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mercoledì 1 luglio 2015

Bollettino Fides News del 1 Luglio 2015

VATICANO - Il Papa consegna il Pallio a 46 Arcivescovi metropoliti, 13 dei territori di Propaganda Fide
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, il 29 giugno, secondo la consuetudine, il Santo Padre Francesco ha benedetto e consegnato il Pallio a 46 Arcivescovi Metropoliti nominati durante l’anno, nel corso della solenne Concelebrazione eucaristica che ha presieduto nella Basilica Vaticana. Degli Arcivescovi, 13 sono ordinari di territori affidati alla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli: 7 dell’Africa, 5 dell’Asia, 1 dell’America centrale.
Questi i loro nomi: Mons. Julian Leow Beng Kim, Arcivescovo di Kuala Lumpur (Malaysia); Mons. Anthony Pappusamy, Arcivescovo di Madurai (India); Mons. Thomas Aquino Manyo Maeda, Arcivescovo di Osaka (Giappone); Mons. Djalwana Laurent Lompo, Arcivescovo di Niamey (Niger); Mons. Jean Mbarga, Arcivescovo di Yaoundé (Camerun); Mons. Beatus Kin Yaiya, O.F.M. Cap. Arcivescovo di Dodoma (Tanzania); Mons. Filomeno do Nascimento Vieira Dias, Arcivescovo di Luanda (Angola); Mons. Martin Musonde Kivuva, Arcivescovo di Mombasa (Kenya); Mons. Benjamin Ndiaye, Arcivescovo di Dakar (Senegal); Mons. Juan Nsue Edjang Mayè, Arcivescovo di Malabo (Guinea Equatoriale); Mons. Yustinus Harjosusanto, M.S.F., Arcivescovo di Samarinda (Indonesia); Mons. David Macaire, O.P., Arcivescovo di Fort-De-France (Martinica); Mons. Thomas Ignatius Macwan, Arcivescovo di Gandhinagar (India).
Il Pallio, simbolo del legame di comunione tra il Papa e la sede di Roma con le Chiese di tutto il mondo, che è stato benedetto e consegnato dal Pontefice, verrà imposto dal Rappresentante Pontificio ad ogni Arcivescovo nel corso di una celebrazione che si svolgerà nelle rispettive Chiese particolari. (SL) (Agenzia Fides 30/6/2015)
AFRICA/TUNISIA - “Non abbandonate la Tunisia, altrimenti vi ritroverete gli estremisti in casa” dice il parroco di Sousse
Tunisi (Agenzia Fides) - “Vogliono punire la Tunisia per i suoi progressi in campo democratico. Per questo non la si deve lasciare sola” dice all’Agenzia Fides p. Jawad Alamat, Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) della Tunisia, che è anche parroco a Sousse, dove il 26 giugno in un attentato contro un resort turistico, sono morte almeno 38 persone (in gran parte turisti stranieri) e una quarantina sono rimaste ferite.
“Ero a Tunisi il giorno dell’attentato, quando ho saputo la notizia mi sono precipitato a Sousse e mi sono messo a disposizione di chi aveva bisogno di conforto” dice p. Jawad. “Piangiamo le vittime di questo terribile attentato, ma viviamo in solidarietà con tutti i tunisini, che sono a loro volta vittime di questa violenza, che non rappresenta quello che è veramente la Tunisia” sottolinea il sacerdote.
P. Jawad evidenzia che “la Tunisia ha bisogno del vostro aiuto, della vostra visita. Isolarla significa far vincere i terroristi. Bisogna combattere l’isolamento che i terroristi vogliono imporre alla Tunisia aumentando la solidarietà, dobbiamo combattere coloro che vogliono toglierci la gioia di vivere e lo stare insieme. Le misure di sicurezza sono state rafforzate, ma noi dobbiamo combattere così, perché se i terroristi ci fanno paura allora hanno vinto”.
“Se il nuovo corso iniziato dalla Tunisia con la rivoluzione del 2011 avrà successo, porterà beneficio a tutto l’area” avverte p. Jawad. “In caso contrario, il pericolo islamista busserà alle porte dell’Europa. Basta vedere quello che è successo in Libia. Non si è trovata una soluzione per questo Paese ed ora i suoi problemi sono diventati comuni agli altri Paesi del Mediterraneo” conclude il sacerdote. (L.M.) (Agenzia Fides 30/6/2015)
AFRICA/CONGO RD - I Vescovi denunciano l’insicurezza e le minacce alla famiglia
Kinshasa (Agenzia Fides) - I Vescovi della Repubblica Democratica del Congo denunciano l’insicurezza nel nord, nell’est e nel sud del Paese, in un comunicato inviato all’Agenzia Fides al termine della loro 52esima Assemblea Plenaria, che si è tenuta a Kinshasa dal 22 al 26 giugno.
“I Vescovi – è scritto nel comunicato - hanno ascoltato il grido d’allarme della popolazione del Territorio di Bondo, a seguito dei massacri e dei rapimenti perpetrati dall’LRA (Esercito di Resistenza del Signore), così come il toccante messaggio dell’Assemblea Episcopale Provinciale di Bukavu (vedi Fides 26/5/2015), che denuncia il silenzio di fronte ai tre principali pericoli in Kivu: un clima di genocidio; un focolaio d’integralismo jihadista e un processo di balcanizzazione”.
Nel documento si ribadisce la posizione della Conferenza Episcopale sul dialogo nazionale promosso dal Presidente Joseph Kabila, che “deve avvenire nel rispetto assoluto del quadro costituzionale e istituzionale in vigore”. Ovvero senza che si arrivi ad un cambiamento costituzionale per permettere al Presidente uscente di presentarsi alle elezioni per ottenere un terzo mandato.
Sul piano pastorale i Vescovi segnalano i pericoli cui deve far fronte la famiglia, vittima di “diverse forze che mirano a deformarla e persino a distruggerla”. Per questo, dopo il Sinodo di ottobre dedicato alla famiglia, i Vescovi congolesi hanno indetto per il mese di febbraio 2016, un Congresso nazionale sulla famiglia. (L.M.) (Agenzia Fides 30/6/2015)
AFRICA/EGITTO - Cordoglio del Consiglio delle Chiese cristiane per l'assassinio del Procuratore generale
Il Cairo (Agenzia Fides) – Il Consiglio delle Chiese in Egitto ha espresso il cordoglio unanime di tutte le comunità cristiane egiziane per l'assassinio del Procuratore generale Hisham Barakat, rimasto vittima lunedì 29 giugno di un attentato terroristico. In un comunicato diffuso dal sacerdote copto ortodosso Bishoy Elmy, responsabile della Segreteria generale del Consiglio, Barakat viene definito “uomo coraggioso” e si ricorda la sua tenacia nel difendere la giustizia e il diritto, senza farsi intimorire dai pericoli. Nel testo si porgono anche le condoglianze ai familiari della vittima e a tutta la magistratura egiziana.
Fonti copte riferiscono che il Patriarca copto ortodosso Tawadros, alla notizia dell'attentato omicida, ha immediatamente interrotto la sua visita al monastero della Vergine Maria a Wadi Natrun e ha fatto ritorno al Cairo. In un altro comunicato, la Chiesa copta ortodossa ha fatto appello a tutte le forze nazionali a rimanere salde e unite davanti all'attacco dell'estremismo e del terrorismo, chiedendo a Dio di preservare la nazione egiziana da ogni pericolo.
Il 65enne Hisham Barakat era una figura chiave nei processi contro la Fratellanza Musulmana dopo la deposizione del Presidente islamista Mohammed Morsi, nel luglio 2013. L'attentato che lo ha ucciso è stato rivendicato dal gruppo islamista al-Moqawma al-Shabia, considerato vicino alla Fratellanza Musulmana. Ai funerali, in programma per oggi in una moschea nel sobborgo cairota di Heliopolis, prenderà parte anche il Presidente Abdel Fattah al-Sisi, mentre la Chiesa copta ortodossa sarà rappresentata da Anba Theodosius, Vescovo copto ortodosso della diocesi di Giza. (GV) (Agenzia Fides 30/6/215).
ASIA/SIRIA - Migliaia di famiglie cristiane in fuga da Hassakè. L'Arcivescovo Hindo: i jihadisti hanno trovato appoggi nella popolazione locale
Qamishli (Agenzia Fides) – Nella città siriana di Hassakè, maggiore centro abitato della provincia nord-orientale di Jazira, si combatte strada per strada, dopo che i miliziani jihadisti dello Stato Islamico (Daesh) sono riusciti giovedì scorso, 25 giugno, a entrare in alcuni quartieri, provocando l'esodo di massa di almeno 120mila persone. Tra i primi a fuggire, si contano quasi 4mila famiglie cristiane appartenenti a varie Chiese (caldei, assiri, siri cattolici e siri ortodossi) che hanno in gran parte trovato rifugio nella vicina area urbana di Qamishli.
L'Arcivescovo Jacques Behnan Hindo, alla guida dell'arcieparchia siro-cattolica di Hassakè Nisibi, ha abbandonato insieme ai suoi fedeli Hassakè e attualmente ha trovato riparo anche lui a Qamishli. Il suo racconto offre un'immagine concreta dei tanti fattori in gioco nel conflitto siriano: “L'esercito governativo - riferisce l'Arcivescovo Hindo all'Agenzia Fides - sta momentaneamente riguadagnando terreno, con molta difficoltà, visto che si combatte in ambiente urbano. D'altro canto, le milizie curde presenti nella zona hanno risposto alle incursioni del Daesh solamente quando i jihadisti hanno provato ad attaccare i quartieri curdi, concentrati nella parte orientale della città. Fino a quel momento non avevano fornito sostegno all'esercito governativo. C'è anche da aggiungere che una parte della popolazione locale si è messa dalla parte dei miliziani del Daesh: quando questi sono arrivati nel quartiere sud-orientale di al-Nachwa, da lì hanno fatto uscire le donne e i bambin i. Ma i maschi giovani e adulti sono rimasti, e si sono schierati col Daesh. E adesso proprio quel grande quartiere è al centro degli scontri più violenti tra le forze governative quelle del cosiddetto Stato islamico”.
Intanto per la nuova massa di profughi concentrata soprattutto a Qamishli, è già iniziata l'emergenza umanitaria: “Caritas Siria ha mandato i suoi aiuti” riferisce l'Arcivescovo Hindo, “ma le esigenze aumentano di giorno in giorno. Tra i cristiani non ci sono feriti, ma anche molti di loro, come tutti gli altri, sono concentrati in accampamenti di fortuna. Tanti dormono all'aperto, e la situazione si complica di giorno, a causa del caldo insopportabile”. (GV) (Agenzia Fides 30/6/2015).
ASIA/NEPAL - I frutti dell’aiuto della Caritas dopo il terremoto
Kathmandu (Agenzia Fides) – Nei due mesi successivi al terremoto del 25 aprile, Caritas Nepal ha raggiunto oltre 269.000 persone bisognose di assistenza e fornito 54mila alloggi a famiglie. Le persone hanno ricevuto cibo, materiali per costruire alloggi temporanei, kit per l’igiene. Come informa una nota della Caritas Nepal inviata a Fides, la Caritas ha raggiunto numerose comunità emarginate come quelle di Chepang e Tamang, in villaggi remoti. Inoltre sono state aiutate persone socialmente escluse e comunità indigenti come dalit e musulmani.
Nei giorni scorsi la Caritas Nepal ha organizzato due giornate di formazione e riflessione per tutto il personale coinvolto, con la partecipazione del Vescovo, Sua Ecc. Mons. Paul Simick, Vicario Apostolico del Nepal, in cui sono stati illustrati i frutti di un inteso lavoro di assistenza, svolta anche grazie agli aiuti di Caritas Internationalis.
Come riferisce la nota, l’organizzazione sta programmando di raggiungere altre 11.000 famiglie, anche progettando di servire le comunità locali con iniziative di microcredito, programmi di formazione professionale, soprattutto nei settori dell’agricoltura e delle imprese rurali, avviando la fase della ripresa e della ricostruzione del tessuto sociale ed economico. La Caritas Nepal offrirà anche alcune borse di studio e piccoli prestiti per la costruzione di case, destinate a chi ha visto la propria abitazione completamente distrutta, e intende contribuire alla ricostruzione di scuole e ospedali danneggiati. (PA) (Agenzia Fides 30/6/2015)
ASIA/PAKISTAN - Beffato dai suoi avvocati un cristiano accusato di blasfemia
Lahore (Agenzia Fides) – Il cristiano Humayun Faisal, disabile mentale accusato di blasfemia a Lahore, resterà in carcere in quanto i suoi avvocati hanno ritirato la domanda di libertà su cauzione. Come riferito a Fides dal pool di avvocati cristiani dell’Ong “Lead” , i nuovi avvocati del giovane, nell’udienza del 27 giugno davanti all’Alta Corte di Lahore, hanno ufficialmente cancellato la domanda di libertà su cauzione, in precedenza inoltrata da altri legali. Secondo l’Ong “Lead” vi sono degli avvocati che “intervengono in casi nei quali i cristiani sono accusati di blasfemia o di altri crimini e, invece di ottenere giustizia, non operano nell’interesse degli imputati, loro assistiti, ma agiscono per altri scopi, ostacolando di fatto la giustizia”. L’Ong “Lead” denuncia a Fides questa pratica, che rappresenta un tradimento del mandato professionale di un legale.
Faisal era stato denunciato il 24 maggio 2015 e, in seguito all’accusa, una folla di radicali islamici istigati da una moschea aveva tentato di assaltare il quartiere di Sanda, a Lahore, sobborgo interamente cristiano. In quell’occasione una strage è stata evitata solo grazia al tempestivo intervento della polizia. (PA) (Agenzia Fides 30/6/2015)
ASIA/PAKISTAN - Mille vittime in 5 giorni per il caldo torrido, la maggior parte poveri e mendicanti
Karachi (Agenzia Fides) – In seguito all’ondata di caldo torrido che sta colpendo Karachi, la città più grande del Pakistan dove vivono 23 milioni di abitanti, sono morte 950 persone in soli 5 giorni. Gli obitori non sono sufficienti ad accogliere tutti i cadaveri che continuano ad arrivare e gli ospedali sono saturi. Il fenomeno è il peggiore registrato negli ultimi 50 anni. Sebbene il caldo riguardi tutta la provincia australe del Sindh, dove sono morte 1.100 persone, la capitale rimane la più colpita, e la maggior parte dei decessi sono registrati tra i poveri, doppiamente danneggiati per la mancanza di accesso all’elettricità e perché vivono ammassati in locali poco riparati dal sole e dal calore.
Secondo la principale organizzazione umanitaria del Paese, la Fondazione Edhi, il 50% dei morti sono stati raccolti per la strada ed è altamente probabile che si tratti di mendicanti, tossicodipendenti e piccoli lavoratori. Gli ospedali sono sotto pressione per dover accogliere circa 40 mila persone di tutta la provincia colpite da insolazione e disidratazione. Secondo le autorità sanitarie del principale Ospedale Civile di Karachi, il centro si sta occupando esclusivamente dei casi di emergenza. Le ong sostengono che ci siano decine di migliaia di persone che vivono e lavorano in strada tra mendicanti, venditori ambulanti e lavoratori manuali. Oltre il 62% della popolazione di Karachi vive in insediamenti informali con una densità di quasi 6 mila persone per chilometro quadrato.
Molti sono privi dei servizi basilari come acqua e elettricità. Una modalità molto diffusa per accedere alla rete dell’energia elettrica è tramite sistemi illegali. Tuttavia anche il 46% delle famiglie del Paese che sono collegate alla rete elettrica non hanno la garanzia di avere energia senza interruzioni. Le famiglie più ricche possono ricorrere ai generatori, ma i circa 91 milioni di persone che vivono con meno di 2 dollari al giorno non hanno alcuna opzione. (AP) (30/6/2015 Agenzia Fides)
AMERICA/NICARAGUA - “Stiamo perdendo i valori e il rispetto per la vita” mette in guardia il Card. Brenes
Managua (Agenzia Fides) – Il Cardinale Arcivescovo di Managua, Leopoldo Brenes, ha messo in guardia sul fatto che la società sta perdendo il rispetto della vita e dei valori morali, facendo riferimento ai crimini violenti verificatisi in varie parti del paese nelle ultime settimane, motivati da avidità, dispute sull'eredità di famiglia o da conflitti tra parenti. “Stiamo perdendo i valori e il rispetto per la vita, abbiamo anche perso il rispetto, l'amore e l'affetto nei confronti della società e della famiglia" ha detto il Cardinale dopo la Messa domenicale di ieri, celebrata nella Cattedrale di Managua.
Secondo quanto riferisce la nota inviata a Fides da una fonte locale, il Cardinale ha sottolineato che famiglia, scuola e Chiesa devono promuovere il rispetto per le persone e prevenire così ulteriori casi di violenza. “Le persone sono alla ricerca di eredità che non potranno mai godere, perché il denaro sporco non produce mai progresso, questi crimini sono riprovevoli” ha detto il Card. Brenes, esortando i media a mettere in evidenza i valori positivi e a non mostrare continuamente scene di violenza, perché anche questo contribuisce a creare una società violenta.
"Dobbiamo lavorare insieme, la società con le chiese e i media, per fare un ‘bombardamento positivo’ verso i bambini e i giovani con valori buoni, per evitare la cultura della morte, la distruzione e l'odio che si è installato nel Paese" ha concluso.
In Nicaragua si sono verificati molti episodi di violenza familiare nelle ultime settimane, ampiamente riportati dai media. Tra questi, il giovane Nahum Bravo è stato condannato alla massima pena per aver ucciso suo padre, la sorella e la matrigna per appropriarsi del denaro e delle proprietà del padre. Un altro omicidio è stato perpetrato nella regione di Waslala, dove un uomo è stato ucciso dal fratello e dal figlio di questo per impossessarsi di una fattoria.
(CE) (Agenzia Fides, 30/06/2015)
AMERICA/PANAMA - Per il Card. Lacunza “non c'è corrotto senza corruttore”, ma dobbiamo credere nella giustizia
Panama (Agenzia Fides) – "Ha paura": così il Card. José Luis Lacunza ha definito la reazione della gente ai casi di corruzione che stanno venendo alla luce sempre più numerosi nel paese latinoamericano. Il Cardinale, Vescovo della diocesi di David, è intervenuto il 28 giugno ad un programma televisivo molto popolare a Panama, "Cara a Cara", dove ha parlato della difficile situazione che sta vivendo il paese, definendola "grave".
"Ho paura delle vendette, ma credo nella giustizia - ha sottolineato il Cardinale - perché si stanno già cominciando a raccogliere elementi per perseguire i responsabili… Ricordiamoci bene: non c'è corrotto senza corruttore, è chiaro, ma è difficile. Se prendiamo i corrotti ed i corruttori vengono lasciati liberi, allora la situazione continuerà".
Secondo i dati raccolti dalla stampa locale, gli scandali di corruzione del precedente governo hanno sorpreso i panamensi. Tutto è iniziato nel novembre 2014, con l'arresto dell'ex direttore del Programma di Assistenza nazionale (PAN), Rafael Guardia Jaen. Da allora sono stati sequestrati immobili, conti bancari, yacht, altri beni e circa 140 milioni di dollari. Poco più della metà dei ministri del governo di Ricardo Martinelli sono stati indagati e tre ex ministri sono in carcere.
(CE) (Agenzia Fides, 30/06/2015)

domenica 28 giugno 2015

Bollettino Fides News del 27 giugno 2015

ASIA/NEPAL - Condono del debito al Nepal: il Fondo monetario dice “no”
Kathmandu (Agenzia Fides) – La campagna “Jubilee Network”, che unisce 75 organizzazioni e 400 comunità religiose in tutto il mondo, ha chiesto al Fondo Monetario Internazionale (FMI) di condonare parte del debito estero del Nepal, colpito dal terribile sisma dell’aprile scorso. Come appreso da Fides, il Fondo Monetario ha ufficialmente dato risposta negativa.
La proposta intendeva utilizzare lo speciale “fondo fiduciario” dell'FMI destinato ad aiutare i paesi poveri quando si trovano ad affrontare le calamità naturali. Attraverso quel fondo sono stati condonati in passato quasi 100 milioni di dollari del debito a nazioni dell'Africa occidentale colpite dal virus ebola.
“Il diniego del FMI è una è una notizia preoccupante per il paese", ha detto all’Agenzia Fides Eric LeCompte, direttore esecutivo della rete “Jubilee Network”. Il Nepal è uno dei 38 paesi a basso reddito che possono beneficiare degli aiuti del nuovo fondo. Per poter beneficiare di tale sostegno dopo un disastro naturale, un paese beneficiario deve soddisfare determinati criteri: il disastro deve colpire almeno un terzo della popolazione del paese e causare un danno produttivo grave all'economia del Paese. Secondo il FMI, il Nepal, dopo il sisma, soddisfala la prima condizione ma non la seconda, anche se le stime parlano di 5-10 miliardi di dollari di danni, circa un terzo del totale dell'economia del paese.
Eric LeCompte rimarca che il fondo speciale “è stato creato per situazioni proprio come queste”, ricordando che FMI, la Banca Mondiale e Banca dello Sviluppo asiatico detengono circa tre miliardi di dollari del debito estero del Nepal. Il condono di parte del debito permetterebbe di destinare un flusso maggiore di risorse alla ricostruzione e alla ripresa post sisma.
“Jubilee USA Network” è un'alleanza di oltre 75 organizzazioni e di 400 comunità religiose che lavorano con 50 partner mondiali, impegnata a costruire un'economia che tutela e promuove la partecipazione dei più vulnerabili. (PA) (Agenzia Fides 27/6/2015)
ASIA/INDIA - Violenza anticristiana in Kerala
New Delhi (Agenzia Fides) – I cristiani in India continuano a subire aggressioni da gruppi estremisti indù. Come comunicato a Fides dall’Evangelical Fellowship of India (EFI), un nuovo episodio di violenza anticristiana è avvenuto domenica 14 giugno in Kerala: un gruppo di fedeli è stato aggredito durante una celebrazione in una chiesa protestante nella località di Attingal. Come riferito a Fides, oltre 200 militanti di organizzazioni radicali indù sono penetrati nella sala di culto gridando slogan come “Bharat Mathaki Jai” (“Ave madre India”). Gli aggressori hanno iniziato a malmenare il Pastore e i fedeli che sono fuggiti terrorizzati. Diversi sono stati percossi e hanno riportato ferite. I miltanti hanno devastato la chiesa rompendo l’altare e gli arredi liturgici. La polizia, giunta dopo mezz’ora, ha solo potuto constatare i danni.
Nei giorni successivi, il ministro degli Interni dello Kerala ha visitato la comunità colpita, condannando la violenza e promettendo di consegnare gli aggressori alla giustizia. I cristiani di Attingal hanno organizzato una pacifica marcia di protesta nella città, invocando armonia e libertà religiosa. D’altro canto, in una contro-manifestazione pubblica, radicali indù recitavano slogan anticristiani e scandivano minacce.
In Kerala, uno degli stati del sud dell'India, i cristiani rappresentano oltre il 40% della popolazione totale dello stato. (PA) (Agenzia Fides 27/6/2015)
ASIA/TERRA SANTA - “Nuova” sigla jihadista minaccia i cristiani di Gerusalemme
Gerusalemme (Agenzia Fides) – Alcuni volantini contenenti minacce ai cristiani di Gerusalemme e firmati da un'organizzazione finora sconosciuta che si definisce “Stato Islamico in Palestina” - con la palese intenzione di evidenziare la propria affiliazione o contiguità allo Stato Islamico – sono stati rinvenuti nella serata di giovedì 25 giugno in alcuni quartieri arabi della parte orientale della Città Santa. Secondo quanto riportato dai media israeliani, nei volantini – su cui compare anche i logo dello Stato Islamico - i cristiani di Gerusalemme vengono minacciati di morte se non lasceranno la città prima del 18 luglio, giorno in cui cade quest'anno la festa dell'Eid al Fitr, a chiusura del mese santo del Ramadan. Nel messaggio – che contiene minacce anche contro il Presidente dell'Autorità palestinese Mahmud Abbas – i cristiani vengono definiti “agenti d'Israele”.
Il messaggio intimidatorio contenuto nei volantini ha provocato immediate reazioni di Michel Sabbah, Patriarca emerito di Gerusalemme dei Latini, e dell'Arcivescovo Theodosios di Sebastia, del Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme. “Non si sa chi ha distribuito i volantini” dichiara all'Agenzia Fides p. Raed Abusahliah, Direttore generale di Caritas Jerusalem “e francamente non sentiamo su di noi la pressione di questi gruppi di invasati. Ma certo l'episodio ha sparso preoccupazione tra una parte dei cristiani. Alcuni di loro si chiedono: come è possibile che questi pazzi siano arrivati fin qui?” Padre Raed fa notare che “le reazioni dei musulmani sono arrivate prima di quelle dei cristiani: tanti leader musulmani hanno condannato le minacce dei volantini e hanno detto che saranno i primi a difendere i loro fratelli cristiani, se succede qualcosa. Mentre molti fedeli cristiani hanno detto che non lasceranno mai la terra di Cristo, dove sono nati, davanti a nessuna minacc ia”. Il Direttore di Caritas Jerusalem fa anche notare che “queste sigle e questi gruppi possono essere appoggiati e infiltrati da forze che agiscono nell'ombra, come si vede anche in quello che sta accadendo in Iraq e in Siria. Magari adesso c'è chi vuole far vedere che i cristiani sono fragili e hanno bisogno di qualche forma di 'protezione', evidentemente non disinteressata”. (GV) (Agenzia Fides 27/6/2015).
AMERICA/HONDURAS - La Chiesa per “una politica senza corruzione”
Tegucigalpa (Agenzia Fides) – La comunità nazionale deve risolvere importante problemi sociali che affliggono questo paese, rilanciando il dialogo nelle politica: è quanto afferma l'editoriale del settimanale “Fides” della capitale del Honduras, organo principale della stampa cattolica nel paese.

“L'obiettivo principale della politica è favorire la dignità e i diritti fondamentali della persona umana. L'impegno politico significa prendere decisioni specifiche, progettare programmi, partecipare a campagne, esercitare il potere a servizio dei cittadini. Così che l'attività politica, in breve, è indirizzata alla pratica della carità vale a dire all'amore del prossimo”. Il testo del settimanale invita tutti a riflettere su come fermare la corruzione e la violenza che sembrano crescere ogni giorno nel paese.

“La storia dell'Honduras, nel secolo scorso, è stata caratterizzata da odio, rancore, vendetta e divisioni che hanno portato alla lotta armata fratricida", continua il testo, rimarcando “l'enorme disparità fra honduregni”: “Nella diseguaglianza abissale della distribuzione del reddito, il 20% della popolazione, la più ricca, prende quasi il 60% dei ricavi, mentre il 24% della popolazione più povera ha accesso a solo il 3% degli introiti del paese”.

“La presenza di corruzione che persiste ad oggi, quando vi è una maggiore consapevolezza tra la popolazione sulla gravità di questa pratica vergognosa. Corruzione, significa rubare ai più poveri l'opportunità per avere cibo, salute, istruzione, alloggio e occupazione”, conclude il testo.

(CE) (Agenzia Fides, 27/06/2015)
AMERICA/EL SALVADOR - Mons. Romero riconosciuto "Meritísimo Figlio di El Salvador"
San Salvador (Agenzia Fides) – L'Assemblea legislativa del Salvador ha consegnato la distinzione onorevole di "Meritísimo Figlio di El Salvador" post mortem al Beato Oscar Arnulfo Romero, per il suo importante lavoro sociale e pastorale nel paese.

Alla cerimonia hanno partecipato i fratelli del Beato, Gaspar e Tiberio, che hanno ricevuto il riconoscimento, e i rappresentanti della Chiesa cattolica, tra i quali il vescovo ausiliare della capitale, Sua Ecc. Mons. Gregorio Rosa Chavez e Mons. Ricardo Urioste che presiede la Fondazione Romero.

Il Vescovo martire, conosciuto come la "voce dei senza voce", è stato ucciso da un cecchino il 24 marzo 1980 mentre celebrava la Messa nella cappella di un piccolo ospedale per i malati terminali di cancro. Dopo 35 anni di suo martirio è stato riconosciuto perché ucciso in odium fidei. Romero è stato beatificato il 23 maggio in una cerimonia affollatissima nella capitale salvadoregna.

(CE) (Agenzia Fides, 27/06/2015)

mercoledì 24 giugno 2015

Bollettino Fides News del 24 giugno 2015

AFRICA/NIGERIA - “Nonostante gli ultimi attentati, abbiamo la speranza che Boko Haram sarà presto sconfitto” dice il Vescovo di Maiduguri
Abuja (Agenzia Fides) - “Abbiamo la speranza concreta che Boko Haram verrà sconfitto presto. Stiamo pregando perché Boko Haram diventi presto una cosa del passato” dice all’Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Oliver Dashe Doeme, Vescovo di Maiduguri, capitale dello Stato nigeriano di Borno, dove il 22 giugno due ragazze avevano compiuto due attentati, uccidendo 32 persone. Nuovi attentati sono stati commessi in altre aree dello Stato di Borno, sempre da parte di attentatori suicidi.
Secondo Mons. Doeme questi attacchi, pur dolorosi per l’alto numero di vittime, “sono volti a dimostrare che il gruppo è ancora vivo e in grado di colpire, dopo le ultime offensive militari. Sappiamo comunque che Boko Haram ha subito perdite importanti ed ha perso il controllo di diversi territori. La sconfitta dei combattenti di Boko Haram non avverrà in un giorno. Occorrerà snidarli dalle loro roccaforti, specialmente da quella nella foresta, poi procedere ad un loro disarmo completo”. “Abbiamo la speranza che questo avverrà in un futuro non lontano. Continuiamo a pregare perché questo avvenga” conclude il Vescovo. (L.M.) (Agenzia Fides 24/6/2015)
AFRICA/MALI - L’accordo di pace firmato in un clima di commozione e convivialità
Bamako (Agenzia Fides) - “La cerimonia della firma dell’accordo di pace si è svolta in un clima molto conviviale” dice all’Agenzia Fides Don Edmond Dembele, Segretario generale della Conferenza Episcopale del Mali. che era presente alla firma dell’accordo tra il governo maliano e il Coordinamento dei gruppi dell’Azawad (CMA). La cerimonia si è svolta a Bamako, il 20 giugno, nel palazzo presidenziale.
“Il leader del coordinamento dei gruppi armati dell’Azawad ha fatto un discorso conciliante, così come i responsabili dei movimenti che sostengono il governo. Il Presidente Ibrahim Boubacar Keïta ha fatto a sua volta un discorso che andava nella stessa direzione, poi alla fine del suo discorso ha abbracciato i capi dei gruppi ribelli. È stato un momento di grande commozione e allo stesso tempo di sollievo per tutti” commenta don Dembele.
“La popolazione è veramente sollevata dalla firma dell’accordo, perché è stanca della guerra e della tensione” dice il sacerdote. “A Bamako ora il clima è più sereno. Anche la situazione nelle zone contese ora è calma e non si hanno notizie di scontri” conclude.
Il CMA era l’ultima sigla che doveva firmare l’accordo, sottoscritto in precedenza da altri gruppi ribelli presenti nel nord del Mali. Le intese prevedono l’integrazione dei combattenti del CMA nelle forze di sicurezza dislocate nel Nord e la creazione di Assemblee regionali elette a suffragio diretto, ma non la rinascita dell’autonomia del Nord né forme di federalismo. (L.M.) (Agenzia Fides 24/6/2015)
AFRICA/EGITTO - Continua la campagna per “bonificare” le librerie delle moschee dalla propaganda estremista
Il Cairo (Agenzia Fides) – Nelle librerie e nelle biblioteche delle moschee di tutto l'Egitto è in atto ormai da un anno un'operazione di monitoraggio per ritirare tutti i libri e i materiali di propaganda estremista e fondamentalista che erano stati capillarmente diffusi soprattutto all'epoca del governo guidato dai Fratelli Musulmani. Lo ha riferito, durante una trasmissione televisiva, lo sheikh Mohammed Abdel Razek, alto funzionario del Ministero per le dotazioni religiose (Waqf), confermando che il lavoro da fare è ancora lungo, e che l'operazione di bonifica viene condotta in collaborazione con le squadre del Ministero per la sicurezza nazionale.
Abdel Razek ha confermato che gli imam delle singole moschee sono da considerare i responsabili ultimi per eventuali infiltrazioni della propaganda estremista nei luoghi di culto. Anche per questo il Waqf ha promosso da tempo dei corsi di formazione volti a affrontare le emergenze rappresentate dalla diffusione sia dell'ateismo che dell'estremismo di matrice islamista. Lo scopo a cui tendere è quello di diffondere robusti antidoti al radicalismo islamista tra i 120mila imam e predicatori egiziani.
Intanto, nella giornata di lunedì 22 giugno, secondo quanto riportato dal portavoce presidenziale Alaa Yousef, il Presidente Abdel Fattah al Sisi ha sollecitato i responsabili governativi dell'educazione a rivedere i curricula scolastici, allo scopo di contrastare il fenomeno endemico della violenza e delle molestie subite in percentuali impressionanti dalle studentesse egiziane anche nelle scuole e nelle università. (GV) (Agenzia Fides 24/6/2015).
ASIA/NEPAL - “La solidarietà genera nuova speranza dopo il sisma” dice un Gesuita
Kathmandu (Agenzia Fides) – “Il Nepal è scosso e instabile, ma i cittadini sono sopravvissuti e guardano al futuro con speranza, dopo il tragico terremoto” dice, in una nota inviata all’Agenzia Fides, p. Louis Prakash SJ, Direttore dei programmi al “Nepal Jesuit Social Institute” di Kathmandu, a due mesi dal terremoto del 25 aprile, che ha causato 8.000 morti e quasi 14.000 feriti, devastando 31 distretti su 75. “Il sisma – racconta p. Prakash – ha lasciato alle spalle una scia di morte e distruzione. La gente era terrorizzata e totalmente destabilizzata. Ma i nepalesi hanno cominciato a riprendersi dallo shock e a riorganizzare le loro vite. Questo avviene a prescindere dal fatto che le scosse sismiche continuano ad aver luogo in varie parti del Nepal”.
“Le persone circondate da macerie – prosegue – hanno cominciato a raccogliere tutto il possibile per creare rifugi temporanei. Molti nepalesi che lavoravano all'estero sono tornati in patria per aiutare a ricostruire”.
Oltre 330 agenzie umanitarie, tra le quali la Caritas, informa il gesuita, operano oggi in 51 distretti, impegnate in oltre 2.200 progetti di aiuto: “Stanno fornendo assistenza alimentare, acqua, assistenza sanitaria, consulenza psicologica post-trauma, alloggi temporanei”. Gli sforzi delle Ong si sommano a quelli del governo che ha distribuito speciali “cedole” alle persone senza tetto, consentendo di acquistare materiali da costruzione per edificare rifugi temporanei. Secondo recenti rapporti, citati da p. Prakash, il terremoto ha distrutto completamente 480mila case e ne ha parzialmente danneggiate 260mila. Il National Disaster Management ha inviato squadre di controllo nei diversi distretti colpiti per valutare la distribuzione degli aiuti e la ricostruzione.
Il Consiglio dei Ministri ha costituito un “Comitato consultivo nazionale di ricostruzione” per tracciare i piani di rilancio dell'economia e ricostruire le case danneggiate e altre infrastrutture. “Lo sforzo congiunto di solidarietà tra istituzioni, agenzie internazionali e società civile sta quindi dando frutti di speranza” conclude il gesuita. (PA) (Agenzia Fides 24/6/2015)
ASIA/SIRIA - Attentati jihadisti a Hassakè. L'Arcivescovo Hindo: “sono un segnale di debolezza e disperazione”
Hassakè (Agenzia Fides) – Nella serata di martedì 23 giugno la città di Hassakè – capoluogo dell'omonimo governatorato, nel nord-est della Siria – è stata colpita da una serie di attentati realizzati da militanti jihadisti dello Stato Islamico (IS), che hanno provocato morti e feriti. La successione di attacchi è iniziata con una deflagrazione presso una cisterna adiacente a un presidio delle milizie curde. Poi un camion pieno di esplosivo è stato fatto esplodere all'ingresso nord-orientale della città. Un altro attentato è avvenuto nei pressi di una fabbrica di acqua minerale. Ai tre attacchi compiuti con l'esplosivo si è aggiunto un blitz realizzato da un commando composto da tre jihadisti contro una caserma dell'esercito governativo, nel centro della città. Prima di essere eliminati, i tre del commando hanno ucciso due ufficiali e quattro soldati. La serie di attentati ha scandito le due ore serali in cui la popolazione esce dalle case per rifornirsi di cibo e bevan de e rompere il digiuno del Ramadan.
“L'intenzione” riferisce all'Agenzia Fides l'Arcivescovo siro-cattolico Jacques Behnan Hindo “era evidentemente quella di fare più danni e diffondere più terrore possibile, colpendo sia i miliziani curdi, sia l'esercito governativo. D'altro canto - aggiunge Mons. Hindo, alla guida dell'eparchia siro-cattolica di Hassakè-Nisibi – queste azioni appaiono come dei gesti disperati di chi sta perdendo terreno. I jihadisti del Daesh (acronimo in arabo usato per indicare lo Stato Islamico, ndr) avevano provato ad entrare a Hassakè e sono stati respinti. Nelle ultime ore hanno perso molto terreno e molti uomini a causa dell'offensiva delle milizie curde, che hanno prevalso negli scontri vicino alla città di Ain Issa e adesso avanzano verso Raqqa, la roccaforte jihadista. Per questo le iniziative isolate di alcuni miliziani jihadisti a Hassakè sembrano più che altro un indizio di debolezza, da parte di chi agisce senza seguire una chiara visione strategica”. (GV) (Agenzia Fides 24/6/20 15).
ASIA/PAKISTAN - Minacce alla presidente della “Pakistan Youth Alliance”
Islamabad (Agenzia Fides) – Maryam Kanwer, presidente della “Pakistan Youth Alliance”, che lavora per la costruzione della pace, per la soluzione dei conflitti e il benessere sociale, è minacciata ed è sotto tiro. Lo denuncia la “Commissione Asiatica per i diritti umani” (Ahrc), esprimendo timori, dopo l'omicidio dell’altra attivista, Sabeen Mahmood. La Kanwer si è data da fare per supportare “Voice of Baloch”, movimento della provincia del Beluchstan, prendendo attivamente parte al movimento per i diritti dei beluci.
Secondo la Commissione “in Pakistan diverse forze intendono frenare qualsiasi movimento per sostenere i diritti dei beluci. I sostenitori del movimento sono presi di mira, perseguitati e minacciati. Membri del mondo accademico, giornalisti, difensori dei diritti umani e attivisti sono sempre nel mirino per aver parlato contro il fondamentalismo e la militarizzazione del Pakistan”.
Maryam Kanwer, presidente della “Pakistan Youth Alliance”, ha ricevuto minacce da quando si è interessata all’organizzazione “Voice of Baloch” ed intimidazioni le sono giunte anche dal gruppo terrorista “Lashkar e Jhangvi”. La donna è stata costretta a nascondersi e ha lasciato la sua città natale Karachi. Gli estremisti hanno avviato una campagna contro di lei sui social media. (PA) (Agenzia Fides 24/6/2015)
AMERICA/ARGENTINA - Il Vescovo di Jujuy: “Abbiamo bisogno di un sostegno forte dello stato contro la droga”
Jujuy (Agenzia Fides) – Il problema della tossicodipendenza e il traffico della droga in Argentina non diminuiscono ma crescono, bambini e giovani sono oggi i gruppi più vulnerabili: lo ha denunciato il Vescovo della diocesi di Jujuy, Sua Ecc. Mons. Daniel Fernandez, parlando alla stampa locale in vista della Giornata internazionale contro l'abuso di sostanze stupefacenti, che si celebrerà il 26 giugno
La nota inviata a Fides riferisce che per il Vescovo ci sono progressi nelle risposte da parte dello Stato a questa piaga, tuttavia “abbiamo bisogno di sentire una parola ‘forte’ dello Stato, che ci dica che stanno facendo una grande battaglia contro il traffico di droga”. Ha aggiunto che i quartieri "periferici e ai margini sono diventati terreno fertile" per questo fenomeno drammatico. La provincia di Jujuy, a 1.500 km da Buenos Aires, si trova verso la frontiera con Cile e Bolivia. Nonostante le difficoltà geografiche e naturali, anche qui il traffico di droga è presente e cresce ogni giorno.
Mons. Fernández ha descritto la situazione di Jujuy come non lontana da quella delle grandi città: "Delle mamme vengono a raccontarmi che i figli più piccoli, di 6 o 7 anni, vedono i fratelli più grandi con questo problema e li vogliono imitare… Non ho dati statistici per denunciare la gravità della cosa, ma sono sempre di più i genitori che vengono a chiedere aiuto per risolvere una situazione di droga, tragica e reale. Perfino nei paesini più sperduti e lontani, questo flagello sta arrivando e rovinando le famiglie. Cresce in tutti i sensi, nel consumo e nel commercio".
"La Chiesa gestisce un centro per accompagnare i giovani con dei problemi – ha aggiunto il Vescovo -, ma non basta. Bisogna orientare, prevenire… dovremmo avere dei centri statali dove chiedere aiuto già dall'inizio". La diocesi, insieme ad altri organismi, ha preparato per il 26 giugno un programma con molte attività rivolte a tutta la comunità civile. (CE) (Agenzia Fides, 24/06/2015)
AMERICA/COLOMBIA - Pieno sostegno e impegno senza riserve dei Religiosi latinoamericani per la pace in Colombia
Bogotà (Agenzia Fides) – Al termine del Congresso della Clar, Confederazione dei religiosi e delle religiose dell’America Latina e dei Caraibi, svoltosi in questi giorni a Bogotà (vedi Fides 9/06/2015), è stata diffusa una dichiarazione in cui i partecipanti esprimono pieno sostegno al processo di pace in Colombia. I congressisti si impegnano a pregare per la pace e ad assumere la causa della pace e della riconciliazione come il dovere morale più grande per la Chiesa cattolica latinoamericana.
“Opereremo sempre più – è scritto nel testo pervenuto a Fides - a fianco delle vittime, rafforzeremo la consegna ricevuta di moltiplicare, attraverso l’educazione, un atteggiamenti di rispetto verso la dignità umana e la solidarietà, cercheremo nella preghiera l’aiuto e la sapienza dello Spirito per impegnarci senza riserve per questa causa”. Nel pronunciamento ampio spazio viene dedicato alla preghiera per la pace in Colombia e viene chiesto al governo colombiano e al gruppo terroristico delle Farc di “non interrompere il negoziato dell’Avana” fino a che “non si sia conclusa la guerra in Colombia”. Inoltre propongono di aprire un tavolo di dialogo con l’ELN (Esercito di Liberazione Nazionale), chiedendo loro di abbandonare del tutto le armi e costruire insieme i cambiamenti strutturali che la pace esige.
Il Congresso della CLAR ha visto la partecipazione di circa 1.200 persone e ha avuto per tema "Orizzonti di novità nel vivere i nostri carismi oggi”. Fra gli obiettivi concreti, si è lavorato su come “proporre alternative nuove nella Vita Consacrata, individuare le vie per una Vita Consacrata discepola missionaria”. Alla chiusura, domenica 21 giugno, sono stati presentati degli “Impegni” che confluiranno prossimamente in un documento finale del Congresso.
(CE) (Agenzia Fides, 24/06/2015)

lunedì 1 giugno 2015

Bollettino Fides news del 30/5/2015

AFRICA/KENYA - Occorre maggiore consapevolezza per la cura di colera e diarrea acquosa
Nairobi (Agenzia Fides) – Uno dei killer principali dei bambini in Kenya è la diarrea acuta e, spesso, purtroppo tanti genitori non sanno che un trattamento reidratante basterebbe a salvare la vita dei propri figli. La cura principale per questo tipo di patologia letale è infatti l’uso di flebo che consentono una più rapida diffusione delle sostanze liquide nell’organismo deperito. Tuttavia, nel Paese, è abbastanza comune che molti genitori, una volta portati i figli in ospedale, si rifiutino di far fare loro le flebo. Ad aggravare la situazione, ad oggi contribuiscono le piogge e le inondazioni in corso in molte zone del Kenya, comprese Homa Bay, Migori e Nairobi, che stanno favorendo una recrudescenza di malattie come il colera, infezione che si manifesta in maniera più evidente con la diarrea acquosa e che deve essere gestita con la somministrazione di sostanze liquide idratanti. Allo stesso tempo, il Paese continua a fare passi avanti nella cura di HIV/AIDS, altro grave problema di salute tra i bambini. Studi recenti del Kenya Aids Indicator Survey dimostrano che il numero di bambini affetti da HIV, di età compresa tra 18 mesi e 14 anni, è calato da 184 mila nel 2007 a 104 mila nel 2012. (AP) (30/5/2015 Agenzia Fides)
ASIA/PAKISTAN - L’Istituto Jinnha: vita difficile per le minoranze religiose
Islamabad (Agenzia Fides) – In Pakistan, lo spazio e la libertà per le minoranze etniche e religiose e per le comunità emarginate si va continuamente restringendo e quanti difendono i diritti umani sono presi di mira: è quanto hanno affermato i partecipanti alla conferenza dal titolo “Minoranze religiose e la libertà di espressione in Pakistan”, organizzata nei giorni scorsi dall'Istituto Jinnah, prestigioso centro studi con sede a Karachi, intitolato al fondatore della patria Ali Jinnah. La conferenza ha riunito attivisti e rappresentanti delle minoranze, attivisti della società civile per discutere sulla questione delle minoranze religiose in Pakistan.
Prima di tutto i presenti hanno notato una carenza nel sistema di comunicazione e informazione: i giornalisti stessi, infatti, vengono minacciati e non possono scrivere liberamente di tali problemi.
Durante la conferenza si è ricordato che uomini politici, attivisti, accademici, professori, agenti di polizia, uomini d'affari e gli altri, sono stati colpiti e uccisi. Tra loro, menzionati i casi di Saleem Shahzad, Salmaan Taseer, Rashid Rehman, Sabeen Mahmud e molti altri.
Questo accade perché la società si è eccessivamente radicalizzata: “La glorificazione di un unico sistema di credenze, quello islamico, a spese di tutti gli altri ha danneggiato la nostra società. Nessuno oggi ammette che le nostre leggi sono discriminatorie. Il dissenso e la modernizzazione sono stati costantemente demonizzati”, hanno detto i presenti.
Il politico Ramesh Kumar Vankwani, intervenendo alla conferenza ha ammesso che la leadership politica non ha mostrato molto interesse a risolvere i problemi delle minoranze, e ha ricordato che la Costituzione garantisce i diritti fondamentali. La cattolica Romana Bashir ha notato che dopo l’attacco alle chiese di Youhanabad a Lahore, i mezzi si comunicazione hanno dato più spazio all’episodio successivo, il linciaggio di due musulmani, piuttosto che agli attentatati kamikaze. Tra le radici di questo atteggiamento, la diffusione dell’odio che viene coltivato sia nelle scuole, sia nelle moschee. (PA) (Agenzia Fides 30/5/2015)
ASIA/NEPAL - Emergenza monsoni: Caritas Nepal promuove un piano di intervento
Kathmandu (Agenzia Fides) – A poco più di un mese dal devastante terremoto che ha distrutto il Nepal, si profila una nuova emergenza. Con oltre tre milioni di sfollati e centinaia di migliaia di edifici danneggiati o distrutti, a preoccupare è anche l’arrivo delle piogge monsoniche. Caritas Nepal ha lanciato un piano di intervento organico in favore di 20 mila famiglie, circa 100 mila persone, per i prossimi due mesi. Il piano prevede la distribuzione di kit per alloggi temporanei: teloni, corde, materassini, coperte; kit di generi non alimentari di prima necessità: lampade a energia solare, taniche, secchi, pentole e utensili da cucina; pastiglie per la potabilizzazione dell’acqua; kit igienico sanitari composti da sapone, disinfettante, panni sanitari, panno di cotone, biancheria, asciugamani, spazzolino e dentifricio. L’intervento è rivolto alle famiglie le cui abitazioni sono crollate o sono state gavemente danneggiate, con priorità per le più vulnerabili, donne ca pofamiglia, minori non accompagnati e disabili. Caritas Nepal prevede anche un accompagnamento e attività di formazione nell’utilizzo dei materiali forniti, oltre che un monitoraggio successivo, anche al fine di prevenire abusi e sfruttamento. E’ previsto anche un programma per garantire sostegno psicosociale e per l’impostazione di un successivo piano di ricostruzione e riattivazione socio-economica. (AP) (30/5/2015 Agenzia Fides)
ASIA/SIRIA - Vescovo di Aleppo: poco attendibili le voci sullo jihadista decapitato da un soldato assiro. E i cristiani non giustificano mai la vendetta con argomenti religiosi
Aleppo (Agenzia Fides) Il Vescovo Georges Abou Khazen OFM, Vicario apostolico di Aleppo per i cattolici di rito latino, considera “poco attendibili e comunque non verificabili” la voce diffusa da Londra dal Syrian Observatory for Human Rights e rilanciata dai media inglesi secondo cui un miliziano jihadista affiliato allo Stato Islamico (Is) sarebbe stato decapitato “per vendetta” da un soldato cristiano assiro, dopo essere stato preso come prigioniero nella provincia siriana nord orientale di Jazira. Secondo l'organizzazione operante a Londra, il soldato cristiano avrebbe catturato il combattente jihadista a Tal Shamiram, uno dei villaggi della valle del Khabur recentemente abbandonati dalle milizie dello Stato Islamico dopo un occupazione durata più di 3 mesi e tornati sotto il controllo delle formazioni militari curde e assire. Una volta scoperta l'appartenenza del prigioniero alle milizie jihadiste, il soldato assiro lo avrebbe decapitato “per vendetta davanti agli abusi compiuti da quel gruppo nella regione”. La vicenda è presentata in termini generici, senza precisarne i dettagli o senza citare i nomi dei protagonisti e degli eventuali testimoni. “La manipolazione dell'informazione” fa notare a tale proposito il Vescovo Abou Khazen “è anche essa uno dei mezzi usati per moltiplicare le violenze e gli orrori di questo conflitto. E alcune centrali sono specializzate in manipolare le cose per fomentare o giustificare rappresaglie. In questo caso” prosegue il Vescovo francescano “sappiamo che più di 230 cristiani assiri sequestrati nei villaggi del Khabur sono ancora ostaggi dei jihadisti. Solo uno sconsiderato potrebbe aver compiuto un gesto del genere, quando gli altri sono in pericolo, e tutto può essere preso a pretesto per giustificare ritorsioni. E soprattutto” aggiunge il Vicario apostolico di Aleppo “noi cristiani non giustifichiamo alcuna vendetta o violenza con argomenti religiosi. L'unica vendetta che conosciamo è il perdono , per essere anche segno di luce per tutti, e mostrare che ci sono alte vie da percorrere. Le vendette approfondiscono solo le ferite, e allungano la spirale dell'odio” . Il Vescovo Abou Khazen conferma che “questo sentimento si ritrova in tutti i cristiani, soprattutto nei più semplici, che vivono le sofferenze come agnelli in mezzo ai lupi: sono loro i primi a ripetere che il circolo perverso della violenza e della vendetta va interrotto da qualcuno, e questa è l'unica strada per non soccombere e aprire strade di riconciliazione”. Abou Khazen conferma all'Agenzia Fides che nella parrocchia latina della città di Aleppo, tra tante difficoltà e sofferenze, i padri e i loro collaboratori hanno comunque aperto il “capo estivo” per i bambini e i ragazzi: “E' un segno di speranza, in questa città martire. E' un'occasione per dare un po' di sollievo a tanti poveri bambini, permettere loro di uscire dalle case dove vivono costantemente reclusi, e dove spesso manca anche la luce e l 'acqua”. (GV) (Agenzia Fides 30/5/2015).
ASIA - Cristiani in Asia all’insegna di ecumenismo e dialogo
Giacarta (Agenzia Fides) – “Il Signore Dio vuole che i cristiani in Asia vivano insieme in una obbedienza comune, testimoniando l’amore di Dio nel mondo”: questa la conclusione della 14a assemblea generala della “Conferenza Cristiana dell'Asia” organismo ecumenico che promuove la cooperazione tra le Chiese cristiane nel continente. Come riferito a Fides, alla recente assemblea celebratasi a Giacarta dal 21 al 28 maggio sul tema “Vivere insieme nella casa di Dio” hanno preso parte 440 rappresentanti delle Chiese provenienti da 28 paesi.
L’assemblea ha esaminato il lavoro degli anni scorsi e programmato il futuro, ribadendo la scelta fondamentale del “dialogo” come forma di testimonianza e di presenza nei paesi dell’Asia. I partecipanti si sono confrontati su questioni e temi emergenti per la testimonianza del cristianesimo in Asia.
Il nuovo Segretario generale George Mathews Chunakara, indiano, ha espresso grandi aspettative per l'assemblea e per l’importanza del messaggio d’amore di Cristo per le terre asiatiche, rimarcando che “c’è bisogno di un dialogo tra tutte le religioni al fine di ridurre le tensioni sociali tra le comunità di tutto il mondo”. (PA) (Agenzia Fides 30/5/2015)
AMERICA/URUGUAY - La devozione latinoamericana verso Romero anche in Uruguay
Melo (Agenzia Fides) – Una piccola cappella all'interno dell'Uruguay porta il nome del Beato Oscar Romero, in riconoscimento del" Vescovo martire" di El Salvador, recentemente beatificato. Mons. Romero (1917-1980), noto per la sua predicazione in difesa dei diritti umani, è stato arcivescovo di San Salvador fino alla sua morte violenta 35 anni fa.

Secondo la rivista “Comunione”, della diocesi di Melo (387 km a nord est di Montevideo), l'umile tempio è stato nominato "Cappella del beato Romero e martiri latino americani". A destra dell'altare c'è un'immagine del Beato Romero che impartisce la benedizione.

La costruzione della cappella è stata una iniziativa da p. Miguel Garcia Cava, sacerdote spagnolo che ha lavorato nelle missioni in Cile e Argentina, e più tardi nel Uruguay fino alla sua morte nel 2004.

Secondo la pubblicazione, inviata a Fides, la cappella fu inaugurata nel 1993 e dedicata ai martiri dell'America Latina, a cominciare da Alonso Rodriguez, Juan del Castillo e Roque Gonzalez (martiri in Paraguay), tra gli altri. Padre Miguel avrebbe voluto inizialmente dare il nome di Romero alla cappella, ma le regole della Chiesa non lo permettevano (è possibile solo dopo il riconoscimento ufficiale di venerabile).

Domenica scorsa, dopo aver visto insieme alla comunità il documentario "Oscar Romero: un missionario di Dio", il vescovo della diocesi di Melo, Sua Ecc. Monsignor Heriberto Andrés Bodeant Fernández, che ha celebrato la messa, ha evidenziato il lavoro di p. Miguel e annunciato la nuova denominazione della cappella. (CE) (Agenzia Fides, 30/05/2015)
AMERICA/VENEZUELA - Sei giovani in sciopero della fame in una chiesa a Caracas
Caracas (Agenzia Fides) – Sei studenti venezuelani sono in sciopero della fame da due giorni in una Chiesa di Caracas: come riferisce una nota pervenuta a Fides, il loro scopo è quello di ottenere il rilascio dei compagni ancora in carcere. Gli studenti chiedono poi che sia definita la data per le elezioni legislative previste per questo anno e l'intervento della Chiesa cattolica come mediatrice, riferisce il direttore nazionale del movimento Juventud Activa Venezuela (JAVU), Jesus Gomez.

Gli studenti auspicano la liberazione dei colleghi arrestati in relazione alle proteste anti-governative in Venezuela durante la prima metà del 2014 e che ancora sono in carcere (Vedi Fides 15/03/2014). Altri giovani continuano ad unirsi agli studenti in digiuno.

“Speriamo di vedere crescere ogni giorno la nostra protesta”, ha detto il direttore. “Siamo una piattaforma di studenti molto seria e saremo qui fino a quando regge il nostro corpo. Abbiamo esaurito tutte le vie di protesta nel quadro della Costituzione ma ancora ci sono compagni detenuti, rapiti dal regime”, ha ribadito.

Intanto Leopoldo López, leader dell'opposizione, ha convocato una marcia nazionale per oggi, sabato 30, dove si chiederà per la liberazione dei prigionieri politici e per che sia definita la data per le elezioni legislative. (CE) (Agenzia Fides, 30/05/2015)

venerdì 22 maggio 2015

Bollettino Fides News del 22 maggio 2015

AFRICA/MALAWI - “Il bilancio statale dia priorità alle vittime delle alluvioni” chiede “Giustizia e Pace”
Lilongwe (Agenzia Fides) - “Vi esortiamo, onorevoli parlamentari, a prendere in considerazione la grave situazione di coloro che sono stati colpiti dalle inondazioni e dalla siccità. Attraverso l’elaborazione del budget attualmente in corso, potrete aiutare le persone colpite in modo da restaurare le loro condizioni di vita. Si può inoltre rafforzare la capacità di produrre cibo fornendo loro le risorse per supportare il raccolto invernale” ha affermato p. Emmanuel Chimombo, Segretario Generale facente funzioni della Commissione Episcopale “Giustizia e Pace” del Malawi durante un incontro con i parlamentari cattolici.
Secondo le informazioni pervenute all’Agenzia Fides, il meeting si è tenuto nel momento in cui il Parlamento del Malawi sta discutendo il bilancio dello Stato per l’anno fiscale 2015-2016. “Giustizia e Pace” ha colto l’occasione per ricordare che una delle priorità dello Stato deve essere l’aiuto alle popolazioni colpite dalle alluvioni di gennaio, quando due settimane di piogge intense hanno provocato 275 morti e costretto allo sfollamento più di 230.000 persone in 15 dei 28 distretti del Paese (vedi Fides 17/3/2015). A causa delle inondazioni oltre 64.000 ettari di terra coltivabile sono stati devastati in un Paese dove l’agricoltura rappresenta il 30% del Prodotto Interno Lordo. Nei mesi seguenti è stata invece la siccità a distruggere i raccolti al punto che manca il 30% del cibo occorrente (vedi Fides 1/4/2015).
La Commissione Episcopale “Giustizia e Pace” ha elaborato un’analisi che sottolinea come il budget statale deve essere finalizzato a mettere in atto piani di recupero a medio e lungo termine, che vadano quindi oltre la fase di risposta immediata all’emergenza. (L.M.) (Agenzia Fides 22/5/2015)
AFRICA/CONGO RD - La società civile denuncia il ruolo ambiguo dell’esercito nei massacri nel territorio di Beni
Kinshasa (Agenzia Fides) - “Nel territorio di Beni, nel Nord Kivu (est della Repubblica Democratica del Congo) la popolazione continua ad essere vittima di massacri e furti” afferma una nota inviata all’Agenzia Fides dalle Rete Pace per il Congo. Dall’8 al 13 maggio, in soli 5 giorni, sono state assassinate ben 35 persone. Generalmente, le vittime sono uccise all’arma bianca: nel tardo pomeriggio, quando rientrano dal lavoro nei campi, o di notte, sorprese in pieno sonno. Intensificatisi nelle ultime settimane, gli attacchi sono attribuiti a un gruppo armato d’origine ugandese, le Forze Democratiche Alleate (ADF).
Spesso però, questi massacri avvengono in zone "controllate" dall’esercito nazionale e in prossimità di basi militari. Un ribelle ADF arrestato e interrogato ha rivelato l’esistenza di una rete di appoggio alle ADF guidata da un ufficiale superiore delle FARDC (le forze armate congolesi). L’ultimo massacro, quello di Mapiki e Sabu, avvenuto il 13 maggio, è stato compiuto meno di 24 ore dopo la visita del Vice Primo Ministro e Ministro degli Interni, Evariste Boshab, a Beni, per una missione di valutazione della situazione di insicurezza nella regione (vedi Fides 18/5/2015).
In seguito a queste constatazioni, la popolazione locale si sente abbandonata dall’autorità centrale dello Stato, mette in dubbio l’efficacia dell’esercito che dimostra di essere incapace di assicurare la sua sicurezza e sospetta alcuni vertici militari di complicità con le ADF.
Per questo la popolazione chiede: la sostituzione del comando militare dell’operazione Sokola 1 condotta contro le ADF; l’intensificazione delle operazioni militari contro le ADF; il rafforzamento della presenza della polizia sul territorio; il rafforzamento dei servizi di intelligence; l’apertura di inchieste su eventuali complicità militari e civili con le ADF; la ripresa della collaborazione militare con le forze della MONUSCO (Missione ONU nella RDC). (L.M.) (Agenzia Fides 22/5/2015)
AFRICA/EGITTO - Il Patriarca Tawadros interviene alla conferenza sulla “diaspora copta”
Il Cairo (Agenzia Fides) - “Dobbiamo farci carico di tutte le domande e le richieste che vengono dal nostro popolo”. E' questo il messaggio che il Patriarca copto ortodosso Tawadros II ha voluto lanciare intervenendo giovedì 21 maggio alla prima Conferenza da lui convocata per affrontare tutti i problemi connessi allo sviluppo delle comunità copte in diaspora, che raccolgono il crescente numero di cristiani copti emigrati dall'Egitto per vivere stabilmente in altri Paesi.
Il programma della conferenza – che si tiene nel Monastero di San Paolo eremita, non lontano dal Mar Rosso - intende delineare alcuni criteri-guida per lo sviluppo delle comunità copte sparse nel mondo per i prossimi 25 anni. Nel suo intervento, Papa Tawadros ha sottolineato la necessità di operare in modo che le strutture ecclesiastiche e canoniche siano sempre poste al servizio delle dinamiche vitali in atto nella compagine ecclesiale, dovunque essa sia presente. (GV) (Agenzia Fides 22/5/2015).
AFRICA/MALAWI - Il Villaggio del sole: centro di assistenza e accompagnamento per i bambini più bisognosi
Dedza (Agenzia Fides) – Il Malawi è una striscia di terra dell’Africa orientale abitata da circa 15 milioni di persone dove mancano cibo, acqua, strutture medico sanitarie e dove dilaga l’Aids tra grandi e piccoli. Tra le tante associazioni umanitarie impegnate a portare aiuti a questa martoriata popolazione, c’è il gruppo di volontariato “S.O.S. Infanzia Negata”, nato nel 2004 e dal 2008 coinvolto in progetti di sviluppo nel Paese africano, in particolare nella diocesi di Dedza. Don Alfonso Raimo, presidente dell’associazione, racconta all’Agenzia Fides come decisero di intervenire in Malawi. “Ad attirare la nostra attenzione fu la condizione deplorevole dei bambini di quello che è considerato uno dei più poveri Paesi del mondo. Decidemmo così di dar vita al ‘Progetto Malawi’ che a Dedza tendeva a far fronte ad una emergenza, sanitaria e scolastica. La situazione del piccolo Stato africano è drammatica, la percentuale dei bambini colpiti dall’AIDS per trasmissione ver ticale e degli orfani a causa del virus è terrificante” aggiunge padre Raimo.
“Il Progetto - continua il sacerdote - fu concepito come collaborazione alla Commissione Diocesana per la Salute della diocesi di Dedza, e prevedeva il sostegno alle diverse iniziative a favore dei bambini poveri e ammalati assistiti nei centri medici diocesani. A causa della rapida diffusione del virus, molti genitori muoiono lasciando bambini soli, senza nessuno che si prenda cura di loro, e la cui fragile esistenza deve fare, inoltre, i conti con la mancanza di cibo, acqua potabile, con malaria, colera e con altre malattie endemiche. La diocesi di Dedza garantisce l’assistenza sanitaria attraverso alcuni presidi sanitari dislocati su un vasto territorio. Strutture anguste, scarsi mezzi e materiale obsoleto rendono vani gli sforzi del ridotto personale” racconta don Raimo. “Per l’anno in corso abbiamo un progetto che prevede la costruzione del ‘Villaggio del sole’ che ospiterà e curerà i bambini più bisognosi dai 2 ai 5/6 anni. E’ pensato come un centro di assistenza e acco mpagnamento diurno, con possibilità di residenza, nel quale offrire a bambini particolarmente bisognosi, assistenza sanitaria, nutrimento e stimoli didattici, senza sradicarli dai contesti di origine.” “E’ necessario muoversi in fretta perché le urgenze sono tante e le devastanti alluvioni che colpiscono periodicamente il Paese continuano a fare numerose vittime, soprattutto tra i bambini” conclude il sacerdote. (AP/AR) (22/5/2015 Agenzia Fides)
ASIA/SIRIA - Rapito padre Jacques Murad, della stessa comunità di padre Paolo Dall'Oglio
Homs (Agenzia Fides) – Il sacerdote Jacques Murad, Priore del Monastero di Mar Elian, è stato rapito da alcuni sequestratori che lo hanno prelevato dal Monastero sotto la minaccia delle armi. Secondo alcune fonti locali, contattate dall’Agenzia Fides, il sequestro sarebbe avvenuto lunedì 18 maggio, mentre altre fonti sostengono che il sacerdote è stato rapito nella giornata di giovedì 21 maggio. La notizia è stata confermata oggi dall’arcidiocesi siro cattolica di Homs, che ha chiesto a tutti i fedeli di invocare il Signore nella preghiera affinchè padre Jacques sia liberato e possa tornare alla sua vita di preghiera, al servizio dei fratelli e di tutti i siriani. Secondo alcune fonti locali, insieme a padre Jacques sarebbe stato prelevato dai rapitori anche il diacono Boutros Hanna. Ma tale indiscrezione non è stata al momento confermata dall’arcidiocesi siro-cattolica di Homs.
Secondo le prime ricostruzioni, il rapimento è stato realizzato da uomini armati giunti in moto al Monastero di Mar Elian. I sequestratori hanno costretto padre Jacques a mettersi alla guida della propria auto e, sotto la minaccia delle armi, gli hanno imposto di dirigersi verso una destinazione sconosciuta.
Fonti locali consultate da Fides ipotizzano che dietro il rapimento ci siano gruppi salafiti presenti nella zona, che si sono sentiti rafforzati dai recenti successi dei jihadisti di al-Nusra e dello Stato Islamico in territorio siriano.
Padre Jacques Murad è Priore del Monastero di Mar Elian e parroco della comunità di Qaryatayn, 60 chilometri a sud est di Homs. L'insediamento monastico, collocato alla periferia di Quaryatayn, rappresenta una filiazione del Monastero di Deir Mar Musa al Habashi, rifondato dal gesuita italiano p. Paolo Dall'Oglio, rapito anche lui il 29 luglio 2013 mentre si trovava a Raqqa, capoluogo siriano da anni sotto il controllo dei jihadisti dello Stato Islamico.
Negli anni del conflitto, la città di Qaryatayn era stata più volte conquistata da miliziani anti-Assad e bombardata dall'esercito siriano. Proprio padre Jacques, insieme a un avvocato sunnita, avevano assunto la funzione di mediatori per garantire che il centro urbano di 35mila abitanti fosse risparmiato per lunghi periodi dagli scontri armati.
Nel Monastero sono stati ospitati centinaia di rifugiati, compresi più di cento bambini sotto i dieci anni. Padre Jacques e i suoi amici hanno provveduto a trovare il necessario per la loro sopravvivenza anche ricorrendo all'aiuto di donatori musulmani.
Bastano questi pochi cenni a far intuire quale oasi di carità rappresenti il Monastero di Mar Elian per tutto il popolo siriano, massacrato da una guerra assurda, alimentata dall'esterno. (GV) (Agenzia Fides 22/5/2015).
ASIA/PAKISTAN - 106 incriminati per l’omicidio dei due cristiani arsi vivi: “Un passo verso la giustizia”
Faisalabad (Agenzia Fides) – “E’ un passo avanti verso la giustizia. Speriamo e auspichiamo che sia fatta giustizia in un caso che ha sconvolto la comunità cristiana in Pakistan”: così padre Waseem Walter, Direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Pakistan, commenta all’Agenzia Fides la notizia che un tribunale antiterrorismo ha incriminato ufficialmente 106 persone per l'omicidio di una coppia cristiana, Shahzad e Shama Masih, linciati e bruciati vivi dopo essere stati accusati di blasfemia a novembre del 2014 nella città di Kot Radha Kishan, in Punjab.
I due avevano quattro figli e Shama era incinta. Sono stati segregati, percossi e bruciati in un forno di mattoni da un folla di musulmani che li accusavano di aver bruciato pagine del Corano. L'incidente suscitò l'indignazione internazionale.
Secondo la ricostruzione basata su alcune testimonianze acquisite dal tribunale, tre capi religiosi delle moschee locali sono accusati di aver istigato una folla di circa 400 musulmani a linciare i due coniugi, dopo aver rinvenuto alcune pagine del Corano bruciate nei pressi della loro abitazione. La folla avrebbe chiesto a Masih e alla moglie di convertirsi all'islam o di affrontare le conseguenze di un’azione di blasfemia. I due si sono rifiutati. Sono stati rinchiusi e sequestrati per una notte, poi dati in pasto alla folla che li ha uccisi.
Le 106 persone accusate ieri sono state condotte dinanzi al giudice di Lahore fra rigorose misure di sicurezza. Si ritiene che altri 32 sospetti siano ancora a piede libero. Il tribunale ha confermato l’incriminazione per l'omicidio. Non tutti si sono dichiarati colpevoli. Secondo la polizia, oltre ai tre imam Mohammad Hussain, Arshad Baloch e Noorul Hassan, anche Yousaf Gujjar, il padrone della fornace di mattoni, ha incitato la folla.
Come appreso da Fides, gli avvocati cristiani ritengono questo processo un passo fondamentale per mostrare che la giustizia in Pakistan è uguale per tutti e non fa discriminazioni quando le vittime appartengono alle minoranze religiose. (PA) (Agenzia Fides 22/5/2015)
ASIA/INDONESIA - Non è più obbligatorio indicare la religione sulla carte di identità
Giacarta (Agenzia Fides) – Non è più obbligatorio in Indonesia indicare la religione sulla carta di identità. I cittadini indonesiani, alla voce “religione” del documento, potranno lasciare uno spazio in bianco oppure indicare una fede anche al di fuori delle sei riconosciute ufficialmente dallo stato. Lo ha annunciato il ministro dell'Interno Tjahjo Kumolo, affermando che la disposizione è stata inoltrata a tutti i capi distretto. Secondo la Costituzione indonesiana, sono solo sei le religioni ufficialmente riconosciute dal governo: Islam, Protestantesimo, Cattolicesimo, Induismo, Buddismo e Confucianesimo. Finora i cittadini indonesiani hanno dovuto obbligatoriamente indicare sulla propria carta di identità uno di questi sei culti, indipendentemente dalle loro effettive convinzioni (come per gli atei, gli animisti, etc).
Tjahjo, membro dell’esecutivo del Presidente Joko Widodo, ha riferito che uno dei motivi principali per il cambio della regola è avere la precisa informazione dei riti funerari da osservare in caso di morte di una persona.
“Non bisogna forzare le persone, ad esempio, a scegliere l'Islam se la loro fede assomiglia insegnamenti islamici ma non è la stessa”, ha detto Tjahjo, spiegando che il suo ministero ha vagliato consigli e input da diversi leader, forum e enti religiosi, come Consiglio degli Ulema indonesiani e il Ministero degli affari religiosi, prima di giungere a questa decisione.
Pur se presentata come una “mossa amministrativa”, si tratta di un grande passo avanti in nome della libertà religiosa per gli indonesiani di tutte le fedi. Alfiere di tale modifica è stato Basuki Tjahaja Purnama, politico cristiano, governatore del distretto della capitale Giacarta. Fra l’altro, notano alcuni studiosi, l’obbligo di scelta fra le sei religioni riconosciute ha indotto milioni di cittadini indonesiani a definirsi ufficialmente “musulmani”, mentre, di fatto, seguono e praticano culti tradizionali indigeni. Eliminare l’obbligatorietà, dunque, potrebbe ridefinire il volto religioso della nazione indonesiana oggi.
“Per la crescita futura dell’Indonesia occorre avere il coraggio di modificare una norma ormai desueta” ha detto Purnama, ricordando che in tal modo si potranno eliminare le discriminazioni che spesso subiscono i cittadini non musulmani, anche in scuole e posti di lavoro pubblici. (PA) (Agenzia Fides 22/5/2015)
ASIA/NEPAL - Un programma radiofonico di sostegno ai bambini traumatizzati dal terremoto
Kathmandu (Agenzia Fides) – Gli effetti del catastrofico terremoto che ha devastato il Nepal lo scorso 25 maggio continuano a manifestarsi nel terrore dei tanti bambini che lo hanno subito e sono sopravvissuti. Di fronte all’ospedale di Dhading, a Dhadingbesi, l’Unicef ha allestito due tende da campo dove accogliere i tanti feriti che continuano a cercare aiuti. Tra le iniziative l’ong ha lanciato il programma radiofonico Bhandai Sundai, nel quale i genitori preoccupati per i continui attacchi di panico dei rispettivi figli, espongono i loro problemi e ascoltano gli esperti. L’edizione pomeridiana, concentrata a dare sostegno psicosociale ai piccoli colpiti dal terremoto, è condotta da psicologi e specialisti i quali, rivolgendosi ai genitori che chiamano la redazione, danno suggerimenti, consigli come quello di tenere i bambini impegnati in giochi o attività di gruppo. Il programma radiofonico è stato accolto con entusiasmo anche dai nepalesi che vivono in altre zone del Paese, fortunatamente non colpite dal sisma. Attori, sportivi, personalità del Nepal e altri personaggi pubblici hanno chiesto di poter prendere parte al programma per risollevare gli animi dei milioni di bambini rimaste vittime del terremoto. (AP) (22/5/2015 Agenzia Fides)
AMERICA/COLOMBIA - Nella tragedia una luce di vita: celebrati i funerali di 33 degli 84 morti per la frana a Salgar
Salgar (Agenzia Fides) – Il comune di Salgar, devastato tra il 18 e 19 maggio da una enorme frana causata da un’alluvione che ha lasciato 84 morti, ha celebrato ieri in forma comunitaria i funerali di 33 vittime. Lunedì 18 maggio infatti dalla gola "La Liboriana" è venuta giù una valanga così grande che ha raso al suolo il villaggio di Las Margaritas e colpito tre distretti nel perimetro urbano di Salgar, dipartimento di Antioquia (Colombia). Salgar si trova 265 km a nord ovest di Bogotà
I funerali sono stati celebrati nella piazza principale della città di Salgar dal Vescovo di Jerico, Sua Ecc. Mons.Noel Antonio Londoño Buitrago, C.SS.R., con la partecipazione di migliaia di persone, che hanno perso amici e parenti. Tra i presenti al funerale c'erano il governatore di Antioquia, Sergio Fajardo; l'ex presidente e senatore Alvaro Uribe, e il capo della polizia, il generale Rodolfo Palomino.
In mezzo alla tragedia c'è stata una luce di vita, un simbolo di vita, ha notato Mons. Londoño durante l'omelia, perché è stato salvato un bambino di appena 11 mesi, sopravvissuto al disastro. E’ stato trovato circondato da fango, bastoni e pietre, a cinque chilometri dal punto in cui si trovava casa sua.
Il Dipartimento Amministrativo di prevenzione dei disastri (Dapard) di Antioquia ha reso noto un primo bilancio della tragedia: 84 morti, 57 feriti, un numero non definito di dispersi, centinaia di senzatetto. Le agenzie di soccorso stanno lavorando per trovare i dispersi, ma le possibilità di trovare qualcuno vivo sono poche. Attraverso il Segretario di Stato vaticano, Cardinale Pietro Parolin, Papa Francisco ha espresso solidarietà alla Colombia e alle vittime di Salgar e ha offerto "preghiere al Signore per l'eterno riposo dei defunti". (CE) (Agenzia Fides, 22/05/2015)
AMERICA/BRASILE - Raccolte più di 630 mila firme per la Riforma politica ed elezioni pulite
Brasilia (Agenzia Fides) – Nella Giornata nazionale di mobilitazione contro la costituzionalizzazione della corruzione, oltre duemila persone hanno partecipato all'atto culturale e alla marcia a favore della riforma politica democratica. La manifestazione, organizzata dalla Coalizione per la riforma politica democratica ed elezioni pulite, ha avuto luogo mercoledì 20 maggio, a Brasilia. La marcia è partita dalla Cattedrale verso la sede del Congresso Nazionale, per la consegna delle firme raccolte a favore della riforma politica democratica. In tutto sono state consegnate 630.089 firme (vedi Fides 25/02/2015). La raccolta prosegue con l'obiettivo di raggiungere 1milione e mezzo di firme.
“Mai perdere la speranza” ha esortato il Vescovo ausiliare di Belo Horizonte e Presidente del Comitato per il monitoraggio della riforma politica della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), Sua Ecc. Mons. Joaquim Mol. "Far vedere al Congresso che ci sono più di 600 mila firme, vuol dire che la volontà del popolo brasiliano è di cambiare. La democrazia brasiliana è l'unica strada da seguire se le imprese vengono eliminate definitivamente dalla politica" ha sottolineato Mons. Mol. Uno dei principali obiettivi dell'iniziativa è di intraprendere una profonda riforma politica vietando il finanziamento delle campagne elettorali da parte delle imprese.
(CE) (Agenzia Fides, 22/05/2015)

mercoledì 13 maggio 2015

Bollettino Fides News del 12 maggio 2015

AFRICA/COSTA D’AVORIO - I Vescovi esortano a “lavorare per la riconciliazione in vista delle elezioni”
Abidjan (Agenzia Fides) - Disarmo, riconciliazione degli animi, verità sul recente passato della Costa d’Avorio, giustizia equa, perdono, dialogo tra gli avversari politici e all’interno degli stessi partiti. Sono alcune delle indicazioni offerte dai Vescovi ivoriani nel messaggio pubblicato al termine della loro Assemblea, che si è conclusa il 10 maggio, in vista delle elezioni presidenziali di ottobre.
Nel loro messaggio, pervenuto all’Agenzia Fides, i Vescovi riconoscono i progressi effettuati dalla Costa d’Avorio in questi pochi anni trascorsi dalla fine della guerra civile, nel 2011. “Dopo la crisi nata dalle ultime elezioni, le nuove autorità del Paese, coscienti della frattura sociale, hanno optato per la riconciliazione dei figli e delle figlie del Paese”. Una politica che si è tradotta nella costituzione della Commissione Dialogo, Verità e Riconciliazione (CDVR), nell’avvio del disarmo e nell’inserimento nella società civile degli ex combattenti, e nel rientro dei profughi.
“Malgrado tutte questa azioni condotte in così poco tempo, si deve però costatare che molto rimane da fare” afferma il messaggio. In particolare la CDVR “è arrivata al termine del suo mandato senza aver superato la sfida della riconciliazione. È vero che i rancori, le tensioni, le frustrazioni, i traumi e la pratica della manipolazione etnica sono ancora presenti nel nostro Paese”.
“D'altra parte - continuano i Vescovi - il fronte sociale in ebollizione ci inquieta”. Per questo la Conferenza Episcopale incoraggia tutti a “creare le condizioni di una vera riconciliazione”.
Tra le indicazioni offerte dai Vescovi, si chiede ai giovani di essere vigilanti per non farsi strumentalizzare dai politici e ai giornalisti di evitare di “scrivere articoli incendiari che possono compromettere la fragile pace”. (L.M.) (Agenzia Fides 12/5/2015)
AFRICA/GHANA - “Giovani, rimanete in Africa, l’Europa non garantisce conforti e piaceri”: appello dei leader cristiani
Accra (Agenzia Fides) - “Siamo rattristati dalle notizie di così tanti migranti africani che periscono nei deserti dell’Africa settentrionale e nel Mediterraneo e facciamo appello agli Stati e ai governi africani perchè adottino delle misure preventive per frenare questa minaccia. Chiediamo con forza ai governi africani di fare tutto quello che possono per creare le necessarie condizioni socio-economiche e politiche e le opportunità di impiego per la nostra brulicante gioventù disoccupata. Incoraggiamo i giovani africani a rimanere nel loro Paese natale e a lavorare duramente per guadagnare il proprio pane quotidiano. Non devono credere che l’Europa e altri posti al di fuori dell’Africa garantiscano automaticamente conforti e piaceri”. Lo scrivono, in un messaggio congiunto, la Conferenza Episcopale del Ghana e il Christian Council of Ghana (CCG), al termine del loro incontro.
I leader cristiani del Ghana, nel testo pervenuto a Fides, si dichiarano “sorpresi dalla notizia che il Ghana è di fronte al rischio reale di cadere nella categoria dei Paesi altamente indebitati in difficoltà (High Debt Distress Countries, HDDC) del Fondo Monetario Internazionale sulla base dei prestiti eccessivi accesi dal Ghana, che sono stimati a circa 76 miliardi di Ghana Cedis (17.542 miliardi di Euro), a dicembre dello scorso anno”.
Quindi i leader cristiani scrivono: “facciamo appello al governo perché faccia tutto quello che può per salvare l’economia del nostro Paese”, affinché non ripiombi nella categoria degli HDDC, dalla quale era uscito da poco. Infine esprimono la speranza che gli emendamenti alle legge sulle entrate petrolifere porteranno maggiori benefici ai cittadini del Paese. (L.M.) (Agenzia Fides 12/5/2015)
AFRICA/EGITTO - Commenti positivi e polemiche sul caso dei cristiani etiopi liberati in Libia con l'intervento egiziano
Il Cairo (Agenzia Fides) – Il caso recente di 27 cristiani etiopi rapiti in Libia e liberati grazie al coinvolgimento decisivo degli apparati egiziani sta suscitando valutazioni positive intorno all'impegno profuso dal governo egiziano nell'operazione. Giovedì 7 maggio, è stato lo stesso Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ad accogliere all'aeroporto del Cairo i 24 etiopi liberati dopo che erano caduti nelle mani di gruppi jihadisti operanti in territorio libico. I media egiziani hanno confermato il coinvolgimento diretto degli apparati militari e di intelligence egiziana nella liberazione degli ostaggi, senza fornire dettagli sulle modalità dell'operazione e il livello dell'implicazione egiziana.
Il Presidente al-Sisi, durante l'accoglienza dei sequestrati liberati, si è limitato a dire che gli apparati egiziani “hanno fatto ogni sforzo” per “liberare e proteggere i nostri fratelli etiopi”. L'efficacia dell'intervento egiziano è stata apprezzata ed esaltata da commentatori e politici etiopi. Il Primo Ministro etiope Hailemariam Desalegn ha telefonato ad al-Sisi, esprimendogli riconoscenza per tutte le decisioni che mirano a “assicurare stabilità all'Egitto e ai Paesi arabi e africani la cui sicurezza legata a quella del Mar Rosso”. Mentre il professore e opinion maker Alemayehu G.Mariam ha pubblicamente polemizzato con le autorità etiopiche per lo scarso impegno adoperato nella tutela degli etiopi esposti in Libia alle violenze delle bande armate. (GV (Agenzia Fides 12/5/2015).
ASIA/LAOS - Il Vicario di Paksè: “Speriamo in un’unica celebrazione per i 17 martiri laotiani”
Paksè (Agenzia Fides) – “Siamo molto felici per il riconoscimento del martirio di padre Mario Borzaga, giovane missionario degli Oblati di Maria Immacolata, e del catechista laotiano Paul. Aspettiamo con trepidazione il buon esito anche della seconda causa di beatificazione, tuttora aperta, che riguarda altri 15 martiri, tra missionari e laici laotiani”: lo dice in un colloquio con l’Agenzia Fides, Sua Ecc. Mons. Louis-Marie Ling Mangkhanekhoun, Vicario Apostolico di Paksé, nel Sud del Laos, e responsabile dell’Ufficio dei martiri nella Conferenza episcopale di Laos e Cambogia (CELAC).
Il Vicario è appena rientrato in Laos da Phnom Penh: nella capitale cambogiana si è tenuta l’assemblea della Conferenza episcopale cui hanno preso parte i quattro Vescovi laotiani. Durante l’incontro è giunta da Roma la notizia del decreto di ricoscimento della Santa Sede del martirio di Borzaga e Paul, che ha generato “gioia, soddisfazione e speranza”, rimarca. “L’esperienza dell’incontro è sempre proficua, molto preziosa per noi Vescovi del Laos. Abbiamo condiviso questa bella notizia per la nostra Chiesa. Stiamo crescendo nella condivisione e nella collaborazione tra Vescovi” racconta il Vicario.
Sui martiri dice: “Vorremmo celebrarli tutti insieme. Tutti e 17 appartengono al Vicariato di Luang Prabang. Non sappiamo ancora come, dove e quando potremo celebrare la santa Messa di beatificazione. Certo sarà un evento di grande testimonianza cristiana che coinvolgerà tutta la Chiesa in Laos. Speriamo in un’unica celebrazione da tenersi in Laos. Desideriamo farla in Laos: sarebbe molto significativo per il piccolo gregge della nostra Chiesa. E credo potremo averne la possibilità, anche concordandola con le autorità civili”.
Il Vescovo riferisce come la Chiesa locale, pur vivendo in condizioni a tratti difficili, continua nel suo lavoro pastorale, confidando nell’aiuto della Provvidenza: e questo riconoscimento del martirio “è proprio un dono di Dio per la piccola Chiesa laotiana”, rimarca. (PA) (Agenzia Fides 12/5/2015)
ASIA/INDIA - Villaggio attaccato dagli estremisti indù: cristiani in fuga
Guwahati (Agenzia Fides) – I cristiani sono fuggiti da un villaggio nello stato di Assam, nel Nordest dell'India, dopo l’attacco di circa cento estremisti indù che hanno ferito 18 fedeli, tre dei quali gravemente. Tra i feriti gravi vi è una bambina di sette anni. I militanti, armati di spade, bastoni e pietre hanno attaccato nei giorni scorsi i cristiani nel villaggio di Amtola, nel distretto di Golpara.
“In questo momento non ci sono cristiani nel villaggio, tutti sono fuggiti” ha detto il Rev. David Boro, che si trova a Guwahati, capitale dello stato. “Le famiglie cristiane ora sono al sicuro, i feriti sono in ospedale”. Gli estremisti, prosegue “non accontentandosi dell’aggressione, hanno distrutto le abitazioni di queste famiglie cristiane”.
I fedeli sono preoccupati soprattutto per una bambina di sette anni, Pranita Rabha, che ha subito gravi lesioni al torace e al cranio, e che ora si trova in ospedale a Guwahati. “Gli aggressori non hanno risparmiato donne e bambini: li hanno picchiati senza pietà” riferiscono i fedeli.
Le ostilità contro i cristiani di una comunità protestante locale sono iniziate l'anno scorso e dal dicembre 2014 gli episodi di violenza contro i cristiani del villaggio sono stati cinque. Secondo i primi riscontri, gli anziani del villaggio hanno istigato i militanti indù contro i fedeli.
Secondo il rev. Vijayesh Lal, della “Evangelical Fellowship of India”, “la brutalità dell'incidente è stata scioccante. Il modo in cui i bambini sono stati malmenati mostra un alto livello di odio”. I cristiani nello stato di Assam sono circa il 3% della popolazione, a maggioranza tribale. (PA) (Agenzia Fides 12/5/2015)
ASIA/NEPAL - Distribuzione degli aiuti ai terremotati nelle zone più lontane
Kathmandu (Agenzia Fides) – La disorganizzazione nella distribuzione degli aiuti alle popolazioni gravemente colpite dal terremoto che vivono nelle zone più remote del Nepal, continua ad alimentare lo spirito di cooperazione di tanti che da ogni parte del mondo si sono messi in viaggio con l’unico obiettivo di aiutare questi fratelli abbandonati. Tra questi, alcuni cooperanti della ong Perigeo onlus sono partiti dall’Italia per una prima ricognizione degli aiuti necessari e della reale situazione di emergenza (vedi http://fidesorg.blogspot.it/2015/05/progetto-amici-dal-mondo-nepal.html).
“Arrivati a Kathmandu sabato 9 maggio, abbiamo trovato ritmi di vita ‘normali’ ma una grande disorganizzazione per la distribuzione degli aiuti e la localizzazione delle zone colpite” racconta all’Agenzia Fides il direttore strategico di Perigeo, Gianluca Frinchillucci, in viaggio con il suo collaboratore nepalese Samman Khatewoda. “La capitale del Paese è ‘viva’, continua, la gente è coinvolta e impegnatissima a collaborare, purtroppo la parte storica è andata completamente distrutta. Dopo una prima ricognizione, insieme a due nepalesi esperti conoscitori della zona e a due volontarie aggregatesi al team, giunte da Australia e America, abbiamo deciso di raggiungere il piccolo villaggio di Darme, a 5 ore di distanza da Kathmandu, nella valle del Trisuli” racconta Frinchillucci.
“Attraverso strade a dir poco dissestate, con un furgone abbiamo raggiunto Darme, popolato da un centinaio di abitanti ma andato completamente distrutto. Grazie alle indicazione di un rappresentante del piccolo villaggio abbiamo avuto una lista delle priorità e così abbiamo comprato acqua, teli, tende, riso, medicinali. A Baneshwor poi abbiamo visitato una scuola per bambini disabili per fortuna tutti sopravvissuti ma terrorizzati dalla grande distruzione che regna intorno a loro. Siamo riusciti a distribuire anche a loro tende per riparo” aggiunge il direttore strategico di Perigeo. Sulla strada di ritorno dal villaggio, a 18 km di distanza, il gruppo ha sostato a Nuwakot Durbar, sito storico in cui sorge il palazzo che fu dimora per circa venti anni del primo Re del Nepal, Prithvi Narayan Shah che nel 1768 unificò il Paese. Il terremoto ha lasciato evidenti segni anche sulla maestosa residenza del Re. (AP) (12/5/2015 Agenzia Fides)
ASIA/LIBANO - Partiti dei due blocchi sottoscrivono un documento di “Partenariato nazionale” proposto dalla Lega Maronita
Beirut (Agenzia Fides) - Otto Partiti libanesi, legati ad ambedue i blocchi che da anni dominano la scena politica nazionale e la paralizzano con le loro contrapposizioni, hanno accettato di sottoscrivere un documento intitolato “Partenariato nazionale per rafforzare lo stato e contrastare il terrorismo” predisposto e proposto su iniziativa della Commissione politica della Lega Maronita come base per rilanciare il dialogo politico e riattivare le istituzioni paralizzate dalle contrapposizioni e dei veti reciproci. Tra i sottoscrittori del documento figurano anche i rappresentanti del Partito sciita Hezbollah, quelli delle Forze Libanesi, del Partito Futuro e della Corrente Patriottica Libera. Il documento è stato presentato la sera di sabato 9 maggio in una conferenza organizzata all'Hotel Metropolitan di Beirut, dove gli intervenuti hanno anche riferito che il testo verrà presto sottoposto all'attenzione del Patriarca maronita Bechara Boutros Rai.
“Noi, rappresentanti dei Partiti politici citati” si legge nel testo del documento, pervenuto all'Agenzia Fides “affermiamo la nostra appartenenza a un Libano unito e pluralista, e ribadiamo la nostra adesione al partenariato previsto nel documento di intesa nazionale (…) e al rispetto reciproco tra i cittadini, qualsiasi siano le loro differenze religiose, culturali e politiche”. La condivisione di questo terreno comune – sottolinea il documento - “è la via giusta per proteggere il Libano dall'ondata di estremismo e di fanatismo violento che deforma le religioni e colpisce certi Paesi e società, tra cui alcune società arabe”. Nell'incontro, il ministro della Cultura Rony Araigi, rappresentante del Movimento al-Marada, ha fatto riferimento a difficoltà e sofferenze patite in Medioriente dai cristiani, indicandoli come le prime vittime del “caos creativo” perseguito da potenze globali e regionali per ridisegnare a proprio vantaggio gli scenari e i rapporti di forza nell'area m ediorientale. (GV) (Agenzia Fides 12/5/2015).
AMERICA/STATI UNITI - Il sistema migratorio è diventato una “industria disumana” denunciano i Vescovi
Washington (Agenzia Fides) – La Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti (USCCB) ha denunciato attraverso un rapporto appena pubblicato, che il sistema dei centri di detenzione degli immigrati negli Stati Uniti è diventato una "industria disumana", e ha chiesto ampie e urgenti riforme. Dal 1994 al 2013 si è passati da una popolazione media giornaliera di detenuti pari a 6.785 immigrati irregolari a 34.260, per un totale rispettivamente di 85.000 e 440.000 detenuti all’anno.
"E' il momento per la nostra nazione di riformare questo sistema disumano, che detiene inutilmente la gente, particolarmente le persone vulnerabili che non sono una minaccia" ha detto nella presentazione del rapporto il Vescovo ausiliare di Seattle, Sua Ecc. Mons. Eusebio Elizondo, che è Presidente della Commissione episcopale per le migrazioni.
Lo studio della USCCB mostra che la crescita dei centri di detenzione ha provocato un sistema che crea "disallineamenti, famiglie spezzate, violazioni dei diritti umani, petizioni legali abbandonate e minor prestigio nazionale". "Per molti aspetti, i detenuti immigrati sono trattati meno bene in confronto agli imputati criminali" conclude la relazione intitolata “Unlocking Human Dignity: A Plan to Transform the U.S. Immigrant Detention System”.
Secondo le norme del Department of Homeland Security (DHS), i detenuti immigrati non vengono rilasciati neanche quando c'è la possibilità di porli sotto stretta sorveglianza, si legge nel rapporto.
(CE) (Agenzia Fides, 12/05/2015)
AMERICA/PERU’ - I Vescovi chiedono azione urgente e dialogo, “mai più violenza” per il caso Tia Maria
Lima (Agenzia Fides) – Sono ormai trascorsi 50 giorni da quando sono iniziate le proteste a Islay, paese vicino ad Arequipa, circa 800 km a sud della capitale peruviana, contro il progetto di estrazione della Southern Copper, e governo e manifestanti non riescono a raggiungere un accordo, anzi, ci sono stati altri scontri con vittime e feriti. “Le proteste contro il progetto minerario ‘Tia Maria’ continuano!" gridano i rappresentanti del gruppo che manifesta e gli abitanti di Islay, zona militarizzata dallo scorso fine settimana.
Di fronte a questa situazione, la Conferenza Episcopale Peruviana chiede “una profonda riflessione che porti ad un’azione urgente in difesa della vita, della costruzione della pace e della giustizia”. Nel documento, pervenuto all’Agenzia Fides, i Vescovi affermano: “Siamo consapevoli dell’importanza di un progetto come quello di Tía María, perché implica investimenti di alto livello per l’economia della regione, con la conseguente creazione di posti di lavoro, opere di infrastrutture, insieme al contributo alle risorse pubbliche e quindi a favore della qualità della vita”.
Dal momento che per la maggior parte la zona è agricola, i Vescovi ribadiscono che “l’agricoltura va protetta, perché aiuta l’alimentazione, migliora l’economia delle famiglie”. Come tutti sanno, per favorire le coltivazioni “è necessario tutelare le acque, sia di superficie che del sottosuolo, insieme alla qualità dell’aria e della terra, elementi essenziali per raggiungere i necessari livelli di produttività”. Quindi "è assolutamente necessario il dialogo, con la buona volontà di tutte le parti in causa, che devono partecipare al ristabilimento della pace” concludono i Vescovi, esortando ““Mai più vittime! Mai più violenza!".
Il conflitto denominato "Tia Maria" si trascina da quasi 6 anni, e ha causato ormai 5 morti, se aggiungiamo gli ultimi due di questi ultimi giorni: un poliziotto e un operaio che manifestava.
(CE) (Agenzia Fides, 12/05/2015)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

The Chosen ...é sufficiente per me...posso fare molto con questo ..

Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occ...