Iniziamo questo nuovo anno con la benedizione di Mosè: “Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda la pace”. Desideriamo che il nostro primo passo nel 2011sia fatto nella pace e la invochiamo da Gesù, Figlio di Dio e figlio di Maria, che la Chiesa proclama “Principe della pace”.
Un nuovo anno ha sempre il sapore di un nuovo inizio e quale segno di speranza è che cominci sotto l’auspicio della pace! Questo sognò Paolo VI quando proclamò il primo gennaio “Giornata mondiale della pace”.
Questo è l’augurio che Benedetto XVI rivolge a tutti gli uomini di buona volontà all’inizio del suo tradizionale messaggio: “All’inizio del nuovo anno il mio augurio vuol giungere a tutti e a ciascuno; è un augurio di serenità e di prosperità, ma soprattutto è un augurio di pace” (n. 1).
Il Papa continua il suo messaggio riflettendo su una delle condizioni basilari perché sia salvaguardata la pace tra gli uomini: la libertà religiosa è via per la pace.
Tra la libertà religiosa e la pace c’è un legame profondo che tante volte non è capito e non è rispettato; per questo il Santo Padre si è sentito il dovere di richiamarlo all’opinione pubblica mondiale.
Il suo messaggio è molto denso e articolato anche se scorrevole nel testo. Invito caldamente a leggerlo e, in questa omelia, mi limito a sottolinearne solo qualche passaggio.
Richiamo, prima di tutto, il motivo principale per cui è tanto importante che sia rispettata la libertà religiosa, il diritto di ogni uomo a professare la propria religione sia privatamente che pubblicamente. Scrive il Papa: “Il diritto alla libertà religiosa è radicato nella stessa dignità della persona umana la cui natura trascendente non deve essere ignorata o trascurata” (n. 2). La persona umana ha una natura spirituale. Cerca il senso e la realizzazione di sé fuori di sé, aprendosi a Colui che è l’Essere spirituale, a Dio a cui immagine ogni uomo è stato creato.
Di conseguenza, una persona è rispettata nella sua dignità quando le è offerta la piena libertà ad esprimere il suo rapporto con Dio anche in modo pubblico, secondo la religione a cui appartiene.
Solo una società che salvaguarda la libertà religiosa può vantare di avere ordinamenti giusti e di promuovere, per questo, la pace. Anzi, il Papa si spinge ad affermare che la libertà religiosa “è la cartina di tornasole per verificare il rispetto di tutti gli altri diritti umani, essendone sintesi e vertice” (n. 5).
Quello che è un diritto inalienabile di ogni persona è, purtroppo, ancora troppe volte offeso in diversi Stati del mondo. Per questo il messaggio pontificio ha un tono pressante e, a volte, preoccupato; teme, infatti, che le violazioni alla libertà religiosa arrivino a mettere in pericolo la convivenza pacifica tra i popoli e la pace.
Afferma, in particolare, che proprio “i cristiani sono attualmente il gruppo religioso che soffre il maggior numero di persecuzioni a motivo della propria fede” (n. 1).
Due sono le forme più diffuse di negazione della libertà religiosa che fanno patire molti cristiani e altre persone religiose: il fondamentalismo e il laicismo.
Il fondamentalismo è una negazione evidente e, spesso, violenta della libertà religiosa che tocca purtroppo varie Nazioni specialmente in Africa e in Asia. In questi giorni, anche la cronaca – purtroppo non sempre attenta a queste notizie – ha dovuto occuparsi di vere persecuzioni che hanno mietuto vittime dentro comunità cristiane, qualche volta all’interno degli stessi luoghi di culto e durante pacifiche celebrazioni liturgiche.
Il laicismo riguarda, invece, gli Stati europei ed è una forme, forse, meno evidente ma non meno grave di negazione della libertà religiosa. Può un po’ impressionare l’affermazione che anche in Europa si offende un diritto fondamentale della persona umana.
Di fatto, si sta diffondendo una certa idea di laicità dello Stato che, in nome della uguaglianza di tutti i cittadini, riduce la religione a fatto privato da praticare individualmente o all’interno di gruppi e ambienti ad essa riservati, senza manifestazioni pubbliche.
Da tale concezione nasce l’insofferenza verso manifestazioni e simboli religiosi che abbiano cittadinanza nella vita pubblica. Nascono anche le reazioni contro la Chiesa quando pubblicamente si esprime richiamando l’importanza di valori che per il Vangelo sono indiscutibili; ma tali dovrebbero essere considerati da tutta la società civile.
Questa visione laicista dello Stato impoverisce tutta la società umana perché, volendo cancellare la presenza pubblica delle religioni, più che uguaglianza rischia di creare deserto; un deserto privo di quelle esperienze e di quei valori che ogni persona, intellettualmente onesta, deve riconoscere come radici della nostra civiltà.
Di fronte a queste forme attuali di negazione della libertà religiosa, ci sentiamo in sintonia con il Santo Padre che invita tutti gli uomini di buona volontà a rivendicare questo diritto inalienabile della persona umana. Non possiamo che condividere questo suo appello: “Il mondo ha bisogno di Dio, Ha bisogno di valori etici e spirituali, universali e condivisi e la religione può offrire un contributo prezioso nella loro ricerca, per la costruzione di un ordine sociale giusto e pacifico, a livello nazionale e internazionale” (n. 15).
+ Arcivescovo di Udine
Mons. Andrea Bruno Mazzocato
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