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mercoledì 14 ottobre 2020

Terra Santa: p. Patton (custode), a professi solenni “viviamo in un tempo che educa all’obbedienza”

“Il tempo che viviamo è un tempo che ci allena a vivere la nostra vocazione imparando a stare nella situazione in cui ci troviamo, anziché cercare di sfuggirvi. È un tempo che ci educa all’obbedienza, perché ci costringe ad accettare le circostanze in cui ci troviamo. È un tempo che ci insegna a vivere con serenità e letizia francescana l’essere senza nulla di proprio, perché ci accorgiamo che nella situazione in cui ci troviamo, non siamo padroni di niente, ma dobbiamo accettare limitazioni, rinunce, e anche di vivere questa giornata in modo diverso da quello che avevamo immaginato”. Lo ha detto il custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, celebrando a Gerusalemme lo scorso 11 ottobre le professioni solenni di 16 frati della Custodia provenienti da nove Paesi diversi: Congo Kinshasa, Congo Brazaville, Italia, Siria, Messico, Brasile, Perù, Colombia e Sud Africa. La celebrazione si è svolta nella chiesa di San Salvatore, a porte chiuse, a causa della pandemia di coronavirus e del lockdown in corso in Israele. Da tutto il mondo parenti e amici dei professi hanno potuto seguire la messa in diretta streaming sulla pagina Facebook della Custodia di Terra Santa e del Christian Media Center. “È un tempo che ci insegna qualcosa anche sulla castità, sul valore che ha il nostro corpo e il poterci offrire interamente al Signore – ha aggiunto il custode –. Pur essendo persone fragili da tutti i punti di vista, compreso quello della salute – la pandemia ce lo ricorda ormai da mesi tutti i giorni –, il Signore accetta il dono della nostra persona, che esprime un amore personale totale: con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutto il corpo e con tutte le forze, quando siamo sani e quando siamo ammalati”. Per padre Patton le professioni sono “un motivo di grande gioia e di speranza, perché vedere che le promesse di Dio si realizzano in modo concreto anche in un tempo difficile come il nostro, da un lato mi fa gioire nel profondo e dall’altro mi rianima e mi fa dire che il Signore ci sta accompagnando e benedicendo, nonostante tutto quello che sta succedendo nel mondo”. “Voi siete l’esempio concreto di ciò su cui ci ha invitato a riflettere Papa Francesco nella sua ultima enciclica, cioè sul fatto che siamo parte di un’umanità in cui siamo tutti fratelli e in cui siamo chiamati a imparare ogni giorno di più cosa vuol dire diventare fratelli, far parte di un’unica famiglia. E se la chiamata è un dono – ha concluso – la risposta è certamente un impegno. Non un impegno gravosamente caricato sulle nostre spalle, ma un impegno che è reso possibile proprio dal fatto che l’iniziativa di chiamarci è stata del Signore”. (D.R.)

venerdì 19 giugno 2020

Agenzia Fides 19 giugno 2020

  EUROPA/ITALIA - Missionari Comboniani: contempliamo il Cuore di Gesù aprendo i nostri cuori al mistero del suo amore
 
  AFRICA/MOZAMBICO - “Si ponga fine alla atrocità e alle violenze a Cabo Delgado”: l’appello dei Vescovi
 
  AFRICA/SUDAFRICA - Covid-19: dopo la morte della quinta religiosa, un convento trasformato in struttura di quarantena
 
  AFRICA/EGITTO - La pandemia non ferma le iniziative per promuovere pellegrinaggi lungo il “Cammino della Sacra Famiglia”
 
  ASIA/PAKISTAN - Obbligatoria l'istruzione coranica nelle università del Punjab: i cristiani disapprovano
 
  ASIA - La violenta contesa tra India e Cina mette a rischio la "pax asiatica"
 
  AMERICA/BRASILE - "Catastrofe umanitaria" in Brasile per la pandemia: denuncia dell'ambasciatore venezuelano all'ONU e del CIMI
 
  AMERICA/VENEZUELA - Più di 80 detenuti ricevono assistenza alimentare grazie alla solidarietà della Chiesa
 
  OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - "Ciascun salesiano deve sentirsi 'uno' con il popolo": 40 anni di presenza dei religiosi
 
  AMERICA/GIAMAICA - Nomina del Vescovo di Mandeville
 
  OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - Dimissioni dell’Arcivescovo di Rabaul e nomina del nuovo Arcivescovo

giovedì 16 gennaio 2020

Agenzia Fides 16 gennaio 2020

AFRICA/SUDAFRICA - Ucciso un missionario belga in un presunto tentativo di rapina
 
Johannesburg (Agenzia Fides) - Gli Oblati di Maria Immacolata in Sudafrica (OMISA) sono devastati dalla morte di P. Jozef (Jef) Hollanders, ucciso in una rapina nella parrocchia della città di Bodibe, vicino a Mahikeng, nella provincia nord-occidentale del Sudafrica, domenica notte 12 gennaio” afferma un comunicato inviato all’Agenzia Fides. “Il suo corpo è stato scoperto lunedì pomeriggio da un parrocchiano. La polizia è impegnata a fondo nell’indagare sul suo omicidio”.
“Siamo profondamente colpiti da quello che è successo. P. Jeff è stato trovato legato mani e piedi e con una corda intorno al collo. Una morte terribile per qualcuno che ha dedicato tutta la sua vita alla sua missione ", afferma p. Daniël Coryn, superiore provinciale dei Missionari Oblati di Maria (OMI), da Blanden in Belgio. Secondo Sua Ecc. Mons. Victor Phalana, Vescovo di Klerksdorp, nella cui giurisdizione si trova Bodibe, il missionario probabilmente è morto a causa di un infarto o di uno strangolamento.
Non si esclude che p. Hollanders sia stato vittima di un tentativo di rapina, ma secondo Mons. Phalana, i rapinatori erano male informati: “Tutti sanno che non aveva soldi. Ha servito una comunità povera. Ha usato ogni centesimo che abbia mai posseduto per il suo popolo. Ha dato via tutto quello che aveva”. Secondo il Vescovo, la comunità ecclesiale è stata colpita duramente. P. Hollanders era "pieno di entusiasmo, vita e dedizione" e parlava fluentemente afrikaans e tswana, una lingua bantu parlata in Sudafrica e Botswana. "Faceva parte della vita delle persone."
P. Hollanders era nato in Belgio il 4 marzo 1937. Ha emesso i primi voti come Oblato l'8 settembre 1958 ed è stato ordinato sacerdote il 26 dicembre 1963. È arrivato in Sudafrica il 31 gennaio 1965.
“Per 55 anni è stato un missionario dedicato e fedele nell'area di lingua Tswana, ora Provincia del Nord Ovest del Sudafrica” sottolinea il comunicato. “Gli piaceva creare nuove comunità cristiane, che sono diventate parrocchie o stazioni parrocchiali in quella che è diventata la diocesi di Klerksdorp”. “Ci è stato ricordato che Gesù è morto per mano di altri e abbiamo immaginato che anche padre Jef avrebbe detto: "Perdonali, perché non sanno quello che fanno" conclude il comunicato dell’OMISA. Il funerale di p. Hollanders, si terrà mercoledì 22 gennaio, alle ore 10, nella Cattedrale di Klerksdorp. (L.M.) (Agenzia Fides 16/1/2020)
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AFRICA/NIGER - P. Luigi Maccalli ancora prigioniero: il filo della speranza non è spezzato
 
Niamey (Agenzia Fides) - “Nel cortile della missione di Bomoanga, sempre tenuta in ordine, ora non c’è più nessuno a ricevere chi desiderava ascolto, conforto e una mano aperta per condividere il dolore” scrive p. Mauro Armanino, della Società per le Missioni Africane, confratello di p. Luigi Maccalli, rapito il 17 settembre 2018 e tuttora nelle mani di ignoti sequestratori. Nonostante le note di scoraggiamento che si vanno diffondendo a causa del prolungato silenzio da quel giorno di sedici mesi fa, quando il missionario venne prelevato dalla sua missione di Bomoanga (vedi Agenzia Fides 18/7/2018), la preghiera e la speranza di tante persone continua incessante.
“Una signora del posto, che si occupa di bambini malnutriti, diceva che la partenza del padre ha rappresentato la morte della comunità. Ha aggiunto che è sorpresa del ‘mancato agire’ di Dio che, secondo lei, si limita a ‘guardare’ ” nota ancora p. Armanino. “Forse non si è accorta che da Niamey, passando per Bomoanga, il villaggio del rapimento di Pierluigi, c’è un filo sottile che non è stato spezzato. Un filo di fuoco e di sabbia chiamato speranza”. Sono tanti infatti i confratelli del missionario rapito e i fedeli in Niger, in Italia e in altre parti del mondo, che continuano a pregare e sperare di poter riabbracciare padre Luigi Maccalli.
(MA/AP) (Agenzia Fides 16/1/2020)
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ASIA/BANGLADESH - Formazione e dialogo interreligioso: le priorità della diocesi di Khulna  
 
Khulna (Agenzia Fides) - La formazione permanente dei fedeli cattolici e il dialogo interreligioso sono le priorità del piano pastorale della diocesi di Khulna per il 2020. "La nostra gente ha bisogno di sviluppo e promozione umana, per un miglioramento sociale ed economico delle condizioni di vita, ma è entusiasta di crescere nella fede", ha detto all'Agenzia Fides il Vescovo James Romen Boiragi, che guida la comunità ecclesiale a Khulna. "In generale - ha notatao il Vescovo - esiste una certa timidezza tra i fedeli nel testimoniare la propria fede o annunciare il Vangelo" ha detto. In tale contesto la diocesi di Khulna ha intrapreso diversi programmi di formazione permanente nelle parrocchie rivolti ai battezzati, "in modo che le persone possano rafforzare la loro fede e affrontare le sfide della vita" afferma Mons. Boiragi.
Un aspetto su cui si focalizza la pastorale, rileva, è anche quello di "impegnarsi nel dialogo e a vivere in armonia con persone di altre fedi, in un paese a maggioranza musulmana" racconta il Vescovo.
"La maggior parte dei servizi offerti da strutture e istituti cattolici, come programmi educativi, sanitari e di sviluppo sociale, sono pensati e rivolti indistintamente a tutti, senza alcuna discriminazione di fede o etnia. Attraverso questo impegno nella società e per il benessere della popolazione, promuoviamo la convivenza pacifica e reciproca con persone di altre religioni”, riferisce.
Va notato, poi, che il Bangladesh è un paese soggetto a calamità naturali come inondazioni, tifoni e cicloni, effetti dei cambiamenti climatici. L'impatto più forte di tali fenomeni si rileva soprattutto sulla vita di fasce della popolazione già indigenti o vulnerabili, che si ritrovano sotto la soglia di sopravvivenza. Le varie diocesi cattoliche bengalesi, inclusa quella di Khulna, organizzano e partecipano, accanto a gruppi governativi e della società civile, a programmi di sensibilizzazione e prevenzione rivolti alla popolazione che vive in aree a rischio.
La diocesi di Khulna è stata creata nel 1952 e oggi ha oltre 35.000 cattolici sparsi in 10 parrocchie, in cui operano 42 sacerdoti e oltre 80 suore, su una popolazione complessiva di circa 15 milioni di abitanti, per lo più musulmani. (SD) (Agenzia Fides 16/1/2020)
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ASIA/TURCHIA - Scarcerato il monaco siro ortodosso accusato di complicità con il PKK
 
Mardin (Agenzia Fides) – E’ fuori dal carcere, ma non potrà allontanarsi dalla sua residenza il monaco siro ortodosso Sefer Bileçen, arrestato lo scorso 9 gennaio dalle forze di sicurezza turche con l’accusa di aver offerto aiuto e copertura a militanti del PKK, il Partito Curdo dei Lavoratori bollato come organizzazione terroristica dal governo di Ankara. La scarcerazione del sacerdote è avvenuta martedì 14 gennaio su istanza dei suoi avvocati, e dopo che il religioso si era impegnato a non lasciare la sua abitazione e a vivere in una condizione di libertà parziale fino a quando le accuse di complicità con i membri del PKK non saranno confermate e smentite.
Padre Sefer Bileçen, sacerdote del Monastero di Mor Yakup a Nusaybin (l’antica Nisibi, attualmente compresa nella Provincia turca di Mardin), dopo il suo arresto era stato condotto davanti a un giudice del tribunale locale con l’accusa di fiancheggiamento nei confronti di “un'organizzazione terroristica"”. Per lui si erano aperte immediatamente le porte del carcere.
Nei giorni successivi all’arresto, i media turchi avevano riferito che le indagini sul monaco erano iniziate nel settembre 2018, quando le telecamere montate su due droni dei servizi di sicurezza turchi avevano filmato due militanti del PKK che entravano nel monastero di Mor Yakup. Da quel momento, il monastero e in particolare il monaco Sefer erano stati posti sotto sorveglianza dai servizi di intelligence. Nel settembre 2019, un miliziano del PKK arrestato dalle forze di sicurezza turche aveva confessato di aver visitato più volte il monastero di Mor Yakup per mangiare, bere e rifocillarsi. Anche altre testimonianze riportate sui media turchi confermano che la presunta “complicità” contestata dalle autorità turche al monaco siro-ortodosso si è limitata alla semplice offerta di cibo e bevande a persone che dicevano di essere affamate e di aver sete. (GV) (Agenzia Fides 16/1/2020)
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AMERICA/REP. DOMINICANA - I Vescovi per le elezioni del 2020: “Come dominicani e come Pastori ci preoccupa tutto ciò che riguarda l'essere umano"
 
Santo Domingo (Agenzia Fides) - La Conferenza Episcopata Dominicana (CED), nella sua Lettera pastorale intitolata "Elezioni 2020: spazio per la partecipazione e l'impegno", che porta la data del 21 gennaio, “nel 60° anniversario della Lettera pastorale del gennaio 1960”, invita i candidati alle elezioni comunali di febbraio e a quelle generali di maggio, a presentare proposte basate sulla soluzione delle esigenze più urgenti del popolo dominicano, “evitando intrighi, calunnie e manipolazioni delle cosiddette campagne sporche, nonché lo spreco di risorse economiche in pubblicità eccessive”.
Nel lungo e dettagliato documento di 24 pagine, giunto all’Agenzia Fides, i Vescovi ricordano che nell’agenda delle azioni concrete dei candidati non devono mancare la lotta alla corruzione amministrativa, pubblica e privata, la difesa della vita della madre e del nascituro, la violenza cittadina e all’interno delle famiglie, i cambiamenti climatici, il rispetto dell'ordine giuridico e costituzionale. Inoltre sono necessarie politiche di gestione dell'immigrazione, investimenti nella sanità, nella giustizia e nella sicurezza sociale, politiche occupazionali, salari equi e riduzione della povertà.
Agli eletti ricordano che quanti assumono incarichi pubblici devono mettersi a servizio con sobrietà, educazione, saggezza, senso del governo, dignità, autenticità, trasparenza, saggezza e giustizia, in modo che non debbano "sentirsi indispensabili o arrivino a credersi dei messia politici”. Il Consiglio elettorale centrale “merita il nostro sostegno e quello di tutti i dominicani, soprattutto al fine di garantire un processo elettorale trasparente”, in quanto “non si può ammettere la pratica corrotta e illegale di acquistare e vendere schede davanti a tutti, senza agire contro questa infrazione elettorale".
A quanti mettono in dubbio il diritto della Chiesa ad esprimere la propria opinione su questioni politiche o sui processi elettorali, i Vescovi rispondono: “come dominicani e Pastori di questo popolo, ci preoccupa tutto ciò che riguarda l'essere umano". Inoltre sottolineano che la Chiesa rispetta la libertà di scelta, che il voto è un diritto e un dovere di coscienza che non deve essere motivato da interessi personali e che un vero esercizio democratico è possibile solo in uno Stato di diritto in cui la legge prevale "al di sopra di interpretazioni congiunturali e accomodanti".
Nella loro lettera, i Vescovi esprimono il desiderio che i leader politici firmino un patto nazionale di impegno sulle priorità per la società dominicana, "stilando un'agenda nazionale e provinciale che superi gli interessi personali e di gruppo a favore del benessere collettivo della nazione". Oltre ad una quota riservata per ricoprire cariche pubbliche, i Vescovi sottolineano la necessita di offrire maggiori opportunità per mostrare il valore incommensurabile della donna e la sua dignità, esprimendo anche la loro preoccupazione per il notevole aumento dei femminicidi.
Quest'anno la Conferenza Episcopale Dominicana commemora il 60° anniversario della Lettera pastorale pubblicata nel gennaio 1960 contro il regime di Rafael Leónidas Trujillo, firmata dai sei Vescovi di quel tempo, che “nell'esercizio della loro missione profetica”, alzarono la voce per reclamare la difesa dei diritti umani, il rispetto e la promozione della vita e della dignità umana. Quel documento “irradiò luce in un momento critico della vita nazionale, caratterizzata dalla sofferenza generalizzata imposta dalla tirannia”. Anche se oggi viviamo in una situazione diversa, evidenziano i Vescovi, “ci sono ancora molti ostacoli da superare per ottenere una migliore qualità della vita per tutti e per una ricomposizione sociale”. (SL) (Agenzia Fides 16/1/2020)
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AMERICA/NICARAGUA - Denunciate nuove intimidazioni contro la Chiesa, l’unità del popolo per costruire un nuovo Nicaragua
 
Managua (Agenzia Fides) – Il Vicario generale dell'Arcidiocesi di Managua, Mons. Carlos Avilés, ha denunciato l'intimidazione contro i fedeli cattolici da parte dello stato: "Membri delle forze dell'ordine prendono nota della targa delle auto dei fedeli solo per il fatto che vanno a messa in una parrocchia, è ridicolo. Ma la Chiesa ha fatto questa esperienza di persecuzione già negli anni 80. Noi, malgrado questo, non ci fermiamo nel nostro lavoro e nella nostra missione, evangelizzare e stare a fianco del popolo. Dall'aprile 2018, quando il popolo è uscito pacificamente a manifestare la protesta contro la riforma del ‘Seguro Social’ ed è stato brutalmente fermato con violenza dalla dittatura, la Chiesa cattolica si è messa ancora una volta dalla parte dei più deboli".
Le dichiazioni di Mons. Aviles sono contenute in un video condiviso con Fides e diffuso sui social media, in cui informa che c'è stata una denuncia ufficiale della Chiesa su questi fatti, pubblicata anche sui media. Il video contiene una intervista al giornale La Prensa del Nicaragua, dove il Vicario generale della diocesi descrive la situazione della Chiesa: "Grazie a Dio, la Chiesa riflette quanto vive la società, quanto vive il popolo. Non abbiamo nessun potere, né militare, né politico, per affrontare e lottare contro una repressione gratuita solo per stare dalla parte del popolo, o solo per denunciare le richieste di giustizia del popolo".
Mons. Avilés conclude chiedendo ai membri della polizia di fermare la persecuzione contro la Chiesa e i suoi fedeli: "Non possiamo vivere in un ambiente di repressione. Bisogna vivere con spirito cristiano, in pace e armonia".
La situazione in Nicaragua è sempre di continua tensione. Sono inutili i tentativi del governo di presentare alla stampa internazionale un paese tranquillo e sereno quando i leader sociali e contadini sono perseguitati, minacciati o addirittura uccisi. Gli imprenditori non sostengono più la politica economica del governo, con conseguenze negative immediate da parte del mercato internazionale; alla stampa nazionale è impedito di informare sui fatti quotidiani; i partiti dell'opposizione si trovano senza strumenti politici dinanzi alle prossime elezioni.
Tuttavia le testimonianze dei giovani in molte città del paese, attraverso i social media, confermano che un Nicaragua Libero e Unito non solo è possibile, ma sarà frutto di ogni piccolo contributo, secondo le parole di Mons. Rolando Alvarez, Vescovo di Matagalpa: "Il popolo sta dando lezione di unità. Lo fa con la vita quotidiana, mirando ai grandi ideali per costruire un nuovo Nicaragua, una grande nazione. Perché la vera unità la fa il popolo".

sabato 12 ottobre 2019

Agenzia Fides 12 ottobre 2019


 


VATICANO - "Cor ad Cor loquitur": Atto accademico all'Università Urbaniana sul Beato John Henry Newman

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - "John Henry Newman, un anno prima della morte, nel 1879, creato cardinale da Papa Leone XIII, scelse come motto per il suo stemma cardinalizio l’espressione, direi di sapore agostiniano, 'Cor ad cor loquitur', riassuntiva della profondità del suo percorso di ricerca intellettuale e spirituale. La Chiesa del nostro tempo, ormai determinata a percepirsi e a operare “in uscita missionaria” verso il ‘tutto’ di tutti, ha la consapevolezza di godere il bene della sua testimonianza e della sua vasta opera di ricerca della verità. Sa di potersi affidare a lui come ad un maestro della carità del sapere integrale dell’uomo illuminato dalla Rivelazione cristiana": così si è espresso il Cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione dell'Evangelizzazione dei Popoli, presenziando, in qualità di Gran Cancelliere, all'Atto accademico straordinario in onore del Beato John Henry Newman, organizzato l'11 ottobre alla Pontificia Università Urbaniana. John Henry Newman - che, già fatto beato nel 2010 da papa Benedetto XVI, domenica 13 ottobre verrà canonizzato da Papa Francesco - fu "celebre e amato alunno" dell'Urbaniana dal 9 novembre 1846 fino al 28 giugno 1847.
il cardianle ha epsresso "compiacimento per aver dato vita a questo momento di riflessione sul significato della santità e della dottrina di un singolare figlio e della Chiesa Anglicana (prima) e della Chiesa Cattolica (dopo)".
"Compiuti gli studi teologici previsti nel Collegio di Propaganda Fide e ordinato sacerdote il 30 maggio del 1847 nella cappella interna al Collegio - ha ricordato il Prefetto - Newman fece ritorno in Inghilterra dove, nel 1848, a Birmingham fondò il primo Oratorio inglese di San Filippo Neri, dando avvio ad una nuova stagione di studi e di attività pastorale. Accolto l’invito dell’arcivescovo Cullen a fondare la prima Università cattolica irlandese ne fu ispiratore e primo Rettore dal 1851 al 1856". Negli anni successivi Newman sperimentò dapprima incomprensioni da parte cattolica soprattutto a causa delle sue idee sul "consensus fidelium" come parte integrante dell’indefettibilità della Chiesa in materia di fede e poi - ha proseguito il Cardinale Filoni - all’indomani dei Decreti del Concilio Vaticano I, una certa ostilità da parte di esponenti della Chiesa anglicana.
Il Gran Cancelliere ha rimarcato: "La sua presenza nella Chiesa rinata con l’evento del Concilio Vaticano II rimane viva anche in quest’ora della piena attuazione degli insegnamenti da esso generati", accennando, poi, al legame tra Newman e il rinnovamento della Chiesa tracciato dal Vaticano II.
"Un anno prima della chiusura dei lavori conciliari, il filosofo cattolico Jean Guitton su L’Osservatore Romano del 1964 osservò: “I grandi geni sono dei profeti sempre pronti a rischiarare i grandi avvenimenti, i quali, a loro volta, gettano sui grandi geni una luce retrospettiva che dona loro un carattere profetico. È come il rapporto che intercorre tra Isaia e la passione di Cristo, reciprocamente illuminati: così Newman rischiara con la sua presenza il Concilio e il Concilio giustifica Newman”.
Il Cardinale ha rilevato "i molteplici e profondi i segni" della "reciproca illuminazione": il ruolo del laicato in tutte le espressioni della vita e missione della Chiesa; la tensione ecumenica come permanente compito dell’unica Chiesa di Cristo; il primato della coscienza personale, da lui definita come “l’originario vicario di Cristo”, e la conseguente corretta dottrina sulla libertà religiosa; il fecondo rapporto tra la fede e la ragione come tra la Rivelazione e i saperi delle scienze moderne. Il Card. Filoni ha chiesto ai presenti: "Effettivamente, non appare un Agostino dei tempi moderni?".
Parlando della concezione newmaniana della coscienza, il Cardinale ha citato un articolo apparso sulla rivista "Euntes Docete" del 1990, in cui il Card. Joseph Ratzinger ne evidenziò il suo carattere “veritativo”: "Secondo Newman la coscienza – scriveva il futuro Papa Benedetto XVI – deve essere nutrita come un modo di obbedienza alla verità oggettiva”; e ha poi spiegato la "dialogicità tra fede e ragione, quale rimedio all’arroganza della ragione e alla cecità della fede".
Il Prefetto ha concluso augurando all’Università Urbaniana "di distinguersi come luogo e laboratorio della formazione morale e intellettuale integrale e universale": "Così come concepita da Newman, l’Università sia permanentemente aperta, si ponga in ascolto di ogni cultura, fede religiosa e forma di sapere, e ‘impari a imparare’ dalla realtà oggettiva umana e divina". (PA) (Agenzia Fides 12/10/2019)

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EUROPA/ITALIA - Mese Missionario Straordinario: "Battezzati e inviati": attratti dall’amore verso Dio, per riscoprire il dono della vita

Roma (Agenzia Fides) – “Lasciamoci attrarre e conquistare da Gesù Cristo, dal suo amore, affinché possiamo essere suoi testimoni nel quotidiano”. Lo ha detto in un colloquio con l’Agenzia Fides suor Vijaya Stella John Joseph, religiosa indiana appartenente alla Congregazione delle Suore missionarie Scalabriniane, parlando del tema suggerito da "Missio Italia" per la seconda domenica del Mese Missionario Straordinario dell’ottobre 2019, che ha per titolo “Attratti”. “Chi ama si mette in movimento, è spinto fuori da sé stesso, è attratto e attrae”, ha scritto Papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata missionaria mondiale del 2019. Proprio sul significato più intrinseco di "attrazione", il 13 ottobre, tutti i battezzati sono invitati a riflettere: “Tutti gli uomini e le donne - prosegue la religiosa - nascono come esseri appassionati. La nostra vita non va avanti per ordini o divieti, ma per una passione: la passione verso Dio che nasce dall’aver scoperto la bellezza di Cristo e del suo amore”.
Facendo riferimento all'esortazione apostolica di Papa Francesco, “Evangelii Gaudium", la missionaria sottolinea: “Il Papa richiama a una 'conversione missionaria' della Chiesa e invita ogni fedele a discernere quale sia il cammino che il Signore gli chiede per raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo”. “Dio - continua - ci attira con il volto e la storia di Cristo. Lui è la bella notizia che ci dice che è possibile vivere meglio, per tutti”. Donarsi agli altri, quindi, crea "attrazione": “Non si tratta un compito che qualcuno ci impone - spiega suor Stella - né un onere da sommare ai nostri doveri quotidiani, ma è l’espressione più esatta della nostra stessa identità”. “C’è una direzione e un significato in tutto quello che viviamo - evidenzia in conclusione suor Vijaya Stella John Joseph - è il Regno di Dio che viene, portando a compimento in noi il disegno che il Padre ha su tutta l’umanità e sul cosmo intero”.
(ES) (Agenzia Fides 12/10/2019)


LINK
Guarda la video intervista a suor Stella J. Joseph sul canale Youtube dell'Agenzia Fides -> https://youtu.be/4obR5-Iprow

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AFRICA/SUDAFRICA - Disuguaglianze sociali e "discorsi di odio" alla radice delle violenze xenofobe

Johannesburg (Agenzia Fides) - Diseguaglianze profonde, mancanza di servizi, politici spregiudicati: è questo il mix esplosivo che ha innescato le violenze xenofobe in Sudafrica. Un fenomeno, quello della xenofobia contro i migranti, che torna ciclicamente con raid che distruggono case, negozi, piccole officine e lasciano sul terreno decine di vittime. «Dopo gli attacchi dei primi giorni di settembre che hanno causato decine di morti- spiega a Fides Pablo Velasquez, religioso Scalabriniano che lavora nelle periferie di Johannesburg - in città è tornata la calma, ma c’è ancora tanta paura. Ho trascorso qualche periodo in un campo profughi irregolare dove vivono zimbabweani, mozambicani, somali, etiopi, nigeriani, ghanesi, congolesi. Qui ho toccato con mano la paura. La gente non si fida a lasciare l’area e ad andare in città per vendere le loro povere merci. Temono di essere maltrattate, picchiate, che le loro cose siano distrutte».
Ma da dove nasce tutto quest’odio verso lo straniero? Non c’è una ragione sola, ma un insieme di ragioni. «Vent’anni di democrazia - continua padre Pablo - non hanno risolto i problemi del Paese. Le differenza tra i ricchi, la maggior parte dei quali bianchi, e i poveri è tuttora enorme. La disoccupazione è altissima (ufficialmente è al 30%, ma probabilmente è più elevata, ndr). In molte zone rurali mancano i servizi di base: acqua, elettricità, linee telefoniche, gas, strade, scuole. Il problema della casa è molto sentito. Tutto ciò provoca forti tensioni».
Molti sudafricani si spostano infatti dalla campagna alle township (le baraccopoli) delle grandi città. Qui incontrano gli immigrati, altrettanto poveri. «In molti sudafricani neri - osserva padre Pablo - è ancora vivo il senso di inferiorità imposto per decenni dal regime di segregazione dei bianchi boeri. Il fatto di essere stati sempre trattati come 'cittadini di serie B' fa sì che la loro frustrazione si riversi sui immigrati che oggi sono gli ultimi degli ultimi. Molti sudafricani vedono nei nuovi arrivati un nuovo nemico di combattere perché poyrebbero sottrarre loro le poche risorse a disposizione. Così scattano violenti pogrom che distruggono le attività dei migranti e, in alcuni casi, arrivano a uccidere gli stranieri».
Alcuni politici locali, in cambio dei voti, soffiano sul fuoco dell’intolleranza. Spiega il sacerdote: «Alcuni politici accendono l’odio e istigano alle violenze. Penso, per esempio, a Jules Malema, capo degli Economic Freedom Fighter, una formazione di estrema sinistra, che prima ha accusato gli immigrati di ogni nefandezza e poi ha rivolto le sue parole di fuoco contro i bianchi. Distilla odio che permea nella società e infuoca gli animi. La Chiesa cattolica, pur minoritaria nel Paese, ha levato il suo grido contro questi atti xenofobi. Mons. Buti Tlhagale, Arcivescovo di Johannesburg ha paragonato la xenofobia al nazismo. Ha ragione. Se non fermiamo subito questi atti ci troveremo di fronte a una violenza senza pari». (ES) (Agenzia Fides 12/10/2019)


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ASIA/PAKISTAN - Le Chiese: "No" alla nazionalizzazione di un antico collegio cristiano

Islamabad (Agenzia Fides): “Le Chiese cristiane stanno facendo un ottimo lavoro per lo sviluppo del Paese; vogliamo continuare a lavorare per migliorare la comunità, soprattutto nel settore del'istruzione. Condanniamo la decisione del governo della provincia di Khyber PakhthunKhwa (KPK) e ci appelliamo per revocare l'ordine di nazionalizzazione dell'Edwardes College”. Lo dice all'Agenzia Fides l'Arcivescovo Joseph Arshad, alla guida della diocesi di Islamabad-Rawalpindi e Presidente della Conferenza episcopale del Pakistan.
L'Arcivescovo Joseph Arshad, che è anche a capo della Commissione episcopale "Giustizia e pace" (NCJP) inoltre afferma: "Queste azioni possono influenzare la qualità e il livello di istruzione dell'istituzione. L'opera di istruzione non deve fermarsi a causa di interventi politici. Il governo dovrebbe immediatamente affrontare tali questioni che feriscono i sentimenti delle minoranze in Pakistan".
Martedì scorso l'Alta Corte di Peshawar ha emesso un ordine di nazionalizzazione del più antico istituto di istruzione del territorio, l'Edwardes College di Peshawar. L'Edwardes College nacque come scuola missionaria cristiana chiamata "Edwardes High School" fondata dalla "Church Missionary Society" nel 1853. Nel 1900 si trasformò in Collegio e da allora ha funzionato come istituzione privata, gestita ufficialmente dalla diocesi di Peshawar della "Chiesa del Pakistan", la comunità cristiana Anglicana presente in Pakistan.
Nel 1972, quando tutte le istituzioni private furono nazionalizzate dal governo, il suo status indipendente di prestigiosa istituzione privata fu riconosciuto e non fu coinvolto in quel processo, mentre oggi il governo della Khyber PakhthunKhwa sostiene che l'istituto era già stato incluso nella lista degli enti da nazionalizzare.
La Commissione "Giustizia e pace" ha espresso serie preoccupazioni per questa "occupazione illegale di proprietà della Chiesa". In una dichiarazione congiunta della Commissione, l'Arcivescovo Joseph Arshad, Presidente, p. Emmanuel Yousaf Mani, Direttore nazionale e Cecil Shane Chaudhry Direttore. esecutivo hanno deplorato questa "azione illegale" del governo provinciale, chiedendo di restituire alla Chiese istituti come l'Edwardes College, il Gordon College (Rawalpindi),il Murray College (Sialkot) e altri istituti nazionalizzati negli anni '70 e mai resi alle Chiese.
Secondo p. Emmanuel Yousaf Mani, direttore nazionale della NCJP, "questo tipo di azioni scoraggiano le comunità cristiane a lavorare per il progresso del Pakistan", mentre Cecil Shane Chaudhry ha rimarcato "il sabotaggio dei diritti delle minoranze religiose".
A Peshawar diverse organizzazioni cristiane, come la Ong "Pakistan Minority Rights Commission" (PMCR), e semplici cittadini hanno protestato contro la decisione della nazionalizzazione, dicendosi pronti a "marciare fino a Islamabad" per difendere i legittimi diritti. (AG-PA) (Agenzia Fides 12/10/2019)







giovedì 26 settembre 2019

Agenzia Fides 26 settembre 2019

EUROPA/PORTOGALLO - Giornata dei migranti: è possibile vivere l’accoglienza
 
Lisbona (Agenzia Fides) – Le comunità cristiane hanno l'obbligo di dimostrare che è "possibile vivere l'accoglienza, la protezione, l'integrazione e la promozione" con rifugiati e migranti. Lo afferma Eugenia Quaresma, direttrice dell'Opera Cattolica Portoghese di Migrazioni (OCPM), rimarcando: “Il primo appello è alle nostre comunità. Abbiamo un mandato evangelico che invita ad accogliere, che parla di protezione, che ci dice che in ogni nazione ci sono discepoli di Cristo per adempiere questo mandato”. La direttrice ha parlato della prossima celebrazione della Giornata Mondiale dei migranti e dei rifugiati, che la Chiesa cattolica ricorda questa domenica 29 settembre.
La direttrice dell'OCPM afferma che "nel prendersi cura dei migranti e dei rifugiati, ogni persona si prende cura anche di se stessa, delle sue paure, perché conoscendo cosa spaventa e superando queste paure, se riesce a promuovere l'incontro e l'accettazione". La donna sottolinea il "forte richiamo" sul modo in cui "la società vive l'umanità" e come "l'accento è posto sullo sfruttamento umano", sulla tratta di esseri umani e "sulla responsabilità di ogni persona, non solo del cittadino, dei consumatori, ma anche delle aziende e di tutti”.
Papa Francesco ha scelto il tema "Non si tratta solo di migranti" e il sottotitolo "riguarda anche le nostre paure" per la 105a Giornata mondiale dei migranti e dei rifugiati. “Il tema è molto bello, anche a causa del modo pedagogico in cui ci è stato presentato, parte del messaggio biblico. Poi c'è un messaggio del magistero e quindi esempi pratici di come la Parola può essere messa in pratica nella vita di tutti i giorni", conclude Eugenia Quaresma.
Secondo gli ultimi dati pubblicati dalle Nazioni Unite, in Portogallo ci sono 880.188 immigrati, che rappresentano l'8,55% della popolazione del Portogallo. L'immigrazione femminile è più elevata rispetto agli uomini, con 469.533 donne, che rappresentano il 53,34% degli immigrati totali, rispetto ai 410.655 immigrati maschi, che sono il 46,65%. Guardando la classifica della presenza di immigrati, il Portogallo è il 64° paese al mondo in percentuale. I principali paesi di origine degli immigrati presenti in Portogallo sono Angola, 18,19%, Brasile, 15,62% e Francia, 10,57%.
(CE) (Agenzia Fides, 26/09/2019)
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EUROPA/UNGHERIA - Il piccolo seme dell’Infanzia Missionaria è diventato in dieci anni un grande albero
 
Budapest (Agenzia Fides) – “Gesù parla del Regno di Dio nella parabola del seme di senape. Un seme che è molto piccolo, cresce diventando una grande pianta e in seguito porta frutti, persino gli uccelli del cielo fanno il loro nido sui suoi rami. Qualcosa di simile è successo in terra ungherese dieci anni fa. Un piccolo seme che è stato piantato 10 anni fa è cresciuto diventando una grande pianta e ora porta molti frutti”. Così scrive p. Benvin Sebastian, SVD, Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Ungheria, in una nota pervenuta all’Agenzia Fides sul decimo anniversario della Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria nel suo paese, festeggiato il 21 settembre. “Quando ebbe fine il comunismo in Ungheria, nel 1992, le Pontificie Opere Missionarie (POM) iniziarono di nuovo la loro missione – racconta -. Ma ci sono voluti molti anni per iniziare la Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria. Nel 2009 abbiamo iniziato con 34 bambini. Ora abbiamo 31 comunità con più di 1000 bambini che pregano e raccolgono fondi con i loro piccoli sacrifici per la missione della Chiesa universale”.
La celebrazione del decennale si è svolta nella Basilica di Santo Stefano a Budapest e al Parlamento ungherese. Alle ore 10 il Vescovo ausiliare di Esztergom-Budapest ha dato il benvenuto ai bambini, cui è seguito l’intervento del rappresentante della Commissione episcopale per le missioni, László Kiss- Rigó. Quindi è stata la volta del messaggio del Nunzio apostolico, Michael August Blume, SVD, ed il rapporto del Direttore nazionale delle POM, p. Benvin Sebastian SVD. Alle 11,15 la Santa Messa di ringraziamento presieduta dal Cardinale Peter Erdo, Arcivescovo della diocesi di Esztergom-Budapest.
Nel pomeriggio i bambini sono stati accolti nella sede del Parlamento, dove è stato letto il messaggio del Presidente ungherese e del Presidente del parlamento. Quindi è seguito il discorso di Soltész Miklos, Segretario di Stato per le Chiese, le minoranze e gli affari civili. “Abbiamo concluso la celebrazione del Giubileo pregando per il mondo intero e per i leader del mondo, in particolare per i leader ungheresi – scrive il Direttore nazionale delle POM -. La presenza di suor Roberta Tremarelli AMSS, Segretaria generale della Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria ha reso la celebrazione più ricca e incoraggiante. Ha potuto visitare una parrocchia e una scuola greco-cattolica dove è attiva l’Opera”. (SL) (Agenzia Fides 26/9/2019)
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AFRICA/NIGERIA - “Superiamo la situazione di precarietà nella quale viviamo” esortano i Vescovi
 
Abuja (Agenzia Fides) - “Occorre rafforzare il senso di appartenenza nazionale” scrivono i Vescovi della Nigeria nel documento conclusivo pubblicato al termine della loro seconda Assemblea Plenaria tenutasi dal 10 al 20 settembre ad Agbamaya, Obada-Oko, Abeokuta, nello Stato di Ogun.
“Notiamo con sgomento che a diversi mesi dalle elezioni generali, svariate aree della nostra nazione vivono ancora in una situazione precaria. Il Paese è profondamente diviso. Questo risulta evidente nelle nomine di funzionari in posizioni d’importanza nazionale, nelle modalità di condivisione delle risorse e nella distribuzione di servizi sociali” sottolinea la dichiarazione, pervenuta all’Agenzia Fides. “Sollecitiamo in particolare il governo federale a garantire che non prevalgano considerazioni di egemonia etnica o religiosa nel nostro Stato multi-religioso e secolare. Il senso di appartenenza ad un’unica nazione deve prevalere sulle differenze tribali, religiose o politiche”.
Le divisioni alimentano gli atti violenti, denunciati dai Vescovi: “Vi sono sfortunatamente ancora troppe morti derivanti dalla diffusione di banditismo, rapimenti, assassini, rapine a mano armata, uso sconsiderato della forza da parte delle agenzie di sicurezza e linciaggi. Ultimamente, si è avuta un'impennata nei casi di suicidio, anche tra i nostri giovani. Inoltre, sono continuati gli scontri tra pastori e comunità locali e le attività degli insorti di Boko Haram, con la morte di tante persone innocenti. Queste violenze rendono molto precaria la vita in Nigeria”.
Pur riconoscendo gli sforzi compiuti dal governo per combattere l'insicurezza, i Vescovi osservano che “il governo federale, cui è affidato il potere di controllare le principali agenzie di sicurezza, è sopraffatto”. I Vescovi auspicano pertanto “un decentramento delle forze di sicurezza per ottenere risultati efficaci”.
“La Nigeria è dotata di notevoli risorse naturali, umane e spirituali. Purtroppo, le autorità politiche non sono state capaci di metterle a frutto adeguatamente, né di ridistribuirle in modo equo. Laddove non esiste una condivisione equa della ricchezza e delle opportunità, è inevitabile che ci sia una crisi” sottolineano i Vescovi. “Chiediamo ai cristiani e alle persone di buona volontà di predicare quotidianamente questo messaggio di giustizia e pace e di viverlo coerentemente. Possa la Beata Vergine Maria Nostra Madre, Regina della Pace e Patrona della Nigeria intercedere per noi” conclude il messaggio. (L.M.) (Agenzia Fides 26/9/2019)
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AFRICA/SUDAFRICA - Incontro di riconciliazione tra sudafricani e nigeriani dopo gli attacchi xenofobi
 
Johannesburg (Agenzia Fides) - “Abbiamo ritenuto importante cercare di conciliare nigeriani e sudafricani e gli altri cittadini. I nigeriani hanno contribuito alla liberazione del Sudafrica ... Pensiamo che dobbiamo mantenere buoni rapporti con loro” ha affermato il reverendo Kenneth Meshoe, leader dell’African Christian Democratic Party, uno degli animatori dei colloqui di riconciliazione tra sudafricani e immigrati nigeriani che si sono tenuti il 19 settembre.
I colloqui, promossi dal Forum Unity di Nig-SA, un organismo composto da sudafricani e da cittadini stranieri, sono volti a concordare un percorso per superare le tensioni dopo gli assalti xenofobi contro i nigeriani e cittadini di altri Paesi che vivono in Sudafrica. Attacchi che sono stati condannati dai diversi Paesi africani (vedi Fides 11/9/2019).
I Vescovi nigeriani hanno denunciato “gli orrendi attacchi xenofobi in Sudafrica in cui molti stranieri, tra cui i nigeriani, hanno perso la vita e/o hanno subito saccheggiati e/o sono stati costretti a fuggire dal Paese per non perdere la vita. “Preghiamo per coloro che hanno perso la vita, porgiamo le nostre condoglianze a quelli che hanno perso i propri cari, e siamo vicini ai feriti e a quelli che hanno subito gravi perdite” scrivono i Vescovi della Nigeria nel documento conclusivo pubblicato al termine della loro seconda Assemblea Plenaria tenutasi dal 10 al 20 settembre. “Lodiamo la Conferenza Episcopale Cattolica sudafricana (SACBC vedi Fides 5/9/2019) per essere stata profetica nella sua condanna degli attacchi e per sollecitare il governo a prendere provvedimenti decisivi per mettervi fine”.
“Notiamo che il Sudafrica e la Nigeria hanno fatto molta strada nelle relazioni fraterne e diplomatiche. Esortiamo i nigeriani che vivono in patria e all'estero di essere bravi cittadini rispettosi della legge” concludono i Vescovi nigeriani. (L.M.) (Agenzia Fides 26/9/2019)
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ASIA/AFGHANISTAN - La preghiera come strumento di pace in uno scenario di nuove tensioni
 
Kabul (Agenzia Fides) - “Negli ultimi secoli hanno provato a convincerci che la religione fosse una delle principali cause di divisione e di mancanza di pace, e che quindi bisognasse metterla da parte. Dove potremo andare a cercare la pace, allora? Nella politica? Nelle ideologie? Nell’economia? Essa è possibile solo nel Regno di Dio, un regno in cui sono giunto arrivando come pellegrino di pace in Afghanistan, un paese in guerra da quarant’anni”. E’ la testimonianza espressa in una inviata all’Agenzia Fides da padre Giovanni Scalese sacerdote Barnabita, responsabile della Missio sui iuris afgana.
Nel paese asiatico, dove l’Islam è religione di Stato e la conversione ad altre fedi è inquadrabile con il reato di apostasia, la presenza cattolica deve limitarsi allo svolgimento di azioni caritative e all’assistenza spirituale della comunità internazionale. Ma, spiega p. Scalese, l’impegno dei cattolici in Afghanistan è soprattutto quello di pregare senza sosta per la pace: “Due anni fa, il 13 ottobre 2017, alla fine del centenario delle apparizioni di Fatima, abbiamo consacrato l'Afghanistan al Cuore Immacolato di Maria. Quest'anno, nella domenica delle Palme, abbiamo piantato, di fronte alla chiesa della Missione, l'Ulivo della Pace, proveniente da Nazareth, il luogo in cui dove la Parola di Dio si è fatta carne e il Principe della pace ha messo le sue radici tra noi. A luglio scorso, infine, sono andato personalmente in pellegrinaggio presso il Santuario mariano nazionale di Oziornoje, in Kazakistan, per invocare la Regina della pace affinché possa operare in Afghanistan, in Asia e in tutto il mondo”.
Intanto, dopo il fallimento dei dialoghi di pace tra Stati Uniti e movimento talebano, il paese sta vivendo una nuova escalation di violenza. Tra gli ultimi episodi, un raid compiuto domenica 22 settembre da forze speciali afgane, col supporto di aerei statunitensi, sui nascondigli dei talebani, ha provocato la morte di almeno 40 civili riuniti per festeggiare un matrimonio.
In Afghanistan, la presenza cattolica fu ammessa a inizio Novecento come semplice assistenza spirituale all’interno dell’Ambasciata italiana a Kabul e fu poi elevata a “Missio sui iuris” nel 2002 da Giovanni Paolo II. Oggi la missione continua ad aver base nella struttura diplomatica ed è affidata al Barnabita padre Giovanni Scalese. Nella capitale afghana sono presenti anche le suore Madre Teresa di Calcutta e l’Associazione intercongregazionale Pro Bambini di Kabul. (LF) (Agenzia Fides 26/9/2019)
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AMERICA/BOLIVIA - L’entusiasmo missionario del CAM 5 si trasmette al Mese Missionario Straordinario
 
Santa Cruz (Agenzia Fides) – Il team di Giovani Missionari dell'Arcidiocesi di Santa Cruz in Bolivia, ha lanciato ieri l’appello a tutti i giovani interessati a partecipare alla Missione Giovane ("Mision Joven") che si svolgerà nella Parrocchia di Nostra Signora del Rosario, il 27 ottobre, con l'obiettivo di vivere con gioia il tema della Giornata Missionaria Mondiale: “Battezzati ed inviati”.
L'Arcidiocesi ha preparato un calendario di incontri per i giovani: 28 settembre, 5, 12 e 19 ottobre ci saranno dei workshop di preparazione e formazione, La "Mision Joven" si svolgerà il 27 ottobre con tutti i giovani e i fedeli dell'arcidiocesi impegnati a svolgere attività missionarie. I temi degli incontri di formazione sono: il Mese Missionario Straordinario (28/9), Catechesi sul Battesimo (5/10), la Comunione Missionaria (12/10), Profilo Missionario (19/10) infine l'invio alla Missione Giovane.
Ci si attende di vivere il Mese Missionario Straordinario con grande entusiasmo fra i giovani e tutti i fedeli perché la Bolivia sente ancora l’effetto dei giorni del CAM 5, che hanno lasciato una Chiesa boliviana rinnovata nella missione. L’evento missionario continentale ha segnato non solo coloro che hanno potuto assistere agli incontri, ma tutte le piccole comunità che hanno accolto i partecipanti. E’ stato il primo Incontro Continentale Missionario dove i partecipanti hanno condiviso la vita delle famiglie della comunità di Santa Cruz e di altre città della Bolivia.
(CE) (Agenzia Fides, 26/09/2019)
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OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - Limitare gli effetti dei cambiamenti climatici: appello degli studenti
 
Port Moresby (Agenzia Fides) – “I leader del mondo e quelli della Papua Nuova Guinea devono elaborare politiche, regolamenti e leggi che riducano i livelli di produzione delle aziende per limitare gli effetti dei cambiamenti climatici”: è l’appello lanciato dai giovani della Papua, studenti della scuola secondaria St Charles Lwanga di Port Moresby, che hanno partecipato al programma dal titolo “Il cambiamento climatico: la più grande minaccia nella storia umana”, nel corso dello spazio “Chat Room” sulla emittente Tribe 92 FM, stazione radiofonica dedicata e incentrata sui giovani in Papua Nuova Guinea.
Dopo una breve introduzione, gli studenti hanno parlato delle implicazioni ambientali, sociali ed economiche che interessano i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo e si sono soffermati su una rielaborazione delle raccomandazioni delle Nazioni Unite per ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici.
In Oceania essi sono ben evidenti: “Non abbiamo bisogno di ulteriori spiegazioni su cosa siano, perché sta accadendo intorno a noi e colpiscono i nostri fratelli e sorelle nelle nazioni insulari più piccole. I segnali sono evidenti e il cambiamento climatico ha purtroppo una tendenza a lungo termine”, ha detto uno degli studenti intervenuti.
“Le popolazioni in Oceania dipendono prevalentemente dall'agricoltura e dalla pesca sia per sostentamento che come fonte di reddito” ha sottolineato un’altra dei partecipanti, rimarcando gli effetti devastanti su alcune popolazioni indigene degli arcipelaghi dell’Oceano Pacifico.
Nel corso del dibattito, i giovani hanno invitato le grandi aziende multinazionali di tutto il mondo a “dare un contributo per migliorare la qualità della vita dell'umanità invece di cercare di realizzare maggior profitto a spese del benessere e della dignità del genere umano”. Bainam Bani, vice preside della scuola, ha affermato di essere rimasta colpita dalla fiducia dimostrata dai suoi studenti nelle discussioni: “le aziende manifatturiere devono iniziare a utilizzare energia pulita, è necessario piantare più alberi, dobbiamo iniziare a utilizzare materiali riciclabili”, ha evidenziato. (AP) (26/9/2019 Agenzia Fides)

venerdì 13 settembre 2019

Agenzia Fides 13 settembre 2019

EUROPA/SPAGNA - Congresso Missionario nazionale in vista del Mese Missionario Straordinario
 
Madrid (Agenzia Fides) – Dal 19 al 22 settembre si terrà a Madrid il Congresso Missionario nazionale, organizzato dalle Pontificie Opere Missionarie (POM) della Spagna, in vista del Mese Missionario Straordinario di Ottobre 2019. Papa Francesco ha indetto il Mese Missionario Straordinario al fine di ravvivare la passione missionaria nella Chiesa, il Congresso affronterà quindi la realtà della missione da una ampia prospettiva, spiega il comunicato inviato all’Agenzia Fides. Oltre alla partecipazione di esperti teologi della missione, parteciperanno Vescovi missionari spagnoli, rappresentanti di nuove realtà ecclesiali, giornalisti, ecc.
Dopo l’inaugurazione del Congresso da parte di S.E.Mons. Francisco Perez, Presidente della Commissione episcopale delle missioni, la relazione di apertura sarà presentata da mons. Guy Bognon, Segretario generale della Pontificia Opera di San Pietro apostolo, sul tema “Battezzati e inviati: l’iniziazione cristiana e la missione”. Seguirà la tavola rotonda “Vescovi in missione” con la partecipazione di tre Vescovi che operano nella Repubblica centrafricana, Ecuador e Ciad. Il secondo giorno sono previste due relazioni (“Dio Trinità e Missione” e “Il mondo attuale, scenario della missione”) e una tavola rotonda con i rappresentanti delle nuove realtà ecclesiali: Opus Dei, Neocatecumenali, Comunità di Sant’Egidio, Movimento dei Focolari.
Anche sabato 21 sono previste due relazioni (“La Chiesa locale nasce dalla missione e vive per la missione” e “Vocazione missionaria ad gentes e ad vitam”) e una tavola rotonda sul tema “I missionari visti dalla nostra società”. Nei due giorni saranno presentate anche una serie di comunicazioni su vari aspetti della missione. Domenica 22 il Presidente della Conferenza episcopale spagnola, il Card. Ricardo Blázquez, presiederà la Concelebrazione eucaristica che sarà trasmessa dall’emittente TVE 2, mentre le conclusioni del Congresso saranno a cura del Direttore nazionale delle POM, d. José Maria Calderon, e del Cardinale Arcivescovo di Madrid, Carlos Osoro. (SL) (Agenzia Fides 13/09/2019)
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AFRICA/SUDAFRICA - Xenofobia: dura presa di posizione dei Vescovi dell’Africa Australe
 
Johannesburg (Agenzia Fides) - “Queste azioni deplorevoli non possono essere condonate in alcun modo né in alcuna maniera si può nascondere il vero volto della xenofobia” afferma un comunicato dell’lnter-Regional Meeting of the Bishops of Southern Africa (lMBISA), l’associazione che riunisce le Conferenze Episcopali di Angola e Sao Tomé, Mozambico, Lesotho, Namibia, Zimbabwe e quella di Sudafrica, Botswana e Eswatini (Swaziland), che condanna l’ondata di violenza contro gli stranieri in Sudafrica (vedi Fides 11/9/2019).
Le violenze dei giorni scorsi hanno preso di mira in particolare la comunità nigeriana che vive in Sudafrica, ma anche i cittadini di Paesi confinanti come il Mozambico e lo Zimbabwe sono stati coinvolti nell’ondata xenofoba.
Il Presidente del Mozambico Filipe Nyusi ha condannato con forza le violenze nel Paese vicino affermando che oltre 500 mozambicani che vivono in Sudafrica hanno avuto la casa distrutta da bande violente. Il Mozambico è il secondo Paese dopo la Nigeria ad avere iniziato a rimpatriare i propri connazionali dal Sudafrica.
I Vescovi dell’IMBISA nel rivolgere i propri pensieri e preghiere alle vittime delle violenze, le invitano al perdono e a evitare la vendetta, che rischia di alimentare la spirale di odio e di violenza. “Crediamo che la maggior parte dei sudafricani, di ogni estrazione sociale, siano spaventati dalle azioni dei loro connazionali. Vi esortiamo a lavorare insieme ai sudafricani che vi tendono la mano per costruire un futuro pacifico” esorta la dichiarazione inviata all’Agenzia Fides.
“L'Africa meridionale è una regione ricca di diversità e di un futuro promettente ma anche di una storia dolorosa. Possano i cattolici, i cristiani, le persone di altre fedi e tutte le persone di buona volontà unirsi per combattere il flagello della xenofobia che può solo danneggiare il futuro della nostra regione e delle nuove generazioni” conclude il comunicato. (L.M.) (Agenzia Fides 13/9/2019)
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AFRICA/EGITTO - Confermato il viaggio promosso dall’Opera Romana Pellegrinaggi che incrocia il “Cammino della Sacra Famiglia”
 
Roma (Agenzia Fides) – Si svolgerà dal 4 all’11 ottobre la prossima visita di gruppi di pellegrini guidati in Egitto dall’Opera Romana Pellegrinaggi (ORP). Il programma della visita comprende anche alcune tappe lungo il cosiddetto “Cammino della Sacra Famiglia”, l'itinerario che unisce luoghi attraversati secondo tradizioni millenarie da Maria, Giuseppe e Gesù Bambino quando trovarono rifugio in Egitto per fuggire dalla violenza di Erode.
Il viaggio, con partenza da Roma, smentisce le voci – rilanciate da alcuni media egiziani a fine luglio – secondo cui l’ORP, su indicazione della Santa Sede, aveva cancellato dalla sua programmazione le trasferte in terra egiziana. Secondo tali indiscrezioni, rivelatesi prive di fondamento, l’asserito annullamento dei pellegrinaggi organizzati dall’ORP in Egitto veniva messo in relazione con le “negligenze” e i ritardi manifestate dal Ministero del Turismo egiziano nel riqualificare con adeguate strutture e servizi di accoglienza turistica le località inserite nel “Cammino della Sacra Famiglia”. Le illazioni sulla ventilata cancellazione dei viaggi organizzati dell’ORP appaiono collegate alle polemiche e alle divergenze tra operatori e soggetti locali coinvolti nei progetti di rilancio del turismo egiziano.
L’Opera Romana Pellegrinaggi è un’istituzione del Vicariato di Roma, organo della Santa Sede, alle dirette dipendenze del Vicario del Papa, che attualmente è il Cardinale Angelo De Donatis.
Ormai da tempo, come documentato dall'Agenzia Fides (vedi Fides 19/9/2018), le autorità egiziane sono impegnate a promuovere anche in chiave turistica il “Cammino della Sacra Famiglia” in Egitto. Il 4 ottobre 2017 (vedi Fides 5/10/2017) Papa Francesco, nel contesto dell'Udienza generale del mercoledì, aveva salutato una folta delegazione egiziana giunta a Roma per promuovere i pellegrinaggi lungo il “Cammino della Sacra Famiglia”. Iniziative sono state messe in campo dalle autorità egiziane anche per far inserire il “Cammino” della Sacra Famiglia nella lista dei siti riconosciuti come “Patrimonio mondiale” dall’Unesco. (GV/PR) (Fides 13/09/2019).
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ASIA/FILIPPINE - Forum ecumenico filippino: riprendere i colloqui di pace tra governo e i gruppi ribelli
 
Manila (Agenzia Fides) - I cristiani filippini, riuniti in un forum ecumenico, esortano il governo e i gruppi ribelli comunisti a riprendere i colloqui di pace e ad avviare nuove sessioni di dialogo per risolvere l'antico conflitto. Come appreso da Fides, oltre cento membri della "Piattaforma di pace ecumenica filippina" (PEPP) che comprende vescovi, sacerdoti, suore e membri di diverse confessioni cristiane, si sono riuniti il ​​12 settembre a Manila, lanciando un accorato appello di pace.
Le uccisioni di agricoltori innocenti e disarmati, altri civili sospettati di sostenere l'esercito del New People's Army (NPA), dei ribelli comunisti, nell'isola di Negros - afferma la Piattaforma in una nota inviata a Fides - hanno fatto scattare l'allarme per il drastico deterioramento della situazione dei diritti umani nelle Filippine negli ultimi dieci mesi. "Squadroni della morte" non ben identificati hanno ucciso insegnanti, un avvocato e diversi funzionari del governo locale. Alcuni osservatori denunciano il coinvolgimento delle forze di sicurezza statali in incidenti violenti: la popolazione è paralizzata dalla paura.
L'omicidio di quattro poliziotti - per i quali il New People's Army ha rivendicato la responsabilità come risposta alla pressione militare - ha accresciuto la mobilitazione e i blitz delle forze armate contro i gruppi insurrezionalisti.
"I sostenitori della pace, della giustizia e dei diritti umani, devono urgentemente suonare le campane della pace, anche chiedendo un'indagine imparziale su fatti, circostanze e cause sottostanti dell'impennata delle uccisioni a Negros", afferma il Forum.
Nel 2017 i negoziati di pace tra ribelli e governo erano giunti al quinto round di colloqui quando Duterte ne ordinò la cessazione immediata del dialogo dopo aver accusato i ribelli di lanciare attacchi contro le forze statali.
Come membro del Forum di pace, l'Arcivescovo gesuita Antonio J. Ledesma, ha affermato: "Risuona il nostro appello urgente per la pace. Continuiamo a chiedere la ripresa del dialogo tra governo e Fronte dei ribelli". I colloqui di pace creerebbero le condizioni per ridurre il conflitto armato e il clima di paura che avvolge le province di Negros, ha detto mons. Ledesma.
Riconoscendo che la disuguaglianza sociale e l'ingiustizia sono alla base dei conflitti armati nel paese, il Forum ecumenico nota che "i colloqui di pace possono cercare di affrontare le radici del conflitto armato, senza ricorrere alla guerra totale e alle violazioni dei diritti umani".
I partecipanti alla Piattaforma ecumenica hanno valutato insieme come si è deteriorata la situazione dei diritti umani e della pace nei 21 mesi trascorsi da quando il presidente Duterte ha messo fine ai negoziati di pace. I partecipanti hanno articolato un piano comune su come i difensori della pace possono lavorare per contribuire a realizzare la pace sociale.
“Nei momenti della storia in cui i cieli sono stati coperti, i fautori della pace si sono fatti avanti portando torce accese di speranza e nuove possibilità. Dobbiamo colmare il divario, costruire ponti per creare l'atmosfera necessaria per costruire la pace nella nostra terra", ha detto Carol P. Aruaullo, attivista della "Campaign for Just and Lasting Peace".
La PEPP è un organismo ecumenico, composta da membri della Conferenza episcopale cattolica, del Consiglio nazionale delle Chiese protestanti, dall'Associazione dei superiori religiosi più importanti, dal Consiglio filippino delle Chiese evangeliche e dal Forum ecumenico dei Vescovi. (SD) (Agenzia Fides 13/9/2019)
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AMERICA/BOLIVIA - Da due mesi la foresta brucia: i Vescovi chiedono l’intervento delle autorità e dure sanzioni per i responsabili
 
Santa Cruz (Agenzia Fides) – Ormai da 2 mesi la foresta della Bolivia brucia in diverse parti senza fermarsi. Secondo le agenzie, sono ancora più di mille i punti di fuoco che continuano a bruciare, erano più di 7 mila un mese fa. Alcuni esperti in materia considerano che nessun intervento per spegnere il fuoco riuscirà in modo positivo, in quanto "occorre isolare i focolai più grandi del fuoco con delle ruspe o altre macchine, per non far camminare oltre il fuoco", come ha detto il governatore della provincia orientale di Santa Cruz, Ruben Costa.
Il Segretario generale della Conferenza episcopale boliviana (CEB) ha inviato a Fides la dichiarazione dell'11 settembre, intitolata "Danni irreparabili alla nostra casa comune" su quanto vive il paese. Nel testo Mons. Aurelio Pesoa, Segretario generale della CEB, si riferisce a un disastro naturale e senza precedenti in tre zone precisa del territorio boliviano: l'Amazzonia boliviana, Chiquitanía e Chaco.
Viene quindi chiesto al governo nazionale di “intervenire urgentemente e immediatamente, di dichiarare l'emergenza nazionale nelle aree colpite, di promulgare un decreto di divieto assoluto di ogni coltivazione ed estrazione, promuovendo solo le attività di riforestazione, nonché amministrando in modo efficiente le risorse provenienti dagli aiuti nazionali e internazionali”.
"Gli incendi stanno distruggendo una ricchezza naturale inestimabile nella parte orientale del nostro paese, sono già stati bruciati più di due milioni di ettari” si legge nel testo, che richiama “le situazioni di necessità” venutesi a creare di conseguenza e la vittima, “di cui ci rammarichiamo".
"Ci sono serie indicazioni che dietro a questo disastro nazionale e umanitario ci sia una decisione di espandere la frontiera agricola in Bolivia senza tenere conto degli interessi della casa comune, né dei principi di base dell'etica ecologica, né dei popoli indigeni" afferma il testo dei Vescovi.
"In nome del Dio della vita, chiediamo al governo autonomo di Santa Cruz e ai governi municipali, di fare ogni sforzo affinché l'aiuto raggiunga le aree colpite e sia distribuito in base ai danni reali degli abitanti, che hanno visto distrutti i loro averi, i loro animali e i loro raccolti. Queste misure devono essere accompagnate da sanzioni esemplari per coloro che causano questi incendi, considerando la gravità del crimine contro l'ecosistema e la biodiversità".
Il testo si conclude con la richiesta a tutti i boliviani di portare aiuti attraverso le parrocchie, che sono concentrate nel soccorso alle persone vittime di questa terribile tragedia.
(CE) (Agenzia Fides, 13/09/2019)
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OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - Christus Vivit: la forza dei giovani per combattere le dipendenze
 
Port Moresby (Agenzia Fides) – “I giovani e l’abuso di droghe”: è questo il tema del programma di approfondimento radiofonico “Chat Room” diffuso dal Tribe 92FM, stazione radiofonica dedicata e incentrata sui giovani in Papua Nuova Guinea. Sulle onde radio, i giovani del paese continuano ad affrontare tematiche cruciali per la loro vita quotidiana. Tra queste, dibattendo sul tema della diffusione e prevenzione delle tossicodipendenze tra i giovani nella società, un gruppo di studenti dell’Istituto De La Salle ha lavorato sul fatto che i giovani, se incoraggiati e spinti nella giusta direzione, riescono a evitare o abbandonare l'abuso di droghe. “I giovani sono l’ ‘adesso’ del mondo di oggi” ha detto uno dei partecipanti che, riflettendo sull’esortazione apostolica Christus Vivit di Papa Francesco dedicata ai giovani, ha aggiunto che “è necessario offrire assistenza e orientamento ai giovani per aiutarli a diventare individui e leader migliori”. In questo percorso l’annuncio di Cristo per la loro vita può essere determinante per far ritrovare loro la pienezza, la gioia e una vita felice.
Nel dibattito sono stati messi in risalto i punti salienti del discorso del Papa ai giovani, le statistiche attuali sull'abuso di droghe nel paese, l'impatto sociale e psicologico, i fattori che contribuiscono all'abuso di droghe e i loro effetti sulla società. Secondo le statistiche riportate, tre giovani su cinque in Papua Nuova Guinea finiscono per cadere nella dipendenza da droghe e alcol. I fattori scatenanti sono di carattere fisico, psicologico, sociale: senso di inadeguatezza, disoccupazione, urbanizzazione. “Occorre una maggiore consapevolezza soprattutto tra i giovani. Solo comprendendo il problema e i suoi effetti devastanti i giovani possono astenersi dalle droghe”, ha affermato un altro dei ragazzi intervenuti.
Al termine del programma, i giovani studenti dell’Istituto De La Salle si sono rivolti agli ascoltatori invitandoli all’ascolto, a circondarsi di persone positive ed evitare relazioni nocive. (AP) (13/9/2018 Agenzia Fides)
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EUROPA/REP. CECA - Conferma del Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie, Diac. Leos Halbrstat
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Card. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, in data 21 giugno 2019 ha confermato nell’incarico di Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) nella Repubblica Ceca per un altro quinquennio (2019-2024), il Diacono permanente Leos Halbrstat, della diocesi di Hradec Kralove. (SL) (Agenzia Fides 13/09/2019)
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ASIA/INDONESIA - Conferma del Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie, D. Marcus Nur Widipranoto
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Card. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, in data 3 luglio 2019 ha confermato Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Indonesia per un altro quinquennio (2019-2024), il rev. D. Marcus Nur Widipranoto, del clero dell’Arcidiocesi di Semarang. (SL) (Agenzia Fides 13/09/2019)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

The Chosen ...é sufficiente per me...posso fare molto con questo ..

Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occ...