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giovedì 26 agosto 2021

Post 3291: La parrocchia di Premariacco affidata a don Nicola Degano(Messaggero Veneto)

 LUCIA AVIANI

PREMARIACCO

A quasi cinque mesi di distanza dall’addio all’amatissimo monsignor Pietro Moratto, portato via dal Covid la scorsa primavera, la comunità dei fedeli di Premariacco ritrova una propria guida spiritale stabile, dopo il lungo servizio di “supplenza” garantito dall’arciprete di Cividale, monsignor Livio Carlino – che era stato nominato amministratore parrocchiale –, e da un altro sacerdote, don Reginald Sipendi Kessy, originario della Tanzania.

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L’arcivescovo di Udine, monsignor Andrea Bruno Mazzocato, ha infatti conferito l’incarico di parroco di Premariacco, Orsaria e Ipplis al 45enne don Nicola Degano, originario di Pasian di Prato e ordinato sacerdote nel 2008. La sua prima destinazione era stata la parrocchia udinese di San Marco; successivamente era stato assegnato alla zona pastorale di San Giuseppe. Nello stesso periodo don Nicola si era dedicato anche all’insegnamento della religione cattolica in una scuola media di Udine.

Attualmente don Degano – che dal 2019 è pure componente del Consiglio presbiterale diocesano – è vicario parrocchiale a San Giorgio di Nogaro, mandato conferitogli nel 2014, nonché a Villanova, Porto Nogaro, Zellina, Porpetto e Marano Lagunare, nell’ottica delle collaborazioni pastorali promosse dall’arcivescovo.

Lieti dell’annuncio – effettuato domenica, sia nella nuova destinazione di don Degano che nelle comunità dove ha prestato finora il suo servizio pastorale – i fedeli di Premariacco, certi che il nuovo parroco saprà dare un impulso anche alla pastorale giovanile, come fatto nelle comunità in cui ha già operato, dove ha impresso un segno forte grazie all’impegno e alla dedizione dimostrata nell’espletamento della sua missione. Il ministero di don Nicola, che è cresciuto negli ambienti scout e che per anni ha animato la pastorale giovanile varie parrocchie sopra citate, oltre che del Vicariato urbano di Udine e della Forania della Bassa Friulana, si è infatti rivolto in maniera particolare alle nuove generazioni.

La data del suo ingresso in paese non è stata ancora fissata, ma l’arrivo del sacerdote è atteso già per settembre, al più tardi per inizio ottobre, a seconda delle indicazioni del vescovo.

«Lo aspettiamo con gioia e impazienza», dice il sindaco Michele De Sabata, che domenica ha preso contatti telefonici con il sacerdote. «Ho inoltre ricevuto le chiamate di tanti parrocchiani – racconta –, profondamente dispiaciuti per perdere una guida spirituale particolarmente stimata e benvoluta, ma nel contempo felici per noi, che potremo contare su un ottimo pastore». —

venerdì 5 marzo 2021

Agenzia fides 5 marzo 2021

 


 
News
 
AFRICA/CONGO RD - Ucciso il magistrato che stava indagando sull’omicidio dell’Ambasciatore italiano e dei suoi accompagnatori
 
Kinshasa (Agenzia Fides) – Ucciso il magistrato che stava indagando sull’agguato del 22 febbraio, nel quale sono rimasti vittime l’Ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo, Luca Attanasio, il carabiniere di scorta, Vittorio Iacovacci, e l’autista congolese Mustafa Milambo (vedi Fides 23/2/2021).
“Fonti locali dichiarano che stava tornando da una riunione a Goma, nell’ambito dell’inchiesta sulla sicurezza dell’area e in particolare sull’omicidio dell’Ambasciatore italiano e dei suoi due accompagnatori” confermano a Fides fonti missionarie che operano nel Nord Kivu, nell’est della RDC, di cui Goma è capoluogo.
In un comunicato inviato a Fides, l’Ong locale CEPADHO (Centro Studi per la Pace, la Democrazia e i Diritti Umani) afferma di “aver appreso con forte sgomento dell'assassinio del maggiore William Assani, magistrato presso il Tribunale militare di Rutshuru il 2 marzo, rimasto vittima di un agguato all'altezza di Katale, sull'asse stradale Rutshuru – Goma, da dove proveniva”. “Questo crimine è stato perpetrato da uomini armati, non identificati, uno dei quali è stato neutralizzato dalla risposta avviata dalle FARDC (l’esercito congolese)” precisa la dichiarazione.
“Il CEPADHO condanna con veemenza questo atto spregevole e barbaro, da considerarsi un vero sabotaggio alla magistratura, visto l'impegno e l'abnegazione che ha caratterizzato il Magistrato Militare nel Territorio di Rutshuru. La nostra Organizzazione, scioccata e scandalizzata per la morte del maggiore William Assani, sollecita le autorità perché avviino indagini credibili per trovare gli assassini, affinché gli autori di questo delitto non restino impuniti” conclude il CEPADHO. (L.M.) (Agenzia Fides 5/3/2021)
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AFRICA/TANZANIA - Covid-19: in due mesi, più di 25 sacerdoti e 60 suore, infermiere cattoliche e medici, sono morti per problemi respiratori
 
Dar es Salaam (Agenzia Fides) – “In due mesi, più di 25 sacerdoti e 60 suore, infermiere cattoliche e medici, sono morti per problemi respiratori” ha annunciato p. Charles Kitima, Segretario generale della Conferenza episcopale della Tanzania (TEC). “Una cosa mai successa prima in un così breve lasso di tempo” ha aggiunto.
P. Kitima ha però affermato che ufficialmente non può affermare che tutti questi decessi sono legati al Covid-19. “Noi come Chiesa non effettuiamo test Covid e i medici non possono dircelo perché non tutti sono autorizzati a condurre test per il virus" ha detto p. Kitima.
Si noti che le autorità della Tanzania non hanno aggiornato i dati Covid-19 dall'inizio di maggio, lasciando l'ultimo numero di casi confermati a 509 e il bilancio delle vittime a 21.
Nonostante la politica di negare la presenza del virus nel Paese da parte delle autorità locali, p. Kitima ha richiamato tutti al senso di responsabilità: “Il coronavirus esiste. Vi chiediamo di prendere precauzioni. Dobbiamo aumentare i nostri sforzi per proteggerci. Abbiamo la responsabilità di proteggere gli anziani e le persone con condizioni di salute precarie prendendo le precauzioni necessarie”.
P. Kitima ha poi chiesto maggiore trasparenza sull’andamento della pandemia nel Paese. "I tanzaniani hanno il diritto di ricevere accurate informazioni scientifiche sul Covid-19 perché la mancanza di informazioni concrete sul virus sta propagando paura e confusione tra le persone”.
A febbraio, il Presidente della TEC, Sua Ecc. Mons Gervais Nyaisonga, Arcivescovo di Mbeya, ha incoraggiato i tanzaniani a non rimanere schiavi della paura, ma a seguire i consigli degli esperti: “Tanzaniani, siamo incoraggiati a non essere ridotti in schiavitù dalla paura. La paura è un'arma che può indebolire una persona”.
A fine gennaio i Vescovi locali, avevano messo in guardia i fedeli sulla “nuova ondata di infezioni da coronavirus”, che ha comportato un aumento dei decessi (vedi Fides 29/1/2021). "Il nostro Paese non è un'isola ... Dobbiamo difenderci, prendere precauzioni e pregare Dio con tutte le nostre forze in modo che questo flagello non ci raggiunga". (L.M.) (Agenzia Fides 5/3/2021)

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ASIA/MYANMAR - Leader cattolico birmano: "Ci appelliamo alla Santa Sede, perchè sia coinvolta nella mediazione"
 
Yangon (Agenzia Fides) - "In questo momento di sofferenza e di repressione, rivolgiamo un appello accorato a Papa Francesco: la Santa Sede ci aiuti e si coinvolga nel ruolo di mediazione per migliorare la situazione della popolazione in Myanmar": lo dice all'Agenzia Fides Joseph Kung Za Hmung, leader laico cattolico, direttore di "Gloria News Journal", il primo giornale cattolico su web in Myanmar. Il leader ritiene che questo appello potrà essere condiviso anche dalle guide delle comunità cattoliche, come Vescovi, preti e religiosi, che spesso hanno aiutato e assistito i manifestanti. E nota: "Ricordiamo ancora con gioia e commozione la visita di Papa Francesco in Myanmar, nel novembre 2017. Allora il generale Min Aung Hlaing, oggi a capo della giunta militare, gli ha fatto visita nella sua residenza, all'Arcivescovado di Yangon. Venimmo a sapere che il Santo Padre ricordò e ammonì il generale perché fosse responsabile di una pace sostenibile e della democrazia in Myanmar. Oggi, mentre vediamo morire i nostri giovani, crediamo che un'azione mediatrice della Santa Sede potrà aiutarci a porre fine alla violenza e a riportare pace e riconciliazione".
Joseph Kung Za Hmung ricorda a Fides che ieri è stata uccisa una giovane 19enne a Mandalay: "Kyal Sin è il nostro angelo. Era una ragazza di 19 anni, di famiglia cinese, di Mandalay. E' stata uccisa da un proiettile sparato dai cecchini dell'esercito mentre manifestava pacificamente. E' già considerata un'eroina e una martire per la libertà. Credo diverrà un simbolo per i tanti giovani che affollano le strade e continuano la protesta. Prima di morire Kyal aveva scritto in una lettera: 'Ho paura, ma per la nostra libertà, combatteremo. Non abbandoneremo la nostra lotta'. E' stata una ragazza coraggiosa. Al suo funerale, ieri a Mandalay, vi erano oltre duemila persone, soprattutto giovani, di tutte le fedi". Rileva Hmung che "il movimento di protesta e disobbedienza civile, nonostante la repressione dell'esercito, prosegue sulla strada della non violenza. I giovani organizzano sit-in, ed è l'esercito che avanza per disperderli, con tutti i mezzi, anche sparando e uccidendo. E' un movimento che nasce dal basso, e che non ha leader riconosciuti".
Come appreso da Fides, a Mandalay anche le Suore di San Giuseppe dell'Apparizione sono scese in strada per aiutare curare, accudire i manifestanti, spesso percossi e feriti. "Siamo tristi per la morte di giovani innocenti e inermi. Quello che ci muove è la compassione" notano le religiose. Fin dall'inizio della protesta, le suore hanno deciso di visitare i parenti delle persone uccise per alleviare un po' le loro sofferenze e donare conforto: "La nostra preghiera è importante per loro, anche se sono buddisti. In questo modo dimostriamo la nostra solidarietà e rafforziamo il legame umano e spirituale".
Manifestando empatia e solidarietà, le religiose hanno vegliato e pregato dopo la morte del 36enne Ko Min Min, ucciso nei giorni scorsi a Mandalay, quando la polizia ha sparato sulla folla per disperdere la protesta. E hanno poi pianto e pregato con la famiglia di un'altra giovane vittima, Wai Yan Htun, 16 anni, anch'egli colpito da un cecchino.
I fedeli birmani ricordano e apprezzano le parole pronunciate da Papa Francesco nell'Udienza generale del 3 marzo: "Giungono ancora dal Myanmar tristi notizie di sanguinosi scontri, con perdite di vite umane. Desidero richiamare l’attenzione delle autorità coinvolte, perché il dialogo prevalga sulla repressione e l’armonia sulla discordia. Rivolgo anche un appello alla comunità internazionale, perché si adoperi affinché le aspirazioni del popolo del Myanmar non siano soffocate dalla violenza. Ai giovani di quell’amata terra, sia concessa la speranza di un futuro dove l’odio e l’ingiustizia lascino spazio all’incontro e alla riconciliazione. Ripeto, infine, l’auspicio espresso un mese fa: che il cammino verso la democrazia intrapreso negli ultimi anni dal Myanmar, possa riprendere attraverso il gesto concreto della liberazione dei diversi leader politici incarcerati".
I cristiani, che sui 54 milioni di abitanti del Myanmar sono circa il 6% (tra i quali circa 650mila cattolici), fin dalle prime giornate dopo il golpe del 1° febbraio si sono uniti ai manifestanti, nello spirito della non-violenza e della resistenza pacifica contro l'ingiustizia.
(PA) (Agenzia Fides 5/3/2021)
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ASIA/IRAQ - Infondere speranza attraverso la solidarietà verso tutti: gli iracheni aspettano Papa Francesco
 
Roma (Agenzia Fides) - “La visita di Papa Francesco è un momento importante, specialmente in questo tempo di Quaresima. È un segno di speranza per i cristiani, è un messaggio di pace e riconciliazione per le diverse comunità per costruire ponti con altre fedi” commenta Aloysius John, Segretario generale di Caritas Internationalis, in occasione del viaggio di Papa Francesco in Iraq, iniziato questa mattina 5 marzo 2021.
“Caritas Iraq - si legge nella nota di Caritas Internationalis pervenuta all’Agenzia Fides - semina la speranza e i semi di riconciliazione attraverso la propria presenza e le proprie opere in favore delle comunità irachene e ci ricorda che l'unità prevarrà solo quando i diritti umani saranno rispettati e sarà promossa la dignità umana”.
Nabil Nissan, direttore di Caritas Iraq, si rivolge al Papa dicendosi più che certo che il Santo Padre non li lascerà soli e li ispirerà ad essere presenti ovunque vi siano dolore e sofferenza. “La nostra forza è ispirata dalla nostra fede e dalla nostra speranza che saranno entrambe rafforzate dalla Sua visita”.
Insieme all'aiuto materiale, il sostegno di Caritas Iraq contribuisce a restituire ai cristiani la fiducia in loro stessi, a riconoscerli in quanto cittadini al pari degli altri iracheni, a mostrare la presenza e il sostegno della Chiesa alle comunità più vulnerabili, a offrire ai cristiani l'opportunità di vivere la propria fede attraverso il loro servizio in Caritas.
La struttura opera in quattro governatorati dell'Iraq (Baghdad, Anbar, Mosul, Duhok) grazie all’impegno di oltre 270 collaboratori e circa 200 volontari.
(MP/AP) (5/3/2021 Agenzia Fides)
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ASIA/EMIRATI ARABI - Il Vescovo Hinder: anche i nostri cristiani guardano al viaggio del Papa in Iraq. E i musulmani elogiano il suo coraggio
 
Abu Dhabi (Agenzia Fides) – Oggi Papa Francesco ha iniziato il viaggio in Iraq, e proprio ieri, il 4 marzo, cadevano i cinque anni esatti dalla strage in cui a Aden, nello Yemen, vennero uccise quattro suore di Madre Teresa, assieme a una dozzina di impiegati prevalentemente musulmani. A far notare la singolare coincidenza è il Vescovo Paul Hinder, ofmCap, Vicario apostolico dell’Arabia meridionale. Mentre si realizza la prima visita di un Papa nella terra da cui è partito Abramo, Padre di tutti i credenti, quella storia di martirio e di sofferenza condivisa tra cristiani e musulmani richiama analoghe vicende che hanno segnato anche di recente le Chiese dell’Iraq e il popolo iracheno. “Il frutto del loro martirio” riconosce il Vicario apostolico, “non si misura con le statistiche. Rimangono però per noi un segno provocante di un amore che va aldilà del sentimentalismo, e può condurre a condividere la stessa sorte di Gesù crocifisso. Quelle suore sapevano del rischio ma non hanno preso la via della fuga. Sono sicuro che il loro martirio porterà dei frutti”.
Il viaggio di Papa Francesco in un vicino Paese arabo – riferisce a Fides il Vescovo Hinder – suscita emozione e attese singolari nella variegata comunità cattolica del Vicariato: “i nostri fedeli seguono con interesse e curiosità la visita di Papa Francesco in Iraq. Questo – aggiunge il Vicario apostolico - vale soprattutto per i cristiani iracheni che vivono nel Paese. Ci sono due scuole a Dubai e a Sharjah, tenute dalle suore irachene di Maria Immacolata. Tra gli altri, in maggioranza indiani e filippini, sono soprattutto i nostri fedeli di lingua araba provenienti dai Paesi del Medio Oriente, incluso l’Egitto, che guardano all’Iraq durante questi giorni. Molti di loro hanno legami se non con l’Iraq almeno con gente che è vissuta in Mesopotamia o ancora ci vive. Anche i musulmani mostrano il loro interesse. Uno di loro mi ha espresso esplicitamente la sua ammirazione per il coraggio del Papa di visitare l’Iraq in questo momento critico”.
Poco più di due anni fa, il 4 febbraio 2019, Papa Francesco e il grande Imam di al Azhar, lo Sheikh Ahmed al Tayyeb, firmarono proprio a Abu Dhabi il Documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la Convivenza comune. Da allora, la riscoperta del legame fraterno che unisce tutti i figli di Dio è stata proposta da Papa Francesco – anche nell’Enciclica “Fratelli Tutti” - come punto di partenza per affrontare insieme le i conflitti e le emergenze globali che feriscono e affaticano le vite dei popoli. Anche il viaggio papale in Iraq, primo Paese a maggioranza sciita visitato da Papa Francesco, ha come motto la frase evangelica “Voi siete tutti fratelli” e come parola chiave la Fratellanza. Il futuro dirà se d’ora in avanti anche istituzioni e circoli dell’islam sciita si coinvolgeranno nel cammino di condivisione iniziato a Abu Dhabi – a cui finora hanno aderito soggetti dell’islam sunnita – o se prevarranno diffidenze e obiezioni condizionate anche della contrapposizioni geopolitiche. “Sappiamo bene” riconosce a tal proposito il Vescovo Hinder “che anche nel mondo musulmano ci sono dei discordie, e non soltanto tra sunniti e sciiti. Sfortunatamente questi contrasti sono approfonditi da ragioni ideologiche e soprattutto politiche. Ma il fatto che c’è un abisso tra Riyad e Teheran non vuol dire che un dialogo tra i rappresentanti religiosi non sia più praticabile. In questo campo non credo a progressi repentini” premette con realismo il Vicario apostolico “ma sono io stesso testimone di uno sviluppo promittente nel dialogo inter-religioso. Ciò che ho visto e sperimentato nei 17 anni vissuti in Arabia mi conferma che con pazienza e fiducia è possibile di avvicinarsi e di progredire assieme. La visita di Papa Francesco nel 2019” ricorda il Vescovo Hinder “fu un segno forte e ben visto anche dai musulmani della zona. I rapporti con le autorità sono segnati da un rispetto reciproco crescente. La pandemia he messo il freno agli incontri in presenza, ma i contatti continuano con i mezzi virtuali disponibili”.
I profili delle comunità cristiane presenti in Iraq e nella Penisola arabica sono diversi. I Cristiani dei Paesi della Penisola sono lavoratori immigrati, venuti in cerca di occupazione. Quelle presenti in Iraq sono comunità cristiane autoctone, assottigliatesi negli ultimi anni a causa dei flussi migratori. Non di meno, i Vescovo Hinder mostra di condividere le considerazioni espresse dal Patriarca caldeo Louis Raphael Sako nella recente intervista rilasciata a Fides (vedi Fides 3/3/2021), nella quale il Cardinale iracheno ha ribadito che il Papa non è andato in Iraq per “rafforzare i cristiani” nel vortice dei conflitti settari, e ha respinto anche le teorie di chi sostiene che solo gli aiuti dall’esterno – di tipo economici, militari o di altro tipo) possono salvare le comunità cristiane mediorientali dall’estinzione. “Anche se le condizioni politiche, sociali, economiche e religiose giocano un ruolo importante per cristiani e non-cristiani” sottolinea il Vicario apostolico “bisogna riconoscere che la permanenza dei cristiani in una regione non è solo un prodotto di condizioni favorevoli, ma è soprattutto il frutto della grazia che opera nei cuori dei fedeli. L’abbiamo visto durante la storia in tanti Paesi del mondo. E lo stesso accade in Iraq. Non dimentichiamo mai che la fede in Cristo è prima di tutto un dono dello Spirito Santo che soffia dove vuole, anche e soprattutto in condizioni difficili. Dobbiamo prendere congedo dalla mania di guardare solo le statistiche e i numeri. Ci sono in Iraq cristiani che sono testimoni del Signore crocifisso e risorto e rimangono così un segno di vita che supera tutte le tragedie”. Riguardo alla situazione delle comunità cristiane nella Penisola arabica, il Vescovo Hinder conferma le conseguenze negative che la pandemia da Covid-19 ha prodotto sulle attività lavorative degli immigrati cristiani e sulla stessa vita ecclesiale: “E’ ancora presto per fare un bilancio“ avverte il Vicario apostolico “ma già si nota una diminuzione numerica dei migranti e quindi anche delle nostre comunità cristiane. Ciò che pesa forse il più è l’insicurezza che molto spesso si abbina all’isolamento dovuto alle restrizioni. Il fatto che le chiese sono rimaste chiuse per molti mesi e in parte continuano ancora a essere chiuse è un peso per tanti che frequentano la casa del Signore come luogo di consolazione nelle paure e nelle sofferenze. Mi fa piangere il vedere gente che prega fuori dalle mura della chiesa, perché non ci è permesso siamo permessi di mantenere aperto il comprensorio parrocchiale. Poi grazie a Dio ci sono quei segni di solidarietà aperta e discreta verso i fedeli che si trovano in difficoltà. Molto si fa virtualmente. Però non ho mai sentito così importante il fatto di avere un contatto reale con le persone come adesso, nel tempo in cui tale contatto è molto limitato. E percepisco che tanti condividono questa mia stessa esperienza. (GV) (Agenzia Fides 5/3/2021)
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ASIA/INDIA - La Chiesa nello stato del Tripura chiede di rinviare le elezioni fissate la domenica di Pasqua
 
Agartala (Agenzia Fides) - I cristiani nello stato indiano nordorientale del Tripura sono amareggiati per lo svolgimento delle elezioni del Consiglio distrettuale autonomo, la domenica di Pasqua, e chiedono il rinvio del voto. “Programmare le elezioni per il giorno di Pasqua, dedicato al mistero centrale della fede per tutti i cristiani nel mondo, non solo renderà gli elettori cristiani impossibilitati a partecipare al processo elettorale, ma danneggerà anche i sentimenti religiosi della comunità cristiana”, rileva in una nota inviata all'Agenzia Fides, il Vescovo di Agartala, Mons. Lumen Monteiro.
"I cristiani nello stato di Tripura, circa 160mila fedeli in tutto, sono rimasti "delusi e scioccati" quando hanno saputo la data delle elezioni", ha detto padre Joseph Pulinthanath, portavoce della diocesi di Agartala. La diocesi di Agartala occupa tutto lo Stato. L'elezione per il Consiglio distrettuale autonomo del Tripura è fissata il 4 aprile, domenica di Pasqua. Il Consiglio distrettuale autonomo amministra le aree dominate dalle tribù indigene di Tripura. Quasi il 68% dell'area dello stato, che è per lo più coperta da foreste e colline, rientra nella competenza e sotto la giurisdizione del Consiglio.
Mons. Monteiro ha scritto una lettera diretta al Commissario statale per le elezioni, esprimendo la preoccupazione della comunità cristiana per la data dello scrutinio, coincidente con la domenica di Pasqua. Nella missiva si chiede di riprogrammare la data delle elezioni "per consentire a tutti i cittadini di esercitare il proprio diritto di voto e di potere, nel contempo, adempiere ai propri obblighi di fede come cristiani".
Parlando delle elezioni che si terranno la domenica di Pasqua, Sagar Sagma, leader laico cattolico, ha detto a Fides: “La Commissione elettorale non ha preso in considerazione i sentimenti religiosi dei cristiani e l'importanza della Pasqua. Non è opportuno ed è per noi disagevole. Speriamo in un rinvio".
Tripura è il terzo stato più piccolo dell'India. Copre 10.491 kmq e confina con il Bangladesh a nord, sud e ovest, e gli stati indiani di Assam e Mizoram a est. A causa del suo isolamento geografico, per lo più dovuto alle catene montuose, il suo progresso economico è ostacolato. La povertà e la disoccupazione continuano ad affliggere Tripura, che dispone di infrastrutture limitate. La maggior parte dei residenti è impegnata nell'agricoltura e nelle attività connesse, sebbene il settore dei servizi sia il maggior contributore al prodotto interno lordo dello stato.
La Chiesa continua a lavorare per persone e gruppi etnici in termini di lavoro sociale, istruzione, assistenza sanitaria ed evangelizzazione. Su circa, 3,6 milioni di abitanti, l'83% sono indù, i musulmani sono 8,6%, i cristiani circa il 4,3%, la parte restante è tra sikh e religioni tribali.
(SD-PA) (Agenzia Fides 5/3/2021)
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AMERICA/COLOMBIA - Minacce al Vescovo di Buenaventura, cresce la violenza, i Vescovi: “non ci rassegniamo ad accettare queste situazioni”
 
Buenaventura (Agenzia Fides) - “Esprimiamo solidarietà, vicinanza, affetto e sostegno al nostro fratello Vescovo di questa diocesi, monsignor Rubén Darío Jaramillo Montoya, per le minacce che da tempo riceve contro la sua integrità e la sua vita, lui e altri che sono a servizio della comunità. Estendiamo la solidarietà alle diverse comunità del territorio che lui accompagna con dolore”. Lo scrivono i Vescovi del Pacifico e del sud-ovest della Colombia, che si sono riuniti dal 2 al 4 marzo nella città di Buenaventura, la cui diocesi è guidata da Monsignor Jaramillo Montoya, per esaminare i gravi problemi di questa zona.
I Vescovi di Apartadó, Quibdó, Itsmina - Tadó, Buenaventura, Tumaco, Guapi, Popayán, Tierradentro, Pasto, Ipiales, Cartago, Buga, Palmira e Cali, scrivono nel loro comunicato, pervenuto a Fides: “abbiamo avuto modo di avvicinarci alle realtà di incertezza, povertà, dolore, morte e disperazione, generate dal confluire di situazioni di ordine diverso che, purtroppo, percepiamo e denunciamo sempre più in crescita, come il traffico di droga, l’aumento di gruppi armati, la corruzione, le estorsioni, la perdita della fede e dei valori, l’inefficienza di ampi settori pubblici e privati e i maltrattamenti della casa comune”.
Di fronte a questa difficile realtà, i Vescovi ribadiscono: “come Pastori, non ci rassegniamo ad accettare queste situazioni, al contrario, ci impegniamo e esortiamo i governanti e tutta la nostra gente, a lavorare decisamente alla ricerca di soluzioni globali, a breve e medio termine, che rendano possibile la reale trasformazione di questa triste e angosciante realtà. Continueremo ad essere facilitatori del dialogo e della pace”.
Ricordando l’appello della Quaresima ad una conversione integrale e l’invito di Papa Francesco ad ascoltare il grido dei poveri, i Vescovi concludono il comunicato invocando l’intercessione di San Giuseppe, perché si mostri padre anche per quanti sono pellegrini nelle terre del Pacifico e del sud ovest della Colombia, donando grazia, misericordia e coraggio, e difesa da ogni male. (SL) (Agenzia Fides 05/03/2021)
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AMERICA/CILE - La testimonianza di un missionario spagnolo, da 32 anni in Cile: “rendere realtà la presenza di Gesù il Samaritano"
 
Santiago (Agenzia Fides) – In Spagna si celebra domenica prossima la Giornata dell’Ispanoamerica, e per questa occasione l’Agenzia Fides ha ricevuto dalla diocesi spagnola di Toledo, la testimonianza di padre Félix Zaragoza, l'unico sacerdote diocesano di Toledo che è missionario in Cile. Insieme a lui ci sono altri 10 tra religiosi e laici missionari della stessa diocesi spagnola.
Il Cile è stato uno dei Paesi dell'America Latina in cui si è verificata la prima presenza di sacerdoti diocesani di Toledo che, attraverso l'OCHSA (Obra de Cooperación Sacerdotal Hispanoamericana), sono stati inviati dall'Arcivescovo di Toledo a vivere l'impegno missionario insieme alle comunità cristiane locali.
Padre Félix Zaragoza, sacerdote diocesano originario di Villacañas (Toledo), ha già trascorso 32 anni di servizio missionario nella periferia di Santiago del Cile, “una città che ha un terzo di tutti gli abitanti dell'intero Paese”, e sottolinea che la sua parrocchia, “in cui sono solo, è composta da una popolazione giovane, con più di 50.000 abitanti”. Sebbene sia l’unico sacerdote, sottolinea comunque “la collaborazione dei laici”.
Tra le attività della parrocchia Niño Dios de Malloco, situata nel Comune di Peñaflor, padre Félix sottolinea che, accanto alla chiesa, la parrocchia gestisce una scuola con circa 2.000 studenti, con più di 400 bambini da accudire nella scuola materna. Inoltre ha una residenza - casa per anziani, con “70 nonni, che in questa situazione di pandemia non possono ricevere visitatori e dove molti purtroppo sono morti". La parrocchia ha anche una farmacia per fornire medicinali e organizza “le pentole comunitarie, come le chiamiamo qui, per preparare il cibo raccolto e consegnare a tutti, qualcosa da mangiare".
Queste azioni caritative e solidali si realizzano perché "crediamo che la Chiesa, soprattutto in un tempo di secolarizzazione forte come quello che sta avendo il Cile per diverse cause, deve rendere realtà la presenza di Gesù il Samaritano". Ricorda che "la solidarietà è reale nel servizio, soprattutto dei più vulnerabili".
Padre Félix Zaragoza ringrazia la diocesi di Toledo per la collaborazione nelle missioni, e chiede di continuare a ricordarlo per il suo ministero, che svolge "in una parrocchia dove la maggioranza si considera cattolica, con più di 50.000 abitanti e un solo sacerdote per le messe, con più di 700 battesimi, più di 300 comunioni e circa 200 cresime, con più di 700 funerali nel 2020".
Per questo, padre Félix chiede preghiere, per “poter continuare a svolgere la missione in questa comunità, con queste persone, perché la Chiesa ha bisogno di dare testimonianza di fede e di impegno”. Ci tiene infatti a ricordare che "l'evangelizzazione deve essere anche un processo di umanizzazione, di una vita dignitosa", ecco perché si parte dai bambini più piccoli con gli asili nido, fino alla casa di cura, per dare loro una intera vita più dignitosa possibile.
(CE) (Agenzia Fides 05/03/2021)

mercoledì 11 novembre 2020

Agenzia Fides 11 novembre 2020

 

VATICANO - Famiglia: Chiesa domestica, Chiesa missionaria
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – E’ dedicato alla famiglia cristiana oggi nel mondo l’ultimo numero del Bollettino della Pontificia Opera della Santa Infanzia (POSI) appena pubblicato. Citando vari documenti del magistero della Chiesa al riguardo, Suor Roberta Tremarelli, Segretaria Generale della POSI, rileva nell’editoriale: ”Anche oggi molte famiglie vivono nell’amore, nella fede e realizzano la propria vocazione di chiesa domestica, di chiesa missionaria, e di questo ringraziamo il Signore e lo Spirito Santo che continuamente aiuta e sostiene le famiglie nel ‘trovare nuove risorse e inventare nuovi metodi’.”
P. Dieu Béni Nicaise Yassigao, di Bangui (Repubblica Centroafricana) propone una riflessione su Gesù ragazzo e la sua esperienza nella famiglia umana: “Gesù bambino, il Figlio di Dio incarnato, ha avuto bisogno di un ambiente favorevole per sviluppare pienamente la sua missione sulla terra. Come ogni altro bambino la cui crescita richiede un ambiente familiare (per alcuni può essere la famiglia naturale, per altri un collegio, un orfanotrofio o altre strutture familiari), Egli aveva trovato nella casa di Nazareth un focolare favorevole per il suo pieno sviluppo”.
L’articolo centrale, dedicato alla “Formazione della fede dei bambini nelle famiglie cattoliche”, è di P. Linson K. Aradan, della diocesi indiana di Quilon. “In Asia, la famiglia occupa un posto centrale nella rete di relazioni e i bambini nella loro prima infanzia imparano il valore della famiglia e delle strutture familiari. Le esigenze dei bambini sono soddisfatte nella famiglia che fornisce loro sicurezza e senso di appartenenza. Imparano nella famiglia i valori dell'unità, della fratellanza, della cooperazione, della collaborazione e della simpatia.1 In famiglia, anche se i membri sono strettamente legati l'uno all'altro dal rapporto di sangue, lo sono ancor più profondamente per l'amore e la preoccupazione l'uno per l'altro”.
Anche questo numero del Bollettino riserva ampio spazio alle esperienze di impegno missionario dei ragazzi che non si arresta, ma assume forme e modalità diverse, durante la pandemia di Covid-19. Dalle Direzioni nazionali di Filippine, Libano, Messico, Kenya, Colombia, Malawi, Zambia, Angola vengono quindi le notizie su come i piccoli missionari mettano a frutto anche il tempo del confinamento continuando ad essere attivi e solidali. Viene quindi descritta la diffusione dell’Infanzia Missionaria nella parrocchia di sant’Ildefonso, diocesi di Lwena, in Angola, e altre notizie dalla diocesi di Pangkalpinang, in Indonesia, e delle attività in Benin e in Burkina Faso.
Dopo aver ripercorso la storia delle Pontificie Opere Missionarie in Guatemala, dalla fondazione nel 1973 fino ai giorni nostri, il Bollettino presenta alcuni progetti sostenuti dalla POSI: l’aiuto ai bambini con disabilità a Shimoga, in India; il sostegno ai bambini e alle loro famiglie nella diocesi di Paramaribo, in Suriname; l’organizzazione della pastorale dei bambini e dei giovani nella diocesi di Tshumbe, nella RDC Congo; la scuola materna per bambini diversamente abili nel nord-est del Kenya. Infine all’attenzione dei lettori viene proposta una pubblicazione realizzata dalle POM dell’Argentina che riunisce testi, racconti, riflessioni, giochi… sul tema della santità, con le testimonianze di bambini e adolescenti americani Santi ufficialmente riconosciuti dalla Chiesa. (SL) (Agenzia Fides 11/11/2020)
LINK
Il Bollettino si può scaricare dal sito delle POM -> https://www.ppoomm.va
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AFRICA/CONGO RD - I Vescovi: “Il bene della popolazione deve essere al centro di ogni azione politica”
 
Kinshasa (Agenzia Fides) – “Il benessere della popolazione deve prevalere su ogni altra considerazione politica. Nessun compromesso politico può essere al di sopra dell’esigenza, per il potere politico, di fare di tutto per assicurare il bene della popolazione”. È il cuore del messaggio che i Vescovi membri della Conferenza episcopale nazionale del Congo (CENCO) hanno consegnato al Presidente Félix Tshisekedi nel loro incontro con il Capo dello Stato il 9 novembre 2020, in occasione delle consultazioni con gli esponenti politici, sociali e religiosi, al fine di trovare una soluzione alla crisi politica e istituzionale del Paese.
La coalizione governativa al potere dal gennaio 2019 comprendente esponenti legati al precedente Capo dello Stato, Joseph Kabila, è bloccata da spinte contrapposte dei suoi membri e sta frenando le ambizioni dichiarate di Tshisekedi di riformare un Paese segnato dalla corruzione e dalle violazioni dei diritti umani.
Per superare la crisi, il Presidente Tshisekedi il 23 ottobre ha promesso di avviare consultazioni con i leader politici e sociali per la creazione di un'unione della nazione. “Considerando che la salvezza del popolo è la legge suprema, ho deciso di avviare dalla prossima settimana una serie di contatti volti a consultare i leader politici e sociali più rappresentativi al fine di raccogliere le loro opinioni in merito creare un'unione sacra della nazione attorno agli obiettivi suddetti” aveva annunciato Tshisekedi, in un messaggio al popolo congolese.
Nel loro messaggio i Vescovi suggeriscono di affrontare la questione dal lato politico e da quello elettorale. Nel primo caso suggeriscono un chiarimento tra le componenti della coalizione governativa. “Una cosa ci appare certa” affermano. “La dinamica attuale della coalizione non permette la ricostruzione del Paese. Occorre una soluzione politica che rispetti il popolo congolese”.
Per quanto riguarda il percorso elettorale, la CENCO propone una riforma dell'apparato elettorale, insistendo soprattutto sulla "depoliticizzazione e rafforzamento dell'indipendenza dei membri della carica della Commissione Elettorale Indipendente (CENI)" e raccomanda "realistiche riforme consensuali della legge elettorale”.
La CENCO conclude riaffermando la sua disponibilità ad apportare il suo contributo ad ogni iniziativa che il Presidente prenderà per il bene della nazione. (L.M.) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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AFRICA/TANZANIA - I missionari: riconoscenza ma anche timore verso il Presidente rieletto la scorsa settimana
 
Dar es Salaam (Agenzia Fides) - Riconoscenza, ma anche timore. Sono le reazioni dei missionari quando parlano del nuovo presidente tanzaniano John Magufuli, entrato in carica per un secondo mandato la scorsa settimana. «Nel primo mandato - spiegano a Fides alcuni missionari che chiedono l’anonimato -, il presidente si è distinto per il suo impegno nel realizzare le infrastrutture. Grazie all’aiuto della Cina, storico alleato della Tanzania, sono state costruiti strade, ferrovie. I collegamenti interni e internazionali sono migliorati. Non c’è paragone nei confronti del passato».
Magufuli si è impegnato molto anche sul fronte dell’educazione. «Su questo punto – continuano i missionari – non possiamo che lodare l’impegno del governo. Ha riorganizzato il corpo docente scegliendo gli insegnanti più qualificati e offrendo formazione a quelli meno preparati. Ha inoltre insistito affinché tutti i ragazzi avessero almeno un’istruzione di base. L’azione è stata capillare e ha interessato tutto il territorio. È un passo avanti importantissimo»
Un altro elemento giudicato positivamente è la lotta serrata alla corruzione. «Magufuli - continuano - è stato implacabile con i corrotti e con i concussi. Ha varato politiche severe che hanno ridotto drasticamente il fenomeno in tutto il Paese e a tutti i livelli». Questi investimenti hanno favorito l’espandersi dell’economia. Una crescita che è continuata anche nel 2020, nonostante l’epidemia di coronavirus. Il bilancio statale per l’anno fiscale 2020-21 prevede infatti una crescita del 5,5%, sebbene la Banca Mondiale ritenga che, pur essendo positiva, si attesterà intorno al 2,5%.
Sull’azione di governo di Magufuli si allungano, però, ombre non rassicuranti. «Ciò che ci spaventa – continuano i missionari – è lo stile con il quale agisce il presidente. Uno stile duro, deciso, a tratti dittatoriale». Secondo Freedom House, organizzazione che monitora il rispetto dei diritti umani e dei valori democratici nel mondo, «negli ultimi anni le autorità hanno intensificato gli sforzi per limitare i partiti di opposizione. Nel 2016, il governo ha vietato tutte le dimostrazioni e le manifestazioni politiche al di fuori del periodo elettorale, riducendo drasticamente la capacità dei partiti di mobilitare il sostegno pubblico. Nel gennaio 2019, il Chama Cha Mapinduzi [Ccm, partito al potere da 50 anni, ndr] ha utilizzato la sua maggioranza parlamentare per approvare emendamenti alla legge sui partiti politici che hanno ulteriormente eroso i diritti dei gruppi di opposizione».
Il governo ha arrestato diverse figure di alto profilo dell'opposizione nel 2019 e nel 2020, continuando una campagna di repressione. «Chiunque critichi il presidente - osservano i missionari – rischia di essere fermato dalla polizia e di finire in carcere. Durante le elezioni sono spariti politici dell’opposizione, giornalisti, membri delle organizzazioni non governative. I principi democratici sono in forse. Lo stesso presidente ha sta cercando di superare il limite dei due mandati per potersi candidare per la terza volta».
Oltre alla repressione preoccupa anche il carattere paternalistico del governo. «Nel Paese – concludono i missionari – non si parla né dell’emergenza Covid-19 né delle minacce dei jihadisti nei distretti meridionali. Il presidente assicura che stanno affrontando questi pericoli, ma non esiste alcun dibattito nazionale su di essi. I tanzaniani sono costretti a fidarsi e molti lo fanno. Affidandosi completamente a Magufuli e alle sue politiche». (E:C.) (Agenzia Fides 11/11/2020)

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AFRICA/EGITTO - Il Ministro (musulmano) delle dotazioni religiose: proteggere insieme da ogni attacco chiese e moschee
 
Il Cairo (Agenzia Fides) – Non c’è nessuna differenza tra chi muore per proteggere dagli attacchi una chiesa e chi condivide la stessa sorte per proteggere una moschea. Lo ha ripetuto con tono determinato il dottor Mohammed Mukhtar Juma, Ministro egiziano delle dotazioni religiose, durante il forum di iniziativa per la convivenza e il rispetto reciproco promossa al Cairo dalla Fondazione culturale Dar al Hilal. La tavola rotonda ha visto la partecipazione di membri del governo, intellettuali e rappresentanti di comunità ecclesiali e religiose. Durante il suo intervento, il Ministro Mukhtar Juma ha esposto argomenti volti ad attestare che l’Egitto, sotto la presidenza di Abdel Fattah al Sisi, sta diventando “un modello di coesistenza religiosa”, in grado di cancellare progressivamente ogni discriminazione di matrice settaria e affermare la piena uguaglianza tra i cittadini appartenenti a diversa comunità di fede. Il Ministro ha anche ribadito che le diverse tradizioni religiose rappresentano in se stesse un fattore di liberazione e di guarigione da ogni fanatismo, mentre ogni forma di violenza e intolleranza esercitata chiamando in causa parole e contenuti religiosi rappresenta in realtà una mistificazione e un rinnegamento delle identità e degli accenti spirituali di misericordia custoditi e spesso condivisi dalle diverse tradizioni religiose. “Abbiamo il dovere di proteggere insieme le nostre moschee e le nostre chiese” ha aggiunto il ministro, “perché in questo modo proteggiamo la nostra Patria”. (GV) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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ASIA/INDONESIA - Organizzazioni cattoliche: giustizia per i catechisti uccisi in Papua
 
Jayapura (Agenzia Fides) - “Si fermino immediatamente le violazioni dei diritti umani in Papua, in particolare da parte dei membri delle forze di sicurezza indonesiane, e sia condotta senza indugio un'indagine indipendente e credibile sui casi dell’omicidio del catechista cattolico Rufinus Tigau e di Meinus Bagubau, coinvolgendo la Commissione nazionale per i diritti umani e i leader della Chiesa per portare i responsabili davanti alla giustizia”. Lo chiedono in un documento pervenuto all’Agenzia Fides, quattro organizzazioni della Chiesa cattolica nella Papua indonesiana: la Commissione “Giustizia e pace” della diocesi di Timika (SKP Timika); la Commissione “Giustizia e pace” dell’arcidiocesi di Merauke (SKP Kame); la Commissione “Giustizia e pace e salvaguardia del Creato” dei Francescani in Papua (SKPKC Fransiskan Papua); la Commissione “Giustizia e pace e salvaguardia del Creato” degli Agostiniani, nel Vicariato Cristus Totus in Papua (SKPKC OSA Papua); accanto a loro, inoltre, si è schierata e ha offerto il suo contributo l’Ong internazionale, accreditata all’Onu, “Franciscans International” (FI).
Si tratta di un rapporto molto dettagliato e documentato, frutto del lavoro di ricerca delle organizzazioni cattoliche, su un caso di omicidio avvenuto nella regione più orientale dell’Indonesia e sul caso del ferimento di un minorenne, avvenuto lo stesso giorno. Come riferito all'Agenzia Fides, la vicenda è ancora in attesa di un epilogo che renda giustizia alle vittime e alle famiglie. Nel rapporto “Extrajudicial killing of Mr Rufinus Tigau” si ricostruiscono i due casi di Rufinus Tigau e Meinus Bagubau, avvenuti il 26 ottobre 2020. Rufinus Tigau (28 anni), nativo papuano e catechista cattolico della diocesi di Timika (nella provincia di Papua), è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco da membri di un'operazione congiunta di esercito e polizia indonesiani a Kampung Jibaguge (nel distretto Sugapa, della Reggenza Intan Jaya a Papua). Anche Meinus Bagubau (12 anni), è stato colpito da colpi d'arma da fuoco e ha riportato diverse ferite nella stessa giornata.
Il rapporto ricostruisce le fasi dell’incidente del 26 ottobre di cui viene fornito un ampio background: “Dal dicembre 2019, nell'area di Intan Jaya Regency, si è svolta un'operazione congiunta tra esercito indonesiano (Tni) e polizia (Polri), nell'ambito degli sforzi per combattere un movimento indipendentista papuano denominato Tentara Pembebasan Nasional Papua Barat (Esercito di liberazione nazionale della Papua occidentale – TPN-PB). Vi sono stati diversi scambi di colpi di arma da fuoco – spiega il dossier – che hanno provocato vittime da entrambe le parti, così come nei civili che vivono nella zona”.
Già dopo l'uccisione del presbitero protestante Yeremia Zarambani, il 19 settembre 2020, spiega ancora il rapporto, “la Commissione nazionale indonesiana per i diritti umani (Komnas Ham) aveva rilasciato una dichiarazione pubblica sulle violenze nella Reggenza di Intan Jaya”, documentando almeno 18 casi di violenza che hanno coinvolto vittime civili e personale di sicurezza. Inoltre il rapporto ricorda che, oltre a episodi largamente noti, “quest'anno si sono verificati anche diversi incidenti nell'area delle attività minerarie di PT Freeport Indonesia”, in particolare nella miniera di Grasberg, nella regione di Timika, in Papua, e che “in due occasioni, i papuani indigeni sono stati erroneamente identificati come membri del TPN-PB e fucilati da membri delle forze militari e di sicurezza indonesiane” mentre la guerriglia ha giustiziato un lavoratore.
Si arriva così a ricostruire il tragico caso del 26 ottobre quando Rufinus Tigau si avvicina alle forze di sicurezza che hanno circondato la zona dove abita, e continuano a sparare. Rufinus vuole solo spiegazioni e cercare un gesto di conciliazione. Nota il rapporto: “Tigau si è avvicinato ai membri della sicurezza e ha detto: 'Per favore, smettete di sparare. Dobbiamo parlare con calma. Qual è il problema?' Un membro dell'operativo ha puntato una pistola contro di lui che ha immediatamente alzato le mani, in segno di sottomissione. Tuttavia, è stato ucciso sul posto”, a sangue freddo.
Nelle sparatorie che intanto vanno avanti, viene colpito anche Meinus. L’esercito nega l’incidente accusando Tigau di essere un membro del Gruppo armato separatista criminale (Kelompok Kriminal Separatis Bersenjata - Kksb), termine usato per indicare appartenerti al TPN-PB. “Tuttavia – scrive ancora il dossier – l'affermazione secondo cui Tigau era un membro del TPN-PB è stata respinta da padre Martin Kuayo, Amministratore della diocesi cattolica di Timika, Papua, che ha confermato che Rufinus Tigaus era un pacifico catechista della diocesi stessa”.
Le organizzazioni cattoliche denunciano un secondo omicidio avvenuto nei giorni precedenti: quello di Agustinus Duwitau, catechista cattolico nel villaggio di Emondi, distretto di Sugapa, fucilato il 7 ottobre 2020 mentre stava tornando o casa. Anch'egli, secondo fonti locali, sarebbe stato freddato perché sospettato di essere membro del TPN-PB.
La Intan Jaya Regency è la regione in cui si trova il Wabu Block, parte della concessione mineraria a Papua tra il governo indonesiano e l’azienda PT Freeport (che poi diventa PT Freeport Indonesia, poiché il governo indonesiano ha aumentato le proprie quote nella società). Nel luglio 2015, c'è stato un accordo tra il governo indonesiano e PT Freeport Indonesia per restituire il blocco Wabu – ricco di oro – al governo. Le organizzazioni per i diritti umani e le Chiese hanno più volte allertato il governo sulle violazioni dei diritti umani a Intan Jaya Regency. Diversi anni fa, il piano per estrarre le riserve auree della zona è stato rifiutato dagli abitanti che vivono nell'area per timore di gravi danni ambientali per le comunità indigene che vi risiedono.
La Papua (o Irian Jaya) è la provincia indonesiana che occupa la parte occidentale dell'isola della Nuova Guinea. Da decenni la popolazione locale lamenta discriminazione e abusi condotti dalle autorità e dalle forze di polizia indonesiane. La provincia, antica colonia olandese, è stata annessa dall’Indonesia nel 1969 in seguito a un controverso referendum. I papuani indigeni costituiscono circa la metà della popolazione, che rivendica un’indipendenza politica e chiede da anni un nuovo referendum, anche se nel 2002 il governo di Giacarta ha concesso alla regione un'autonomia speciale.
(MG-PA) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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ASIA/COREA DEL SUD - La fede nella pandemia: confessionali anti-Covid nella Cattedrale cattolica di Seoul
 
Seoul (Agenzia Fides) - Il Covid-19 non deve avere l'effetto di privare i fedeli dell'accesso ai Sacramenti: come appreso dall'Agenzia Fides, con questa convinzione la Cattedrale cattolica di Seoul ha attrezzato dei confessionali appositamente adattati per permettere di celebrare il Sacramento della Riconciliazione in massima sicurezza, nel rispetto delle misure anti-Covid, sia per il sacerdote che per il penitente.
Nel complesso della Cattedrale di Myeongdong, nel cuore di Seul, i confessionali erano stati chiusi a febbraio del 2020, a causa della pandemia poiché il virus si diffonde facilmente via aerosol in spazi chiusi. Come riferisce una nota inviata a Fides dall'Ufficio Comunicazioni dell' Arcidiocesi, la Chiesa di Seoul ha riorganizzato le procedure operative e le strutture relative alle confessioni, aderendo alle linee guida di sanità pubblica emanate per la prevenzione della diffusione del coronavirus, rispettando i protocolli igienico-sanitari.
Nel nuovo assetto, lo spazio per il sacerdote e quello per il penitente nel confessionale sono ora completamente separati, mentre un apposito sistema di ventilazione è stato installato per impedire la trasmissione del virus tramite vie aeree. Inoltre, in ogni cabina è stata installata una protezione in plexiglas come barriera fisica tra il sacerdote e il penitente, per evitare l'esposizione alle goccioline respiratorie. Infine, dopo la celebrazione del Sacramento, l'intera cabina viene sanificata prima che il penitente successivo proceda alla confessione.
P. Matthias Young-yup Hur, portavoce dell'Arcidiocesi di Seoul e vicepresidente della Commissione diocesana per le Comunicazioni, commenta nella nota inviata a Fides: “La nostra comunità di fede ha dovuto affrontare tempi molto difficili, dato il prolungarsi della crisi pandemica. La riapertura dei confessionali completamente attrezzati è parte dei nostri sforzi per fornire assistenza pastorale ai fedeli. Per trasformare la crisi in un'opportunità, speriamo vi saranno altre iniziative efficaci nel campo del ministero pastorale anche nell'era post-Covid".
Secondo la Chiesa locale, afferma il sacerdote, la riapertura dei confessionali rappresenta un deciso segno di speranza che permette di guardare oltre la crisi, offrendo ai battezzati un messaggio essenziale: curare la vita spirituale, coltivare il contatto diretto con Dio, alimentare la fede attraverso i Sacramenti, sono la via maestra per superare, con la grazia di Dio, le difficoltà e le prove dell'esistenza. (PA) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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AMERICA/PERU’ - Destituito dal parlamento il Presidente Vizcarra, il paese è politicamente destabilizzato
 
Lima (Agenzia Fides) – L'Arcivescovo di Lima, Mons. Carlos Castillo, ha affermato che al Congresso è mancato “il senso della misura" quando ha rimosso il Presidente Vizcarra, ciò è "qualcosa di molto serio". Questo commento dell'Arcivescovo segue la notizia che lunedì sera, 9 novembre, il Congresso peruviano ha destituito il Presidente Martín Vizcarra dopo che l'intero Parlamento lo ha dichiarato "moralmente incapace" nel processo politico aperto contro di lui per corruzione, per presunte tangenti ricevute nel 2014 quando era governatore. Il Presidente del Parlamento, del partito di Azione Popolare (AP), Manuel Merino, oppositore di Vizcarra, ha prestato giuramento ieri, martedì 10, come nuovo Presidente del Perù dinanzi al Congresso peruviano con tutti i membri presenti.
Le dimissioni del popolare Presidente sono state approvate con 105 voti favorevoli, 19 contrari e 4 astensioni, superando di gran lunga gli 87 voti richiesti, al termine di una maratona plenaria durata quasi otto ore.
Vizcarra ha dichiarato alla stampa che lascia il potere "a testa alta" e ha escluso di intraprendere un'azione legale per opporsi alla decisione del Congresso. "Lascio il palazzo del governo come sono entrato due anni e otto mesi fa: a testa alta" ha detto Vizcarra, circondato dei suoi ministri, nel cortile della sede del governo, annunciando che sarebbe andato immediatamente nella sua residenza privata.
"Me ne vado con la coscienza pulita e il mio dovere adempiuto" ha aggiunto Vizcarra, che ha goduto di livelli record di popolarità nei suoi 32 mesi di governo, tanto che ci sono state subito reazioni da parte della popolazione, come marce e “cacerolazos” a suo sostegno, nella capitale Lima e in altre città.
Questo processo di impeachment è stato una sorta di "remake" - ma con una conclusione diversa - di un altro processo di impeachment nel quale Vizcarra era uscito vincitore, il 18 settembre scorso. Vizcarra ha avuto un destino simile a quello del suo predecessore, Pedro Pablo Kuczysnki (2016-2018), che non è stato in grado di portare a termine il suo mandato poiché costretto a dimettersi a causa delle pressioni del parlamento.
Nel suo discorso di chiusura del mandato, Vizcarra, che si è caratterizzato per la lotta alla corruzione durante tutto il suo incarico, ha sottolineato che ci sono 68 parlamentari con processi in corso, senza che per questo motivo siano stati licenziati.
Il commento generale che circola è che l'unico a perdere in questa vicenda è proprio il Paese, perché ci sarà solo un Perù destabilizzato politicamente con un nuovo Presidente che è praticamente sconosciuto.
(CE) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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sabato 1 ottobre 2016

Bollettino dell'Agenzia Fides, sabato 1 ottobre 2016

VATICANO - Ottobre: Mese Missionario e Giornata Missionaria n.90
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – La festa di Santa Teresa di Gesù Bambino (1873-1897), proclamata nel 1927 Patrona delle Missioni con San Francesco Saverio, che la liturgia celebra oggi 1° ottobre, apre l’Ottobre missionario. Nella Cappella del Palazzo di Propaganda Fide, il Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il Card. Fernando Filoni, ha presieduto questa mattina la Concelebrazione Eucaristica cui hanno partecipato, oltre a Sua Ecc. Mons. Protase Rugambwa, Segretario aggiunto e Presidente delle Pontificie Opere Missionarie, sacerdoti, religiosi, religiose e laici della Congregazione e dei Segretariati internazionali delle Pontificie Opere Missionarie.
In gran parte del mondo la Chiesa cattolica celebra ottobre come “Mese delle Missioni”, utilizzando i numerosi sussidi che le Direzioni nazionali delle Pontificie Opere Missionarie preparano per ricordare il dovere di ogni battezzato di collaborare alla missione universale della Chiesa con la preghiera ed il sostegno economico. Ottobre è stato scelto come mese missionario a ricordo della scoperta del continente americano, che aprì una nuova pagina nella storia dell’evangelizzazione.
Il mese di ottobre ha il suo culmine nella celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale la penultima domenica del mese, il 23 ottobre. In alcune nazioni la Giornata viene spostata ad altra domenica per motivi pastorali.
Quest’anno ricorre il 90° anniversario della Giornata Missionaria Mondiale, promossa dalla Pontificia Opera della Propagazione della Fede e approvata da Papa Pio XI nel 1926. Nel suo Messaggio per la Giornata Missionaria 2016, Papa Francesco sottolinea a questo proposito: “Ritengo pertanto opportuno richiamare le sapienti indicazioni dei miei Predecessori, i quali disposero che a questa Opera andassero destinate tutte le offerte che ogni diocesi, parrocchia, comunità religiosa, associazione e movimento ecclesiale, di ogni parte del mondo, potessero raccogliere per soccorrere le comunità cristiane bisognose di aiuti e per dare forza all’annuncio del Vangelo fino agli estremi confini della terra. Ancora oggi non ci sottraiamo a questo gesto di comunione ecclesiale missionaria. Non chiudiamo il cuore nelle nostre preoccupazioni particolari, ma allarghiamolo agli orizzonti di tutta l’umanità”. (SL) (Agenzia Fides 01/10/2016) 
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EUROPA/GEORGIA - Una visita apostolica in Iraq? “Inshallah”, “se Dio vuole”, risponde Papa Francesco
 
Tbilisi (Agenzia Fides) - “Inshallah”, se Dio vuole. E questa l'espressione araba con cui Papa Francesco ha risposto ieri al Patriarca caldeo Louis Raphael I Sako, quando il Primate dlla Chiesa caldea gli ha espresso la speranza che in futuro il Vescovo di Roma possa compiere una visita in Iraq, “perchè abbiamo bisogno della vostra presenza, del vostro sostegno e incoraggiamento”. Lo riferiscono le fonti ufficiali del Patriarcato caldeo, consultate dall'Agenzia Fides. Lo scambio di battute tra il Papa e il Patriarca è avvenuto in occasione dell'incontro che il Vescovo di Roma ha avuto ieri sera alle 18 a Tbilisi, nella chiesa di San Simone Bar Sabbae, con la comunità assiro-caldea residente in Georgia.
All'incontro, inserito nel programma della visita papale in Georgia e Azerbaigian, hanno preso parte anche 12 Vescovi caldei, reduci dal Sinodo annuale appena celebrato a Erbil, insieme a fedeli caldei provenienti dagli Usa, dalla Francia, dal Canada e a un gruppo di cristiani iracheni che attualmente vivono nella condizione di rifugiati, dopo aver dovuto abbandonare le loro case davanti all'avanzata dei jihadisti dello Stato Islamico.
Durante l'incontro, l'assemblea e i cori hanno recitato e cantato in caldeo e aramaico gli inni e le preghiere dei vespri secondo il rito caldeo, mentre il Papa ha recitato una preghiera composta per l'occasione: “Signore Gesù - ha detto tra l'altro il Papa nella sua invocazione orante - stendi l’ombra della tua croce sui popoli in guerra: imparino la via della riconciliazione, del dialogo e del perdono; fa’ gustare la gioia della tua risurrezione ai popoli sfiniti dalle bombe: solleva dalla devastazione l’Iraq e la Siria; riunisci sotto la tua dolce regalità i tuoi figli dispersi: sostieni i cristiani della diaspora e dona loro l’unità della fede e dell’amore”. (GV) (Agenzia Fides 1/10/2016).
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EUROPA/SPAGNA - Cinque mila libri della Biblioteca solidale missionaria per la scolarizzazione di ex bambini soldato colombiani
 
Valencia (Agenzia Fides) - La “Biblioteca solidale missionaria” di Valencia invierà 5 mila libri per sostenere la scolarizzazione dei bambini che negli ultimi anni sono stati arruolati in Colombia tra le FARC. Secondo le informazioni diffuse dal settimanale della diocesi spagnola, “Paraula”, pervenute a Fides, verranno spedite 30 casse di materiale scolastico alle strutture di Quibdó e Bellavista, su richiesta del Vescovo locale, Sua Ecc. Mons. Juan Carlos Barreto, e delle religiose Missionarie Agostiniane. I libri, che saranno trasportati nei prossimi giorni in barca, comprendono libri di testo e di religione, enciclopedie e atlanti, racconti, compendi di fisica…. Tutto il materiale proviene dalle donazioni che istituzioni e privati fanno continuamente alla Biblioteca Solidale Missionaria. Inoltre, nel mese di ottobre, partirà per Portoviejo (Ecuador) un altro carico di 10 mila libri e 240 chili di materiale scolastico per le scuole colpite dal terremoto dello scorso mese di aprile che ha causato oltre 600 vittime nel Paese. Dalla sua istituzione, nove anni fa, la Biblioteca Solidale Missionaria di Valencia, che ha come motto “Cultura contro la povertà”, ha inviato a paesi Ispanoamericani e in Guinea Equatoriale circa 270 mila libri.
(AP) (1/10/2016 Agenzia Fides)
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AFRICA/CONGO RD - Negoziati diretti tra maggioranza e opposizione: l’ultima chance per evitare il caos?
 

Kinshasa (Agenzia Fides) - I delegati al “dialogo nazionale” hanno deciso ieri, 30 settembre, di impegnarsi in “negoziati diretti” in vista della firma di un accordo per risolvere la crisi nella Repubblica Democratica del Congo. Lo hanno annunciato, con formulazione diverse, sia i portavoce dell’opposizione che quello della maggioranza presidenziale.
Il dialogo nazionale era stato sospeso dopo i gravi incidenti del 19 e 20 settembre (vedi Fides 19 e 20/9/2016), e dopo che i Vescovi cattolici avevano annunciato il ritiro della Chiesa dai colloqui (vedi Fides 21/9/2016). Nel frattempo i governi di Stati Uniti, Francia e Belgio, oltre che l’ONU, moltiplicano gli appelli perché maggioranza e opposizione congolese trovino un accordo per impedire che il Paese sprofondi nel caos e nella guerra civile. Le famiglie del personale diplomatico americano a Kinshasa hanno ricevuto l’ordine di rientrare negli Stati Uniti, perché secondo il Dipartimento di Stato “si sta deteriorando la situazione per quanto riguarda la sicurezza”.
“La data fatidica del 20 dicembre 2016, scadenza del mandato del Presidente Joseph Kabila, si avvicina a grandi passi e la tragedia del 19 settembre rischia di ripetersi” sottolinea una nota inviata all’Agenzia Fides dalle Rete Pace per il Congo. “Per evitarla - continua la nota - occorre trovare un avvicinamento tra le due posizioni. I seguenti punti potrebbero contribuirvi: L’organizzazione delle prossime elezioni presidenziali in un tempo ragionevole e il più vicino possibile alla data costituzionale che era stata prevista e che non è stata rispettata. In tutti i casi: non oltre ottobre - novembre 2017. L’identificazione di indicazioni chiare e precise sulle date di convocazione delle elezioni presidenziali, della giornata elettorale e dell’insediamento del nuovo Presidente della Repubblica eletto. Il rispetto del principio costituzionale che impedisce all’attuale Presidente della Repubblica di presentarsi come candidato alle prossime elezioni per un te rzo mandato presidenziale. L’intangibilità dell’articolo 220 della Costituzione che permette di assicurare che, anche nel periodo intermedio che intercorre tra la data della fine del mandato dell’attuale Presidente e la data dell’insediamento del nuovo Presidente eletto, non si procederà ad alcuna revisione costituzionale, né per via parlamentare, né per via referendaria. Una modifica costituzionale in tale periodo equivarrebbe a cambiare le regole quando il gioco è già iniziato. L’impegno, da parte del Governo, ad elaborare, secondo scadenze precise e continuative, un piano di finanziamento delle elezioni, a cominciare da quelle presidenziali, affinché la Commissione elettorale possa disporre di tutti i mezzi che le sono necessari”. (L.M.) (Agenzia Fides 1/10/2016)
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AFRICA/EGITTO - Polemiche interne nel Movimento salafita per uno striscione di “benvenuto” in onore del Patriarca Tawadros
 
Alessandria (Agenzia Fides) - Continuano da diversi giorni, in seno al movimento islamista salafita, polemiche e scontri a causa di uno striscione di benvenuto in onore del Patriarca copto ortodosso Tawadros, esposto da militanti salafiti locali in occasione della sua prima visita patriarcale alla città marittima di Marsa Matruh, situata 240 km a ovest di Alessandria d'Egitto. La visita patriarcale, realizzata per l'inaugurazione di una chiesa restaurata, si è svolta la scorsa settimana tra misure di sicurezza eccezionali. I salafiti locali hanno esposto uno striscione che rivolgeva un cortese benvenuto al Patriarca, che però non è stato gradito dai responsabili centrali del movimento islamista.
Assel Abdel Majid, membro del Consiglio centrale salafita, ha accusato di “tradimento” gli autori dell'iniziativa di accoglienza, mentre lo sheickh Sameh Abdel-Hamid si è fatto portavoce della “rabbia” che starebbe montando tra i militanti di base per la “strumentalizzazione” della sigla salafita operata dal gruppo di Marsa Matruh. Gli autori del gesto hanno risposto rivendicando i buoni rapporti che esistono nella città tra copti e salafiti, e stigmatizzando le reazioni negative come sintomi della perdurante ostilità verso i copti da parte di molti dirigenti del movimento.
Già in diverse occasioni del passato si sono manifestati contrasti e contraddizioni tra rappresentanti del movimento salafita riguardo all'atteggiamento da tenere nei confronti dei cristiani copti. Alcuni leader salafiti hanno più volte dato disposizione ai loro seguaci di non rivolgere messaggi di augurio ai cristiani in occasione delle festività del Natale e della Pasqua, bollando tali comportamenti di cortesia come una glorificazione della “religione degli infedeli”. Nel contempo, esponenti di punta del Partito salafita al-Nour, come Ashraf Tabet e Salah Abdul Maaboud, avevano già riconosciuto la legittimità di inserire candidati copti nelle proprie liste elettorali, in ottemperanza ai regolamenti vigenti. (GV) (Agenzia Fides 1/10/2016).
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AFRICA/TANZANIA - “The Next Generation Program” per ridurre la malnutrizione nelle regioni di Simiyu e Ruvuma
 
Dar Es Salaam (Agenzia Fides) - Il 5 ottobre si terrà a Dar Es Salaam, in Tanzania, “The Next Generation Program – Local Experiences, Global Impact”. Si tratta di un incontro sullo stato della nutrizione nel Paese durante il quale verrà presentato il progetto “The Next Generation Program: integrated Promotion of Nutrition, Growth and Development in Tanzania” che ha l’obiettivo di ridurre la malnutrizione del 17% nelle regioni di Simiyu e Ruvuma e trattare oltre 16.160 bambini che soffrono di malnutrizione acuta. Entro il 2019, anno di conclusione delle attività, l’obiettivo è di prevenire 77.300 casi di malnutrizione cronica e 1.870 decessi.
“Basta davvero poco per garantire a una donna una gravidanza dignitosa ed è proprio per questo che utilizziamo le flipchart nella comunicazione con le future mamme”. E’ quanto si legge in un comunicato inviato dal CUAMM all’Agenzia Fides. “Una flipchart è un piccolo catalogo in lingua locale e immagini, dove vengono rappresentate e descritte tutte le buone pratiche e precauzioni da avere durante la gravidanza. Questo catalogo viene mostrato alle future mamme, che capita non sappiano leggere, per poterle guidare nel loro percorso verso il parto con più attenzione verso se stesse.”
Il progetto punta anche a far cambiare le abitudini alimentari, spesso scorrette, delle mamme e a creare fiducia nei servizi sanitari. Questo programma è nato dentro al sistema sanitario tanzano fin dall’inizio e supporta distretti, comunità e strutture per il parto. Avviato nel dicembre 2015 vuole dimostrare, entro la fine del 2019, che la malnutrizione acuta e cronica possono essere affrontate nell’ambito del sistema sanitario tanzano, per ottenere migliori risultati a un costo minore. Per fare questo, il CUAMM sta lavorando alla creazione e alla formazione di una rete di Community Health Workers attivi nei villaggi, che visitino le donne incinte, i neonati e i bambini al di sotto dei cinque anni, per riconoscere e intervenire sui piccoli affetti da malnutrizione cronica e riferire al centro di salute quelli affetti da malnutrizione acuta.
(AP) (1/10/2016 Agenzia Fides)
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lunedì 9 maggio 2016

Bollettino Agenzia Fides di lunedì 9 maggio 2016

AFRICA/TANZANIA - Chiesa cattolica incendiata: terzo luogo di culto cristiano dato alle fiamme dall’inizio dell’anno
 
Dar es Salaam (Agenzia Fides) - Una chiesa cattolica è stata data alla fiamme nel nord-ovest della Tanzania. Si tratta della chiesa di Nyarwele, nella regione di Kagera, nell’estremo nord-ovest della Tanzania, al confine con Uganda, Burundi e Rwanda.
Secondo notizie solo ora pervenute all’Agenzia Fides, il fatto è avvenuto il 2 maggio. Secondo i testimoni le fiamme hanno distrutto tra l’altro documenti della parrocchia, sedie, panche, libri liturgici e il generatore.
Si tratta del terzo luogo di culto cristiano dato alle fiamme nell’area dall’inizio dell’anno. Negli ultimi quattro mesi sono stati bruciati un tempio della Tanzania Assemblies of God ed uno Pentecostale. Nel settembre 2015, sempre a Kagera, erano state bruciate nel giro di una settimana ben sei chiese, tra cui quella cattolica di Kitundu.
“Quelli che pensano che distruggendo le nostre chiese non pregheremo più, si sbagliano...c’è un grande albero vicino alla chiesa e continueremo a riunirci lì per pregare” ha detto don Fortunatus Bijura, uno dei sacerdoti che operava nella chiesa distrutta.
Sua Ecc. Mons. Almachius Vicent Rweyongeza, Vescovo di Kayanga, la diocesi sotto la quale ricade Nyarwele, ha invitato tutti alla calma e alla collaborazione con le autorità di polizia per portare di fronte alla giustizia gli autori di questi crimini. (L.M.) (Agenzia Fides 9/5/2016)
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AFRICA/NIGERIA - Massacri nel sud-est: “c’è chi soffia sul fuoco dello scontro religioso” avverte il Card. Onaiyekan
 

Abuja (Agenzia Fides) - “C’è un vento terribile che soffia nel nostro Paese. Ci sono così tante persone che stanno alimentando le fiamme della discordia e dell’odio che sta diventando molto difficile predicare l’unità e il naturale amore reciproco, mentre alcuni già prevedono uno scontro tra cristiani e musulmani”. È il grido d’allarme lanciato dal Card. John Onaiyekan, Arcivescovo di Abuja, dopo i recenti massacri attribuiti a pastori Fulani nel sud-est della Nigeria (vedi Fides 2/5/2016).
Riferendosi ai massacri il Card. Onaiyekan ha affermato: “Vi sono persone che interpretano gli scontri tra pastori e agricoltori come la linea del fronte della battaglia. Alcuni stanno affilando i coltelli per essere pronti alla battaglia decisiva”. Il Cardinale ha sottolineato che “una delle responsabilità primarie del governo è quella di garantire la sicurezza della vita e delle proprietà di tutti i nigeriani; questo significa che quando hai gruppi di persone, che siano pastori o sequestratori, o banditi armati, il governo deve trovare i modi per sconfiggerli”.
“Grazie a Dio - ha rimarcato - ci sono tanti nigeriani che credono che non siamo condannati ad ucciderci l’un l’altro e che c’è la speranza di vivere insieme”. Un fatto che il Cardinale Onaiyekan ricorda sempre quando si trova all’estero. “Vado in giro per il mondo a dire che in Nigeria abbiamo non meno di 80 milioni di cristiani e 80 milioni di musulmani che vivono insieme, giorno per giorno”.
Il Cardinale ha ricordato che mali comuni, come Ebola o la corruzione, colpiscono indistintamente tutti i nigeriani, a qualunque religione appartengano, così ci sono ladri e corrotti tra i cristiani come tra i musulmani. “Tutti noi soffriamo a causa della corruzione. Abbiamo il compito comune di chiedere con insistenza un buon governo e l’onestà di chi ci governa. Per questo, dobbiamo unirci e affrontare insieme le sfide comuni” ha concluso. (L.M.) (Agenzia Fides 9/5/2016)
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ASIA/FILIPPINE - La Chiesa agli elettori: “Pensate a Cristo al momento del voto”
 
Manila (Agenzia Fides) – Tenere Cristo nei pensieri, mentre si esprime il voto per le elezioni politiche di oggi, 9 maggio: è l’esortazione rivolta agli elettori dalla Chiesa filippina in occasione della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, celebrata ieri. “Esercitando il nostro sacro dovere del voto, pensiamo sempre a Cristo prima di parlare, di comunicare, di agire” ha detto p Chris Arthur Militante, portavoce dell'Arcidiocesi di Palo. Concorda suor Gemma Ria Dela Cruz, delle Figlie di San Paolo, invitando a “mettere l'amore e la misericordia di Cristo al centro dell’importante esercizio politico di quest'anno”, seguendo il criterio della “verità nella carità” come guida per gli elettori nella scelta i leader nazionali.
“Urge votare per la pace. Il voto per la pace significa la scelta di candidati che lavoreranno per una pace giusta e duratura” e “che vedono il servizio pubblico come mezzo per lavorare per il bene comune”, hanno aggiunto i leader dell’organizzazione Philippine Ecumenical Peace Platform (PEPP), che riunisce enti cristiani di diverse confessioni. Il forum segnala quegli uomini che “sappiano affrontare le sfide della giustizia sociale e la necessità di riforme socio-economiche fondamentali, toccando i temi della povertà e della disuguaglianza, radici del conflitto armato nel Sud del paese”.
Nei giorni scorsi anche il Card. Luis Antonio Tagle, Arcivescovo di Manila, nel corso di una Messa nella Cattedrale di Manila, ha ribadito che “l'elezione di un candidato è una benedizione che porta con sé una grande responsabilità”. L’eletto è chiamato a “realizzare i sogni della gente e il bene comune”. La Chiesa ha proposto a tutti candidati la firma di una simbolica convenzione che li impegna a essere “veritieri, responsabili, trasparenti e onesti”. (PA) (Agenzia Fides 9/5/2016)
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ASIA/IRAQ - Il Patriarca Luis Raphael I scrive alla diocesi caldea in Usa: i sacerdoti emigrati senza permesso riflettano sulla propria vocazione
 
Baghdad (Agenzia Fides) – Dividere il corpo ecclesiale in gruppi separati è “un peccato grave”, in un momento in cui la Chiesa caldea è sollecitata anche dalle drammatiche circostanze storiche a custodire con particolare cura l'unità. Per questo, anche le comunità in diapora che appartengono all'eparchia di san Pietro dei Caldei, con sede a San Diego, in California, sono chiamate a camminare sulla via della riconciliazione, e approfittare della nomina del nuovo Amministratore apostolico per favorire il ritorno al proprio “eccellente inizio”. Così il Patriarca Louis Raphael I si rivolge ai sacerdoti, ai religiosi e ai fedeli della diocesi caldea negli Usa, nella lettera in cui annuncia anche la nomina come loro Amministratore apostolico sede vacante dell'Arcivescovo Shlemon Warduni, Vescovo ausiliare di Baghdad, in attesa che il Sinodo caldeo proceda all'elezione del nuovo Vescovo, dopo che sabato 7 maggio Papa Francesco ha accettato la rinun cia al governo pastorale dell'Eparchia presentata da Mons. Sarhad Jammo.
Nel messaggio inviato all'eparchia di San Pietro dei Caldei a San Diego, il Patriarca si rivolge in particolare alla "coscienza" dei monaci e sacerdoti caldei che dall'Iraq si sono trasferiti negli Usa senza il consenso dei propri superiori. Il Patriarca li invita a riflettere sulle proprie responsabilità di persone consacrate a Cristo, e a liberarsi da tutti gli ostacoli che gli impediscono di compiere la loro missione, a cominciare dalla tentazione di mantenere posizioni comode e di prestigio. "Per favore”, ripete il primate della Chiesa caldea, “non permettete a nessuno di separarvi dalle vostre diocesi e dai vostri monasteri d'origine... Il vostro futuro consiste nell'affidarsi al Signore, per rendere testimonianza a Cristo non solo a parole, ma con l'esempio, rinnegando voi stessi, amando e servendo la vostra gente, a partire da chi è nel bisogno”.
La vicenda dei monaci e dei sacerdoti diocesani che hanno lasciato le proprie diocesi e comunità religiose in Iraq per emigrare e trasferirsi all'estero senza il consenso dei superiori è da lungo tempo al centro della sollecitudine pastorale del Patriarcate caldeo e del Sinodo caldei. “Dobbiamo vivere e morire nel luogo dove Dio ci chiama” aveva scritto il Patriarca Luis Raphael in un messaggio dedicato a questo problema pastorale già nel settembre 2014 (Vedi Fides 23/9/2014). Sacerdoti e religiosi – si leggeva già in quel proninciamento patriarcale, rilanciato dall'Agenzia Fides - “non devono avere come aspirazione la ricerca di condizioni di vita confortevoli, ma servire i fratelli seguendo Cristo, anche accettando di portare la croce, quando ciò viene richiesto dalla circostanze. Per questo nessuno può abbandonare la propria diocesi o la propria comunità religiosa senza l'approvazione formale del Vescovo o del proprio superiore, secondo quanto è stato ribadito anche in occasione del Sinodo dei Vescovi caldei tenutosi nel giugno 2013”. (GV) (Agenzia Fides 9/5/2016)
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ASIA/CAMBOGIA - Nell’Anno del Giubileo 111 battesimi e 80 catecumeni
 
Phnom Penh (Agenzia Fides) – Sono 111 i nuovi battezzati che arricchiscono la Chiesa cambogiana nell’Anno della Misericordia, e 80 i catecumeni ammessi, durante il tempo di Quaresima, a camminare nella comunità preparandosi al Sacramento del battesimo: lo riferisce all’Agenzia Fides il Vicariato apostolico di Phnom Penh, guidato dal Vescovo Olivier Schmitthaeusler. I 111 nuovi fedeli hanno ricevuto il battesimo durante la Veglia pasquale, nella cattedrale di Phnom Penh, per la grande gioia della intera comunità.
Il cammino giubilare è stato segnato, riferisco il Vescovo, da diversi momenti molto importanti, come il ritiro spirituale sul tema della misericordia, a cui hanno preso parte circa 500 fedeli provenienti dai diversi settori pastorali del Vicariato. Mons. Olivier, parlando ai presenti, si è soffermato sul tema della grazia. “La grazia è dono di Dio. La grazia è la compassione. Dio aspetta, accoglie e perdona l'umanità sempre. La grazia ci ispira a vivere una vera conversione del cuore con la misericordia e la giustizia”. Il Vescovo ha esortato i fedeli a mettere in pratica le opere di misericordia corporali e spirituali, inviando anche un messaggio ai parroci perché continuino a sollecitare le loro comunità per praticarle insieme, in forma comunitaria.
Nella lettera pastorale diffusa all’inizio del Giubileo straordinario, il Vicario apostolico aveva invitato a vivere l’Anno della Misericordia all'insegna di opere di carità ispirate dal Vangelo del Buon Samaritano e compiendo almeno un pellegrinaggio. (PA) (Agenzia Fides 9/5/2016)
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ASIA/EMIRATI ARABI - Il Catholicos Aram I inaugura la scuola e il Centro culturale armeno a Abu Dhabi
 
Abu Dhabi (Agenzia Fides) – Centinaia di immigrati armeni che lavorano negli Emirati Arabi Uniti hanno preso parte, sabato 7 maggio, all'inauguraizone ufficiale del nuovo Centro culturale armeno, situato nell'area di Musaffah, a Abu Dhabi, e annesso alla prima chiesa armena apostolica inaugurata nella capitale degli Emirati nel dicembre del 2014. All'inauguarazione del Centro, cha rappresenterà d'ora in poi un importante punto di riferimento per la vita culturale e sociale dei cristiani armeni presenti nel Paese, ha preso parte anche lo Sheikh Nahyan Bin Mubarak Al Nahyan, Ministro della cultura, insieme al Catholicos armeno della Grande Casa di Cilicia Aram I. Rivolgendosi ai presenti, il Ministro Nahyan ha voluto sottolineare che il luogo di culto, e ora il Centro culturale ad esso collegato, rappresentano una conferma che “la tolleranza e il rispetto delle altre fedi sono pilastri fondamentali del nostro Paese, possono convivere in pace e sicurezza”. In occasione dell'inaugurazione, fonti locali hanno rilanciato le affermazioni di padre Mesrob Sarkissian, responsabile delle comunità armene apostoliche locali, secondo il quale gli armeni negli Emirati Arabi sono almeno 10mila. (GV) (Agenzia Fides 9/5/2016). 
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AMERICA/ARGENTINA - Incontro delle diocesi di frontiera di 4 paesi dedicato all’ambiente e ai cambiamenti climatici
 
El Paso (Agenzia Fides) – Si apre oggi, 9 maggio, e si concluderà l’11 maggio, il 31° Incontro delle “Diocesi di frontiera” che vedrà riunite un centinaio di persone tra Vescovi, sacerdoti, religiose e laici di quattro nazioni: Argentina, Paraguay, Brasile e Uruguay. La riunione si svolge al Paso de la Patria, località nota come El Paso, nella provincia argentina di Corrientes, e analizzerà i problemi pastorali comuni alle circoscrizioni ecclesiastiche di frontiera delle quattro nazioni. Quest’anno il tema scelto è quello dell’ambiente, seguendo la recente enciclica “Laudato Sì”.
Secondo le informazioni pervenute a Fides, i partecipanti discuteranno vari temi legati all'ecologia e alla cura dell'ambiente, con tutto ciò che attualmente comportano i cambiamenti climatici nella regione e i problemi che interessano l'area. Tra le altre questioni da affrontare sono evidenziate: la desertificazione, ambiente e sviluppo, il modello agroindustriale argentino, gli impatti sull'economia, l'ambiente, la salute, i conflitti sociali. (SL) (Agenzia Fides 9/05/2016)
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AMERICA/BRASILE - Settimana per l’unità dei cristiani: rispettosi, non solo tolleranti, verso i migranti
 
San Paolo (Agenzia Fides) – In Brasile, come in diversi altri paesi dell’America Latina, la settimana che precede la solennità di Pentecoste è dedicata alla preghiera per l’unità dei cristiani. “Chiamati e chiamate a proclamare le grandi opere del Signore" è il tema scelto per la settimana di quest’anno in Brasile, dall’8 al 15 maggio, che trae spunto dal versetto biblico 1Pt 2,9 richiamando la realtà delle migrazioni. Secondo le informazioni pervenute a Fides, la proposta del tema è del movimento ecumenico della Lettonia, adattata in Brasile dal Movimento Ecumenico Curitiba (MoveC).
Nella lettera dei rappresentanti delle diverse comunità cristiane brasiliane diffusa per la circostanza, si sottolinea che “l'anno 2015 è stato caratterizzato dalle ondate migratorie. Anche all'inizio di quest'anno, abbiamo visto in Europa, migranti e rifugiati disperati alla ricerca di nuove condizioni di vita. I loro paesi sono stati distrutti da guerre e disastri ambientali. Alcuni paesi hanno scelto di chiudere le proprie frontiere per impedire l'ingresso ai migranti. Altri stanno pensando a questa possibilità”.
Quindi evidenziano che “in Brasile, la situazione non è così drammatica come lo è in Europa. Ma anche qui è aumentato il numero di migranti e rifugiati… Purtroppo, nel 2015, alcuni migranti sono stati picchiati e sono stati oggetto di preconcetti. Atteggiamenti razzisti e pregiudizi non sono coerenti con le grandi opere di Dio”. Il testo ricorda che in passato un numero significativo di gruppi etnici è arrivato in Brasile per motivi legati alla fame e alla guerra, trovando qui accglienza e protezione.
“Il battesimo ci chiama al rispetto per i migranti. Più che tolleranti, dobbiamo essere rispettosi – esorta la lettera -. La tolleranza dovrebbe portare al riconoscimento del diritto alla dignità che è insito in ogni essere umano. Siamo chiamati e chiamate a proclamare le grandi opere del Signore! Che questa proclamazione si traduca in atteggiamenti di dialogo, accoglienza e rispetto per quelle persone che vengono nel nostro paese in cerca di nuove opportunità di vita”. (SL) (Agenzia Fides 9/05/2016)
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AMERICA/MESSICO - Nuovi progetti per arginare il fenomeno dei bambini di strada
 
Villahermosa (Agenzia Fides) - Le istituzioni locali dello Stato messicano di Tabasco si stanno unendo per affrontare il problema dei bambini di strada e porre un rimedio tutti insieme. Nonostante esista un Centro di Assistenza per i Minori e gli Adolescenti (CAIMA), creato per offrire tutela sociale integrale a bambini e adolescenti di strada, nelle fascia di età tra 10 e 17 anni, a rischio di farmaco dipendenza, privi del loro ambiente familiare e senza una dimora fissa alla quale fare riferimento, questo non viene utilizzato a causa delle gravi lacune che esistono nella legge. Tra l’altro è previsto che i minori rimangano solo se lo vogliono e le autorità non possono obbligarli. Attualmente al CAIMA ci sono solo 9 bambini. Qui hanno da dormire, vestiti, cibo, assistenza medica, psicologica, laboratori, attività ricreative e culturali, sportive. (AP) (9/5/2016 Agenzia Fides)
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AMERICA - Un anno di zika in America latina
 
Brasilia (Agenzia Fides) - Dalla sua scoperta in Uganda, nel 1947, il virus Zika non era mai uscito dall’Africa fino a quando nel 2007 sono stati registrati 185 casi sospetti in Micronesia, nel Pacifico. L’unico precedente dell’attuale epidemia in America latina è stato registrato nel 2013 nella Polinesia francese. Negli ultimi sette anni sono stati diagnosticati casi sporadici del virus un Cambogia, Thailandia, Indonesia, Nuova Caledonia, Isola di Pasqua (Cile) o Isole Cook.
Dal 7 maggio del 2015 lo Zika ha iniziato a dilagare i 42 Paesi. In Brasile, epicentro dell’epidemia, sono stati confermati 1.168 casi di microcefalia in neonati, anche se i sospetti riferiscono circa 7.150. Inoltre, sono stati riscontrati 246 decessi in aborti o immediatamente dopo il parto a causa dei danni cerebrali. Nel mese di febbraio 2015, un gruppo di medici del nordest del Brasile ha iniziato ad individuare un numero fuori dal normale di pazienti con sintomi simili all’influenza, con febbre, senso di malessere e eruzioni cutanee. A fine marzo, il numero di contagi superava i 7 mila: si trattava del virus Zika. (AP) (9/5/2016 Agenzia Fides) 

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

The Chosen ...é sufficiente per me...posso fare molto con questo ..

Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occ...