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giovedì 9 febbraio 2023

Fides News 9 febbraio

 

AFRICA/CONGO RD - Si aggrava il bilancio dell’assalto a un convoglio ONU
 
Kinshasa (Agenzia Fides) – Rimane alta la tensione nella provincia del Nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Questa mattina, 9 febbraio, sono segnalati nuovi scontri tra le forze armate congolesi (FARDC) e i ribelli M23 lungo la strada Kitshanga – Sake a circa 10 km da quest’ultima. I combattimenti hanno creato il panico generale nella città di Sake, da dove diverse persone si stanno dirigendo verso Goma e Minova, accrescendo ulteriormente il numero di sfollati accolti nel capoluogo del Nord Kivu e nei suoi dintorni.
Nel frattempo si aggrava il bilancio dell’assalto al convoglio della Missione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione del Congo (MONUSCO) del 7 febbraio. Sono infatti 8 e non 3 come riportato in precedenza (vedi Fides 8/2/2023) le vittime tra gli assalitori, provenienti dal campo di sfollati di Kanyaruchinya, non lontano da Goma. I feriti sono 28.
Il nuovo bilancio è stato reso noto ieri, 8 febbraio, dal governatore militare del Nord Kivu, tenente generale Ndima Kongba Constant. Secondo il comunicato ufficiale del governatore militare “intorno alle sei del pomeriggio ora locale, un convoglio della MONUSCO proveniente da Rutshuru è stato fermato da sfollati di guerra che vivono nel campo di Kanyaruchinya nel gruppo di Buvira perché volevano conoscere il carico dei veicoli del convoglio. Di fronte al rifiuto della MONUSCO, la popolazione ha barricato la strada, impedendole così di avanzare verso Goma. Di fronte a questa situazione, i militari dell’ONU preposti alla sicurezza hanno sparato alcuni colpi di avvertimento che hanno causato purtroppo la morte di 8 civili oltre a 28 feriti”.
Sia la MONUSCO sia la nuova forza militare dispiegata dalla Comunità degli Stati dell’Africa Orientale (EAC) sono al centro delle proteste scoppiate a Goma, dove diversi dimostranti sono scesi in strada per chiedere il ritiro dei militari stranieri accusati di passività o addirittura di complicità con i ribelli M23. La missione militare dell’EAC è stata approvata il 20 giugno scorso nel corso di una riunione dei Capi di Stato e di governo della Comunità. Il progetto prevede di dispiegare una forza militare congiunta con un minimo di 6.500 ad un massimo di 12.000 soldati comandanti da un generale keniano con base a Goma, con il compito di “contenere, vincere e sradicare le forze negative” (gruppi armati) che agiscono nel Nord e Sud Kivu, in Ituri e in Haut-Uélé. (L.M.) (Agenzia Fides 9/2/2023)

ASIA/SIRIA - Patriarchi e Capi delle Chiese: dopo il terremoto, basta sanzioni e embargo contro il popolo siriano
 
Damasco (Agenzia Fides) – Dopo il terremoto che lunedì 6 febbraio ha colpito ampie aree nel nord siriano, vanno immediatamente rimossi embarghi economici e sanzioni disposti da Paesi e organismi occidentali contro la Repubblica araba di Siria. La richiesta, perentoria, arriva da Patriarchi e Capi delle Chiese e comunità ecclesiali residenti in Siria.
Il sisma ha provocato in Siria migliaia di vittime, seminando distruzione e moltiplicando le sofferenze del popolo siriano, già piegato sotto il peso della guerra, della pandemia, dell’inflazione e della mancanza di risorse naturali, medicine, beni di prima necessità. Davanti a una terra e a una nazione tanto devastata, Patriarchi e Capi delle Chiese e comunità ecclesiali presenti in Siria fanno appello all’ONU, e si rivolgono anche direttamente alle Nazioni che impongono da anni sanzioni e embargo economico alla Siria guidata da Bashar al Assad, chiedendo di rimuovere immediatamente tali misure definite «inique» e avviando piuttosto iniziative umanitarie eccezionali e tempestive per soccorrere le popolazioni siriane travolte da sciagure insostenibili.
La richiesta dei Capi cristiani è affidata a un comunicato, sottoscritto, tra gli altri, da Mar Ignatius Aphrem II, Patriarca di Antiochia dei Siri ortodossi, da Yohanna X, Patriarca di Antiochia dei greco-ortodossi, e da Youssef I Absi, Patriarca di Antiochia dei greco-cattolici melkiti. «Facciamo inoltre appello» si legge nel comunicato, che porta la data di martedì 7 febbraio «alle persone di coscienza viva sparse in tutto il mondo, affinché alzino la voce chiedendo di porre fine alle sofferenze del popolo siriano e consentire ai cittadini siriani di vivere con dignità, secondo quanto è affermato nella Dichiarazione universale dei diritti umani».
Il terremoto – si legge nel comunicato dei Patriarchi e dei Capi delle Chiese in Siria – ha distrutto luoghi di culto, presidi sanitari, centri di assistenza sociale, alimentando una nuova impennata nel numero dei senzatetto e degli sfollati interni, proprio mentre l’inverno fa registrare le sue temperature più rigide.
Nel loro intervento, Patriarchi e Capi delle Chiese assicurano preghiere per le vittime del terremoto e le loro loro famiglie, pregano per la guarigione dei feriti e per tutti gli operatori coinvolti nella macchina dei soccorsi, chiedendo a governi, istituzioni internazionali e organizzazioni umanitarie di intervenire in aiuto del popolo siriano prescindendo da qualsiasi considerazione e calcolo di ordine politico.

Le sanzioni e i blocchi economici imposti da anni da Paesi occidentali contro il governo di Damasco, introdotti già nel 2011, vengono di volta in volta prorogati nell’intento di produrre il collasso del sistema che fa capo al Presidente Bashar al Assad. Nel corso degli anni, in innumerevoli occasioni, organismi ecclesiali e singoli Patriarchi e Vescovi hanno criticato con asprezza tali disposizioni che producono gravi conseguenze per la vita quotidiana di milioni di siriani, chiedendone la sospensione o l’abolizione. «Perpetuare le sanzioni contro la Siria» dichiarava all’Agenzia Fides nel novembre 2021 il Vescovo Georges Abou Khazen, Vicario apostolico (ora emerito) di Aleppo per i cattolici di rito latino «significa condannare a morte molta gente» (vedi Fides 20/11/2021). Dopo il terremoto, anche il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente (Middle East Council of Churches-MECC, organismo ecumenico di collegamento delle Chiese e comunità ecclesiali presenti nei Paesi mediorientali e del Nord Africa) ha chiesto «l’immediata revoca delle sanzioni contro la Siria e l’accesso a tutte le risorse, in modo che le sanzioni non si trasformino in un crimine contro l’umanità». (GV) (Agenzia Fides 9/2/2023)
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ASIA/TURCHIA - Il Vescovo Bizzeti: situazione drammatica. Il terremoto spinga a abbandonare politiche di conflitto
 
Iskenderun (Agenzia Fides) – Davanti al terremoto che ha annientato migliaia di vite umane e ridotto in macerie interi quartieri tra Siria e Turchia, la tragedia collettiva e il dolore comune di nazioni e popoli diversi «rende ancora più evidente, nel caso non fosse già abbastanza chiaro, che solo muovendoci insieme nella stessa direzione possiamo fare qualcosa di utile. Una tragedia come questa, se fosse guardata con lucidità e realismo, potrebbe diventare un paradossale incentivo alla pace». Con questo sguardo e con questo giudizio il Vescovo Paolo Bizzeti, Vicario apostolico dell’Anatolia, valuta i possibili riflessi del sisma sul groviglio di tensioni, violenze, incursioni armate, setterismi e voracità geopolitiche che si intrecciano proprio nelle aree colpite dall’ultima catastrofe mediorientale.

Ora sono sotto gli occhi di tutti i palazzi sbriciolati, gli affannosi tentativi di soccorrere i sopravvissuti, le paure di nuove scosse e del propagarsi di epidemie. Ma quelle stesse aree vedono da anni confrontarsi e scontrarsi le rivendicazioni del potere di Damasco, le perduranti sacche di resistenza di gruppi d’opposizione e milizie islamiste, progetti autonomisti curdi, incursioni e occupazioni militari turche in chiave anti-curda. Mentre il leader turco Recep Tayyip Erdogan, da anni impegnato a espandere gli scenari del suo protagonismo geopolitico, punta a perpetuare il suo potere ottenendo un altro mandato come Presidente alle elezioni del prossimo 14 maggio.

In questo quadro complicato e pieno di incognite – fa notare il Vescovo Bizzeti - «la popolazione colpita dal terremoto ora ha solo bisogno di aiuti, da qualsiasi parte arrivino. La circostanza tragica che stiamo vivendo, se si guarda correttamente alle cose così come sono, dovrebbe essere per tutti un’occasione per riconoscere che conviene abbattere muri e steccati, divisioni politiche che alla fine non hanno nessun risvolto di bene per la popolazione. Il terremoto è anche un occasione per ripensare le nostre vite insieme, le nostre politiche, orientandole verso la pace».

Intanto, sul terreno – riferisce il Vicario apostolico di Anatolia – «la situazione appare drammatica soprattutto nei centri urbani come Iskenderun e Antakya, dove sono venuti giù palazzi e intere aree abitate costruite senza criterio. La situazione è meno grave nelle aree rurali dove le case sono basse. Le reti di carità legate in vario modo alla Chiesa cattolica – a partire dalla Caritas – si sono sono tutte attivate in aiuto delle popolazioni colpite, e c’è una stretta collaborazione con gli organismi dello Stato. Ma l’area colpita è molto vasta, e non è stato possibile intervenire in maniera tempestiva su tutti i fronti». (GV) (Agenzia Fides 9/2/2023).
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ASIA/MYANMAR - Con la legge marziale in altre 37 città, l'esercito è deciso a "schiacciare ogni resistenza"
 
Mandalay (Agenzia Fides) - Con l'imposizione della legge marziale in altri 37 comuni in tutto il paese, comprese le roccaforti della resistenza delle regioni di Sagaing e Magwe, si fa decisamente più forte la pressione del governo militare del Myanmar sulla popolazione civile, al fine di "schiacciare ogni possibile ribellione", nota una fonte di Fides nella nazione. "La sofferenza di innocenti e lo sfollamento di civili, donne, bambini e anziani, sta raggiungendo livelli insostenibili. La crudeltà dei militari verso il popolo è terribile, così come i crimini di guerra", nota la fonte di Fides che risiede nell'area di Mandalay.
La legge marziale è arrivata il giorno dopo che il regime ha esteso lo "stato di emergenza" per altri sei mesi, a due anni dal colpo di stato del 1° febbraio 2021. Il capo della giunta Min Aung Hlaing ha detto pubblicamente che "la sicurezza deve essere rafforzata in 65 delle 330 township del paese per ripristinare lo stato di diritto" e, con l'approvazione del nuovo provvedimento, la legge marziale è ufficialmente in vigore in 37 nuovi comuni, sparsi in otto stati, che sono sotto il controllo diretto dei comandanti regionali. Il regime aveva dichiarato la legge marziale in alcune parti delle province di Yangon, Mandalay e dello Stato Chin nel 2021.
Tra i nuovi comuni destinatari della legge marziale, 11 sono nella regione di Sagaing, sul fiume Irrawaddy, a sudovest di Mandalay. Qui nelle scorse settimane si è intensificata l'azione militare dell'esercito, costringendo altri 6.000 civili a fuggire dalle loro case prima dell'avanzata delle truppe. Secondo un rapporto dell'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli Affari umanitari, nella martoriata regione di Sagaing - considerata una delle roccaforti della resistenza delle Forze di Difesa popolare (People' Defence Forces) - in due anni i combattimenti hanno costretto quasi 650.000 persone ad abbandonare le loro case e vivere in campi profughi, alloggi di fortuna, o nelle foreste.
La giunta, inoltre, ha reso noto che i tribunali militari esamineranno tutti i casi di violazione della legge marziale, avvertendo la popolazione che potranno essere comminate pene come l'ergastolo e la pena di morte. In tali casi, inoltre, non saranno ammessi appelli per i verdetti, ad eccezione della condanna a morte, per cui un appello potrà essere presentato direttamente al generale Min Aung Hlaing, capo della giunta, per una decisione definitiva e inappellabile.
Hlaing ha detto al Consiglio nazionale di difesa e sicurezza che 198 delle 330 township del paese sono attualmente "stabili e pacifiche" e che è necessario incrementare gli sforzi per sedare ogni protesta.
Intanto i ministri degli Esteri dell'ASEAN (la Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico), di cui il Myanmar è membro, riuniti a Giacarta nei giorni scorsi, hanno affrontato durante il vertice la questione birmana: la presidente di turno, il ministro degli Esteri dell'Indonesia Retno Marsudi, ha proposto ai membri dell'Associazione l'immediata applicazione del piano di pace in cinque punti, concordato con la stessa giunta birmana nell'aprile 2021, che prevede la fine delle violenze e il dialogo tra militari e ribelli. L'ASEAN ha reso noto un "ampio consenso da parte di tutti i Paesi" sulla proposta. Anche se il Myanmar continua a far parte dell'ASEAN, la nazione è stata esclusa dai vertici di alto livello proprio perchè non ha attuato il piano del 2021.
(PA) (Agenzia Fides 9/2/2023)


mercoledì 8 febbraio 2023

Vatican News 7 febbraio 2023 Il Terremoto in Turchia-Siria

 


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Vatican News

Le notizie del giorno

07/02/2023

Immagini di devastazione da Siria e Turchia
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Tweet di Francesco per il sisma che ha devastato Turchia e Siria. Il Pontefice chiede un sostegno congiunto per feriti, familiari e soccorritori. Messaggi di cordoglio dal patriarca Bartolomeo al presidente turco Erdoğan e al patriarca Giovanni X di Antiochia. La testimonianza di un gesuita turco: ... 

Una donna sud sudanese alla Messa del Papa a Giuba
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L'arcivescovo di Addis Abeba, Berhaneyesus Souraphiel, presente agli eventi di Francesco a Giuba: "Il Signore ascolterà la preghiera e le lacrime del popolo. I ... 

SANTA SEDE E CHIESA NEL MONDO

Strade devastate dal terremoto in Siria
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Il nunzio apostolico partito questa mattina da Damasco per arrivare ad Aleppo e visitare luoghi e comunità colpite dal sisma: “Si vedono edifici devastati e si ... 

Kahramanmaras, sopravvissuti al terremoto sullo sfondo dei palazzi crollati a
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Monsignor Paolo Bizzeti parla ai media vaticani della catastrofe del terremoto che ha colpito il Paese in cui da oltre sette anni svolge la sua missione: ... 

2023.02.06 terremoto ad Aleppo
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Monsignor Kmetec racconta a Vatican News la tristezza profonda nell’apprendere del terremoto che ha danneggiato la cattedrale di Iskenderun, dove anni fa lui ... 

Una donna ad Iskenderun, città dove si trova Caritas Anatolia
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Su L'Osservatore Romano le testimonianze della Caritas Anatolia e dei religiosi domenicani ad Istanbul 

Una delle distruzioni provocate dal terremoto ad Aleppo
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Su L'Osservatore Romano la testimonianza dal convento francescano di Aleppo 

Monsignor Oleksandr Yazlovetskiy, ausiliare di Kyiv-Zhytomyr
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Presente ai lavori dell'Assemblea continentale europea a Praga, il presule racconta di come il conflitto ha interrotto il percorso che le comunità della diocesi ... 

mercoledì 29 giugno 2022

Cattolici e ortodossi celebrano insieme nella "Grotta di Pietro" la festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo

ASIA/TURCHIA - Cattolici e ortodossi celebrano insieme nella "Grotta di Pietro" la festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo
 
Antakya (Agenzia Fides) – Anche quest’anno, nella città di Antakya - l’antica Antiochia sull’Oronte, attualmente in territorio turco - battezzati cattolici e ortodossi si apprestano a vivere intense occasioni di comunione nelle giornate del 28 e 29 giugno, nel contesto della memoria liturgica dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. Il centro delle celebrazioni condivise sarà ancora una volta la cosiddetta “Grotta di Pietro” (nella foto), l’antica chiesa rupestre sul monte Silpius, riaperta nel 2015 dopo un restauro durato molti anni.
Il padre cappuccino Domenico Bertogli, parroco cattolico di Antakya, anticipa all’Agenzia Fides i momenti salienti delle imminenti celebrazioni, occasione per cristiani di diverse confessioni di camminare insieme, con rinnovata fede, sull’esempio dei due Santi Apostoli.
Le celebrazioni si aprono martedì 28 giugno, alle ore 18, con la liturgia eucaristica in programma nella chiesa ortodossa di Antakya.
Mercoledì 29 giugno, alle 10, nel giardino della Grotta di San Pietro, le celebrazioni ecumeniche prenderanno avvio alla presenza dell’Arcivescovo Marek Solczyński, Nunzio apostolico in Turchia, del Vescovo Paolo Bizzeti, Vicario apostolico dell’Anatolia, e del Vescovo Kostantin, inviato di Yohanna X Patriarca greco ortodosso di Antiochia. Le celebrazioni si apriranno con l’esecuzione dell’inno nazionale turco, e proseguiranno con letture in turco e arabo di brani tratti dai Vangeli e dagli Atti degli Apostoli, insieme a brevi riflessioni dell’Arcivescovo Solczyński, del Vescovo Bizzeti e del Vescovo ortodosso Kostantin, il tutto intervallato da preghiere e canti delle diverse comunità. La celebrazione prevede anche la preghiera comune del Padre Nostro e dell’Ave Maria in turco, la recita di una preghiera per la pace, la benedizione impartita dai vescovi presenti e la benedizione dei Pani benedetti, con il canto finale intonato dagli ortodossi. Dopo la cerimonia, cattolici e ortodossi condivideranno il pranzo in un ristorante. Nel pomeriggio, la comunità cattolica si ritroverà nel cortile della chiesa cattolica di Antiochia per la solenne concelebrazione eucaristica.
L'antica chiesa rupestre di San Pietro conserva ancora la fisionomia che le diedero i crociati, che conquistarono l'antica Antiochia sull'Oronte nel 1098. Ma già i bizantini avevano trasformato in cappella il luogo dove si incontravano i primi battezzati nei periodi di persecuzione, nella città dove per la prima volta i discepoli di Gesù furono chiamati cristiani e dove fu Vescovo San Pietro, prima di venire a Roma.
Il restauro terminato nel 2015 ha posto fine allo stato di abbandono in cui versava la Grotta di Pietro, reso ancora più avvilente da rozzi interventi precedenti. In anni passati, Patriarchi e Vescovi sono stati spesso presenti alle celebrazioni che vi si sono svolte in occasione della solennità dei Santi Pietro e Paolo. (GV) (Agenzia Fides 28/6/2022)

giovedì 10 febbraio 2022

La musica elettronica e l'antico monastero

 

ASIA/TURCHIA - L’antico Monastero di Sumela utilizzato come discoteca per una clip di musica elettronica. Il governo apre un'inchiesta
 
Trabzon (Agenzia Fides) – L’antico Monastero di Sumela, situato nella provincia di Trabzon e chiuso da anni ai visitatori perché sottoposto a impegnativi lavori di restauro, è stato utilizzato come scenario per realizzare una clip di musica elettronica che ha visto il coinvolgimento di una squadra di trenta persone tra coreografi, musicisti, dj e ballerini. L’area storica del Monastero è stata invasa da impianti di riproduzione musicale e di registrazione filmica.
L’episodio, che ha visto trasformare l’antico Monastero in una sorta di discoteca di musica elettronica – riferiscono media turchi – sarebbe avvenuto con l’autorizzazione delle autorità politiche locali, compresa la la direzione provinciale della cultura e del turismo. Dopo la diffusione della notizia, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, ha telefonato al Ministro della cultura e del turismo Mehemet Nuri Ersoy per chiedere chiarimenti sulla vicenda. Una inchiesta è stata avviata dallo stesso Ministero turco per la cultura e il turismo allo scopo di individuare le responsabilità politiche di un abuso che sarebbe avvenuto senza autorizzazioni da parte dello stesso Dicastero governativo.
Il Monastero di Sumela, pur nelle condizioni malandate in cui si trova, è un luogo caro alla memoria dei cristiani ortodossi. La costruzione si staglia a metà montagna e vi si accede per un ripido sentiero. Un’antica tradizione – spiegano le guide sulle memorie e sui luoghi cristiani disseminati nella Penisola anatolica - fa risalire la fondazione del Monastero (oggi chiamato Meryemana Manastırı, cioè Monastero della Madre Maria) ai monaci greci Barnaba e Sofronio, giunti in quel luogo nel 385 dopo Cristo, al tempo dell’Imperatore Teodosio I, seguendo le indicazioni ricevute durante un’apparizione della Vergine Maria. I due monaci – aggiungono le antiche tradizioni – portavano con sé un’icona della Madonna attribuita all’evangelista san Luca. Il luogo prescelto per fondare il Monastero era un alto roccione che si alzava a picco su un torrente ricco d’acqua nelle Alpi pontiche.
La posizione e le fortificazioni costruite nel tempo resero il Monastero inviolabile per i secoli successivi. Nel 532, di ritorno da una delle sue campagne contro i Persiani, l’Imperatore bizantino Giustiniano donò al Monastero un’urna d’argento per raccogliere le reliquie di San Barnaba.
Con la conquista di Trebisonda (l’attuale Trabzon) da parte di Fatih Mehmet II, il Sultano ottomano che aveva posto fine all’Impero Romano d’Oriente, il Monastero non subì particolari danni, e rimase per secoli un insediamento di vita monastica cristiana nell’Impero ottomano, fino agli ultimi avvenimenti della Prima Guerra Mondiale e alla guerra greco-turca: I monaci lasciarono definitivamente il Monastero solo nel 1923. Dopo decenni di saccheggi e di abbandono, le autorità turche hanno avviato il restauro volto a tutelare il sito come complesso archeologico-monumentale di rilevanza culturale, e concedendo solo raramente il permesso di celebrare liturgie in quel luogo caro alla tradizione monastica bizantina. (GV) (Agenzia Fides 10/2/2022)

domenica 7 novembre 2021

Da guardiani di frontiere a custodi dei fratelli( da Osservatore Romano 6 novembre 2021 - Gaetano Vallini)

 

Nel mare di Isola Capo Rizzuto una testimonianza di umanità e solidarietà

di Gaetano Vallini

La violenza  delle onde e del vento che fanno inclinare paurosamente l’imbarcazione spingendola verso gli scogli lontano dalla riva,  e nel buio della sera le urla di terrore delle 88 persone a bordo, tra cui donne e bambini,  provano a sovrastare il frastuono del mare in burrasca: è una scena drammatica quella che mercoledì si presenta davanti agli occhi di alcuni  abitanti  di Canella, a  Isola Capo Rizzuto (Crotone), i quali subito allertano la Polizia. Ma è impossibile intervenire via mare. E allora i soccorritori non  esitano a entrare nell’acqua gelida e agitata, creando  “un ponte di braccia” tra la barca e la spiaggia per mettere in salvo i migranti partiti tre giorni prima dalla Turchia.

Era già successo, il 24 luglio 2018,  sempre a Isola Capo Rizzuto, quando   un’imbarcazione con 56 persone si arenò a pochi metri dalla riva: allora a soccorrerli furono i vacanzieri coi pattini. E ancora prima, era Ferragosto 2013, una catena umana di bagnanti e soccorritori a Pachino (Siracusa), portò in salvo 160 migranti arrivati su un barcone a pochi metri dalla spiaggia.

Altre storie analoghe si  potrebbero aggiungere. Storie, e immagini, di grande solidarietà e umanità, in contrasto con quelle di muri e reticolati, che raccontano  di società sempre più chiuse e timorose, incapaci di accogliere. 

Forse dovremmo chiederci,  come ha fatto proprio ieri Papa Francesco,  «che vantaggio abbiamo a farci guardiani di frontiere, invece che custodi dei nostri fratelli».

©L’Osservatore Romano del 6 novembre 2021

mercoledì 1 settembre 2021

Agenzia Fides 1 settembre 2021

 

AFRICA/CAMERUN - Liberato il Vicario generale della diocesi di Mamfe rapito domenica scorsa
 
Yaoundé (Agenzia Fides) - È stato liberato senza il pagamento del riscatto il Vicario generale della diocesi di Mamfe, nel sud-ovest del Camerun, rapito domenica 29 agosto (vedi Fides 31/8/2021). Lo ha annunciato nella serata di ieri, 31 agosto, il cancelliere della diocesi camerunese, p. Sébastien Sinju.
“Ringraziamo l’Altissimo che ha tenuto al sicuro durante la prigionia Mons. Julius Agbortoko Agbor e lo ha riportato a noi sano e salvo” afferma un comunicato firmato da p. Sinju, giunto a Fides. Il cancelliere ringrazia “le comunità cristiane e tutti coloro che, in patria e all’estero, sono stati al nostro fianco mentre eravamo uniti in preghiera. (…). Che Dio vi benedica”.
Per la liberazione del sacerdote i rapitori avevano chiesto un riscatto di 20 milioni di franchi CFA (circa 30.489 euro). A quanto pare la somma non sarebbe stata pagata.
Mons. Agbortoko Agbor era stato catturato domenica 29 agosto da alcuni giovani armati, che si erano qualificati come separatisti, che avevano assalito il Seminario maggiore di Mamfe. La loro intenzione iniziale era quella di catturare Sua Ecc. Mons. Francis Teke Lysinge, Vescovo emerito di Manfe. Ma vista l’età avanzata del Vescovo, i separatisti hanno preferito prelevare Mons. Agbor. (L.M.) (Agenzia Fides 1/9/2021)
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AFRICA/LIBERIA - Catechisti d’Africa: punto di riferimento dei cristiani delle piccole comunità
 
Foya (Agenzia Fides) – “In Africa mai avrei potuto svolgere il mio servizio missionario senza l’aiuto e il sostegno di tanti catechisti” ha raccontato p. Walter Maccalli in riferimento al Motu Proprio “Antiquum ministerium” del 10 maggio 2021, con cui Papa Francesco ha istituito il ministero dei catechisti.
Il sacerdote, missionario della Società per le Missioni Africane (SMA), nella nota pervenuta all’Agenzia Fides, ha spiegato cosa fa il catechista nella Chiesa africana. “Sono loro il punto di riferimento dei cristiani delle piccole comunità, dato che vivono a stretto contatto con loro e animano le celebrazioni domenicali quando il missionario non può farlo. Ad esempio, in Angola, durante la lunga guerra civile i catechisti sono sempre rimasti al loro posto, anche quando preti e suore avevano dovuto abbandonare le missioni per ragioni di sicurezza. Hanno dato prova della loro fede, pur nel pericolo e nella persecuzione”, sottolinea p. Maccalli. “Non hanno mai interrotto l’opera dell’evangelizzazione, hanno continuato a dare formazione cristiana e assistenza ai fedeli, pur in condizioni precarie, in villaggi isolati della foresta, nei quartieri degli sfollati, o nei campi di rifugiati al di là delle frontiere angolane.”
A testimonianza del ruolo insostituibile dei catechisti, il missionario SMA ne ricorda uno, Estêvão Tomais, nato due anni prima del 1961, anno di inizio della guerra di liberazione angolana. “Era destinato a morire perché meticcio – racconta. Suo padre infatti era portoghese. Fu salvato dalla madre angolana, fuggita in foresta. Catechista per vocazione e responsabile delle comunità sparse nella grande parrocchia di Nambuangongo, è divenuto il fedele collaboratore dei missionari. È ancora oggi formatore di nuovi leader di comunità, ai quali insegna la liturgia e il modo di spiegare la Bibbia.”
“La Chiesa cattolica angolana deve molto ai catechisti per l’incalcolabile contributo che hanno dato all’evangelizzazione lungo i quarant’anni che è durata la guerra – ha dichiarato p. Walter. L’impatto della parola di un catechista africano sui cristiani delle loro comunità è molto forte, maggiore certamente di quella di noi missionari europei. In quanto conoscitore della cultura e delle tradizioni locali, la sua parola è di stimolo e incoraggiamento a vivere la fede cristiana in quelle situazioni in cui il Vangelo entra un pò in conflitto con certe pratiche e certe mentalità ancestrali. Essi sanno come fare la sintesi tra le tante cose buone che ci sono nella tradizione africana e la novità dell’annuncio di Gesù.”
“Qui nella missione di Foya, in Liberia, dove mi trovo ora, - conclude p. Walter - nella nostra parrocchia possiamo contare su un catechista inviatoci dalla diocesi. Tra i vari servizi offerti prepara i catecumeni adulti al Battesimo, esercita un ministero itinerante nei villaggi, per la catechesi e la liturgia in lingua locale, il kissi, oltre ad aiutare a riportare la pace nelle famiglie e nei villaggi dove sono nati dei conflitti.”
(WM/AP) (Agenzia Fides 1/9/2021)

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ASIA/MYANMAR - Militari dell'esercito birmano occupano e profanano due chiese
 
Hakha (Agenzia Fides) - L'esercito birmano ha requisito e profanato due chiese, la chiesa cattolica di San Giovanni e una chiesa battista, nel villaggio di Chat, nel comune di Mindat, nello stato birmano di Chin, nel Myanmar occidentale. Come confermano all'Agenzia Fides fonti ecclesiali nella diocesi di Hakha, dove si trova Mindat, l'assalto è avvenuto ieri, 31 agosto 2021. I militari del Myanmar hanno sequestrato gli edifici di culto e creato un loro quartier generale all'interno delle due chiese.
Il parroco cattolico della chiesa di san Giovanni, padre John Aung, scacciato, esprime a Fides tutto il suo sdegno: "E' esecrabile. I militari hanno requisito la chiesa per loro uso. Hanno aperto il tabernacolo, hanno preso le ostie consacrate e le hanno buttate a terra, calpestando e saccheggiando. Hanno distrutto tutti gli armadi chiusi a chiave. L'esercito dovrebbe rispettare gli edifici religiosi e non dovrebbe toccare nulla all'interno delle chiese. Condanniamo l'aggressione e la violenza gratuita e la profanazione della nostra chiesa, con la palese violazione della libertà di culto". Nel villaggio di Chat ci sono 68 case, 42 delle quali sono di famiglie cattoliche. Tutta la parrocchia abbraccia 20 villaggi dell'area. All'arrivo dei militari, che nell'area si sono scontrati con alcuni militanti delle forze di resistenza locali, il parroco è fuggito nella foresta con gli abitanti del villaggio.
Riferisce Shane Aung Maung, uno dei fedeli cristiani battisti del villaggio: "I soldati hanno distrutto le nostre bibbie, gli arredi sacri, i generatori elettrici e l'amplificatore dei suoni. Bevono alcolici all'interno dell'edificio della chiesa. Macellano il bestiame e cucinano carne nella chiesa". "Tatmadaw (l'esercito regolare birmano, ndr) sta destabilizzando il Paese, colpendo persone e proprietà delle Chiese cristiane, uccidendo civili disarmati e pacifici e bruciando villaggi e case. Siamo davvero sconcertati", aggiunge.
Commenta a Fides il sacerdote cattolico locale p. David Hmun: "Siamo scioccati. E' davvero impensabile. I militari del Myanmar non sono più un esercito popolare ma diventano così un gruppo militante terrorista, che compie violenza sul popolo, sui civili innocenti".
L'occupazione della chiesa da parte dell'esercito è avvenuta quando i combattimenti tra i militari e i gruppi di resistenza civile (Chinland Defence Force, CDF) si sono intensificati nello stato di Chin, area prevalentemente cristiana. L'Institute of Chin Affairs, ente non profit creato da leader di etnia Chin, attualmente con base in India, ha condannato gli atti di violenza compiuti dalle truppe durante l'occupazione delle chiese. "L'occupazione della chiesa e la devastazione delle proprietà della chiesa è una violazione della Convenzione di Ginevra. Chiediamo la fine immediata di atti contro il diritto internazionale umanitario e contro i diritti umani", afferma l'Istituto in un comunicato pervenuto a Fides. L'Istituto condanna l'uccisione di centinaia di civili Chin nei mesi scorsi e segnala che, come effetto del colpo di stato militare del 1° febbraio, "il paese sta scivolando in una guerra fratricida che conduce alla rovina". Data la reazione "intraprendente e resiliente della popolazione, il golpe è fallito", si afferma, notando la formazione e la tenacia delle "Forze di difesa popolare" in tutta la nazione.
(JZ-PA) (Agenzia Fides 1/9/2021)
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ASIA/TURCHIA - La chiesa armena di Malatya riapre al culto dopo 106 anni
 
Malatya (Agenzia Fides) - La chiesa armena apostolica di Surp Yerrortutyun (Santissima Trinità), nella provincia turca orientale di Malatya, ha riaperto le porte al culto divino dopo una interruzione di 106 anni. La divina liturgia, celebrata nella chiesa domenica 29 agosto, è stata presieduta da Sahak Maşalyan, attuale Patriarca armeno di Costantinopoli, e ha visto la partecipazione di un cospicuo numero di cristiani armeni residenti nella regione. Il giorno prima, sabato 28 agosto, l’edificio era stato riaperto come “Centro culturale di arte e cultura Tashhoran”, L’opera architettonica, la cui costruzione era stata completata nel 1893, si trovava in uno stato di degrado dopo decenni di totale abbandono. L’ultima celebrazione liturgica vi si era svolta nel 1915, quando il luogo di culto era sotto la giurisdizione del Patriarcato armeno di Costantinopoli, e prima che l’Anatolia divenisse teatro delle deportazioni e dei massacri noti come “Genocidio armeno”.
I lavori di restauro e ripristino della chiesa – riferisce la testata bilingue armena-turca Agos - sono stati promossi dalla locale associazione Hayder. Le autorità politiche locali, presenti all’inaugurazione, hanno spiegato che il complesso architettonico viene riaperto al pubblico come centro culturale. Nel contempo, su richiesta, le locali comunità cristiane armene potranno utilizzare la chiesa per iniziative ecclesiali, celebrazioni di battesimi e matrimoni, incontri di preghiera e divine liturgie.
“La chiesa, restaurata 100 anni dopo come centro artistico e culturale” ha dichiarato il Patriarca Maşalyan nel discorso tenuto durante le celebrazioni inaugurali, “apre anche ai cittadini cristiani per il culto. Naturalmente, prendiamo questo come un messaggio molto importante in termini di pace, unità e fratellanza per questo Paese”.
In tempi recenti (vedi Fides 23/1/2021 e 27/1/2021) in Turchia aveva suscitato rammarico la sorte di antichi luoghi di culto cristiani ridotti in stato di abbandono che erano stati messi in vendita da proprietari privati o erano stati addirittura smantellati per liberare terreni a vantaggio di nuove iniziative edilizie e immobiliari.
Anche il Patriarcato armeno ortodosso di Costantinopoli aveva diffuso una dichiarazione al riguardo, esprimendo rammarico per il fatto che "edifici ecclesiastici siano percepiti come un bene commerciale e siano visti da alcuni come una fonte di guadagno". In passato – proseguiva la dichiarazione del Patriarcato armeno con sede a Istanbul – i luoghi di culto cristiani erano istituiti, costruiti o restaurati grazie agli ‘editti del Sultano’. Sappiamo che proteggere gli edifici ecclesiastici che contribuiscono alla ricchezza culturale del nostro Paese, che non sono più a disposizione delle comunità di riferimento, rappresenta comunque un dovere delle istituzioni competenti dello Stato”. (GV) (Agenzia Fides 1/9/2021)
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AMERICA/MESSICO - Ucciso un sacerdote nello stato di Morelos
 
Galeana (Agenzia Fides) - Il corpo senza vita del sacerdote messicano don José Guadalupe Popoca è stato ritrovato la mattina del 31 agosto all'interno della parrocchia di San Nicolás de Bari, nella città di Galeana, municipio di Zacatepec, nello stato di Morelos. Secondo le prime informazioni pervenute all’Agenzia Fides, il parroco è stato ucciso da colpi d’arma da fuoco alla testa. Don José Guadalupe era nato a Jiutepec, Morelos, il 12 dicembre 1977, ed era stato ordinato sacerdote il 15 agosto 2007. Ha svolto il ministero sacerdotale in diverse parrocchie della diocesi di Cuernavaca, dedicandosi in particolare ai giovani.
Mons. Ramón Castro Castro, Vescovo di Cuernavaca, diocesi a cui appartiene la parrocchia, ha espresso in un videomessaggio costernazione e dolore, chiedendo alle autorità di indagare sui motivi del crimine, e ha invitato a pregare per l’eterno riposo del sacerdote e perché Dio conceda alla sua comunità il coraggio e la forza di affrontare questa perdita.
Monsignor Alfonso G. Miranda Guardiola, Vescovo ausiliare di Monterrey e Segretario Generale della Conferenza Episcopale Messicana (CEM), in un messaggio afferma: “Con profondo dolore, esprimiamo la nostra tristezza e sgomento per l'omicidio di p. José Guadalupe Popoca, appartenente al clero della diocesi di Cuernavaca. Esprimiamo le nostre condoglianze a Mons. Ramón Castro Castro, alla sua famiglia, agli amici e ai fedeli che ha servito nella vita come loro pastore. Chiediamo la conversione a coloro che producono dolore e sofferenza, affinché possano tornare sulla via del bene. Dio non ha creato nessuno per fare il male, ci ama perché siamo Suoi figli e Si aspetta che scegliamo la strada della vita”. Infine il Segretario generale della CEM ringrazia i sacerdoti, “che svolgono il loro lavoro in tutto il Paese” e chiede loro di “non perdere la speranza, di continuare con ardore la loro missione ecclesiale nonostante le difficoltà, sull'esempio di Gesù, il Buon Pastore”.
Secondo il Sistema nazionale di pubblica sicurezza, tra gennaio e luglio 2021 nello stato di Morelos ci sono stati 769 omicidi e 10 rapimenti. Secondo il Mexico Peace Index 2021, Morelos è il nono stato più violento dei 32 stati messicani. (SL) (Agenzia Fides 1/09/2021)
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AMERICA/CILE - Settembre: dal “Mese della Bibbia” al “Mese della Parola”
 
Santiago (Agenzia Fides) - La Commissione Nazionale per l'Animazione Biblica della Pastorale in Cile, ha deciso quest’anno di cambiare il nome del tradizionale "Mese della Bibbia", che si celebra a settembre in diversi paesi dell’America Latina, in "Mese della Parola". La ragione, spiega la nota pervenuta a Fides, è che i cristiani non sono una religione "del Libro", ma un popolo convocato, che ascolta la voce di Colui che è il "Verbo" fatto carne, e che questa Parola è quella che "ascolta con pietà, custodisce con devozione e spiega con fedeltà" come ricorda la Dei Verbum.
L'obiettivo di questo cambio di nome, prosegue la Commissione, è quello di sottolineare che la Parola di Dio va letta e messa in dialogo con le sfide del tempo presente. “La Parola guidi quindi il nostro processo di discernimento ecclesiale, personale e comunitario. Che possiamo scoprire nella Parola, la nostra vocazione di popolo sinodale che si fa pellegrino con il Signore”. Per dare vita a questo "Mese della Parola", sono state preparate diverse attività per tutto il mese di settembre, che saranno trasmesse sul canale YouTube della Conferenza Episcopale.
L’appuntamento è per ogni lunedì, martedì e mercoledì del mese di settembre, alle ore 19,30. Il lunedì, sul tema "Parola e Interpretazione", si cercherà di illuminare con la Parola alcuni grandi concetti come Popolo di Dio, Discernimento, Sinodalità… Il martedì, la "Lettura orante della Parola" raccoglierà il contributo di diverse diocesi e movimenti sui loro modi di fare lettura orante. Il mercoledì, con "La Parola e la Cultura", verranno presentati alcuni temi propri del momento culturale che stiamo vivendo: la Parola letta dai giovani, la Parola letta dalle Donne, la Parola letta dalle Migrazioni e la Parola letta in dialogo con i Popoli Indigeni. Tutte le informazioni e i materiali sono disponibili nell'apposito sito web preparato per l'occasione. (SL) (Agenzia Fides 1/09/2021)
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AMERICA/EL SALVADOR - Il 22 gennaio la beatificazione dei quattro martiri Rutilio Grande, Manuel Solórzano, Nelson Rutilio Lemus Chávez e Cosma Spessotto
 
San Salvador (Agenzia Fides) - La Chiesa cattolica salvadoregna ha annunciato che la Beatificazione dei martiri salvadoregni padre Rutilio Grande, gesuita, Manuel Solórzano e Nelson Rutilio Lemus Chávez, laici, e del francescano italiano Fray Cosme Spessotto, OFM, avrà luogo il 22 gennaio 2022, sul sagrato della Cattedrale metropolitana di San Salvador.
"E’ stato deciso che la beatificazione sarà a San Salvador, ma sta a noi Vescovi scegliere il luogo, e lo abbiamo già scelto, e sarà la Cattedrale di San Salvador" ha spiegato durante la conferenza stampa per l’annuncio, domenica 29 agosto, l'Arcivescovo di San Salvador, Monsignor José Luis Escobar Alas. Mons. Escobar Alas ha anche confermato che Papa Francesco ha nominato il Cardinale salvadoregno Gregorio Rosa Chávez suo Delegato speciale a presiedere la celebrazione per questi altri quattro martiri che saliranno “agli onori degli altari”, unendosi così a Sant'Oscar Arnulfo Romero, canonizzato nell'ottobre 2018 dallo stesso Papa Francesco.
L'Arcivescovo si è rammaricato in quanto la celebrazione della beatificazione dei martiri non sarà come quella di Sant’Oscar Arnulfo Romero, avvenuta in Plaza del Divino Salvador del Mundo, il 23 maggio 2015, con un numero considerevole di fedeli, perché il contesto della pandemia di coronavirus non lo consente. "Non pensiamo a una festa con un grande afflusso di persone, piuttosto a una celebrazione dove ci siano delle rappresentanze, in quanto la piazza può ospitare un buon numero di persone, sempre rispettando le misure di biosicurezza come mascherine e gel alcolico. La messa sarà trasmessa sulle reti sociali, in modo che le persone possano seguirla ed essere partecipi della beatificazione" ha spiegato.
Il sacerdote gesuita Rutilio Grande era nato il 5 luglio 1928 a El Paisnal, ed è stato assassinato il 12 marzo 1977 dagli squadroni della morte dell'esercito salvadoregno, mentre era parroco nella città di Aguilares. Fu amico di Sant'Oscar Arnulfo Romero, che fu assassinato tre settimane prima di lui. Insieme a padre Rutilio furono uccisi anche il 72enne Manuel Solórzano e Nelson Rutilio Lemus Chavez, 15 anni. Tutti e tre si trovavano su una jeep diretta a El Paisnal, dove il sacerdote avrebbe dovuto celebrare una messa, ma sulla strada furono fermati e fucilati. Il missionario francescano italiano p. Cosma Spessotto, OFM, nato a Mansué nel 1923, in El Salvador dal 1950, venne ucciso a colpi di arma da fuoco da alcuni sconosciuti a San Juan Nonualco, il 14 giugno 1980, mentre pregava davanti all’altare prima di celebrare la Santa Messa.
(CE) (Agenzia Fides 01/09/2021)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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