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domenica 19 aprile 2009

Commento alla Parola 19 aprile 2009




Lo Spirito: Dono del Risorto


Gesù risorto entra attraverso le porte chiuse e rivolge il saluto: «Pace a voi!». Come già per Maria di Magdala non sono le sembianze, ma la voce a farlo riconoscere. Quello che Gesù dice avviene, ogni sua parola si fa evento: la sua pace, dunque, si comunica agli apostoli. Come aveva promesso, Gesù non lascia orfani i suoi discepoli, ma dona loro lo Spirito Paraclito, grazie al quale essi potranno comprendere tutto ciò che ha loro insegnato e continuare nel mondo la sua missione, cooperando all’opera della salvezza. Anche Tommaso, quando sente la voce di Gesù, si apre a ricevere il dono della fede e, illuminato dallo Spirito, può ormai rinunziare alla sua esigenza di vedere e toccare sensibilmente. Afferrato nell’intimo dalla voce del Maestro, subito si prostra in adorazione e fa una solenne proclamazione di fede: «Mio Signore e mio Dio!».

Gesù sarà sempre vicino ai suoi apostoli, vicino alla sua Chiesa, ma in altro modo: mediante l’azione dello Spirito Santo, il quale offre come dono eccellente la pace, frutto maturo della salvezza e contrassegno principale dei discepoli di Cristo. Dobbiamo perciò continuamente aprirci a questo dono, mettendoci a totale disposizione di Dio. In ogni situazione dobbiamo domandarci: che cosa voglio realizzare attuando questi pensieri e sentimenti? Che cosa cerco veramente? Se ci accorgiamo di perseguire fini egoistici, dobbiamo rettificare la nostra volontà, affidandola all’azione dello Spirito Santo perché ci renda capaci di credere e di amare con autenticità. Siamo infatti chiamati a essere partecipi della vita stessa di Dio, cioè a essere santi. La santità consiste proprio nel lasciare che lo Spirito Santo orienti e diriga totalmente a Dio la nostra volontà. Questo operi in noi lo Spirito che il Risorto ci ha donato! Ecco perché vivere il mistero pasquale è un’avventura meravigliosa.

Il Signore stima superiori a quelli che vedono e quindi credono, coloro che pur non vedendo credono. In effetti, a quel tempo la fede dei discepoli di Cristo era talmente vacillante che, pur vedendolo già risorto, per credere alla sua risurrezione ritennero necessario anche toccarlo. Non bastava che lo vedessero con gli occhi se non avessero accostato anche le mani alle sue membra e non avessero toccato anche le cicatrici delle ferite recenti; in tal modo il discepolo che dubitava, dopo aver toccato e riconosciuto le cicatrici, subito esclamò: «Signore mio e Dio mio!». Le cicatrici rendevano manifesto Colui che aveva guarito in tutti gli altri le ferite.

Il Signore non poteva forse risorgere senza cicatrici? Sì, ma egli conosceva le ferite nel cuore dei discepoli, e al fine di guarirle egli aveva conservato le cicatrici nel suo corpo.

E che rispose il Signore al discepolo che ormai dichiarava ed esclamava: «Mio Signore e mio Dio»? «Tu hai creduto», disse, «perché hai visto: beati quelli che credono senza vedere». Di chi parlava, fratelli, se non di noi? Non di noi soli, ma anche dei nostri posteri. In effetti, poco tempo dopo che si allontanò dagli occhi mortali perché fosse rafforzata la fede nei cuori, tutti quelli che han creduto lo hanno fatto senza vedere e la loro fede ha avuto un gran merito. Per avere questa fede accostarono solo il cuore pieno di pietà verso Dio, ma non anche la mano per toccare (S. Agostino).


PREGHIERA

Concedi, o Signore, ai tuoi figli di sapersi fermare un istante ad ascoltare il suono della tua voce. Un istante appena per pensare e gustare che cosa accadrebbe se in ogni famiglia, in ogni comunità, i cuori sempre battessero all’unisono sul ritmo del tuo cuore.

O gioia, pienezza di gioia! Null’altro, Signore, desidera l’umanità afflitta e sfinita, se non questa pace, frutto d’amore, dono del tuo Spirito. Aprici ad accoglierla, Signore. Tu infatti sei morto e risorto perché noi ne facessimo fin d’ora esperienza e ne fossimo testimoni in mezzo ai fratelli.

23 aprile: memoria di S. Giorgio martire

O glorioso S. Giorgio

che hai donato la tua vita in difesa della Fede.

Ottienici il dono della "Carità" senza finzioni.

Dacci la "forza" di fuggire il male attaccandoci al bene. Sempre solleciti nelle necessità dei fratelli,

sempre premurosi nell'ospitalità e gareggiando nello stimarci a vicenda.

Rendici lieti nella "speranza", forti nelle difficoltà, perseveranti nella preghiera, compiendo il bene davanti a tutti gli uomini e vivendo in pace con tutti.

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