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martedì 2 febbraio 2021

Agenzia Fides 2 febbraio 2021

 


AFRICA/NIGERIA - I Vescovi della Provincia di Ibadan: “Chiediamo una revisione delle forze di sicurezza”
 
Abuja (Agenzia Fides) – "Con la realtà attuale è diventato più che mai necessario chiedere la revisione dell'architettura di sicurezza della Nigeria" affermano i Vescovi della Provincia Ecclesiastica di Ibadan al termine del loro incontro del 25-26 gennaio. L’insicurezza che colpisce aree sempre più vaste della Nigeria sta suscitando sconforto e risentimento nei confronti delle autorità federali. “Date le promesse elettorali dell'attuale governo e i focolai d'insicurezza che eruttano in tutto il Paese, è un peccato che il governo federale sia rimasto insensibile a queste sfide" scrivono i Vescovi.
"Di conseguenza, facciamo sfilare un esercito nigeriano che non è stato in grado di controllare efficacemente le atrocità di Boko Haram per oltre un decennio”. Il rischio è la formazione di milizie e di gruppi locali di autodifesa. "Tale modo di governo, che si adopera per proteggere gli interessi di un segmento della popolazione a scapito della sicurezza della vita e della proprietà della maggioranza, rende inevitabile l'emergere di milizie e di leader auto-nominati" affermano i Vescovi, secondo i quali però alcune iniziative come il South Western Security Network (SWSN), noto come Amotekun, potrebbero essere utili complementi alle forze di sicurezza statali e ferali.
In riferimento alle proteste giovanili contro gli abusi della polizia (End-SARS vedi Fides 26/10/2020) i Vescovi chiedono “ai governi federali e statali di mantenere le promesse fatte sulla scia delle proteste e di non ignorare le ragioni per le quali le proteste si sono verificate, come normalmente accade in Nigeria”. Lanciano inoltre un appello alle organizzazioni religiose e pubbliche e ai cittadini perché offrano posti di lavoro ai giovani per far fronte a una situazione potenzialmente esplosiva.
Sul piano dell’Evangelizzazione, i Vescovi della Provincia Ecclesiastica di Ibadan esprimono apprezzamento per il Documento di Kampala del Simposio delle Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar (SECAM) e hanno esortato i leader della Chiesa nel Paese a trarne vantaggio nella loro missione di evangelizzazione. "Esortiamo tutti i nostri sacerdoti, religiosi, fedeli laici, seminari e altre case di formazione ad accedere, studiare e applicare il documento di Kampala ai bisogni pastorali concreti. Ciò è necessario affinché gli sforzi di evangelizzazione degli ultimi 50 anni in Africa possano essere ulteriormente alimentati, e i frutti che ne derivano, sfruttati per un'ulteriore crescita e consolidamento". (L.M.) (Agenzia Fides 2/2/2021)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Al via la Fondazione "I missionari di San Giuseppe" per una maggiore devozione al Patrono della Chiesa universale
 
Abidjan (Agenzia Fides) - L'8 dicembre 2020, nella solennità dell'Immacolata Concezione, Papa Francesco ha dedicato un intero anno a San Giuseppe per celebrare il 150° anniversario della proclamazione di San Giuseppe a Patrono della Chiesa universale. E per celebrare con una pietra miliare questo anno speciale, il gruppo di preghiera "Amici di San Giuseppe della Costa d'Avorio" intende dare vita ad un progetto, la Fondazione "I missionari di San Giuseppe" della Costa d'Avorio (FMSJ-CI).
Lo scopo della Fondazione, la cui sede si trova nella parrocchia di Saint Jacques, nell'arcidiocesi di Abidjan, è quello di: creare e gestire un database relativo alle competenze di tutti gli Amici di San Giuseppe della Costa d'Avorio; costruire centri di spiritualità; aiutare i poveri e le persone vulnerabili, compiere atti di beneficenza; costituire fondi speciali con istituzioni finanziarie per programmi destinati a promuovere e sostenere gli obiettivi della fondazione. Lo statuto e il regolamento interno della fondazione "I missionari di San Giuseppe" della Costa d'Avorio sono stati presentati sabato 30 gennaio. Durante questo incontro sono stati costituiti anche gli organi di gestione della fondazione ed è stato nominato l’Avvocato Boli Zouckou Léa, Presidente del consiglio di amministrazione per un mandato di 6 anni rinnovabile una volta.
"Il fondamento dei missionari di San Giuseppe, è far conoscere a tutti la devozione a San Giuseppe, specialmente in quest'anno consacrato a San Giuseppe. Attraverso questa fondazione oggi, dopo 21 anni di esistenza, vogliamo entrare in azione ed è insieme che faremo in modo che questa fondazione prenda forma” ha affermato il Presidente del consiglio di amministrazione. (S.S) (Agenzia Fides 2/2/2021)
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ASIA/PAKISTAN - Leader religiosi islamici difendono l'infermiera cristiana accusata di blasfemia
 
Karachi (Agenzia Fides) - “A nessuno deve essere permesso di farsi giustizia da sé, né di abusare delle leggi sulla blasfemia. Tutte le organizzazioni religiose e i leader hanno condannato le torture inflitte all'infermiera cristiana in ospedale. Il Governo del Pakistan non tollererà questi abusi": come appreso dall'Agenzia Fides, è quanto ha dichiarato Hafiz Tahir Mehmood Ashrafi, assistente speciale del Primo Ministro per l'armonia religiosa. Hafiz Tahir Mehmood Ashrafi, religioso musulmano a capo del Consiglio degli Ulema del Pakistan, ha espresso indignazione e dolore per il trattamento violento riservato a Tabitha Nazir Gill, donna cristiana accusata di blasfemia il 28 gennaio mentre lavorava al Sobhraj Maternity Hospital, e ha promesso una attenta indagine sull'incidente, per scandagliare ogni abuso.
Tabitha Nazir Gill è stata accusata di aver commesso blasfemia dai suoi colleghi il 28 gennaio mattina, dopodiché è stata trascinata sul pavimento dell'ospedale, percossa, minacciata, legata e torturata per ore, fino a quando la polizia non ha raggiunto l'istituto e l'ha presa in custodia. I funzionari di polizia, dopo una prima indagine, l'avevano rilasciata senza alcun addebito (vedi Fides 29/01/2021), ma il giorno successivo hanno registrato una denuncia (First Information Report) contro dei lei dopo le proteste dei gruppi musulmani (vedi Fides 30/01/2021), che la accusano di aver usato termini dispregiativi sui profeti Adamo, Abramo e Maometto, reato punibile secondo l'articolo 295 C del Codice penale pakistano.
Il leader islamico Allama Shehryar Raza Abidi ha condannato l'attacco e la violenza e, in un videomessaggio consultato da Fides, afferma: “È stato vergognoso vedere donne musulmane che picchiano una donna cristiana e usano un linguaggio offensivo verso di lei. Quella violenza mostra il loro estremismo e fondamentalismo, che non sono insegnamenti dell'Islam, e comunica un messaggio e un'immagine sbagliata dell'Islam. Questo fondamentalismo non ha nulla a che fare con l'Islam, che non diffonde violenza".
Condividendo le sue preoccupazioni sul recente caso di Tabitha Gill, Shehryar Raza Abidi cita uccisioni extragiudiziali avvenute in passato, ricordando il caso del governatore del Punjab, Salam Taseer, ucciso nel 2011, che aveva solo rimarcato l' uso improprio delle leggi sulla blasfemia . E aggiunge: “Se poi si trasformano gli assassini in eroi dell'Islam, è un'altra cosa triste che rovina l'immagine dell'Islam e del Pakistan. L'Islam ci insegna a stare con gli oppressi, ad opporci alla violenza, a proteggere i deboli: come seguaci del Profeta Maometto, dobbiamo essere misericordiosi ”.
Il leader musulmano, esprimendo preoccupazioni per il crescente estremismo e fondamentalismo nel paese, chiosa: “Le azioni violente non offrono il vero messaggio dell'Islam e danneggeranno anche le nostre generazioni future. Esorto tutti i miei fratelli musulmani ad essere messaggeri di misericordia e amano testimoniare l'autentico Islam ”.
(AG-PA) (Agenzia Fides 2/2/2021)
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ASIA/INDIA - I cattolici: piena solidarietà con gli agricoltori in protesta, si chiede l'abrogazione delle nuove leggi sul settore
 
New Delhi (Agenzia Fides) - Piena solidarietà agli agricoltori che dallo scorso novembre sono in stato di protesta, chiedendo il ritiro delle nuove leggi che regolano il settore agricolo: la esprime la "All India Catholic Union" (AICU), storica organizzazione del laicato cattolico indiano, fondata nel 1920. In una nota inviata all'Agenzia Fides, "l'AICU riafferma la vicinanza agli agricoltori e ai lavoratori della nazione", dice il Presidente nazionale Lancy D'Cunha.
L'AICU è il più grande movimento di questo tipo in Asia, con membri in ogni stato dell'India. I membri sono professionisti, operano nei servizi e nelle piccole imprese. Molti di loro lavorano nel settore agricolo, e sono coltivatori di risaia e altri cereali, come proprietari e lavoratori in aziende agricole.
"Noi siamo naturalmente solidali con le persone di tutte le fedi che sono agricoltori, pescatori e lavoratori nelle fabbriche. Sappiamo e comprendiamo quanto lavoro e sudore dell'agricoltore servano per produrre cibo per il paese e raccogliere raccolti per l'esportazione" dice D'Cunha. "Conosciamo l'amore che l'agricoltore ha per la terra, per gli animali che alleva, per l'ambiente in cui lavora. Questa passione non si misura solo in termini di denaro" si legge nel comunicato. "Pertanto - prosegue - siamo in totale solidarietà con gli agricoltori che ora protestano alle porte della capitale nazionale, Nuova Delhi. Gli agricoltori lottano per salvare l'agricoltura e quindi salvare l'India dal disastro" ha detto il presidente dell'AICU.
Il governo federale ha approvato nell'autunno dello scorso tre progetti di legge: il disegno di legge per il commercio dei prodotti agricoli; l'accordo per l'assicurazione dei prezzi; la legge sui servizi agricoli, riformando così in toto il settore agricolo. Le nuove leggi abbandonano i sistemi di marketing assistiti dal governo e promuoveranno l'agricoltura a contratto e gli investimenti multinazionali nel settore agricolo. Gli agricoltori hanno espresso la loro diffidenza contro il nuovo sistema, che rischia di esporli - senza più la mediazione statale - alla mercé dei grandi gruppi internazionali. Per questo dal novembre scorso promuovono manifestazioni per l'abrogazione delle leggi, tra l'altro promulgate dal governo federale nel settembre 2020 senza alcuna consultazione né dibattito nazionale, e senza alcun passaggio parlamentare.
"Sappiamo anche che in Europa e in molti altri paesi, i governi onorano l'opera degli agricoltori. I governi, quindi, danno enormi sussidi ai loro agricoltori" dice a Fides il portavoce dell'AICU, John Dayal. Secondo Dayal, “la situazione in India varia da stato a stato e gli agricoltori sono molto stressati. In caso di siccità, grandinate o inondazioni, il lavoro di un intero anno è perso. Sappiamo che negli ultimi dieci anni più di 350mila agricoltori si sono suicidati perché non potevano ripagare i loro prestiti e lo stress era diventato troppo forte". Dayal conclude: "Il governo ha adottato un atteggiamento disumano nei confronti dei contadini, accampati fuori dalla capitale nazionale in un clima pungente e piovoso. Chiediamo che le nuove leggi siano immediatamente ritirate".
(SD-PA) (Agenzia Fides 2/2/2021)
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ASIA/TERRA SANTA - “Vengo da una terra di conflitti”. Margaret Karram, palestinese di Galilea, eletta Presidente dei Focolari
 
Haifa (Agenzia Fides) - «Sono nata ad Haifa, una città in Galilea, e la mia terra da sempre è stata una terra di conflitti». Così parla di sé Margaret Karram, 58 anni, palestinese, appena eletta nuova Presidente dei Focolari. A sceglierla per la successione a Maria Voce sono stati i 359 delegati partecipanti all’Assemblea generale del Movimento, in corso in questi giorni in modalità virtuale. Le elezioni si sono svolte il 31 gennaio. Margaret ha raccolto le preferenze espresse dai rappresentanti dei Focolari sparsi in tutto il mondo. La nomina è stata ufficializzata lunedì 1° febbraio, dopo che è arrivata la conferma da parte del Dicastero vaticano per i Laici, la Famiglia e la Vita, come previsto dagli Statuti generali dei Focolari.
In una video-intervista di alcuni anni fa, oggi accessibile sui media ufficiali dei Focolari, Margaret Karram ha raccontato come la sua nascita in Galilea, la sua provenienza familiare e il lungo tratto di vita trascorso in Medio Oriente abbiano connotato con tratti indelebili la sua spiritualità, le sue attese interiori e il suo sguardo sulle cose del mondo.
«La nostra casa» ha raccontato Margaret «si trovava sul Monte Carmelo, in un quartiere ebraico. Eravamo l’unica famiglia araba cristiana cattolica, di origine palestinese. Ricordo che da piccola, avevo sei anni, alcuni bambini iniziarono ad offendermi pesantemente dicendomi che ero araba e non potevo stare in quel quartiere. Corsi dalla mia mamma piangendo, chiedendole il perché di quella situazione. Per tutta risposta, mia mamma mi chiese di invitare questi bambini a casa. Aveva preparato del pane arabo e ne ha dato loro pregandoli di portarlo alle loro famiglie. Da questo piccolo gesto sono nati i primi contatti con i vicini ebrei che vollero conoscere questa donna che aveva fatto un gesto del genere». Cittadina israeliana, Margaret Karram si è laureata in ebraismo all’Università ebraica di Los Angeles. Molti dei suoi familiari sono emigrati Libano durante gli anni della guerra. E lei stessa ha vissuto nel suo intimo momenti di smarrimento comuni a quanti vivono e crescono in situazioni di conflitto. «Spesso» ha raccontato di sé Margaret «mi recavo nei quartieri arabi a Gerusalemme, a Betlemme o in altri territori palestinesi. Se parlavo in arabo, che è la mia prima lingua, le persone riconoscevano dal mio accento la provenienza dalla Galilea che si trova in territorio israeliano. Viceversa, se parlavo in ebraico mi si faceva notare che il mio accento era diverso dal loro. Questo mi ha creato un senso di smarrimento della mia identità: non ero palestinese, né israeliana … All’età di 15 anni ho incontrato il Movimento dei Focolari e la spiritualità di Chiara Lubich... Ho sentito che non dovevo cambiare le persone ma cambiare io, il mio cuore. Sono tornata a credere che l’altro è un dono per me e io posso essere un dono per l’altro».
Margaret Karram ha lavorato per 14 anni presso il Consolato italiano a Gerusalemme, durante il tempo dell’Intifada, segnato anche da sanguinosi attentati nei luoghi pubblici, «anche nei pullman che io usavo ogni giorno per andare al lavoro. Avevo paura. Sono andata avanti grazie al fatto di avere con me una comunità che condivideva la spiritualità del Focolare. E ho finalmente ritrovato la mia vera identità: quella di essere cristiana, cattolica, testimone di speranza. È stata una tappa importante nella mia vita, che mi ha liberato dalle paure ed incertezze. Potevo amare tutti, arabi e israeliani, rispettando la loro storia e fare di tutto per creare spazi di dialogo, per costruire ponti, fiducia, assistendo a piccoli miracoli, vedevo persone ebraiche e musulmane cambiare atteggiamento e cercare insieme di fare qualcosa per la pace».
Nel giugno 2014, Margaret Karram ha fatto parte della delegazione cristiana presente alla preghiera di “invocazione per la pace” condivisa nei Giardini vaticani da Papa Francesco insieme al Patriarca ecumenico Bartolomeo I, al Presidente israeliano Shimon Peres e al Presidente palestinese Abu Mazen. Dopo quell’incontro, è ricominciata la guerra nella Striscia di Gaza. «Ho capito» ha raccontato Margaret, ricordando quel tempo «che il cuore degli uomini lo può cambiare solo Dio. Dobbiamo continuare a invocare la pace a Dio. Come gli alberi d’ulivo che abbiamo piantato quel giorno, che la pace metta radici e si possano vedere i frutti». (GV) (Agenzia Fides 2/2/2021)
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AMERICA/EL SALVADOR - Il Cardinale Rosa Chávez critica i conflitti tra i poteri dello Stato e la mancata applicazione della legge anti Covid
 
San Salvador (Agenzia Fides) – Il Cardinale Gregorio Rosa Chávez, Vescovo ausiliare di San Salvador, in un breve incontro con alcuni giornalisti della capitale ha criticato domenica scorsa la poca "volontà" da parte delle autorità, di tenere conto della recente legge transitoria speciale per contenere la pandemia dovuta al virus Covid-19, dal momento che si vede solo la tensione tra gli organi legislativo ed esecutivo.
“È un tiro alla fune permanente tra due potenze dello Stato chiamate a lavorare insieme, a cercare insieme il meglio per il Paese, cosa che non è avvenuta, e questa legge ne è un esempio. Viene approvata, viene pubblicata, è una strada aperta, ma non c'è davvero la volontà di prenderla come base” ha detto il Cardinale. Quindi ha evidenziato che questo genere di azioni in cui non c'è accordo, "non aiutano il Paese", ma hanno generato e continuano a generare conflitti e tensioni, "provocando tristezza, indifferenza e anche frustrazione".
Non è la prima volta che il Cardinale critica questo atteggiamento dei poteri dello stato. Nel suo messaggio alla fine del 2020 aveva detto chiaramente: "In questo drammatico clima di sofferenza per la pandemia, c'è una realtà deplorevole a livello di potere politico, c'è un confronto permanente tra i poteri dello Stato, soprattutto tra il potere esecutivo e il potere legislativo. Il dialogo è stato impossibile, ci sono state offese, discredito reciproco, squalifiche e questa è stata una grande sofferenza per chi vuole vedere un Paese che affronta il dolore in serenità e pace, è un debito che abbiamo quest'anno con le persone che aspettano dai loro leader un atteggiamento diverso”.
Con molta fatica, la legge per contenere la pandemia Covid-19 è stata pubblicata dall'Assemblea legislativa ed è entrata in vigore sabato 23 gennaio 2021, dopo che la Camera costituzionale della Corte suprema di giustizia (CSJ) ha ordinato di procedere con tale azione; ma adesso sembra che la mancanza di una normativa pratica venga usata per non applicarla.
(CE) (Agenzia Fides 02/02/2021)
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AMERICA/PARAGUAY - Continuare ad evangelizzare e a catechizzare ancora di più in questa situazione molto difficile
 
Asuncion (Agenzia Fides) - “L'iniziazione e l'educazione alla fede con l'accompagnamento delle nuove generazioni di cristiani per vivere questa fede, è una delle attività primarie della Chiesa. Vi ringraziamo tutti per i vostri sforzi nell'anno 2020, che ha posto a tutti noi una grande sfida. Quest'anno 2021 dobbiamo prepararci a continuare ad evangelizzare e a catechizzare ancora di più in questa situazione molto difficile che ci colpisce”. E’ l’esortazione che il Coordinamento Nazionale della Catechesi (CNC) della Conferenza Episcopale Paraguaiana rivolge ai catechisti offrendo alcune linee guida per l’anno pastorale 2021 che sta per iniziare nel paese sudamericano.
In ogni diocesi la situazione è differente, come anche tra le zone urbane e quelle rurali, e il documento invita a tenere conto delle due modalità dell’attività catechistica, virtuale e in presenza, anche se l’auspicio è di tornare al più presto possibile agli incontri in presenza. “Dobbiamo animare costantemente adulti, famiglie, giovani e bambini, specialmente in questo tempo eccezionale. La Chiesa non può sentirsi svincolata dalla comunione tra i credenti nel Signore” è l’obiettivo generale di queste indicazioni, che invitano i catechisti e i responsabili a fare incontri periodici anche se virtuali, a non perdere il contatto con gli interlocutori attraverso il telefono o le reti sociali, e le relazioni con le famiglie.
Per quanto riguarda gli incontri di catechesi in presenza si raccomanda di osservare le norme sanitarie stabilite dalle autorità: è preferibile svolgere gli incontri all’aria aperta o in locali molto ampi e ventilati, necessario usare mascherine gel disinfettante, attuare il distanziamento, fare incontri ridotti…
In questa situazione, il CNC esorta i catechisti: “Dobbiamo educarci e uscire dall’analfabetismo digitale per entrare nella cultura digitale. Dobbiamo prepararci sempre di più ad usare bene i mezzi telematici” come Zoom, WhatsApp, Facebook… La CNC offrirà un corso di formazione nei mezzi virtuali. Si raccomanda poi in alcuni luoghi di preferire i mezzi più semplici, come la messaggeria, il telefono; inoltre gli audio e i video realizzati siano brevi e offrano possibilità di interazione.
“Tenendo conto che la pandemia non è ancora terminata e che molte cose ci condizionano e ci fanno soffrire, apriamo le iscrizioni alla catechesi in forma virtuale, animata, attraente nonostante la situazione” raccomanda il CNC, che ribadisce: “Abbiamo tanti adulti che dobbiamo animare e rafforzare nel loro incontro con Gesù Cristo, perché abbiano la forza di guidare i bambini e i giovani, di sostenere gli anziani: tutti hanno bisogno di essere iniziati alla vita di fede. Siamo creativi, coinvolgiamo gli adulti. Se a volte la parte dottrinale risulta meno forte in questi tempi, è il momento di dare enfasi alla preghiera, alla vita di carità e alle opere di misericordia come parte della catechesi”. (SL) (Agenzia Fides 02/02/2021)
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lunedì 18 gennaio 2021

Agenzia Fides 18 gennaio 2021

 

AFRICA/NIGERIA - Barbaramente ucciso un sacerdote cattolico
 
Abuja (Agenzia Fides) – Rapito e ucciso P. John Gbakaan, parroco della chiesa di Sant'Antonio di Gulu, nella diocesi di Minna. nell'area del governo locale di Lapai, nello Stato del Niger, che è stato ucciso il 15 gennaio lungo la strada Lambata-Lapai.
Lo ha confermato ieri, domenica 17 gennaio, il parroco di Santa Teresa a Madala, p. John Jatau, secondo il quale p. Gbakaan, insieme a suo fratello e ad un altro prete, il 14 gennaio si era recato a Makurdi nello stato di Benue per andare a trovare sua madre.
Il 15 gennaio, sulla via del ritorno, il sacerdote e il fratello sono stati attaccati da uomini armati lungo la strada Lambata-Lapai. L’assalto è avvenuto intorno alle 9 di sera, nei pressi del villaggio di Tufa. I due uomini sono stati catturati da banditi armati, che poi sabato 16 gennaio hanno chiamato la diocesi di Minna, chiedendo la somma di trenta milioni di Naira, poi ridotta a cinque milioni di Naira.
Nel frattempo però il corpo esanime del sacerdote è stato ritrovato legato a un albero, nei pressi della strada dove è avvenuto il rapimento. P. Gbakaan sarebbe stato ucciso a colpi di machete, talmente violenti da rendere difficile il riconoscimento.
Nella boscaglia è stata ritrovata anche la Toyota Venza su cui viaggiava il sacerdote. Non si hanno ancora notizie del fratello, che sarebbe ancora nelle mani dei banditi.
L'Associazione Cristiana della Nigeria, CAN, ha chiesto al governo federale di porre fine al rapimento e all'uccisione di leader religiosi da parte di banditi nel Paese. Il vicepresidente della CAN (regione settentrionale), Rev. John Hayab, ha definito "scioccante e dolorosa" l'uccisione del sacerdote cattolico, affermando che l'insicurezza nel Nord ha assunto una dimensione allarmante. “Abbiamo ricevuto la notizia del rapimento e dell'uccisione del nostro caro P. John con grande shock e dolore” ha detto il Rev. Hayab. “Oggi nel nord della Nigeria molte persone vivono nella paura e molti giovani hanno paura di diventare sacerdoti o pastori perché la vita di questi è in grande pericolo. “Quando banditi o rapitori si rendono conto che la loro vittima è un prete o un pastore, sembra che uno spirito violento si impadronisca del loro cuore per chiedere un riscatto maggiore e in alcuni casi arrivano al punto di uccidere la vittima” dice il responsabile della CAN. “Stiamo semplicemente supplicando il governo federale e tutte le agenzie di sicurezza di fare tutto il necessario per porre fine a questo male”. (L.M.) (Agenzia Fides 18/1/2021)
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AFRICA/SUDAFRICA - La Chiesa lancia l’allarme sulla diffusione della “variante sudafricana” del Covid-19
 
Johannesburg (Agenzia Fides) – In Africa australe preoccupa il diffondersi della cosiddetta variante sudafricana del virus Sars-Cov2, responsabile della malattia Covid-19. "Siamo stati informati dal Ministero della Salute che la seconda ondata di Covid-19 sta colpendo lo Zambia", scrive in un comunicato Sua Ecc. Mons. Patrick Chisanga, Vescovo di Mansa, Presidente della Zambia Conference of Catholic Bishops (ZCCB). "C'è un'escalation sia nel numero di casi confermati che nel numero di morti. Questa ondata di casi è ulteriormente accompagnata da un aumento della gravità della malattia che richiede il ricovero in ospedale e l'ossigenoterapia” afferma Mons. Chisanga, che aggiunge: “i nuovi contagi sono più trasmissibili e più diffusi in termini di localizzazione geografica” quindi se la “traiettoria continua, il blocco del Paese sarebbe inevitabile, con tutte le conseguenze devastanti di una situazione del genere".
Il Jesuit Center for Theological Reflection (JCTR), dello Zambia, ha criticato il lassismo nell'attuazione delle misure anti Covid-19 che sarebbe la causa principale dell’aumento dei casi. “Quando la prima ondata di Covid-19 ha colpito lo Zambia, nel marzo 2020, siamo corsi prontamente al riparo seguendo con la massima attenzione nei primi tre mesi le linee guida per combattere il Covid-19. Abbiamo presto sviluppato familiarità con il virus poiché le statistiche hanno giocato a nostro favore con pochissimi decessi e un numero molto elevato di guarigioni", afferma una nota del JCTR. Ma in seguito “si è creato un compiacimento e un rilassamento delle misure di precauzione e ora siamo in pericolo, poiché il Covid-19 è riemerso in Zambia con un ceppo che si sta diffondendo più rapidamente e facilmente rispetto ai ceppi precedenti".
Anche in Sudafrica preoccupa l’aumento dei casi legati al nuovo ceppo. “Alla luce dell'attuale ondata di Covid-19 e delle restrizioni imposte dal Presidente dello Stato, nonché dell'incertezza su ciò che accadrà alla fine di questo mese, abbiamo deciso di tenere una riunione plenaria virtuale invece di riunione in presenza come previsto" ha annunciato la Southern African Catholic Bishops’ Conference (SACBC), la Conferenza che riunisce i Vescovi di Sudafrica, Botswana e Swaziland. La decisione è stata presa a causa dell’ondata di casi di Covid-19, in gran parte nella nuova variante del virus identificata in Sudafrica, che ha colpito tra gli altri, l'Arcivescovo Coadiutore di Durban, Sua Ecc. Mons. Abel Gabuza.
La nuova variante ha causato la morte di sei suore cattoliche delle Figlie di San Francesco a Port Shepstone, diocesi di Marianhill, morte in seguito complicazioni del coronavirus nel giro di una settimana, dal 10 al 17 dicembre 2020 (vedi Fides 22/12/2020). Il Sudafrica ha registrato il maggior numero di infezioni da coronavirus in Africa, avvicinandosi alla soglia di 900.000 casi, con oltre 20.000 decessi. (L.M.) (Agenzia Fides 18/1/2021)
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ASIA/FILIPPINE - Appello dei Vescovi delle Visayas: fermare le uccisioni dei popoli indigeni
 
Capiz (Agenzia Fides) - "Un'indagine approfondita da parte di un ente indipendente per accertare cosa sia realmente accaduto lo scorso 30 dicembre 2020; la cessazione dell'intervento militare sulle comunità indigene, in modo che i nostri fratelli e sorelle, i Tumandok, possano tornare a casa e vivere di nuovo in pace; che la polizia e l'esercito seguano coscienziosamente gli standard etici nelle regole di ingaggio durante operazioni di polizia o militari, portando telecamere in tutte le operazioni per proteggersi da false accuse e per proteggere i civili dall'uso della violenza o dall'abuso di potere": lo chiedono i Vescovi delle isole Visayas occidentali nel centro dell'arcipelago delle Filippine, in una Lettera pastorale, pervenuta all'Agenzia Fides, che fa esplicito riferimento alla "difficile situazione dei nostri fratelli e sorelle Tumandok" e al massacro degli indigeni avvenuto alla fine del 2020 (vedi FIdes 16/1/2021).
La lettera - che porta la firma di 8 Vescovi, tra i quali il Cardinale Jose Advincula, Arcivescovo di Capiz; Mons. Jose Corazon Tala-oc, Vescovo di Kalibo; Mons. Narciso Abellana, Vescovo di Romblon; Mons. Jose Lazo, Arcivescovo di Jaro, e altri Vescovi della regione metropolitana di Jaro - sarà letta in tutte le messe, in tutte le chiese delle Visayas occidentali, il 24 gennaio 2021.
I Vescovi chiedono a tutti "di essere vigili nel difendere la sacralità della vita e nel rispettare e proteggere i diritti di tutti", esortando "a discernere e a pregare per la volontà di Dio in mezzo a tutte le uccisioni e violazioni dei diritti umani e ad agire guidati dai principi dell'azione non violenta". I Presuli lanciano un accorato appello a "fermare le uccisioni, rispettare i diritti delle perone, vivere in pace, fermare la militarizzazione delle comunità indigene".
"Noi, Vescovi delle Visayas occidentali - si afferma - condividiamo i dolori e le ansie dei nostri fratelli e sorelle della tribù Tumandok. Siamo addolorati con le famiglie delle nove tribù Tumandok che sono state uccise. Condividiamo le sofferenze degli arrestati e delle loro famiglie. Ci immedesimiamo con la paura e l'insicurezza di coloro che sono stati sfollati a causa della violenza. E condanniamo nel modo più forte possibile, tutte le uccisioni, e specialmente le uccisioni dei nostri fratelli Tumandok"
Prosegue il testo: "Le voci di quelle 27.000 vittime della guerra insensata contro le droghe illegali, gridano a Dio per la giustizia . Recentemente, dall'isola di Negros, molti sono etichettati come membri o sostenitori del Partito Comunista delle Filippine, New People’s Army (CPP-NPA). Ora, lo vediamo nell'isola di Panay. Un fratello Vescovo ha detto che le uccisioni sono la continuazione delle uccisioni di massa e degli arresti di altri attivisti nelle Filippine centrali negli ultimi mesi".
La Lettera pastorale ricorda che il 30 dicembre 2020 un'operazione congiunta dell'Esercito filippino e della Polizia nazionale filippina, con 28 mandati di perquisizione, ha provocato la morte di nove persone e l'arresto di 17 membri e leader delle tribù Tumandok di Tapaz, Capiz e Calinog, Iloilo (vedi Fides). Tra le persone uccise e arrestate c'erano ex o attuali leader del gruppo Tumandok.
I Tumandok, alleanza di 17 comunità di popoli indigeni a Capiz e Iloilo, si oppongono fermamente alla costruzione della mega diga di Jalaur. I leader indigeni e le organizzazioni per la difesa dei diritti umani credono che, a causa della loro forte opposizione al progetto, siano diventati vittime delle operazioni militari e siano accusati come membri o sostenitori dei guerriglieri comunisti.
Nella strage del 30 dicembre, mentre la polizia afferma che gli indigeni "hanno combattuto, ecco perché sono stati uccisi", le famiglie ribattono che le vittime non hanno resistito all'arresto e che "sono state assassinate".
"Le atrocità commesse - scrivono i Vescovi delle Visayas - hanno creato un clima di paura e incertezze tra i residenti delle comunità Tumandok. La paura ha costretto molti a lasciare le loro comunità e migrare verso luoghi più sicuri". La voce dei Vescovi, alzatasi in difesa delle popolazioni indigene, si affida all'intercessione della Vergine Maria, Nuestra Senora de la Candelaria, patrona delle Visayas occidentali, per riportare pace e giustizia nelle Filippine centrali.
(PA) (Agenzia Fides 18/1/2021)
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ASIA/FILIPPINE - L'amore verso il Santo Niño porta ad amare i poveri, in mezzo alla pandemia
 
Cebu (Agenzia Fides) - I devoti del Santo Nino, il Bambino Gesù, sono chiamati a "raggiungere e amare i poveri, nelle periferie, nel mezzo della pandemia": è l'esortazione rivolta a ai fedeli dall'Arcivescovo Jose Palma alla guida del diocesi di Cebu, celebrando ieri, 17 gennaio, la festa di Santo Niño (Gesù Bambino), noto evento che ogni anno segna la vita sociale, civile e religiosa a Cebu, nelle Filippine centrali, attirando milioni di persone.
Come appreso da Fides, nel 2021 la celebrazione è stata di basso profilo e le messe sono state celebrate a porte chiuse nella Basilica Minore del Santo Niño a causa dei protocolli sanitari. Migliaia di fedeli hanno potuto seguire la messa in diretta online. Tutte le fastose e affollate celebrazioni, le processioni all'aperto e gli eventi culturali che di solito occupavano la città, sono stati cancellati in conformità con le restrizioni del governo.
"Nel mezzo di una crisi come la pandemia, i battezzati devono rimanere saldi nel loro amore per Gesù e testimoniare il Vangelo, prendendosi cura dei poveri, dei vulnerabili e degli emarginati" ha detto l'Arcivescovo, invitando i fedeli a "prendersi cura l'uno dell'altro". “Il Santo Niño aveva bisogno delle cure di Maria e Giuseppe. Con spirito evangelico di amore e prossimità, siamo chiamati a stare accanto a persone emarginate o indigenti, nelle periferie esistenziali, la dove viviamo ma anche in altri luoghi, in altre nazioni" ha ricordato.
Lee Lim, uno dei devoti locali, ha detto a Fides: “Segnati da questa pandemia, continuiamo a mostrare il nostro amore per Gesù Bambino. Preghiamo perché la pandemia ci permetta di testimoniare il nostro amore verso il prossimo, specialmente i più poveri, sofferenti e bisognosi".
L'immagine del Santo Niño di Cebu è legata all'origine del cristianesimo nelle Filippine: fu portata nell'arcipelago 500 anni fa dall'esploratore portoghese Ferdinando Magellano il 14 aprile 1521, come dono alla regina Juana, che venne battezzata. Successivamente furono battezzati anche il marito di Juana, Rajah Humabon e circa 800 indigeni nativi. Fu la prima comunità cristiana nelle Filippine.
Nel 1565, quando il conquistatore spagnolo Miguel Lopez de Legazpi arrivò a Cebu, un soldato spagnolo trovò l'immagine all'interno di una casa bruciata di un abitante locale. Da allora, la festa e la devozione legata al Santo Niño è diventata la festa più popolare della regione e tra le più importanti feste religiose a livello nazionale.
(SD-PA) (Agenzia Fides 18/1/2021)
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ASIA/INDONESIA - Fioritura di vocazioni nell'emergenza pandemica: la gioia di essere missionari
 
Maumere (Agenzia Fides) - “In un contesto mondiale aggravato dalla pandemia del Coronavirus, nell’isola di Flores non mancano notizie positive. Nei prossimi mesi infatti sono in programma nuove ordinazioni sacerdotali, che si andranno ad aggiungere a quelle recenti di 20 Missionari Verbiti, 3 dell'Istituto dei Padri Vocazionisti e 1 Stimmatino”, scrive all’Agenzia Fides Padre Luigi Galvani, missionario Camilliano presente sull’isola da oltre 10 anni. A Flores si contano numerose vocazioni sacerdotali e religiose: “Sono tanti gli Istituti maschili e femminili che hanno realizzato i loro seminari e case religiose. Abbiamo il Seminario filosofico e teologico più grande della Chiesa cattolica nel mondo, dei Missionari Verbiti, con oltre mille e duecento studenti che Papa Giovanni Paolo II ha visitato nel 1989" ricorda p. Galvani.
Il Camilliano spiega che a Flores il Coronavirus ha limitato la sua presenza finora ma che, tuttavia, le difficoltà non mancano: “L'isola di Flores - rileva - è considerata tra le più povere dell'Indonesia ma ha la caratteristica di avere la più alta percentuale di cattolici (il 70%) delle 17 mila isole del grande arcipelago Indonesiano. La popolazione qui ha bisogno di tutto, generi alimentari, assistenza sanitaria oltre a necessità di base. Ogni mese distribuiamo pacchi alimentari a circa 200 famiglie particolarmente indigenti. Inoltre, curiamo sempre con passione la costruzione di casette speciali per malati con problemi mentali reduci da anni di emarginazione in misere situazioni igieniche e di povertà. Ne abbiamo realizzate già una cinquantina dando nuova gioia e speranza a tanti poveri malati" (vedi Fides 15/3/2019).
(LG/AP) (Agenzia Fides 18/1/2021)
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ASIA/LIBANO - Crisi libanese, il Patriarca maronita invoca una netta distinzione tra sfera civile e appartenenze religiose
 
Bkerké (Agenzia Fides) – Il Libano riuscirà a sopravvivere alla crisi di sistema che attraversa da anni solo quando verrà marcato in maniera più netta e decisa il confine che tiene distinto l’ambito politico-istituzionale dalle dinamiche di appartenenza religiosa. Lo ha ribadito con forza il Patriarca maronita Bechara Boutros Rai, inserendo l’appello al termine dell’omelia della liturgia eucaristica da lui presieduta domenica 17 gennaio nella chiesa delle sede patriarcale di Bkerké. Nel suo intervento, il Patriarca ha anche aggiunto che la messa a punto di una reale distinzione tra i processi politici e le dinamiche di appartenenza religiosa-confessionale permetterebbe al Paese di sollevarsi dalla crisi e riprendere il cammino anche conservando l’attuale sistema istituzionale libanese, fondato proprio sulla distribuzione degli incarichi istituzionali e politici in base alle diverse appartenenze confessionali.
“Se avremo” ha detto esattamente il Patriarca “un vero Stato di diritto, uno Stato che non mescola l’ambito civile e quello religioso, e dove i politici non sfruttano la loro affiliazione religiosa o confessionale per tornaconto personale, ma sono fedeli e leali solo nei confronti della Nazione libanese, allora noi potremo davvero dire che è sorta una nuova alba sul Libano. E in questo caso, non sarà necessario neanche modificare il sistema, ma piuttosto rispettarne le disposizioni”.
Nel corso della sua omelia, il Cardinale libanese ha di nuovo esortato il Presidente Michael Aoun e il Premier designato Saad Hariri, a mettere da parte incomprensioni e risentimenti personali, in modo da incontrarsi e dialogare sui nomi dei ministri da selezionare per la nuova compagine di governo. La situazione catastrofica del Paese - ha aggiunto il Patriarca Rai – non può tollerare ulteriori rinvii nella formazione del governo.
L’ultimo governo libanese in carica, presieduto dal Premier Hassan Diab, è caduto dopo le proteste seguite alle esplosioni nel porto di Beirut del 4 agosto 2020. Il Premier dimissionario Diab, insieme a tre ex ministri, è stato anche sottoposto a processo per responsabilità in quel disastroso evento. Il sunnita Hariri, leader del Partito politico “Futuro”, è stato incaricato di formare un nuovo governo il 22 ottobre 2020, ma da allora non è ancora riuscito a costituire il nuovo gabinetto, anche a causa delle tensioni istituzionali sorte tra il Premier incaricato e il Presidente Aoun intorno alla lista dei ministri che dovrebbero comporre la squadra di governo. A complicare lo scenario ci sono anche nuove pressioni internazionali che puntano a condizionare il profilo politico del nuovo esecutivo. (GV) (Agenzia Fides 18/1/2021)


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AMERICA/EL SALVADOR - L'Arcivescovo di San Salvador: dopo 29 anni gli accordi di pace devono essere ancora realizzati e l’ingiustizia continua
 
San Salvador (Agenzia Fides) - Nel suo consueto incontro domenicale con i giornalisti, l'Arcivescovo di San Salvador, Mons. José Luis Escobar Alas, ieri si è soffermato come primo punto, sulla richiesta fatta al Congresso per una modifica della Costituzione, in modo che vi sia scritto il diritto umano di ogni cittadino ad una alimentazione adeguata. I cittadini di El Salvador infatti non godono di questo diritto benché il paese abbia firmato gli accordi proposti dalle Nazioni Unite già dal 1948. Come ha sottolineato l'Arcivescovo, "il paese manca di una politica di sicurezza alimentare e nutrizionale. Si spera - ha aggiunto -, che sia approvata nell'assemblea del prossimo 19 gennaio".
L'Arcivescovo quindi si è soffermato sugli "Acuerdos De Paz" (Accordi di Pace) di 29 anni fa, evidenziando che non dovrebbero continuare a essere celebrati, in quanto la popolazione è ancora in attesa della loro realizzazione. Inoltre il cambio di nome fatto dal presidente Bukele, poco interessa, ha commentato, sono molto più importanti i contenuti che il nome.
Il 16 gennaio 1992 il governo firmò un Accordo di pace con la guerriglia di sinistra al castello di Chapultepec, a Città del Messico, mettendo fine a una guerra civile durata 12 anni e nella quale sono morte 75mila persone.
Gli Accordi di Pace inizialmente sono stati una cosa buona, ma tutto è rimasto lì, ha detto il Presule: “Non si è svolto il processo di pace richiesto, tutte le famiglie delle vittime sono rimaste deluse e tutta la popolazione è impotente davanti ad una legge dell’amnistia che non ha permesso la giustizia". "E' vero che il primo accordo è stato quello di vivere in democrazia, ma l'ingiustizia continua" ha sottolineato Mons. Escobar Alas.
"Sono trascorsi 29 anni da questa firma, e non si vede la vera riforma che si era proposta. E’ una cosa molto triste – ha affermato -. Per esempio, la riforma tributaria. Non si è fatto nulla al riguardo. I poveri continuano a pagare gli stessi tributi dei ricchi. La riforma delle pensioni, un altro caso simile. La riforma educativa, ancora niente. Solo con la riforma costituzionale dell'acqua siamo riusciti nell’intento, ma con molta fatica e senza le proposte di una vera riforma. Ecco perché questi Accordi di Pace non si vedono sotto questo aspetto. C'è sempre violenza. Ecco perché insistiamo che gli Accordi di Pace sono stati una cosa buona, ma si devono ancora realizzare, per dare origine ad una nuova società".
Poi ha sottolineato che "celebrare gli Accordi che non sono stati realizzati, è un vero peccato, non ha senso. Noi vogliamo giustizia, e giustizia per il popolo. Sono ormai 5 anni che abbiamo proposto la Legge di Riconciliazione, ma ancora niente" ha concluso l’Arcivescovo.
(CE) (Agenzia Fides 18/01/2021)
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AMERICA/BRASILE - I Vescovi di Amazonas e Roraima: “per l'amor di Dio, mandateci ossigeno per i malati di Covid-19”
 
Manaus (Agenzia Fides) – Di fronte alla crisi sanitaria provocata dalla seconda ondata di pandemia da Covid-19 che sta colpendo lo stato di Amazonas, e in particolare Manaus, la Regione Norte 1 della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), che comprende il Nord di Amazonas e Roraima, ha lanciato la campagna "Amazonas e Roraima contano sulla tua solidarietà". L'azione mira ad aiutare le vittime di Covid-19 che soffrono senza cure adeguate negli ospedali.
Nella nota pubblicata dai Vescovi si afferma: "Come Chiesa cattolica, chiediamo alle autorità di sforzarsi per prevenire il maggior numero possibile di morti, e alla popolazione amazzonica, affinché la cura e il rispetto dei decreti promulgati siano assunti da tutti e da tutte, come strumento per contribuire a contenere gli effetti della seconda ondata della pandemia. Ci auguriamo che i più poveri non siano esclusi dalle cure e che la solidarietà e la cura comune siano assunte da tutti e da tutte, tenendo presente la ‘consapevolezza di essere una comunità mondiale che viaggia sulla stessa barca’ (FT 32)".
L'Arcivescovo di Manaus, Mons. Leonardo Steiner, ha lanciato un appello attraverso un video diffuso sui social network: "Nella prima ondata, le persone sono morte a causa della mancanza di informazioni, della mancanza di letti negli ospedali, della mancanza di letti nella terapia intensiva di Amazonas e Roraima. Oggi, nella seconda ondata, le persone muoiono a causa della mancanza di posti letto negli ospedali, per la mancanza di letti nella terapia intensiva e, sorprendentemente, per la mancanza di ossigeno. Le persone, anche se ricoverate in ospedale, non hanno ossigeno. Noi Vescovi di Amazonas e Roraima facciamo un appello: per l'amor di Dio, mandateci ossigeno, forniteci ossigeno. Le persone non possono più morire per mancanza di ossigeno, per la mancanza di letti in terapia intensiva".
Secondo la Fundação de Vigilância em Saúde do Estado do Amazonas, dall’1 al 14 gennaio, il numero di contagi è aumentato a 21.786 persone, con una media di 1.556 casi giornalieri e 635 morti, in media 45 morti al giorno, la stragrande maggioranza a Manaus. Il numero di sepolture nei cimiteri di Manaus, dove il 13 gennaio sono state sepolte 198 persone fa pensare che il numero delle vittime del Covid-19 sia maggiore di quanto indicato dai dati ufficiali.
I Vescovi della Regione Norte 1 rilevano che il rilassamento delle misure di distanziamento e la mancanza di cure personali, soprattutto l'uso di mascherina e gel alcolico, sono state una costante negli ultimi mesi. “Insieme a questo, siamo indignati per la situazione che stiamo vivendo, visto che non sempre sono state ascoltate le segnalazioni di scienziati ed epidemiologi, che da diversi mesi annunciavano l'arrivo di una seconda ondata, e non sono state prese adeguate misure sanitarie”. (SL) (Agenzia Fides 18/1/2021)
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ASIA/VIETNAM - Dimissioni e nomina del Vescovo di Xuân Lôc
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il 16 gennaio 2021, il Santo Padre Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Xuân Lôc (Viȇt Nam), presentata da S.E. Mons. Joseph Đình Đúc Đao. Gli succede S.E. Mons. John Do Văn Ngân, finora Vescovo titolare di Buleliana ed Ausiliare della medesima Diocesi. (SL) (Agenzia Fides 18/1/2021)

mercoledì 2 dicembre 2020

Agenzia Fides 2 dicembre 2020

 

VATICANO - Il Papa ricorda quattro missionarie uccise in El Salvador 40 anni fa
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Al termine dell’udienza generale di oggi, il Santo Padre Francesco ha ricordato il martirio di quattro missionarie, con queste parole: “Oggi è il quarantesimo anniversario della morte di quattro missionarie del Nord America, uccise in El Salvador: le suore di Maryknoll Ita Ford e Maura Clarke, la suora orsolina Dorothy Kazel e la volontaria Jean Donovan. Il 2 dicembre 1980 furono rapite, violentate e assassinate da un gruppo di paramilitari. Prestavano il loro servizio a El Salvador nel contesto della guerra civile. Con impegno evangelico e correndo grandi rischi portavano cibo e medicinali agli sfollati e aiutavano le famiglie più povere. Queste donne vissero la loro fede con grande generosità. Sono un esempio per tutti a diventare fedeli discepoli missionari”.
Suor Ita Ford e suor Maura Clarke prima di arrivare in El Salvador avevano passato anni di missione rispettivamente in Cile e in Nicaragua, mentre suor Dorothy Kazel lavorava da tempo in quel paese. La Conferenza Episcopale di El Salvador ha indetto per il 2020 un Anno Giubilare dei Martiri, a 40 anni dal martirio di San Oscar Arnulfo Romero (vedi Fides 28/01/2020), ricordando che "i martiri hanno dato la vita e ci accompagnano nel nostro pellegrinaggio di fede. Vogliamo sentire la loro voce e allo stesso tempo vogliamo far riecheggiare quella voce”. (SL) (Agenzia Fides 2/12/2020)
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AFRICA/SUDAFRICA - I Vescovi: “No alla cultura dell’edonismo che porta i giovani a ignorare le restrizioni anti Covid-19”
 
Johannesburg (Agenzia Fides) – “Le persone sono stanche delle restrizioni per il Covid-19” afferma Sua Ecc. Mons. Sithembele Sipuka, Vescovo di Mthatha e Presidente della SACBC (Southern African Catholic Bishops' Conference, che riunisce i Vescovi di Sudafrica, Botswana ed ESwatini), nel suo messaggio di fine anno sullo stato della nazione e della Chiesa in Sudafrica.
“Secondo la maggior parte dei resoconti, la crescita dei contagi nella seconda ondata, è dovuto in gran parte alle persone che non rispettano le misure preventive del Covid-19. Ciò che preoccupa è che queste misure non sono violate per motivi di sopravvivenza, ad esempio, persone che chiedono sovvenzioni o pacchi di cibo, ma per motivi culturali e di intrattenimento” denuncia Mons. Sipuka.
Il Vescovo cita ad esempio le cerimonie funebri tradizionali (imicimbi), nelle quali le persone rimangono a stretto contatto fisico, mangiano dal piatto comune (isithebe) e bevono dallo stesso calice (ibhekile).
“L'inosservanza delle norme di prevenzione del Covid-19 per motivi di intrattenimento, che si manifestano in riunioni e feste di gruppo, è commessa in gran parte dai giovani. Queste pratiche forniscono l'opportunità perfetta per la diffusione del virus e, come guide spirituali, che ci piaccia o no, saremo coinvolti nelle conseguenze di questi comportamenti fatali, quindi dobbiamo fare qualcosa per questo problema” sottolinea Mons Sipuka.
Secondo il Presidente della SACBC, alla radice del radunarsi in gruppi per fare festa da parte dei giovani, ignorando il pericolo della trasmissione del Covid-19, “c'è la cultura edonistica dominante che propaga la ricerca del piacere a tutti i costi, anche se ciò significa mettere in pericolo gli altri”. “Contro questa forma di egoismo, il valore della solidarietà umana proposto da Papa Francesco nella sua ultima Enciclica “Fratelli Tutti” e il valore di rimandare il piacere momentaneo per il bene comune sono valori alternativi che potremmo presentare ai giovani” suggerisce Mons. Sipuka.
“Ancora più importante, dobbiamo sottolineare che l'attuale disagio imposto dalla normativa Covid-19 è nulla in confronto ai danni alla vita sociale e all'economia che deriverà dall'infezione da Covid-19, ci saranno molte lacrime e rimpianti!” conclude. A fine novembre in Sudafrica i casi di Covid-19 erano 775 502 con 21.201 decessi. (L.M.) (Agenzia Fides 2/12/2020)
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AFRICA/CONGO RD - Gli Stati dell’Africa Australe invitati a fare fronte comune contro la minaccia terroristica in Kivu e nel Mozambico
 
Kinshasa (Agenzia Fides) - La minaccia islamista nell’est della Repubblica Democratica del Congo e nel nord del Mozambico sono sfide comuni, che devono essere affrontate da tutti gli appartenenti alla Comunità degli Stati dell’Africa Australe (SADC), chiede il CEPADHO, un’organizzazione per la difesa dei diritti umani del Nord Kivu, provincia nell’est della RDC piagata da decenni dalle violenze commesse dai ribelli di origine ugandese delle ADF. In un comunicato inviato all’Agenzia Fides il CEPADHO saluta il vertice straordinario della Troika di difesa e sicurezza della SADC, tenutosi a Gaberone (Botswana), dedicato alla minaccia islamista in Mozambico e nell’est della RDC. All’incontro hanno partecipato i leader dei Paesi della Troika, Botswana, Sudafrica e Zimbabwe, oltre al Presidente congolese Félix Antoine Tshisekedi.
“Considerando l'entità della minaccia terroristica caratterizzata dalla serie di ripetuti massacri di civili perpetrati dagli islamisti dell'ADF/MTM a Beni, nel Nord-Kivu (est della RDC), per 6 anni e, dati i suoi comprovati legami con il movimento ANSAR AL-SUNNA, attivo nella Provincia di Cabo Delgado, in Mozambico, tutti legati allo Stato Islamico/Daesh, gli Stati della Regione non hanno più diritto ad errori di apprezzamento. Sono chiamati ad agire prontamente e in solidarietà con le forze armate per arginare questo grande pericolo” afferma il CEPADHO.
“Il CEPADHO, che accoglie con favore la presenza del Capo dello Stato congolese alla riunione, invita gli Stati della SADC a concordare una forza regionale (che includa espressamente l'Angola) a sostegno degli eserciti della RDC e del Mozambico”. In effetti le truppe appartenenti ai Paesi della SADC sono state invitate a sostituire i Caschi Blu della Missione ONU nella RDC (MONUSCO). (L.M.) (Agenzia Fides 2/12/2020)
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AFRICA/ALGERIA - Addio all’Arcivescovo Henri Teissier, amico di Sant’Agostino, fratello dei nuovi martiri
 
Algeri (Agenzia Fides) – Ha lasciato questo mondo la mattina di martedì primo dicembre, giorno della memoria del Beato Charles de Foucauld: Henri Antoine Marie Teissier, Arcivescovo emerito di Algeri, si è spento per le conseguenze di un ictus all’età di 91 anni, dopo una vita dedicata con intelligenza a servire e amare per passione evangelica il popolo algerino e la missione delle comunità cristiane disseminate in terra d’Algeria.
Nato a Lione nel 1929, Henri Tessier si era trasferito in Algeria quando era ancora un giovane seminarista, venendo ordinato sacerdote nel 1955 dall’allora Arcivescovo di Algeri, il Cardinale Léon-Etienne Duval. Nel 1966 aveva ottenuto la cittadinanza algerina, e nel 1972 Papa Papa Paolo VI lo aveva nominato Vescovo di Orano. Nel 1980 era diventato Coadiutore dell’Arcivescovo Duval, per succedergli nel 1988 – e fino al 2008 - alla guida dell’Arcidiocesi di Algeri.
Durante i venti anni del suo ministero a capo dell’Arcidiocesi di Algeri, il Paese attraversa il periodo buio del terrorismo e delle stragi islamiste. Tra le innumerevoli vittime di quella lunga stagione di sangue figurano anche i 19 religiosi e religiose della Chiesa cattolica locale – tra cui il vescovo Pierre Lucien Claverie e i sette monaci di Tibhirine - assassinati tra il 1994 e il 1996, che saranno poi proclamati Beati l’8 dicembre 2018, nella liturgia di beatificazione celebrata a Orano. “Ho un ricordo di ciascuno. Erano i miei fratelli e le mie sorelle. Avevo incontrato ciascuno di loro pochi giorni prima che venissero uccisi”, aveva raccontato l’Arcivescovo Teissier in una intervista a Mondo e Missione. Lui stesso, a partire da quegli anni, fu costretto a muoversi sotto scorta. “I nostri fratelli e sorelle uccisi” aggiungeva l’Arcivescovo parlando dei nuovi martiri d’Algeria “celebravano o partecipavano alla Messa ogni giorno, consapevoli che forse sarebbe stata l’ultima volta. (…). Sono stati vittime delle violenze nei posti in cui vivevano ed erano conosciuti. Gli attentatori volevano dimostrare che quelle relazioni e quella condivisione dovevano avere fine. Ma non è stato così. La grande maggioranza di preti, religiosi, religiose e laici ha deciso di restare”.
Nei lunghi anni vissuti al servizio del popolo algerino e della Chiesa locale, l’Arcivescovo Teissier ha dedicato con passione il suo tempo e le sue energie a riscoprire e divulgare l’attualità delle grandi figure africane dei primi secoli cristiani, a cominciare da Sant’Agostino. “Gli europei” spiegava Teissier “devono sapere che una parte notevole delle loro radici cristiane latine si trovano nel sud del Mediterraneo. E gli abitanti del Maghreb devono allo stesso modo conoscere il ruolo che i loro antenati hanno svolto in una tradizione culturale e religiosa che ora sembra completamente estranea alla loro terra. Una presa di coscienza che può anche avere la sua importanza per le giovani Chiese d’Africa che vedono le proprie fonti spirituali come unicamente europee, dimenticando non solo le origini orientali della Bibbia e lo sviluppo della patristica orientale, ma anche il ruolo dell’Africa romana”. In una sua relazione del 2003, l’Arcivescovo di Algeri ricordava tra l’altro che “Verso il 200, al primo Concilio di Cartagine, si contano già settanta vescovi dell’Africa romana sotto la presidenza di Agrippino. Nello stesso periodo, in Italia del nord non si sa se ci fossero altri vescovadi all’infuori di quelli di Roma, Milano e Ravenna”. Del resto – aggiungeva Teissier - l’influenza africana a Roma si era fatta sentire “già fin dal 189, quando Vittore, un africano di Leptis Magna, viene eletto papa a Roma (189-198). Ciò dimostra il posto che doveva avere la Chiesa d’Africa a Roma fin dalla fine del secondo secolo. E nel terzo e quarto continuerà ad aumentare”.
Nel 2001 l’Arcivescovo Teissier era stato protagonista del grande convegno su Sant’Agostino organizzato a Algeri per riscoprire l’africanità e l’universalità del Santo Vescovo d’Ippona. “Durante la crisi integralista in cui è sprofondato il Paese dal 1990 al 2000” ricordava Teissier “la prima battaglia per la libertà, legata ad Agostino, è stata quella per ottenere di parlare liberamente di lui nella società algerina”, in quanto i settori integralisti bollavano il Santo di Ippona come un “infedele” sottomesso all’imperialismo “occidentale” dell’Antica Roma. Secondo l’Arcivescovo Teissier, “Una delle più gravi ingiustizie fatte ad Agostino è stata quella di dipingerlo come un partigiano della coercizione in nome della verità”. Nei suoi interventi dedicati ad Agostino, l’Arcivescovo Teissier ricordava come il Santo de Le Confessioni e della Città di Dio, "dopo la sua conversione a Cassiciacum e il battesimo a Milano abbia voluto ritornare nella sua terra natale per non abbandonarla più e inscrivere tutta la sua opera entro la Chiesa d’Africa. Questa libertà di situarsi all’interno della sua propria cultura, Agostino la esercita anche all’interno della Chiesa”.
In un’intervista del 2001 pubblicata sul mensile 30Giorni, l’Arcivescovo Teissier sottolineava quanto fosse utile per la missione attuale della Chiesa riscoprire la figura di Agostino d’Ippona e la sua teologia della grazia, ricolma di preziose suggestioni su come si può comunicare la novità cristiana agli uomini e alle donne del tempo presente: “I nostri amici musulmani” rimarcava in quell’intervista l’Arcivescovo Teissier “desiderano che la religione abbia tutta la sua importanza nella vita totale della società. Non accettano la distinzione tra temporale e spirituale che (più o meno facilmente) si fa tra i cristiani, e dicono che tutta la civitas deve essere sottomessa alla legge di Dio. Quando Agostino cammina nella città di Dio cammina contemporaneamente nella città degli uomini, e indica certamente l’imprescindibilità della città di Dio nell’esistenza dell’uomo, però non c’è teocrazia. L’importante non è avere un capo cristiano religioso che imponga per obbedienza religiosa le sue convinzioni alla società, ma che ciascuno dei credenti si apra alla grazia di Dio, al dono di Dio”. (GV) (Agenzia Fides 2/12/2020)
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ASIA/INDIA - Due statue della Madonna e di Madre Teresa distrutte da vandali in Bengala Occidentale
 
Baruipur (Agenzia Fides) - Due statue della Beata Vergine Maria e di Madre Teresa di Calcutta, collocate in due grotte fuori dalla chiesa del Sacro Cuore a Morapai, nello stato del Bengala occidentale, sono state distrutte da vandali ignoti. Don Soosaiappan, il parroco, e p. Gautam Naskar, viceparroco, se ne sono accorti alle 6 del mattino del 28 novembre. Hanno informato il capo del consiglio del villaggio e la polizia locale.
“Le due immagini sono ridotte in frantumi” ha riferito mons. Shyamal Bose, Vescovo della diocesi di Baruipur, dove si trova la parrocchia, visitando il luogo. "Le autorità ci hanno assicurato di arrestare i colpevoli al più presto e sostituiranno immediatamente tutte le immagini" ha detto il Vescovo.
In una nota pervenuta a Fides, il Global Council of Indian Christians (Gcic), ha espresso preoccupazione e sgomento per i diversi incidenti di violenza anticristiana che si stanno verificando in diversi stati dell'India, soprattutto nelle aree tribali. In vista del Natale, il Consiglio dei cristiani auspica che "possano prevalere pace e armonia nella società indiana, e che Cristo, principe della pace, porti pace e sicurezza ai fedeli Indiani”.
Secondo il sito web "MapViolence", gestito dallo United Christian Forum (UCF), che monitora gli episodi di violenza e ostilità contro la comunità cristiana in India, la maggior parte degli episodi di violenza si registra negli stati di Uttar Pradesh, Madhya Pradesh e Chhattisgarh. A partire dal 1° settembre fino a oggi, 2 dicembre, gli episodi di violenza anticristiana, su persone, oggetti o luoghi, segnalati nell'intera nazione, sono 76. In tutto il 2020 (gennaio-novembre) sono 250.
Alla radice di tali violenze, spiega l'UCF, vi è la diffusione di notizie false o di propaganda tendenziosa: si afferma, ad esempio che i cristiani starebbero cercando di convertire fedeli indù, anche offrendo denaro. Tali notizie, diffuse ad arte sui social media, innescano reazioni violente. "I cristiani indiani rispettano la legge e nutrono benevolenza nei confronti dei concittadini" ribadisce l'UCF.
(SD-PA) (Agenzia Fides 2/12/2020)
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ASIA/FILIPPINE - Diritto alla vita e alla salute: la Chiesa in prima linea nella lotta all'Aids
 
Manila (Agenzia Fides) - Anche in tempo di pandemia, urge uno sforzo comune e collettivo per combattere l'Aids e porre fine ai pregiudizi e allo stigma che colpisce quanti sono sieropositivi. "La nostra nazione e tutto mondo è chiamato a solidarietà ed empatia con coloro che ne soffrono. Tutti dobbiamo lavorare insieme nella lotta contro l'Aids" ha detto il Camilliano p. Dan Cancino, Segretario esecutivo della Commissione episcopale per la sanità. Parlando in occasione della Giornata mondiale contro l'Aids, celebrata ieri, 1° dicembre, il Camilliano ha sottolineato che "bisogna continuare a sostenere le famiglie delle persone morte per gli effetti dell'AIDS”.
Secondo il Ministero della salute, nel Paese vengono segnalati quotidianamente in media 21 nuovi casi di infezione da Hiv. Le Filippine hanno segnalato 81.169 casi di Hiv/Aids da gennaio 1984 (quando si registro il primo caso) a ottobre 2020.
Intervenendo sul nodo della malattia, che non diminuisce in tempo di pandemia, la Christian Conference of Asia (CCA), un organismo ecumenico che riunisce Chiese protestanti di diverse denominazioni e la Chiesa cattolica, ha ribadito il suo impegno "a lavorare per una società libera dall'AIDS". Ricordando il tema della Giornata mondiale contro l'Aids 2020, "Solidarietà globale e responsabilità condivisa", Mathews George Chunakara, Segretario generale della CCA, ha affermato in una dichiarazione inviata all'Agenzia Fides: "Occorre riflettere sulle nostre azioni come comunità di fedeli e rafforzare i nostri sistemi sanitari, provati dalla crisi Covid-19". La pandemia Covid-19 sta costringendo i paesi a sospendere le loro risposte all'Hiv, nel campo della prevenzione, test e trattamento. Il Covid-19 ha reso le comunità più vulnerabili poiché i servizi diventano limitati". Chunakara ribadisce la responsabilità collettiva delle Chiese in Asia per combattere l'epidemia di Aids che affligge il mondo da 40 anni.
“La CCA, insieme alle organizzazioni che ne fanno parte, continuerà ad essere in prima linea nel movimento per il diritto alla vita e alla salute. Insieme, mettiamo fine all'Aids, chiedendo solidarietà globale e responsabilità condivisa, assicurando che nessuno venga lasciato indietro" ha aggiunto.
(SD-PA) (Agenzia Fides 2/12/2020)
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AMERICA/VENEZUELA - “Senza incontrarsi, senza dialogo autentico, non ci sarà benessere e fratellanza”: i Vescovi in vista delle elezioni
 
Caracas (Agenzia Fides) - La Commissione Permanente dell'Episcopato venezuelano rivolge un messaggio al popolo di Dio, in vista delle elezioni legislative per il rinnovo del parlamento unicamerale, indette per il 6 dicembre, ribadendo quanto già affermato: "lungi dal contribuire alla soluzione democratica della situazione politica che stiamo vivendo oggi, tendono ad aggravarla e non aiuteranno a risolvere i veri problemi delle persone” (vedi Fides 19/10/2020).
Allo stesso tempo, i Vescovi rilanciano l'appello urgente “a tutti coloro che dedicano i loro sforzi alla politica e alle varie organizzazioni della società civile, per continuare a compiere sforzi comuni per ripristinare i diritti democratici della nazione". Ricordano quindi che tutte le iniziative sono necessarie e importanti, come la consultazione popolare, in quanto “le persone hanno pieno diritto di esprimersi attraverso i canali legittimi garantiti dalla Costituzione, esprimendo la propria opinione come autentico soggetto sociale”.
Fedeli al loro ministero di Pastori e come cittadini del Venezuela, i Vescovi invitano “ad un serio discernimento che ci porti alla ricerca di una soluzione giusta, pacifica, democratica e concordata tra tutti i venezuelani, alla crisi multiforme che colpisce il Venezuela”. Esortano quindi a non lasciarsi vincere dallo scoraggiamento, al contrario, “dobbiamo continuare a fare tutto il possibile e a lavorare per l'unità, la pace e la prosperità della nazione, ponendo il bene comune al primo posto”.
Nel messaggio i Vescovi sottolineano che “il popolo venezuelano anela certamente a un cambiamento pacifico della situazione, per il quale vuole esprimersi con il voto, in condizioni giuste, eque e uguali per i partiti. Altrimenti, dandosi le spalle, senza riconoscersi e accettarsi, qualsiasi risultato rafforzerà il confronto più della sincera ricerca di una soluzione in cui tutti hanno una parte. Senza incontrarsi, senza riconoscimento reciproco e senza dialogo autentico, non ci sarà soluzione che porti benessere e fratellanza”.
I Vescovi si affidano all'intercessione del Venerabile José Gregorio Hernández e della Verine Maria di Coromoto, la Madre amorevole che ci accompagna e che “ci ha fatto il meraviglioso dono del grande liberatore di tutta l'umanità, la cui nascita celebreremo il prossimo Natale, Gesù, il Signore”. (SL) (Agenzia Fides 2/12/2020)
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AMERICA/HAITI - "La popolazione sta perdendo la speranza, ma noi continuiamo ad annunciare Cristo Redentore": testimonianza di un missionario
 
Port au Prince (Agenzia Fides) – "La popolazione sta perdendo la speranza, sembra che non ci sia via di uscita, ma come Chiesa continuiamo ad annunciare Cristo Redentore!" afferma il missionario redentorista, padre Renold Antoine CSsR, che ha inviato a Fides una sua testimonianza della situazione ad Haiti che riportiamo di seguito.
"Da diversi mesi il Paese soffre una situazione drammatica sotto diversi aspetti. Il caos e l’anarchia si stanno diffondendo nelle strade. Molte attività su tutto il territorio nazionale stanno lavorando a metà. La vita in alcuni luoghi diventa impossibile. Manifestazioni pianificate e spontanee, violente o pacifiche, di tutti i settori e le forze della società haitiana, occupano le strade di tutte le grandi città del Paese.
C’è una corruzione generalizzata, che è un cancro per il Paese. Vediamo aumentare rapine, crimini organizzati e sequestri di persone, si accentua ogni giorno il proliferare di gruppi armati nei quartieri popolari.
In questi giorni si sono alzate delle voci da tutti i settori per denunciare l’insicurezza generalizzata che sta vivendo il Paese e per chiedere al governo nazionale di assumersi le proprie responsabilità per la tutela della vita e dei beni della popolazione. Purtroppo vediamo che la paura si impadronisce di tutti, e in tutti i settori della popolazione, poiché sono tutti vittime dei banditi armati.
Molte persone perdono la speranza, perché sembra che non ci sia via d’uscita per risolvere questa situazione caotica. Come Chiesa locale, continuiamo ad annunciare Cristo, perché in Lui c’è redenzione piena. Allo stesso tempo invitiamo i protagonisti a sedersi e a cercare in modo comune le soluzioni adeguate per far uscire il Paese da questo labirinto, poiché nessun gruppo particolare può in modo magico risolvere questa crisi acuta che il Paese sta attraversando.
Come abbiamo detto più volte, Haiti si salverà quando ci sarà un dialogo sincero, in cui tutti i protagonisti partecipino e mettano al primo posto l’interesse collettivo" conclude Padre Renold Antoine CSsR, Missionario Redentorista ad Haiti.
La situazione nel paese caraibico sta degenerando sempre di più. Due giorni fa Luis Abinader, il presidente del paese vicino, la Repubblica Dominicana, ha fatto delle dichiarazioni riguardo ad Haiti: "Non possiamo aiutare Haiti, siamo anche noi un Paese con troppi problemi per prenderci cura di un altro Paese che è il più povero dell'emisfero occidentale. In effetti, non è necessario essere esperti di politica internazionale per pensare che uno Stato in via di sviluppo si assuma l'arduo compito di assumersi la responsabilità di un altro, tanto meno nelle circostanze attuali. Senza dubbio, la Repubblica di Haiti come Stato ha fallito. Ciò è dovuto principalmente alla visione a breve termine e all'individualismo della sua classe politica, che non compie sforzi significativi per lottare per il progresso collettivo. Di conseguenza, manca di istituzionalità e di certezza del diritto.”
In un messaggio a conclusione dell’Assemblea plenaria, con il titolo: "Non lasciatevi rubare la vostra speranza", la Conferenza Episcopale di Haiti ha espresso preoccupazione sulla realtà di violenza e ha denunciato le situazioni che devono cambiare, chiedendo a tutte le parrocchie di Haiti tre giorni di "Preghiera, digiuno e intercessione per la conversione e per la liberazione del paese", dal 5 al 7 dicembre (vedi Fides 01/12/2020)
(CE) (Agenzia Fides 02/12/2020)
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lunedì 11 maggio 2020

Agenzia Fides 11 maggio 2020

EUROPA/ITALIA - Oggi come ieri: i Camilliani in prima linea nell’emergenza Covid-19
 
Roma (Agenzia Fides) – “Sentimenti semplici come prossimità, compassione, comprensione, vicinanza, collaborazione, amore, che si mostrano attraverso uno sguardo, un sorriso, una carezza, un abbraccio, tutte cose che oggi, in questo isolamento forzato, ci sembra impossibile fare, vengono tenuti vivi dai Ministri degli Infermi, Camilliani.” Inizia così la testimonianza inviata all’Agenzia Fides da Luciana Mellone, responsabile dell’Archivio Storico della Casa Generalizia dei Camilliani a Roma.
“In questi giorni – scrive - i Camilliani sono in prima linea nell’emergenza Covid-19, ancora una volta mettendo a rischio la loro vita per proteggere la nostra, e spesso accompagnando le persone nel trapasso in un momento in cui le stesse venivano private della possibilità del conforto e della vicinanza dei loro familiari.”
Appena è scoppiata la pandemia Covid-19, il Camillian Disaster Service International (CADIS) Foundation, istituito come Task Force per far fronte alle catastrofi naturali e alle emergenze socio-sanitarie, si è mobilitato per portare assistenza alle popolazioni più vulnerabili.
“Di fronte alla precarietà della vita e al bisogno urgente di cibo – spiega la Mellone - il dilemma per molte popolazioni è scegliere tra morire di fame in casa o rischiare la morte per il coronavirus uscendo a guadagnare il pane.”
Per evitare una possibile crisi umanitaria, CADIS International, in collaborazione con la grande famiglia Camilliana, ha attivato un programma per fornire kit alimentari che consentano la sopravvivenza durante questi periodi di isolamento e contribuiscano a chiudere le linee di possibile trasmissione del contagio.
La dedizione dei Ministri degli Infermi non è cambiata nelle varie situazioni: malati di lebbra in Cina, Tailandia, Filippine, Africa, Brasile, o nei confronti dei malati di TBC, e ancora verso i pazienti affetti dall’ HIV/ AIDS ed Ebola, e nelle varie guerre dei secoli scorsi.
(LM/AP) (Agenzia Fides 11/5/2020)
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AFRICA/ZIMBABWE - “Spero che emergeremo dalla quarantena consapevoli del valore della solidarietà” auspica un sacerdote
 
Harare (Agenzia Fides) – “La pandemia causata dal coronavirus, in una certa misura, ci ha costretto ad un personale piccolo esilio, lontano dai nostri amici e a volte dalle nostre famiglie” scrive p. Keto Sithole, sacerdote dello Zimbabwe, in una nota di riflessione su come la quarantena per il Covid-19 stia avendo un impatto sulla vita della sua comunità di fedeli.
“I sacerdoti non sono sempre in grado di soddisfare i bisogni spirituali dei membri della comunità loro affidata, il momento più doloroso è rappresentato dall’assenza di funerali pubblici per coloro che sono tornati alla Casa del Padre” sottolinea con dolore p. Sithole, che opera presso la St Marys a Lukosi.
“Una grande lezione che abbiamo tratto da questo periodo è stata la scoperta che le relazioni contano più delle riunioni. Abbiamo avuto modo di trascorrere del tempo con le persone vicine e lontane (per telefono), vedendole per come sono, il che è estremamente gradevole. Questo è quello che credo che Gesù voglia che accada. Troppo spesso, siamo impegnati con i nostri desideri senza pensare seriamente agli altri a meno che non possiamo trarre da loro un vantaggio”. “Durante la quarantena, abbiamo la possibilità di pregare per gli altri e di sostenerli, semplicemente attraverso una normale telefonata pastorale e le chat. La più grande sfida è stata quella di raggiungere la maggior parte dei miei parrocchiani che non possiedono cellulari. Sono sempre stati nelle mie preghiere perché non perdano la fede e la speranza”.
Dal punto di vista liturgico p. Sithole sottolinea che “come la maggior parte delle chiese di tutto il mondo, la missione St Marys a Lukosi, dove attualmente sto lavorando, è stata chiusa. I laici non sono in grado di riunirsi e i sacerdoti non sono in grado di incontrarli mentre la nazione si prepara alla potenziale peggiore crisi sanitaria, a giudicare da come il virus ha devastato Paesi con migliori strutture mediche del nostro”.
“Mentre i figli d'Israele hanno gridato a Dio per essere salvati, facciamo anche noi appello a Dio non dai soliti luoghi di preghiera ma dai posti di quarantena, dalle nostre case, da soli o con i nostri cari” invoca il sacerdote, che conclude con la speranza che “quando emergeremo da questa chiusura, noi tutti avremo riscoperto quei valori essenziali della comunità, prendendosi cura dei bisognosi e del mondo come auspica Papa Francesco in Laudato Sì”. (L.M.) (Agenzia Fides 11/5/2020)
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CONGO RD - I missionari in aiuto delle "donne-portatrici", per sottrarle a una vita di sofferenza e schiavitù
 
Bukavu (Agenzia Fides) - Garantire piccoli prestiti per sottrarre le donne-portatrici da una vita di sofferenze e fatiche inaudite: è questo il progetto lanciato dai Padri Bianchi (chiamati anche Missionari d'Africa) nella Repubblica Democratica del Congo a sostegno dell'associazione «Femme Debout» («Donna in piedi»). A Bukavu, la capitale del Sud del Kivu (regione altamente instabile nella quale operano numerose milizie ribelli), centinaia di donne, provenienti dai quartieri più poveri e disagiati, a spalle trasportano al mercato il materiale scaricato dai battelli al porto. Il pesante lavoro di facchinaggio implica il caricarsi enormi sporte sulle spalle e facendo decine di viaggi dal porto al mercato e viceversa. Ricevono pochissimo, 300 franchi congolesi, pari a 16 centesimi di euro, per recapitare 150 kg di merce. Una via crucis estenuante e senza fine che ne mina la salute. Ogni giorno lo stesso calvario.
Centocinquanta donne, tra le più povere e vulnerabili, si sono riunite a hanno fondato «Femme Debout», un gruppo di mutuo-soccorso che si prefigge di aiutare le socie ad avviare una piccola attività commerciale, più sicura e remunerativa, e meno gravosa, rispetto al lavoro di portatrice. A turno, venti donne ricevono ciascuna un prestito che si impegnano poi a restituire entro sei mesi. Con questa somma (piccola per l’Europa, grande per l’Africa) allestiscono piccoli chioschi, un banco dove vendere frutta e verdura.
"Le facchine – spiega a Fides Angèlique Kasi, la leader dell’associazione - si spezzano la schiena al mercato e sono considerate alla stregua di schiave. Vengono maltrattate e marginalizzate. La decisione di mettersi assieme e avviare un’attività di micro-credito ha permesso di rompere questo circolo vizioso di sfruttamento e miseria. Al momento tutte le socie che hanno ricevuto il prestito lo hanno regolarmente rimborsato nei termini e nei tempi concordati. Ma occorre fare molto di più".
I Padri Bianchi si sono impegnati a sostenere questo progetto, avviato e gestito dalla società civile congolese. "Metteremo a disposizione dell’associazione “Femme Debout” 4-5mila euro – spiega a Fides padre Alberto Rovelli, missionario italiano a Bukavu -. A loro volta loro daranno a ciascuna donna tra i 70 e gli 80 euro. Le donne poi li restituiranno. La nostra non vuole essere un’iniziativa paternalista, ma un progetto che responsabilizza le donne e le aiuta a cambiare il loro destino".
I Missionari d'Africa si dedicano principalmente all'apostolato missionario presso le popolazioni non evangelizzate, alla cooperazione e allo sviluppo delle Chiese locali. Sono presenti in numerosi paesi africani, sia nell'area del magreb, sia nell'Africa sub sahariana, tra i quali Kenya, Niger, Nigeria, Ruanda, Congo Rd e molti altri. (EC) (Agenzia Fides 11/5/2020)

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AFRICA/EGITTO - Papa Francesco telefona al Patriarca copto Tawadros: chiediamo insieme che Dio abbia misericordia del mondo
 
Il Cairo (Agenzia Fides) – Una telefonata al Patriarca copto Tawadros II per confermare la vicinanza alla Chiesa copta e a tutto il popolo egiziano, e rinnovare la promessa di pregare ogni giorno l’uno per l’altro. Così Papa Francesco, nella giornata di domenica 10 maggio, ha voluto manifestare in modo semplice e diretto la sua partecipazione alla giornata dell’amore fraterno tra la Chiesa copta ortodossa e la Chiesa di Roma, celebrata ogni anno nell’anniversario dei viaggio compiuto a Roma dal Patriarca Tawadros nel 2013 per incontrare per la prima volta lo stesso Papa Francesco. Il Patriarca copto ortodosso – riferiscono media egiziani – si è riferito al tempo presente (segnato anche in Egitto dalla pandemia da Covid-19) con la frase di San Paolo in cui l’Apostolo delle Genti ricorda che «tutte le cose cooperano al bene di coloro che amano Dio»(Rm 8, 28).
Al termine della conversazione, Papa Francesco e Papa Tawadros hanno anche condiviso la supplica a Dio affinché abbia Lui misericordia della Chiesa, dei credenti e del mondo intero.
Trai Capi delle Chiese d’Oriente, Papa Tawadros è stato quello più deciso nel sostenere con forza la ricerca di una data comune per le solennità liturgiche pasquali, attualmente celebrate in giorni diversi dalle varie Chiese e comunità di battezzati (vedi Fides, 20/5/2019). La sollecitazione a unificare la data di celebrazione della Pasqua – come ha riferito a suo tempo l'Agenzia Fides - era già stata espressa dal Patriarca copto in una lettera inviata nel maggio 2014 a Papa Francesco, in occasione del primo anniversario del loro incontro in Vaticano. Tawadros, a capo della Chiesa cristiana numericamente più consistente tra quelle presenti nei Paesi arabi, era tornato a proporre la questione anche nel novembre 2014, intervenendo a Vienna alle celebrazioni per il cinquantesimo anniversario della Fondazione Pro-Oriente.
Nel giugno 2015, anche Papa Francesco aveva espresso la disponibilità della Chiesa cattolica a stabilire una data fissa per la Pasqua, «in modo che possa essere festeggiata nello stesso giorno da tutti i cristiani, siano essi cattolici, protestanti o ortodossi». L'unificazione delle date di celebrazione della Pasqua di Resurrezione è un'urgenza particolarmente sentita in Africa del Nord e in Medio Oriente, dove convivono nello stesso territorio Chiese e comunità cristiane che fissano il giorno di Pasqua in maniera difforme, avendo come criterio di riferimento le une il Calendario Giuliano e le altre quello Gregoriano. (GV) (Agenzia Fides 11/5/2020)
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ASIA - I Vescovi dell'Asia: i cristiani uniti alle altre religioni nella Giornata di digiuno, preghiera e carità del 14 maggio
 
Yangon (Agenzia Fides) - "Incoraggiamo tutti i fedeli cristiani in Asia a vivere fruttuosamente, generosamente e con speranza la Giorno di digiuno, preghiera e carità prevista in tutto il mondo il 14 maggio, per chiedere la liberazione dalla pandemia. Guardiamoci l'un l'altro. Uniamoci come leader religiosi e come credenti in Dio in tutto il mondo": è l'appello lanciato dal Cardinale Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon e Presidente delle Conferenze Episcopali del'Asia. Nel messaggio inviato a Fides, le Chiese dell'Asia aderiscono, in tal modo, alla “Giornata di preghiera, digiuno e opere di carità”, indetta a livello universale dall’Alto Comitato per la Fratellanza umana, per chiedere a Dio di proteggere l’umanità dalla pandemia da coronavirus. L’appello è stato rilanciato da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al Azhar, Sheikh Ahmed al Tayyeb.
"La pandemia di Covid-19 nel mondo è ora una 'tempesta perfetta'. Sfida i nostri modi di vivere, lavorare e festeggiare. E' un tempo di prova per tutti, specialmente perdisoccupati, lavoratori migranti, indigenti e fasce di popolazioni emarginate", rileva l'Arcivescovo Bo.
"Nella maggior parte dei paesi asiatici ora si vivono restrizioni. Le scuole sono chiuse, le fabbriche sono chiuse, i mercati stanno esaurendo le scorte, i viaggi sono vietati. Eppure, con un'incredibile follia, i conflitti continuano", prosegue la nota inviata a Fides.
Aggiunge il testo: "Molte persone chiedono: quando finirà tutto questo per tornare alla normalità? La risposta alla domanda è che non finirà, non solo nel senso che le cose non saranno più le stesse. L'Asia ha vissuto molti conflitti, guerre e crisi senza fine, lo Tsunami, il ciclone Nargis e frequenti tifoni devastanti. Ogni crisi ci ha lasciato cambiati. Questa volta tutti i paesi del mondo sono interessati e la pandemia lascerà il nostro mondo profondamente cambiato. La politica cambierà. Le relazioni internazionali saranno diverse".
Rileva il Card. Bo: "Una catastrofe che colpisce oltre 200 paesi cambia il mondo. È come una guerra mondiale. Anche se Covid-19 può essere contenuto in pochi mesi, l'eredità vivrà con noi per decenni. Interesserà il modo in cui vediamo e comprendiamo la comunità, cambierà il modo in cui ci connettiamo, come viaggiamo, come costruiamo le nostre relazioni. Se i governi non affrontano la sfida, perderanno la fiducia dei loro popoli".
In questa crisi, si vedono gli elementi-chiave di una buona leadership: dare indicazioni, creare significato ed empatia, assumendosi le responsabilità e proteggendo e includendo i poveri e i deboli, i vulnerabili: "In una crisi come questa, i veri leader sfruttano le loro opportunità per creare fiducia", non ansia e terrore, rileva la nota.
Oggi ci si chiede: "Perché abbiamo permesso così tanta divisione nel mondo? Perché tante aree dell'Asia sono soggette a conflitti ? Perché abbiamo in Asia le guerre più lunghe del mondo? Osservando la nostra storia fino ad ora,perché non sono stati creati legami più forti quando ne abbiamo avuto la possibilità? Perché milioni di persone devono migrare all'estero, solo per poter vivere? Possiamo allora costruire un'economia inclusiva, che metta la dignità della persona al primo posto? Possiamo avere una solidarietà tenace e un desiderio per il bene comune fondato sul rispetto?"
In questo momento, sottolinea il Cardinale, occorrono pazienza, energia e intelligenza: "Questo è il momento di organizzare saggiamente le nostre vite e energie; un tempo per alimentare la nostra immaginazione e intelligenza e prepararsi per un nuovo mondo. È tempo di capire che dipendiamo gli uni dagli altri e di imparare a lavorare insieme, condividendo le responsabilità e apprezzando la solidarietà. Soprattutto, questo è un momento per mettere da parte l'odio e le armi e affrontare il nemico comune che sta attaccando tutta l'umanità".
"La pandemia ci offre un tempo per incoraggiarci a vicenda, un tempo di solidarietà con le persone vulnerabili e un tempo per pregare per capire cosa sta succedendo nel nostro mondo", dice il testo, motivando così l'adesione alla speciale Giornata di preghiera e digiuno del 14 maggio. "In tutta l'Asia, molte persone sono ferite, fisicamente, emotivamente, finanziariamente e spiritualmente. E' il momento di portare nel nostro mondo la bontà, la misericordia e l'amore di Dio", conclude il Presidente della FABC, appellandosi all'unità, alla solidarietà e alla fraternità di tutte le comunità religiose in Asia.
(PA) (Agenzia Fides 11/5/2020)
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ASIA/SINGAPORE - Il matrimonio cattolico si celebra solo "in presenza" e non tramite piattaforme online, in tempo di pandemia
 
Singapore (Agenzia Fides) - L'Arcidiocesi di Singapore ha rifiutato la possibilità di celebrare e dunque convalidare un matrimonio tramite il collegamento su una piattaforma online. La soluzione, in tempi di Covid-19, è prevista dalla nuova legge intitolata "Misure temporanee per la celebrazione e la registrazione dei matrimoni", approvata in Parlamento il 5 maggio, per le nozze civili. Secondo la legge, la celebrazione dei matrimoni civili, durante la pandemia di Covid-9, può avvenire virtualmente tramite un collegamento video in diretta degli sposi, degli ufficiali civili e dei testimoni. Il procedimento vale anche per le registrazioni ufficiali delle nozze, in sede civile. La nuova legge dovrebbe entrare in vigore già dalla seconda metà di maggio, come reso noto dal Ministero dello sviluppo sociale e familiare.
Alla luce della nuova legge, l'Arcidiocesi di Singapore ha espresso la posizione per la celebrazione del rito del matrimonio religioso. La nota dell'Arcidiocesi, pervenuta a Fides, rimarca "l'importanza dell'interazione fisica delle persone che celebrano il sacramento del matrimonio e di altri sacramenti". Citando Papa Francesco, nella sua omelia del 17 aprile 2020, si ricorda che "la Chiesa, i Sacramenti, il Popolo di Dio sono concreti". Ma, pur apprezzando gli sforzi delle autorità per rendere il matrimonio accessibile alle coppie in questo momento difficile, la Chiesa cattolica di Singapore non celebrerà nè registrerà i matrimoni tramite collegamento video, afferma la nota.
"Il nostro obiettivo è aiutare le nostre coppie a celebrare di persona questo sacramento, osservando tutte le direttive sanitarie e le misure di allontanamento sociale attuate dalle nostre autorità sanitarie", si afferma. La presenza degli sposi, del sacerdote, dei testimoni, dev'essere reale. La rete Internet può, invece, diventare un mezzo utile per raggiungere famiglie allargate e amici che desiderano unirsi alla celebrazione in tempo reale, afferma la circolare. In tal modo, nota la Chiesa, si possono rispettare sia le esigenze e il significato profondo del matrimonio canonico nel rito religioso cattolico, consentendo alle famiglie e agli amici di assistere a questa felice occasione, osservando requisiti di sicurezza e salute.
La popolazione di Singapore è di 5,7 milioni, di cui circa 383.000 sono cattolici (9% della popolazione).
(SD-PA) (Agenzia Fides 11/5/2020)
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AMERICA/EL SALVADOR - I Vescovi: "Evitare il licenziamento dei lavoratori, è il momento in cui dobbiamo aiutarci l'un l'altro come fratelli"
 
San Salvador (Agenzia Fides) - La Conferenza episcopale salvadoregna, attraverso una dichiarazione intitolata "Un paese secondo il cuore di Dio" chiede ai datori di lavoro di evitare il licenziamento dei lavoratori o la sospensione dei loro contratti, approfittando del fatto che non possono recarsi al posto di lavoro perché sono in quarantena. "Agire in questo modo non è umano, e tanto meno cristiano, oggi è il momento in cui dobbiamo aiutarci l'un l'altro come i fratelli che siamo" si legge nella dichiarazione dei Vescovi inviata a Fides.
Esortano poi lo Stato, nei suoi tre organi, esecutivo, legislativo e giudiziario, a lavorare insieme, facendo il massimo sforzo per portare avanti il popolo, in questo momento critico della nostra storia a causa degli effetti del coronavirus. In questo senso, i Vescovi ricordano l'importanza di proteggere tutti i salvadoregni, in particolare i più poveri e i più vulnerabili, salvaguardando tutti i loro diritti individuali.
"Come Pastori di un popolo sofferente ed eroico, esortiamo sia i nostri leader, a tutti i livelli, sia i responsabili delle micro, piccole, medie e grandi aziende, a cercare soprattutto il bene delle persone. E, come abbiamo detto tante volte, una condizione fondamentale è che si cerchi il bene comune della società, in un clima di rispetto, dialogo sereno e un vero senso patriottico".
I Vescovi concludono il loro messaggio insistendo sul fatto che se la minaccia di questa pandemia è grave, forse c'è un pericolo ancora maggiore che si nasconde in noi: "il virus dell'indifferenza" di fronte al dolore dei fratelli e delle sorelle più deboli. A questo proposito, ricordano quanto afferma Papa Francesco: "Non lasciare nessuno indietro".
(CE) (Agenzia Fides 11/05/2020)
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OCEANIA/AUSTRALIA - Le Pontificie Opere Missionarie: campagna #WeAreStillHere per sostenere il Fondo POM per il Covid-19
 
Sydney (Agenzia Fides) – “La Chiesa è chiamata ad ascoltare l’appello di Papa Francesco per rispondere e usare le proprie risorse e le proprie reti, riflettendo sulle conseguenze economiche e sociali della pandemia. La Chiesa può offrirsi come un sicuro punto di riferimento al mondo, che è smarrito di fronte ad un evento inaspettato. Come Catholic Mission abbiamo lanciato la campagna #WeAreStillHere per sostenere il Fondo POM Covid-19”. Lo afferma P.Brian Lucas, Direttore nazionale di "Catholic Mission", ovvero l'ufficio australiano delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Australia, in una intervista all’Agenzia Fides, riflettendo sulle ripercussioni della pandemia sulla vita della Chiesa nel Nuovissimo continente e sulla risposta che è stata lanciata attraverso il Fondo di Emergenza Covid.19 delle POM, voluto dal Papa.

In che modo la pandemia interpella missione della Chiesa nel vostro Paese?

La Chiesa è stata chiamata attraverso le necessità della pandemia a rifocalizzare le sue priorità, a collaborare in modo più ampio con altre Chiese e organizzazioni secolari, per esprimere amore e preoccupazione per l'intera famiglia umana nel contesto locale e globale. L'effetto diretto sui paesi più ricchi colpiti dalla pandemia ha portato alla luce le sfide significative affrontate da coloro che si trovano in contesti missionari. Ciò ha offerto un'opportunità di dialogo e collaborazione più ampi che mai.
In Australia ciò ha messo in luce l'urgente necessità che la Chiesa risponda ai più vulnerabili della comunità facendo pressione su governi e autorità locali, per far si che sia ascoltata la voce dei più deboli. I cattolici australiani hanno fatto spontaneamente offerte per sostenere le missioni estere colpite da Covid-19.

Come sta funzionando il Fondo speciale di emergenza POM per le vittime di coronavirus nel suo paese? Che tipo di iniziative sono state avviate con quel Fondo?

Le POM dell’Australia sono particolarmente impegnate nel facilitare risposte innovative a livello locale e globale, per essere veramente missionarie nella nostra risposta alla pandemia senza precedenti, attraverso una serie di iniziative a largo raggio come queste:
- coinvolgimento del popolo australiano nell’evoluzione internazionale del Covid-19 vissuta dalla Chiesa missionaria globale, attraverso la nostra campagna #WeAreStillHere per sostenere il Fondo POM Covid-19.
- coinvolgimento dei genitori della scuola cattolica australiana, che sono a casa con i loro figli, in un viaggio missionario con particolare attenzione al Covid-19, in vista del Mese Missionario Mondiale, attraverso un innovativo impegno online per costruire comunità missionarie di preghiera, advocacy e raccolta fondi.
- raggiungere i nostri partner missionari in tutto il mondo per identificare i bisogni reali e aiutare le Chiese locali nello sviluppo di risposte efficaci e adeguate.
- condivisione delle risorse intellettuali tra le principali agenzie e congregazioni religiose locali e internazionali, come Caritas Internationalis, Gesuiti, Verbiti, Maristi, per consentire alle informazioni di fluire tra le agenzie per avere il massimo impatto su tutte le reti.
- Catholic Mission ha inviato 25.000 USD di offerte spontanee dei fedeli al fondo di emergenza.
- Catholic Mission ha rinnovato il suo appello ai donatori invitandoli a riflettere sulle esigenze dei territori di missione.

Ci sono esperienze che esprimono in questo momento il rapporto tra carità ed evangelizzazione?

Il ruolo dell'evangelizzazione in questo momento è quello di ascoltare l’appello del Papa "per esprimere la preoccupazione e l'amore della Chiesa per l'intera famiglia umana di fronte alla pandemia di Covid-19". La risposta dell'Australia è stata raccontare la storia dei missionari nel mondo attraverso la campagna #WeAreStillHere, come quella di Suor Stan, in Ghana, che ha condiviso le sue lotte per cibo e risorse per sostenere la Casa di Nazareth per i bambini di Dio.
Il popolo australiano ha risposto con fede e generosità, offrendo un sostegno finanziario congruo per lo speciale Fondo Covid-19. I sostenitori regolari del lavoro delle POM Australia sono stati contattati personalmente e la loro risposta orante ha dimostrato un grande zelo missionario che ha fornito incoraggiamento e solidarietà alle comunità più povere e più colpite in questi tempi incerti.
(SL-PA) (Agenzia Fides 11/5/2020)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

The Chosen ...é sufficiente per me...posso fare molto con questo ..

Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occ...