia delle vittima che del sacerdote accusato. Verranno infine aumentati i corsi di formazione e sensibilizzazione affinché tutti siano coinvolti in questa lotta. (S.S.) (Agenzia Fides 19/2/2020)

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ASIA/MALAYSIA - Pace, amore e fede: pietre angolari di una società armoniosa
 
Kuching (agenzia Fides) - La Chiesa cattolica nello stato del Sarawak, parte del Borneo malaysiano, è costantemente impegnata a promuovere l'armonia interreligiosa nella società. Come appreso dall'Agenzia Fides, nei giorni scorsi l'Arcivescovo di Kuching, Simon Poh, e don Felix Au, della diocesi di Kuching, in Sarawak, hanno partecipato come delegati al 12° Forum multireligioso annuale presso l'Islamic Information Center. Giunto alla sua 12a edizione, il Forum rappresenta un'occasione di scambio e di confronto importante per affrontare questioni e preoccupazioni esistenti nelle diverse comunità di fede in Malaysia. Quest'anno i rappresentanti di varie comunità religiose della regione si sono riuniti confrontandosi su di un tema che li ha visti tutti coinvolti: "Pace, amore e fede: pietre angolari di una società armoniosa".
Don Felix Au ha spiegato ai presenti la prospettiva di un cristiano e ha toccato l'importanza di amare Dio e il prossimo, per portare il "frutto dell'amore" che è la pace. "Amare Dio è il primo e il più grande di tutti i comandamenti" ha detto. "L'espressione pratica di amare Dio è strettamente connessa con l'altro grande comandamento: amare il prossimo come te stesso" ha rimarcato il sacerdote. Don Au ha anche fatto riferimento alla parabola del Buon samaritano, applicandola al contesto della Malaysia e auspicando che ogni cittadino "possa essere aperto, umile e rispettoso verso gli altri fratelli e sorelle". "L'obiettivo del dialogo religioso - ha detto - non è 'avere la meglio in una discussione' o convertire l'interlocutore, ma di arrivare insieme alla pace, alla comprensione e al maggiore rispetto reciproco".
Il leader Desmond Tan, rappresentante del Taoismo, ha condiviso il suo pensiero, rimarcando "l'importanza di creare armonia con la natura", mentre Gurdial Singh, in rappresentanza della religione sikh ha affermato che "coltivare l'amore in se stessi e l'amore per Dio sono le chiavi per raggiungere la pace". Il Forum ha anche accolto le opinioni dei rappresentanti di fede Baha’i e di Wan Muhammad Mujahid Bin Wan Alwi, che ha parlato della prospettiva islamica.
I leader presenti hanno concordato sul fatto che l'atmosfera di comprensione e unità, a livello culturale e religioso, che si vive negli stati del Borneo malaysiano (Sabah e Sarawak) può essere un buon esempio per la società della Malaysia peninsulare. E' importante anche che le autorità civili promuovano politiche e una prassi sociale di integrazione nella gestione della religione e delle relazioni interetniche nel paese, hanno affermato. Un aspetto importante, al fine di tutelare sempre l'armonia interreligiosa, è individuare e svelare se alcune questioni religiose sono manipolate da individui con una agenda personale o in cerca di consenso elettorale. I cittadini malaysiani sono chiamati a riconoscere queste trappole e a tenere alto il livello di tolleranza, rispetto e fiducia verso altre persone, di fede, cultura o etnia differente, continuando a cercare la comprensione reciproca per combattere idee estremiste e radicali. E' stato questo l'appello conclusivo lanciato dai delegati presenti.
La Malaysia è un paese multietnico, multiculturale e multi-religioso. La sua popolazione è composta da quasi 32 milioni di persone, di cui oltre il 60% sono musulmani etnici Maaya. I cattolici rappresentano il 4% della popolazione. (SD-PA) (Agenzia Fides 19/2/2020)
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ASIA/AFGHANISTAN - Scuola per i bambini Down: la missione delle suore a Kabul
 
Kabul (Agenzia Fides) - “L’operato delle suore a Kabul continua in maniera instancabile. Sappiamo che tra qualche giorno dovrebbe ricominciare l’anno scolastico con circa un mese di ritardo. Al ritorno dalle vacanze invernali, infatti, la neve e il freddo avevano congelato le tubature per l’erogazione dell’acqua, ma ora il problema sembra essere stato risolto. Attualmente, le nostre tre suore si occupano dell’istruzione di circa quaranta bambini affetti da sindrome di Down. Gli studenti sono distribuiti in 4 aule, guidati da insegnanti locali. Le lezioni iniziano al mattino, intorno alle 8 e terminano il pomeriggio verso le 16”. E’ quanto racconta all’Agenzia Fides padre Matteo Sanavio, sacerdote della Congregazione dei padri Rogazionisti e referente dell’Associazione "Pro Bambini di Kabul". Si tratta di una realtà intercongregazionale (che accoglie, cioè, religiose di diversi Ordini) nata su iniziativa del sacerdote Guanelliano p. Giancarlo Pravettoni per rispondere alla richiesta di Giovanni Paolo II che, nel discorso di Natale del 2001, lancio un appello al mondo per salvare i bambini afghani.
“Le suore sono supportate in tutto dall’Associazione, che vive quasi esclusivamente di donazioni. Fino allo scorso anno avevamo dubbi sul fatto che potessimo continuare questo servizio nel 2020, ma abbiamo organizzato raccolte e cercato nuovi sostenitori. La Provvidenza dimostra sempre di non abbandonarci”, spiega p. Sanavio, che aggiunge: “Tutto sommato adesso la situazione è abbastanza tranquilla, non abbiamo notizie di disordini a Kabul. Il problema più grande resta quello di garantire un ricambio tra le religiose presenti nella scuola: a novembre erano rimaste in due e la situazione era piuttosto precaria, ma poi siamo riusciti a garantire nuovamente la presenza di tre sorelle”. Nel reperire le religiose, che giungono per un periodo di missione, vi è la necessità di suore che abbiano una cultura vicina a quella afghana o che, per lo meno, conoscano la lingua araba. Soprattutto bisogna trovare suore disposte a trascorrere due o tre anni della propria vita compiendo grandi sacrifici, in condizioni precarie.
In Afghanistan, dove l’Islam è riconosciuto come religione di Stato, la presenza cattolica fu ammessa all'inizio del Novecento come semplice assistenza spirituale all’interno dell’Ambasciata italiana a Kabul, con il primo sacerdote Barnabita. Nel 2002 è stata creata la “Missio sui iuris” da Giovanni Paolo II. Oggi la missione cattolica continua ad aver base nella struttura diplomatica ed è affidata al Barnabita padre Giovanni Scalese. Nella capitale afghana sono operative, inoltre, le suore Missionarie della Carità. (LF-PA) (Agenzia Fides 19/2/2020)
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ASIA/IRAQ - Gli Emirati Arabi (con patrocinio Unesco) finanziano la ricostruzione della chiesa di San Tommaso a Mosul
 
Mosul (Agenzia Fides) – Inizieranno entro aprile i lavori di ricostruzione e restauro della chiesa di San Tommaso a Mosul, devastata - ma non completamente distrutta - nel tempo in cui la metropoli irachena era sotto il controllo dei jihadisti dell’auto-proclamato Stato Islamico. La ricostruzione del luogo di culto cristiano, appartenente alla Chiesa siro–cattolica, viene presentata anche da commentatori locali come un segno della rinascita di Mosul: a sostenere l’opera di restauro sarà l’Unesco, grazie soprattutto a un cospicuo finanziamento fornito dagli Emirati Arabi Uniti.
Il progetto fa parte dell’iniziativa “Revive the spirit of Mosul”, lanciata nel 2018 e volta a raccogliere fondi per ricostruire monumenti e luoghi di culto che simboleggiano l’identità plurale, multietnica e multireligiosa della città nord-irachena, e che hanno subito gravi danni durante l’occupazione jihadista. Il programma di restauri ha ricevuto dalle autorità degli Emirati Arabi Uniti un finanziamento di 50 milioni di dollari.
Durante l’occupazione jihadista e nelle fasi di conflitto terminate nel dicembre 2017 con la riconquista di Mosul da parte delle forze armate irachene, la chiesa di San Tommaso aveva subito gravi danni alle mura esterne e al colonnato interno che separa le navate. La portata simbolica del restauro della chiesa di San Tommaso è stata sottolineata in un comunicato dell’Unesco, che descrive il luogo di culto cristiano come un emblema della storia di Mosul, che in passato è stata "crocevia di culture e rifugio tranquillo per diverse comunità religiose nel corso dei secoli". La chiesa si trova nella parte storica della città, sulla sponda orientale del fiume Tigri, ed è stata costruita nel 1859.
Dopo gli anni dell’occupazione jihadista di Mosul, e a più di un anno e mezzo dalla sua liberazione, proprio la chiesa di San Tommaso, ancora ingombra di macerie, ha ospitato giovedì 28 febbraio 2019 una “Messa per la pace” (nella foto) che ha registrato anche la presenza di musulmani e di membri di minoranze non cristiane, nel segno dell’auspicata riconciliazione tra le diverse componenti della popolazione locale. La liturgia eucaristica, come riferito dall’Agenzia Fides (vedi Fides 1/3/2019), fu celebrata dall’Arcivescovo siro cattolico Boutros Moshi, e vide la partecipazione dell’Arcivescovo caldeo Najib Mikhail Moussa OP, insieme a diverse suore, sacerdoti, rappresentanti delle organizzazioni della società civile e gruppi di musulmani, yazudi, shabak, curdi e turkmeni.
Quella liturgia eucaristica rappresentò un passaggio importante del progetto sostenuto dall’Associazione Italiana "Un Ponte Per…", progetto volto a sostenere iniziative e processi di riconciliazione tra le diverse componenti della popolazione e il superamento delle ferite, dei risentimenti e dei sospetti lasciati in eredità dal conflitto.
Nella cornice dell’iniziativa “revive the spirit of Mosul” sono già iniziati anche i lavori di restauro della grande moschea di al Nuri. Il 5 luglio 2014, Abu Bakr al Baghdadi pronunciò la sua prima allocuzione dopo essere stato proclamato “Califfo” dello Stato islamico.
Intanto, domenica 16 febbraio, Najm al-Jubouri, governatore della Provincia irachena di Ninive, ha riferito che negli ultimi tempi sono state 79 le famiglie cristiane ritornate alle proprie case nella Piana di Ninive, da dove erano dovute fuggire precipitosamente nel giugno 2014 davanti all’avanzata delle milizie jihadiste di Daesh. Al Jubouri ha ribadito che il ritorno degli sfollati nelle loro aree di tradizionale insediamento rappresenta una priorità per le autorità locali irachene. Nondimeno, diverse ricerche e indagini sui processi di contro-esodo concordano nel riferire che rimane piuttosto bassa la percentuale di sfollati cristiani ritornati alle proprie case a Mosul e nella Provincia di Ninive. (GV) (Agenzia Fides 19/2/2020).
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AMERICA - I Vescovi del continente riuniti per analizzare le situazioni particolari e individuare linee comuni di azione
 
Tampa (Agenzia Fides) – Presiedendo la preghiera del mattino e poi l'Eucaristia, il Presidente del Consiglio episcopale per l'America Latina (CELAM), Mons. Miguel Cabrejos, Arcivescovo di Trujillo (Perù), ha dato inizio ieri all'incontro dei Vescovi della Chiesa in America. L’evento si svolge presso il centro di spiritualità Betania, nella città di Tampa - Florida (Stati Uniti), dal 17 al 20 febbraio.
Questo incontro, che è iniziato nel 1967, ha come temi centrali il contesto del Sinodo speciale sull'Amazonía e la recente Esortazione apostolica "Querida Amazonia", presentata in videoconferenza da Mauricio López, segretario della rete ecclesiale panamazonica, REPAM. Altro argomento di rilievo è la realtà delle comunità indigene in Canada e le sfide pastorali per la Chiesa in quel paese, tema che sarà presentato da Mons. Raymond Poisson, Vice presidente della Conferenza episcopale del Canada.
Mons. José Horacio Gómez, Presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, ha presentato il tema dell'evangelizzazione nell'unione americana con la sfida di accompagnare una pastorale integrativa per gli immigrati e le strategie da adottare per avvicinarsi ai cattolici che si allontano sempre di più dalla Chiesa.
La prima giornata si è conclusa con la presentazione della crisi socio-politica vissuta da alcuni paesi dell'America Latina e dei Caraibi, da parte di Rodrigo Guerra, direttore del Center for Advanced Social Research.
Tale incontro, che si svolge ogni due anni, è l’unico che riunisce la Presidenza della Conferenza dei Vescovi cattolici degli Stati Uniti (USCCB), della Conferenza episcopale del Canada (CCCB) e il Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM) per coordinare linee comuni di azione a livello continentale.
(CE) (Agenzia Fides, 19/02/2020)
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AMERICA/BOLIVIA - Dilaga la dengue: la Chiesa sollecita la popolazione a collaborare per limitarne la diffusione
 
Santa Cruz (Agenzia Fides) – In Bolivia la popolazione è in allerta per la propagazione del virus della dengue che sta facendo registrare picchi molto elevati di contagi. “Il Signore ci chiede di essere corresponsabili nell'attuare le misure preventive che le autorità sanitarie hanno pianificato, ci invita ad essere solidali con i malati ma anche ad affidarli insieme alle loro famiglie alla Vergine Maria” ha detto mons. Sergio Gualberti, Arcivescovo di Santa Cruz rivolgendosi ai fedeli durante l’omelia della messa domenicale.
In occasione della Giornata Mondiale del Malato, celebrata lo scorso 11 febbraio, mons. Gualberti ha sottolineato la peculiarità di questa giornata, dando particolare rilevanza ai contagi di dengue in Bolivia e alla minaccia globale del coronavirus.
L’intera popolazione boliviana – esorta la Chiesa Cattolica – è chiamata ad assumersi la responsabilità di attenersi alle misure di prevenzione programmate dalle autorità sanitarie nelle aree endemiche. Dall’inizio del mese il Ministero della Sanità ha segnalato 5 decessi a causa della dengue in Bolivia, 9.142 casi sospetti e 1.943 confermati. Secondo il bilancio provvisorio, la situazione è particolarmente allarmante nel dipartimento di Santa Cruz, dove è stata registrata la più alta prevalenza della malattia con 5.641 casi sospetti e 1.245 confermati.
Secondo i dati diffusi dall’Organizzazione panamericana della salute (Ops) nel 2019, nell’America del Sud la propagazione del virus della dengue ha toccato picchi storici: i casi accertati di infezione sono stati circa 3 milioni 140 mila, per un totale di oltre 1.500 decessi. Nelle prime quattro settimane del 2020 sono già stati più di 125mila i nuovi casi, in netta crescita. In Bolivia, le istituzioni, la Chiesa e la società civile chiedono alla popolazione di collaborare attivamente per frenare la diffusione della malattia.
(AP) (19/2/2020 Agenzia Fides)
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AMERICA/VENEZUELA - Una connotazione missionaria alla Giornata Nazionale della Gioventù
 
Maracaibo (Agenzia Fides) – Nell’ambito delle diverse iniziative previste per la Giornata Nazionale della Gioventù (JNJ), che in Venezuela viene celebrata la domenica più vicina al 12 febbraio, i gruppi missionari giovanili delle parrocchie dell’arcidiocesi di Maracaibo hanno preso parte al Sabato Giovanile Missionario (SAJUMI), che si è svolto il 15 febbraio nella chiesa di San Martin de Porres. Secondo le informazioni pervenute a Fides, la giornata è stata scandita da varie attività formative, ricreative, di preghiera, di riflessione e di evangelizzazione. All'evento hanno partecipato oltre cento giovani di diverse comunità che condividono il carisma del Servizio di animazione e cooperazione missionaria, Jovenmision. Anche il Seminario maggiore di Maracaibo ha svolto iniziative di evangelizzazione e di fratellanza attraverso le attività sportive.
La Pastorale Giovanile dell’arcidiocesi di Maracaibo ha celebrato la 13ma Giornata Nazionale della Gioventù (JNJ) attraverso numerose attività che si sono svolte nelle parrocchie, secondo il motto scelto dalla Pastorale Giovenile del Venezuela: “Giovane venezuelano, Cristo vive e ti ama vivo!”, che era accompagnato dalla citazione biblica dell’annunciazione: “Perché nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37).
Tutti i sacerdoti sono stati invitati a celebrare questa Giornata in ogni parrocchia durante l'Eucaristia domenicale del 16 febbraio, seguendo le indicazioni di un sussidio guida, affinché questa intenzione della Chiesa del Venezuela fosse presente nella liturgia e i fedeli fossero motivati a collaborare con la loro preghiera e una colletta speciale per il lavoro portato avanti dalla Pastorale Giovanile nel paese. La Giornata Nazionale della Gioventù è uno spazio dedicato ai giovani per l'ascolto, la riflessione, la condivisione di esperienze e momenti celebrativi. (SL) (Agenzia Fides 19/2/2020)

giovedì 26 settembre 2019

Agenzia Fides 26 settembre 2019

EUROPA/PORTOGALLO - Giornata dei migranti: è possibile vivere l’accoglienza
 
Lisbona (Agenzia Fides) – Le comunità cristiane hanno l'obbligo di dimostrare che è "possibile vivere l'accoglienza, la protezione, l'integrazione e la promozione" con rifugiati e migranti. Lo afferma Eugenia Quaresma, direttrice dell'Opera Cattolica Portoghese di Migrazioni (OCPM), rimarcando: “Il primo appello è alle nostre comunità. Abbiamo un mandato evangelico che invita ad accogliere, che parla di protezione, che ci dice che in ogni nazione ci sono discepoli di Cristo per adempiere questo mandato”. La direttrice ha parlato della prossima celebrazione della Giornata Mondiale dei migranti e dei rifugiati, che la Chiesa cattolica ricorda questa domenica 29 settembre.
La direttrice dell'OCPM afferma che "nel prendersi cura dei migranti e dei rifugiati, ogni persona si prende cura anche di se stessa, delle sue paure, perché conoscendo cosa spaventa e superando queste paure, se riesce a promuovere l'incontro e l'accettazione". La donna sottolinea il "forte richiamo" sul modo in cui "la società vive l'umanità" e come "l'accento è posto sullo sfruttamento umano", sulla tratta di esseri umani e "sulla responsabilità di ogni persona, non solo del cittadino, dei consumatori, ma anche delle aziende e di tutti”.
Papa Francesco ha scelto il tema "Non si tratta solo di migranti" e il sottotitolo "riguarda anche le nostre paure" per la 105a Giornata mondiale dei migranti e dei rifugiati. “Il tema è molto bello, anche a causa del modo pedagogico in cui ci è stato presentato, parte del messaggio biblico. Poi c'è un messaggio del magistero e quindi esempi pratici di come la Parola può essere messa in pratica nella vita di tutti i giorni", conclude Eugenia Quaresma.
Secondo gli ultimi dati pubblicati dalle Nazioni Unite, in Portogallo ci sono 880.188 immigrati, che rappresentano l'8,55% della popolazione del Portogallo. L'immigrazione femminile è più elevata rispetto agli uomini, con 469.533 donne, che rappresentano il 53,34% degli immigrati totali, rispetto ai 410.655 immigrati maschi, che sono il 46,65%. Guardando la classifica della presenza di immigrati, il Portogallo è il 64° paese al mondo in percentuale. I principali paesi di origine degli immigrati presenti in Portogallo sono Angola, 18,19%, Brasile, 15,62% e Francia, 10,57%.
(CE) (Agenzia Fides, 26/09/2019)
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EUROPA/UNGHERIA - Il piccolo seme dell’Infanzia Missionaria è diventato in dieci anni un grande albero
 
Budapest (Agenzia Fides) – “Gesù parla del Regno di Dio nella parabola del seme di senape. Un seme che è molto piccolo, cresce diventando una grande pianta e in seguito porta frutti, persino gli uccelli del cielo fanno il loro nido sui suoi rami. Qualcosa di simile è successo in terra ungherese dieci anni fa. Un piccolo seme che è stato piantato 10 anni fa è cresciuto diventando una grande pianta e ora porta molti frutti”. Così scrive p. Benvin Sebastian, SVD, Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Ungheria, in una nota pervenuta all’Agenzia Fides sul decimo anniversario della Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria nel suo paese, festeggiato il 21 settembre. “Quando ebbe fine il comunismo in Ungheria, nel 1992, le Pontificie Opere Missionarie (POM) iniziarono di nuovo la loro missione – racconta -. Ma ci sono voluti molti anni per iniziare la Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria. Nel 2009 abbiamo iniziato con 34 bambini. Ora abbiamo 31 comunità con più di 1000 bambini che pregano e raccolgono fondi con i loro piccoli sacrifici per la missione della Chiesa universale”.
La celebrazione del decennale si è svolta nella Basilica di Santo Stefano a Budapest e al Parlamento ungherese. Alle ore 10 il Vescovo ausiliare di Esztergom-Budapest ha dato il benvenuto ai bambini, cui è seguito l’intervento del rappresentante della Commissione episcopale per le missioni, László Kiss- Rigó. Quindi è stata la volta del messaggio del Nunzio apostolico, Michael August Blume, SVD, ed il rapporto del Direttore nazionale delle POM, p. Benvin Sebastian SVD. Alle 11,15 la Santa Messa di ringraziamento presieduta dal Cardinale Peter Erdo, Arcivescovo della diocesi di Esztergom-Budapest.
Nel pomeriggio i bambini sono stati accolti nella sede del Parlamento, dove è stato letto il messaggio del Presidente ungherese e del Presidente del parlamento. Quindi è seguito il discorso di Soltész Miklos, Segretario di Stato per le Chiese, le minoranze e gli affari civili. “Abbiamo concluso la celebrazione del Giubileo pregando per il mondo intero e per i leader del mondo, in particolare per i leader ungheresi – scrive il Direttore nazionale delle POM -. La presenza di suor Roberta Tremarelli AMSS, Segretaria generale della Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria ha reso la celebrazione più ricca e incoraggiante. Ha potuto visitare una parrocchia e una scuola greco-cattolica dove è attiva l’Opera”. (SL) (Agenzia Fides 26/9/2019)
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AFRICA/NIGERIA - “Superiamo la situazione di precarietà nella quale viviamo” esortano i Vescovi
 
Abuja (Agenzia Fides) - “Occorre rafforzare il senso di appartenenza nazionale” scrivono i Vescovi della Nigeria nel documento conclusivo pubblicato al termine della loro seconda Assemblea Plenaria tenutasi dal 10 al 20 settembre ad Agbamaya, Obada-Oko, Abeokuta, nello Stato di Ogun.
“Notiamo con sgomento che a diversi mesi dalle elezioni generali, svariate aree della nostra nazione vivono ancora in una situazione precaria. Il Paese è profondamente diviso. Questo risulta evidente nelle nomine di funzionari in posizioni d’importanza nazionale, nelle modalità di condivisione delle risorse e nella distribuzione di servizi sociali” sottolinea la dichiarazione, pervenuta all’Agenzia Fides. “Sollecitiamo in particolare il governo federale a garantire che non prevalgano considerazioni di egemonia etnica o religiosa nel nostro Stato multi-religioso e secolare. Il senso di appartenenza ad un’unica nazione deve prevalere sulle differenze tribali, religiose o politiche”.
Le divisioni alimentano gli atti violenti, denunciati dai Vescovi: “Vi sono sfortunatamente ancora troppe morti derivanti dalla diffusione di banditismo, rapimenti, assassini, rapine a mano armata, uso sconsiderato della forza da parte delle agenzie di sicurezza e linciaggi. Ultimamente, si è avuta un'impennata nei casi di suicidio, anche tra i nostri giovani. Inoltre, sono continuati gli scontri tra pastori e comunità locali e le attività degli insorti di Boko Haram, con la morte di tante persone innocenti. Queste violenze rendono molto precaria la vita in Nigeria”.
Pur riconoscendo gli sforzi compiuti dal governo per combattere l'insicurezza, i Vescovi osservano che “il governo federale, cui è affidato il potere di controllare le principali agenzie di sicurezza, è sopraffatto”. I Vescovi auspicano pertanto “un decentramento delle forze di sicurezza per ottenere risultati efficaci”.
“La Nigeria è dotata di notevoli risorse naturali, umane e spirituali. Purtroppo, le autorità politiche non sono state capaci di metterle a frutto adeguatamente, né di ridistribuirle in modo equo. Laddove non esiste una condivisione equa della ricchezza e delle opportunità, è inevitabile che ci sia una crisi” sottolineano i Vescovi. “Chiediamo ai cristiani e alle persone di buona volontà di predicare quotidianamente questo messaggio di giustizia e pace e di viverlo coerentemente. Possa la Beata Vergine Maria Nostra Madre, Regina della Pace e Patrona della Nigeria intercedere per noi” conclude il messaggio. (L.M.) (Agenzia Fides 26/9/2019)
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AFRICA/SUDAFRICA - Incontro di riconciliazione tra sudafricani e nigeriani dopo gli attacchi xenofobi
 
Johannesburg (Agenzia Fides) - “Abbiamo ritenuto importante cercare di conciliare nigeriani e sudafricani e gli altri cittadini. I nigeriani hanno contribuito alla liberazione del Sudafrica ... Pensiamo che dobbiamo mantenere buoni rapporti con loro” ha affermato il reverendo Kenneth Meshoe, leader dell’African Christian Democratic Party, uno degli animatori dei colloqui di riconciliazione tra sudafricani e immigrati nigeriani che si sono tenuti il 19 settembre.
I colloqui, promossi dal Forum Unity di Nig-SA, un organismo composto da sudafricani e da cittadini stranieri, sono volti a concordare un percorso per superare le tensioni dopo gli assalti xenofobi contro i nigeriani e cittadini di altri Paesi che vivono in Sudafrica. Attacchi che sono stati condannati dai diversi Paesi africani (vedi Fides 11/9/2019).
I Vescovi nigeriani hanno denunciato “gli orrendi attacchi xenofobi in Sudafrica in cui molti stranieri, tra cui i nigeriani, hanno perso la vita e/o hanno subito saccheggiati e/o sono stati costretti a fuggire dal Paese per non perdere la vita. “Preghiamo per coloro che hanno perso la vita, porgiamo le nostre condoglianze a quelli che hanno perso i propri cari, e siamo vicini ai feriti e a quelli che hanno subito gravi perdite” scrivono i Vescovi della Nigeria nel documento conclusivo pubblicato al termine della loro seconda Assemblea Plenaria tenutasi dal 10 al 20 settembre. “Lodiamo la Conferenza Episcopale Cattolica sudafricana (SACBC vedi Fides 5/9/2019) per essere stata profetica nella sua condanna degli attacchi e per sollecitare il governo a prendere provvedimenti decisivi per mettervi fine”.
“Notiamo che il Sudafrica e la Nigeria hanno fatto molta strada nelle relazioni fraterne e diplomatiche. Esortiamo i nigeriani che vivono in patria e all'estero di essere bravi cittadini rispettosi della legge” concludono i Vescovi nigeriani. (L.M.) (Agenzia Fides 26/9/2019)
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ASIA/AFGHANISTAN - La preghiera come strumento di pace in uno scenario di nuove tensioni
 
Kabul (Agenzia Fides) - “Negli ultimi secoli hanno provato a convincerci che la religione fosse una delle principali cause di divisione e di mancanza di pace, e che quindi bisognasse metterla da parte. Dove potremo andare a cercare la pace, allora? Nella politica? Nelle ideologie? Nell’economia? Essa è possibile solo nel Regno di Dio, un regno in cui sono giunto arrivando come pellegrino di pace in Afghanistan, un paese in guerra da quarant’anni”. E’ la testimonianza espressa in una inviata all’Agenzia Fides da padre Giovanni Scalese sacerdote Barnabita, responsabile della Missio sui iuris afgana.
Nel paese asiatico, dove l’Islam è religione di Stato e la conversione ad altre fedi è inquadrabile con il reato di apostasia, la presenza cattolica deve limitarsi allo svolgimento di azioni caritative e all’assistenza spirituale della comunità internazionale. Ma, spiega p. Scalese, l’impegno dei cattolici in Afghanistan è soprattutto quello di pregare senza sosta per la pace: “Due anni fa, il 13 ottobre 2017, alla fine del centenario delle apparizioni di Fatima, abbiamo consacrato l'Afghanistan al Cuore Immacolato di Maria. Quest'anno, nella domenica delle Palme, abbiamo piantato, di fronte alla chiesa della Missione, l'Ulivo della Pace, proveniente da Nazareth, il luogo in cui dove la Parola di Dio si è fatta carne e il Principe della pace ha messo le sue radici tra noi. A luglio scorso, infine, sono andato personalmente in pellegrinaggio presso il Santuario mariano nazionale di Oziornoje, in Kazakistan, per invocare la Regina della pace affinché possa operare in Afghanistan, in Asia e in tutto il mondo”.
Intanto, dopo il fallimento dei dialoghi di pace tra Stati Uniti e movimento talebano, il paese sta vivendo una nuova escalation di violenza. Tra gli ultimi episodi, un raid compiuto domenica 22 settembre da forze speciali afgane, col supporto di aerei statunitensi, sui nascondigli dei talebani, ha provocato la morte di almeno 40 civili riuniti per festeggiare un matrimonio.
In Afghanistan, la presenza cattolica fu ammessa a inizio Novecento come semplice assistenza spirituale all’interno dell’Ambasciata italiana a Kabul e fu poi elevata a “Missio sui iuris” nel 2002 da Giovanni Paolo II. Oggi la missione continua ad aver base nella struttura diplomatica ed è affidata al Barnabita padre Giovanni Scalese. Nella capitale afghana sono presenti anche le suore Madre Teresa di Calcutta e l’Associazione intercongregazionale Pro Bambini di Kabul. (LF) (Agenzia Fides 26/9/2019)
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AMERICA/BOLIVIA - L’entusiasmo missionario del CAM 5 si trasmette al Mese Missionario Straordinario
 
Santa Cruz (Agenzia Fides) – Il team di Giovani Missionari dell'Arcidiocesi di Santa Cruz in Bolivia, ha lanciato ieri l’appello a tutti i giovani interessati a partecipare alla Missione Giovane ("Mision Joven") che si svolgerà nella Parrocchia di Nostra Signora del Rosario, il 27 ottobre, con l'obiettivo di vivere con gioia il tema della Giornata Missionaria Mondiale: “Battezzati ed inviati”.
L'Arcidiocesi ha preparato un calendario di incontri per i giovani: 28 settembre, 5, 12 e 19 ottobre ci saranno dei workshop di preparazione e formazione, La "Mision Joven" si svolgerà il 27 ottobre con tutti i giovani e i fedeli dell'arcidiocesi impegnati a svolgere attività missionarie. I temi degli incontri di formazione sono: il Mese Missionario Straordinario (28/9), Catechesi sul Battesimo (5/10), la Comunione Missionaria (12/10), Profilo Missionario (19/10) infine l'invio alla Missione Giovane.
Ci si attende di vivere il Mese Missionario Straordinario con grande entusiasmo fra i giovani e tutti i fedeli perché la Bolivia sente ancora l’effetto dei giorni del CAM 5, che hanno lasciato una Chiesa boliviana rinnovata nella missione. L’evento missionario continentale ha segnato non solo coloro che hanno potuto assistere agli incontri, ma tutte le piccole comunità che hanno accolto i partecipanti. E’ stato il primo Incontro Continentale Missionario dove i partecipanti hanno condiviso la vita delle famiglie della comunità di Santa Cruz e di altre città della Bolivia.
(CE) (Agenzia Fides, 26/09/2019)
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OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - Limitare gli effetti dei cambiamenti climatici: appello degli studenti
 
Port Moresby (Agenzia Fides) – “I leader del mondo e quelli della Papua Nuova Guinea devono elaborare politiche, regolamenti e leggi che riducano i livelli di produzione delle aziende per limitare gli effetti dei cambiamenti climatici”: è l’appello lanciato dai giovani della Papua, studenti della scuola secondaria St Charles Lwanga di Port Moresby, che hanno partecipato al programma dal titolo “Il cambiamento climatico: la più grande minaccia nella storia umana”, nel corso dello spazio “Chat Room” sulla emittente Tribe 92 FM, stazione radiofonica dedicata e incentrata sui giovani in Papua Nuova Guinea.
Dopo una breve introduzione, gli studenti hanno parlato delle implicazioni ambientali, sociali ed economiche che interessano i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo e si sono soffermati su una rielaborazione delle raccomandazioni delle Nazioni Unite per ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici.
In Oceania essi sono ben evidenti: “Non abbiamo bisogno di ulteriori spiegazioni su cosa siano, perché sta accadendo intorno a noi e colpiscono i nostri fratelli e sorelle nelle nazioni insulari più piccole. I segnali sono evidenti e il cambiamento climatico ha purtroppo una tendenza a lungo termine”, ha detto uno degli studenti intervenuti.
“Le popolazioni in Oceania dipendono prevalentemente dall'agricoltura e dalla pesca sia per sostentamento che come fonte di reddito” ha sottolineato un’altra dei partecipanti, rimarcando gli effetti devastanti su alcune popolazioni indigene degli arcipelaghi dell’Oceano Pacifico.
Nel corso del dibattito, i giovani hanno invitato le grandi aziende multinazionali di tutto il mondo a “dare un contributo per migliorare la qualità della vita dell'umanità invece di cercare di realizzare maggior profitto a spese del benessere e della dignità del genere umano”. Bainam Bani, vice preside della scuola, ha affermato di essere rimasta colpita dalla fiducia dimostrata dai suoi studenti nelle discussioni: “le aziende manifatturiere devono iniziare a utilizzare energia pulita, è necessario piantare più alberi, dobbiamo iniziare a utilizzare materiali riciclabili”, ha evidenziato. (AP) (26/9/2019 Agenzia Fides)

martedì 16 aprile 2019

Agenzia fides 15 abrile 2019

AFRICA/SUD SUDAN - La pace non ha prezzo: il gesto profetico, storico e rivoluzionario di Papa Francesco
 
Juba (Agenzia Fides) – L’immagine di Papa Francesco, inginocchiato ai piedi dei leader sudsudanesi per implorare il loro perdono e rendere la pace una realtà tangibile in questo paese africano che soffre da decenni, “porta con sé una grande carica simbolica che è parte della tradizione culturale africana”, spiega a Fides padre Donald Zagore, teologo ivoriano della Società per le Missioni Africane (SMA). “In Africa, in molte culture – spiega il missionario - questo atto di prostrarsi, di umiliarsi ai piedi di qualcuno, avviene in due contesti molto specifici: da una parte vuole essere un segno di ringraziamento e dall’altra implora il perdono o la grazia. In questo contesto (vedi Fides 12/4/2019), il Papa scongiura i leader dei due paesi, a nome del popolo sud sudanese, al perdono e alla grazia e a porre fine alla guerra spietata che continua a martoriare la popolazione”.
P. Zagore aggiunge: “Papa Francesco nel suo ruolo di mediatore non si è limitato ad usare parole ma ha compiuto gesti e simboli forti, specifici della cultura africana dei protagonisti. Tali gesti parlano più delle parole. Il Papa ha messo in pratica il consiglio di San Francesco d'Assisi che esorta: ‘Predica ovunque il Vangelo e, se necessario, usa le parole’. Si tratta di un atteggiamento che apre i cuori induriti dall'ego e dalla violenza per riconciliare l'amore di Dio. Il Papa, nel proporre questo atto, rivoluziona l'intera dinamica della logica della diplomazia e della mediazione nella risoluzione dei conflitti.”
“In Africa, - continua padre Donald - un leader non si prostra davanti ai suoi sudditi. Anche se Salva Kiir e Riek Machar non sono direttamente dipendenti del Papa, sono suoi figli spirituali, in quanto il Papa è Padre spirituale per eccellenza. Così come Gesù nell’Ultima Cena si prostra e lava i piedi dei suoi apostoli, Papa Francesco si mette nei panni del subordinato. Il messaggio del Santo Padre è chiaro: la pace non ha prezzo. Solo abbassando il nostro ego, lasciando morire il nostro Io, che generalmente esclude il Tu e quindi rende difficile l'accesso alla comunità, possiamo d'ora in poi parlare e relazionarci come fratelli, uguali, uniti dalla stessa umanità”. (DZ/AP) (15/4/2019 Agenzia Fides)
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AFRICA/NIGERIA - “Cristiani e musulmani devono essere uniti per la pace e lo sviluppo della nazione”
 
Abuja (Agenzia Fides) – “La principale causa di violenza in Nigeria non è la religione, anche se alcuni dei nostri leader hanno usato la religione a fini politici” ha denunciato p. Cornelius Omonokhua, sacerdote cattolico, Direttore Esecutivo del Nigeria Inter-Religious Council (NIREC), organismo che raggruppa cristiani e musulmani, nella sua relazione al Seminario nazionale dal titolo: Corruzione, insicurezza e le sfide alla coesione nazionale in Nigeria: costruire la sinergia attraverso le fedi”.
"Dobbiamo liberare la religione da questo abuso. La realtà è che la fame è una delle fonti primarie e potenti di divisione dell'esistenza umana, mentre il cibo abbondante è un forte legame” ha detto p. Omonokhua.
"L’indigenza e la fame trasformano le persone in schiavi, in teppisti e adoratori del demonio. Anche il diavolo conosce il pericolo della fame e il modo in cui il cibo può rendere alcune persone adoratrici delle creature invece del creatore” sottolinea p. Omonokhua.
Il sacerdote afferma inoltre che l'avidità di potere e di governo ha fatto apparire la politica come un fattore di divisione molto serio a tutti i livelli nella vita della Nigeria. La bramosia di potere- dice p. Omonokhua- “ha trasformato la politica in una spada a doppio taglio che può persino mettere a rischio l'unità esistente nelle istituzioni tradizionali e religiose”.
Direttore Esecutivo del NIREC ha sottolineato la necessità di una sinergia tra cristiani e musulmani per la costruzione della nazione nigeriana, affermando che la corruzione potrebbe essere eliminata se musulmani e cristiani restassero fedeli agli insegnamenti delle loro fedi.
“Dato che il NIREC è la famiglia di tutti i cristiani e i musulmani in Nigeria, il nostro principio strategico deve ora essere una risposta proattiva alle questioni emergenti, rafforzando nel contempo processi di cambiamento sempre più ampi. Non dobbiamo aspettare che scoppi la violenza prima di battere i tamburi di pace. Se dobbiamo riuscire a usare il dialogo come mezzo per costruire la pace, non possiamo più aspettare che ci siano conflitti prima di costruire buoni rapporti con le persone che ci circondano” ha invocato p. Omonokhua.
Il NIREC è membro affiliato all’Africa Council of Religious Leaders (ACRL) e al Religions for Peace (RfP). (L.M.) (Agenzia Fides 15/4/2019)
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ASIA/INDONESIA - L’impegno politico dei giovani cattolici, chiave per il futuro
 
Giacarta (Agenzia Fides) – “Negli ultimi dieci anni, la Chiesa è stata molto attiva nel difendere la sua presenza di lievito nella società, intervenendo sulla scena politica per la promozione e la tutela dei princìpi e diritti, ma senza adottare una posizione partitica, ed esortando i giovani e i laici a coinvolgersi politicamente. È cresciuta una forte consapevolezza sociale. Molti cattolici sono candidati e potenziali governanti”, spiega all’Agenzia Fides P. Iwan Rusbani, sacerdote che ha prestato servizio nella Commissione per l'apostolato dei laici della Conferenza Episcopale dell’Indonesia, mentre si avvicina il voto delle elezioni generali del 17 aprile. “La nostra sfida principale oggi è coinvolgere i giovani nella politica reale", aggiunge.
Concorda, in un colloquio con Fides, J. Kristiadi, analista politico al Centre for Strategic of International Studies (CSIS) di Giacarta: “I leader della Chiesa sono ben consapevoli dell'urgenza di sostenere i giovani cattolici a pensare all’impegno diretto nella carriera politica. La vera sfida a lungo termine passa attraverso i concetti di ‘militanza politica’ e ‘integrità morale’, da passare ai giovani: militanza significa impegno personale con equilibrio e ‘autocontrollo’, per non cadere nelle tentazioni del potere o della convenienza personale; integrità significa tenuta morale fatta di onestà e trasparenza, per non compiere atti corruttivi”
Paul Soetopo Tjokronegoro, laico cattolico ed ex direttore della Banca centrale dell’Indonesia rileva a Fides: “Nell’attuale situazione della nazione, in cui intolleranza, corruzione e violenza continuano a dilagare, la voce profetica della Chiesa è essenziale. Ma noi cattolici simo pronti a lasciare la nostra zona di comfort?”.
Tra i politici cristiani, Joseph Umarhadi, parlamentare per tre mandati, osserva che “la Chiesa deve essere presente nel mondo e il dare il suo contributo nel campo della politica”, mentre Julius Setiarto, candidato cattolico per il Parlamento in questa tornata elettorale del 2019, nota: “Come attivista per i diritti umani, la mia vocazione spirituale di cattolico mi porta a lottare per attuare benefici a tutto il popolo. Il mio impegno è chiaro: stare accanto ai politici di ogni fede religiosa, per realizzare il bene comune della nazione”.
Nota Sri Mulyono, candidato cattolico a Yogyakarta: “Il nostro approccio è quello di favorire la crescita e il coinvolgimento di giovani cattolici sulla scena politica, che possano portare il loro patrimonio di valori a beneficio della nazione”. (MH) (Agenzia Fides 15/4/2019)
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ASIA/AFGHANISTAN - Con la Pasqua il dono dell’indulgenza plenaria alla comunità internazionale dei fedeli
 
Kabul (Agenzia Fides) - La piccola comunità cattolica in Afghanistan vive la Settimana Santa, in vista della Pasqua, con un programma ricco di iniziative. Durante la Domenica delle Palme, davanti alla chiesa presente all’interno dell’ambasciata italiana a Kabul, è stato piantato un ulivo proveniente dalla Terra Santa, a simboleggiare il desiderio e l'auspicio di pace per l'intero Afghanistan. Inoltre, nel corso delle celebrazioni del Triduo pasquale, del giorno di Pasqua e del Lunedì dell’Angelo, viene concessa l’indulgenza plenaria.
In una nota inviata all’Agenzia Fides, padre Giovanni Scalese, missionario Barnabita, responsabile della Missio sui iuris afghana, annuncia, inoltre, il rinnovo della facoltà di benedire gli oli durante la messa crismale del Giovedì Santo. Scrive p. Scalese: “Il Superiore ecclesiastico di una Missio sui iuris è l'Ordinario del luogo e, in quanto tale, secondo il canone 381 § 2, ha valore giuridico equivalente a un Vescovo diocesano. Può quindi fare quasi tutto ciò che fa un Vescovo, sebbene non lo sia. Ci sono prerogative episcopali che possono essere facilmente esercitate dai sacerdoti, come per esempio, conferire il sacramento della Confermazione; altri che non possono essere mai eseguite da sacerdoti, ad esempio, l'ordinazione di diaconi, sacerdoti e vescovi; altri compiti che, in alcuni casi speciali, possono essere delegati a un sacerdote. Tra questi, la consacrazione del crisma e la benedizione degli oli (l'olio dei catecumeni e l'olio degli ammalati). Nel gennaio scorso, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha rinnovato, per tre anni, al Superiore della Missione Cattolica Afghana la facoltà di benedire gli oli e consacrare il crisma. Grazie a Dio”.
L’unica parrocchia cattolica presente in Afghanistan ha sede all’interno dell’Ambasciata italiana a Kabul ed è frequentata da circa un centinaio di persone, quasi esclusivamente membri della comunità diplomatica internazionale. Da alcuni giorni, nella chiesa si può pregare davanti a una nuova statuetta in resina di 40 cm dedicata a San Giuseppe e realizzata da un’azienda di artigianato di Lucca (Italia): la statua è stata benedetta il 16 marzo, all'inizio del triduo in onore di San Giuseppe. Il 19 marzo, alla fine della Messa, è stata posta accanto alla statua di San Michele, della stessa dimensione, dove rimane esposta alla venerazione dei fedeli. (LF) (Agenzia Fides 15/4/2019)
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AMERICA/MESSICO - Il Vescovo di Apatzingán: “La macchina distruttrice della pace continua a lavorare”
 
Apatzingán (Agenzia Fides) – “Di fronte alla situazione di violenza che giorno dopo giorno si manifesta in modi diversi nella nostra terra, sento la necessità, come Pastore di questa amata diocesi di Apatzingán, di alzare la voce per denunciare tale realtà che lacera la vita quotidiana, ferendo la nostra società, le famiglie e ogni persona nelle radici più profonde della sua dignità di figli di Dio e di fratelli”. Così inizia il messaggio di Mons. Cristóbal Ascencio García, Vescovo della diocesi messicana di Apatzingán, diffuso in questi giorni e pervenuto all’Agenzia Fides. La diocesi, suffraganea dell’arcidiocesi di Morelia, comprende parte dello stato del Michoacan, nella parte centrale del paese. Negli ultimi tempi è diventata nota per la forte presenza dei cartelli della droga e la violenza degli scontri tra le bande criminali.
“La macchina che distrugge la pace continua a lavorare” sottolinea il Vescovo, che ricorda gli eventi violenti verificatisi in diversi comuni. Uno dei più gravi è quello di San José de Chila, avvenuto il 19 marzo, che ha suscitato grande indignazione: “Questa comunità è stata vittima di violenti scontri tra gruppi criminali organizzati. Le strutture della chiesa e della casa parrocchiale sono state teatro dello scontro di questi gruppi avversari, lasciando nell’intero edificio le tracce della violenza, oltre al saccheggio”.
Mons. García denuncia che purtroppo la violenza non si ferma, “gli scontri continuano in diverse comunità, provocando il panico e facendo sì che molti degli abitanti siano sfollati, alcune di queste piccole comunità sono rimaste praticamente senza famiglie; all'interno dello stesso comune le persone non possono andare da una comunità all'altra, ci sono furti di veicoli con violenza, omicidi, minacce e persino incendi di case”.
“Ritengo che questi crimini e questi peccati che gridano al cielo e spesso non sono ascoltati da quanti dovrebbero garantire la sicurezza, debbano essere denunciati” scrive il Vescovo, citando il Profeta Isaia (58,1) che parla al popolo per fargli prendere coscienza delle situazioni, causate in buona parte dall’allontamento dai comandamenti di Dio. “Insieme all'invito che ho fatto e che farò ai credenti a vivere autenticamente la nostra fede e a farci tutti strumenti di pace, lancio un appello urgente, specialmente alle autorità, il cui compito principale è garantire le condizioni di sicurezza, perché facciano tutti gli sforzi e usino i mezzi necessari affinché vengano garantite le necessarie condizioni di sicurezza, e questi eventi non si ripetano”.
Infine Mons. Cristóbal Ascencio García auspica che, al termine della Quaresima, ci lasciamo riconciliare dall’amore di Dio e preghiamo per quanti provocano violenza e morte. “Grato per la vostra attenzione a questa denuncia, chiedo a Cristo, principe della pace, di far diventare presto una realtà per il nostro popolo, la pace e la sicurezza che tanto desideriamo”. (SL) (Agenzia Fides 15/04/2019)
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AMERICA/NICARAGUA - Mons. Baez: “il Nicaragua deve risorgere come è risorto il crocifisso del Calvario"
 
Managua (Agenzia Fides) – "Un popolo crocifisso resuscita sempre, vi chiedo soltanto di non permettere a nessuno di portare via la vostra speranza, il Nicaragua deve risorgere così come è risorto il crocifisso del Calvario". Così si è espresso ieri, nella celebrazione delle domenica delle palme in una chiesa della periferia di Managua, nella parrocchia di Esquipulas, il Vescovo ausiliare di Managua, Mons. José Silvio Baez. Quattro giorni fa il Vescovo ha annunciato la sua partenza per il Vaticano dopo la Pasqua (vedi Fides 11/04/2019).
Durante la messa, Mons. Baez ha ricordato che anche oggi c'è la corruzione, la mancanza di giustizia e l'avidità dei potenti, come era accaduto al tempo di Gesù; ma ha precisato che oggi ci sono difensori dei diritti umani nazionali e internazionali, che accusano il governo del presidente Ortega della morte di centinaia di persone in Nicaragua, a partire dal 18 aprile dell’anno scorso.
A questi difensori della pace, Mons. Báez ha chiesto di "approfondire la loro fede in Cristo, con tutta la serietà possibile", e di continuare le loro manifestazioni nel modo in cui hanno fatto finora, cioè "senza mai essere trascinati dalla violenza, e senza negoziare la libertà o la dignità dell'essere umano". "Perché il Nicaragua risorgerà un giorno, per essere una società basata sulla giustizia da cui scaturisce la vera pace, in cui non è un crimine pensare in modo diverso, in cui tutti possiamo esporre le nostre idee e mettere i nostri beni materiali, al di là dell'egoismo, al servizio di tutti" ha sottolineato.
La notizia più diffusa in questi ultimi due giorni, secondo le informazioni raccolte da Fides, è stata il comunicato del governo nicaraguense inviato ai due testimoni internazionali al tavolo del Dialogo (il Nunzio apostolico, Arcivescovo Waldemar Stanislaw Sommertag, e il rappresentante dell’OEA, . Luis Almagro) il 12 aprile, in cui il governo conferma la volontà di continuare il processo di Dialogo con l'Alleanza Civica, anche se non si indicano date.
Dall'aprile 2018 la crisi in Nicaragua ha provocato 325 morti, secondo la Commissione interamericana dei diritti umani (CIDH). Le organizzazioni locali parlano di 568 morti, mentre l'esecutivo ne riconosce solo 199. Inoltre, secondo la stampa internazionale e fonti di Fides, ci sono tra 779 e 809 "prigionieri politici", quasi il doppio del numero riconosciuto dal governo, che li identifica come "terroristi", "golpisti" o "criminali comuni".
La CIDH ha denunciato il governo del Nicaragua come responsabile di crimini contro l'umanità.
L'Organizzazione degli Stati americani (OEA) sta programmando l’applicazione della Carta democratica Interamericana (vedi Fides 11/04/2019), perché l'attuale governo sta violando l'ordine costituzionale. Se questa viene approvata, sospenderebbe il Nicaragua dall’organismo continentale, con ulteriori pesanti conseguenze per il paese e per la popolazione.
(CE) (Agenzia Fides, 15/04/2019)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

The Chosen ...é sufficiente per me...posso fare molto con questo ..

Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occ...