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martedì 16 aprile 2019

Agenzia fides 15 abrile 2019

AFRICA/SUD SUDAN - La pace non ha prezzo: il gesto profetico, storico e rivoluzionario di Papa Francesco
 
Juba (Agenzia Fides) – L’immagine di Papa Francesco, inginocchiato ai piedi dei leader sudsudanesi per implorare il loro perdono e rendere la pace una realtà tangibile in questo paese africano che soffre da decenni, “porta con sé una grande carica simbolica che è parte della tradizione culturale africana”, spiega a Fides padre Donald Zagore, teologo ivoriano della Società per le Missioni Africane (SMA). “In Africa, in molte culture – spiega il missionario - questo atto di prostrarsi, di umiliarsi ai piedi di qualcuno, avviene in due contesti molto specifici: da una parte vuole essere un segno di ringraziamento e dall’altra implora il perdono o la grazia. In questo contesto (vedi Fides 12/4/2019), il Papa scongiura i leader dei due paesi, a nome del popolo sud sudanese, al perdono e alla grazia e a porre fine alla guerra spietata che continua a martoriare la popolazione”.
P. Zagore aggiunge: “Papa Francesco nel suo ruolo di mediatore non si è limitato ad usare parole ma ha compiuto gesti e simboli forti, specifici della cultura africana dei protagonisti. Tali gesti parlano più delle parole. Il Papa ha messo in pratica il consiglio di San Francesco d'Assisi che esorta: ‘Predica ovunque il Vangelo e, se necessario, usa le parole’. Si tratta di un atteggiamento che apre i cuori induriti dall'ego e dalla violenza per riconciliare l'amore di Dio. Il Papa, nel proporre questo atto, rivoluziona l'intera dinamica della logica della diplomazia e della mediazione nella risoluzione dei conflitti.”
“In Africa, - continua padre Donald - un leader non si prostra davanti ai suoi sudditi. Anche se Salva Kiir e Riek Machar non sono direttamente dipendenti del Papa, sono suoi figli spirituali, in quanto il Papa è Padre spirituale per eccellenza. Così come Gesù nell’Ultima Cena si prostra e lava i piedi dei suoi apostoli, Papa Francesco si mette nei panni del subordinato. Il messaggio del Santo Padre è chiaro: la pace non ha prezzo. Solo abbassando il nostro ego, lasciando morire il nostro Io, che generalmente esclude il Tu e quindi rende difficile l'accesso alla comunità, possiamo d'ora in poi parlare e relazionarci come fratelli, uguali, uniti dalla stessa umanità”. (DZ/AP) (15/4/2019 Agenzia Fides)
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AFRICA/NIGERIA - “Cristiani e musulmani devono essere uniti per la pace e lo sviluppo della nazione”
 
Abuja (Agenzia Fides) – “La principale causa di violenza in Nigeria non è la religione, anche se alcuni dei nostri leader hanno usato la religione a fini politici” ha denunciato p. Cornelius Omonokhua, sacerdote cattolico, Direttore Esecutivo del Nigeria Inter-Religious Council (NIREC), organismo che raggruppa cristiani e musulmani, nella sua relazione al Seminario nazionale dal titolo: Corruzione, insicurezza e le sfide alla coesione nazionale in Nigeria: costruire la sinergia attraverso le fedi”.
"Dobbiamo liberare la religione da questo abuso. La realtà è che la fame è una delle fonti primarie e potenti di divisione dell'esistenza umana, mentre il cibo abbondante è un forte legame” ha detto p. Omonokhua.
"L’indigenza e la fame trasformano le persone in schiavi, in teppisti e adoratori del demonio. Anche il diavolo conosce il pericolo della fame e il modo in cui il cibo può rendere alcune persone adoratrici delle creature invece del creatore” sottolinea p. Omonokhua.
Il sacerdote afferma inoltre che l'avidità di potere e di governo ha fatto apparire la politica come un fattore di divisione molto serio a tutti i livelli nella vita della Nigeria. La bramosia di potere- dice p. Omonokhua- “ha trasformato la politica in una spada a doppio taglio che può persino mettere a rischio l'unità esistente nelle istituzioni tradizionali e religiose”.
Direttore Esecutivo del NIREC ha sottolineato la necessità di una sinergia tra cristiani e musulmani per la costruzione della nazione nigeriana, affermando che la corruzione potrebbe essere eliminata se musulmani e cristiani restassero fedeli agli insegnamenti delle loro fedi.
“Dato che il NIREC è la famiglia di tutti i cristiani e i musulmani in Nigeria, il nostro principio strategico deve ora essere una risposta proattiva alle questioni emergenti, rafforzando nel contempo processi di cambiamento sempre più ampi. Non dobbiamo aspettare che scoppi la violenza prima di battere i tamburi di pace. Se dobbiamo riuscire a usare il dialogo come mezzo per costruire la pace, non possiamo più aspettare che ci siano conflitti prima di costruire buoni rapporti con le persone che ci circondano” ha invocato p. Omonokhua.
Il NIREC è membro affiliato all’Africa Council of Religious Leaders (ACRL) e al Religions for Peace (RfP). (L.M.) (Agenzia Fides 15/4/2019)
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ASIA/INDONESIA - L’impegno politico dei giovani cattolici, chiave per il futuro
 
Giacarta (Agenzia Fides) – “Negli ultimi dieci anni, la Chiesa è stata molto attiva nel difendere la sua presenza di lievito nella società, intervenendo sulla scena politica per la promozione e la tutela dei princìpi e diritti, ma senza adottare una posizione partitica, ed esortando i giovani e i laici a coinvolgersi politicamente. È cresciuta una forte consapevolezza sociale. Molti cattolici sono candidati e potenziali governanti”, spiega all’Agenzia Fides P. Iwan Rusbani, sacerdote che ha prestato servizio nella Commissione per l'apostolato dei laici della Conferenza Episcopale dell’Indonesia, mentre si avvicina il voto delle elezioni generali del 17 aprile. “La nostra sfida principale oggi è coinvolgere i giovani nella politica reale", aggiunge.
Concorda, in un colloquio con Fides, J. Kristiadi, analista politico al Centre for Strategic of International Studies (CSIS) di Giacarta: “I leader della Chiesa sono ben consapevoli dell'urgenza di sostenere i giovani cattolici a pensare all’impegno diretto nella carriera politica. La vera sfida a lungo termine passa attraverso i concetti di ‘militanza politica’ e ‘integrità morale’, da passare ai giovani: militanza significa impegno personale con equilibrio e ‘autocontrollo’, per non cadere nelle tentazioni del potere o della convenienza personale; integrità significa tenuta morale fatta di onestà e trasparenza, per non compiere atti corruttivi”
Paul Soetopo Tjokronegoro, laico cattolico ed ex direttore della Banca centrale dell’Indonesia rileva a Fides: “Nell’attuale situazione della nazione, in cui intolleranza, corruzione e violenza continuano a dilagare, la voce profetica della Chiesa è essenziale. Ma noi cattolici simo pronti a lasciare la nostra zona di comfort?”.
Tra i politici cristiani, Joseph Umarhadi, parlamentare per tre mandati, osserva che “la Chiesa deve essere presente nel mondo e il dare il suo contributo nel campo della politica”, mentre Julius Setiarto, candidato cattolico per il Parlamento in questa tornata elettorale del 2019, nota: “Come attivista per i diritti umani, la mia vocazione spirituale di cattolico mi porta a lottare per attuare benefici a tutto il popolo. Il mio impegno è chiaro: stare accanto ai politici di ogni fede religiosa, per realizzare il bene comune della nazione”.
Nota Sri Mulyono, candidato cattolico a Yogyakarta: “Il nostro approccio è quello di favorire la crescita e il coinvolgimento di giovani cattolici sulla scena politica, che possano portare il loro patrimonio di valori a beneficio della nazione”. (MH) (Agenzia Fides 15/4/2019)
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ASIA/AFGHANISTAN - Con la Pasqua il dono dell’indulgenza plenaria alla comunità internazionale dei fedeli
 
Kabul (Agenzia Fides) - La piccola comunità cattolica in Afghanistan vive la Settimana Santa, in vista della Pasqua, con un programma ricco di iniziative. Durante la Domenica delle Palme, davanti alla chiesa presente all’interno dell’ambasciata italiana a Kabul, è stato piantato un ulivo proveniente dalla Terra Santa, a simboleggiare il desiderio e l'auspicio di pace per l'intero Afghanistan. Inoltre, nel corso delle celebrazioni del Triduo pasquale, del giorno di Pasqua e del Lunedì dell’Angelo, viene concessa l’indulgenza plenaria.
In una nota inviata all’Agenzia Fides, padre Giovanni Scalese, missionario Barnabita, responsabile della Missio sui iuris afghana, annuncia, inoltre, il rinnovo della facoltà di benedire gli oli durante la messa crismale del Giovedì Santo. Scrive p. Scalese: “Il Superiore ecclesiastico di una Missio sui iuris è l'Ordinario del luogo e, in quanto tale, secondo il canone 381 § 2, ha valore giuridico equivalente a un Vescovo diocesano. Può quindi fare quasi tutto ciò che fa un Vescovo, sebbene non lo sia. Ci sono prerogative episcopali che possono essere facilmente esercitate dai sacerdoti, come per esempio, conferire il sacramento della Confermazione; altri che non possono essere mai eseguite da sacerdoti, ad esempio, l'ordinazione di diaconi, sacerdoti e vescovi; altri compiti che, in alcuni casi speciali, possono essere delegati a un sacerdote. Tra questi, la consacrazione del crisma e la benedizione degli oli (l'olio dei catecumeni e l'olio degli ammalati). Nel gennaio scorso, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha rinnovato, per tre anni, al Superiore della Missione Cattolica Afghana la facoltà di benedire gli oli e consacrare il crisma. Grazie a Dio”.
L’unica parrocchia cattolica presente in Afghanistan ha sede all’interno dell’Ambasciata italiana a Kabul ed è frequentata da circa un centinaio di persone, quasi esclusivamente membri della comunità diplomatica internazionale. Da alcuni giorni, nella chiesa si può pregare davanti a una nuova statuetta in resina di 40 cm dedicata a San Giuseppe e realizzata da un’azienda di artigianato di Lucca (Italia): la statua è stata benedetta il 16 marzo, all'inizio del triduo in onore di San Giuseppe. Il 19 marzo, alla fine della Messa, è stata posta accanto alla statua di San Michele, della stessa dimensione, dove rimane esposta alla venerazione dei fedeli. (LF) (Agenzia Fides 15/4/2019)
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AMERICA/MESSICO - Il Vescovo di Apatzingán: “La macchina distruttrice della pace continua a lavorare”
 
Apatzingán (Agenzia Fides) – “Di fronte alla situazione di violenza che giorno dopo giorno si manifesta in modi diversi nella nostra terra, sento la necessità, come Pastore di questa amata diocesi di Apatzingán, di alzare la voce per denunciare tale realtà che lacera la vita quotidiana, ferendo la nostra società, le famiglie e ogni persona nelle radici più profonde della sua dignità di figli di Dio e di fratelli”. Così inizia il messaggio di Mons. Cristóbal Ascencio García, Vescovo della diocesi messicana di Apatzingán, diffuso in questi giorni e pervenuto all’Agenzia Fides. La diocesi, suffraganea dell’arcidiocesi di Morelia, comprende parte dello stato del Michoacan, nella parte centrale del paese. Negli ultimi tempi è diventata nota per la forte presenza dei cartelli della droga e la violenza degli scontri tra le bande criminali.
“La macchina che distrugge la pace continua a lavorare” sottolinea il Vescovo, che ricorda gli eventi violenti verificatisi in diversi comuni. Uno dei più gravi è quello di San José de Chila, avvenuto il 19 marzo, che ha suscitato grande indignazione: “Questa comunità è stata vittima di violenti scontri tra gruppi criminali organizzati. Le strutture della chiesa e della casa parrocchiale sono state teatro dello scontro di questi gruppi avversari, lasciando nell’intero edificio le tracce della violenza, oltre al saccheggio”.
Mons. García denuncia che purtroppo la violenza non si ferma, “gli scontri continuano in diverse comunità, provocando il panico e facendo sì che molti degli abitanti siano sfollati, alcune di queste piccole comunità sono rimaste praticamente senza famiglie; all'interno dello stesso comune le persone non possono andare da una comunità all'altra, ci sono furti di veicoli con violenza, omicidi, minacce e persino incendi di case”.
“Ritengo che questi crimini e questi peccati che gridano al cielo e spesso non sono ascoltati da quanti dovrebbero garantire la sicurezza, debbano essere denunciati” scrive il Vescovo, citando il Profeta Isaia (58,1) che parla al popolo per fargli prendere coscienza delle situazioni, causate in buona parte dall’allontamento dai comandamenti di Dio. “Insieme all'invito che ho fatto e che farò ai credenti a vivere autenticamente la nostra fede e a farci tutti strumenti di pace, lancio un appello urgente, specialmente alle autorità, il cui compito principale è garantire le condizioni di sicurezza, perché facciano tutti gli sforzi e usino i mezzi necessari affinché vengano garantite le necessarie condizioni di sicurezza, e questi eventi non si ripetano”.
Infine Mons. Cristóbal Ascencio García auspica che, al termine della Quaresima, ci lasciamo riconciliare dall’amore di Dio e preghiamo per quanti provocano violenza e morte. “Grato per la vostra attenzione a questa denuncia, chiedo a Cristo, principe della pace, di far diventare presto una realtà per il nostro popolo, la pace e la sicurezza che tanto desideriamo”. (SL) (Agenzia Fides 15/04/2019)
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AMERICA/NICARAGUA - Mons. Baez: “il Nicaragua deve risorgere come è risorto il crocifisso del Calvario"
 
Managua (Agenzia Fides) – "Un popolo crocifisso resuscita sempre, vi chiedo soltanto di non permettere a nessuno di portare via la vostra speranza, il Nicaragua deve risorgere così come è risorto il crocifisso del Calvario". Così si è espresso ieri, nella celebrazione delle domenica delle palme in una chiesa della periferia di Managua, nella parrocchia di Esquipulas, il Vescovo ausiliare di Managua, Mons. José Silvio Baez. Quattro giorni fa il Vescovo ha annunciato la sua partenza per il Vaticano dopo la Pasqua (vedi Fides 11/04/2019).
Durante la messa, Mons. Baez ha ricordato che anche oggi c'è la corruzione, la mancanza di giustizia e l'avidità dei potenti, come era accaduto al tempo di Gesù; ma ha precisato che oggi ci sono difensori dei diritti umani nazionali e internazionali, che accusano il governo del presidente Ortega della morte di centinaia di persone in Nicaragua, a partire dal 18 aprile dell’anno scorso.
A questi difensori della pace, Mons. Báez ha chiesto di "approfondire la loro fede in Cristo, con tutta la serietà possibile", e di continuare le loro manifestazioni nel modo in cui hanno fatto finora, cioè "senza mai essere trascinati dalla violenza, e senza negoziare la libertà o la dignità dell'essere umano". "Perché il Nicaragua risorgerà un giorno, per essere una società basata sulla giustizia da cui scaturisce la vera pace, in cui non è un crimine pensare in modo diverso, in cui tutti possiamo esporre le nostre idee e mettere i nostri beni materiali, al di là dell'egoismo, al servizio di tutti" ha sottolineato.
La notizia più diffusa in questi ultimi due giorni, secondo le informazioni raccolte da Fides, è stata il comunicato del governo nicaraguense inviato ai due testimoni internazionali al tavolo del Dialogo (il Nunzio apostolico, Arcivescovo Waldemar Stanislaw Sommertag, e il rappresentante dell’OEA, . Luis Almagro) il 12 aprile, in cui il governo conferma la volontà di continuare il processo di Dialogo con l'Alleanza Civica, anche se non si indicano date.
Dall'aprile 2018 la crisi in Nicaragua ha provocato 325 morti, secondo la Commissione interamericana dei diritti umani (CIDH). Le organizzazioni locali parlano di 568 morti, mentre l'esecutivo ne riconosce solo 199. Inoltre, secondo la stampa internazionale e fonti di Fides, ci sono tra 779 e 809 "prigionieri politici", quasi il doppio del numero riconosciuto dal governo, che li identifica come "terroristi", "golpisti" o "criminali comuni".
La CIDH ha denunciato il governo del Nicaragua come responsabile di crimini contro l'umanità.
L'Organizzazione degli Stati americani (OEA) sta programmando l’applicazione della Carta democratica Interamericana (vedi Fides 11/04/2019), perché l'attuale governo sta violando l'ordine costituzionale. Se questa viene approvata, sospenderebbe il Nicaragua dall’organismo continentale, con ulteriori pesanti conseguenze per il paese e per la popolazione.
(CE) (Agenzia Fides, 15/04/2019)

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