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martedì 31 marzo 2015

Domenica delle Palme e Addolorata con emozioni per San Giorgio

Una domenica ricca quest'anno per San Giorgio di Nogaro per i cristians: il sole la mattina ha accompagnato la processione delle palme! Mons. Igino è stato un buon catechista per i bimbi, ma anche per i grandi! Alla partenza ha raccontato l'entrata di Gesù in Gerusalemme con precisione e passione come un vero catechista...poi rami di ulivo e palme nelle mani in processione uniti verso il Duomo con Telefriuli che riprendeva la gente(senza disturbo) all'arrivo al sagrato. Bisogna dire che le telelecamere in chiesa sono state poco invadenti, non so i risultati in tv, però la partecipazione ad una messa così particolare che unisce Passione di Gesù e devozione per la Madre Addolorata non è stata disturbata.
Fuori, lo scriba ha acceso il televisore appena a casa, le interviste a tutto il paese, primi Mons. Igino e direttrice Caritas....sulla fontana del Comune senz'acqua, strana location ma efficace sotto il sole!
Nel pomeriggio Duomo pieno per i vespri e, forse, anche per la presenza dell'arcivescovo, il quale canta gli inni alla Madonna senza bisogno di foglietto sotto gli occhi!
Omelia improvvisata sulle sofferenze umane superabili con Gesù e Maria al Fianco e benedizione solenne alla fine di una giornata impegnativa che poi ha affollato via Roma.











venerdì 31 ottobre 2014

Cambi in Diocesi: Don Ennio lascia Porpetto e va a Forgaria

DON PAOLO SCAPIN NUOVO PARROCO DELLA PARROCCHIA DI SAN PIO X. A FORGARIA ARRIVA DON ENNIO GOBBATO   versione testuale

La Parrocchia di San Pio X ha un nuovo parroco: don Paolo Scapin, 63 anni, proveniente dalla Parrocchia di Forgaria. E proprio a Forgaria giunge don Ennio Gobbato, 53 anni, che lascia la Parrocchia di Porpetto.

DON PAOLO SCAPIN A SAN PIO X

La parrocchia di San Pio X accoglierà presto il nuovo parroco. L'Arcidiocesi ha ufficialmente comunicato ieri sera la nomina al consiglio parrocchiale. Si tratta di don Paolo Scapin, 63 anni, che dopo oltre 12 anni lascia le parrocchie di Forgaria, Cornino e Flagogna. La data dell'ingresso a San Pio X non è stata ancora definita.
«Chiedo al Signore umiltà e discernimento per affrontare questo nuovo incarico», afferma don Scapin, non nascondendo la «personale difficoltà» nel lasciare dopo tanti anni comunità alle quali era molto legato. «Ma anche a San Pio X – aggiunge – ci saranno tanti momenti belli e relazioni importanti».

Originario di Cavino di San Giorgio delle Pertiche, un comune in provincia di Padova, don Scapin (nella foto in alto) è stato ordinato sacerdote nel 1987. Dopo un primo incarico come vicario parrocchiale a Tarcento, dal 2002 ha guidato le parrocchie di Forgaria, Cornino e Flagogna.

DON ENNIO GOBBATO A FORGARIA

Dopo 12 anni le comunità di Forgaria, Cornino e Flagogna cambiano parroco. A succedere a don Paolo Scapin sarà don Ennio Gobbatto (nella foto in basso).
53 anni, originario di Goricizza di Codroipo, don Gobbatto lascia la parrocchia di Porpetto, dove era parroco in solidum dal 2010.

Ordinato sacerdote nel 1994, don Gobbatto ha iniziato il suo ministero come vicario parrocchiale di Rivignano e amministratore parrocchiale a Gradiscutta/Belgrado. Successivamente è stato vicario parrocchiale di Tricesimo (dal 1995 al 1997) e nelle comunità di Corno di Rosazzo, Sant'Andrat del Judrio e Manzano (dal 1997 al 2002). Dal 2000 ha assunto l'incarico di parroco in solidum a Palazzolo dello Stella, Muzzana del Turgnano, Precenicco e Rivarotta, poi dal 2007 quello di vicario parrocchiale a Palmanova. Dal 2010 è parroco in solidum a Porpetto.

martedì 28 ottobre 2014

Don Gianni Molinari a Torviscosa: Buon Cammino!

DON GIANNI MOLINARI NUOVO PARROCO DI TORVISCOSA, CASTIONS DELLE MURA E CAMPOLONGHETTO   versione testuale

È don Gianni Molinari il nuovo parroco di Torviscosa, Campolonghetto e Castions delle Mura. Lascia la comunità di Faedis, che ha guidato per quasi 16 anni, e succede nel nuovo incarico a don Luca Anzilutti. Entrerà a Torviscosa l'8 dicembre.

Nato il 9 agosto 1950, don Molinari è stato ordinato sacerdote l'8 dicembre 1976. Ha iniziato il suo impegno pastorale nella parrocchia del Cristo, a Udine, come vicario parrocchiale. Dal 1980 al 1986 è stato parroco di Brischis e amministratore parrocchiale di Mersino. Dal 1986 al 1989 ha guidato la comunità di Mereto di Tomba, poi, dal 1990 al 1998 è stato cappellano dell'ospedale di Udine. Quindi la nomina a parroco di Faedis, comunità che saluterà per continuare il suo servizio pastorale nella Bassa Friulana.

Don Molinari, che è anche assistente spirituale della Coldiretti, ha accolto la nomina «con un po' di trepidazione, ma con lo spirito di un rinnovato impegno». Inizierà la nuova esperienza l'8 dicembre, nell'anniversario della sua ordinazione sacerdotale.

Le comunità di Torviscosa, Campolonghetto e Castions delle Mura si preparano ad accogliere il nuovo parroco «a braccia aperte», afferma la direttrice del consiglio pastorale, Lucia Piovesan. «Siamo certi che saprà ascoltare le idee, le proposte che arriveranno dalle comunità». Comunità molto attive, racconta Piovesan. «Don Anzilutti ha seminato parecchio e bene negli anni e ora si stanno raccogliendo i frutti – dice –. I laici sono stati responsabilizzati. In particolare, ci sono un gruppo liturgico molto ben organizzato, che prepara anche le riflessioni durante le celebrazioni (si tengono al posto della Messa una domenica su tre al mese per permettere al parroco di celebrare in tutte le comunità, ndr), e un gruppo catechisti e animatori valido e "carico"». Chi è sempre stato disponibile, «continuerà a esserlo anche con don Molinari; ci auguriamo che si avvicinino alle parrocchie anche altre persone».

domenica 19 ottobre 2014

Veglia dei Giovani con l'Arcivescovo di Udine Andrea Bruno Mazzocato

Venerdì 24 ottobre ore 20.30 in Duomo a San Giorgio di Nogaro 
Veglia di Preghiera dell'Arcivescovo con i Giovani della Forania Di Porpetto, Palmanova e Mortegliano
Un Comandamento Nuovo

martedì 23 settembre 2014

Servire i fratelli seguendo Cristo

ASIA/IRAQ - Il Patriarca caldeo a sacerdoti e religiosi emigrati senza permesso: tornate per servire chi ha più bisogno
Baghdad (Agenzia Fides) - Un richiamo perentorio a sacerdoti e religiosi usciti dall'Iraq senza aver chiesto e ottenuto il necessario consenso dei propri superiori è stato diffuso lunedì 21 settembre dal Patriarca di Babilonia del Caldei, Louis Raphael I. Nel pronunciamento, pervenuto all'Agenzia Fides, il Primate della Chiesa caldea augura a tutti di riscoprire “la gioia assoluta del servizio del Vangelo” e ricorda che, per la loro condizione, i sacerdoti e i monaci non possono decidere “dove servire, come servire e chi servire”, operando scelte in chiave individualistica, senza dare conto a nessuno delle proprie decisioni. “Dobbiamo vivere e morire nel luogo dove Dio ci chiama” ripete il Patriarca caldeo nel suo messaggio. Inoltre – aggiunge - sacerdoti e religiosi non devono avere come aspirazione la ricerca di condizioni di vita confortevoli, ma servire i fratelli seguendo Cristo, anche accettando di portare la croce, quando ciò viene richiesto dalla circostanze. Per questo nessuno può abbandonare la propria diocesi o la propria comunità religiosa senza l'approvazione formale del Vescovo o del proprio superiore, secondo quanto è stato ribadito anche in occasione del Sinodo dei Vescovi caldei tenutosi nel giugno 2013. Già in quell'occasione, per mettere un freno ad un malcostume diffusosi negli ultimi anni, il Sinodo dei Vescovi caldei svoltosi a Baghdad aveva stabilito che nessun sacerdote può spostare la sua residenza da una diocesi all'altra senza il consenso di ambedue i Vescovi.
Adesso, dopo i tragici eventi che nel nord iracheno hanno coinvolto decine di migliaia di cristiani costretti ad abbandonare le proprie case davanti all'avanzata dei jihadisti dello Stato Islamico (IS), il Patriarca Louis Raphael I richiama tutti i sacerdoti e i religiosi caldei che hanno lasciato l'Iraq, trasferendosi presso le comunità della diaspora caldea sparse nel mondo, a rientrare nel proprio Paese e a mettersi al servizio di chi si trova maggiormente nel bisogno. Il Patriarca avverte infine che saranno presi provvedimenti disciplinari per chi, entro un mese, non avrà risposto al richiamo dando conto della sua situazione ai propri superiori. (GV) (Agenzia Fides 23/9/2014).

mercoledì 5 marzo 2014

Omelia delle Ceneri dell'arcivescovo Mons. Mazzocato

MONS.MAZZOCATO NELL'OMELIA DELLE CENERI: «QUARESIMA SIA PREGHIERA, DIGIUNO ED ELEMOSINA»
«Per incontrare Dio non teniamo il cuore e i pugni chiusi»
Mons. Mazzocato amministra le Ceneri in Cattedrale
5.03.2014Se non «sentiamo in noi il desiderio di ritrovare Dio nella nostra vita» o di «pregarlo come un figlio prega il Padre», questo è il segno «che non siamo abbastanza poveri. Che siamo attaccati a delle ricchezze e delle false sicurezze chesono diventate i nostri idoli, il surrogato di Dio». Questo il messaggio centrale dell'omelia (leggi qui il testo integrale) della Messa delle Ceneri, con cui questa sera mons. Andrea Bruno Mazzocato ha aperto in Cattedrale il tempo di Quaresima. Questa è «la strada maestra che ogni anno la Quaresima spinge ad imboccare, lagrande conversione da rinnovare: "Ritornate al Signore, vostro Dio" - ha spiegato l'Arcivescovo di Udine -. Questa è la strada che Papa Francesco raccomanda nel suo messaggio per la Quaresima. Egli ci ricorda che Gesù, il Figlio di Dio, per venire incontro all'uomo "da ricco che era si è fatto povero per noi". Ha messo in pratica per primo la parabola del Buon Samaritano ed è venuto a cercarci lungo le strade della vita, in mezzo a nostri errori e peccati. È venuto a cercarci e, come il Buon Pastore, ci ha preso sulle sue spalle per riportarci a Dio Padre dal quale abbiamo sempre la tendenza ad allontanarci».

Per riscoprire in noi il consolante desiderio di Dio, ha spiegato il Pastore della Chiesa Udinese, è allora necessario «svuotarci» delle illusorie ricchezze e ritrovarci più poveri, ad imitazione di Gesù: «Per vivere questo esercizio spirituale ci vengono incontro i tre impegni quaresimali, che abbiamo ascoltato ancora una volta nel Vangelo: la preghiera, il digiuno, l'elemosina. Sono i modi molto concreti per purificare il nostro cuore e renderlo più povero e disponibile a tornare al nostro Dio».

La preghiera, perchè «nel silenzio l'uomo si spoglia, ritrova il contatto diretto con la sua coscienza. Lì può sentirsi col desiderio di cercare lo sguardo di Dio Padre, l'unico che vede dentro il mistero del cuore dell'uomo».

Il digiuno, perché «svuota da cose materiali che non sono indispensabili per vivere. Fa riscoprire che la vita vale più del cibo e il corpo più del vestito che indossa».

E infine l'elemosina, che «purifica dalla tendenza all'avarizia che porta a tenere il pugno stretto sui beni che abbiamo per paura che qualcuno ce li porti via e ci renda più poveri».

«Proviamo a riaprire il nostri interessi e desideri verso Dio - è stata l'esortazione finale di mons. Mazzocato -. Per far questo, seguendo l'esempio di Gesù - ricordato dal Papa - impegniamoci a diventare più poveri grazie alla preghiera, al digiuno, all'elemosina».

Negli allegati il testo integrale dell'omelia.

venerdì 25 febbraio 2011

Un nuovo vescovo a Pordenone

LA CONSACRAZIONE IL 26 MARZO


Mons. Pellegrini vescovo di Concordia-Pordenone versione testuale

Attualmente Vicario generale della diocesi di Verona, succede a mons. Poletto



PORDENONE (15 febbraio, ore 12.15) - Mons. Giuseppe Pellegrini, attualmente Vicario generale della diocesi di Verona, è il nuovo vescovo della Diocesi di Concordia-Pordenone. La nomina, decisa da papa Benedetto XVI, è stata resa nota oggi dalla Diocesi tra Friuli-Venezia Giulia e Veneto orientale. Pellegrini succede a mons. Ovidio Poletto, dimessosi per raggiunti limiti d'età.
Il 26 marzo verrà consacrato vescovo in Duomo a Verona, il 3 aprile ci sarà il saluto di mons. Poletto a Pordenone, e il 10 aprile l'ingresso in Diocesi del nuovo Vescovo, dapprima nella cattedrale di Santo Stefano a Concordia Sagittaria (Venezia), quindi nella concattedrale di San Marco a Pordenone.
Nato a Monteforte d'Alpone (Verona) il 10 novembre 1953, mons. Pellegrini è stato ordinato sacerdote da mons. Giuseppe Amari a Verona il 2 giugno 1979. È stato Vicerettore del Seminario maggiore, docente di Sociologia presso lo Studio teologico San Zeno e assistente diocesano dell'Azione cattolica, del settore Giovani di Ac e direttore del Centro diocesano di Pastorale giovanile. Presso la Cei è stato incaricato per la Giornata mondiale della gioventù dal 1998 al 2000, direttore dell'Ufficio nazionale cooperazione missionaria tra le Chiese e delle Pontificie opere missionarie, assistente centrale del Movimento giovanile missionario e infine Vicario generale della Diocesi di Verona dal 2007 a oggi.

giovedì 10 febbraio 2011

Il Papa in Friuli: il portale della Diocesi con un video-discorso di Mons. Mazzoccato

Il Papa in Friuli. Mons. Mazzocato su Youtube:


è un momento per vivere la comunione nella fede versione testuale

«Questa comunione anche nella tradizione storica credo sarà un’occasione per riviverla, anche nel suo significato più profondo di una tradizione che continua»



UDINE (11 febbraio, ore 17.15) - Per l’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, «la visita del Santo Padre ad Aquileia e Venezia significa certamente un evento di grande importanza e un momento per vivere la comunione con la Chiesa di Roma».



La tradizione

La tradizione, infatti, «fa ricondurre l’evangelizzazione di Aquileia a San Marco, inviato da San Pietro, e la consacrazione del primo vescovo, S.Ermacora, il fondatore, consacrazione che risalirebbe a San Pietro, presentato questo nuovo vescovo da S.Marco».

Quindi – aggiunge l’Arcivescovo – «questa comunione anche nella tradizione storica credo sarà un’occasione per riviverla, anche nel suo significato più profondo di una tradizione che continua. Tradizione di comunione tra le Chiese».



Nel cuore dell’Europa

Prosegue mons. Mazzocato: «Quello che ci auguriamo e speriamo, vista la collocazione in questa area un po’ nel cuore dell’Europa, con questi nuovi scenari che si aprono davanti, è che il Santo Padre abbia una parola che apra gli orizzonti alla comunione tra le Chiese sorelle di dell’Europa».

L’Arcivescovo conferma – in un messaggio su You tube – che «già abbiamo iniziato a sensibilizzare la gente, le persone, le comunità cristiane. Penso che già il fatto che il Papa abbia questa prima tappa ad Aquileia, che poi si completerà a Venezia, motiverà molto la popolazione del Friuli-Venezia Giulia perché il riferimento ad Aquileia è ancora nel cuore e nella memoria di tante persone, anzi possiamo dire della intera nostra popolazione».



I Vescovi del Nordest

In un messaggio i Vescovi del Nordest sottolineano che «il Papa viene per confermarci nella fede, il dono più prezioso che abbiamo ricevuto. Il Suo sarà un incontro con il popolo di Dio del Nordest, che affonda le sue radici ad Aquileia da cui sono scaturite cinquantatre Chiese, che vanno ben oltre i confini della nostra Italia attuale. Il Nordest italiano sente inoltre oggi l’urgenza di vivere appieno la sua nuova vocazione di crocevia di popoli latini, slavi e germanici». La nostra fede – aggiungono i Vescovi – ci insegna che il Papa è una presenza diretta e immediata in ogni Chiesa particolare come l’esprimiamo in ogni celebrazione dell’Eucaristia».



Uno di famiglia

Insomma, «è uno di famiglia. Lo vogliamo pertanto accogliere non solo come un ospite gradito ma come colui che, in quanto successore di Pietro, è il garante della comunione ecclesiale. Di ogni nostra parrocchia, di ogni comunità religiosa, di ogni aggregazione di fedeli egli è il necessario punto di riferimento».

Ecco, dunque, che «ci disponiamo a riceverlo attraverso la preghiera e l’approfondimento del suo magistero».

lunedì 7 febbraio 2011

In cattedrale a Udine Giornata per la Vita

aOmelia dell'Arcivescovo nella «Giornata per la vita» versione testuale


Udine, Cattedrale. 6 febbraio 2010



Ai discepoli che ascoltano il suo discorso della montagna Gesù affida la missione di essere sale della terra e luce del mondo. Tra gli uomini che, a causa dell’abitudine al peccato, avevano progressivamente dimenticato il senso e il valore della vita egli invia i discepoli a spargere il sale del Vangelo che ridona gusto divino alla vita dell’uomo.

In mezzo ad un popolo, che camminava dentro una caligine di morte, i credenti in Cristo riflettono Colui che è la Luce del mondo; Luce che ravviva i colori di ogni persona ed esistenza umana.



Con questa celebrazione della S. Messa nella Giornata nazionale per la vita desideriamo essere un po’ sale e luce evangelica in mezzo al popolo friulano.

Speriamo di essere anche una voce che risveglia alla coscienza il valore intangibile di ogni vita umana perché, a volte, ci sembra di assistere quasi ad un assopimento delle coscienze.



Lo denuncia anche il Messaggio dei Vescovi italiani per la 33° Giornata per la vita: “Il fattore più inquietante è l’assuefazione: tutto pare ormai normale e lascia intravedere un’umanità sorda al grido di chi non può difendersi. Smarrito il senso di Dio, l’uomo smarrisce se stesso: l’oblio di Dio rende opaca la creatura stessa”.

Le statistiche descrivono un Friuli nel quale non s’arresta la diminuzione di bambini che nascono ogni anno. Per un popolo questo dovrebbe essere un dato inquietante perché pone interrogativi seri sul proprio futuro.



Ci sembra, invece, di percepire – come dice il messaggio dei Vescovi – una sorta di assuefazione e di indifferenza; la stessa indifferenza con cui è accettato l’alto numero di aborti praticati annualmente nelle strutture sanitarie.



La vita umana va rispettata nel suo sbocciare e nel suo naturale concludersi su questa terra per aprirsi alla vita eterna. Sappiamo quanto la nostra provincia e la nostra città siano state toccate dalle gravi questioni che investono la fine della vita. Sono state toccate nella persona di una giovane donna che qui è stata lasciata morire.

Ma nei dibattiti, che tornano periodicamente, temiamo di non percepire una sofferta passione per la vita umana; e Dio non voglia che ci sia qualche ombra di strumentalizzazione.

Anche se si riserva la libertà di dire una parola chiara, la Chiesa sa che non si difenderà il valore intangibile della vita umana con dibattiti o manifestazioni ad effetto.



Ho appena citato una forte espressione del documento del Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes: “L’oblio di Dio rende opaca la creatura stessa”.

Solo un rapporto vivo con Gesù porta nel nostro debole cuore la sua passione e tenerezza per ogni volto di uomo che ama quando è ancora nel grembo della mamma e continua ad amare quando è nella debolezza della disabilità, della malattia o della vecchiaia.



E’ una tragica presunzione quella di pretendere di conservare il giusto rispetto per la dignità di ogni vita umana se diventiamo indifferenti a Dio e al suo amore per noi.

Il cristiano che non prega, non ascolta la Parola del Vangelo, non invoca perdono per i suoi peccati, non sente fame di Gesù nell’eucarestia diventa meno sensibile anche verso il prossimo perché la sua mente è offuscata e il cuore indurito dal peccato di presunzione. Fatica a capire cosa significhi rispetto della vita specialmente nelle condizioni di debolezza che per ogni uomo sono il momento del concepimento e del morire.



Solo l’amore di Gesù, riversato nei nostri cuori apre anche i nostri occhi verso il prossimo come era-no aperti quelli del buon samaritano.

Care sorelle e fratelli, accogliamo in noi lo Spirito dell’amore di Gesù in questa S. Messa e conti-nuiamo a coltivare con fedeltà l’ascolto della Parola di Dio e la partecipazione all’Eucarestia.



E poi, impegniamoci tutti a favore dei nostri fratelli e della loro vita che è intangibile dono di Dio. Incoraggio quanti già lo fanno anche in modo associato, come sono i membri dei Centri aiuto per la vita così benemeriti nella loro azione a favore delle nuove vite che sono state concepite e delle mamme che le portano in grembo.

Su questo campo tutti possiamo fare qualcosa specialmente mettendo insieme le forze e le di-sponibilità. In questo modo diffonderemo anche il sale del Vangelo che è il solo che può risvegliare dall’assopimento nei confronti della vita e del suo mistero.



Mons. Andrea Bruno Mazzocato

Arcivescovo di Udine

domenica 6 febbraio 2011

Bibie: LETTORIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Boom di adesioni per la Lettura della Bibbia in friulano versione testuale


Anziani, bambini, famiglie coinvolti in un evento unico. Sette giorni e sei notti no-stop



UDINE (4 febbraio, ore 10.50) - Dopo la conferenza stampa di martedì di presentazione del progetto «Leture continue de Bibie par furlan - Lettura continua della Bibbia in Friulano», che prevede la lettura integrale, continua e in friulano della Bibbia dalla Genesi all’Apocalisse, nella Chiesa della Purità a Udine, da domenica 3 a sabato 9 aprile per un totale di 140 ore circa (sette giorni e sei notti), il call center attivato per la raccolta di adesioni è stato da subito interessato da numerose chiamate.

Soddisfatti gli enti organizzatori: l’ARLeF – Agjenzie Regjonâl pe lenghe furlane, la Provincia di Udine, l’Arcidiocesi di Udine e l’Associazione culturale Glesie Furlane.

L’iniziativa “Leture continue de Bibie par furlan - Lettura continua della Bibbia in Friulano”, vede anche l’adesione delle Province di Gorizia e di Pordenone, dell’Arcidiocesi di Gorizia e della Diocesi di Concordia-Pordenone.



La lettura in lingua friulana è un omaggio anche alla tradizione della Chiesa di Aquileia, unisce infatti le radici linguistiche, religiose e culturali del territorio friulano e si tratta di un evento unico nel suo genere in quanto per la prima volta il Testo Sacro verrà letto integralmente, no-stop in una lingua minoritaria.

È interessante sottolineare che le adesioni arrivano da persone appartenenti a categorie eterogenee, di ogni tipo, proprio come esortato durante la conferenza stampa dal presidente dell’ARLeF, Lorenzo Zanon: anziani, bambini, famiglie intere, di tutti i mestieri, dall'operaio al medico, dall'uomo di spettacolo a personalità appartenenti al mondo della politica regionale.



Secondo quando dichiarato dagli operatori del call center, inoltre, molte sono le persone che chiedono esplicitamente di leggere di notte, fatto alquanto singolare ed inaspettato.

I promotori inoltre ricordano che vi è la possibilità di iscriversi in gruppi, facilitando così l’organizzazione della lettura ma soprattutto per condividere insieme e a pieno questa esperienza unica nel suo genere.



La necessità di lettori è ancora forte! Ne occorrono ben 1300, che si presteranno alla lettura la quale durerà da 3 a 10 minuti a seconda del testo della Bibbia scelto o assegnato.

È possibile iscriversi, come lettore singolo o come gruppo di lettori, telefonicamente, chiamando il n. 0432/555979 dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 20.00, oppure scrivendo all’indirizzo bibie@regione.fvg.it. Notizie si possono reperire anche consultando il sito dell’ARLeF e la pagina Facebook (ARLeF Bibie Par Furlan) appositamente creata e che conta già un numero significativo di “amici”.



A proposito dell'iniziativa l’Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato ha sottolineato che «la Parola di Dio va anzitutto accolta nelle viscere, nel cuore e nella vita, mentre dalle labbra ne esce nella lingua materna friulana, in tutta la sua dolcezza familiare». «Penso dunque a questa lettura solenne come a un evento spirituale, oltre che culturale – ha continuato l'Arcivescovo –, e non solo per i credenti: «tra ciò che proviamo alla lettura dei Salmi e ciò che proviamo alla lettura di Pindaro e Petrarca c'è la stessa differenza che tra la patria e la terra straniera», diceva Nietzsche. Tanto più vero, tutto ciò, se quella Parola è proclamata nella lingua patria».

Tante voci per la Giornata per la vita

6 febbraio, la grande preghiera per la vita versione testuale


Nella 33ª Giornata per la vita l'Arcivescovo in Cattedrale attende sposi, fidanzati, volontari, amministratori, responsabili sanitari, parroci



UDINE (3 febbraio, ore 17.15) - Domenica 6 febbraio 2011. Una giornata di riflessione e di assunzione di impegni, da parte del Friuli, per il futuro di questa terra e della sua gente, quindi perché nascano più figli, perché non ci siano più aborti, perché le famiglie riscoprano il senso del loro stare insieme, senza il quale non c’è sviluppo e, quindi, non c’è futuro.

Ecco perché l’Arcivescovo mons. Andrea Bruno Mazzocato ha convocato il popolo della vita domenica 6 febbraio, alle 19, in Cattedrale a Udine, intorno alla celebrazione dell’Eucarestia. Per conto dell’Arcivescovo chiamano alla mobilitazione – sì, proprio così – don Giuseppe Faccin, direttore dell’ufficio diocesano per la pastorale della famiglia, e don Alessio Geretti, delegato episcopale per la cultura. I quali hanno inviato quattro lettere ad altrettanti indirizzi. Indirizzi non certo qualsiasi.



Ai Centri di aiuto alla vita e a tutti i loro collaboratori

«Carissimi amici, desideriamo cogliere l’occasione della 33ª Giornata per la vita per ringraziare il Signore con tutti voi per il dono della vita, in particolare per quella dei bambini che allietano le case delle nostre comunità – così scrivono don Faccin e don Geretti –. Al tempo stesso preghiamo con quegli sposi che attendono di poter generare dei figli e confidano nel superamento di difficoltà, di varia natura, che per ora non lo consentono. Non mancano, come ben sapete, situazioni drammatiche in cui talora la tentazione di non accogliere la vita prende il sopravvento, né possiamo ignorare che talvolta alla vita delle persone, specie delle più indifese, non è riconosciuta adeguata dignità. Infine, sempre più dobbiamo reagire culturalmente e spiritualmente alla tremenda crisi demografica che avvilisce il nostro Friuli e l’intero Occidente: questo è forse il più urgente dei problemi che domanda riscatto e conversione».

Impegnati nell’accoglienza e nella difesa della vita, i Centri di aiuto alla vita che operano o che si stanno costituendo nella Chiesa diocesana «sono una risorsa importantissima». Ecco perché la Chiesa friulana confida «nell’azione e nella forza spirituale di tutti quei volontari che ne fanno parte, o che silenziosamente li sostengono in vari modi, perché contribuiscano a tre grandi obiettivi».

Gli obiettivi sono questi. Il primo: promuovere una cultura dell’accoglienza alla vita, risanando le radici spirituali e le cause socioculturali che hanno condotto tanti a non essere aperti al dono dei figli. Il secondo: diffondere la certezza che per tutelare davvero il bene della donna in situazioni drammatiche va rafforzata, e non distrutta, l’alleanza originale tra madre e figlio. Il terzo: operare affinché nessuna donna si trovi mai in condizioni tali da aver sentito l’aborto come unica strada possibile. Nella lettera agli operatori dei Centri per la vita, l’invito è di raggiungere la cattedrale fin dalle 18.30 «per il Santo Rosario, invocando lo speciale aiuto della Vergine Immacolata, che possa sostenere la vostra opera e illuminare cuori e coscienze».



Agli sposi, alle mamme e papà, ai fidanzati

«Carissimi amici – scrivono don Faccin e don Geretti in un’altra lettera – desideriamo cogliere l’occasione della 33ª Giornata per la vita per ringraziare il Signore con tutti voi per il dono della vita, in particolare per quella dei figli che avete generato o di quelli che per ora desiderate e per i quali già state pregando».

«Proprio la bellezza e la forza dell’amore, sostenuti dalla grazia di Dio, danno senso pieno all’esistenza e infondono quella dedizione generosa, quello spirito di sacrificio e quella serena fiducia che permettono a tanti uomini e donne, nonostante tutte le avversità e le precarietà possibili, di generare e di educare nuove creature, accogliendole con entusiasmo», scrivono ancora don Giuseppe e don Alessio, aggiungendo: «Alla celebrazione siete tutti invitati a partecipare – con i vostri bambini, potendo: non c’è canto migliore delle loro voci per dare lode a Dio –; in particolare invitiamo gli sposi che hanno celebrato il loro matrimonio o il battesimo di un figlio nel corso del 2010».



Ai politici, agli amministratori, ai responsabili della sanità

Per la prima volta l’invito alla celebrazione della vita (e della famiglia) viene rivolto espressamente anche agli amministratori pubblici e ai politici, cui l’Arcivescovo si rivolgerà direttamente. «Questa Giornata nasce anzitutto come ringraziamento al Signore per il dono della vita, in particolare per quella dei bambini che allietano le case dei nostri paesi, pregando al tempo stesso per tutti gli operatori della comunità civile, del mondo della sanità e del mondo del volontariato che rendono possibile il miracolo della vita – si legge nella lettera inviata loro da don Faccin e da don Geretti –. Un pensiero va anche a quegli sposi che attendono di poter generare dei figli, talvolta soffrendo a causa di varie difficoltà». Poi un invito molto forte, quasi un ammonimento: «Sempre più dobbiamo reagire culturalmente e spiritualmente alla tremenda crisi demografica che avvilisce il nostro Friuli e l’intero Occidente: questo per noi è forse il più urgente dei problemi, che domanda riscatto e conversione».



Ai vicari foranei e ai parroci

Non manca l’invito ai sacerdoti, perché promuovano pure loro la partecipazione al grande raduno per la vita. «Vi preghiamo di invitare alla celebrazione i fidanzati prossimi al matrimonio e gli sposi, specialmente quelli più giovani e quelli che da poco hanno generato un figlio o che, ad esempio, ne hanno battezzato uno nel corso del 2010. Vengano pure con i loro bambini: non c’è canto migliore delle voci dei piccoli per dare lode a Dio».

sabato 8 gennaio 2011

In ritardo l'omelia dell'Epifania, ma il tema è importantissimo!

Omelia dell'Arcivescovo per l'Epifania   versione testuale
Cattedrale di Udine, 6 gennaio 2011
 
I protagonisti della festa dell’Epifania sono i Magi. Il Vangelo non dice quanti fossero; anche se tradizionalmente ne mettiamo tre nel presepio perché questo è il numero dei doni che offrirono a Gesù: oro, incenso e mirra. L’evangelista Matteo, che narra l’episodio, ci offre, invece, elementi per capire che tipo di persone fossero. Venivano dall’Oriente, da terre lontane e avevano affrontato un viaggio impegnativo per arrivare fino alla culla di Colui che cercavano: “il Re dei giudei che è nato”.
Si erano mossi senza sapere in partenza la meta del loro cammino. Avevano, però, come una bussola luminosa che li guidava: una stella che avevano visto sorgere e che avevano deciso di seguire. Anche questa stella è protagonista della festa dell’Epifania; con la sua luce esteriore indica la vera luce che interiormente guidava i Magi.

Erano uomini che seguivano una stella interiore che illuminava la loro mente e entusiasmava il loro cuore: era la luce della ricerca della verità, della ricerca di Dio.
Era una luce intensa, il desiderio più forte che potessero provare; tanto forte da spingerli a lasciare le sicurezze della casa e del paese dove abitavano e mettersi in cammino senza sapere il punto di arrivo del loro pellegrinaggio.
I Magi erano uomini veri, uomini dignitosi che non si accontentavano di un’esistenza mediocre. Cercavano la risposta alle grandi domande che ogni uomo porta nel cuore: quale sia il senso della sua esistenza su questa terra; quale possa essere una speranza che non delude.

Non fu facile il loro cammino e incontrarono gli ostacoli più grossi là dove pensavano di trovare un aiuto; cioè, a Gerusalemme, la Città Santa. Trovarono una popolazione addormentata nell’indifferenza, che non mostrava alcun interesse alla loro ricerca di Dio che si era fatto uomo, come i profeti avevano preannunciato. Dovettero fare i conti con la politica di Erode e dei notabili del tempo, pronti a strumentalizzare anche la ricerca sincera dei Magi per sete di potere.
Non si scoraggiarono e la stella che li guidava non li deluse. Finalmente giunsero là dove il cielo aveva toccato la terra e il Figlio di Dio si era fatto bambino. Finalmente poterono inginocchiarsi pieni di gioia e, con i doni, offrire tutta la loro vita a Colui che era venuto loro incontro per salvare la loro vita.

I Magi mi portano a pensare ai nostri bambini, ragazzi e giovani. Un bambino che spalanca gli occhi sul mondo ha uno sguardo pieno di attesa e di ricerca. Guarda gli occhi della mamma e le fa una muta e fondamentale domanda: «Perché sono nato?» «Che senso ha la mia vita?» «Dove sta la vera gioia?». Sono le domande che continua a conservare dentro di sé anche quando cresce e diventa ragazzo, adolescente, giovane. E si guarda attorno per cercare chi è più esperto nella vita e ha già cercato la risposta.
Con amarezza dobbiamo riconoscere che i nostri ragazzi e giovani troppe volte vanno incontro alla stessa delusione che i Magi provarono entrando a Gerusalemme, dove pensavano di trovare lì chi conosceva la risposta alla loro ricerca.

Anche i nostri figli si trovano in mezzo ad una società di adulti spesso addormentati nell’indifferenza religiosa, che si accontentano di piccoli espedienti per riempire le giornate e che non cercano più un senso grande per la loro esistenza da trasmettere alla nuove generazioni. Oppure devono fare i conti con una gestione politica (nel senso più ampio del termine) della società che ha dimenticato l’obiettivo del bene delle persone per sete di poteri, piccoli o grandi.
Anche il Presidente della Repubblica, nel messaggio di fine anno, ha sollecitato con forza a non deludere i ragazzi e i giovani. Non vanno delusi nelle loro legittime attese di avere il diritto ad un studio serio e ad una prospettiva professionale ed economica per il loro futuro.
Ma i Magi ci ricordano che non dobbiamo riservare a loro una delusione ancora profonda: quella di non trovare adulti che sanno ascoltare e capire le grandi domande sul senso della vita e sanno essere la loro stella che li guida da Colui che ha portato su questa terra la Luce vera,  quella che illumina ogni uomo.
Per le nuove generazioni, che come i Magi sono in ricerca, ogni adulto può fare qualcosa. Anche solo un uomo, che non ha abdicato alla sua dignità di cercatore della verità  e di Dio, è come una stella luminosa a cui tanti possono guardare.
Chiediamo al Signore Gesù, per intercessione dei Santi Magi, la grazia  di tenere sempre sveglia la mente e il cuore nella ricerca di Dio e nel cammino della fede. E l’unico esercizio che ci tiene svegli è la preghiera.
Saremo una stella di riferimento per i figli che entrano nella vita; un esempio di quale sia una vita degna di una persona umana.
mons. Andrea Bruno Mazzocato
Arcivescovo di Udine

lunedì 3 gennaio 2011

Il messaggio dell'Arcivescovo di Udine per la Giornata mondiale della Pace

"Senza le religioni la società è un deserto"   versione testuale

Iniziamo questo nuovo anno con la benedizione di Mosè: “Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda la pace”. Desideriamo che il nostro primo passo nel 2011sia fatto nella pace e la invochiamo da Gesù, Figlio di Dio e figlio di Maria, che la Chiesa proclama “Principe della pace”.
Un nuovo anno ha sempre il sapore di un nuovo inizio e quale segno di speranza è che cominci sotto l’auspicio della pace! Questo sognò Paolo VI quando proclamò il primo gennaio “Giornata mondiale della pace”.
Questo è l’augurio che Benedetto XVI rivolge a tutti gli uomini di buona volontà all’inizio del suo tradizionale messaggio: “All’inizio del nuovo anno il mio augurio vuol giungere a tutti e a ciascuno; è un augurio di serenità e di prosperità, ma soprattutto è un augurio di pace” (n. 1).
Il Papa continua il suo messaggio riflettendo su una delle condizioni basilari perché sia salvaguardata la pace tra gli uomini: la libertà religiosa è via per la pace.
Tra la libertà religiosa e la pace c’è un legame profondo che tante volte non è capito e non è rispettato; per questo il Santo Padre si è sentito il dovere di richiamarlo all’opinione pubblica mondiale.
Il suo messaggio è molto denso e articolato anche se scorrevole nel testo. Invito caldamente a leggerlo e, in questa omelia, mi limito a sottolinearne solo qualche passaggio.
Richiamo, prima di tutto, il motivo principale per cui è tanto importante che sia rispettata la libertà religiosa, il diritto di ogni uomo a professare la propria religione sia privatamente che pubblicamente. Scrive il Papa: “Il diritto alla libertà religiosa è radicato nella stessa dignità della persona umana la cui natura trascendente non deve essere ignorata o trascurata” (n. 2). La persona umana ha una natura spirituale. Cerca il senso e la realizzazione di sé fuori di sé, aprendosi a Colui che è l’Essere spirituale, a Dio a cui immagine ogni uomo è stato creato.
Di conseguenza, una persona è rispettata nella sua dignità quando le è offerta la piena libertà ad esprimere il suo rapporto con Dio anche in modo pubblico, secondo la religione a cui appartiene.
Solo una società che salvaguarda la libertà religiosa può vantare di avere ordinamenti giusti e di promuovere, per questo, la pace. Anzi, il Papa si spinge ad affermare che la libertà religiosa “è la cartina di tornasole per verificare il rispetto di tutti gli altri diritti umani, essendone sintesi e vertice” (n. 5).
Quello che è un diritto inalienabile di ogni persona è, purtroppo, ancora troppe volte offeso in diversi Stati del mondo. Per questo il messaggio pontificio ha un tono pressante e, a volte, preoccupato; teme, infatti, che le violazioni alla libertà religiosa arrivino a mettere in pericolo la convivenza pacifica tra i popoli e la pace.
Afferma, in particolare, che proprio “i cristiani sono attualmente il gruppo religioso che soffre il maggior numero di persecuzioni a motivo della propria fede” (n. 1).
Due sono le forme più diffuse di negazione della libertà religiosa che fanno patire molti cristiani e altre persone religiose: il fondamentalismo e il laicismo.
Il fondamentalismo è una negazione evidente e, spesso, violenta della libertà religiosa che tocca purtroppo varie Nazioni specialmente in Africa e in Asia. In questi giorni, anche la cronaca – purtroppo non sempre attenta a queste notizie – ha dovuto occuparsi di vere persecuzioni che hanno mietuto vittime dentro comunità cristiane, qualche volta all’interno degli stessi luoghi di culto e durante pacifiche celebrazioni liturgiche.
Il laicismo riguarda, invece, gli Stati europei ed è una forme, forse, meno evidente ma non meno grave di negazione della libertà religiosa. Può un po’ impressionare l’affermazione che anche in Europa si offende un diritto fondamentale della persona umana.
Di fatto, si sta diffondendo una certa idea di laicità dello Stato che, in nome della uguaglianza di tutti i cittadini, riduce la religione a fatto privato da praticare individualmente o all’interno di gruppi e ambienti ad essa riservati, senza manifestazioni pubbliche.
Da tale concezione nasce l’insofferenza verso manifestazioni e simboli religiosi che abbiano cittadinanza nella vita pubblica. Nascono anche le reazioni contro la Chiesa quando pubblicamente si esprime richiamando l’importanza di valori che per il Vangelo sono indiscutibili; ma tali dovrebbero essere considerati da tutta la società civile.
Questa visione laicista dello Stato impoverisce tutta la società umana perché, volendo cancellare la presenza pubblica delle religioni, più che uguaglianza rischia di creare deserto; un deserto privo di quelle esperienze e di quei valori che ogni persona, intellettualmente onesta, deve riconoscere come radici della nostra civiltà.
Di fronte a queste forme attuali di negazione della libertà religiosa, ci sentiamo in sintonia con il Santo Padre che invita tutti gli uomini di buona volontà a rivendicare questo diritto inalienabile della persona umana. Non possiamo che condividere questo suo appello: “Il mondo ha bisogno di Dio, Ha bisogno di valori etici e spirituali, universali e condivisi e la religione può offrire un contributo prezioso nella loro ricerca, per la costruzione di un ordine sociale giusto e pacifico, a livello nazionale e internazionale” (n. 15).
+ Arcivescovo di Udine
Mons. Andrea Bruno Mazzocato

venerdì 24 dicembre 2010

Egli toccherà il nostro cuore

«Il frutto del Natale è la solidarietà».
Gli auguri dell'Arcivescovo Mazzocato   versione testuale

Arcidiocesi di Udine, 22 dicembre 2010
 
Cari sacerdoti, diaconi e fedeli, un’antica antifona del messale romano annuncia la nascita di Gesù con queste parole: «Nel quieto silenzio che avvolgeva ogni cosa e mentre la notte giungeva a metà del suo corso, la tua Parola onnipotente, o Signore, è scesa dal cielo».
Gesù non nasce sotto i riflettori della pubblicità per attirare, in qualche modo, l’attenzione anche delle persone più distratte. Lui è la Parola che Dio invia in mezzo agli uomini per parlare ad ognuno di loro.
Non si fa, però, precedere da forme di propaganda che stupiscano più degli spettacoli degli imperatori romani. Sceglie di entrare in mezzo all’umanità nel silenzio della notte che avvolgeva uomini e cose.
Chi si accorge che è nato l’Emanuele, il Dio-con-noi e che è possibile incontrarlo e ascoltarlo? Solo poche persone: Maria, Giuseppe e un gruppo di pastori.
Essi hanno qualcosa in comune. sono «poveri di spirito». Non sono pieni di se stessi e tutti occupati dai propri progetti e preoccupazioni. Hanno un cuore povero, senza presunzioni; sono in attesa di Dio, della sua Parola per seguirla con gioia.
Da questi primi testimoni possiamo imparare a vivere il Natale che si rinnova per coloro che hanno il cuore povero, aperto a Dio e alla sua Parola. Gesù incontra realmente anche noi perché è Lui che ci parla nel suo Vangelo e in tutta la Sacra Scrittura.
Ma ci trova nella condizione di Maria e Giuseppe che erano pronti ad accogliere in mezzo a loro Gesù, Parola di Dio, e ascoltarlo?
Care sorelle e fratelli, in quest’anno pastorale ho invitato tutti ad un impegno più forte nell’ascolto della Parola di Dio. Se non troviamo tempo per leggere e meditare la Sacra Scrittura,
Gesù resta lontano e Dio resta lontano perché rifiutiamo di conoscere i suoi pensieri e il suo cuore che suo Figlio, fatto uomo, ha rivelato.In questo Natale, mettiamoci in ginocchio con Maria e Giuseppe ascoltando e pregando Gesù. Egli toccherà il nostro cuore povero suggerendoci i suoi sentimenti di pace tra noi e di compassione verso i più sfortunati di noi. Il tempo che ci sta davanti sarà, probabilmente, ancora difficile per molte persone che chiederanno generosa solidarietà.
Natale porti il suo frutto: una più generosa solidarietà fraterna nelle famiglie e nelle comunità.
Questo sarà un «Buon Natale» accompagnato dalla benedizione del Bambino che ci è stato donato.

Andrea Bruno Mazzocato
Arcivescovo di Udine

mercoledì 8 dicembre 2010

"Vescovo, ministero indispensabile"...il portale dell'Arcidiocesi ci informa

  versione testuale
Solenne celebrazione in Cattedrale per il 10° di episcopato di mons. Mazzocato
“Non è la mia persona che merita espressioni di ringraziamento, ma è il dono di un Vescovo, fatto da Dio alla Chiesa dieci anni fa, che questa sera merita la preghiera di ringraziamento”. Con queste parole l’Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Mazzocato si è rivolto ai fedeli della Chiesa udinese che, oggi mercoledì 8 dicembre, da ogni parrocchia della diocesi, sono arrivati in Cattedrale per stringersi attorno a lui nel X anniversario della sua ordinazione episcopale.
Mons. Mazzocato, attorniato da oltre 150 sacerdoti del presbiterio diocesano e del clero trevigiano, aveva al suo fianco il  suo predecessore, l’arcivescovo emerito di Udine, mons. Alfredo Battisti, mentre mons. Pietro, impossibilitato ad intervenire per un leggero malessere, era presente spiritualmente. “Li ringrazio - ha detto- perché hanno accolto, con la delicatezza fraterna che sempre mi dimostrano, l’invito a partecipare alla nostra celebrazione. Li ringrazio, però, per un motivo più profondo: con la loro presenza ci aiutano a capire il vero significato di questo momento di festa e di benedizione a Dio”. Ed ha aggiunto: “Mi sembra bello in questa celebrazione ricordare l’unica chiamata e l’unica consacrazione che rende noi tre vescovi un unico dono di Cristo all’amata Chiesa di Udine… consacrazione che, indegnamente, abbiamo ricevuto e che ci ha reso Vescovi, successori degli apostoli, presenza viva di Gesù Buon pastore nella sua Chiesa”.
E per lui, in particolare, ha chiesto a tutti una preghiera che si aggiunga alle tante che vengono fatte per il vescovo, confessando di aver bisogno “di un supplemento di fede” per credere fermamente nel Signore Gesù mentre si trova a condividere i disorientamenti e le difficoltà a credere di tanti fratelli; di un “supplemento di speranza” perché tocca a lui, come Pastore, stare in testa al gregge e riconoscere, tra le nebbie della storia umana, il sentiero certo che conduce alla vita; ed, infine, “un supplemento di carità” per amare sempre e a qualunque prezzo la Chiesa che Dio gli ha consegnato come sposa.
A conclusione della celebrazione, la Chiesa udinese ha donato a mons. Mazzocato un nuovo “pastorale”, cioè il bastone usato del vescovo nella liturgia; è il “pastorale del buon pastore”, ha spiegato il delegato episcopale per la cultura, illustrandolo. 
Realizzato a Roma, dalla bottega dei fratelli Claudio e Piero Savi, orafi della Casa Pontificia esso è interamente in argento, cesellato e niellato, con il bastone sfaccettato e il riccio sul quale si avvolgono alcune spire di rami d’ulivo. All’interno del riccio è stata collocata la piccola scultura di Gesù Buon Pastore, che porta sulle spalle una pecorella mentre altre due ai suoi piedi volgono a Lui lo sguardo.
L’iconografia che ha ispirato l’immagine nel riccio del pastorale viene dalle Catacombe di Priscilla a Roma, ed è un affresco del III secolo. Nella versione cesellata in argento dai fratelli Savi, Gesù è stato rappresentato con gli abiti della classica iconografia cristiana, mentre la pecorella che porta in spalla volge all’indietro il capo, come segno di conversione.
Numerose le autorità civili e militari presenti alla celebrazione a testimonianza del rapporto cordiale e del dialogo costruttivo per il bene comune che mons. Mazzocato ha saputo vivere in questo suo primo anno di pastore della Chiesa udinese.
L’ordinazione episcopale di mons. Mazzocato è avvenuta il 9 dicembre 2000 nella Cattedrale di Treviso, dopo la sua elezione a Vescovo della Chiesa di Adria-Rovigo l’11 ottobre dello stesso anno. Ha guidato la chiesa rodigina per 3 anni. Poi è stato nominato dal S. Padre vescovo di Treviso, dove ha fatto ingresso il 18 gennaio 2004. Dal 20 agosto 2009 mons. Mazzocato è Arcivescovo di Udine.

venerdì 3 dicembre 2010

L'Arcivescovo di Udine ringrazierà il Signore

Mons. Mazzocato festeggia 10 anni da vescovo versione testuale
Mercoledì 8 dicembre la Chiesa udinese si stringe attorno al suo pastore

UDINE (3 dicembre, ore 16) - Nella solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, mercoledì 8 dicembre, la Chiesa Udinese è invitata a stringersi con affetto filiale attorno all’Arcivescovo, mons. Andrea Bruno Mazzocato, nel 10° anniversario della sua ordinazione episcopale. In Cattedrale alle ore 18 è in programma una solenne concelebrazione eucaristica, presieduta dallo stesso Arcivescovo, durante la quale tutta la comunità diocesana ringrazierà il Signore per il dono del ministero episcopale di mons. Mazzocato e per pregare per lui.
Nella introduzione al libretto liturgico preparato per questa occasione si legge che «le comunità cristiane hanno sempre amato celebrare il giorno anniversario dell’ordinazione del proprio Vescovo, il "natalis Episcopi": secondo le fonti, infatti, esso risulta essere commemorato fin dal IV secolo. Celebri sono i discorsi tenuti da sant’Agostino nell’anniversario della sua ordinazione (Serm. 340), dove il vescovo di Ippona approfitta della circostanza che vede la comunità locale riunita attorno al pastore per chiedere il dono della preghiera affinché il peso del ministero sia più leggero.
L’ordinazione episcopale di mons. Mazzocato è avvenuta il 9 dicembre 2000 nella Cattedrale di Treviso, dopo la sua elezione a Vescovo della Chiesa di Adria-Rovigo l’11 ottobre dello stesso anno. Ha guidato la chiesa rodigina per 3 anni. Poi è stato nominato dal S. Padre vescovo di Treviso, dove ha fatto ingresso il 18 gennaio 2004. Dal 20 agosto 2009 mons. Mazzocato è Arcivescovo di Udine.
«Nelle altre diocesi in cui sono stato Pastore – spiega mons. Mazzocato – ho sempre celebrato questo anniversario che riguarda me personalmente, ma anche tutta la diocesi per l’importanza che ha il ministero del vescovo in essa». La Chiesa Udinese non mancherà certo di stringersi attorno a lui in festa e nella preghiera.

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

The Chosen ...é sufficiente per me...posso fare molto con questo ..

Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occ...