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giovedì 4 giugno 2020

Agenzia Fides 4 giugno 2020

 
  VATICANO - Il Segretario generale POPF: “Ogni emergenza nelle terre di missione è sempre una preoccupazione per le Pontificie Opere Missionarie”
 
  AFRICA - Covid-19, appello dei Vescovi africani: “Le grandi società che sfruttano le risorse africane ci aiutino in questo momento tragico”
 
  AFRICA/COSTA D’AVORIO - Nasce il movimento "Maschere bianche" per sostenere Vescovi emeriti, sacerdoti in pensione, pastori e imam anziani, in tempo di pandemia
 
  ASIA/TURCHIA - “Io amo la Turchia”. Dieci anni fa l’omicidio del Vescovo Luigi Padovese, “uomo di comunione”
 
  ASIA/FILIPPINE - Campagna della società civile e dei leder cattolici: "No" alla nuova Legge anti-terrorismo  
 
  AMERICA/STATI UNITI - Caso Floyd, il Cardinale Tobin: "Il peccato del razzismo può prosperare senza controllo"
 
  AMERICA/STATI UNITI - “Come Don Bosco non rimase a guardare, così anche noi non possiamo più voltarci”: i Salesiani di fronte alla violenza
 
  AMERICA/PERU' - Anno missionario della famiglia: in mezzo la pandemia, "riscoprire la bellezza della vita familiare"
 
  OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - Il Centro diocesano di Bougainville trasformato in struttura di accoglienza per la quarantena
 
  AFRICA/GUINEA BISSAU - Nomina del Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie, suor Ines Paulo Albinom, ASC
 
  ASIA/LIBANO - Conferma del Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie, d. Rouphael Zgheib

venerdì 29 maggio 2020

Agenzia fides 29 maggio 2020

AFRICA/KENYA - “Il Vangelo è attualizzato attraverso la carità” dice il Direttore Nazionale delle POM nel Kenya a rischio fame per il blocco da COVID-19
 


Nairobi (Agenzia Fides) – “La pandemia da COVID 19 ha influenzato negativamente la vita sociale, economica e religiosa, a causa della chiusura dei movimenti in entrata e in uscita da Nairobi, Mombasa, e dalla contee di Kwale e Kilifi, e del coprifuoco dall'alba al tramonto che è stato imposto il 27 marzo come misure di contenimento per frenare la diffusione del Coronavirus in Kenya” dice all’Agenzia Fides p. Bonaventure Luchidio, Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Kenya.
“Questa situazione ha messo la maggioranza dei keniani che vive nei settori informali a rischio fame e malnutrizione. Questo perché il 48% della popolazione keniana vive di guadagni giornalieri nel settore informale. Quelli che hanno un impiego fisso hanno dovuto sopportare la riduzione dei salari fino al 50%, mentre ad altri è stato concesso un congedo non retribuito indeterminato. Queste circostanze hanno come conseguenza due problemi principali: la fame e lo stress nelle famiglie.” afferma p. Luchidio.
“Anche la Chiesa- dice il Direttore Nazionale delle POM- risente della situazione perché dipende interamente dalle offerte della domenica per realizzare le proprie attività e mantenere i sacerdoti. Coloro che vivono nelle aree rurali sopportano il peso maggiore perché, a parte la mancanza dei beni di base, la comunità in quelle aree guarda ai sacerdoti e ai religiosi per il sostegno spirituale e il sostentamento materiale. I sacerdoti devono interagire in modo creativo con i parrocchiani condividendo il poco che ricevono dalle persone di buona volontà”.
Il Fondo speciale di emergenza delle POM è quindi un’iniziativa più che benvenuta in Kenya. P. Luchidio dice che “il Fondo in primo luogo serve a sostenere le diocesi e i sacerdoti e i religiosi che sono rinchiusi in case e che stanno sperimentando la fame, dando loro l'opportunità di contattare i fedeli in difficoltà nelle loro parrocchie in cerca di cibo”.
“In secondo luogo, il Fondo aiuta le diocesi a pagare il personale che è stato mandato a casa in congedo non retribuito perché le diocesi non possono sostenere con i loro stipendi ogni mese. È diventato difficile per i Vescovi gestire i loro segretariati a causa di fondi insufficienti per pagare il personale” dice p. Luchidio.
“In terzo luogo, i fondi aiuteranno a rendere le chiese conformi ai protocolli governativi in modo che, quando verrà annunciata la loro riapertura saranno in grado di tenere le celebrazioni secondo le linee guida del Ministero di Salute”.
P Luchidio dice che “la Conferenza Episcopale ha lanciato un programma di raccolta chiamato “adotta un programma familiare” in cui una famiglia mantiene un'altra famiglia che ha bisogno di cibo. A seguito dell'appello dei Vescovi, le persone di buona volontà si sono organizzate. Siamo toccati dalle diverse forme di coesione sociale e solidarietà; le persone hanno aperto le loro case per accogliere i vicini bisognosi che non sono stati in grado di pagare l'affitto, altri hanno raccolto razioni alimentari per famiglie affamate. Alcuni hanno persino fatto di tutto per sostenere i sacerdoti in aree remote in modo che questi possano raggiungere le famiglie bisognose”. “Questi atti di carità e solidarietà hanno toccato il cuore di così tante persone e fatto capire loro che il Vangelo è attualizzato attraverso la carità” sottolinea p. Luchidio.
“Questa esperienza ci ha insegnato che in effetti è possibile nutrire 5000 persone con 5 pagnotte di pane e due pesci” conclude il Direttore Nazionale delle POM in Kenya. (L.M.) (Agenzia Fides 29/5/2020)
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AFRICA/MOZAMBICO - “Cabo Delgado è diventato il palcoscenico di una guerra misteriosa e incomprensibile” denunciano i Vescovi
 


Maputo (Agenzia Fides) - “Siamo profondamente preoccupati per il peggioramento della situazione a Cabo Delgado che è diventato il palcoscenico di una guerra misteriosa e incomprensibile” affermano in un comunicato giunto all’Agenzia Fides, i Vescovi della Provincia Ecclesiastica di Nampula, nel nord del Mozambico, regione sconvolta dalle violenze di gruppi jihadisti (vedi Fides 31/3/2020 e 16/4/2020).
“La guerra iniziata dall'ottobre 2017, si sta diffondendo in tutta la Provincia e con essa molte altre forme di violenza e violazione dei diritti umani, deteriorando le condizioni di vita già precarie e causando grandi sofferenze alle popolazioni” denunciano i Vescovi.
“Le drammatiche conseguenze di questa crisi sono evidenti: incendi di villaggi, distruzione di infrastrutture economiche e sociali, popolazioni spaventate e affamate, famiglie in fuga, confuse e disorientate senza sapere dove cercare riparo e protezione” afferma la dichiarazione. “E come se ciò non bastasse, la stessa provincia di Cabo Delgado, già così duramente colpita, è purtroppo diventata, in Mozambico, l'epicentro dello scoppio della pandemia globale causato dal Covid-19”.
“Come pastori, vogliamo esprimere la nostra vicinanza e solidarietà con tutti i nostri fratelli e concittadini a Cabo Delgado e, allo stesso tempo, incoraggiarli a non perdere mai il coraggio e la speranza in tempi migliori. Gesù Cristo risorto e vincitore delle forze del peccato e della morte, ci assicura che l'odio, la distruzione e la morte non hanno l'ultima parola, ma la vittoria della vita, della giustizia e dell'amore” dicono i Vescovi che esprimono apprezzamento e riconoscimento “a tutti coloro che, dentro o fuori, prendono e moltiplicano le iniziative per mitigare la sofferenza delle persone.
I Vescovi raccomandano infine i fedeli della provincia di Cabo Delgado a non allentare le precauzioni necessarie per prevenire l'ulteriore diffusione del Coronavirus. “Per amore della vita, nostra e altrui, tutti dobbiamo osservare rigorosamente le misure di contenimento indicate dalle autorità sanitarie e dal nostro governo”. (L.M.) (Agenzia Fides 29/5/2020)
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AFRICA/ERITREA - I Lazzaristi accanto ai piccoli di ogni religione, sulle orme di san Giustino
 
Hebo (Agenzia Fides) - Sono vicini ai bambini da 73 anni. Li nutrono, li vestono, li aiutano a crescere e poi li inseriscono nella comunità di origine. Dal 1947, in Eritrea, i padri vincenziani (missionari Lazzaristi), insieme alla suore Figlie della Carità, non hanno mai smesso di stare vicino ai più piccoli, in particolare quelli più poveri e dimenticati. Senza chiedere nulla in cambio, anzi, rispettando le loro culture e le loro tradizioni.
Il progetto, che fin dall’inizio si chiama «Salvavita», affonda le radici nella storia. I padri Lzzaristi arrivano in quella che allora si chiama Abissinia nel 1839 sulle orme della predicazione di San Giustino de Jacobis. Creano strutture, aiutano la povera gente. Finché alla guida della congregazione non viene nominato un religioso francese. Le autorità coloniali italiane temono che i religiosi possano lavorare a favore della Francia, allora potenza nemica. I lazzaristi vengono così costretti a lasciare l’Eritrea, ma il loro ricordo non svanisce. E non si allenta neppure il legame tra la congregazione e il piccolo Paese. Negli anni Trenta, quando scoppia la guerra contro l’Etiopia, numerosi lazzaristi sono chiamati a servire come cappellani nell’esercito italiano. Si stringe nuovamente un rapporto con l’Eritrea.
Alla fine della Seconda guerra mondiale, una parte di essi decide di non tornare in Italia. «La situazione nel Paese è delicata - spiega a Fides Joseph Zeracristos, Lazzarista eritreo - la gente è poverissima. Molte mamme muoiono durante il parto e i bambini rimangono soli. Nel 1947 decidono, insieme alle suore Figlie della carità, di prendersi cura di questi piccoli. I primi quattro neonati vengono ospitati al primo piano della loro comunità».
Parte così il progetto «Salvavita» che, da allora, non si è mai fermato. «L’Eritrea è una nazione piccola e orgogliosa, ma anche molto povera – continua padre Zeracristos -. Nel tempo, purtroppo, la situazione sanitaria non è migliorata. Fatta eccezione per un breve periodo negli anni Novanta, dopo la fine della guerra civile, nel quale il governo ha creato molte strutture sanitarie, la condizione delle mamme è sempre stata molto precaria».
I religiosi e le religiose hanno così continuato a ospitare nella loro struttura di Hebo (la città nella quale sorge il santuario intitolato a San Giustino de Jacobis) ospitano ogni anno tra i 38 e i 45 bambini. Inizialmente li accudivano fino al 18° anno di vita, poi la decisione di curarli fino ai 6 anni e reintrodurli nelle loro comunità. «Arrivano bambini di famiglie ortodosse, musulmane, cattoliche – continua il padre Lazzarista -, noi li ospitiamo tutti, ma abbiamo sempre rispettato la loro cultura e la la loro fede. Se sono musulmani non li battezziamo, se sono ortodossi rispettiamo e accompagniamo la loro confessione di fede. Una volta reinseriti nelle loro comunità ci penseranno i parenti a formarli alla loro fede. Noi, una volta in famiglia, li seguiamo e li aiutiamo comunque».
Ogni anno, nel corso della festa di San Giustino de Jacobis (30 luglio), molti padri e figli tornano a Hebo sobbarcandosi anche viaggi lunghi per ringraziare i padri Lazzaristi per il sostegno dato loro. Ma qual è il segreto di questo progetto così longevo? «Ci sono tanti elementi - conclude padre Zeracristos -. Intanto direi che non è il progetto di un singolo missionario, ma della nostra intera comunità Lazzarista eritrea. Dal 1947 è la comunità a farsene carico e a portarlo avanti. In secondo luogo, direi che è importante la generosità di molti italiani che, attraverso il sostegno a distanza, ci aiutano ad accudire i piccoli. Noi non abbandoneremo mai i piccoli. Staremo loro vicino aiutandoli a crescere e a diventare buoni cittadini».
(EC) (Agenzia Fides 29/5/2020)
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ASIA/INDIA - Preghiera, empatia solidarietà della Chiesa verso le vittime del ciclone Amphan
 
New Delhi (Agenzia Fides) - Preghiera, empatia, vicinanza e solidarietà concreta: così la Chiesa cattolica in India mostra la sua vicinanza alle popolazioni vittime del ciclone Amphan che negli ultimi giorni ha colpito parti degli stati indiani di Odisha e Bengala Occidentale, e del Bangladesh.
"Nelle nostre preghiere, ricordiamo tutte le persone colpite da questo ciclone, dal Covid- 19 e tutti quei migranti che stanno ancora tornando a casa", ha dichiarato in una nota, pervenuta a Fides, il Cardinale Oswald Gracias, Arcivescovo di Bombay e presidente della Conferenza episcopale dell'India (Cbci). Esprimendo vicinanza e solidarietà, il messaggio invita le autorità civili, le organizzazioni umanitarie le comunità religiose a portare sollievo a tutte le persone colpite dal ciclone.
L'Arcivescovo Thomas D'Souza, alal guida della comunità cattolica di Calcutta, ha lanciato un appello tutte le parrocchie e le istituzioni ecclesiali a mobilitarsi per aiutare le persone colpite con materiale di soccorso (cibo e alloggio), in collaborazione di Caritas India e Seva Kendra, l'ente benefico dell'arcidiocesi.
Le strade sono state allagate a Calcutta, la capitale del Bengala occidentale, dove vivono 15 milioni di persone, mentre le linee elettriche sono state abbattute e gli alberi caduti hanno bloccato le strade. Circa 200 soldati dell'esercito indiano si sono uniti a oltre 4.000 agenti di soccorso e volontari locali che lavorano per le strade con la polizia dopo che la tempesta ha devastato la città.
L'intervento tempestivo da parte del governo del Bengala occidentale a l'evacuazione di milioni di persone dalle zone colpite ha evitato la strage ma almeno 112 persone nell'India orientale e in Bangladesh sono morte durante la tempesta, la più forte che ha colpito la regione dal 1999.
Oltre il 60% della popolazione è stata interessata dalle conseguenze del ciclone nel Bengala Occidentale con interi villaggi devastati. Le strade e l'elettricità rimangono tagliate in gran parte del Bengala Occidentale e oltre 5000 alberi sono caduti a causa di venti e forti piogge.
Una team delle Nazioni Unite in India ha definito il ciclone Amphan ancora più distruttivo del ciclone Aila, che nel 2009 ha causato danni diffusi nella stessa regione dell'India orientale e del Bangladesh meridionale.
(SD-PA) (Agenzia Fides 29/5/2020)

 
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ASIA/UZBEKISTAN - La pandemia rallenta la registrazione di una nuova parrocchia, ma la vita della Chiesa continua grazie alla tecnologia
 
Tashkent (Agenzia Fides) - “Il lockdown ha avuto l’effetto di bloccare la procedura di costruzione e registrazione di una nuova parrocchia nella città di Angren. All'inizio dell’anno avevamo iniziato a raccogliere i documenti necessari per l’apertura ufficiale di un nuova chiesa e di una nuova unità pastorale, ma tutto si è fermato a causa della pandemia, perché gli uffici amministrativi sono chiusi. Ci rimetteremo a lavoro non appena sarà possibile. In Uzbekistan, la quarantena durerà almeno fino al 1° giugno. I luoghi di culto sono chiusi e per ora non si hanno notizie sulla riapertura, perché, nonostante il numero di contagi da coronavirus non sia altissimo, ogni giorno continua a registrarsi qualche nuovo caso. Certamente tutto ciò comporta delle difficoltà, ma cerchiamo di avere pazienza. In questo tempo intensifichiamo la preghiera affinché Dio possa aiutarci a fermare l’epidemia in tutto il mondo”. Lo riferisce all’Agenzia Fides l’Amministratore Apostolico dell’Uzbekistan, il francescano p. Jerzy Maculewicz.
Il distanziamento sociale non ha frenato, comunque, il fervente dialogo interreligioso che caratterizza il paese dell’Asia centrale: “Tramite la chat di Telegram che tiene in contatto noi leader religiosi, lo scorso 14 maggio ho chiesto a tutti di unirsi alla giornata di preghiera interreligiosa promossa dall’Alto Comitato per la Fratellanza Umana. Noi cattolici abbiamo organizzato l’esposizione del Santissimo, a cui molti hanno preso parte da casa grazie a internet”. All’inizio della pandemia, infatti, p. Maculewicz ha chiesto ai sacerdoti più giovani di cercare dei mezzi tecnologici per rimanere in contatto con i fedeli durante il tempo di isolamento: “Abbiamo acquistato una videocamera per poter garantire una buona qualità delle riprese. Trasmettiamo messe, momenti di preghiera e incontri biblici su piattaforme online. Le celebrazioni si tengono a porte chiuse a Tashkent, ma siamo felici di sapere che, grazie alla tecnologia, vi partecipano anche i fedeli delle altre città”.
Il missionario racconta che nel paese dell’Asia centrale il numero di contagi si aggira intorno al numero complessivo di 3mila unità, mentre la riapertura sta seguendo passi graduali: da alcuni giorni, alcune fabbriche e imprese di costruzione hanno ripreso le attività, mentre scuole, università, trasporti pubblici, bar e ristoranti restano ancora chiusi. Il diritto all’istruzione viene garantito a distanza, grazie alla rete Internet. Coloro che non sono dotati di computer, usano lo smartphone o possono seguire le lezioni trasmesse da un’emittente televisiva nazionale.
Attualmente la piccola comunità cattolica uzbeka, composta da circa 3.000 battezzati ha, nel complesso, in tutto il paese, 5 parrocchie: ai circa 700 fedeli di Tashkent, se ne aggiungono altri presenti tra Samarcanda, Bukhara, Urgench e Fergana. Ad Angren, dove si vuole costruire la nuova chiesa, vi sono 25 fedeli.
Su 30 milioni di abitanti, la popolazione uzbeka è al 90% musulmana. Circa il 3,5% è di fede cristiana ortodossa russa, mentre un altro 3% comprende piccole comunità cristiane di altre confessioni, inclusi i cattolici.
(LF) (Agenzia Fides 29/5/2020)
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AMERICA/CILE - I candidati al diaconato permanente in formazione attraverso la connessione virtuale
 
La Serena (Agenzia Fides) - Nel bel mezzo delle difficoltà che affronta la nazione, tra tensioni sociali e pandemia, la scuola di diaconi di San Lorenzo de La Serena, entità responsabile della formazione dei candidati per il diaconato permanente non ha interrotto la su attività e ha continuato il loro percorso di formazione online.
Le riunioni si svolgono regolarmente dal lunedì al giovedì, utilizzando una piattaforma virtuale.
Padre José Luis Flores, direttore della Scuola Diaconale arcidiocesana, parlando a Fides, ha fatto riferimento alla sfida di iniziare le attività nel mezzo di una pandemia: "All'inizio - racconta - abbiamo ascoltato le notizie sull'invito a lavorare dalle nostre case, tramite telelavoro, e anche a insegnanti e studenti per tenere lezioni online. Questa situazione sanitaria non solo ha reso difficile la relazione personale, ma anche la vita di fede, attraverso la partecipazione e l'accesso all'Eucaristia domenicale. La sfera digitale ci offerto nuove possibilità. Il virtuale non toglie lo reale, lo completa. Alla fine dell'anno scorso è stato difficile tenere lezioni o incontri nel bel mezzo della crisi sociale".
Nella Chiesa si sono affrontate le sfide poste dal Covid-19: "Pertanto - prosegue p. Flores - abbiamo deciso di iniziare a lavorare online. La grande preoccupazione era come farlo, se non usiamo mai quei mezzi. Eravamo scettici e dubbiosi di questo strumento di apprendimento a distanza. Tuttavia, col tempo, abbiamo scoperto che non è un problema acquisire conoscenze attraverso l'ambiente online . Ci siamo resi conto che questa opzione di utilizzo della tecnologia è possibile, che non ci sono barriere all'apprendimento, alla comunicazione e che tutto viene realizzato con un po' di adattamento, impegno, costanza e coerenza".
Il sacerdote ha aggiunto che “stare insieme è il sogno di Gesù di costruire un mondo in cui tutto può essere migliore. È importante essere presenti per ascoltarci, pregare, condividere i nostri bisogni e seminare speranza", ha concluso".
In Cile, varie difficoltà sono sorte dallo scorso ottobre. Manifestazioni e protesti sociali, movimenti di studenti e operai. Negli ultimi mesi l'incertezza causata dall'epidemia sociale e le conseguenze della pandemia di Coronavirus ha cambiato il normale funzionamento di molte attività di diverso tipo, nella soceità, nel mondo del lavoro, nella Chiesa.
(CE) (Agenzia Fides 29/05/2020)
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AMERICA/GUATEMALA - La tecnologia, "buon alleato" per portare la Parola di Dio nelle case
 
Città di Guatemala (Agenzia Fides) - La tecnologia è diventata "un buon alleato" perfetto per le Chiese guatemalteche, nel raggiungere migliaia di fedeli a cui è proibito incontrarsi per le liturgia, causa il blocco imposto aella assemblee per fermare la diffusione del Covid-19. Sia la Chiesa cattolica che la Chiesa evangelica in Guatemala invitano i fedeli a "non perdere la fiducia in Dio e a non disperarsi" nel bel mezzo della pandemia. "Questa passerà presto, a Dio piacendo ma, come popolo santo di Dio, manteniamo la speranza, proteggiamo la vita", dice in un messaggio ai fedeli padre Donaldo Rodríguez parroco della parrocchia di San Pedro nella capitale di Guatemala.
La tecnologia, spiega a Fides il parrco, è diventata uno strumento utile per portare la Parola di Dio nelle case dei guatemaltechi, ma è anche una sfida: “Questa realtà e la nuova modalità ha rappresentato per noi una vera sfida,. Non sapevamo usare i media come Internet, Facebook, questi media attuali ", racconta. E ora, rileva, "anche il lavoro del prete è aumentato: a volte devo predicare otto volte, la domenica".
"Il fatto che la comunità non venga fisicamente in chiesa - spiega - e il fatto che non possiamo recarci noi nelle comunità, non significa che il bisogno di Dio sia stato sospeso: al contrario, oggi rimane forte nel cuore dei fedeli, soprattutto in questo tempo di difficoltà. La Parola di Dio ha la forza di portare, allora, consolazione e speranza tra la gente", afferma padre Rodríguez. E i fedeli, rileva, cercano la vicinanza e l'annuncio della Parola di Dio attraverso Internet, che si rivela un mezzo utile in questa precaria situazione di impedimento di ogni relazione umana.
Guatemala, El Salvador, Honduras e Costa Rica tengono tuttora chiusi i loro templi religiosi. In Nicaragua rimangono aperte solo le chiese evangeliche. (CE) (Agenzia Fides 29/05/2020)
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OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - I giovani: confidare in Dio per superare ogni difficoltà
 
Port Moresby (Agenzia Fides) - Positività, fiducia, condivisione, speranza sono alcuni punti cardine sui quali un gli studenti della "Don Bosco Technical School" (DBTS), a Gabutu, si sono confrontati sulle onde radio del programma “Chat Room”, della stazione radiofonica cattolica Tribe 92 FM, dedicata e incentrata sui giovani in Papua Nuova Guinea. In tempo di Covid-19, tra tanta disperazione e negatività i giovani papuani hanno esortato i coetanei a mantenere uno stato d’animo fiducioso nonostante le difficoltà, a confidare in Dio per superare ogni ostacolo.
Focus dell’incontro sono stati l'importanza della positività in tutte le sue forme nei giovani e la solidarietà. Tra gli intervenuti c’è stato chi ha definito una mentalità positiva come " trampolino di lancio verso il successo nella vita per grazia di Dio".
Nella nota pervenuta all’Agenzia Fides i ragazzi definiscono il processo di crescita "una fonte di confusione e distrazione": “Dobbiamo quindi rimanere sempre positivi ed impegnarci ad essere la migliore versione di noi stessi per ispirare gli altri verso obiettivi sempre più alti, nella consapevolezza della vocazione e della missione che Dio ci ha dato”, ha detto. “Per sviluppare una struttura mentale positiva in un giovane - ha detto un altro studente - la strada inizia da noi stessi e da cosa ci viene insegnato nelle nostre case. Se siamo costantemente incoraggiati, verrà fuori una mente positiva che si rifletterà nella nostra persona”.
“In passato non ero fiducioso come lo sono oggi – aggiunge un altro studente intervenuto alla trasmissione. Stavo seguendo un percorso negativo fino a quando non mi sono iscritto alla DBTS, dove mi sono stati ricordati i miei valori personali.”
“Alla DBTS abbiamo anche i Family Days ai quali mio padre è sempre stato presente per darmi il suo sostegno. Mi ha incoraggiato a partecipare alle attività della scuola e sapere che è lì per me è una grande motivazione”.
A concludere il dibattito uno studente ha messo in luce le tre caratteristiche essenziali necessarie per far prevalere una mente positiva. “La presenza di Dio nella nostra vita ha la precedenza in tutto ciò che facciamo; in secondo luogo dobbiamo poterci affidare a persone con le quali relazionarci, e infine bisogna lasciarsi guidare da una forte pratica di autodisciplina”, ha detto. Facebook e i social media hanno l'effetto di isolanre le persone, c’è bisogno di "disconnettersi e riconnettersi alle persone che ci circondano", hanno detto i giovani.
“Continuate ad essere l'ispirazione per molti giovani”, ha detto p. Ambrose Pereira sdb, Segretario per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, ringraziando i ragazzi per aver condiviso il loro ottimismo, la loro genuinità e le loro convinzioni.
(AP) (29/5/2020 Agenzia Fides)

giovedì 28 maggio 2020

Agenzia fides 28 maggio 2020

VATICANO - L'Arcivescovo Dal Toso: "Per il Papa è prezioso il contributo delle POM alla missione universale della Chiesa"
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – “Il cuore delle Pontificie Opere Missionarie batte dove batte il cuore della Chiesa”: con questa espressione l'Arcivescovo Giampietro Dal Toso, Presidente delle Pontificie Opere Missionarie (POM) e Segretario aggiunto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, commenta in un’intervista all’Agenzia Fides il Messaggio che Papa Francesco ha voluto donare alle Pontificie Opere Missionarie (vedi Fides 22/5/2020). Il messaggio è stato accolto dalle POM “con stupore e gratitudine”, come un appello che “vuole aiutare le Opere a rinnovarsi, riscoprendo la linfa originale”. "Il Papa invita le POM a vivere l’originarietà del loro carisma, per una Chiesa realmente missionaria", osserva mons. Dal Toso. Ecco il testo completo dell’intervista rilasciata a Fides:

Come le POM hanno accolto il messaggio del Papa?

Con stupore e gratitudine. Sono rimasto contento quando ho appreso dell’intenzione del Papa di inviare un messaggio alle Pontificie Opere Missionarie. Del resto, come Egli stesso ha scritto, il suo desiderio era di visitarci nel corso della nostra Assemblea generale, che si doveva tenere in questi giorni, ma purtroppo è stata sospesa a motivo della pandemia in corso. Leggo tutto questo in primo luogo come segno di attenzione speciale a questa Istituzione che ha quasi 200 anni di storia e che tanto bene ha fatto alla Chiesa: senza le POM la missione evangelizzatrice della Chiesa, soprattutto negli ultimi cento anni, non avrebbe portato i frutti che ora vediamo. Per me dunque il Messaggio del Papa è motivo di gratitudine e, nello stesso tempo, di riflessione per le sfide che abbiamo davanti e che il Papa ha opportunamente indicato. Non dimentichiamo che le POM sono una rete universale, con ca. 120 direzioni nazionali e incaricati in ogni diocesi.

Il Messaggio tocca l'identità e la natura delle Opere: come può aiutare a rinnovarne la missione?

Papa Francesco dice spesso che senza radici non ci sono frutti. Lo scopo del Messaggio è esattamente quello di aiutare le Opere a rinnovarsi, riscoprendo la linfa originale. Nei suoi discorsi alle POM nel 2017 e nel 2018 il Papa ha parlato della necessità di questo rinnovamento. Perché? Perché il mondo e la Chiesa di oggi non sono più quelli di 50 anni fa e dunque questo ci pone anche di fronte alla domanda: come parlare al cristiano di oggi e come declinare la missione nel mondo di oggi? Sappiamo tutti che il paradigma missionario non è più necessariamente quello da nord a sud, ma piuttosto quello di una Chiesa comunione che si sostiene mutuamente nella missione, condividendo quanto si ha. Il problema non è – e il Papa lo dice proprio in riferimento al carisma – quello di cambiare identità, ma piuttosto di rispondere, con il carisma, alle necessità della Chiesa e del mondo di oggi. Ho più volte detto nei miei incontri che, se Papa Francesco chiede una Chiesa missionaria, allora anche noi dobbiamo chiederci come il nostro carisma, che è un carisma missionario, può aiutare la Chiesa nella conversione missionaria.

Quali sono, a suo parere, i punti qualificanti del testo?

Credo sia centrale la fede: mi rincuora molto e mi incoraggia il fatto che il Papa abbia collocato il carisma nel contesto della missione, e la missione nel suo riferimento a Cristo, e dunque alla fede. La missione esiste perché ne va della fede come adesione personale a Cristo, sia del missionario che della persona che riceve l’annuncio della fede. In questo senso l’istituzione ha il suo senso nel favorire questo movimento fondamentale da Cristo all’uomo e viceversa. Il Papa parte da questa considerazione e perciò ritengo questo il fulcro del Messaggio. Poi certamente ci sono molti altri aspetti di ispirazione per noi: l'azione dello Spirito Santo, la riscoperta del carisma originario con l’accento sulla preghiera e sulla carità; il sostegno alla Chiesa locale; la caratteristica di questo carisma di essere vissuto dal semplice fedele e dunque la partecipazione del battezzato alla missione della Chiesa; il legame specifico con il ministero petrino, di cui siamo strumento.

In che modo pensa si possano evitare le “insidie” citate?

Le insidie ci saranno sempre e il Papa ci incoraggia ad affrontarle, come ogni buon padre con un figlio. Purtroppo devo anche riconoscere che troppo spesso delle POM viene considerato solo l’aspetto finanziario. Ma il Papa ricorda che il carisma e l’istituzione si appartengono mutuamente, e c’è sempre bisogno di riprendere la freschezza del carisma perché l’istituzione mantenga la sua funzione fondamentale di tutelarlo e di rendere permanente la sua fecondità missionaria. Il rinnovamento in atto, per il quale Papa Francesco ci dà preziosi consigli, esprime esattamente il nostro desiderio di non perdere l’originarietà del carisma stesso e di viverlo oggi. Per essere più concreti, da un anno le POM stanno attraversando una riflessione ai diversi livelli, internazionale, nazionale e diocesano, proprio per capire dove situare il rinnovamento e come applicarlo. Credo che la strada indicata da Papa Francesco, e cioè da una parte l’attenzione alle insidie, e dall’altra i consigli per il cammino, siano i binari sui quali il rinnovamento potrà procedere sicuro.

Quale strada percorreranno in futuro le POM?

Da sempre scopo delle POM è aiutare tutti a vivere una fede missionaria e universale. Nel 2022 compiremo 200 anni di vita e proprio in questi giorni ci ha raggiunto la bella notizia che è stato riconosciuto il miracolo della fondatrice della prima Opera, Pauline Jaricot, che ha dato una struttura fondante a tutta la nostra attività. Quindi c’è già una strada tracciata. Pensiamo solo a cosa significa la celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale, che, fin dal 1926, vuole coinvolgere tutte le parrocchie del mondo nella animazione missionaria. Penso ai tanti malati che offrono le loro sofferenze per la missione in quei Paesi dove le POM lavorano con i malati. Pensiamo all’aiuto finanziario che continuiamo ad offrire, grazie alla condivisione di molti, e per il quale porto qualche esempio, riferendomi al 2019: per ognuno dei quasi 25.000 seminaristi maggiori dei paesi di missione (Asia, Africa, Oceania e, in parte, America Latina) diamo un contributo di 450 dollari Usa, che in alcuni Paesi copre quasi la totalità del costo annuale della formazione; ogni circoscrizione ecclesiastica dei Paesi di missione riceve un contributo per le spese ordinarie per un importo totale di più di 27 milioni di dollari Usa; abbiamo finanziato progetti di educazione scolastica per circa 7 milioni di dollari Usa. Oppure penso al fatto che ogni anno contribuiamo con più di 11 milioni di dollari alla formazione e al sostentamento dei catechisti laici, che nei territori di missione sono animatori fondamentali delle comunità cristiane. In questo momento stiamo aiutando molte Diocesi rimaste senza sostegno a motivo del Covid-19. Questo impegno, materiale e spirituale, dovrà continuare, anche perché sono le Chiese locali a chiedercelo, ma in quello spirito che il Papa ha sottolineato: il cuore della missione è risvegliare la fede nella comunione della carità. E vorrei aggiungere che questo non può essere uno sforzo delle sole POM. Questo è un criterio sul quale siamo chiamati a misurare tutta la nostra azione ecclesiale. E il cuore delle POM batte dove batte il cuore della Chiesa.
(Agenzia Fides 28/5/2020)
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VATICANO - Il Segretario generale dell'Opera della Propagazione della Fede: Pauline Jaricot, una laica con il cuore rivolto all'evangelizzazione
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – “Il Santo Padre ha autorizzato la Congregazione per le cause dei Santi a promulgare il Decreto con il quale la Chiesa riconosce il miracolo attribuito all'intercessione della nostra amata e venerabile Fondatrice, Pauline Marie Jaricot. Questa notizia ha riempito il mio cuore e il cuore di tutti i membri della Pontificia Opera Missionaria della Propagazione della Fede e, in effetti, l'intera famiglia delle Pontificie Opere Missionarie con grande gioia e ringraziamento. Pauline non è stata solo ispirata a creare una rete mondiale di preghiera e carità a sostegno della Chiesa nelle terre di missione, ma ha dedicato tutta la sua vita e il suo patrimonio familiare a questo beato impegno. Era una donna di profonda fede e virtù cristiana, con un particolare amore per l'adorazione eucaristica e la preghiera del Rosario": con queste parole padre Tadeusz J. Nowak, OMI, Segretario generale della Pontificia Opera Missionaria della Propagazione della Fede commenta a Fides la promulgazione del Decreto che riconosce il miracolo attribuito all’intercessione della Venerabile Serva di Dio Paoline Marie Jaricot (vedi Fides 27/5/2020).
Il Segretario generale prosegue: "Durante la sua vita, ha sopportato molte sofferenze, sia fisiche che spirituali. Tuttavia, nonostante tutte le sue prove, è rimasta ferma nella sua dedizione e perseveranza per il lavoro che ora è una rete mondiale a sostegno della sollecitudine del Santo Padre per le missioni e le giovani Chiese nei territori di missione. È rimasta una laica dedita al servizio di Cristo e della Sua Chiesa, profondamente impegnata nell'evangelizzazione del mondo. Ora intercederà per l'intera Chiesa, ma avrà sicuramente un posto speciale nel suo cuore per tutti i membri della rete mondiale di preghiera e carità che ha fondato: mentre il mondo si trova nella crisi provocata dalla pandemia, c'è grande speranza e gioia nella certezza della comunione dei Santi. La nostra amata fondatrice, Pauline, che presto sarà proclamata beata, continua a guidare la meravigliosa opera delle Pontificia Opera Missionaria per la diffusione della Buona Novella nel mondo".
Pauline Maria Jaricot, Fondatrice del “Consiglio della Propagazione della Fede” e del “Rosario Vivente”, nacque il 22 luglio 1799 a Lione (Francia) e vi morì il 9 gennaio 1862, nella miseria e nell'indifferenza generale. Benedetto XV elevò l'Opera da lei fondata a “Pontificia” e trasferì la sua sede da Lione a Roma. Papa Giovanni XXIII l'ha dichiarata venerabile il 25 gennaio 1963. Il 26 maggio 2020 Papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del Decreto riguardante il miracolo attribuito alla sua intercessione. (SL) (Agenzia Fides 28/5/2020)
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AFRICA/UGANDA - “Diversi Vescovi hanno chiesto di potere accedere al Fondo di emergenza POM; le necessità sono tante”
 
Kampala (Agenzia Fides) – “L'Uganda è ancora sotto blocco imposto dal 21 marzo. C'è stato un certo allentamento di alcune misure ma mantenendo le distanze sociali e indossando la mascherina in strada e in qualsiasi tipo di incontri” dice p. Pontian Kaweesa, Direttore delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Uganda che all’Agenzia Fides descrive la situazione della Chiesa e del Paese bloccato per la pandemia da COVID-19.
“A causa del divieto dei servizi religiosi nei luoghi di culto, le persone continuano a pregare privatamente nelle loro case. Si è dato quindi nuovo slancio alla Chiesa domestica. Ho ricevuto molte testimonianze di persone e famiglie che leggono insieme la Bibbia e recitano preghiere nelle loro case; il Rosario, le Litanie di Nostra Signora e la coroncina della Divina Misericordia”. Moltissime persone e famiglie inoltre guardano la Messa ogni giorno soprattutto in TV e quelle trasmesse in streaming sui loro smartphone e alla radio”. Diverse famiglie inoltre seguono la Messa quotidiana del Santo Padre da Roma con le sue omelie così edificanti e molte persone hanno pregato con lui e per le persone per le quali ha sempre chiesto di pregare: infermieri, medici; i migranti, i rifugiati, i malati e quelli che sono morti a volte in solitudine” sottolinea p. Kaweesa.
P. Kaweesa sottolinea l’importanza del fondo d’emergenza delle POM mondiali per le attività caritative della Chiesa in Uganda. “Vi sono situazioni di emergenza che hanno richiesto l'attenzione della Chiesa in molte diocesi dell'Uganda. Per citarne solo alcuni, abbiamo case per portatori di handicap o invalidi come la casa di Nalukolongo (Papa Francesco ha visitato questa casa durante la sua visita apostolica in Uganda nel 2015); a Kisenyi e Busega” dice. “Due congregazioni, quella dei “Missionaries of the Poor” composta da laici fratelli e sacerdoti e l'altra delle “Missionaries of the Poor Nuns", composta da religiose, hanno case e istituzioni che si prendono cura dei malati, degli affamati e dei portatori di handicap intorno alla città di Kampala. Offrono pasti quotidiani a una gran numero di persone che altrimenti non avrebbero da mangiare e imboccano coloro che hanno problemi fisici così gravi da non essere autosufficienti”. P. Kaweesa cita uno di loro, p. Borals, “Abbiamo alcuni adulti e bambini mentalmente turbati con HIV / AIDS che sono più difficili da gestire, ecco perché i loro genitori li abbandonano”. Il monastero ospita oltre 282 adulti e bambini senzatetto e un dispensario medico che serve lo slum di Mengo-Kisenyi. Fornisce anche borse di studio ad oltre 400 bambini e giovani nelle scuole primarie e secondarie. P. Kaweesa ricorda inoltre che “nella diocesi di Kasese nel sud-ovest dell'Uganda, le piogge torrenziali hanno provocato inondazioni e frane che hanno devastato l'ospedale di Kilembe e provocato lo sfollamento di diverse persone. Le strutture diocesane sono state convertite in un ospedale e migliaia di persone vengono curate in due vicine scuole primarie”. “Alcuni Vescovi che devono affrontare emergenze di questo tipo nelle loro diocesi, hanno richiesto il Fondo speciale di emergenza POM per le vittime del Coronavirus” dice p. Kaweesa. “Ho inoltrato la loro richiesta alla Nunziatura in Uganda e sto aspettando di ricevere risposta da Roma. Confido che le loro domande riceveranno una risposta adeguata. Ho inviato una lettera a tutti i Vescovi in Uganda e li ho informati del Fondo di emergenza POM COVID-19 a Roma a cui anche loro possono contribuire”. “Le persone al momento fanno fatica a offrire un contributo” ammette il Direttore Nazionale delle POM tuttavia “a livello nazionale molte società, banche e istituzioni finanziarie, individui, diocesi e la Conferenza episcopale dell'Uganda (UEC) hanno offerto denaro, generi alimentari e veicoli alla Task Force nazionale per aiutare i bisognosi. Possiamo solo sperare e pregare che questo spirito di preghiera e carità continui anche dopo la fine della pandemia. La missione e l'evangelizzazione ne usciranno così rafforzate” auspica p. Kaweesa. (L.M.) (Agenzia Fides 28/5/2020)
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AFRICA/KENYA - Con l'aumento dei contagi per Covid 19, si aggrava la situazione dei bambini più vulnerabili
 
Nairobi (Agenzia Fides) – L’emergenza sanitaria causata dal Covid 19 aggrava la situazione dei bambini più vulnerabili. In prima linea per rispondere alle esigenze dei piccoli assistiti negli istituti di cura cattolici vi è l’Association of Sisterhoods Kenya (AOSK). Come Fides ha appreso dal programma Catholic Care for Children Kenya" (CCC-Kenya), sono emerse varie difficoltà come l’interruzione delle donazioni a favore delle case che si occupano di bambini, con la conseguente carenza di approvvigionamento di prodotti alimentari, dispositivi sanitari di protezione, acqua corrente e tutte le misure principali atte a contenere la diffusione del virus.
In un rapporto redatto dal suor Delvin Mukhwana, coordinatrice del programma CCC-Kenya, e inviato a Fides, emergono le diverse sfide affrontate dalle istituzioni cattoliche: la maggior parte delle case e le piccole istituzioni cristiane dipende da benefattori che attualmente non sono in grado di garantire le offerte necessarie.
L’AOSK, da parte sua, ha risposto a questa crisi inviando fondi ai vari istituti di assistenza all'infanzia (CCI) per sostenerli nell'acquisto di beni di prima necessità. In totale, hanno beneficiato di questo fondo 127 CCI che ospitano oltre 10.000 bambini e oltre 5000 beneficiari indiretti.
Suor Mildred Nekesa, amministratrice della Madre Ippolita Children's Home Ndithini, diocesi di Machakos, si è detta grata dell’enorme contributo dell’AOSK e ha sottolineato che, durante il momento più difficile della pandemia di Covid-19, l’Associazione ha sostenuto la loro CCI con fondi per acquistare cibo, sapone, disinfettanti, maschere per il viso e per fare fronte ad altre importanti esigenze dei bambini.
Secondo le informazioni del Ministero della Salute keniota, il 27 maggio il paese ha registrato 123 contagi, il più alto numero di casi di Coronavirus in un solo giorno e tre decessi in un colpo solo.
Attualmente il numero totale di contagiati all’interno del paese è 1471. Il Ministro Mutahi Kagwe ha specificato che dei 123 casi, 85 arrivano dalla Capitale, compreso lo slum di Mathare con 33 contagi e quello di Kibera con 14, più altri casi distribuiti in altre zone povere della città, ma anche in quartieri commerciali e popolosi. A Mombasa, e particolarmente nella Città Vecchia, altri 24 casi, mentre dopo più di due mesi viene segnalato un caso nella Contea di Kilifi. Il positivo più giovane ha un anno, quello più vecchio ne ha 76.
(AP) (Agenzia Fides 28/5/2020)
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AFRICA/NIGER - Divelta la croce, simbolo della parrocchia di p. Maccalli
 

Niamey (Agenzia Fides) – E' stata divelta la croce simbolo della parrocchia di p. Pierluigi Maccalli, il missionario della Società delle Missioni Africane rapito nel settembre 2018. “Secondo le testimonianze raccolte, la croce di ferro era stata fissata nel 1995, anno della creazione della parrocchia. Si tratta della stessa dove è stato rapito P. Pierluigi Maccalli il mese di settembre del 2018. Portare via lui è stato anche divellere la croce dal territorio di Bomoanga, sperduto nella savana di confine, a metà del nulla” dice all’Agenzia Fides p. Mauro Armanino, confratello di p. Macalli.
“Sulla collina andavano in pellegrinaggio soprattutto per domandare la pioggia nei duri tempi della siccità di stagione. Pioveva a dirotto ogni volta, prima ancora che la preghiera finisse. Anche i musulmani del paesino invitavano i cristiani, vista l’efficacia ‘empirica’ della preghiera, ad andare sulla collina della croce a un paio di miglia dal villaggio. La croce, alta e in ferro, si vedeva dal villaggio, fino a due settimane fa” racconta p. Armanino.
“Venerdì 15 maggio uomini ignoti sono saliti attrezzati sulla collina e hanno divelto la croce, solidamente avvitata al cemento tramite bulloni a prova di ruggine. Hanno strappato la croce dal suo posto e l’hanno poi deposta su una pietra non lontano” afferma il missionario. “Si presume siano stati coloro che la stampa e la gente chiama i ‘jihadisti’, armati e a volte incappucciati che traversano e terrorizzano i cristiani e la gente dei villaggi della regione”. “All’inizio del mese - continua il missionario - loro o altri affiliati, hanno reso visita al capo villaggio ricordando i comandamenti guida della loro strategia: evitare di denunciarli alle forze governative, non tagliare alberi, evitare l’alcol e soprattutto rifiutare tutto ciò che non sia l’Islam”. “Questi sono i precetti che li accompagnano e che, grazie alle armi e all’abbandono delle Forze di Difesa e di Sicurezza, mantengono in uno stato costante di paura i contadini del posto e in particolare i cristiani. Questi ultimi, ormai da tempo, non si riuniscono più nella chiesa che Pierluigi aveva concepito e poi realizzato per loro e con loro. La paura li spinge a pregare nelle case e le porte della chiesa sono chiuse. La croce strappata è allora il simbolo di quanto si cerca di strappare ad ogni costo dal cuore della gente: la fede vissuta nel Vangelo che libera. I contadini sono pazienti e sanno bene che la croce è scritta sulla terra e nessuno potrà più portarla via” conclude p. Armanino. (L.M.) (Agenzia Fides 28/5/2020)
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ASIA/BANGLADESH - Rilascio di detenuti per contenere il coronavirus: secondo la Chiesa è "un passo giusto"
 
Dhaka (Agenza Fides) - Dacca (Agenzia Fides) - “Accogliamo con favore la decisione del governo di rilasciare tremila detenuti. È un'iniziativa tempestiva. Molte persone, in carcere per reati minori o lievi, possono essere rilasciati in questa situazione di pandemia". Cosi afferma all'Agenzia Fides, Mons. Bejoy N. D’Cruze, Vescovo di Sylhet e presidente della Commissione episcopale per l'unità dei cristiani e il dialogo interreligioso, accogliendo con favore il passo annunciato dal governo bangladese di rilascire i detenuti con pena minore di un anno di reclusione, come misura per evitare il sovraffollamento e contenre il contagio da coronavirus. Dopo alcuni casi di positività per Covid-19 registrati in carcere, le autorità hanno disposto il rilascio graduale di oltre tremila detenuti, iniziando a liberare oltre 385 prigionieri.
“Ho visitato le carceri nei mesi scorsi. Gesù ci ha insegnato l'amore e la cura di quelli che sono in prigione. E' nostra missione prenderci cura di chi è dentro la prigione", nota il vescovo. La Commissione episcopale per "Giustizia e pace" ha una specifica pastorale dei detenuti . P. Liton Hubert Gomes, sacerdote di Santa Croce, incaricato di quel ministero pastorale , racconta ad Agenza Fides che il Bangladesh ha circa 90.000 detenuti mentre la capacità massima degli istituti di pena è 40.000. Circa anche 180 sono cristiani, 40 dei quali stranieri. “È importante provvedere alla sicurezza, in tempo di pandemia: il rilascio di prigionieri è una decisione giusta ", afferma a Fides.
La pastorale nelle carceri prevede visite periodiche, con incontri e doni per i prigionieri e speciali liturgie come la messa nelle festività di Natale e Pasqua Padre Liton osserva a Fides : “In Bangladesh ci sono migliaia di prigionieri condannati per piccoli reati, molti sono innocenti o molti sono prigionieri di coscienza, come politici, giornalisti e attivisti per i diritti umani. Sarebbe bello e auspichiamo che venissero rilasciati 30mila detenuti".
(FC-PA) (Agenzia Fides, 28/05/2020) 
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ASIA/LAOS - Zero decessi da Covid-19, ma un impatto negativo su economia e turismo
 
Vientiane (Agenzia Fides) - Nel piccolo e isolato Laos, un paese con sette milioni di abitanti nel cuore settentrionale del Sudest asiatico e con un governo di tipo socialista, con un partito unico al potere, i numeri del coronavirus sono così bassi da destare stupore: al 27 maggio i casi positivi al Covid-19 risultavano solo 19 con zero decessi. Intanto due dei cinque pazienti affetti da Covid-19 all'ospedale Mittaphab di Vientiane sono risultati negativi al test e, se negativi per la seconda volta, potranno tornare a casa. Il “primato” del Laos, condiviso in Asia solo con Timor Est, Turkmenistan, Cambogia e Vietnam si osserva nonostante la vicinanza geografica con la Cina e l'enorme via vai di manodopera cinese in Laos: migliaia di operai cinesi sono impegnati a costruire la ferrovia veloce che deve collegare il Sud della Repubblica popolare a Singapore. Il tragitto, che oggi richiede giorni, entro qualche anno si potrà compiere in alcune ore.
Sebbene il Laos abbia reagito con prontezza ed efficacia isolando il virus prima che potesse colpire il fragile sistema sanitario nazionale, i suoi effetti si faranno comunque sentire in campo socio-economico: secondo il rapporto semestrale della Banca mondiale si prevede infatti che nel 2020 la crescita economica diminuirà almeno dell’1% o dell'1,8% nello scenario peggiore, e la pandemia aumenterà il disavanzo fiscale, con un aumento del debito. Lo shock avrà anche conseguenze anche sul mercato del lavoro e sulla povertà visto il forte calo nel settore del turismo che rappresenta l'11% dell'occupazione totale e il 22% nelle aree urbane.
Il Laos ha raggiunto una serie di obiettivi ambiziosi nello sviluppo grazie al piano di riforme di liberalizzazione del mercato (il “Chintanakhan Mai”) introdotto nel 1986. I livelli di povertà si sono dimezzati dal 46,0% del1993 al 23,3% del 2013 e la crescita del Pil è stata in media del 7,8% nell'ultimo decennio, con netti miglioramenti nel campo dell’istruzione e della salute. Nel 2018 i risultati di questa crescita, trainata principalmente dalle risorse naturali, dai settori energetici e dal turimo, hanno consentito al Laos di passare da Paese a basso reddito a medio-basso. Nel 2024 la nazione potrà essere formalmente rimossa dall'elenco dei Paesi “meno sviluppati”. Resta però un Paese con profonde difficoltà in zone geografiche isolate e in aree che sono ancora nella morsa di povertà, disoccupazione ed esclusione sociale. I segmenti socialmente più vulnerabili, come anziani, donne e bambini, pagano l’appartenenza a famiglie povere delle aree rurali remote il che è particolarmente vero per le famiglie di origine vietnamita o gli appartenenti a tribù montane, differenze etniche che hanno creato problemi con la maggioranza di etnia Lao.
(MG-PA) (Agenzia Fides 28/5/2020)

lunedì 18 maggio 2020

Agenzia Fides 18 maggio 2020

VATICANO - L’ansia missionaria di San Giovanni Paolo II, “Pastore vicino al popolo”
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Mentre nel mondo si celebrava la Giornata Missionaria Mondiale, domenica 22 ottobre 1978, il nuovo Papa, Giovanni Paolo II, iniziava in Piazza San Pietro il suo ministero di Pastore universale con una vigorosa esortazione che sarebbe stata l’emblema del suo pontificato: “Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!”. L’Arcivescovo di Cracovia, il Card. Karol Wojtyla (1920-2005), era stato eletto il 16 ottobre successore di Pietro.
La circostanza dell’inizio del ministero petrino venne evidenziata dallo stesso Pontefice nel suo primo Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale, il 14 giugno 1979, in cui ricordava la “felice coincidenza”: “Non potei omettere, tra le intenzioni primarie che fervevano nel mio animo in quella solenne circostanza, il riferimento al problema sempre attuale ed urgente della dilatazione del Regno di Dio tra i popoli non cristiani”.
Beatificato da Benedetto XVI il 1° maggio 2011 e canonizzato da Papa Francesco il 27 aprile 2014, San Giovanni Paolo II è stato definito “il Papa itinerante, il Papa missionario, il Papa evangelizzatore”. Papa Francesco, celebrando questa mattina la santa Messa nella Basilica Vaticana sull’altare che custodisce le sue spoglie mortali, nel centenario della nascita di Karol Wojtyla, ha sottolineato la sua ansia missionaria, definendolo “uomo di vicinanza”. “Non era un uomo distaccato dal popolo – ha detto Papa Francesco -, anzi andava a trovare il popolo e girò il mondo intero, trovando il suo popolo, cercando il suo popolo, facendosi vicino. E la vicinanza è uno dei tratti di Dio con il suo popolo… Una vicinanza di Dio con il popolo che poi si fa stretta in Gesù, si fa forte in Gesù. Un pastore è vicino al popolo, al contrario non è pastore, è un gerarca, è un amministratore, forse buono ma non è pastore. Vicinanza al popolo. E san Giovanni Paolo II ci ha dato l’esempio di questa vicinanza: vicino ai grandi e ai piccoli, ai vicini e ai lontani, sempre vicino, si faceva vicino”.
I suoi intensi 26 anni di pontificato, a cavallo tra il ventesimo e il ventunesimo secolo, sono stati interamente caratterizzati da una forte connotazione missionaria espressa in mille modi, a cominciare dai messaggi per l’annuale Giornata Missionaria, che hanno avuto come filo conduttore l’invito alla corresponsabilità di tutte le componenti della Chiesa all’opera di evangelizzazione del mondo, sottolineando il ruolo centrale svolto dalle Pontificie Opere Missionarie per l’animazione e la cooperazione missionaria.
Il suo ricco Magistero ha segnato inequivocabilmente la storia della missione, aprendo nuovi sentieri, indicando nuovi traguardi. La sua eredità principale resta l’Enciclica “Redemptoris Missio” (1990), sulla perenne validità del mandato missionario, definita la magna charta della missione del terzo millennio. Nel 1995 Giovanni Paolo II dedicò un ciclo di 9 catechesi durante l’udienza generale del mercoledì, agli elementi fondamentali ed essenziali della missione della Chiesa, ai capisaldi su cui essa si fonda, nonché alle nuove sfide della missione ed alle questioni legate al crescente impegno per l’ecumenismo. Tutti i suoi documenti, dalle esortazioni apostoliche agli incontri con i Vescovi per le visita ad limina, alle omelie, sono intessuti dall’invito a proclamare il Signore risorto, a non tirarsi indietro dall’annuncio, a non lasciarsi vincere dallo scoraggiamento e dal pessimismo. Per la prima volta nella storia della Chiesa ha convocato Assemblee speciali del Sinodo dei Vescovi dedicate ad analizzare e studiare la situazione dell’evangelizzazione nei diversi continenti, facendo convenire a Roma gli Episcopati di Africa, Asia, America, Oceania, Europa.
Spiccano in questo ministero i suoi 104 viaggi internazionali, ad imitazione dell’Apostolo Paolo, con cui ha raggiunto le comunità missionarie sparse nel mondo, anche quelle più distanti geograficamente e numericamente esigue, avendo sempre cura di incontrare non solo sovrani e capi di stato, ma soprattutto i poveri, i malati, gli anziani, i carcerati, gli handicappati e quanti sono generalmente messi ai margini della società, come “un pastore vicino al popolo, vicino ai grandi e ai piccoli” ha ricordato Papa Francesco. (SL) (Agenzia Fides 18/5/2020)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - L'impegno delle POM ai tempi di Covid-19: i mezzi di comunicazione sociale, una risorsa missionaria
 
Abidjan (Agenzia Fides) – - “Il periodo che stiamo attraversando è un periodo difficile in tutti gli aspetti della vita umana e la Chiesa non sfugge alle conseguenze; ma la missione continua a essere svolta” afferma p. Jean Noel Gossou, Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) della Costa d'Avorio, in un colloquio con l’Agenzia Fides sulle conseguenze della pandemia da Covid-19 sulle attività della missione nel Paese.
P. Gossou ricorda che “la missione è il comandamento di Cristo, il volere di Cristo è che andiamo da tutte le nazioni e facciamo discepoli, è un andare verso gli altri, ma oggi con questa pandemia, questo andare diventa difficile e quindi sono stati trovati altri mezzi per svolgere la missione affidata alle POM”.
Secondo il Direttore nazionale delle POM, “la missione viene svolta oggi grazie all'intelligenza degli uomini attraverso i mezzi di comunicazione: radio, tv, reti sociali o messaggi (i versetti biblici vengono inviati ai cristiani per incoraggiarli, mantenere accesa la fiamma del risveglio missionario)”.
P. Gossou afferma che il Covid-19 non dovrebbe fermare la missione: "anche se limitati negli spostamenti, possiamo continuare la missione dando testimonianza dell'amore di Cristo ovunque ci troviamo".
Secondo lui, "quando testimoniamo, siamo testimoni dell'amore, della solidarietà, della carità, nell'ambiente di vita, e quindi è la missione che continua", e questo fatto è una realtà in questo periodo di crisi sanitaria in cui i gesti di solidarietà si moltiplicano da un ambito all'altro.
P. Jean Noel Gossou aggiunge che “nonostante la pandemia di Coronavirus, la missione viene svolta anche con la preghiera, che è una parte essenziale delle Pontificie Opere Missionarie e della Chiesa Universale”. (S.S.) (L.M.) (Agenzia Fides 18/5/2020)
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AFRICA/MALAWI - “No alla violenza politica”: i leader religiosi condannano il massacro di Lilongwe
 
Lilongwe (Agenzia Fides) – "Ogni vita umana è sacra" ha dichiarato in una nota la Commissione per gli affari pubblici (PAC), un organismo che riunisce tutte le comunità religiose del Malawi, dopo l’attacco condotto con bottiglie incendiarie contro una famiglia a Lilongwe che ha causato la morte di almeno 4 persone, bruciate vive.
La famiglia viveva nei locali usati dal partito United Transformation Movement (UTM), obiettivo dell’attacco. L’UTM è il partito del vicepresidente Saulos Chilima, che ha rotto l’alleanza con il Presidente Peter Mutharika.
"L'incidente è da condannare nei termini più severi, in quanto viola i diritti umani e mira a intimidire il confronto democratico delle idee e a mettere a tacere le voci alternative", afferma la dichiarazione del PAC firmata dal Presidente Mons. Patrick Thawale, Vicario generale di Lilongwe e dal Segretario per le comunicazioni, il Vescovo Dr. Gilford Emmanuel Matonga dell'Associazione evangelica.
I membri del PAC hanno avvertito che "gli atti di violenza barbarici, codardi e incivili manifestano un senso di disperazione mentre il Malawi si appresta alle nuove elezioni presidenziali".
Per questo motivo, i leader religiosi chiedono un’indagine seria: "Il PAC desidera aggiungere la sua voce alle richieste di indagini rapide e imparziali sugli atti di violenza politica senza compiacenze nei confronti di chiunque" si legge nel comunicato dell’organismo costituito nel 1992 durante la transizione politica del Paese dal sistema a partito unico al multipartitismo.
“Il PAC chiede un dialogo aperto e inclusivo nella gestione delle controversie politiche - un meccanismo che ha il pieno sostegno di tutti i malawiani amanti della pace. Chiediamo inoltre a tutti i cittadini di rispettare la legge e di evitare qualsiasi forma di violenza politica”.
La violenza politica è in aumento in vista del voto del 19 maggio, convocato dopo che la Corte costituzionale ha annullato quelle tenute lo scorso maggio. (L.M.) (Agenzia Fides 18/5/2020)
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ASIA/BANGLADESH - Il Covid-19 tra i rifugiati Rohingya: "Urgono misure di prevenzione e sensibilizzazione"
 
Cox's Bazar (Agenzia Fides) - "E' un lavoro difficile, ma ora la priorità è fermare l'infezione. In questi insediamenti, dove è quasi impossibile mantenere la distanza fisica, i rifugiati Rohingya sono ad alto rischio per la veloce diffusione del contagio da Covid-19. Urge mettere in campo tutte le misure necessarie": lo dice all'Agenzia Fides il cattolico bangladese George Mithu Gomes, che lavora a Cox's Bazar come "Program Manager for Disaster Response" della Ong "World Renew" . Nei campi profughi a Cox's Bazar è scattato l'allarme dopo la conferma che due donne e tre uomini di etnia Rohingya sono infetti nel campo di Lambashia, uno dei 34 insediamenti che accolgono i profughi.
Nella località di Cox's Bazar, poco oltre il confine tra Myanmar e Bangladesh, il governo bengalese ospita la più grande comunità di rifugiati del mondo: qui vivono 1,1 milioni di rifugiati di etnia Rohingya e di religione musulmana, fuggiti dal Myanmar. Tra questi, 700.000 sono arrivati ​​nel 2017 mentre un sanguinoso conflitto etnico ha avuto luogo in Myanmar tra l'esercito e i gruppi armati Rohingya.
George Mithu Gomes afferma a Fides: "La preoccupazione è alta. In queste precarie condizioni di vita, non è possibile controllare l'infezione e il contagio potrebbe velocemente diffondersi nei 34 campi profughi dove vivono i Rohingya. Bisogna agire prontamente per fermare l'infezione nei campi profughi. "Bisognerebbe effettuare tamponi e controlli, allestire strutture e luoghi per una quarantena. È inoltre necessario sensibilizzare la popolazione dei Rohingya, che non sono istruiti sulla malattia, bisogna insegnare loro i comportamenti necessari per prevenire e contenere la diffusione del Covid-19" prosegue.
Fides ha raccolto le parole di alcuni rifugiati Rohingya, i quali pensano che, se l'infezione di coronavirus si diffonderà nei campi, non riceveranno trattamenti necessari : "Nei campi non abbiamo ricevuto cure mediche adeguate: se il virus arriva, moriremo senza cure" afferma Mahammod Jubiar, 65enne Rohingya. Un altro rifugiato Rohingya, Iqubal Islam, ritiene urgente la sensibilizzazione tra i rifugiati: "Essendo molti analfabeti, i rifugiati non sanno come si può diffondere il virus, non sanno come possono difendersi, non hanno idea delle misure di prevenzione". Come riferito a Fides, all'opera di prevenzione si stanno dedicando Caritas e altre Ong, che da settimane hanno attivato in campo programmi specifici per informare i rifugiati.
Abu Toha Bhuya, a capo del sevizio sanitario dell'Ufficio governativo per i soccorsi e il rimpatrio dei rifugiati, spiega: "Di notte i Rohingya spesso vanno fuori dai campi. Comprano medicinali e altri beni per le necessità quotidiane. Alcuni, poi, sono anche coinvolti nello spaccio di droga: ecco come il virus può essere arrivato qui". Inoltre nei campi di Rohingya a Cox's bazar, operano 30.000 lavoratori di 140 Organizzazioni Non Governative, che vanno spesso a Dhaka e in altre città. In questo modo potrebbero essere vettori del coronavirus.
In Bangladesh attualmente sono 22.268 le persone infettate da Covid-19. Tra questi 4.373 sono guarite e 328 sono morte.
(FC) (Agenzia Fides, 18/5/2020)
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ASIA/INDIA - La "Settimana Laudato Si'", per un domani migliore
 
Mumbai (Agenzia Fides) - "Come comunità cattolica in India vogliamo riflettere, pregare, confrontarci e agire per un domani più giusto e sostenibile": lo dice all'Agenzia Fides p. Joseph Gonsalves, capo dell'ufficio arcidiocesano per l'ambiente di Bombay, raccontando come la Chiesa indiana celebra il 5° anniversario della enciclica “Laudato Si”, vivendo la speciale "Settimana Laudato Si' " dal 16 al 24 maggio.
L'Ufficio arcidiocesano per l'ambiente ha preparato un breve opuscolo suggerendo varie attività per gruppi e famiglie, anche nel periodo di confinamento, imposto per contenere il coronavirus. Si consigliano comportamenti e iniziative di sensibilizzazione per uno stile di vita sostenibile durante tutto l'anno, per genitori, giovani, studenti. Nel frattempo, p. Ivel Mendanha, Redentorista, ha realizzato una serie di video che riflettono sul documento di Papa Francesco: “Insieme con una riflessione quotidiana su un diverso aspetto della tutela del Creato, forniamo anche attività che si possono praticare ogni giorno, durante la settimana dal 16 al 24. Uniamoci per proteggere la nostra Casa comune " ha detto a Fides p. Ivel. Mentre il mondo è bloccato a causa della pandemia di Covid-19, riponiamo la nostra fiducia in Dio e facciamo la nostra parte per costruire un mondo migliore. Siamo una famiglia unita con Dio, con l'umanità, con il Creato: prendiamoci cura gli uni degli altri, per la generazioni future” aggiunge P. Mendanha, esortando tutti i battezzati indiani a prendere sul serio un cammino di riflessione e di azione, seguendo i criteri indicati nella Laudato si'.
Tra le varie comunità e ordini religiosi impegnati nella sensibilizzazione, i Gesuiti indiani hanno rilanciato l'importanza dell'enciclica Laudato Si' per le scuole, raccomandando tutta una serie di risorse e azioni. Gli studenti sono incoraggiati a unirsi a "Tarumitra" ("Amici degli alberi"), grande organizzazione studentesca in India, che ha come missione "proteggere e promuovere un ambiente sano sulla Terra". Il movimento studentesco è stato concepito e lanciato dai Gesuiti della provincia di Patna nel 1998 e ora è un progetto della Conferenza dei gesuiti dell'Asia meridionale. Il movimento copre una rete di centinaia di scuole superiori e college in tutta l'India: nella Settimana Laudato si' tutti i membri sono invitati a diffondere una sensibilità ecologica e promuovere una spiritualità e una visione del mondo che siano "amiche della terra" e non considerino la "Casa comune" come un ambiente da sfruttare . (SD-PA) (Agenzia Fides 18/5/2020)


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ASIA/VIETNAM - Riprendono le attività pastorali, con attenzione alla solidarietà interreligiosa
 
Hanoi (Agenzia Fides) - Sono riprese in Vietnam, seppure con le dovute cautele, le attività religiose pubbliche bloccate per almeno sei settimane a causa dell’emergenza Covid-19. Il via libera delle autorità è arrivato l’8 maggio quando Vu Chien Thang, a capo del Comitato per gli affari religiosi del governo, ha reso noto che il virus era ormai “sotto controllo” e che tutte le province erano ormai a basso rischio infezione. Il Comitato ha pertanto autorizzato tutte le organizzazioni religiose a riprendere le normali attività, purché siano garantite le misure preventive necessarie, compresa la quarantena per chi viene da fuori. Una notizia accolta con sollievo anche dalla Chiesa cattolica: “Siamo lieti di ringraziare Dio e di credere che le preghiere dei fedeli di tutto il mondo abbiano contribuito a contrastare la pandemia”, è stato il commento a caldo dell'Arcivescovo Joseph Vu Van Thien di Hanoi.
Sebbene non vi siano stati contagi del virus nel paese per più di un mese e il Vietnam non abbia registrato nessun decesso, l’attenzione resta alta. Osservare le precauzioni, però, non significa stare fermi: con questo spirito i Sacerdoti del Sacro Cuore (Dehoniani) a Hue, l’antica capitale, stanno lavorando fianco a fianco di suore buddiste con un obiettivo specifico: le persone con gravi disabilità fisiche, segmento molto vulnerabile della popolazione. Come appreso da Fides, alcuni giorni dopo la riapertura, alcuni sacerdoti e volontari laici guidati da padre Joseph Phan Tan Ho, responsabile della Congregazione del Sacro Cuore a Hue, hanno visitato e offerto doni al Centro buddista per bambini disabili di Hue, dove sono stati ricevuti dalla monaca buddista Thich Nu Thoai Nghiem, vicedirettore della Pagoda di Long Tho: “Il Centro si basa principalmente sulle donazioni e chiediamo sostegno perché abbiamo carenza di cibo a causa dell'epidemia di Coronavirus” ha detto. La giornata ha visto sacerdoti e volontari cucinare, servire pasti e giocare coi bambini.
La situazione per le comunità più vulnerabili della popolazione, infatti, si è aggravata col Covid-19: l’Ufficio Onu per gli affari umanitari di Ginevra ha pubblicato una guida apposita mentre il locale ufficio del Programma Onu per lo sviluppo (Undp) ha appena reso nota una ricerca su virus e disabilità nel Paese (“Rapid Assessment of the Socio-economic impact of COVID-19 on persons with disabilities in Viet Nam”). Secondo i risultati dell’inchiesta, l'82% degli intervistati è preoccupato per gli effetti del virus e il 70% fra loro ha difficoltà non solo ad accedere all’assistenza medica e ai servizi di riabilitazione, ma anche ai controlli e ai medicinali. Il 25% fra loro ha infine difficoltà nel procurarsi mascherine e disinfettanti. (MG-PA) (Agenzia Fides 18/5/2020)
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AMERICA/CUBA - "Dignità e libertà valgono le nostre preghiere con tutte le forze": l'arcidiocesi dell'Avana dinanzi all'emergenza sanitaria
 
L'Avana (Agenzia Fides) - Cuba sta vivendo momenti di sconforto dinanzi all'emergenza sanitaria. La popolazione, sebbene informata della necessità di seguire le misure di mantenere la distanza sociale per evitare i contagi di Covid 19, non ha fermato l'attività commerciale e gli incontri di gruppi in tanti luoghi. "Osservando gli agglomerati reiterati di migliaia di cubani che si affannano per avere 'il nostro pane quotidiano', qualcuno ha detto, solo pochi giorni fa: "Non c'è dubbio, solo Dio protegge questo popolo". Lo ha scritto la rivista Palabra Nueva dell'Arcidiocesi dell'Avana in riferimento alle enormi code che si verificano in tutta Cuba nonostante la pandemia di Covid-19.
Secondo la pubblicazione ufficiale della Chiesa cattolica dell'isola, Papa Francesco e i Vescovi cubani hanno invocato la speranza in mezzo alla pandemia che il mondo sta soffrendo in questi giorni, e l'hanno definita "una dura prova" in una nota pubblicata sul suo account Facebook. "Guardiamo attraverso gli occhi di Gesù, l'autore della speranza. Facciamolo, credenti o no, gente semplice, sovrani. Dignità e libertà valgono le preghiere con tutte le forze" conclude il testo.
Su questa linea di vicinanza da parte della Chiesa, l'Arcivescovo dell'Avana, il Cardinale Juan de la Caridad García Rodríguez, due giorni fa ha inviato un messaggio ai giovani cubani: "Siete la nostra speranza, guardate quante sono le persone anziane, voi siete sempre molti di più. Siate attenti dinanzi a questa situazione nuova" ha ribadito, poi li ha esortati a imitare l'esempio delle persone anziane che sono rimaste fedeli alla Chiesa nel corso degli anni difficili. "Cercate di non deludere Gesù, che è e sarà sempre il nostro punto di riferimento" ha concluso in un video messaggio attraverso il Facebook dell'arcidiocesi.
Dinanzi all'emergenza sanitaria, in seguito alla decisione della Conferenza Episcopale di sospendere tutte le celebrazioni religiose pubbliche, con un gesto inedito senza precedenti, il governo cubano ha autorizzato l'accesso della Chiesa cattolica alla radio e alla televisione ufficiali per trasmettere le liturgie, dal momento che la popolazione è soggetta all'isolamento.
A Cuba sono stati registrati circa due mila casi confermati di Covid 19, con 79 decessi.
(CE) (Agenzia Fides 18/05/2020)
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OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - I cattolici non credono alla magia: l'impegno per sradicare le pratiche violente della superstizione
 
Bereina (Agenzia Fides) – “La polizia ha salvato due donne mentre venivano torturate, accoltellate e bruciate con spranghe di ferro; intorno a loro, una folla di cinquecento persone osservava. Poche settimane fa questa notizie era nella prima pagina del giornale nazionale, in Papua Nuova Guinea. Come può essere che una tortura avvenga sotto gli occhi di così tante persone? Quello che è successo è stato un episodio di violenza, tristemente frequente in questo Paese, correlata ad un’accusa di stregoneria. Ma ancor più triste è dover parlare di omicidi per accuse di stregoneria, quando la violenza sorpassa ogni limite". A parlare all’Agenzia Fides di questa grave emergenza è suor Anna Pigozzo, missionaria della Fraternità Cavanis Gesù Buon Pastore a Bereina.
“Così, mentre il pandemico Coronavirus sta mietendo molte vittime, queste notizie ci ricordano che nel mondo ci sono persone che ancora soffrono e muoiono per terribili ingiustizie" spiega la missionaria.
“Qui in Papua Nuova Guinea, infatti, il credere alla magia e alla superstizione è ancora molto radicato: se per esempio, una persona muore improvvisamente e senza nessuna visibile malattia, la gente tende a pensare che la morte sia stata causata da un maleficio da parte di ‘nemico’. Per questo, cercano di identificare il ‘nemico’ per punirlo e vendicare la morte. È considerata una forma di giustizia e, fino al 2013, anche la legge teneva in considerazione questo tratto culturale, alleggerendo la punizione di una sentenza per omicidio qualora ci fosse stata una presunta accusa di magia contro la vittima. Nel 2013 la legge è stata modificata e nel 2015 il Governo ha approvato il Sorcery National Action Plan, la cui realizzazione è ancora evidentemente lunga e difficoltosa. Infatti, la Papua Nuova Guinea, sia nelle zone rurali che nelle città, ha registrato un aumento di attacchi violenti da parte di gruppi numerosi che, accusando le vittime di stregoneria, vogliono farsi giustizia da soli. Testimoni oculari dell’omicidio di una vittima accusata di stregoneria non denunceranno il crimine, per paura di perdere anche la loro vita o quella dei loro familiari.”
“Tutti parlano dell’importanza dello sviluppo della Papua Nuova Guinea, ma focalizzandosi solo su quello economico. Senza una crescita morale, questo Paese non potrà progredire. Anzi, si smarrirà, per sempre. Oggi è il momento di allontanare questa grande vergogna dalla nostra comunità, dal nostro Paese, dalla nostra fede. Ora” scriveva nel 2012 p. Donald Lippert, O.F.M. Cap, Vescovo di Mendi, una zona dove l’accusa di stregoneria è una problematica grave e che necessita un’azione urgente.
Suor Anna sottolinea il fatto che “violenza e odio non possono certo essere combattute con ulteriore violenza e odio e che, riflettendo su queste problematiche, siamo ancor più convinte di quanto sia importante continuare il lavoro di evangelizzazione ed educazione in questo Paese, dove la fede cristiana è arrivata da soli centotrenta anni.” La missionaria ricorda inoltre: "Già nel 2012 p. Lippert diceva alla gente che non si può essere cattolici e credere nel sanguma (magia), nelle pozioni, nella stregoneria. La mancata denuncia di torture o di omicidi di vittime accusate di stregoneria significa credere nella stregoneria. Tutto ciò è incompatibile con la fede cattolica. E così domandava ai suoi fedeli di pregare, digiunare e rigettare questo peccato.”
“In questa battaglia culturale - conclude - abbiamo come strumenti l’educazione, per sviluppare un pensiero critico e un senso di responsabilità, per imparare a distinguere fatti da opinioni. Abbiamo la preghiera, i sacramenti, la nostra fede cattolica nella quale professiamo di credere in Dio, Padre, Onnipotente, per aiutare ad allontanare violenza, superstizione, odio e qualsiasi altro peccato. Non possiamo essere testimoni silenziosi di violenze, abusi e crimini. Ogni volta e in qualsiasi modo, impegniamoci a condividere la carità e la pace di Cristo.” (AP/AP) (Agenzia Fides 18/5/2020)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

The Chosen ...é sufficiente per me...posso fare molto con questo ..

Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occ...