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venerdì 25 settembre 2020

La Chiesa e Montini, Paolo VI “Pregate per la Santa Chiesa, la nostra Chiesa!”.

 

L’amore di Paolo VI per la Chiesa

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Il 26 settembre 1897 nasceva Giovanni Battista Montini

24 settembre 2020

Il 5 agosto 1963, durante un ritiro spirituale a poche settimane dalla sua elezione a Pontefice, Paolo VI traccia in un appunto un programma per sé: «L’amore totale, profondo, incomparabile, che deve intercedere fra l’apostolo e Cristo, si trasferisce sul gregge di Cristo. Si amas, pasce. Qual è il gregge di Cristo? [...] La Chiesa. Meditazione continua, che non deve finire più, e deve svolgersi in amore». E davvero Papa Montini «non finirà più» di meditare, lungo i quindici anni successivi, sull’amore alla Chiesa. Suor Amalia Rocchi, una delle religiose che prestano servizio nel suo appartamento pontificio, testimonia: «Quando noi lo ringraziavamo ci diceva sempre: “Pregate per la Santa Chiesa, la nostra Chiesa!”. Quando Papa Paolo non è con Dio è con la Sua Chiesa!». Il cardinale Confalonieri, che conosce Paolo VI da decenni, durante l’omelia per il suo funerale proromperà: «Oh, il suo grande amore alla Chiesa!».

Paolo VI sviluppa questo motivo dominante in tre direzioni, che derivano tutte dal mandato di Cristo a Pietro. La prima è personale di Montini: il suo amore appassionato — che da arcivescovo di Milano definiva «fervore divorante e dilatante» — per la Chiesa. La seconda è l’amore della Chiesa per l’uomo e tutti gli uomini: perché la Chiesa, come dice il Papa nel 1970 a Hong Kong, rivolto alla Cina, è «un segno operante, un sacramento di unità e di amore. Amare è la sua missione». La terza direzione è l’obiettivo che il Papa pone ai moderni, di amare a loro volta la Chiesa, che continuamente li cerca e li interpella nel dialogo di salvezza.

La dedizione alla Chiesa è già stata trasmessa al giovane Montini dalla famiglia e da quella Brescia cattolica cui egli si compiace di appartenere; ha avuto modo di svilupparsi durante gli studi e la preparazione al sacerdozio ed è diventata testimonianza soprattutto negli anni in cui è assistente dei giovani universitari; è stata vissuta come «amore al proprio ufficio nella Chiesa», nel trentennale servizio in Segreteria di Stato; e in dimensione pastorale durante l’episcopato ambrosiano. L’arcivescovo Montini ha spiegato ai suoi sacerdoti che egli fa «ragione di vita e abitudine mentale» di questo amore alla Chiesa. In seguito, più volte Paolo VI ripete questo concetto; nel 1976 lo esprime con questa intensa esclamazione: «La Chiesa! È essa il nostro amore costante, la nostra sollecitudine primordiale, il nostro “pensiero fisso”!»; e nel celebre discorso nel quindicennio dell’elezione, il 23 giugno 1978, ribadisce: «Anche oggi la Chiesa di Cristo ci sta di fronte o, meglio, ci sta nel cuore».

La seconda direzione nel pensiero di Paolo VI è l’amore della Chiesa per l’uomo, che descrive con parole stupende già quando è arcivescovo di Milano: «La Chiesa è [...] Madre, perché ci ama come appunto ama una madre, più d’ogni altro. [...] Ci ama, curvandosi sopra ogni nostra condizione umana: fanciulli ci accoglie, giovani ci esalta, adulti ci benedice, vecchi ci assiste, morenti ci conforta, defunti ci ricorda, poveri ci preferisce, malati ci cura, peccatori ci richiama, pentiti ci perdona, disperati ci ricrea». Qualche anno dopo, Paolo VI, nel famoso discorso di apertura del quarto periodo del concilio, si chiede come verrà ricordato questo momento storico cruciale dallo studioso del futuro: «Che cosa faceva, egli domanderà, in quel momento la Chiesa cattolica? Amava! sarà la risposta».

E la sensibilità pastorale di Papa Montini si conforma a questo sublime dovere d’amore: nella paziente tenacia nel condurre a termine il concilio e soprattutto il post-concilio; nei viaggi apostolici; nella spiccata coscienza ecumenica; nell’infaticabile e grandioso magistero per la pace; nella ferma difesa dei valori; nella carità e sensibilità verso gli ultimi... «Essere nella Chiesa non è un merito ma un debito verso Cristo», scriveva già il giovane Montini, un debito d’amore.

Fin dagli anni ’20 e ’30, poi, questa devozione personale si declina nella terza direzione, che è quella pastoralmente più rilevante: l’invito continuo e fervoroso ai fedeli a condividere l’amore alla Chiesa. Commentando la prima Lettera a Timoteo, don Montini scrive: «La Chiesa [...] s’impara ad amarla com’è, non solo nel pensiero divino [...] ma nella sua creta umana, [...] nelle sue imperfezioni terrene. E la Chiesa non si può amare davvero che con questa simpatia, con questa compassione, con questo interessamento, con questa tolleranza, con questa sollecitudine delle sue umili e umane necessità, perché essa è davvero carne, è davvero corpo. Ma carne di Cristo, corpo di Cristo, e le sue piaghe, le sue infermità, le sue imperfezioni sono quelle del paziente fratello divino». Va nella stessa linea la supplica accorata che, trent’anni più tardi, nella Pentecoste del 1962, l’arcivescovo Montini eleva nel duomo di Milano: «Amare la Chiesa! [...] Amarla di più [...]. Amarla con fermezza e con fedeltà, non solo quando essa difende i nostri interessi e comanda cose di nostro gusto, ma altresì quando l’amore è silenzio, è rinuncia, è pericolo, è servizio, è sacrificio». E il 10 giugno 1963, salutando i seminaristi prima della partenza per il conclave, il cardinale Montini raccomanda loro di leggere tutti gli avvenimenti presenti e futuri nella «chiave riassuntiva dell’amore alla Chiesa, dell’amore alla Chiesa, dell’amore alla Chiesa!».

Nel 1964 Ecclesiam suam, l’enciclica programmatica del pontificato, viene destinata proprio, come spiega Papa Montini, «ad accrescere in tutti la stima e l’amore per la Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo». L’amore ardente a Cristo porta al cuore dell’enciclica — perché è la Chiesa Sua, di Cristo — e Paolo VI avverte il senso di fortissima responsabilità, per mandato divino, di conformarne l’immagine terrena a quella voluta dal Fondatore. Nelle catechesi del mercoledì durante le ultime settimane del concilio, egli approfondisce il tema, nella direzione di un amore che si qualifica come fedeltà alla Chiesa «in quest’ora specialissima della sua storia e della sua vita; l’ora del Concilio»; in seguito il Papa aggiungerà che «con la fedeltà al Concilio deve crescere [...] in ciascuno di noi, lasciateci dire, l’amore alla Chiesa [...]. Noi vorremmo che la stessa fiducia manifestata verso la Chiesa che ieri ha convocato il Concilio, venisse da tutti rivolta, in forma altrettanto piena e leale, verso la stessa Chiesa che oggi interpreta il Concilio».

Ogni immagine della Chiesa «mistero» può essere conosciuta solo con l’amore, spiega Paolo VI; e richiama gli splendidi appellativi della Lumen gentium: «L’Israele di Dio, la città di Dio, la Gerusalemme celeste, la Sposa di Cristo, la madre dei fedeli, il campo di Dio, la vigna del Signore, l’ovile di Cristo, la casa di Dio, il Popolo di Dio, e finalmente il Corpo mistico di Cristo». Così il Papa presenta la Chiesa «come la luce d’un diamante dalle molte facce» e implora i fedeli: «Figliuoli carissimi, lasciatevi attrarre da queste luci».

Anche la «terribile e sconcertante realtà» dell’infermità della Chiesa terrena, che il Pontefice ricorda spesso, deve essere motivo di un amore «ancora maggiore, quello che noi abbiamo per le persone care, quando sono malate». «Sì, Figli carissimi, bisogna rendersi conto che noi apparteniamo non ad una Chiesa trionfante, ma ad una Chiesa militante, contrastata e sofferente. Vorremo noi amarla meno la Chiesa per questo? [...] Non la ameremo noi forse di più la nostra Madre, la santa Chiesa, proprio perché sofferente?». Durante un ritiro spirituale a Castel Gandolfo, il 27 luglio 1974, appunta: «La Chiesa, da amare, da servire, da sopportare, da edificare, con tutto il talento, con tutta la dedizione, con inesauribile pazienza ed umiltà, ecco ciò che resta sempre da fare, cominciando, ricominciando, […] finché Egli ritorni, in omni fiducia, sicut semper».

Fedeltà, testimonianza e servizio. Negli anni più difficili della contestazione dentro il corpo ecclesiale, Paolo VI spiega ai fedeli che le inquietudini interne possono essere lette come premessa di un progressivo purificarsi e rinvigorirsi della Chiesa, e ancora esorta: «È venuta l’ora di amare la Chiesa con cuore forte e nuovo». Commentando il Vangelo della Trasfigurazione, applica questa straordinaria visione alla Chiesa che, al di là dei suoi difetti, «dobbiamo cercare di penetrare nella sua realtà, di vederla trasfigurata, di vedere la sua luce che è splendente come il sole e candida come la neve». E conclude: «Ed è per questo che io sono, come Santa Caterina, folle d’amore per la Chiesa».

I testimoni raccontano che, poco prima di spirare, il Papa raccomanda preghiere non per sé, ma per la Chiesa. E già aveva formulato questa estrema offerta nel Pensiero alla morte: «Prego pertanto il Signore che mi dia grazia di fare della mia prossima morte dono d’amore alla Chiesa. Potrei dire che sempre l’ho amata; [...] e che per essa, non per altro, mi pare d’aver vissuto».

di Giselda Adornato

lunedì 15 giugno 2020

Angelus 14 giugno 2020

“E’ la Chiesa che fa l’Eucaristia, ma è più fondamentale che l’Eucaristia fa la Chiesa, e le permette di essere la sua missione, prima ancora che di compierla”. “Ricevere Gesù perché ci rasformi da dentro, e perché faccia di noi l’unità” spiegato il Papa, che durante l’Angelus di oggi, pronunciato dalla finestra del suo studio nel Palazzo apostolico davanti ai fedeli riuniti in piazza San Pietro rispettando le misure di distanziamento sociale imposte dall’attuale pandemia, si è soffermato ancora una volta – come aveva fatto nell’omelia della messa celebrata poco prima nella basilica di San Pietro – sulla solennità del Corpus Domini, che si celebra oggi in Italia e in altre nazioni. “Gesù è presente nel sacramento dell’Eucaristia per essere il nostro nutrimento, per essere assimilato e diventare in noi quella forza rinnovatrice che ridona energia e voglia di rimettersi in cammino, dopo ogni sosta o caduta”, ha ricordato Francesco: “Ma questo richiede il nostro assenso, la nostra disponibilità a lasciar trasformare noi stessi, il nostro modo di pensare e di agire; altrimenti le celebrazioni eucaristiche a cui partecipiamo si riducono a dei riti vuoti e formali”. “E tante volte qualcuno va a messa perché si deve andare, come un atto sociale, rispettoso ma sociale”, ha aggiunto a braccio: “Ma il mistero è un’altra cosa: è Gesù che viene per nutrirci”. “La comunione al corpo di Cristo è segno efficace di unità, di comunione, di condivisione”, ha proseguito il Papa a proposito della “comunione reciproca di quanti partecipano all’Eucaristia, al punto da diventare tra loro un corpo solo, come unico è il pane che si spezza e si distribuisce”: “Non si può partecipare all’Eucaristia senza impegnarsi in una  fraternità vicendevole che sia sincera. Ma il Signore sa bene che le nostre sole forze umane non bastano per questo. Anzi, sa che tra i suoi discepoli ci sarà sempre la tentazione della rivalità, dell’invidia, del pregiudizio, della divisione…Tutti conosciamo queste cose. Anche per questo ci ha lasciato il Sacramento della sua Presenza reale, concreta e permanente, così che, rimanendo uniti a Lui, noi possiamo ricevere sempre il dono dell’amore fraterno”. “Questo duplice frutto dell’Eucaristia: l’unione con Cristo e la comunione tra quanti si nutrono di Lui, genera e rinnova continuamente la comunità cristiana”, ha garantito il Santo Padre citando il Concilio. “Ricevere Gesù perché ci trasformi da dentro, e perché faccia di noi l’unità e non la divisione”, la sintesi a braccio del mistero dell’Eucaristia.

martedì 28 gennaio 2020

Agenzia Fides 28 gennaio 2020

AFRICA/BURKINA FASO - Aperto il Simposio continentale sulla missione ad gentes
 


Ouagadougou (Agenzia Fides) - Al via in Burkina Faso al Simposio continentale sulla missione ad gentes che si tiene presso il Centro nazionale Cardinale Paul Zoungrana di Ouagadougou dal 27 gennaio al 1 ° febbraio 2020.
Inizialmente programmato come parte della celebrazione centenaria della Lettera Apostolica Maximum Illud di Papa Benedetto XV (30 novembre 1919), l'evento è stato rinviato al gennaio 2020 per motivi di calendario.
È organizzato dalla Pontificia Unione Missionaria e dalle Pontificie Opere Missionarie per consentire la riflessione su questioni teologiche, bibliche, socioantropologiche, pastorali, ecc. sollevato dalla prassi missionaria nei Paesi africani di lingua francese. Da questa prospettiva interdisciplinare, quindici ricercatori lavoreranno su questi temi al fine di stimolare l'azione missionaria ad gentes come paradigma dell'azione cristiana e di essere Chiesa-Famiglia di Dio. Il tema della conferenza è: "Testimoniare, annunciare e celebrare la fede nella missione di evangelizzazione in Africa oggi". Sono quindici direttori nazionali delle Pontificie Opere Missionarie e quindici Vescovi che partecipano agli incontri aperti presso gli istituti e le università cattolici della zona. In totale, i partecipanti provengono da tredici nazioni tra cui il Libano. Possa lo Spirito del Padre e del Figlio, protagonista della missione, fertilizzare queste opere. (F.M.) (Agenzia Fides 28/1/2020)
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AFRICA/EGITTO - Si avvicina l’istituzione di organismi per la corretta gestione dei beni delle Chiese cattoliche e evangeliche
 
Il Cairo (Agenzia Fides) – Prosegue a ritmi intensi il lavoro della commissione governativa impegnata a predisporre un progetto di legge per l’istituzione di organismi di gestione dei beni appartenenti alla Chiesa cattolica e alle Chiese evangeliche presenti in Egitto. “Alcuni mesi fa” riferisce all’Agenzia Fides Anba Kyrillos William, Vescovo copto cattolico di Assiut “La Chiesa cattolica e le denominazioni cristiane evangeliche avevano inviato agli organi governativi competenti la richiesta di istituire organismi incaricati del controllo e della corretta gestione delle loro proprietà e dei loro beni immobiliari, sul modello di quello che controlla e amministra i beni della Chiesa copta ortodossa. E’ stata formata una commissione ad hoc che si è messa subito al lavoro” Adesso, sui media cominciano a circolare dettagli sul disegno di legge che porterà a istituire i nuovi organismi per la gestione delle dotazioni ecclesiastiche. Il progetto di legge, vagliato anche dalla Commissione parlamentare per gli affari religiosi, dovrebbe portare entro tempi non lunghi all’istituzione degli organismi di gestione richiesti, volti a assicurare una corretta amministrazione dei beni ecclesiastici e delle donazioni, comprese quelle al centro di contese legali. “Gli organismi” rimarca Anba Kyrillos ”dovranno vigilare anche sul corretto utilizzo delle donazioni e scongiurare ogni tornaconto personale, privato o di clan nell’uso dei beni ecclesiastici”.
Di recente, alcuni media egiziani hanno lasciato filtrare dettagli sulla costituzione dei nuovi organismi di gestione dei beni ecclesiastici. Per quanto riguarda la Chiesa cattolica, l’organismo di gestione delle proprietà ecclesiastiche dovrebbe essere guidato da un Consiglio di amministrazione, presieduto dal Patriarca copto cattolico e formato da 12 membri, per metà vescovi e per l’altra metà sacerdoti, religiosi, religiose e laici. I due organismi di gestione dovranno redigere e presentare alle autorità civili competenti un resoconto e un bilancio annuali della gestione dei beni ecclesiastici a loro affidata. (GV) (Agenzia Fides 28/1/2020)
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AFRICA/TOGO - Urge un quadro giuridico che garantisca elezioni pacifiche, credibili, libere e trasparenti
 
Kara (Agenzia Fides) - Alla vigilia delle elezioni presidenziali in Togo l'atmosfera tra i poteri politici e la Chiesa rimane molto tesa. “Come in Costa d'Avorio, anche in Togo la Chiesa cattolica è accusata dai poteri di essere in collusione con l'opposizione. Spesso viene addirittura definita portavoce dell'opposizione”, ha commentato all’Agenzia Fides p. Donald Zagore, sacerdote della Società per le Missioni Africane (SMA), nel contesto delle tensioni sociali presenti nei due paesi africani.
“In Togo, in una lettera dell'amministrazione territoriale del 16 gennaio 2020, la Chiesa cattolica è stata accusata di atteggiamento imparziale con il conseguente impedimento di svolgere un ruolo di osservatore durante le prossime elezioni presidenziali di febbraio 2020 – spiega p. Zagore. In Costa d'Avorio, dopo la 114a Assemblea plenaria della Conferenza episcopale sono state sollevate le stesse critiche sull'imparzialità della Chiesa cattolica.”
“La missione fondamentale della Chiesa è difendere senza alcuna ambiguità i principi di verità e giustizia, che sono fondamentali per tutti gli uomini e tutti i popoli- insiste il sacerdote. In questo impegno la Chiesa deve essere in grado di combattere con zelo, professionalità e spirito profetico.
Oggi la spinosa questione di elezioni pacifiche, credibili, libere e trasparenti, tutelate da un quadro giuridico che garantisce sanzioni penali, costituisce la grande sfida non solo per la Chiesa cattolica nel nostro continente africano ma per tutte le istituzioni. Dato il sanguinoso passato elettorale la Chiesa cattolica non può esimersi dalla difesa del diritto alla vita tutelando i principi fondamentali di verità e giustizia”.
(DZ/AP) (28/1/2020 Agenzia Fides)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - La preghiera per la pace di Abidjan non prevede più la processione “per motivi di sicurezza”
 

Abidjan (Agenzia Fides) - È un’iniziativa programmata dall'ottobre 2019; sfortunatamente, l'attuazione di questo progetto soffre di interpretazioni ambivalenti, contraddittorie e ambigue. Questo rischia, se non si è attenti, di distorcere sia l'intenzione strettamente spirituale sia lo scopo di questa lodevole iniziativa” ha affermato p. Augustin Obrou, responsabile delle comunicazioni dell’Arcidiocesi di Abidjan, nell’annunciare la decisione presa da Sua Eminenza il Cardinale Jean Pierre Kutwa, Arcivescovo di Abidjan, di tenere la preghiera per la pace esclusivamente nella Cattedrale di San Paolo “per motivi di sicurezza”.
La preghiera per la pace in Costa d'Avorio si terrà sabato 15 febbraio dalle 7:00 alle 13:30, ma non vi sarà la processione da Place de la République sull'Altopiano di Abidjan alla cattedrale come inizialmente previsto (vedi Fides 24/1/2020).
Dopo aver ricordato che nell’ambito della Chiesa cattolica, processioni, Via Crucis, preghiere d’intercessioni sono pratiche comuni, “essendo suppliche rivolte a Dio a favore di tutte le persone in momenti difficili” p. Obrou ha sottolineato che “la Chiesa non può essere la cassa di risonanza per alcun gruppo o associazione”. A seguito di pericoli dell'infiltrazione e preoccupato per l'incolumità dei suoi fedeli, il Cardinale Kutwa ha deciso di limitare la giornata di preghiera esclusivamente all'interno della Cattedrale. Alcuni partiti politici infatti avevano invitato i propri militanti e sostenitori ad unirsi alla processione, sollevando così polemiche su un’iniziativa che deve rimanere strettamente pastorale. “Il suo obiettivo è riaffermare l'importanza di vivere in un ambiente stabile, sostenendo la pace tra i giovani, mostrando la necessità di vivere in fraternità e coesione, di sensibilizzazione la gioventù alla non violenza durante il periodo elettorale” ricorda p. Obrou.
“Sua Eminenza comprende la delusione di tutti coloro che vorrebbero vivere questo momento di preghiera come pellegrinaggio. Ma "Tutto contribuisce al bene di coloro che credono", afferma San Paolo, Apostolo delle Genti” ha concluso p. Obrou. (S.S.) (L.M.) (Agenzia Fides 28/1/2020)
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ASIA/FILIPPINE - Il Cardinale Tagle ringrazia e saluta i fedeli: "Fare tutto nel nome di Cristo"
 
Manila (Agenzia Fides) - "Ogni vostra azione sia un'azione eucaristica. La vostra vita sia un'Eucarestia senza fine. Tutto sia fatto nel nome del Signore Gesù Cristo, per ringraziarlo della sua chiamata, della sua bontà, della sua misericordia". Con queste parole, pronunciate con commozione, il cardinale Luis Antonio Tagle si è rivolto al popolo dei fedeli di Manila, celebrando ieri sera, 27 gennaio, una santa messa di ringraziamento nella Cattedrale dell'Immacolata Concezione. Come appreso da Fides, la chiesa era gremita di oltre duemila fedeli dell'arcidiocesi, giunti da tutto il territorio e dalle oltre 85 parrocchie, per condividere e salutare il cardinale che, nei prossimi giorni, raggiungerà il Vaticano per insediarsi come Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. Erano presenti numerosi vescovi di altre diocesi filippine, massiccia era la presenza di sacerdoti, religiosi e catechisti di quella che è una tra le più antiche diocesi dell'Asia. Infatti, mentre la Chiesa nelle Filippine si sta preparando a celebrare i 500 anni dell'arrivo del Vangelo nell'arcipelago (1521-2021), circa 50 anni dopo che il primo filippino fu battezzato (1521), data la crescita imponente della comunità dei fedeli, nel 1579 venne istituita la diocesi di Manila, come suffraganea di Città del Messico. Nel 1595 Manila era già arcidiocesi e oggi è composta da sette città (Manila, Makati, Pasay, Mandaluyong, Pasig, Quezon City, Kalookan) e cinque comuni, un territorio dove vivono oltre 3 milioni di fedeli cattolici.
Nella messa di congedo dalla sua comunità, il Cardinale ha esortato a tenere sempre uno sguardo e un atteggiamento di ringraziamento nei confronti di Dio, Signore della storia, perchè "i piani di Dio non sono i nostri piani, ma crediamo e sappiamo che Lui è buono, che la sua misericordia dura per sempre". E, ha aggiunto il Card. Tagle, come Cristo ha ringraziato il Padre, donando tutto se stesso, così "ogni battezzato, come atto di ringraziamento, è chiamato a donare il suo corpo e il suo sangue".
Alle parole del cardinale hanno fatto eco quelle del Vescovo ausiliare di Manila, Broderick Pabillo che, esprimendo sentimenti comuni, ha detto: "Ci sentiamo privilegiati di aver avuto per otto anni un Pastore che ha compiuto ogni sforzo e si è donato senza riserve per essere sempre al servizio della sua comunità. Negli ultimi anni, nonostante gli impegni di carattere internazionale, si è fatto sempre presente, non mancando mai di stare in mezzo a noi. Gli siamo grati e lo accompagneremo con la nostra preghiera".
La celebrazione si è conclusa con un atto di affidamento, in cui il popolo ha imposto le mani e ha pregato per il Cardinale, ringraziandolo per "aver mostrato con la sua vita la compassione di Dio".
"Siamo da un lato tristi perchè il card. Tagle ci mancherà. è entrato nel cuore di tutti. Ma siamo coscienti che egli rappresenta un dono che la Chiese nelle Filippine fa alla Chiesa universale", nota a Fides il vescovo di Novaliches, mons. Roberto O. Gaa, ex Rettore dell’Holy Apostles Senior Seminary della arcidiocesi di Manila. "Abbiamo emozioni contrastanti: l' eredità più bella è la sua umiltà e prossimità: è stato davvero un Buon Pastore per noi", dice Sharon, cattolica impegnata in una parrocchia dl territorio. "Si è davvero preso cura di noi con amore" conclude p. Abos, anziano prete di Manila. Il Card. Tagle lascia una diocesi fiorente con circa 600 preti, tra diocesani e religiosi, ben oltre 700 suore, oltre 400 catechisti. (PA) (Agenzia Fides 28/1/2020)
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AMERICA/EL SALVADOR - La Chiesa indice l’Anno Giubilare dei Martiri a 40 anni dal martirio di San Oscar Romero
 
San Salvador (Agenzia Fides) – "Il martirio è la più grande testimonianza di fede, perché riproduce fedelmente Cristo, dando la propria vita in modo che gli altri possano avere la vita in abbondanza" (cfr Gv 10,10), sottolinea il messaggio della Conferenza Episcopale di El Salvador, in preparazione dell’Anno Giubilare dei Martiri, a 40 anni dal Martirio di San Oscar Arnulfo Romero.
Nel messaggio sono indicate le date nelle quali verranno celebrati i martiri nazionali: 12 marzo, 43esimo anniversario del martirio di p. Rutilio Grande; 24 marzo, 40esimo Anniversario del martirio di San Oscar Arnulfo Romero; 14 giugno, 40esimo Anniversario del martirio di p. Cosme Spessotto. Seguirà il 31 luglio, 1 e 2 agosto, il grande Pellegrinaggio a Ciudad Barrios, città natale di San Oscar Arnulfo Romero, e il Congresso nazionale sui martiri.
"I martiri hanno dato la vita e ci accompagnano nel nostro pellegrinaggio di fede. Vogliamo sentire la loro voce e allo stesso tempo vogliamo riecheggiare quella voce. Pertanto, e nella nostra qualità di pastori, chiediamo rispettosamente all'Assemblea parlamentare di promulgare un'autentica "Legge di Riconciliazione Nazionale" per rendere giustizia alle vittime, conoscere la verità e definire un risarcimento" affermano i Vescovi.
Nel chiedere giustizia a favore della popolazione, i Vescovi domandano anche “un nuovo sistema d'assistenza per i pensionati” e l'approvazione in modo definitivo della "Legge Generale sull’acqua", che assicuri a tutti cittadini salvadoregni il diritto all'acqua. "L'acqua è un bene pubblico, quindi deve essere amministrata solo dallo Stato" scrivono i Vescovi che invitano la popolazione “a fare uso del proprio diritto alla partecipazione democratica e a far sentire la propria voce sui social network, inviando il maggior numero possibile di messaggi ai deputati, chiedendo che, conformemente al loro mandato costituzionale, legiferino su ciascuno dei punti indicati, a favore delle persone che li hanno eletti e in difesa dei diritti dei più poveri”.
Infine i Vescovi esprimono solidarietà ai migranti e chiedono il rispetto dei loro diritti.
(CE) (Agenzia Fides, 28/01/2020)

giovedì 23 gennaio 2020

Agenzia Fides 23 gennaio 2020

EUROPA/CIPRO - Consiglio delle Chiese del Medio Oriente: Gerusalemme Est sia “la Capitale dello Stato palestinese indipendente”
 
Larnaca (Agenzia Fides) – Nelle convulsioni e nei conflitti che feriscono il Medio Oriente, i cristiani di quella regione possono sperimentare “il mistero dell’amore di Dio”, la sua compassione e il suo amore per ogni essere umano anche in mezzo a tante circostanze difficili. Lo sottolinea il comunicato diffuso dal Comitato esecutivo del Consiglio delle Chiese del medio oriente (MECC Middle East Council of Churches), riunitosi martedì 21 e mercoledì 22 gennaio a Larnaca (Cipro), per due giorni di convivenza e lavoro comune vissuti nel contesto della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. All’incontro, ospitato da Chrysostomos II, Arcivescovo greco ortodosso di Cipro, hanno preso parte tra gli altri anche Yohanna X, Patriarca greco ortodosso di Antiochia, Ignatios Aphrem II, Patriarca siro ortodosso di Antiochia”, e il Cardinale Louis Raphael Sako, Patriarca di Babilonia sui Caldei.
Nel documento comune, diffuso a conclusione dei lavori, i partecipanti al Comitato esecutivo MECC chiedono che sia custodita la fede e la speranza di tanti cristiani del Medio Oriente, area ancora afflitta da “eventi sanguinosi”. Nel contempo, si sottolinea che le sofferenze non vengono patite solo dalle Chiese e dai cristiani, ma toccano interi popoli della regione, Il documento richiama tutte le realtà ecclesiali coinvolte nell’organismo ecumenico ad intensificare la propria presenza “a fianco di ogni persona sofferente, sfollata e migrante, che ha perso i propri cari o i propri beni a causa della violenza e delle guerre, in modo che le Chiese rimangano un'icona della tenerezza e della prossimità di Dio”.
Oltre a condividere riflessioni, preoccupazioni e suggerimenti sulla condizione in cui versano popoli e Chiese nei diversi Paesi, i membri del comitato hanno anche ascoltato la relazione della professoressa Souraya Bechealany, Segretario generale del MECC, riguardante il lavoro compiuto nell’anno trascorso e sulle prospettive e iniziative future dell’organismo ecumenico. I partecipanti all’incontro hanno anche chiesto, nella preghiera comune, che si possa conoscere presto la sorte di Boulos Yazigi e Mar Gregorios Yohanna Ibrahim, i due Arcivescovi di Aleppo –il primo greco ortodosso, il secondo siro ortodosso – scomparsi il 22 aprile 2013 in Siria. Poi, soffermandosi su situazioni e eventi riguardanti i singoli Paesi, i partecipanti alla riunione hanno posto l’accento sulle istanze di giustizia sociale e di lotta alla corruzione che stanno connotando le manifestazioni di protesta in corso in Iraq. Riguardo alla Siria, il Comitato esecutivo del MECC ha sottolineato l’urgenza di coinvolgere tutte le componenti locali e internazionali nel processo volto a ristabilire la pace su tutto il territorio e favorire il ritorno alle proprie case di sfollati interni e profughi. Esplicito sostegno è stato espresso anche verso le mobilitazioni del popolo libanese che esprimono insofferenza verso la corruzione e le inadempienze della classe politica nazionale. Riguardo a Cipro, che ospitava il summit ecumenico, i membri del Comitato esecutivo del MECC hanno chiesto esplicitamente che si ponga fine all'occupazione che ha portato alla divisione dell'isola, mentre in merito alla situazione della Palestina hanno espresso sostegno a quanti soffrono “le conseguenze dell'occupazione, la politica di apartheid” e l’espansione indiscriminata di insediamenti illegali sul territorio palestinese, chiedendo nel contempo il rispetto della libertà di seguire i riti e le pratiche legate alla propria fede per tutti i palestinesi, cristiani e musulmani, anche a Gerusalemme Est, definita nel documento come “la Capitale di uno Stato palestinese indipendente”. Il comunicato finale diffuso del MECC esprime anche il sostegno al popolo egiziano impegnato a affrancarsi da violenze e estremismo e a consolidare il principio di cittadinanza come fattore essenziale della vita civile. “Invitare i popoli della regione a far prevalere il principio di cittadinanza, insieme ai diritti e ai doveri” si legge nel comunicato “richiede una revisione dei sistemi e delle leggi” che aiuti a coniugare unità nazionale e riconoscimento delle diversità, e affrancare la vita civile da ogni settarismo.
Il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente, fondato nel 1974 a Nicosia e attualmente con sede a Beirut, ha lo scopo di facilitare la convergenza delle comunità cristiane mediorientali su temi di comune interesse e favorire il superamento di contrasti di matrice confessionale. La professoressa Souraya Bechealany, cristiana maronita, insegna teologia presso la Université Saint-Joseph de Beyrouth. Souraya è stata eletta Segretario generale del MECC nel gennaio 2018, e ha intrapreso insieme ai suoi collaboratori un processo di ristrutturazione dei dipartimenti dell’organismo ecumanico. (GV) (Agenzia Fides 23/1/2020)
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AFRICA/CONGO RD - “No a nuove guerre”: il grido d’allarme dei Vescovi di RDC, Rwanda e Burundi
 
Kinshasa (Agenzia Fides) - "La situazione sociale rimane preoccupante, in primo luogo alla luce dell'insicurezza persistente in alcune aree, in particolare ai confini di tre Paesi” affermano i Vescovi del Comitato Permanente dell’Association des Conférences Episcopales de l’Afrique Centrale (ACEAC), nel comunicato finale della riunione ordinaria che si è tenuta a Bukavu (nell’est della Repubblica Democratica del Congo), dal 15 al 18 gennaio.
L’ACEAC che riunisce i Vescovi di Burundi, Rwanda e RDC, denuncia inoltre che nei loro tre Paesi, “il potere d'acquisto della popolazione è diminuito ulteriormente, costringendo molte famiglie a vivere al di sotto della soglia di povertà”.
“E poiché la sfortuna non arriva mai da sola, il virus Ebola e le piogge torrenziali degli ultimi mesi hanno causato diverse vittime e danni materiali significativi e lasciato diverse persone senza riparo” continua il comunicato inviato all’Agenzia Fides.
I Vescovi apprezzano il “dinamismo” delle Caritas e delle Commissioni Giustizia e Pace, che pur con le scarse risorse a loro disposizione hanno portato soccorso alle popolazioni colpite, e invitano le comunità cristiane di continuare a essere solidali con le vittime.
I Vescovi deplorano il deterioramento del clima di fiducia tra i leader politici nella regione, che rischia di accrescere la possibilità di scontri armati a danno delle popolazioni locali: “Facciamo appello alla coscienza dei governanti per tenere nel cuore e nella mente il dovere di proteggere le popolazioni e di lavorare per la prosperità delle persone che devono godere appieno dei loro diritti come creature create a immagine di Dio”.
I Vescovi rinnovano l’impegno preso nel 2013 di lavorare con altre confessioni religiose per stabilire una pace duratura nella regione “attraverso la testimonianza di vita, i gesti e le parole”. A tal fine, pubblicheranno nei prossimi mesi un programma pastorale per la conversione dei cuori e la promozione della coesione sociale, e invitano i fedeli a recitare ogni giorno la preghiera per la pace di San Francesco d'Assisi. (L.M.) (Agenzia Fides 23/1/2020)
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AFRICA/NIGER - “Potranno tagliare gli alberi ma non le radici della croce”: minacce ai cristiani nel paese
 
Niamey (Agenzia Fides) – “Le reiterate minacce alle comunità cristiane presenti nella zona frontaliera col Burkina Faso hanno raggiunto lo scopo che si prefiggevano: decapitare le comunità e farne poi preda della paura di professare la fede nella preghiera della domenica nelle cappelle” (vedi Agenzia Fides 20/12/2019), scrive all’Agenzia Fides padre Mauro Armanino, sacerdote della Società per le Missioni Africane in Niger.
“Martedì 14 gennaio scorso, in un villaggio non lontano da Bomoanga, che da oltre un anno ha assistito impotente al rapimento di Padre Pierluigi Maccalli, - continua il missionario – un gruppo di criminali andati per un regolamento di conti con l’infermiere capo che opera in un dispensario della zona, hanno preso, portato poco lontano dalla sua casa e decapitato il nipote, battezzato da bambino. A Bomoanga la gente non va più in chiesa la domenica. La ‘basilica’, come p. Maccalli soleva chiamarla, concepita, edificata e da lui inaugurata, è adesso deserta, così come la scuola colpita di recente”.
Nella nota pervenuta a Fides, p. Armanino evidenzia lo sconcerto, la sofferenza, il timore ma soprattutto la consapevolezza della situazione manifestati durante l’incontro di formazione con i catechisti e gli animatori delle zona Gourmanché, frontaliera col Burkina Faso, organizzato recentemente a Niamey. “Anche laddove esistono persecuzioni, prove e tensioni, è possibile tradurre la fede – sottolinea - con una maggiore valorizzazione dei laici e del loro apporto, una più grande flessibilità per quanto riguarda i luoghi e i tempi delle celebrazioni e della vita della comunità”.
Il missionario conclude dicendo: “A Makalondi, Kankani e Torodi, nella stessa zona, le celebrazioni, seppur con prudenza, continuano come sempre, malgrado i preti non siano residenti sul posto. Più complicata la realtà nelle zone rurali che, essendo di difficile accesso, permettono ai gruppi armati di agire indisturbati. Potranno tagliare gli alberi ma non le radici della croce. Il terzo giorno c’è una risurrezione”.
(MA/AP) (23/1/2020 Agenzia Fides)
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ASIA/KYRGYZSTAN - Preghiera e missione: esercizi spirituali ignaziani sulle rive del lago Issyk-kul
 
Bishkek (Agenzia Fides) - Vivere una settimana di spiritualità, secondo il carisma di sant'Ignazio di Loyola, e proporre questa esperienza di immersione e di vicinanza a Dio come forma di evangelizzazione, in una nazione dove il seme del Vangelo è diventato un piccolo germoglio: con questo spirito i padri Gesuiti presenti in Kirghizistan hanno organizzato una settimana di esercizi spirituali in completo silenzio, secondo il metodo di Sant’Ignazio di Loyola. Come riferito all'Agenzia Fides, l’iniziativa, aperta a tutti, si svolgerà dal 16 al 22 marzo 2020 presso l’“Issyk Center”, la casa per bambini kirghisi disabili e indigenti, situata sulle rive del lago Issyk-kul e gestita proprio dai religiosi della Compagnia di Gesù. L'invito è rivolto a giovani, adulti, persone curiose o interessate a conoscere la fede cristiana. Spiega una nota inviata all’Agenzia Fides dagli organizzatori: “Non è la prima volta che questi esercizi spirituali si svolgono in un luogo pittoresco sulle rive del lago Issyk-Kul, a soli 100 metri dalla spiaggia ed a pochi chilometri dalle montagne di Tien Shan”. Il contatto con la natura incontaminata rappresenta una via per raggiungere una dimensione di riflessione e di approfondimento, alla ricerca di Dio. Il tema di quest'anno sarà "Dio, guidami sulla via eterna. Libertà, Ringraziamento e Misericordia”. A guidare la settimana di spiritualità sarà il gesuita di Novosibirsk (Siberia), padre Janez Sever.
Il programma di esercizi spirituali include un'introduzione alla preghiera ignaziana e alla meditazione delle Sacre Scritture, momenti di preghiera individuale e assembleare, la celebrazione dell’Eucaristia, l’Adorazione e l'opportunità di parlare con un assistente spirituale.
“Certamente si tratterà di giorni di ristoro del corpo e dello spirito, in un paesaggio così bello. D’altra parte, il fatto che una modalità di preghiera sviluppata circa cinque secoli fa venga ancora richiesta, ne testimonia l’efficacia”, conclude la nota dei Gesuiti.
Il Kirghizistan è un piccolo paese con una popolazione di quasi 6 milioni di abitanti che gode di libertà religiosa. Circa il 90% della popolazione è musulmana. I cristiani ortodossi rappresentano quasi il 10% del totale, e le altre confessioni cristiane sono una esigua minoranza. I cattolici del posto possono contare sull’assistenza spirituale di sette sacerdoti, un religioso e cinque suore francescane. (LF) (Agenzia Fides 23/1/2020)
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ASIA/MALAYSIA - Promozione umana e solidarietà: nasce la Caritas Malaysia
 
Kuala Lumpur (Agenzia Fides) - Essere maggiormente presenti nella società malaysiana con iniziative di carità, promozione umana, sviluppo solidale, segno di prossimità verso ogni uomo e segno potente dell'amore di Dio: con questo spirito la Conferenza episcopale cattolica della Malayia, Singapore e Brunei ha deciso di istituire la Caritas Malaysia, riorganizzando e promuovendo l'attuale Ufficio per lo sviluppo umano esistente in seno alla Conferenza. Come appreso dall'Agenzia Fides, nei mesi scorsi i Vescovi della Malaysia hanno avuto un fitto scambio con i responsabili della Caritas Internationalis e, dopo aver chiarito gli aspetti organizzativi e istituzionali, hanno deciso all'unanimità di aprire un Ufficio nazionale della Caritas, che abbraccia tutte le diocesi nella Malaysia peninsulare e quelle nei territori del Borneo malaysiano, ovvero Sabah e Sarawak.
L'Ufficio avrà sede a Kuala Lumpur e il Vescovo Anthony Bernard Paul, alla guida della diocesi di Melaka-Johor, è stato nominato primo presidente della Caritas Malaysia. Il Vescovo inviterà a un primo incontro consultivo i rappresentanti delle nove diocesi entro il primo trimestre dell'anno, per avviare l'opera di coordinamento di tute le attività caritative già in essere e per stendere un programma di lavoro della Caritas per i prossimi anni.
Caritas Malaysia è parte della Caritas Internationalis, confederazione di oltre 160 membri, presente in quasi tutti i paesi del mondo. Espressione diretta della Chiesa cattolica, la Caritas rivolge aiuto concreto ai poveri, ai vulnerabili e agli esclusi, indipendentemente da etnia, cultura e religione, per costruire un mondo basato sulla giustizia e sull'amore fraterno. (SD) (Agenzia Fides 23/1/2020)
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AMERICA/BOLIVIA - Un processo elettorale che sia pacifico, democratico e trasparente, per guardare con fiducia al futuro
 
La Paz (Agenzia Fides) – "In questo momento storico, in questo periodo preelettorale, in cui ci prepariamo a nuove elezioni, abbiamo bisogno che i partiti politici riescano a presentare progetti promettenti per il Paese, dove la priorità sia cercare il bene comune, la crescita e il benessere del nostro popolo. Di fronte all'incertezza, cerchiamo di essere artigiani della pace, artigiani della riconciliazione e artigiani del bene comune": lo ha detto il segretario esecutivo della Commissione della Comunione Ecclesiale della Conferenza Episcopale Bolivia, padre Diego Plà, durante la celebrazione eucaristica della scorsa domenica, in vista delle elezioni del 3 maggio.
Mons. Eugenio Scarpellini, Vescovo della diocesi di El Alto e Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie, intervistato da una televisione locale, ha detto: "Ancora una volta, come Chiesa cattolica, vogliamo esortare affinché il processo elettorale sia il più pacifico e democratico possibile... Il popolo ha bisogno di ricreare la fiducia nelle autorità, ha bisogno di un processo trasparente, di guardare al futuro con nuovi governanti eletti dal popolo e che pensino al bene comune e allo sviluppo realmente positivo".
La Bolivia ha celebrato ieri, 22 gennaio, il Giorno dello Stato Plurinazionale, e per l'occasione la Presidente ad interim, Jeanine Añez, ha chiesto di elaborare un piano per garantire la sicurezza del voto nelle prossime elezioni del 3 maggio 2020. "Ho chiesto ai ministri della Difesa e del governo nazionale di organizzare un piano comune, prima, durante e dopo il 3 maggio, in modo che il voto dei boliviani sia protetto" ha detto in un messaggio al paese per questa circostanza. La celebrazione del Dia del Estado Plurinacional si svolge ogni anno dal 2009, quando, secondo la nuova Costituzione, la Bolivia ha cessato di definirsi una repubblica.
Jeanine Áñez, che ha assunto la presidenza dopo le anomalie scoperte nelle ultime elezioni e dopo che Morales aveva rinunciato ed era fuggito all’estero, ha sottolineato che, proprio per questi motivi, "le elezioni del 3 maggio diventeranno il processo elettorale boliviano meglio accompagnato e più osservato nella nostra storia". L'OAS, le Nazioni Unite, l'Unione Europea e la Chiesa cattolica hanno espresso il desiderio di sostenere e accompagnare il processo elettorale.
(CE) (Agenzia Fides, 23/01/2020)
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AMERICA/VENEZUELA - Comunicato del Vescovo di San Cristobal sul sacerdote ucciso
 
San Cristobal (Agenzia Fides) – Il Vescovo di San Cristobal, Mons. Mario Moronta, ha pubblicato un secondo comunicato relativo alla morte del sacerdote Jesus Manuel Rondon Molina, che era scomparso il 16 gennaio ed è stato ritrovato ucciso il 21 gennaio (vedi Fides 22/1/2020).
Nel testo del 22 gennaio, pervenuto all’Agenzia Fides, il Vescovo afferma: “Secondo le informazioni fornite dalle autorità, il suddetto sacerdote sarebbe stato ucciso da un minore, che era stato vittima di abusi sessuali da parte del chierico, un'azione che ripudiamo. Lamentiamo la tragica morte del sacerdote e chiediamo che la giustizia divina si manifesti con misericordia. Preghiamo per lui, per sua madre e per la sua famiglia che stanno attraversando un momento di dolore e tristezza”.
Il Vescovo sottolinea che anche nella diocesi di San Cristóbal sono state adottate le norme della Chiesa universale per trattare i casi di abusi sui minori da parte del clero. Nel caso di p. Jesus Manuel Rondon Molina, “sono state ricevute diverse denunce contro di lui, sono state condotte le relative indagini e sono state prese le misure precauzionali... Nonostante le molteplici richieste di attenzione, ha disobbedito agli ordini e alle misure precauzionali stabilite nella legge della Chiesa”.
Mons. Moronta scrive che questo fatto “ci riempie di tristezza e preoccupazione”, chiede alle autorità “di chiarire cosa è successo senza usare questo triste evento per scopi politici o di altro tipo”, ricorda che la stragrande maggioranza dei sacerdoti si dedica generosamente al servizio della popolazione, “nonostante le difficoltà e le mancanze i fallimenti che alcuni possono avere”. “Sentiamo il dolore del popolo di Dio che soffre per molte cause e ancora di più per la cattiva testimonianza di alcuni – conclude -, condividiamo il dolore delle vittime di abusi… Sapendo che questo dolore si identifica con quello di Cristo sulla Croce, fissiamo lo sguardo sulla forza potentemente liberatrice della sua Risurrezione”. (SL) (Agenzia Fides 23/1/2020)

giovedì 9 gennaio 2020

agenzia Fides 9 gennaio 2020

AFRICA/TOGO - Un missionario: “Non ci sono grandi autostrade per l’evangelizzazione, ma piccoli sentieri che bisogna cercare ogni giorno”
 
Kolowaré (Agenzia Fides) – “Ero già stato, alcuni giorni fa in alcune fattorie in mezzo alla savana boschiva, dietro Kadambara, verso il Sud, dove persiste un pressante bisogno di acqua”, ha raccontato all’Agenzia Fides padre Silvano Galli, sacerdote della Società per le Missioni Africane, narrando una sua recente esperienza di missione. “Bisognava inoltrarsi per una quindicina di km, su una pista sterrata, per raggiungere i luoghi. Una serie di agglomerati, di una ventina di persone ciascuno, distanti l’uno dall’altro, un tiro di freccia”, prosegue.
Nella nota inviata a Fides il missionario condivide alcuni tratti della vita quotidiana che lui affronta insieme ai suoi collaboratori: “Non ci sono grandi autostrade per l’evangelizzazione, ma piccoli sentieri che bisogna umilmente cercare ogni giorno. Ieri mattina, 8 gennaio, insieme ai miei collaboratori ci dirigiamo in tutt’altra direzione. Prendiamo la strada che va verso il Benin, poi ad Afadadè, infiliamo una pista laterale che non conoscevo, e via per una decina di km in mezzo alla savana. Ogni tanto c’è un piccolo villaggio con la sua moschea. Una mi colpisce particolarmente: appena uscita dal terreno, nuova, pulita e pronta all’uso. Il villaggio non è sulla pista, ma per raggiungerlo bisogna fare una deviazione, e decidiamo di fermarci. Anziani, giovani, donne, bambini, tutti erano là ad accoglierci, sotto il grande albero. Sono tutti musulmani. Sono commossi dal gesto che abbiamo fatto: siamo venuti a trovarli nel loro villaggio, sperduto in mezzo al nulla. Uno ad uno passano a salutarci. Un gruppo di donne si avvicina e depone davanti a noi un secchio: ecco l’acqua che troviamo, ci dicono. Ci scambiamo le notizie. Eravate venuti a trovarmi, dico, e noi, a nostra volta, siamo venuti a visitarvi, per mostrarvi che non siete soli, che siamo accanto a voi”. Il capo villaggio dice allora: “Non ho parole per ringraziarvi, Dio solo potrà farlo e lo farà, dandovi forza e salute perché possiate continuare la vostra missione”.
(SG/AP) (9/1/2020 Agenzia Fides)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Una carovana di pace, riconciliazione e sviluppo in preparazione alle elezioni presidenziali dell'ottobre 2020
 
Abidjan (Agenzia Fides) - Dal 2011 la pace è la principale preoccupazione nelle menti e nei cuori degli ivoriani. In effetti, dopo oltre un decennio di crisi politico-militare in Costa d'Avorio (2002-2011), gli ivoriani in generale e il governo in particolare si sono resi conto che la pace è la condizione indispensabile per la coesione e lo sviluppo sociale ed economico del Paese. Le crisi e le attuali tensioni vissute dagli ivoriani a solo 9 mesi dalle prossime elezioni presidenziali hanno reso però la situazione allarmante, al punto che la pace è ora considerata un'emergenza vitale per la stabilità e lo sviluppo del Paese.
È per indicare questo percorso di convivenza pacifica che il PLCRD (Plateforme des Leaders Croyants pour la Paix, la Réconciliation, la Cohésion sociale et le Développement), ha organizzato "la carovana della pace, della riconciliazione e dello sviluppo” con l’obiettivo di mobilitare la coscienza collettiva degli ivoriani su queste problematiche. La carovana è stata presentata in una conferenza stampa il 7 gennaio presso la Casa San Francesco d'Assisi della comunità Madre del Divino Amore, situata a Cocody Riviera Palmeraie.
La città di Gagnoa accoglierà la prima tappa della carovana, dal 12 al 19 gennaio 2020, che toccherà poi le città di Bouaké, Man, Abengourou, Korhogo e Abidjan.
La PLCRD è una rete interreligiosa di leader religiosi che lavorano per la pace, creando un clima di fiducia promuovendo il vivere insieme e lo sviluppo comunitario. (S.S) (L.M.) (Agenzia Fides 9/1/2020)
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ASIA/FILIPPINE - Il Card. Tagle: "Preghiamo per la pace in Medio Oriente"
 
Manila (Agenzia Fides) - Il Card. Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, nominato Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, esorta i fedeli filippini a pregare per la pace e la sicurezza dei popoli in Medio Oriente. Nella solenne Messa in occasione della Traslazione del Nazareno nero nel Rizal Park, all'alba del 9 gennaio, evento che registra annualmente una massiccia partecipazione popolare, il Cardinale ha chiesto ai fedeli di pregare intensamente perché "non si produca una escalation di vendetta tra USA e Iran".
"Siamo preoccupati per quanto accade in alcune parti del nostro mondo. Esiste il pericolo che la violenza degeneri in aperto conflitto" ha detto il Card. Tagle, esortando: "Preghiamo per la sicurezza dei nostri vicini in Medio Oriente, perché i desideri di distruzione e di vendetta scompaiano" ha aggiunto, ricordando i tanti cittadini filippini che vivono in Medio Oriente per lavoro e rivolgendo un pensiero alle loro famiglie nelle Filippine, preoccupate per loro.
Intanto il governo filippino ha ordinato l'evacuazione obbligatoria dei lavoratori filippini dall'Iraq e dall'Iran a causa delle ostilità tra gli Stati Uniti e l'Iran. Il governo ha alzato l'allerta in Iraq ai massimi livelli, richiedendo ai filippini di lasciare il paese a causa dei crescenti rischi per la loro sicurezza.
Secondo i registri del Ministero del lavoro, 2.191 filippini lavorano in Iraq, alcuni dei quali nelle strutture statunitensi, mentre più di 1.180 risiedono in Iran, e tra loro vi sono donne filippine sposate con iraniani. Sono oltre 2,1 milioni i lavoratori filippini in tutto il Medio Oriente, ha reso noto il ministero. (SD) (Agenzia Fides 9/1/2020)
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ASIA/FILIPPINE - Processione del Nazareno nero: "La nostra missione è l'amore"
 
Manila (Agenzia Fides) - Circa due milioni di filippini si sono riversati fin dalle prime ore di oggi, 9 gennaio, per le strade di Manila, occupando il distretto di Quiapo, per venerare un'immagine di Gesù Cristo che porta la croce, popolarmente conosciuta come il "Nazareno nero". La celebrazione del Nazareno nero, preparata da una novena di preghiera, culmina in una processione nota come "traslacion" (traslazione), che dura tutta la giornata del 9 gennaio. La processione ricorda il trasferimento dell'immagine del Nazareno nero che nel 1787 fu trasferito da una chiesa agostiniana, sita nella vecchia città fortificata di Manila, alla basilica nel quartiere Quiapo della città.
"Questo evento è espressione della grande fede della gente verso Cristo Gesù. La dimostrazione della pietà popolare dei fedeli è incredibile: molti camminano a piedi nudi per immedesimarsi nella sofferenza, altri aiutano a tirare il carro che porta la statua, c'è chi tenta di arrampicarsi per toccare il volto del Nazareno e avere una grazia", racconta a Fides Eduardo Torres Mejorada, un laico presente alla processione.
L'Arcivescovo di Manila, il Card Luis Antonio Tagle, nominato Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, ha celebrato la messa dell'alba per la folla di fedeli riuniti nel Rizal Park, invitando i presenti a "seguire la missione di Cristo: l'amore puro è la nostra missione. E' questo che possiamo donare agli altri".
Dopo la messa, l'immagine annerita del Cristo sofferente, invocato per i suoi poteri miracolosi, si è spostata dal Rizal Park di Manila fino alla Basilica del Nazareno nero a Quiapo, con una processione seguita da centinaia di migliaia di persone, mentre la polizia ha assicurato un servizio d'ordine e i volontari della Croce Rossa hanno fornito assistenza medica.
La statua color ebano fu portata a Manila dal Messico dai frati dell'Ordine degli Agostiniani Recolletti il 31 maggio 1606. Posto all'inizio nella chiesa di san Giovanni battista, il Nazareno nero fu trasferito nella chiesa di Quiapo nel 1787. La statua è sopravvissuta a numerosi disastri, come i grandi incendi che distrussero la chiesa di Quiapo nel 1791 e nel 1929 e i terremoti nel 1645 e nel 1863.
Quella verso il Nazareno nero è una delle manifestazioni di devozione religiose più popolari del paese. Le altre sono devozione a "Santo Nino" e a Maria Madre del Perpetuo Soccorso. (SD) (Agenzia Fides 9/1/2020)
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ASIA/LIBANO - Vescovi maroniti ai politici libanesi: non trascinate il Paese nei conflitti che agitano il Medio Oriente
 
Beirut (Agenzia Fides) – I politici libanesi devono fare il possibile per rafforzare la coesione nazionale del Libano e tenere il Paese al riparo dai nuovi venti di guerra che agitano l’intera regione. Lo chiedono i Vescovi della Chiesa maronita, riunitisi mercoledì 8 gennaio nella sede patriarcale di Bkerkè, sotto la presidenza del Patriarca Bechara Boutros Rai, per il loro tradizionale incontro mensile. Nel messaggio diffuso alla fine della riunione, tra le altre cose, i Vescovi maroniti hanno espresso inquietudine per la nuova escalation di violenza riaccesa in Medio Oriente dopo l’attentato con cui, il 3 gennaio, gli apparati USA hanno ucciso a Baghdad il generale iraniano Qasem Soleimani. Nel testo, i membri dell’Episcopato maronita hanno fatto appello alla comunità internazionale e ai governi delle nazioni affinché si faccia il possibile per prevenire ulteriori turbolenze. in un’area del mondo instabile e tormentata da conflitti negli ultimi decenni.
I Vescovi hanno anche richiamato le parole con cui Papa Francesco, nel suo messaggio “Urbi et Orbi” di Natale, ha esortato il popolo libanese a riscoprire “la sua vocazione ad essere un messaggio di libertà e di armoniosa coesistenza per tutti”. "La libertà – hanno aggiunto i Vescovi - è sempre stata, nel corso dei secoli, nel cuore dell'esistenza di questo piccolo Paese, in un Levante che si allontana sempre da essa, facendo scelte deleterie per tutti”. (GV) (Agenzia Fides 9/1/2020).
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AMERICA/MESSICO - Appello dei Vescovi all’inizio dell’anno: fermiamo la guerra e la violenza, frutto di intolleranza e interessi
 
Città del Messico (Agenzia Fides) – I Vescovi del Messico lanciano un appello “per fermare la violenza causata dall'intolleranza delle idee e dalla lotta degli interessi degli uni contro gli altri”, in un messaggio pubblicato l’8 gennaio con il titolo “No alla guerra e alla violenza”. “Non possiamo continuare ad accettare, e tanto meno a promuovere discorsi politici che polarizzano l'umanità o incitano alla violenza – scrivono i Vescovi nel loro messaggio, pervenuto a Fides -. La guerra rappresenta sempre una sconfitta per l'umanità. La pace sarà sempre un orizzonte raggiungibile per tutti, basato sul diritto internazionale, sulla solidarietà tra i popoli e sul rispetto reciproco e della nostra casa comune".
All'inizio del nuovo anno, i Vescovi messicani si rivolgono ai fedeli e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà con queste parole: “Siamo tutti testimoni della delicata situazione di incertezza e violenza che viviamo a livello nazionale e internazionale, specialmente in questi primi giorni del 2020. La nostra famiglia umana continua a portare segni di guerre e conflitti tra le nazioni”.
Citando il Messaggio di Papa Francesco per la 53^ Giornata mondiale della Pace, proseguono: “Come Pastori non possiamo permettere il decadimento della speranza di fronte all'oscurità della guerra e dei conflitti, dobbiamo sempre pronunciarci affinché l'umanità e le nazioni esercitino il loro diritto al dialogo onesto e al nobile esercizio della diplomazia, come metodi che salvaguardano l’integrità e la dignità delle persone”.
Nella conclusione i Vescovi ribadiscono, a nome della Chiesa in Messico, che “non cammineremo lungo la strada della violenza e della guerra, che la storia giudicherà con vergogna, sapendo che un fratello ha alzato la mano contro suo fratello”, e invocano la benedizione del Dio della pace e l’intercessione di Maria, madre di tutti i popoli della terra, perché ci sostenga “nel duro cammino della riconciliazione”. (SL) (Agenzia Fides 9/1/2020)
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AMERICA/VENEZUELA - L’Assemblea dei Vescovi esamina la realtà ecclesiale e sociopolitica; richiamo al rispetto dell’Assemblea nazionale
 
Caracas (Agenzia Fides) – Mentre si sta svolgendo l’Assemblea plenaria ordinaria della Conferenza Episcopale del Venezuela (CEV), i 41 Vescovi delle diverse circoscrizioni ecclesiastiche del paese hanno pubblicato un forte comunicato sull'autonomia dell'Assemblea Nazionale e sui fatti di questi ultimi giorni. "Il 7 gennaio, il popolo venezuelano è stato testimone di un abuso di potere... si tratta di una nuova espressione dell'ideologia totalitaria di coloro che detengono il potere politico. Hanno promosso il non riconoscimento dell'autonomia della legittima Assemblea Nazionale" si legge nel documento dei Vescovi pervenuto all’Agenzia Fides.
"Si tratta di un duro colpo all'istituzione dello Stato, - continua il testo - tutto è indirizzato a tenere il potere e non a generare processi per il bene della società". "Condanniamo quanto accaduto, e come cittadini venezuelani chiediamo il rispetto dell'Assemblea Nazionale, unica Istituzione politica eletta dal popolo nel 2015". "Come Pastori, chiediamo di agire a favore del bene comune del popolo, colpito da una profonda crisi che svaluta la sua dignità" conclude il testo, che porta la data dell’8 gennaio.
L'Assemblea della CEV si è aperta il 7 gennaio presso l'Universidad Católica Andrés Bello (UCAB), con il discorso di accoglienza di Mons. José Trinidad Fernández, Vescovo ausiliare di Caracas e Segretario Generale della CEV, che ha presentato i temi da esaminare nell'Assemblea, che si concluderà domenica 12 gennaio. Mons. Mario Moronta, Vescovo di San Cristóbal e primo Vicepresidente della CEV, ha quindi letto il discorso di apertura scritto da Mons. José Luis Azuaje, Arcivescovo di Maracaibo e Presidente della CEV, assente per motivi di salute.
Il discorso è diviso in due parti fondamentali, la parte ecclesiale ("Aspetti ecclesiali globali di rilievo") e la parte socio-politica ("Una realtà che colpisce l'anima dell'essere venezuelano").
Fra altre cose, sono state segnalate “situazioni moralmente intollerabili”, dove la “violenza istituzionalizzata” si accompagna a “menzogne e parole manipolatorie”. Le statistiche sulle condizioni di vita nel Paese, mostrano uno scenario in progressivo deterioramento. La povertà è in aumento e sono sempre più negativi i dati riferiti all’accesso al lavoro. La “carenza alimentare” è inoltre una drammatica realtà per l’87% delle famiglie venezuelane.
(CE) (Agenzia Fides, 09/01/2020)

mercoledì 8 gennaio 2020

Agenzia Fides 7 gennaio 2020

AFRICA/RDC - Il Cardinale Fridolin Ambongo denuncia un piano di balcanizzazione della Repubblica Democratica del Congo
 
Kinshasa (Agenzia Fides) - "Il clima generale nella parte orientale del Paese è caratterizzato da insicurezza e miseria insopportabile. Il rapporto mostra chiaramente che l'obiettivo di tutto ciò è la balcanizzazione del nostro Paese" ha affermato il Cardinale Fridolin Ambongo, Arcivescovo di Kinshasa, durante una conferenza stampa tenutasi a Kinshasa venerdì 3 gennaio 2020, nella quale ha illustrato la sua visita pastorale nella diocesi di Butembo-Beni nel Nord Kivu dal 27 al 31 dicembre 2019 (vedi Fides 3/1/2020).
Il Cardinale Ambongo si è recato nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo su invito di Sua Ecc. Mons. Melchizedek Paluku Sikuli, Vescovo della diocesi di Butembo-Beni. Nel corso della visita, il Cardinale ha trasmesso il messaggio di sostegno alle popolazioni locali di Papa Francesco, e di tutti i Vescovi della Repubblica Democratica del Congo. Questa preoccupazione pastorale va di pari passo con il messaggio inviato al Cardinale dai deputati di questa parte del Paese e dai membri della comunità Nande che vivono a Kinshasa, che gli hanno fatto visita in precedenza.
Massacri quotidiani, stupri, rapimenti, sfollamenti di popolazioni e altri dettagli raccapriccianti caratterizzano il clima di insicurezza, secondo l'osservazione del Cardinale. Sono almeno 5 i sacerdoti rapiti e dei quali non si hanno notizie. Il Cardinale ha deplorato il silenzio e l’indifferenza del resto del Paese su quanto avviene nell’est, ed ha stigmatizzato l'ambiguità della comunità internazionale di fronte a questa situazione che dura da decenni.
Il Cardinale Ambongo ha infine invitato la Missione ONU nella RDC (MONUSCO) a rivedere la gestione delle sue operazioni, dato che alcuni massacri hanno avuto luogo a pochi metri dalle installazioni dei Caschi Blu.
"Il paese è in guerra! E per questo, deve esserci consapevolezza a livello nazionale. Tuttavia, nonostante questa immagine desolata, restiamo fiduciosi. Esorto i miei fratelli e sorelle nell’est a farsi coraggio, li affido all'intercessione della Vergine Maria, Patrona del nostro paese ".
La tesi di balcanizzazione è confermata dal fatto che le popolazioni sfollate vengono sistematicamente sostituite da gruppi ruandofoni e ugandesi, ha affermato il Cardinale Fridolin Ambongo. Il Cardinale ha espresso la sua gratitudine a Papa Francesco che segue da vicino la situazione nella Repubblica Democratica del Congo e che spesso prega per questo Paese e si è detto fiducioso del sostegno della Chiesa cattolica in tutto il mondo e della collaborazione delle Conferenze Episcopali dei Paesi vicini, affinché si possa raggiungere la pace nella parte orientale della RDC. (M.B.P.) (L.M.) (Agenzia Fides 7/1/2020)
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AFRICA/NIGERIA - Esplosione al confine con il Camerun provoca 30 morti
 
Abuja (Agenzia Fides) - Almeno 30 persone sono morte nell’esplosione di un ponte che collega la Nigeria al Camerun. Nell'attacco al ponte El Beid a Gamboru, nello stato del Borno, avvenuto nel pomeriggio del 6 gennaio, oltre alle vittime sono rimaste ferite decine di persone. Il ponte che collega Ngala-Gamboru in Nigeria e Fotokol in Camerun, era particolarmente affollato perché centinaia di persone stavano tornando in Nigeria dal mercato sul lato camerunese.
Secondo le autorità camerunesi l’esplosione non è dovuta ad un attentato terrorista ma all’imprudenza di alcuni giovani che avrebbero cercato di vendere una granata inesplosa trovata fortuitamente. Nella zona operano i terroristi di una fazione di Boko Haram che ha aderito allo Stato Islamico. A dicembre questo gruppo ha ucciso una cinquantina di persone nella zona.
Tra gli omicidi attribuiti a Boko Haram, avvenuti di recente nello Stato di Borno, c’è quello di una coppia di promessi sposi, Martha Bulus e il suo compagno. Secondo p. Francis Arinse, Direttore delle Comunicazioni Sociali della diocesi di Maiduguri, il 26 dicembre la coppia insieme ad altre persone si stava recando da Maiduguri al luogo del matrimonio, previsto il 31 dicembre, quando sono stati intercettati da un gruppo di terroristi nei pressi di Gwoza. La futura sposa, il suo promesso sposo e i loro parenti e amici sono stati decapitati sul posto dagli uomini di Boko Haram.
P. Arinse ha ricordato che ci sono stati una serie di rapimenti nell'area. Fonti di stampa avevano riferito che il 26 dicembre il gruppo dello Stato Islamico aveva pubblicato un video che mostrava la decapitazione di 10 cristiani. Lo Stato Islamico ha affermato che le decapitazioni sono la risposta all'uccisione, a fine ottobre, del suo leader, Abu Bakr al-Baghadi, in Siria.
Le autorità nigeriane hanno elevato lo stato d’allerta dopo l’uccisione in Iraq, il 3 gennaio, di Qassem Soleimani, il comandante delle brigate al Qods del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica. (L.M.) (Agenzia Fides 7/1/2020)
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AFRICA/EGITTO - Al Sisi alla veglia del Natale copto:“Se amiamo Dio, dobbiamo amarci l’un l’altro”
 
Il Cairo (Agenzia Fides) – “Andiamo avanti in modo onorevole, in un tempo senza onore, e crediamo che Dio renderà vittoriose le persone onorevoli”. Così il Presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi si è espresso nell’intervento svolto davanti al Patriarca Tawadros e a vescovi, sacerdoti, religiosi e alla moltitudine dei fedeli radunati nella Cattedrale dedicata alla Natività, nella nuova capitale amministrativa dell’Egitto, in occasione della sua partecipazione alla veglia di Natale, celebrata dalla Chiesa copta la sera di lunedì 6 gennaio.
Sono già sei anni che il Presidente egiziano presenzia alla liturgia della veglia di Natale celebrata dal Patriarca copto ortodosso. La circostanza, anche quest’anno, ha fornito ad al Sisi l’occasione per esprimere considerazioni rivolte non solo alla comunità copta, ma a tutta la nazione, con parole d’ispirazione patriottica e richiami a tutti gli egiziani a superare le divisioni e a fare fronte comune contro le insidie provenienti dall’esterno. “Finché siamo uniti” ha detto tra l’altro il Presidente egiziano, “non dovremmo preoccuparci, e dovremmo solo prenderci cura di quelli che sono intorno a noi". Avventurandosi sul terreno del linguaggio religioso, il leader politico ha anche sottolineato che “se amiamo Dio, dobbiamo amarci l’un l’altro, e non dobbiamo permettere a nessuno di seminare discordia tra di noi”. Riferendosi alle tensioni e ai conflitti che agitano la regione mediorientale, al Sisi ha fatto notare che anche l’Egitto avrebbe potuto essere risucchiato da crisi devastanti, come è accaduto e sta accadendo ad altre nazioni dell’area. “Ma finché saremo uniti” ha aggiunto il Presidente egiziano, “nessuno potrà trascinarci in tali situazioni”.
Dopo il suo intervento, e prima di lasciare l’assemblea liturgica, il Presidente egiziano ha offerto a Papa Tawadros II un bouquet di fiori a nome di tutti gli egiziani, salutandolo prima di lasciare la messa.
La nuova Cattedrale copta dedicata alla Natività di Gesù sorge nell'area urbana a 45 km dal Cairo, destinata a diventare la nuova capitale amministrativa dell'Egitto. Alla liturgia hanno preso parte anche i rappresentanti dell'Università sunnita di al Azhar e numerosi esponenti del governo egiziano. compreso il Premier Mostafa Madbouly.
La stessa Cattedrale, inaugurata ufficialmente lo scorso anno (vedi Fides 4/1/2019), vuole rappresentare anche un simbolo della strategia politica con cui al Sisi intende assicurare a sé e al suo progetto politico la solidarietà della Chiesa copta. L'attuale Presidenza egiziana ha contribuito direttamente con 100mila sterline egiziane al primo finanziamento dell'imponente opera urbanistica. Secondo il leader egiziano, il nuovo luogo di culto rappresenta «un messaggio per l’Egitto e per il mondo intero». I media egiziani presentano la nuova cattedrale copta come «la chiesa più grande del Medio Oriente». Il disegno architettonico della Cattedrale, fedele alla tradizione copta, vuole richiamare il profilo dell'Arca di Noè, e così riproporre l'immagine della Chiesa come “barca” di salvezza che naviga tra le traversie della storia, verso la meta celeste del Paradiso.
Nel piano urbanistico della nuova capitale amministrativa, al Sisi ha voluto far inserire anche la costruzione della più grande moschea del Paese, con l’intento di presentare cattedrale e moschea come simboli di convivenza e unità nazionale. (GV) (Agenzia Fides 7/1/2020).
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ASIA/BANGLADESH - La Bibbia al centro della missione della Chiesa
 
Dacca (Agenzia Fides) - "Come battezzati, abbiamo la responsabilità di predicare il messaggio di Dio, tenendo la Parola di Dio nel nostro cuore e portandola nella nostra vita”: lo afferma all'Agenzia Fides Mons. James Romen Boiragi, Vescovo della diocesi di Khulna e Presidente della Commissione per la catechesi e l'apostolato biblico, in seno alla Conferenza episcopale cattolica del Bangladesh.
Sottolineando la centralità della Bibbia nella missione della Chiesa, il Vescovo James Romen Boiragi ha spiegato: "Il messaggio di Dio presente nella Bibbia va predicato con la nostra vita, dando testimonianza di fede con la vita e il comportamento. Se lo stile di vita di ciascuno di noi si illumina e si lascia guidare sempre riferendosi alla Bibbia, ogni fedele diventerebbe una Bibbia vivente, con grande beneficio per l'evangelizzazione”.
Il Vescovo ha ricordato il tema della recente giornata della Bibbia, celebrata nel dicembre scorso, "La tua Parola è lampada per i miei passi, luce sul mio cammino" e lo ha riproposto come leit-motiv del cammino di evangelizzazione della Chiesa in Bangladesh per il 2020.
E ha detto: "In questo nuovo anno chiediamo ai cattolici del Bangladesh di conoscere e approfondire le loro responsabilità di battezzati, che sono inviati ad annunciare la Buona Novella, secondo la Bibbia. Possa la Bibbia diventare la nostra luce, rendere la nostra vita divina: questa è la mia preghiera”.
Padre Ripon Anthony D’Rozario, viceparroco di Tejgaon a Dhaka, anch'egli impegnato nell'apostolato biblico nel paese, ha affermato che i cattolici dovrebbero prendersi cura della Sacra Bibbia: "Ho notato che in molte case c'è la Bibbia, ma non la si legge spesso e non la si cura in modo appropriato. Invito tutti a leggere la Bibbia ogni giorno perché è Parola di Dio e cibo spirituale per noi”. Proshanto Gomes, laico cattolico, ha detto a Fides che "con la lettura della Bibbia, Dio rimane con me. Trascorro i miei giorni con le benedizioni di Dio".
La Commissione episcopale per la catechesi e l'apostolato biblico si sta impegnando a promuovere, in tutte le diocesi del Bangladesh, l'apostolato biblico, assistendo e collaborando per la preparazione e diffusione di materiali catechistici e biblici nelle lingue locali, provvedendo alla formazione di catechisti e insegnanti di religione cattolica. (FC) (Agenzia Fides 7/1/2020)
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AMERICA/NICARAGUA - Il Card. Brenes chiede di continuare a impegnarsi per la liberazione di tutti i prigionieri politici e per la pace
 
Managua (Agenzia Fides) – Un invito a "coloro che hanno influenza a livello sociale e politico" a continuare ad adoperarsi affinché nel 2020 siano liberate tutte "le persone private della libertà", è stato rivolto dal Cardinale Leopoldo Brenes, Arcivescovo di Managua, nella festa dell'Epifania, il 6 gennaio. Ha anche chiesto alle autorità e ai gruppi di potere di iniziare a lavorare per la pace e di smettere di "squalificare gli altri". "Spero che continuino a fare i loro sforzi affinché quest'anno 2020 le nostre carceri possano essere liberate da quelle persone che sono private della loro libertà" ha detto il Cardinale Brenes subito dopo l'Eucaristia celebrata nella parrocchia Jesus Sacramenteto, a Managua. "Credo che ciò che ci manca è il senso d'unità come nazione; non c'è un progetto di paese. Il problema esiste perché non abbiamo amore per la patria, per il nostro paese" ha concluso.
L'Epifania, come festa cattolica, è molto sentita fra la popolazione nicaraguense, Mons. Rolando Álvarez, Vescovo della diocesi di Matagalpa, nella celebrazione nella sua diocesi, ha sottolineato che il senso di unità del Nicaragua si trova nel popolo: "L'unità del Nicaragua è già iniziata nel popolo, perché è il popolo nicaraguense a fare la sua storia, non dobbiamo aspettare che l'unità venga dall'esterno, è il popolo che deve continuare a rafforzare i legami di unità".
La situazione dei prigionieri politici in Nicaragua continua ad essere tesa. Dopo il rilascio da parte del governo di un gruppo di 91 prigionieri politici poco prima di concludere il 2019, le minace contro i leader contadini, sindacalisti e universitari, non solo sono continuate ma anzi aumentate.
Molti dei prigionieri politici "liberati" hanno denunciato una costante persecuzione e l’aggressione dei gruppi militari nei loro confronti: scritte dipinte sulle pareti delle loro case, spari durante la notte davanti a casa, con la presenza di auto militari e di gruppi a piedi.
Secondo la nota inviata a Fides, la Commissione interamericana per i diritti umani (IACHR) ha chiesto misure speciali di protezione per più di 15 persone che sono state arrestate nel tentativo di portare aiuti umanitari ai parenti dei prigionieri politici in sciopero della fame (vedi Fides 18 e 20/11/2019).
Sebbene non si conosca il numero preciso dei prigionieri politici ancora in carcere, la testimonianza di quelli liberati la sera del 30 dicembre sottolinea l’impegno, con perseveranza, discrezione ed insistenza, del Nunzio apostolico, per la liberazione dei detenuti politici come stabilito all'inizio dei dialoghi con il governo. "Il Nunzio non ha mai rinunciato, non ha mai smesso di insistere su quanto si era accordato e accettato, liberare tutti i prigionieri politici" ha detto José Adán Aguerri, membro dell'Alleanza Civica parlando ad una radio locale. Commento che poi ha scritto anche su Twitter il 30 dicembre 2019: "Oggi siamo pieni di speranza. Grazie a Dio stanno liberando i prigionieri politici, inclusi coloro che portavano acqua alla chiesa di padre Roman. Un riconoscimento speciale al Nunzio Apostolico per il suo lavoro umanitario e la sua partecipazione a questo sforzo".
(CE) (Agenzia Fides, 07/01/2020)
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AMERICA/CILE - “Dobbiamo essere i costruttori della civiltà dell'amore”: giovani in missione nel paese durante le vacanze
 
Santiago (Agenzia Fides) - Più di 1.500 giovani sono arrivati sabato 4 gennaio al campus San Joaquin della Pontificia Università Cattolica del Cile, pieni di entusiasmo per dedicare le loro vacanze estive, appena iniziate, non solo al riposo ma anche all’evangelizzazione e al servizio dei più bisognosi. Come sottolinea la nota della Conferenza episcopale cilena pervenuta a Fides, di fronte alla crisi che sta vivendo il Paese, molti giovani hanno ascoltato l’appello di Papa Francesco che in diverse occasioni li ha chiamati ad essere “viandanti della fede”, membri di una "Chiesa in uscita".
L'invio dei giovani missionari è avvenuto durante la Messa presieduta dal nuovo Arcivescovo di Santiago del Cile, Mons. Celestino Aós, che ha esortato gli studenti a dare testimonianza di Dio nelle comunità in cui si recheranno: “Gesù Cristo non è un'idea, il cristianesimo non è un'ideologia, né una morale, né una filosofia. Cristo vive e io l'ho incontrato. E la gioia di quell'incontro è ciò che vogliamo comunicare agli altri." L'Arcivescovo ha anche sottolineato l'importanza, nell'attuale contesto sociale del paese, di essere costruttori della civiltà dell'amore: “Dovete amare anche quelli che vi perseguitano e vi calunniano, oggi in Cile questa è la nostra sfida cristiana, non dobbiamo amarci solo tra noi, dobbiamo amare anche quelli che ci disprezzano, quelli che distruggono le nostre chiese, le nostre istituzioni… Dobbiamo essere i costruttori della civiltà dell'amore. E la civiltà dell'amore si costruisce con l'amore, la civiltà della verità si costruisce con la verità, la civiltà della vita si costruisce con la vita".
Sono tre i progetti a cui si dedicheranno i giovani in questo periodo, nell’ambito della Pastorale dell'Università Cattolica. Il primo è un progetto di evangelizzazione che vuole "lavorare per l'anima del Cile", inviando i giovani ad annunciare il messaggio di Cristo nelle zone più remote. Il secondo progetto prevede la costruzione di cappelle nelle periferie urbane, perché non siano solo luoghi di preghiera ma anche di incontro, dove le comunità possono stare insieme, dialogare e rafforzare i loro legami. Il terzo progetto interessa l’ambito scolastico, per preparare gli studenti universitari a formare gli studenti. (SL) (Agenzia Fides 7/1/2020)
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AFRICA/NIGERIA - Nomina dell’Arcivescovo metropolita di Jos
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Santo Padre Francesco il 6 gennaio 2020 ha nominato Arcivescovo metropolita dell’Arcidiocesi metropolitana di Jos (Nigeria) S.E. Mons. Matthew Ishaya Audu, finora Vescovo di Lafia.
S.E. Mons. Matthew Ishaya Audu, è nato il 7 giugno 1959 in Tudu Uku, nella Diocesi di Makurdi. Dopo aver frequentato il St. James Minor Seminary a Keffi, ha compiuto gli studi filosofici e teologici presso il St. Augustine Major Seminary a Jos. È stato ordinato sacerdote il 23 giugno 1984, per il clero di Makurdi.
Dopo l’ordinazione ha ricoperto i seguenti incarichi: Viceparroco a Keffi (1984-86); Vice parroco a Lafia (1986-88); Parroco di Nasarawa (1988-89); studi in Teologia Morale a Roma presso l’Istituto di Teologia Morale della Pontificia Università Lateranense, Licenza (1989-91); Professore di Teologia Morale e Vice-Rettore del Seminario Maggiore di S. Thomas Aquinas, Makurdi (1992-97); a Roma, per la Laurea in Teologia Morale presso l’Alfonsianum (1997-99). Da giugno a dicembre 2000, con la partenza del Rettore del Seminario per un anno sabbatico, è stato Acting Rector del Seminario Maggiore di S. Thomas Aquinas, Makurdi. Eletto primo Vescovo di Lafia il 5 dicembre 2000, ha ricevuto l’Ordinazione episcopale il 31 marzo 2001. (SL) (Agenzia Fides 7/1/2020)
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OCEANIA/NUOVA ZELANDA - Nomina del Vescovo ausiliare di Auckland
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Santo Padre Francesco il 6 gennaio 2020 ha nominato Vescovo ausiliare della diocesi di Auckland (Nuova Zelanda) il rev.do Michael Andrew Gielen, del clero di Hamilton, finora Direttore per la formazione nel Seminario Nazionale di Holy Cross, in Auckland, assegnandogli la sede titolare di Abbir Maggiore.
Il rev.do Michael Andrew Gielen è nato a Cambridge, nella Diocesi di Hamilton, il 2 giugno 1971. Dal 1992 al 1997 ha svolto gli studi di Filosofia e Teologia all’Università di Otago (Nuova Zelanda). Dal 2005 al 2007 ha svolto il Master in Teologia nella Franciscan University of Steubenville, negli Stati Uniti. Dal 2012 al 2014 ha conseguito la Licenza in Teologia Spirituale presso la Pontificia Università Gregoriana (Roma). È stato ordinato sacerdote il 29 novembre 1997.
Dopo l’ordinazione, ha ricoperto i seguenti incarichi: Prete assistente nella parrocchia St. Mary's Star of the Sea, Gisborne, Diocesi di Hamilton (1997-2002); Membro del Consiglio presbiterale, Diocesi di Hamilton (1999-2002); Presidente della Gisborne Ministers Association, Diocesi di Hamilton (2001-2002); Parroco di St. Columba, Frankton, e nella parrocchia Holy Name, Raglan, Diocesi di Hamilton (2002-2005); Studi di specializzazione negli Stati Uniti (2005-2007); Parroco di St. Thomas More, Mt. Maunganui, e di St. Patrick, Te Puke, diocesi di Hamilton (2007-2012); Direttore delle vocazioni della Diocesi di Hamilton (2009-2012); Membro del Consiglio presbiterale e del Collegio dei Consultori, Diocesi di Hamilton (2009-2012); Decano del Pacifìc Moana Deanery, Diocesi di Hamilton (2011-2012); Studi a Roma (2012-2014); dal 2014, Direttore per la formazione nel Seminario nazionale Holy Cross in Auckland. (SL) (Agenzia Fides 7/1/2020)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

The Chosen ...é sufficiente per me...posso fare molto con questo ..

Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occ...