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mercoledì 29 agosto 2007

Dal Sito della Diocesi di Udine

I Vescovi del Friuli V. G. a Mosca incontrano il Patriarca Alessio II

Cronaca degli incontri dei presuli della regione con il Patriarca di Mosca




«Siamo stati accolti con grande attenzione e gentilezza, abbiamo vissuto un’esperienza profonda di fraternità». È unanime il commento che il quattro vescovi del Friuli Venezia-Giulia pronunciano dopo aver partecipato alla divina liturgia della Dormizione di Maria (la festa dell’Assunta) nell’omonima cattedrale di Mosca, dentro il perimetro del Cremlino. Per due volte, la sera del 27 agosto e poi la mattina del 28, gli arcivescovi Pietro Brollo e Dino De Antoni (Udine e Gorizia), e i vescovi Eugenio Ravignani e Ovidio Poletto (Trieste e Concordia Pordenone) hanno incontrato Alessio II, il patriarca di Mosca e di tutte le Russie, la guida spirituale della più consistente Chiesa dell’ortodossia. Quello che è avvenuto in questi giorni è il frutto di un cammino che parte da lontano, pienamente in sintonia con la vocazione delle Chiese cattoliche del Nordest, le quali, fin dai tempi di Aquileia, hanno sempre rappresentato un ponte verso l’Oriente.

Alessio II nei due incontri con i vescovi ha sottolineato l’importanza di questi scambi fraterni e del rapporto tra le Chiese: «Dobbiamo essere insieme per affrontare la scristianizzazione del mondo di oggi. Dobbiamo difendere la famiglia e la vita, dobbiamo aiutare i giovani in questa società dove Dio viene emarginato». Alessio ha poi ribadito l’importanza della preghiera per il traguardo dell’unità. Rispondendo all’invito che gli è stato presentato a visitare Aquileia , il patriarca ha detto: «Se Dio vorrà, potremo realizzare questa visita», precisando subito dopo che sottoporrà l’eventuale decisione al Santo Sinodo della Chiesa Russa.

I commenti dei Vescovi

Il 28 agosto, la solenne celebrazione dell’Assunta, alla delegazione dei vescovi italiani è stato assegnato un posto in prima fila, accanto all’antico seggio patriarcale, e sono state sistemate per loro delle sedie. Poi, dopo la consacrazione, quando sono state chiuse le porte dell’antica e splendida iconostasi mentre i celebranti si comunicavano, i vescovi del Friuli Venezia-Giulia sono stati fatti entrare nello spazio dei celebranti per un nuovo saluto del patriarca. «È stato un gesto commovente, di grande attenzione nei nostri confronti – osserva monsignor Dino De Antoni, arcivescovo di Gorizia – perché ci ha fatto entrare dentro l’eucaristia. Mi hanno anche colpito i ripetuti inviti a sederci che ci venivano rivolti dai diaconi e l’attenzione dello stesso Alessio II nei nostri confronti, preoccupato che fossimo stanchi perché poco abituati a riti così lunghi che i fedeli e i celebranti vivono rimanendo in piedi quasi tutto il tempo».

Un cammino iniziato da tempo, dicevamo. «Al convegno delle Chiese del Triveneto ad Aquileia, nel 1990 – ricorda monsignor Ovidio Poletto – uno dei punti fondamentali è stato proprio quello dell’impegno al dialogo e all’apertura verso l’Est Europa». Monsignor Ravignani osserva che già nel 1984 c’era stata una tappa fondamentale, in occasione del Convegno delle Chiese d’Europa tenuto a Riva del Garda: «Allora partecipò anche Alessio, che non era ancora patriarca ma metropolita – ricorda il vescovo di Trieste – e ora ha voluto ricordare quell’incontro conclusosi con una preghiera nella cattedrale di Trento e il bacio al crocifisso del Concilio che lì si svolse». Da ricordare sono anche i tre incontri ecumenici organizzati all’abbazia di Rosazzo, ricorda mons. Pietro Brollo, arcivescovo di Udine: le Chiese del Nordest, e in particolare quelle del Friuli Venezia-Giulia vivono questo ecumenismo dei piccoli gesti da molto tempo. «Ci sono contatti fraterni con le comunità ortodosse di antica e nuova costituzione» raccontano i vescovi. Per questo, ricorda monsignor Poletto, Alessio II ci ha detto: «Dalle Chiese del Nordest d’Italia siamo sempre stati bene accolti». Ma i quattro presuli sono rimasti colpiti e toccati, oltre che dalla bellezza della liturgia, non a caso chiamata «divina», anche dalla commossa partecipazione dei fedeli: «Abbiamo incontrato una fede radicata nel popolo e vissuta». I vescovi hanno anche sottolineato come «l’impegno per l’unità deve partire dall’accoglimento e dalla valorizzazione della ricchezza delle diverse sensibilità e tradizioni liturgiche».

(a cura di don Giulio Gherbezza)

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